La malattia agli occhi: quasi cieco e senza attori Totò è tornato a Napoli
La sua compagnia è stata sciolta. La prima diagnosi dei medici è tuttavia abbastanza confortante: il principe De Curtis ricupererà la vista con un periodo di riposo.
Palermo, 7 maggio
Totò, il popolare attore comico, si è imbarcato per tempo questa sera sulla motonave «Calabria», la stessa che lo aveva condotto pochi giorni prima a Palermo, e ha iniziato il suo malinconico viaggio alla volta di Napoli, dove affiderà i suoi occhi alle cure del celebre oculista professor Lo Cascio.
Erano con lui la giovane moglie Franca Faldini, la figliola Liliana, l’attrice Franca Gandolfi e altri elementi della compagnia. Totò che si era recato a bordo con notevole anticipo sull’ora di partenza, he preso posto nel salone di prima classe dove si è intrattenuto e conversare pacatamente con i suoi compagni di viaggio e con alcuni ammiratori. Portava agli occhi un paio di grossi occhiali scuri, unico segno esteriore della sua infermità. Erano gli stessi occhiali con i quali il popolare attore comico napoletano era apparso in scena nel finale dei due tempi della sua rivista nei giorni scorsi. Gli spettatori del Politeama l’avevano interpretata come un’altra prova del suo inesauribile repertorio, come un’altra nota di comicità che caratterizzava, con l’immancabile bombetta e la palandrana nera, la vecchia macchietta dello «jettatore» cara al Totò dei giorni migliori. Invece era soltanto un tentativo per difendere i suoi occhi dalle luci aggressive che si riversano sulla ribalta e sulla passerella nei due finali dello spettacolo. Troppo poco naturalmente per mitigare il male che lo affliggeva da tempo e che si era sensibilmente aggravato negli ultimi giorni.
Del resto gli spettatori più attenti ed acuti avevano avuto modo di constatare che il popolare attore non era in questi giorni nelle sua forma migliore. Durante i due spettacoli domenicali Totò aveva dato manifesti segni di stanchezza e di insofferenza ed, in vivace polemica con il pubblico rumoroso e straripante della piccionaia, aveva interrotto le sua parodia dell’Otello ritirandosi dietro le quinte. In realtà il comico avvertiva la gravità del suo male. Da tempo infatti lo spirito di sacrificio che lo aveva sorretto fino allora per evitare l'anticipato scioglimento della compagnia stava ormai cedendo. E, ridotto quasi alla cecità, Totò, si vide costretto al fine a rinunciare alle recite: lunedì sera un cartello di fortuna sulla cancellata del Politeama avvertiva che lo spettacolo non avrebbe avuto luogo.
I motivi della sospensione sono stati appresi più tardi e naturalmente in termini di estrema gravità. In verità i sanitari che oggi hanno visitato ripetutamente l'attore napoletano, pur ammettendo la serietà del suo male, non escludono che un lungo periodo di riposo, una cura intensa e, ove necessario, un intervento chirurgico, possano restituire Totò alla luce e riportarlo agli applausi dei suoi ammiratori.
Il direttore della clinica oculistica della università di Palermo, dopo aver visitato Totò nell'appartamento di Villa Igea, lo ha sottoposto ad una più attenta osservazione nel suo gabinetto con l’ausilio degli strumenti scientifici ed ha potuto formulare alla fine più rasserenante diagnosi. Sembra che Totò avesse perduto già da molti anni, una per una ventina circa, l’uso dell’occhio sinistro, ma le ottime condizioni del destro gli avevano consentito di espletare la sua intensa attività artistica senza denunciare la menomazione e senza che i suoi occhi vivaci e mobilissimi perdessero della loro forza espressiva. Tuttavia l’uso massiccio di antibiotici in occasione di un recente attacco broncopolmonare che lo aveva afflitto a Milano, indebolì sensibilmente il potere visivo dell'occhio destro che era andato via via scemando.
Frattanto la compagnia che aveva portato in giro per l’Italia con enorme successo la rivista «A prescindere» è stata costretta ad un anticipato scioglimento. Avrebbe dovuto concludere a Napoli le sue recite fra quindici giorni, dopo un breve giro in Sicilia ed in Calabria, che è stato invece disdetto. Il contrattempo avrà le sue ripercussioni nel mondo dello spettacolo. Da registrare fra le prime la pronta azione dell’impresario catanese Mazza che intenderebbe svolgere una azione per danni nei confronti di Remigio Paone per l’anticipo a suo tempo versato onde assicurarsi le prestazioni della sua compagnia e per i danni che le mancate prestazioni gli arrecheranno.
g.g., «Gazzetta del Popolo», 8 maggio 1957
Che cos'è la coroidite
Secondo le informazioni che abbiamo nel momento in cui scriviamo questa nota, la malattia che ha colpito la vista di Totò è una coroidite. Si tratterebbe dunque di un'affezione a carico della coroide: un'affezione abbastanza frequente, che può manifestarsi in soggetti di tutte le età ed ha in genere un decorso cronico. La coroide è una membrana di colore bruno scuro, formata essenzialmente da vasi sanguigni: sopra di essa si stende la retina, come un tappeto sopra un pavimento. La coroide ha soprattutto il compito di nutrire la retina, e ciò spiega perchè quasi sempre, anche per ragioni di vicinanza immediata, entrambe finiscano per essere nello stesso processo avendosi così, più che semplice coroidite, una corioretinite.
Chi è affetto da questa malattia ha una diminuzione della vista più o meno marcata secondo l’estensione dell’essudazione infiammatoria alla quale la retina — che, come è noto, è la parte dell'occhio più nobile, sensibile alla luce — partecipa. Assai spesso il paziente si lamenta pure di vedere una macchia scura, oppure scintille o cerchi luminosi. Va tuttavia aggiunto che, nel caso specifico dell’attore napoletano, la diagnosi precisa sarebbe quella di coroidite centrale, cioè circoscritta alla regione maculare, che dal punto di vista fisiologico è la parte più importante del fondo dell’occhio, la regione della visione più distinta, ove si forma l’immagine quando desideriamo avere una esatta visione dell’oggetto. Pertanto il deficit visivo è particolarmente notevole.
Naturalmente la terapia deve tener conto delle possibili cause della coroidite, per combatterle in maniera diretta. Spesso l’origine è infettiva, da focolai settici dei denti, delle tonsille, del naso o di qualsiasi altra parte del corpo, oppure da fatti tossici intestinali. Ma molte volte la causa non è identificabile. Comunque il riposo e l'oscurità, trattamenti terapeutici locali — per esempio l'atropina e la belladonna — e generali possono opporsi con successo all’infiammazione vincerla prima che si stabilisca una atrofia retinica. Non arrischieremo, come è logico, previsioni non avendo alcun elemento serio e fondato per farle.
Ma senza voler essere ottimisti ad ogni costo non ci sembra neppure il caso di pensare subito a situazioni irrimediabili.
u. d. a. g., «Gazzetta del Popolo», 8 maggio 1957
g.g., «Gazzetta del Popolo», 8 maggio 1957 |