«Portatemi a Napoli», ha detto prima di morire - Un grande attore, un vero amico
Sei ore di agonia: l'attacco alle nove di sera di venerdì - Cinque minuti prima aveva rassicurato un nipote dopo un malessere avuto giovedì: «Sto benissimo, lunedì comincio il film con Nanni Loy...» - Due medici si sono inutilmente prodigati al suo capezzale - I funerali domani mattina fra le undici e mezzogiorno nella chiesa di S. Eugenio a Villa Giulia- La salma sarà tumulata a Poggioreale
Un infarto cardiaco ha ucciso l'altra notte Totò. II male gli ha fermato il cuore dopo sei ore di agonia, di disperata lotta contro la morte. Il popolare attore si era sentito male giovedi sera, un lieve malessere che pareva di origine gastrica più che cardiaca: si era ripreso ,e, per tutta la giornata di venerdi aveva più volte ripetuto di sentirsi bene, tanto che aveva deciso di cominciare, lunedì, un nuovo film; verso le nove di sera di venerdì è sopravvenuto un nuovo attacco. E' stato chiamato il medico di famiglia, è stato convocato di urgenza un cardiologo: la natura e la violenza dell’attacco cardiaco sono state tali da rendere inutile ogni tentativo di salvarlo;
Totò si vantava spesso di avere un cuore fortissimo, solo per questo è sopravvissuto di sei ore alla prima crisi. Verso le tre e mezzo del mattino, ancora lucido, Totò ha pregato i medici di non prolungare le orribili sofferenze di quelle ore. «Portatemi a Napoli — ha sussurrato. Sono state le sue ultime parole.
«Mio caro — aveva detto giorni fa Totò al suo amico fraterno Mario Castellani — io ho un cuore di ferro, con lo stesso ritmo di Bartali e di Coppi. Ho sessantanove anni e il cuore di una persona giovane».
Questa sua convinzione contrastava singolarmente con il suo alto grado di impressionabilità: bastavano poche linee di febbre, un lieve raffreddore, perchè chiamasse il medico; una volta, avendo 37.2 di temperatura, era tornato precipitosamente da Parigi dicendo che preferiva "morire a Roma". Nonostante questo, fumava moltissimo e beveva una infinita serie di caffè: forse la nicotina e la caffeina hanno agito lentamente sul suo organismo predisponendolo a una affezione cardiaca. Negli ultimi tempi aveva quasi completamente perduto la vista: ma per il resto la sua salute sembrava buona.
Da sette anni viveva nella casa di via dei Monti Parioli 4, un appartamento di tre stanze e un salone al terzo piano di un edificio relativamente nuovo, con la seconda moglie, Franca Faldini. Una casa non enorme, arredata con un buon gusto talora incline alla raffinatezza. assolutamente lontana da ogni sfarzo di tipo hollywoodiano; mobili tutti di antiquariato, molti quadri alle pareti tra cui uno molto grande, una figura intera della signora Franca. In questo appartamento Totò conduceva la sua vita ritiratissima, e in questo appartamento erano ammessi solo pochi intimi. Ne usciva solo per andare al lavoro: raramente, in sette anni, qualcuno è riuscito a vederlo fare quattro passi sotto casa.
Sulle scene e sugli schermi era Totò. In via dei Monti Parioli era Antonio Maria Giuseppe de Curtis Gagliardi Griffo Focas, Ducas Comneno di Bisanzio. Era nato ad Avezzano di Napoli nel 1898 (secondo qualcuno nel 1897). Si era sposato due volte: una prima nel 1931 con Diana Roliani Sereno di Sangiorgi, dalla quale si era diviso nel 1939; una seconda, in Svizzera nel 1954, con Franca Faldini. Contrariamente ai personaggi che interpretava, e che avevano dato la notorietà a Totò, Antonio de Curtis era un uomo che amava la vita familiare fino a rasentare la misantropia: anche questo in contrasto con la ricca umanità di cui molti vogliono ricordare fosse dotato.
