«Malafemmina», il film

1953 Silvana Pampanini 1000

In anteprima ai lettori la trama del film musicale «Totò, Peppino e la... Malafemmina», che vedremo sugli schermi tra poche settimane. La delicata vicenda d’amore di Gianni e Marisa, i due personaggi impersonati nel film da Teddy Reno e da Dorian Gray, rappresenta infatti un «modello» a cui vorremmo si ispirassero nel comporre le loro storie i lettori. Malafemmina, che è stato diretto da Camillo Mastrocinque e che ha tra i suoi interpreti d'eccezione Totò e Peppino De Filippo, è un ottimo esempio di come sia possibile conciliare vicende romantiche e situazioni comiche, sul filo di una serie di canzoni di successo.

Lo studente Gianni (Teddy Reno) è un giovanotto di provincia il quale si è trasferito a Napoli per frequentare gli studi universitari. Gianni è ormai all'ultimo anno della facoltà di medicina, e il lungo periodo trascorso nella grande città partenopea gli ha fatto perdere Tarla un po' impacciata del giorno in cui aveva messo piede a Napoli come semplice matricola, passando bruscamente dalla pace arcadica del suo paesino di campagna all’atmosfera tumultuosa della metropoli del Golfo. Delle sue origini provinciali, Gianni ha solo conservato un vago senso di timidezza, al quale forse si deve se nei rapporti con l'altro sesso gli è sempre mancata l’intraprendenza degli altri ragazzi della sua età, con la loro aria da compiuti «viveurs». Sebbene non poche compagne di studi e parecchie ragazze del suo quartiere si mostrino tutt’altro che insensibili al fascino di un così bel ragazzo, e talvolta glielo lascino capire con i loro sguardi invitanti, il giovanotto non ha ancora incontrato il suo primo vero amore, o per lo meno l'Amore con l’A maiuscola. Nelle ore che gli rimangono libere tra una lezione di anatomia e la «pratica» in ospedale, Gianni preferisce starsene chiuso nella sua raccolta cameretta, per soddisfare quella che rappresenta per lui un'autentica vocazione: la musica leggera. Madre Natura lo ha provvisto di una voce melodiosa e di una sorprendente abilità alla chitarra, che gli permette di comporre delicati motivi di canzoni, e Gianni, mentre si prepara coscienziosamente agli esami di laurea, dedica ogni pausa di svago a coltivare la sua vena musicale.

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Sua madre e i suoi due zii, Totò e Peppino, vivono in un remoto paesetto della Campania. Totò e Peppino hanno caratteri molto diversi — spendaccione il primo, avarissimo il secondo — ma almeno su un punto si trovano perfettamente d’accordo: l’inimicizia per un certo Mezzacapa, un proprietario che abita nelle vicinanze della loro fattoria, il quale rappresenta la vittima di ogni loro dispetto. Nel film, la «guerra fredda» tra i due fratelli e il povero Mezzacapa sarà naturalmente uno spunto che Totò e Peppino De Filippo sfrutteranno per presentare agli spettatori talune esilaranti situazioni comiche.

Romantico incontro

A Napoli, Gianni è alloggiato presso alcuni lontani parenti che gli fanno pensione. Nel palazzo attiguo abita un giovane appartenente alla buona società partenopea e provvisto di un solido conto in banca, il quale passa il suo tempo convocando amici, attrici di teatro e ragazze disinvolte a riunioni le quali assumono non di rado un sapore piuttosto «spigliato». Ad una di queste feste viene appunto invitata un certo giorno anche la bellissima Marisa (Dorian Gray), che impersona il ruolo di una giovane soubrette di rivista. Senonchè Marisa, la quale non è affatto la ragazza «leggera» che potrebbe far credere il suo aspetto fisico, finisce col sentirsi quanto mai a disagio in quell’ambiente non troppo serio, e decide di abbandonare senza essere notata la sgradita compagnia. Fuggendo da un terrazzino all’altro, capita alla fine sul terrazzo che dà nella stanza dello studente.

La bionda affascinante apparizione si profila agli occhi di Gianni, mentre questi sta provando a bassa voce una delle sue canzoni preferite, ’Na voce, 'na chitarra e un po' di luna. La soubrette si avvicina in punta di piedi, colpita a sua volta dal timbro caldo della voce del giovane e dalle magiche note che si levano dalla sua chitarra, ed entra nella stanza mentre lo studente crede di sognare.

