Totò andrà a Sanremo per merito di "'na malafemmena"
Napoli, dicembre
Da qualche giorno il popolare comico napoletano Totò si è creato nella sua città un sacco di nemici; e questo non perché abbia fatto del male a qualcuno, ma semplicemente perché si è saputo che egli con la canzone "Con te”, di cui è autore, è fra i pochi privilegiati ammessi al IV Festival di San Remo. La Galleria Umberto I, il cosiddetto "salotto di Napoli” ove ogni giorno si danno convegno canzonettari e musicisti di ogni categoria, è in gran fermento; non si parla che di Totò e del Festival di San Remo. I maestri Angelini, Barzizza, Ferrari, Nicelli, Razzi, Labroca, Ballo e Astore (componenti la giuria della RAI) che fra le quattrocento canzoni pervenute da tutte le parti d’Italia hanno scelto le venti che verranno presentate a San Remo, se ne stanno sentendo di tutti i colori.
Il fatto è che Totò non è mal stato un autore di canzoni nel vero senso della parola, Totò è sempre stato un comico, un grande comico, un buon attore — qualità che tutti gli riconoscono — ma in materia di canzoni è uno nuovo, un dilettante, come — evidentemente — egli stesso non stenterà ad ammettere. E proprio di ciò gli vien fat-to colpa: è già ricco, è già noto, è già un "divo”; cosa spera dal Festival! Perché ha tolto un posto a un vero autore di canzoni?
Comunque questo principiante ha già al suo attivo un grosso successo musicale: "Malafemmena” è stata cantata ed è can tata da tutti indipendentemente dai suoi pregi e difetti. "Femmena, tu si' 'na malafemmena” è stata presentata in tutte le salse e in tutte le orchestrazioni al pubblico italiano. Vero è che fu accompagnata da un potente lancio pubblicitario e che il solo fatto che era stata scritta da Totò era sufficiente per garantirle vasta eco. Ci fu chi disse che Totò quella canzone l'aveva ve-rumente sentita, che l'aveva dedicata alla sua ex moglie, cui voleva riavvicinarsi, e ci fu chi disse che l'aveva dedicata a Franca Faldini, la sua fidanzata. Non mancò nemmeno chi fece osservare come il motivo ricordasse un po' troppo quello di "Ti voglio bene”, l’ultima canzone del suo grande omonimo Ernesto De Curtis — l’autore della indimenticabile "Torna a Surriento” — e non mancò chi fece delle riserve in materia di buon gusto dato che ”malafemmena", (letteralmente: cattiva donna) è un'espressione che a Napoli viene usata in sostituzione del termine "donna da marciapiede”: tutte critiche che servirono esclusivamente ad accrescere la popolarità della canzone.
Ma il Principe o Imperatore di Bisanzio non prestò soverchia attenzione a questi mormorii e fra la lavorazione di un film e un bacetto alla Franca andò avanti per la sua strada; continuò, cioè, a comporre canzoni. Ogni tanto a Napoli lo si vedeva comparire negli ambienti musicali, con un fascio di carte sotto il braccio e si sussurrava: «Eccolo che arriva. Chissà cosa altro avrà combinato».
Poi venne la Piedigrotta, la Piedigrotta 1953. Ogni anno — come è noto — in questa occasione le principali e anche le non principali case editrici musicali napoletane "lanciano” decine e decine di canzoni in cerca di successo. Si tratta di una tradizione la cui data d’inizio si perde nella notte dei tempi. Per Piedigrotta non ci sono giudici e non ci sono giurie. Giudica il pubblico, anzi il popolino che difficilmente si sbaglia nella scelta. E all’ultima Piedigrotta Totò si presentò con ben sei canzoni pubblicate dalla casa editrice Capodanno il cui titolare ha bottega di merceria e nei ritagli di tempo compone canzoni di tipo "Maria è roba mia” che talvolta attaccano.
