Totò, una donna si uccise per lui

Liliana Castagnola

Il drammatico retroscena di una tragica passione che per anni tormentò Totò

Liliana Castagnola, una bellissima «soubrette», era innamorata del grande comico napoletano. Una sera, in preda alla disperazione, si avvelenò in una pensione di Napoli con un tubetto di tranquillanti. L’attore, in seguito, battezzò la propria figlia col nome di Liliana per onorare la memoria di colei che lo aveva amato così intensamente.

Roma, aprile

Totò in televisione è stato una scoperta per i giova-ni e una riscoperta per gli anziani. Il grande comico napoletano, a distanza dì sei anni dalla sua scomparsa, si trova nuovamente al centro dell'attenzione di un vastissimo pubblico di ammiratori. I suoi film, trasmessi in TV, hanno raggiunto un altissimo indice di gradimento. Come mai questo clamoroso rilancio di un attore che in vita non riuscì a raccogliere tantissimi consensi così come li sta ottenendo oggi? Eppure Totò, il cui vero nome era Antonio De Curtis, nel corso della sua felice e fortunata carriera teatrale e cinematografica ebbe modo di manifestare in pieno la sua inconfondibile arte di mimo, il suo eccezionale talento di artista così estroso e ricco di fantasia.

Qual era il segreto del suo successo? Possibile che per il grande Totò sia stato tutto così facile? Com’era in realtà, cioè nella vita di tutti i giorni, quest'uomo che faceva sbellicare dalle risate qualunque tipo di platea, anche la più sofisticata e disincantata? Chi era, soprattutto, l'uomo che dietro la sua maschera di clown farsesco e sempre ilare, sapeva celare i propri drammi interiori, i grandi tormenti che lo affliggevano fin dall'adolescenza?  In definitiva Totò era riuscito a costruirsi, al di là del palcoscenico, una sua vita privata? Quali e come erano i suoi rapporti con le donne?

Sull'argomento lasciamo la parola proprio a lui che di donne se ne intendeva. Totò infatti era solito affermare: «In un modo o nell'altro sono stato sempre accoppiato, pardon, accompagnato. Non posso stare, io, senza una donna. Prima, quando viaggiavo senza, una donna, portavo sempre una vestaglia femminile e un paio di scarpine col tacco. Sempre. Così, prima di andare a letto, appendevo la vestaglia accanto alla mia, mettevo le scarpine accanto alle mie, e mi sembrava di avere la donna. Che volete farci: amo troppo le donne. Sarà perché sono meridionale, sarà perché odio gli uomini: ma le donne, secondo me, sono la cosa più bella che ha inventato il Signore, sì, sì, li Signore fece proprio bene a levare la costola ad Adamo. Io le amo tanto, le donne, che riesco perfino a non essere geloso. Tanto a che serve esser geloso? Se una donna ti vuol bene è fedele. Se non ti vuol bene ne prendi un’altra.

1973 05 03 Grand Hotel Liliana Castagnola

«Si, lo so cosa si può pensare: che dalle mie canzoni risulta tutto il contrario. Ma quelle cose si scrivono così, perché fanno comodo. Adesso riesco a essere fedele. Prima no. Ma per l'uomo è diverso. L’uomo è poligamo. Avete mai visto cento pecore e cento montoni, dieci galli e dieci galline? Io ho sempre visto cento pecore ed un montone, dieci galline ed un gallo. Se fossi musulmano...»

Totò, però, non era musulmano. Al contrario era un napoletano verace e come tale doveva sottostare alle leggi dello Stato italiano rhe, come è noto, vieta la poligamia. E proprio per questa sua naturale e istintiva predisposizione verso la poligamia, Totò non riuscì ad a-vere un'esistenza sentimentale del tutto tranquilla. Anzi oggi, dopo anni dalla sua morte, siamo in grado di ricostruire la sua vita con le donne e di svelare un drammatico segreto che tormentò Totò per tanto tempo.

Totò, come si apprende dalle sue biografie ufficiali, si sposò due volte. La prima volta, nel 1932, con Diana Rogliani Serena di Santa Croce. (1) La seconda volta, dopo che riuscì ad ottenere l'annullamento delle prime nozze, con Franca Faldini, nel 1954, in Svizzera. (2)

Queste le mogli ufficiali. Nello snodarsi della sua difficile e inquieta esistenza, Totò, però, si trovò accanto ad altre donne. Silvana Pampanini, Franca Marzi e tante altre bellissime «primedonne» furono al centro dei suoi interessi sentimentali. Totò, non bisogna dimenticarlo, era sempre obbligato, come artista di varietà, a spostarsi da una città all'altra per le sue «toumées» teatrali nei maggiori teatri italiani. Attorno a Totò ruotavano inevitabilmente ballerine, «soubrettes», attrici, donne splendide che vivevano nel mondo dello spettacolo.

E anche Totò, sulla scia di tanti altri attori dell'epoca, ebbe il suo amore tragico. La patetica vicenda d'amore di Totò ebbe inizio nel 1929, a Napoli. La donna che in quel periodo sconvolse la sua esistenza era una «soubrette» d'avanspettacolo.

Si chiamava Liliana Castagnola. Alta, bruna, occhi verdi e fianchi sottili, Liliana aveva trentacinque anni. Era arrivata a Napoli con una scrittura in qualità di «vedette internazionale» e come tale si esibiva ogni sera sul palcoscenico del «Teatro Santa Lucia». Liliana per la sua incomparabile bellezza e la sua fantastica «verve», faceva stragi di cuori. Non vi fu moglie di patrizio o di milionario partenopeo che non temette, a causa sua, di diventare all'improvviso vedova o, nella ipotesi più ottimistica, di vedere frantumato il patrimonio di famiglia. Liliana era, infatti, definita una «mangiauomini», una sciantosa capace di far perdere la testa a chiunque.

