Le nozze con Franca Faldini sono il lungo segreto di Totò

1961 Toto Franca

Sposati in Svizzera da dieci anni

Il primo matrimonio dell’attore fu sciolto nel 1939 ma solo agli effetti civili - Per ora, quindi, l’unione con la Faldini non ha potuto essere celebrata anche in chiesa - Geloso della vita privata, Totò parla volentieri della carriera, contrassegnata dalla sua singolare fisionomia - Un precettore gli ruppe in collegio il setto nasale con un pugno e così nacque il suo viso asimmetrico

Roma, aprile 1961

Il principe Antonio de Curtis, in arte Totò, ci ha svelato il suo segreto. Poco più di tre mesi fa, verso la dello scorso dicembre, l'attore e Franca Faldini lasciavano senza clamore Roma per raggiungere Lugano. Pochi sanno che a Lugano Totò ha una casa, sul Lungolago, e che da trent'anni considera quest’angolo della Svizzera italiana come un rifugio nel quale trova immancabilmente serenità, quiete e la più calda ospitalità.

Si trattò di un'escursione brevissima, rimasta a tutti ignota e che nulla aveva di turistico o di mondano. Era stata preceduta da due telegrammi con i quali due signori di Lugano venivano affettuosamente invitati in casa de Curtis. Il fotografo che avesse ritratto quella riunione nella sala di soggiorno del n. 11 di Riva Caccia, presso il caminetto scoppiettante, o il cronista che avesse seguito la coppia nel sub rapido viaggio avrebbe scoperto finalmente il segreto che l’attore custodisce da tanti anni, anche se qualcuno tentò in ogni modo di penetrarlo o, almeno, di Intuirlo: avrebbe appreso che Totò e Franca Faldini si erano recati a Lugano per festeggiarvi i primi dieci anni del loro matrimonio. Celebrato con rito civile alla fine del 1953 in un paesetto del circondario, alla sola presenza del sindaco e di due testimoni: due persone del luogo.

Che Franca Faldini sia da un certo numero d’anni la compagna del celebre attore, si sapeva. Ma null’altro: né se esistevano vincoli legali fra loro, né quali fossero questi vincoli, né dove e quando erano stati eventualmente contratti. Tanto più che, presso l’anagrafe di Roma, al fianco del nome del principe de Curtis figura l'annotazione di un suo annullamento di matrimonio, e sulla scheda di Franca Faldini campeggia a tutte lettere la qualifica di nubile. Nemmeno quando, due anni fa, un giornale romano del pomeriggio accennò a una loro possibile separazione, il segreto fu violato : l’espressione matrimonio venne usata, a solo titolo di cortesia, in luogo di convivenza.

Ora siamo in grado di affermare che, se in Italia e per la legge italiana Totò e Franca Faldini non sono che due estranei, a differenza dell’analogo caso Loren-Ponti, ad esempio, un vincolo in realtà li unisce e giustifica la loro convivenza: un matrimonio civile contratto all’estero. Più avanti, poi, diremo perché l’attore e colei che per la prima volta apparve sulle cronache come "miss Torta di formaggio” hanno dovuto ricorrere a questo espediente, pur apparendo entrambi liberi, secondo la comune opinione, da vincoli coniugali.

Totò ha avuto la grande abilità di tener distanti i cronisti dalla sua vita familiare; ma non ha potuto impedire il sorgere delle illazioni più disparate, in base alle quali quotidiani e settimanali hanno costruito una vita romanzata dell’attore, che solo noi, ora, siamo in grado di riportare alla verità.

Naturalmente bisogna affrontare in primo luogo una serie di interrogativi. Perché, ad esempio, Franca Faldini dalle elezioni del '56 non ha più votato a Roma, pur avendo accompagnato Totò qualche volta fin sulla soglia del seggio elettorale? Perché sul "Libro Azzurro'' della nobiltà italiana, edito dal Collegio Araldico, e su "L'Annuario” dell'Ordine di Malta, a fianco del nome del principe de Curtis, non è mai apparso quello della sua compagna? Come si spiega, infine, che non esista alcuna trascrizione anagrafica di una loro unione ed essi stessi non abbiano mai fornito la minima informazione sulla data, il luogo, o la sola esistenza del loro matrimonio?