Da qualche giorno Totò non si sentiva bene. Sembrava un disturbo lieve, di origine gastrica: giovedì sera infatti l’attore non aveva appetito, aveva mangiato svogliatamente soltanto una minestrina di semolino; ma il suo stomaco l'aveva rifiutata. Era stato chiamato subito il medico di miglia, dottor Giuseppe Cusumano che soprattutto per tranquillizzare l'illustre paziente aveva ordinato una serie ai esami e di accertamenti. Venerdì pomeriggio il responso degli esami sembrava venire a coincidere con lo stato fisico generale di Totò: l'attore infatti si sentiva bene, e aveva espresso la sua soddisfazione apprendendo che non soffriva di alcuna malattia.
Era comunque rimasto in casa per tutta la giornata con accanto la moglie; e verso le nove di sera aveva parlato a lungo al telefono con un nipote; parlava allegramente, e annunciava per lunedi il suo ritorno sui set; lunedì infatti era previsto l’inizio della lavorazione del nuovo film di Nanni Loy «Il padre di famiglia», per la stessa casa di produzione di «Operazione San Gennaro». Cinque minuti dopo, il primo violentissimo attacco: e questa volta la natura del male non lasciava dubbi, si trattava di cuore, probabilmente di infarto. Franca Faldini chiamava il medico: il dottor Cusumano convocava un cardiologo, jj professor Guidotti: fin dalle prime ore i medici non hanno potuto promettere niente pur facendo il possibile: l'attacco era stato tanto forte che solo il cuore davvero robustissimo dell'attore aveva potuto resistergli.
L'agonia è durata sei ore. Durante la notte, via via che le ore passavano, erano arrivati a casa di Totò la madre della signora Franca, il cugino dell'attore Edoardo Clemente, la figlia Liliana con il marito Gianni Buffardi, e l’amico fraterno Mario Castellani. Gli sono stati tutti acanto fino all'ultimo, sperando tutti che la forte fibra dell'uomo riuscisse a vincere il male: niente da fare. Sfinito dalla lunga agonia' ma, sempre lucido, Totò ha avuto ancora la forza di dire basta ai medici, non voleva che gli facessero più niente. Ha parlato con i suoi cari, ha fatto qualche raccomandazione di carattere privato, li ha pregati di non dimenticarsi di portarlo a Napoli. Erano le tre e mezza di notte quando i medici hanno constatato che Antonio De Curtis era morto.
Il decesso ha prostrato tutti. Poi hanno tutti reagito, con accettazione dell’ineluttabile che è propria dei napoletani, prostrati dal dolore fino a restare senza lacrime e al tempo stesso capaci di occuparsi in prima persona di tutte le angosciose necessità che una morte porta con sè. Alle prime ore del mattino, quando la notizia si è sparsa fulminea, la salma era già stata preparata e i primi visitatori, gli amici più cari, potevano già essere ammessi alla camera ardente. Totò era sul grande letto matrimoniale, al centro di un candido lenzuolo: vestiva una giacca blu con bottoni di metallo brunito, pantaloni grigi, foulard, all'occhiello aveva una perla: sulle mani incrociate l’una sull’altra era stato messo un piccolissimo mazzo di fiori di campo; sul petto, la signora Franca aveva posato un grande medaglione raffigurante S. Antonio. Ai quattro angoli, quattro ceri e quattro mazzi di fiori di campo. Niente sfarzo, come aveva detto di volere Totò.
Verso le nove, non appena la notizia ha cominciato a raggiungere il pubblico, è cominciato un costante flusso di visitatori: amici, estimatori, ma soprattutto gente sconosciuta che aveva avuto modo di avvicinare Totò sul lavoro e che da lui aveva sempre ottenuto una parola o un gesto umano: molti generici e comparse hanno voluto essere i primi a rendere omaggio alla salma dell'uomo che non aveva mai negato a nessuno la possibilità di guadagnare qualche lira apparendo per un attimo in qualche suo film solo che lui ne avesse la possibilità. Ed erano pochi i big che dicevano di no a Totò. Cosi come non c’è nessuno che non voglia ricordare la sua generosità, la sua carica di comprensione per tutti. Nel pomeriggio la porta di casa De Curtis è rimasta spalancata a tutti.
