Una locomotiva del 1913 per «Il giorno più corto»
Si gira anche nella stazione di San Pietro. Il regista Corbucci ha trovato autocarri, cannoni e persino un aeroplano della stessa epoca per le riprese del film ambientato durante la «grande guerra» - Un esercito di attori - Un curioso concorso
E' toccata a Raniero De Lullo, uno del capostazione che dirigono il placidissimo traffico dello stazione di San Pietro la più bizzarra avventura della sua carriera ferroviaria. In tempo di locomotori velocissimi, di convogli-frecce, di rapidi guizzanti sui binari, a lui è toccato di dare la partenza ad una vecchia locomotiva, fragorosa e sbuffante, che dalla sua alta ciminiera vomitava nugoli di fumo nerissimo, e che stava fra il satanico mostro carducciano e una di quelle care macchine che la deliziosa fantasia di Ernesto Ragazzoni vedeva, in un giorno di sole c di primavera. abbandonare i binari per mettersi a ruzzare in un prato fiorito con i suoi locomotivini. Rendiamo onore a questa an ziana macchina ferroviaria: la sua matricola è «905018», è stata ripescato, per esigenze cinematografiche. in un deposita e rimessa in azione. Ciò che essa ha fatto docilmente, sia pure strepitando al punto che il regista Sergio Corbucci ha dovuto far tacere il sonoro perché altrimenti il rumore copriva le voci degli attori. «Troppo bene si porta, per la sua età: pensi che, come fabbricazione, risale al 1913» mi dice il capostazione, guardando con affetto la vecchia locomotiva. adorna di tricolori e di scritte che inneggiano alle «classi di ferro» 1882 e 1883.
Al pari di questa macchina che si trascina dietro vecchissimi vagoni colmi di fantaccini in uniforme, con giberne e fucili «91», di reclute ancora in borghese ma il cui appello alle armi rivelato dalla fascia tricolore che portano a! braccio, gli organizzatori di questo film hanno dovuto ricercare non pochi mezzi meccanici e strumenti belaci di quella che fu definita « la grande guerra» da chi non poteva prevedere l'altra grandissima che sarebbe seguita nel tempo. Così sono stati ricercati e trovati venerandi autocarri militari, cannoni del tempo che fu, e perfino un aeroplano ch'ebbe parte attiva nelle vicende belliche 1915-1918 e che è stato rinvenuto a Rieti.
L'altra mattina, sul mezzogiorno, quando il convoglio in partenza per il fronte stava per mettersi in moto, nella stazione tutta squillante di tricolori regnava la più straordinaria baraonda: crocerossine severamente abbigliate in lunghi mantelli azzurri che distribuivano viveri ai militari delle «classi di ferro» in partenza (e la più bella fra tutte era Antonella Lualdi), damine dai cappelli piumati e dalle vite di vespa (come Yvonne Sanson), recluta pensierose e baldi giovani ridenti, addii commossi e teneri fra i soldatini partenti e le loro «belle» che rimanevano in attesa. Proprio mentre entravamo nella stazione la macchina da presa inquadrava l'ultimo saluto fra un piumatissimo bersagliere (Gabriele Tinti e la sue dolce fidanzatine, la biondissima attrice francese Deny Paris, così gentile, bella elegante nel suo tailleur di taglio 1917 da sembrare uscita sorridente e malinconica insieme, in questo momento del congedo, da un vecchio album di fotografie.