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Marisa, tuttavia, non vuol rompere l'incanto della canzone di Gianni, e lo prega di continuare, avvertendolo che desidera soltanto raggiungere la strada. Senonchè, complice 'Na voce e ’na chitarra, la visita si prolunga assai più di quanto Marisa aveva previsto, e finalmente, quasi fossero guidati da una forza invisibile, i giovani si abbandonano a un bacio prolungato ed ardente. In quel momento sentono entrambi che il loro incontro non può essere stato casuale, e che quel bacio rappresenta qualcosa di assai più serio e profondo di un «colpo di fulmine» o di una avventura occasionale.

Senonchè Marisa, commossa dalla sincerità e forse anche dall’aria un po' timida dello studente universitario, si rende subito conto del turbamento che la propria apparizione ha prodotto nella semplice esistenza del ragazzo. Pensa che forse è meglio troncare sul nascere un affetto di cui è difficile prevedere le conseguenze: vuol dire che del «breve incontro» rimarrà soltanto un romantico ricordo. E infatti, mentre Gianni si assenta un momento per vedere se la via di uscita è libera, Marisa traccia nervosamente una frase sulla superficie appannata di uno specchio: «Che cosa è più bello di un bel ricordo?». Gianni, rientrando dal suo giro di ispezione, troverà il messaggio nella camera vuota.

Man mano che i giorni passano, tuttavia, lo studente si rende conto che non è facile rassegnarsi al pensiero di non vedere mai più la bionda fanciulla di cui egli non conosce nemmeno il nome, ma che ha lasciato nel suo cuore una traccia profonda. Inizia così, aggirandosi senza una meta precisa per le vie di Napoli, una ricerca disperata, che avrà a lungo andare esito fortunato. Gianni riesce finalmente a scoprire la vera identità di Marisa e, quando la rivede, si accorge di aver perduto completamente la testa per l'affascinante soubrette. Ma poiché nemmeno la ragazza, a questo punto, non è più in grado di resistergli, si verifica proprio quello che ella avrebbe voluto evitare: Gianni, temporaneamente dimentico dei prossimi esami di laurea, trascorre tutto il suo tempo in compagnia di Marisa, fa debiti, infine segue la soubrette in una tournée fino a Milano.

Lo scandalo al paese

Sullo schermo, lo vedremo appunto a Milano, ad una festa in un lussuoso ristorante. Il direttore dell'orchestrina, che è al corrente dei meriti musicali e della voce magica di Gianni, lo prega di cantare qualche cosa in pubblico. Lo studente ben volentieri si presta e canta "Chella là", un'allegra canzone napoletana, che scende naturalmente al cuore della sua Marisa. L'eco dello «scandalo» è però giunto nel frattempo — sotto forma di una lettera anonima — nel paesino della Campania dove risiedono gli zii e la madre (nel film: Vittoria Crispo) dello studente innamorato. Come se non bastasse la lettera anonima, a sconvolgere la pace della fattoria sopraggiunge anche l'odiato Mezzacapa, per chiedere il pagamento di una cambiale firmata appunto da Gianni, che si è rivolto a lui per un prestito di denaro.

Nel corso di un burrascoso consiglio di famiglia — che serve a Totò e a Peppino per un’altra serie di trovate comiche — i rozzi campagnoli pervengono a una drastica conclusione; partiranno a loro volta per Milano, dove tenteranno il tutto per tutto per strappare Gianni dalle grinfie della donna che essi credono una «malafemmina». Prendono infatti il primo treno diretto alla città del Duomo, recando con sè valige colme di salumi, bottiglie d'olio e caciottelle, che nell'ingenuità di Totò e Peppino dovrebbe permettere al terzetto di sopravvivere nel clima gelido ed ostile di Milano.

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A Milano, intanto, l'idillio tra Marisa e Gianni continua nel clima più roseo. La soubrette, evidentemente molto meno «traviata» di quanto i parenti del giovane sembrino credere, è anzi diventata non solo la tenera innamorata ma anche la saggia consigliera dello studente, ed è inesorabile nell’esigere che questi continui a prepararsi con la massima serietà all’esame di laurea.