Soliti gli argomenti, dello stesso genere i titoli: "Aggio perduto ’ammore”, "Margellina blù”, "Luntano 'a te”, "Maria Rosa”, "Voglio campà cu' tte” e ” ’O core tuie”. Ma siccome i miracoli non si ripetono, stavolta delle sei canzoni di Totò nessuno sentì parlare anche se la radio ne incluse alcune in una rubrica e invano nelle notti di frenesia popolare l’Imperatore di Bisanzio tese le orecchie alla ricerca di qualcuno che canticchiasse i suoi motivi. Malignamente più di un autore napoletano di canzoni sorrise soddisfatto: oh che si credeva Totò, che i napoletani fossero tutti... turchi napoletani?
Con questi precedenti è comprensibile come dopo il primo comunicato della giuria della RAI si siano riaccese fortissime le polemiche sul "caso Totò” il che, d’altra parte, dimostra che, bene o male, anche come autore di canzoni il comico è temuto.
Possibile — si domandano i canzonettari napoletani — che la giuria del IV Festival abbia escluso dalla competizione nomi accreditati come Kramer, Di Lazzaro, Fregna, Bonagura, Panzuti, Rossi, Concina, Testoni, Oliviero, Bonavolontà, Cherubini, Frustaci, Sciorini, Brigada, Ceragiolo, Nisa e Redi per poi far posto a Totò, proprio a Totò? Non è stato mica il suo nome a suggestionare la giuria?
E in realtà questo soprattutto si teme: che il nome di Totò possa ancora suggestionare coloro — pubblico convenuto a San Remo e radio-ascoltatori — che dovranno pronunciare un verdetto apportatore di milioni. Si dà per certo, inoltre, che a San Remo Totò parteciperà sia come concorrente che come attore dato che una casa cinematografica dovrà girare in sala un film sul Festival che avrà appunto come interprete principale Totò il quale — sembra — sosterrà la parte di un giovane compositore di provincia che prende il primo premio a San Remo. I riflettori e la macchina da presa che si posano su Totò mentre — come attore — vince il premio non potranno far sì che gli spettatori — indipendentemente dal valore della sua canzone "Con te” — gli attribuiranno il primo premio per vederlo realmente col capo cinto di lauro della vittoria?
Per il momento, però, tutto questo gran chiasso verificatosi negli ambienti musicali napoletani ha molto sapore di pettegolezzo. Un paragrafo del regolamento del concorso di San Remo vieta agli autori di far conoscere in anticipo la consistenza delle loro composizioni il che, quindi, non esclude che "Con te” sia davvero una bella canzone e che il pubblico venga suggestionato nel senso inverso al previsto che cioè gli neghi, per obbiezione di coscienza il premio anche se, a conti fatti e a mente serena, se lo meriti.
A carico degli autori napoletani si può anche aggiungere che essi possono essere diventati nervosetti per il fatto che la giuria della RAI ha un po’ fatto una strage di autori napoletani — intendiamo di autori napoletani e insieme residenti a Napoli. Oltre a Totò, infatti, fra i venti ammessi, c’è solo un altro napoletano... di Napoli e si tratta di un giovanissimo, la "mascotte” della canzone napoletana. È Francesco Saverio Mangieri che si affermò nel primo Festival della Canzone napoletana — svoltosi alla Mostra d'Oltremare a fine settembre 1952 — aggiudicandosi il secondo premio con "Varca lucente”, già tradotta in cinque lingue e che conquistò il Primo Premio con "Pastorella del villaggio”.
In ogni modo Totò non è il tipo che se la prende a male e se a Sanremo non concluderà nulla si ritirerà austeramente e signorilmente — come si addice a un Imperatore — nei suoi appartamenti.
Vittorio Paliotti, «Candido», anno X, n.2, 2 gennaio 1954
Vittorio Paliotti, «Candido», anno X, n.2, 2 gennaio 1954 |