Ma non c'era bisogno di cercar gli attori, nella folla della stazione. Dovunque lo sguardo si posasse, scopriva un volto notissimo: Rina Morelli e Paolo Stoppa, Jacques Sernas e Rossella Como, Franco Citti ed Ettore Manni, Antonella Lualdi e Nino Castelnuovo, la Valeri e Caprioli, Virna Lisi e Gianna Marie Canale e Gianni Garco, Franchi e Ingrassia e ancora tanti altri ché difficile riusciva annotare il nome di tutti. Ma non erano, questi, che una piccola aliquota dello stuolo di attori che parteciperanno al film. Sono tanti che riuscirebbe piu facile annotare i nomi di coloro che «non» compariranno sullo schermo: ad ogni modo, senza minimamente pretendere di fornire un elenco completo, diremo che il pubblico riconoscerà anche Ii volti di Gino Cervi, Claudia Cardinale, Thomas Milian, Vittorio Gassman, Renato Salvatori, Steve Reeves, Robert Wagner, David Niven, Walter Pidgeon, Totò, Ugo Tognazzi, Rossano Brazzi, Romolo Valli, e ancore Caterine Spaak, Annie Girardot, Rossella Fallk, Giovanna Ralli, Luisella Boni, Renata Mauro, Miranda Martino, Jula De Palma, Caterina Valente, Sylva Koscina: e ancora Aldo Fabrizi, Gabriele Ferzetti e, forse, i coniugi Ester Williams e Fernando Lamas. E si tratta abbiamo detto, di un elenco incompleto.
Come si spiega il reclutamento di un tale esercito di attrici ed attori di gran nome? Ecco: in breve si spiega così. Il regista Sergio Corbucci si accingeva a realizzare in chiave comica una vicenda della guerra '15-'18 accentrata su due personaggi interpretati da Franchi e Ingrassia. Si tratte di due poveretti, squattrinati e affamati, che si affacciano alla stazione dove un convoglio é in partenza verso il fronte, con il maturato proposito di appropriarsi di qualche pacco viveri, in distribuzione ai militari, per placare gli spasmi del loro stomaco. Accidentalmente vengono spinti sul treno, in mezzo ai richiamati ancora in borghese e involontariamente si trovano al fronte, nel momento drammatico di Caporetto. Le più strane vicende portano i due uomini a diventare, nonostante la costituzionale paura involontari eroi di gesta clamorose. Ma siccome, chiamati alle armi, non si presentano (e come lo potrebbero, se si trovano già in piena bolgia bellica?) saranno processati de un tribunale militare dove, giudice Ernesto Calindri, il loro avvocato difensore. Peppino De Filippo, chiederà per essi la fucilazione con gli onori delle armi, in considerazione delle gesta compiute. Tutto il film avrà la durata del giorno del processo, nel quale la storia trova sua narrazione, e sarà quello — nell’attesa del giudizio — «Il giorno più corto» della vita per i due involontari valorosi.
Dopo la proiezione de «Il giorno più lungo» di Zanuck la contrapposizione di questo «giorno più corto» nasceva quasi naturale. E proprio dal film americano nacque anche l'idea di invitare ad interpretare tutti i fugaci personaggi della bizzarra storia comica, ma spruzzata di venature drammatiche, attori e attrici di prestigio che — come nella rievocazione del «D-Day» — non figureranno con il loro nome ma soltanto con quello del personaggio filmistico a cui dan vita. Tutti hanno accettato lietamente di dare il loro contributo, e ieri appunto è risuonato il primo «ciak» alla stazione di San Pietro. Alla proiezione del film sarà collegato un curioso concorso: gli spettatori, infatti, riceveranno una scheda con i nomi di centoventi attori e dovranno depennare quelli che «non» hanno identificato nel film. Questo, intanto, sempre in riferimento alla traduzione in immagini del libro di Comelius Ryan, ha assunto, nella troupe, lo «slogan» di «44+44» indicando cosi che avrà un numero di attori doppio del colosso americano.
Ci siamo allontanati mentre, sul treno che si metteva in movimenta i due poveri «militari per forza» chiedevano al capotreno: «Scusi, dove va questo convoglio? ». Ed è facile immaginare le facce di Franchi e Ingrassia nel sentirsi tranquillamente rispondere: «A Caporetto».
Guido Berti, «Il Messaggero», 23 novembre 1962
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Guido Berti, «Il Messaggero», 23 novembre 1962 |