Totò si rifiuta di sottoscrivere il verbale delle venti canzoni prescelte per Sanremo

1959 12 09 Il Messaggero Sanremo 1960

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Il popolare attore si è irritato perchè la giuria da lui presieduta aveva bocciato una canzone che egli sosteneva - Le dichiarazioni degli autori della composizione che ha determinato l’incidente

La Commissione incaricata di scegliere le 20 canzoni per il X Festival di Sanremo ha terminato ieri sera suoi lavori con un piccolo colpo di scena. Il verbale conclusivo non porta la firma del presidente, principe Antonio De Curtis, in arte «Totò». Il presidente non ha voluto firmarlo: se n’è andato via sbattendo la porta e scuro in volto, senza ascoltare nessuno, perchè una canzone che a lui piaceva era stata bocciata.

La canzone in questione è intitolata «Parole» e pare che il principe di parole, sia a quattr’occhi sia nel corso delle sedute, ne abbia speso un fiume per sostenerla: tanto se ne era innamorato. Era riuscito cosi a mantenerla in gara, quando le prime selezioni avevano ridotto i 435 motivi concorrenti prima a 99 e poi a 60. E tra le prime otto canzoni prescelte «Parole» non figurava, ma tra le diciassette rimaste in ballottaggio per i rimanenti dodici posti, si.

E’ certo che tra queste diciassette canzoni vi è stata una competizione accanitissima, feroce addirittura quando si è trattato di scegliere le ultime cinque. I giurati le hanno ascoltate e riascoltate molte volte prima di dare il loro voto (segreto). Quando si è proceduto allo spoglio, «Parole» non è comparsa fra le vincitrici. Si dice che allora «Totò» abbia gridato: «Io sono una persona seria e voi siete tutti contro di me. Me ne vado». Indossati cappotto e cappello, egli è uscito della «sala rosa» della Fonolux, ha preso sottobraccio il cugino che, da quando è stato malato con gli occhi lo accompagna dovunque e, seguito dall'autista, anche lui napoletanissimo, si è diretto verso la sua monumentale «Cadillac». Erano esattamente le 19.25.

Non l'avessero letto nell’espressione del suo volto, i giornalisti, per i quali la comunicazione dei risultati già ritardava di mezz’ora rispetto al previsto, hanno avuto la prova che qualcosa non andava vedendo il vice presidente della Commissione, dottor Renato Mariani, il segretario, pittore Vittore Querel ed Ezio Radaelli, consulente della società A.T.A. organizzatrice del Festival, precipitarsi dietro il fuggitivo. Ne nasceva un concitato conciliabolo, che proseguiva nell’interno della «Cadillac». «Totò» strillava: «Che vuol dire? A loro non piace e a me sì». Allora l’autista si è avvicinato alla macchina. ha gridato: «Principe, di qui si sente tutto, chiudete i fine-strini», e qualcuno ha subito seguito il consiglio.

Li dentro, al buio, la conversazione è proseguita a lungo. Alla fine «Totò» con aria rassegnata è uscito dalla macchina e ha fatto ritorno nella «sala rosa». Erano le 19.50. Appena cinque minuti dopo è ricomparso, più rabbuiato che mai, sempre sotto braccio al cugino e sempre seguito dall’autista. E questa volta se n’è andato davvero, dopo avere dal finestrino rilasciato la seguente dichiarazione: «Ho abbandonato i lavori della giuria, perchè non ero d’accordo su alcune cose».

Secondo indiscrezioni di giurati, la storia dei cinque minuti intercorsi tra le 19.55 e le 20 può essere così ricostruita. «Totò», rientrato in sala e accolto con un sospiro di sollievo dai nove membri che vi erano rimasti in attesa (era assente ieri il giurato Frattini, ammalato), dopo essersi scusato per lo scatto avuto in precedenza, avrebbe chiesto che fosse riesaminata la situazione. Ma i giurati avrebbero risposto che non c'era più nulla da fare, poiché ormai tutto era stato deciso.

La canzone «Parole» aveva ricevuto, nella votazione decisiva, il verdetto favorevole del solo «Totò» e questo avrebbe urtato il popolare attore, il quale aveva accettato con entusiasmo di far parte della Commissione rifiutando qualsiasi gettone di presenza. Era compiaciuto che si fosse chiesto il suo parere e forse lo ha irritato il fatto che fosse respinta proprio la canzone che era piaciuta a lui. che di canzoni se ne intende.