Ecco la prima risposta che Totò stesso ci ha fornito : egli non è completamente libero, come generalmente si crede, sebbene della poca libertà giuridica di cui dispone abbia fatto, verso Franca Faldini — bisogna riconoscerlo — il miglior uso che gli era consentito. L'attore infatti non può contrarre matrimonio religioso.

Perché non ha parlato sinora, mantenendo un segreto che è costato sia a lui che a lei indubbie amarezze? Per il senso di ritegno, innanzi tutto, ch'egli ha nei riguardi delle proprie vicende personali; poi, a quanto ci ha spiegato, perché ha la ferma intenzione di giungere a una completa definizione della sua situazione coniugale. Sperava di farlo prima: talune circostanze, indipendenti dalla sua volontà e attinenti, forse, a materia estranea a quella matrimoniale vera e propria, non glielo hanno ancora consentito.

Sempre per il riserbo che Totò ha voluto mantenere sulle vicende della sua vita non si è saputo che una vicenda molto simile alla sua, in fatto di rapporti familiari, la sorte riservò alla donna che aveva scelto per sposa: una bellissima fanciulla sedicenne di origine napoletana, ma nata a Bengasi, ch'egli conobbe a Firenze ove la famiglia di lei dovette prendere dimora al rimpatrio dalla Cirenaica. Come uno zio dell’attore, il vecchio patrizio napoletano marchese Francesco Gagliardi, volle che l'allora giovane Antonio de Curtis assumesse anche i predicati della sua casata, destinata altrimenti a estinguersi, così Diana di San Giorgio ebbe quelli d’un'altra nobile famiglia napoletana. Il matrimonio di Diana Rogliani Sereno di San Giorgio, prima moglie dell’attore e madre della sua unica figlia Liliana, sposata col produttore cinematografico Buffardi, fu celebrato a Roma il 6 marzo del 1935; ma non si trattò d’una unione fortunata. Dopo un annullamento, ottenuto in Ungheria e delibato in Italia presso la Corte d'Appello di Perugia alla fine del 1939, il ménage si sfasciò. Ma, caso unico forse nella storia delle vicende coniugali, Totò e Diana rimasero buoni amici, legati dal comune amore per la figlia, tanto che perfino qualche conoscente ignorò la frattura. Nel 1952, però, la signora Diana sposò l’avvocato Tuffaroli, uno degli esponenti della cinematografia romana; matrimonio anche questo sfortunato.

Le nozze dovettero essere, però, civili, perché nel 1935 Antonio de Curtis e Diana di San Giorgio si erano sposati col rito religioso, il cui valore restava e resta intatto, nonostante l’annullamento del ’39. Legalmente, dunque, l’unione della signora Diana con l’avvocato Tuffaroli e quella di Totò con Franca Faldini sono ineccepibili, ma resta valido il legame religioso esistente fra il principe de Curtis e la sua prima moglie. Situazione per la quale l'attore soffre e che ha sempre pensato di sanare completamente. Intento che potrà realizzare, poi, solo dopo un annullamento da parte della Sacra Rota.

Ed ecco la ragione per la quale Franca Faldini non ha più votato in Italia. Il 30 ottobre scorso giungeva all’anagrafe di Lugano un plico del comune di Roma: recava la scheda di Franca Faldini, nubile, con la domanda di trasferimento da Roma a Lugano. Il provvedimento restò ignorato; ma se qualcuno ne avesse avuto notizia avrebbe potuto senz'altro chiedersi se Franca Faldini era la moglie o non piuttosto un agente d'affari di Totò in Svizzera. Nulla di tutto questo: le cause del trasferimento erano esclusivamente di natura burocratica. In realtà l'appartamento sul Lungolago appartiene a lei. Norme particolari del governo cantonale regolano la proprietà edilizia. Franca non poteva rinnovare indefinitamente il suo visto di turista, per cui dovette diventare cittadina luganese.

