Quando Totò era il Belpaese
Perfino la Zecca, con una medaglia, celebra l'anniversario. A venticinque anni dalla scomparsa, tutta l'Italia ricorda il principe dei comici del dopoguerra. In bombetta e giacca a code fu il simbolo della società di allora. «L’angelo buffo dei comici», dice di lui Federico Fellini. Liliana De Curtis, l’unica figlia dell’attore: «Un uomo immensamente generoso». A giugno la sua vita in uno special-tv
«Mio padre», dice Liliana de Curtis, la figlia unica di Totò, «è sempre presente in me» spiritualmente: le cose che riesco a fare mi sono come dettate da lui, dal suo spirito. Parliamo ancora come se fosse vivo. Parliamo più di quanto non parlammo, purtroppo, in quei giorni fatali dell'aprile del 1967. Stava girando Il padre di famiglia con Nanni Loy ma il 13 aprile, verso sera, si senti male sul set. Non sembrava una cosa grave. Il giorno dopo, per precauzione, restò a casa, ma alle 3 del mattino fra il 14 e il 15 aprile spirò. Una morte rapida, quasi improvvisa, che ci lasciò nello strazio».
Nel venticinquesimo anniversario di quella triste ricorrenza, Liliana de Curtis è riuscita a promuovere una serie imponente, spettacolare di manifestazioni in onore di suo padre. Ma non ha dovuto fare sforzi titanici: gli amici e gli ammiratori di quell'enorme attore che fu Totò crescono di anno in anno, in Italia e all'estero, e si son detti tutti pronti, entusiasti a dare la loro collaborazione: registi, attori, attrici, artisti, scrittori, teatranti, uomini politici, enti pubblici e istituzioni culturali, del nostro e di altri Paesi. Totò è caro a tutti, coralmente, e ci conforta più che mai. dai teleschermi e dagli schermi, dai dischi e dai libri, con il suo talento comico inimitabile, come attore, poeta, chansonnier: più il tempo passa, più se ne avverte la «mancanza», più la sua figura s'ingigantisce, fino ad acquistare dimensioni leggendarie.
Rai Uno gli dedicherà per tutta l'ultima settimana di giugno trasmissioni quotidiane, in uno «special» che sarà condotto da Renzo Arbore e al quale parteciperanno registi, attori . e attrici che hanno avuto modo di lavorare con Lui. Degli esperti allestiranno una Mostra di immagini, oggetti e documenti personali dell'Attore che farà il giro delle principali città italiane. La Zecca di Stato presenterà una medaglia con l'effigie del Comico a «Numismata». il Salone Internazionale che si inaugurerà il 23 aprile prossimo a Vicenza. Un artista di nome gli erigerà una statua a «tutto busto» che lo raffigurerà in una delle sue memorabili interpretazioni e che verrà collocata in un luogo pubblico: nella piazza di Santa Restituta di Lacco Ameno e, più probabilmente, sulla Croisette di Cannes, davanti al Palazzo del Cinema, accanto ad una statua di Fernandel.
Dal Comitato d'Onore delle manifestazioni, presieduto da Liliana de Curtis, fanno parte Federico Fellini, Sophia Loren, Giulietta Masina, Monica Vitti, Mauro Bolognini, Lina Wertmuller, Renzo Arbore, Giuseppe Patroni Griffi. Alberto Sordi, Vincenzo Mollica, Alberto Bevilacqua, Luciano De Crescenzo e Giulio Andreotti. Ma le adesioni crescono di ora in ora, provenienti dalle più varie personalità del mondo dello spettacolo.
Dalle lettere con cui i singoli personaggi hanno dato la loro adesione all'iniziativa emerge un Totò attore di suprema grandezza, non secondo a nessuno nella pur straordinaria galleria dei geni comici del secolo. Dario Fo: «Lo considero uno dei comici più importanti per la mia formazione: come Scarpetta, come Govi, come i De Filippo, come e più di Charlot». Lina Wertmuller: «Un mio pensiero su Totò? Bastano due parole: un grandissimo attore». Mauro Bolognini: «Era un poeta della comicità, un uomo coltissimo ed elegante, dotato di una sensibilità eccezionale». Giulietta Masina: «Era un grandissimo attore, superiore a molti altri anche per la sua straordinaria abilità a improvvisare sul set: un'abilità da cui fui spaventata al punto che rifiutai di interpretare un film con lui, Gaetana e il cavallo bianco. il più grosso rimpianto della mia carriera». Federico Fellini: «Totò era un angelo buffo benefattore dell'umanità, e lo sarà per sempre. Non rammento altre figure di palcoscenico che abbiano saputo esprimere come Totò il mistero della creatura umana. Era il risultato di secoli di fame. di miseria, di malattie, il frutto prodigioso di una lunghissima sedimentazione, una sorta di straordinaria secrezione diamantifera, una splendida stalattite. Totò era l'ItaIia».
La celebrazione in programma è destinata a ripagare Totò delle sofferenze, delle angustie, delle «umiliazioni» che era stato costretto a subire nel corso della sua vita e della sua carriera. Sin dagli anni Trenta Cesare Zavattini e Umberto Barbaro ne avevano intuito le portentose doti di attore comico, e all'inizio degli anni Cinquanta Roberto Rossellini lo aveva scelto per Dov'è la libertà?, il film del quale aveva girato una sequenza lo stesso Fellini. Ma negli anni successivi, per lungo tempo, non era stato sempre utilizzato secondo le sue possibilità. E questo lo amareggiava.
«Certo, certo, avrebbe voluto che lo valutassero di più», dice Liliana de Curtis. «ma doveva accettare i film che gli offrivano perchè aveva bisogno di guadagnare. Aveva un ritmo di vita molto pesante, anche perché aiutava molta gente, in segreto. Era un uomo di una immensa generosità. Mi manca la sua presenza fisica, la sua mano protettiva, le sue carezze. Dicono che fosse triste, come tutti gli attori comici. ma era più melanconico che triste. Io con lui mi sono fatta delle gran risate».
Anche le altre donne con le quali ebbe rapporti, personali o professionali, lo ricordano come un uomo generoso, affascinante Dice la moglie, Diana Rogliani, dalla quale ebbe Liliana: «Dicevano tutti che era brutto, ma io non lo vedevo brutto, se mai strano. Aveva tre facce diverse. Ma mi piaceva, lo trovavo seducente». Dice Silvana Pampanini. che girò con lui 47 morto che parla ed altri film: «Trovavo sempre nel mio camerino fiori e cioccolatini. Aveva il piacere del dare».
«Oltre quello che ne ha tracciato Fellini, il ritratto più bello e fantasioso di Totò c quello dovuto allo stesso attore: «Dicono che sono un'ameba, un puma, un uccello. Forse è meglio mettere insieme le tre cose. Potrei essere anche un albero, un gatto, una lucertola. Un illustratore mi accontenterebbe cambiandomi un braccio in un giglio. un occhio in un ranocchio, e i capelli in petali di girasole».
Costanzo Costantini, «Il Messaggero», 15 aprile 1992
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Costanzo Costantini, «Il Messaggero», 15 aprile 1992 |