Torniamo ai fatti. Uscito «Totò», i giurati sono rimasti a decidere sul da farsi fino alle 21, allorché il segretario Querel ha dato lettura ai giornalisti del testo del verbale conclusivo, che era stato firmato poco prima alla presenza del notaio Nazareno Dobici. Il testo, molto chiaro, è il seguente:

«Dopo l’ascoltazione delle sessanta canzoni rimaste nell’eliminatoria fatta a norma di regolamento e con il più completo rispetto del medesimo, rimangono per l’ultima selezione venticinque canzoni. Passano all’unanimità le seguenti:

1) ”E’ vero”; 2) "Noi”; 3) "Notte mia”; 4) ’’ Perdoniamoci ” ; 5) " Colpevole’’; 6) "Invoco te"; 7) "Libero”; 8) "Amore senza Bole”.

«Dopo rinnovata esecuzione e votazione vengono inserite nel novero delle venti le seguenti:

9) "Quando vien la sera”; 10) "Vento, pioggia., scarpe rotte’; 11) "Gridare di gioia”; 12) "Splende il sole"; 13) "Il mare"; 14) "Amore, abisso dolce"; 15) "Romantica"; 16) "Splende l’arcobaleno "; 17) ”E’ mezzanotte”; 18) "Perderti”; 19) "Non sei felice”; 20) "A, come amore".

«Avvenuta la votazione sulle 20 canzoni — prosegue il verbale — con una maggioranza, anche sulle ultime cinque, di undici su dodici presenti, il presidente dichiara che una canzone che a lui piaceva — ed esattamente «Parole» — non è risultata inclusa nelle 20 prescelte in seguito alla votazione stessa. In segno di protesta dichiara di abbandonare la presidenza della Commissione e. per quanto ripetutamente invitato, non accetta di sottoscriversi il verbale ed abbandona la riunione alle ore 19.55.

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«La Commissione — termina il verbale — riunita sotto la presidenza del vice presidente, dottor Renato Mariani, prende atto della presa di posizione del presidente e, pur esprimendo il suo vivo rammarico, dichiara unanime di non aver potuto accettare la "conditio sine qua non" posta dal presidente, in quanto il risultato con cui la canzone «Parole» è stata esclusa dalle 20, è conseguenza di una regolare votazione, alla quale ha partecipato lo stesso presidente, come a tutte le precedenti riunioni e deliberazioni».

L’episodio avrà, ovviamente strascichi polemici, anche se la deliberazione della Commissione appare ineccepibile, in quanto il regolamento del Festival prevede espressamente che le riunioni della giuria si svolgano sotto la presidenza del vicepresidente in caso di assenza o impedimento del presidente. E’ scritto che l Festival debbano essere sempre movimentati dall'imprevisto. Questa volta si voleva fare le cose «alla luce del sole» per evitare chiacchiere e insinuazioni, si era posto un carabiniere davanti alla sala delle riunioni, ed è venuto fuori addirittura che il presidente della giuria intendeva imporre una canzone a lui gradita. Ma forse non è stato un male.

Ieri sera stessa siamo riusciti a rintracciare gli autori della canzone «Parole». Franco Moresca, napoletano, che ha scritto i versi, e Costante Falpo, romano, che ha composto la musica. Maresca è un esordiente in senso assoluto nel campo della canzone, mentre Falpo riscosse un buon successo nel periodo della guerra con «Addio Juna» e in un recente festival di Napoli con «’E rrose chiagneno». Entrambi ci hanno dichiarato di non avere mai conosciuto personalmente «Totò» e di essere rimasti assai lusingati nell’apprendere l’episodio scaturito dalla loro canzone: un episodio, comunque, che. a loro parere, costituisce una valida testimonianza del valore della composizione con la quale avevano concorso al Festival sanremese. Un episodio, si può aggiungere. che frutterà loro una pubblicità (con relativo utile) per lo meno analoga a quella che sarebbe derivata dalla inclusione fra i venti motivi prescelti.

Stamane Maresca e Falpo avranno un incontro con il loro editore e con tutta probabilità «Parole», un ritmo lento, che si presta — dicono gli autori — 6ia ad un’interpretazione tradizionale sia ad un’esecuzione «moderna», sarà pubblicata nel prossimi giorni. La prima parte del ritornello dice; «Le parole son ali di farfalle, Che danzano nell’aria, Negli istanti del primo incontro... E sfiorano i contorni Di fragili speranze... Son le favole d’ogni giorno, La fine è forse un " sempre " o forse un ’’ mai ”»...

Quanto ai nomi degli autori delle venti canzoni prescelte secondo il regolamento dovrebbero essere ufficialmente conosciuti dopo il Festival, ma già circolano sulla bocca di molti. E’ certo che i principali esponenti della canzone italiana sono tra essi. Ad esempio, Modugno con «Libero», Calcagno e Chiocchio con «Amore, abisso dolce», Rascel con «Romantica». Sapremo tra poco più di un mese se «Totò» aveva ragione o meno nel chiedere che ad essi avessero potuto affiancarsi Falpo e Maresca.

F. d'E., «Il Messaggero», 9 dicembre 1959


Il Messaggero
F. d'E., «Il Messaggero», 9 dicembre 1959