I registri delle firme si sono rapidamente riempiti: centinaia di persone, e tra queste molti nomi noti, hanno voluto visitare la salma e portare di persona le condoglianze alla signora Franca. Centinaia di telegrammi sono arrivati, da ogni parte d’Italia e dall’estero.
Durante la mattinata Franca Faldini ha ricevuto i giornalisti. Edoardo Clemente e Mario Castellani le erano accanto per sostenerla, nonostante fossero anche loro distrutti. Più volte Mario Castellani, che per quarantanni è stato la «spalla» di Totò («Ma lui — ha detto piangendo — non aveva bisogno di spalla, la sua spalla era il pubblico...»)., ha dovuto interrompere il suo racconto delle ultime ore per aspettare che i singhiozzi si calmassero. Franca Faldini, ci ha detto Edoardo Clemente, è stata la compagna fedele e coraggiosa di quest'uomo meraviglioso che da molto tempo vedeva solo attraverso gli occhi di lei: era lei che lo guidava passo a passo, era lei che gli leggeva i giornali, le lettere, tutto. Lo ha seguito e incoraggiato, facendo propri i difetti, piccoli ma numerosi, di lui; misantropo, solitario, superstizioso come ogni buon napoletano fino alla paranoia.
Per tutta la giornata sono rimasti nella casa di via dei Monti Parioli anche Liliana De Lurtis e il marito Gianni Buffardi. Nella tarda mattinata ha telefonato alla figlia la signora Diana Rogliani, ora unita m matrimonio con l'avvocato Tuffaroli; sembra che la signora abbia espresso il desiderio di rivedere per l’ultima volta I'uomo che fu suo marito per quasi dieci anni. Questo mentre Edoardo Clemente e Mario Castellani, aiutati dal portiere dello stabile Guglielmo D'Alessio che per tutta la notte di ieri e tutta la giornata è rimasto a disposizione della famiglia di un uomo cui era profondamente affezionato, prendevano le necessarie decisioni a proposito dei funerali. Decisioni di estrema delicatezza e non prive di difficoltà.
La famiglia, rendendosi conto della popolarità di Totò, aveva espresso il desiderio che il rito funebre venisse celebrato nella grande chiesa di piazza Euclide, la parrocchia del Cuore Immacolato di Maria. Non c'è stato niente da fare; il regolamento ecclesiastico vuole che i funerali abbiano luogo nella parrocchia di residenza e il parroco della chiesa di S. Eugenio di via di Villa Giulia non ha ritenuto di poter dare l’autorizzazione al cambiamento. Il parroco di S. Eugenio premeva anche perché la cerimonia venisse fatta di pomeriggio, e senza rito funebre; la posizione di Totò nei confronti della Chiesa era molto delicata, non esistendo tra lui e Franca Faldini matrimonio religioso.
Sembra comunque che ogni difficoltà, grazie anche a un intervento dall’alto sollecitato dalla famiglia, sia stata parzialmente appianata: i funerali saranno celebrati domani mattina, lunedì, fra le undici e mezzo e mezzogiorno; l’ora esatta è ancora da stabilire, ma i De Curtis hanno più volte fatto presente che la salma deve poi essere traslata a Napoli, e sarebbe disagevole arrivare a notte fatta. Ci sarà anche un rito religioso; ma il cambiamento di parrocchia non è stato autorizzato; i funerali saranno quindi celebrati nella chiesa di Sant’Eugenio, a Villa Giulia, dietro il piazzale delle Belle Arti.
Subito dopo la salma di Totò sarà trasportata a Napoli. Qui avrà luogo un secondo rito funebre, in forma strettamente privata, in una delle cappelle del cimitero: poi la salma sarà inumata nella tomba di famiglia, nel cimitero napoletano di Santa Maria del Pianto, a Poggioreale. Totò sarà sepolto accanto ai genitori, al figlioletto Massimiliano morto poche ore dopo la nascita, a Liliana Castagnola, la cantante che si tolse la vita per amor suo. Sulla lapide che Antonio De Curtis aveva già fatto preparare per sè da domani accanto a «Totò», 1898, ci sarà anche la data di morte, 1967.
Paolo Zardo, «Paese Sera», 16 aprile 1967
Paolo Zardo, «Paese Sera», 16 aprile 1967 |