1963 Franca Faldini 002 03 Toto L

Totò continuerà, dopo questa fuggevole ed eccezionale parentesi, a conservare intorno alla sua vita privata il riserbo che ha mantenuto sinora. « Di Totò attore si parli quanto e come si vuole — egli dice sorridendo —; di Antonio de Curtis, no. Nel nome della vita tranquilla che conduciamo — soggiunge — credo di poter chiedere che la curiosità si arresti davanti alla porta della nostra casa ». Una casa tranquilla e silenziosa dei Vecchi Parioli.

Fuori dalle notizie su Totò ci accorgiamo ora che è rimasta persino l'origine d’una delle sue caratteristiche d'artista: l'asimmetria del volto. Ancora ragazzo, Antonio de Curtis studiava all’Ateneo Convitto Cimino di Napoli, nel palazzo del principe Santobuono in San Giovanni a Carbonara, ora scomparso. Vi fungeva da precettore un buon diavolo che accettava tutti gli scherzi degli allievi, compresi quelli maneschi, senza mai punirne né denunciarne uno: si riservava, però, il diritto di ricambiare pugni e schiaffi con pari intensità. Sportivamente. In una di queste cordiali risse, Totò ricevette un colpo in pieno viso, che gli ruppe il setto nasale.

Un pronto intervento medico avrebbe facilmente posto riparo alla lesione; provocando, però, il licenziamento del precettore. Totò e i suoi compagni non se la sentirono di denunciarlo. La rottura del setto sfociò in una atrofia ghiandolare che diede al volto di Antonio de Curtis quello di Totò.

Le vicende familiari dell’attore sempre più strettamente si legavano, frattanto, alla preoccupazione ch’egli ormai da tempo nutriva sulla continuità del nome, un nome che accomuna l'intera serie degli imperatori che sedettero sul più importante trono del mondo dopo quello romano: dei Focas, dei Flavi, dei Ducas, dei Comneno, cui egli è riuscito a ridare contorni umani dopo puntigliose ricerche. Dovranno ripiombare nel nulla?

Le traversie familiari e coniugali avrebbero condotto a questa conclusione. Ma Antonio Focas Angelo Ducas Comneno de Curtis di Bisanzio Gagliardi, principe, conte palatino, cavaliere del Sacro Romano Impero, nobile, altezza imperiale (come si legge sul "Libro Rosso" dell’Ordine di Malta) ci ha presentato chi sarà in grado di raccogliere, in via eccezionale, questa straordinaria eredità araldica : il nipote di dodici anni Salvatore Antonio Buffardi, cui il Consiglio Grande di. San Marino ha concesso di acquisire "per rinnovamento" uno dei predicati nobiliari di Totò, conte di Ferrazzano, e al quale un decreto speciale del presidente della Repubblica ha ora concesso di aggiungere, al proprio cognome, quello dei de Curtis.

Non per nulla Totò ha anche ottenuto che lo stemma sia lo stesso: l'araba fenice, nel quarto di sinistra in alto, che guarda il sole nascente, le colonne d'Ercole in basso, le tre stelle con la mezzaluna d’oriente nel quarto di destra e le tre bande oro su campo rosso che indicano nel linguaggio araldico progenie nobilissima: infine, al centro, con scudetto, un patrizio romano che si getta col suo cavallo bianco nella voragine per salvare la patria: Marco Curzio. Donde, secondo la leggenda, il nome dei de Curtis.

«Settimo Giorno», anno IV, n.17, 18 aprile 1961


Il Piccolo
«Settimo Giorno», anno IV, n.17, 18 aprile 1961