Liliana Castagnola, che aveva avuto tra i suoi corteggiatori gli industriali più ricchi e gli aristocratici più prestigiosi, una volta giunta a Napoli, anziché prendere di mira qualcuno di costoro, si innamorò perdutamente e follemente di Totò, che a quel tempo era un giovane promettente comico che teneva banco tutte le sere al «Teatro Nuovo» di Napoli, esibendosi nelle sue spassosissime «macchiette». L'amore tra Totò e Liliana durò all'incirca un anno. (3) Era stato un colpo di fulmine, uno dei classici fuochi di paglia destinato a spegnersi miseramente.

La rottura del loro legame sentimentale avvenne, infatti, nel marzo del 1930. Liliana amava Totò, ma questo suo amore non era ricambiato come lei desiderava. Era gelosissima, sospettava di tutto e tutti. Una sera, rinchiusasi nella sua stanza, alla « Pensione degli artisti », dopo aver inutilmente tentato di telefonare al « Teatro Nuovo » dove lavorava Totò, gli scrisse l'ultimo angoscioso messaggio:


Antonio, potrai scrivere a mia sorella Gina per tutta la roba che lascio in questa pensione. Meglio che se la goda Gina anziché chi mai mi ha voluto bene. Perché non sei voluto venire a salutarmi per l'ultima volta? Scortese, omaccio! Mi hai fatta infelice o felice? Non so. In questo momento mi trema la mano... Ah, se mi fossi vicino! Mi salveresti, è vero? Antonio, sono calma come non mal. Grazie del sorriso che hai saputo dare alla mia vita grigia e disgraziata. Non guarderò più nessuno... Te lo avevo giurato e mantengo. Stasera, rientrando, un gattaccio nero mi è passato dinanzi. E ora, mentre scrivo, un altro gatto nero, giù, nella strada, miagola in continuazione. Che stupida coincidenza, è vero?... Liliana tua.


Dopo aver scritto questa straziante lettera, Liliana Castagnola si distese sul letto e ingerì l'intero contenuto di un tubetto di sonnifero. Venne trovata, il mattino dopo, senza vita ma sorridente, come se negli ultimi momenti della sua tormentata esistenza avesse avuto per un attimo quella pace e quella serenità che lei da tempo cercava di vivere accanto al suo grande, unico, irripetibile Totò. L'uomo che, pur se riusciva a far sorridere migliaia e migliaia di spettatori, non aveva saputo infonderle la fiducia necessaria per affrontare le alterne vicende della vita.

Totò rimase sconvolto. Una donna si era uccisa per lui. Volle che Liliana Castagnola fosse inumata nella tomba dei De Curtis, a Napoli, e qui cediamo la parola ancora una volta a Totò, il quale era solito dichiarare: «Io l'ultima dimora ce l’ho a Napoli. E' sulla strada di Poggioreale, in un camposanto piccolo isolato, il primo salendo: si chiama ” Il pianto ", No, non è vicino il recinto degli uomini illustri, quello è nel cimitero nuovo, più su, quasi all'incrocio per Capodichino».

Liliana, quella Liliana che, ai tempi felici del loro intenso amore gli aveva offerto una fotografia con la significativa dedica «Totò, un tuo bacio è tutto!», oggi riposa accanto alle spoglie di Totò. E in onore della bellissima Liliana cosa poteva fare, inoltre, Totò per eternarla nel suo ricordo sempre vivo e sconvolgente?

Quando nacque la prima figlia dal matrimonio con Diana Rogliani, la battezzò col nome della sua indimenticabile Liliana. L'erede di Totò, infatti, si chiama Liliana, quella figlia di primo letto che, sposata col produttore cinematografico Gianni Buffardi, anche lei come il padre ha dovuto superare non poche peripezie coniugali. Liliana De Curtis si è infatti separata da Buffardi nel '64. Franca Faldini, la seconda moglie di Totò, a sua volta si è risposata con un commerciante romano.

Queste successive vicende non hanno per nulla sminuito la commovente storia d' amore di Totò e Liliana Castagnola che abbiamo rievocato. Totò e Liliana, un uomo e una donna che si incontrarono, si amarono e che la vita poi dovette crudelmente separare. Ma la vita è proprio tutta qui? Il principe Antonio De Curtis, in arte Totò, sulla vita ci ha lasciato anche dei versi che compendiano l'essenza stessa del vivere quotidiano:

’A vita è bella, sì è stato un dono, un dono che ti ha fatto la natura.
Ma quanno po' sta vita è 'na sciagura, vuie mm’ ’o chiammate dono chisto ccà?

Un dono, quello della vita, che Liliana Castagnola sacrificò per il suo Totò, l'uomo che aveva dato una svolta definitiva al suo destino.

Ada Mariani, «Grand Hotel», anno XXVIII, n.1400, 3 maggio 1973


Note:

(1) Il matrimonio con Diana avvenne a Roma il 6 marzo 1935.
(2) Come più volte testimoniato da Franca Faldini, la notizia del matrimonio in Svizzera, fu inventato per mettere a tacere la stampa e i curiosi.
(3) Totò e Liliana Castagnola si conobbero nel dicembre del 1929, la soubrette morì suicida nel marzo del 1930


Grand Hotel
Ada Mariani, «Grand Hotel», anno XXVIII, n.1400, 3 maggio 1973