L'arrivo di Totò e Peppino al teatro dove Marisa si produce nel suo spettacolo di riviste avviene proprio mentre stanno per alzarsi le quinte. I due fratelli hanno escogitato uno stratagemma che, secondo loro, dovrebbe risultare infallibile per convincere la ragazza a «lasciare in pace» definitivamente il nipote. Purché Gianni venga «liberato» dalle supposte male arti di Marisa, Totò e Peppino sono pronti a compensare con un congruo corrispettivo economico il sacrificio della soubrette. Dopo essere stati ricevuti nel camerino di Marisa, che li ha scambiati in un primo momento per due impresari sudamericani, gli ingenui fratelli trovano il modo di eclissarsi lasciando sul tavolo della fanciulla un cestino di fichi secchi contenente una lettera sgrammaticata e 700.000 lire in contanti. Quindi, con la coscienza temporaneamente a posto e convinti di aver risolto in questo modo ogni problema, i due «terroni» decidono di concedersi una serata di baldorie e invitano a cena cinque graziose ballerine di cui hanno fatto la casuale conoscenza tra le quinte del teatro.

Drammatico addio

Le reazioni di Marisa, quando la ragazza rientra nel camerino e scopre le banconote nel cestino, sono tuttavia assai diverse da quelle che Totò e Peppino avevano immaginato. Indicibilmente ferita nel suo amor proprio, la ragazza incarica un’amica di provvedere alla restituzione del denaro, ma nello stesso tempo fa pervenire a Gianni un biglietto dal contenuto drammatico. «E’ bene che non ci vediamo più. Se mi vuoi bene... non chiedermi il perchè della mia decisione».

Il povero Gianni, che è all'oscuro di tutti i retroscena che nel frattempo si sono svolti a sua insaputa, non è però in grado di valutare i motivi nobili e disinteressati che hanno spinto la fidanzata a un passo talmente grave. Con la mente sconvolta e in preda a contrastanti sentimenti, Gianni si convince invece di essere la vittima dell’incostanza femminile di Marisa, che egli crede stanca di una relazione protrattasi troppo a lungo. Deciso a prendersi una clamorosa vendetta, lo studente si reca al ristorante dove sa che incontrerà la soubrette e prende posto ad un tavolo accanto. Quindi, con l'animo pieno di amarezza, canta accompagnandosi alla chitarra la canzone Malafemmena, le cui parole dovrebbero servire appunto a bollare l’infedeltà e la perfidia della ragazza. In realtà, il canto e il viso angosciato dello studente ottengono un effetto ben diverso: Marisa, che sa di essere innocente delle accuse che Gianni le rivolge attraverso i versi di Malafemmena, dopo aver tentato inutilmente di farsi forza non riesce a reprimere un pianto dirotto.

A intuire quali siano i veri sentimenti della fanciulla, sarà tuttavia proprio la madre di Gianni. La povera mamma, scambiata per una stiratrice, è riuscita infatti a introdursi nel frattempo nel camerino della soubrette. L’equivoco le ha consentito di rendersi conto che la ragazza è sinceramente innamorata di suo figlio; ha anche scoperto che, pur di diventare la tenera compagna di suo figlio, Marisa sarebbe persino disposta ad abbandonare il teatro e ad affrontare una vita semplice e tranquilla di moglie qualsiasi.

E proprio questo accade, quando Totò e Peppino, pieni di rimorso per l’errore commesso, portano alla disperata Marisa il ramoscello d’ulivo della riconciliazione. In una delle ultime sequenze della pellicola, vedremo la seducente Dorian Gray nell’abito poco vistoso di una brava mammina, anziché in uno scintillante costume da palcoscenico. Accanto al suo Gianni, che ormai si è laureato e ha fatto in paese il suo debutto di medico condotto, la ragazza ha trovato non solo la felicità ma anche il raggiungimento di un desiderio di pace troppo a lungo soffocato.

Vito Neri, «Sorrisi e Canzoni», anno V, n.36, 2 settembre 1956


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Vito Neri, «Sorrisi e Canzoni», anno V, n.36, 2 settembre 1956