«Il giorno più corto», un giorno per divertirsi
Goffredo Lombardo racconta perchè ottantotto fra i più celebri e popolari attori italiani e stranieri hanno accettato di prendere parte, gratuitamente, al “Giorno più corto”. Per una volta, i milionari della celluloide hanno dimenticato le rivalità e si sono divertiti come in vacanza
Roma, febbraio
Tra i film che la Titanus, alcuni mesi or sono, aveva deciso di realizzare, ve ne era uno ancora senza titolo: una storia comica, ambientata durante la prima guerra mondiale che sarebbe stata diretta da Sergio Corbucci. La sceneggiatura era quasi completata, la data di inizio delle riprese stabilita e già avevamo pensato ad alcuni attori per i ruoli principali, quando la programmazione in Italia de II giorno più lungo ci suggerì di fare del nostro film anonimo una satira del fortunatissimo film americano. Decidemmo quindi di dargli un titolo dichiarata-mente parodistico Il giorno più corto, e non ci sarebbe spiaciuto ripetere quanto avevano fatto gli americani: riunire un gran numero di attori, facilmente riconoscibili dalla massa degli spettatori, che comparissero in brevi apparizioni, in rapidi passaggi, magari per dire una sola battuta.
Però questa idea, che naturalmente ci divertiva molto, non andava affatto d’accordo con alcune ragioni di carattere organizzativo. Nel panorama dei film Titanus, Il giorno più corto, affiancandosi ad altre produzioni più diffìcii ed impegnative, doveva essere considerata una voce minore. Il suo costo doveva essere mantenuto nei limiti di un preventivo moderatamente ristretto ed in quei limiti era assolutamente impossibile fare rientrare i compensi di un buon numero di attori importanti. La nostra idea ci sembrava quindi un sogno, bello e divertente da accarezzare, ma destinato a rimanere del tutto irrealizzato.
Tanto per provare, come si dice, chiedemmo ad alcuni attori se sarebbero stati disposti a partecipare al film senza ricevere alcun compenso. Avrebbero dovuto lavorare per un giorno o due al massimo, talvolta anche soltanto per poche ore, ma si sarebbero comunque dovuti recare sui luoghi della lavorazione, a circa 50 chilometri da Roma, provare i costumi, il trucco ecc. In realtà fare tutto come se si trattasse di un film per il quale sarebbero stati pagati profumatamente.
La vicenda del "Giorno più corto" offre il pretesto a Sergio Corbucci di rievocare la vita, i costumi, lo spirito dell'Italia e degli italiani negli anni della prima guerra mondiale. Nella fotografia: Dino Mele (uno dei protagonisti del ''Mare” di Giuseppe Patroni Griffi) che interpreta il ruolo di un giovane richiamato dopo la disfatta di Caporetto, saluta alla stazione i genitori, nei quali lo spettatore può facilmente riconoscere Paolo Stoppa e Rina Morelli. Quasi ogni attore ha preso parte solamente ad una breve sequenza ed uno degli sforzi maggiori del regista è stato quello di impedire che, nel rapido succedersi dei personaggi, lo spettatore potesse vederne sfilare sullo schermo qualcuno senza riconoscerlo. Molti attori ripetono, nel film, macchiette che li avevano già resi popolari.
Contrariamente alle più nere previsioni, i primi attori interpellati ci dissero di sì. Non so esattamente perchè lo abbiano fatto. Forse perchè in passato, e mi auguro di nuovo nel futuro, avevano avuto occasione di interpretare altri film prodotti dalla Titanus ed erano rimasti in ottimi rapporti con noi, o forse perchè la idea di queste partecipazioni divertiva loro quanto noi. Comunque sull'esempio di quei primi "volontari” ci fu possibile contare sulla partecipazione di un eccezionale numero di attori importanti. Esattamente 88, proprio il doppio dei 44 che erano stati scritturati da Darryl Zanuck per Il giorno più lungo. E vorrei ringraziarli tutti da Virna Lisi a Walter Pidgeon, a Rina Morelli, Paolo Stoppa, Ugo Tognazzi, Walter Chiari, Anouk Aimée, Jean-Paul Belmondo, Sandra Milo, Franchi e Ingrassia, Warner Bentivegna, Annie Girardot, Renato Salvatori, Vittorio Caprioli, Antonella Lualdi, Stewart Granger, Dino Mele, Franca Valeri, Maurizio Arena e i moltissimi altri che non posso ricordare in questa sede poiché a Il giorno più corto è abbinato un concorso a premi, basato appunto sulla partecipazione al film di tanti e tanti popolari attori.
Nelle sale dove il film sarà proiettato verrà distribuita al pubblico una cartolina con le fotografie di cento attori. Lo spettatore dovrà individuare i dodici che non compaiono nel film e inviare la cartolina alla Titanus. Alla fine della stagione saranno sorteggiati i premi tra quanti avranno inviata la esatta seduzione e i primi cinque vincitori potranno andarsene a Tahiti, ospiti della Titanus. Inevitabilmente la notizia della partecipazione gratuita al film di tanti attori ha fatto scalpore. La stampa si è molto interessata al film e alcuni giornali hanno scritto che Il giorno più corto è la risposta del cinema italiano a Hollywood, che è aperta la competizione tra me e Zanuck e così via. Anche se queste affermazioni sono state determinate, immagino, da un eccesso di entusiasmo, mi pare giusto cercare di riportare le cose nei loro limiti. Se il cinema italiano vuole competere con quello americano deve usare altri mezzi e penso di averne indicato il modo con alcuni dei miei più recenti film che si sono imposti in questi anni nei più importanti Festival cinematografici.
Per quanto mi riguarda. Il giorno più corto è stata una piacevole vacanza, tra la produzione di film più difficili e pericolosi e mi auguro che anche il pubblico, al giudizio del quale il film sta per essere sottoposto, sia dello stesso avviso.
Goffredo Lombardo, «Tempo» anno XXV, n. 7, 16 febbraio 1963
Goffredo Lombardo, «Tempo» anno XXV, n. 7, 16 febbraio 1963 |