Un monumento? Ma mi faccia il piacere...

Totò

Dov’è finita la statua presentata al pubblico nello scorso luglio? Dopo le polemiche è stata depositata nella torre del Maschio Angioino. E la tomba di famiglia? È quasi abbandonata...

Dove sta Totò? Dov’è finita la statua che, presentata al pubblico nel luglio dello scorso anno, divise nettamente l’opinione pubblica, naturalmente quella parte di essa che aveva seguito le vicende ed aveva preso nota, aveva visto il simulacro raffigurante il principe de Curtis, in arte Totò? La statua - chi la giudicò senza mezzi termini goffa, brutta, mal riuscita, mal pensata, chi invece si scagliò contro i “severi giudizi” - è ancora là dove fu riposta la mattina del 9 luglio, in un vano della torre del Maschio Angioino, sulla destra dopo aver superato l’arco d’ingresso: le fanno compagnia altri ’relitti’, quadri, mobili antichi, oggetti del patrimonio comunale che non si sa dove sistemare, di cui non si sa cosa fare...

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Naufragò, infatti, sull’ onda delle polemiche il progetto di sistemare in Villa Comunale la statua dedicata al grande attore così radicato nel costume, si può dire nella cultura popolare napoletana: il sito era stato individuato lungo il viale lato mare che dal Circolo della Stampa giunge a piazza Vittoria. L’idea era di fare un ’ viale degli artisti’, dopo Totò " avrebbero dovuto trovar posto i De Filippo, Nino Taranto, qualche altro illustre concittadino che avesse onorato se stesso ed il nome della città sullo schermo, sul palcoscenico, nelle arti in genere, la commissione edilizia - per la soddisfazione di quanti non vedevano quell’insediamento in linea con l’ambiente della ex Villa Reale - espresse parere negativo all’installazione della statua: per il momento, quindi, niente Totò in Villa Comunale, né si parla più del ’viale degli artisti’. Poco male, dopo tutto, visto che i problemi della Villa sono altri, e ancora lontani dalla soluzione per quanto l’ultimo progetto di tutela e restauro, con la creazione della recinzione in ferro, promette di avere un destino diverso, di giungere in porto.

Ma se Napoli non ha risolto la questione-Totò, c’è un piccolo centro alle sue porte, Casalnuovo, che senza porsi problemi di estetica, senza restare impaniato in discorsi sul ’bello nell’arte’ o altre preoccupazioni, legittime, in tema, ha eretto un busto all’impareggiabile Totò: “Al principe del sorriso” è la dedica, che tradisce l’affetto, la simpatia che ha ispirato la collettività di Casalnuovo a questo gesto verso un attore valutato sul finire della carriera anche dai critici che lo avevano fin allora relegato in ambiti più ristretti...Mentre Napoli discute, quindi, Casalnuovo ha realizzato, ma va anche detto che colà Totò è stato visto in atteggiamento pensoso, tale da non sollevare tanti rilievi, come invece è accaduto alla ’faccia’ napoletana, alla statua a tutto tondo, una figura intera che, per iniziativa d’un comitato vicino ad una rete televisiva privata, uno scultore di Torre del Greco, Vincenzo Giggiano Borrelli, “creò” per Totò.

Le riserve, per la verità, furono immediate, all’atto stesso dello scoprimento, la mattina del 9 luglio, nel cortile del Maschio Angioino, alla presenza delì’allora sindaco Carlo D’Amato, dell’assessore alla Cultura, Turismo e Spettacolo, Rosario Rusciano: a molti quella statua, non se ne dispiaccia l’autore, non piacque, parve goffa, gonfia, l’immagine dell’attore - con la mano destra piegata in un gesto caratteristico napoletano, come a dire "E mmò che vuoi?" - sembrò addirittura non somigliante a Totò. Alta due metri e venti centimetri, pesante tre quintali, trasformata in gesso e poi fusa in bronzo in una fonderia - quella di Vittorio Di Giacomo - dello stesso quartiere di Totò, la Sanità, quella statua - finita in una delle ex ’segrete’ del Maschio Angioino - scatenò una sorta di rigetto immediato. In prima fila tra i 'detrattori’, non di Totò, ma della statua, e del progetto di collocarla in Villa, Guido Donatone, presidente delia sezione napoletana di Italia Nostra, studioso profondo delle cose d’arte: “Quella statua è offensiva per Totò, per la grandezza dell’attore. Lo sostenni un anno fa, lo ripeto adesso. E poi è di gusto ottocentesco, stona ora, che non è più il momento della ritrattistica di maniera, con i suoi scoperti richiami al più vieto ed abusato colore locale, retaggio ormai rifiutato dalla cultura figurativa moderna. Se questo è il ’voto’ alla statua, ancor più duro il giudizio sul progetto dell’installazione della statua in Villa: “Anche in questo caso ripeto quel che dissi allora: questo monumento è un fantoccio che nella sua goffaggine costituisce un’offesa alla memoria del geniale attore napoletano, la cui arte era tutta mimica e fantasia”.

Quell’occasione ebbe, in ogni caso, il merito di richiamare l’attenzione su un altro monumento a Totò, o per meglio dire «di» Totò, quello funebre, la tomba - annunciarono alcune persone con grande preoccupazione - se ne cade a pezzi... Non era proprio cosi, ma la cappella di famiglia che Antonio de Curtis aveva fatto erigere (una quarantina d’anni or sono, come ricorda il responsabile amministrativo del cimitero di Santa Maria del Pianto, alla Doganella, Almiro Redegonda) aveva in effeti, ed ha, bisogno di cure. Il Comune voleva intervenire a proprie spese, e richiese, come afferma il signor Redegonda, il permesso alla vedova dell’attore, Franca Faldini. Questo permesso è stato negato, né la signora ha provveduto lei a fare le opere. Qui non la vediamo da parecchio, da quando Totò fu esumato e posto nel sarcofago...»

Ma i fiori non mancano. Ogni domenica, ed anche nei giorni feriali, testimonia Redegonda, s’avvicinano alla cappella in pietra nera e marmo sormontata dallo stemma di famiglia ('Principe de Curtis’) molti visitatori che pregano e depongono fiori davanti al sarcofago che custodisce i resti del grande Totò, effigiato di profilo, in marmo. La sguessera (il mento un po’ storto) è la sua...

Pasquale Esposito, «Il Mattino», 11 aprile 1987


Il Mattino
Pasquale Esposito, «Il Mattino», 11 aprile 1987