Caro Totò, sei diventato il santo della risata
PRIMO PIANO CENTENARIO
Festa per il caro amico Totò con polemiche in... mostra
L’OMAGGIO AL PRINCIPE - Iniziative
La Regione istituisce un comitato per le celebrazioni. «Il museo? Aprirà tra un anno». Al Politeama Nel suo baule, costumi, frac, la bombetta di «Studio 1». Le foto di un’intera vita
Napoli.
Alla vigilia del «Totò day» (domani il centenario della nascita) si allestiscono mostre, si confezionano maxi torte per cento candeline, si dipingono magliette, si proiettano film, si organizzano messe, si muovono le letargiche «istituzioni». E si fanno polemiche. Per esempio quella di Liliana De Curtis, figlia del principe, con la Rai che non ha avuto tempo, spazi, soldi e serenità aziendale per organizzare uno show celebrativo degno delle proprie tradizioni; per esempio quella, più strisciante tra gli enti (privati) che diffondono il verbo di Totò urbi et orbi: l'Associazione Antonio De Curtis (presidente Liliana) e l'Ente autonomo Antonio De Curtis, di Antonino Miele e Vito Cesaro, di Bellizzi (Salerno). E allora succede che l’Associazione organizzi una mostra itinerante partita la settimana scorsa da Cagliari; e l' Ente risponda con un'altra mostra, altrettanto itinerante, che si inaugura oggi (ore 18) al teatro Politeama e ha il suo cuore colorato nel baule-cornucopia donato dal principe al suo cugino e segretario, Eduardo Clemente e da questi al figlio, Federico. La rassegna, curata da Orio Caldiron, docente di storia del cinema alla Sapienza e allestita dallo scenografo Tony Stefanucci, è comedata da «Il medico dei pazzi», la commedia di Scarpetta che Totò portò su schermo nel '54 e che stasera e domani tornerà al suo alveo natrurale, il palcoscenico (del Polite amia), con una compagnia diretta da Addo Giuffré.
Succede che Liliana dica: «Della mostra al Politeama non so nulla. Mi amareggia però un fatto». Quale? «Chiedemmo al signor Clemente di donare al futuro museo di Totò il suo baule. O di venderlo; purtroppo, non abbiamo mai ricevuto risposta». E succede che Vito Cesaro, dell'Ente De Curtis, manifesti un'altra amarezza: «Sono nove anni che organizziamo un premio dedicato a Totò. E ora l'Associazione ne promuove un altro e, per giunta, ci ignora. Non è «carino». «Pinzillacchere» risponderebbe Totò. Oggi sui mugugni prevalga la festa. E festa sia. A cominciare dalla mostra del Politeama (resta solo oggi e domani). Eccolo 'sto baule; Federico Clemente lo maneggia con la cura che si riserva alle persone care, apre un gigantesco catenaccio e.,.. «Questo è il costume di Pinocchio, l'abito di Otello e la divisa del "Comandante". Poi tre frac... lui li chiamava "tight", e i cappelli. Questa è la bombetta che lui amava di più. Vecchia, sdrucita, rammendata. Ricordo che
E stasera Aldo Giuffré lo ricorda a teatro recitando «Il medico dei pazzi»
per andare da Mina a "Studio Uno" pretese di avere proprio questo cappello. E mio padre dovette fare una corsa dal cappellaio, a via di Ripetta, per farlo riparare». Ma non è tutto: nel baule - come scrive Caldiron - si ritrovano disordinatamente, i frammenti della sua biografia privata e della sua straordinaria avventura artistica: la scatola del trucco, il nécessaire per cucire, la scatola di cipria della Elizabeth Arden, il fondotinta Hollywood extra e la scatola delle amate Tourmac rouge... naso finto, baffi e barba, le foto di famiglia e i pennacchi da bersagliere per la passerella finale, l'attestato della consulta araldica che gli riconosce il titolo di principe, il ferro di cavallo che metteva nei camerini...»; «oggetti chiusi in teche luminose, come capsule spaziali, non per separarle dal mondo ma per lanciarle nella galassia dello spettacolo, di cui Totò è uno dei massimi rappresentanti in questo secolo», prorompe Stefanucci.
la mostra del Politeama si snoda anche lungo nove pannelli che, con foto, vignette, fumetti e documenti tracciano il percorso vitale del principe. Da via Santa Maria Antesaecula, dove nacque il 15 febbraio del 1898, agli anni Sessanta, quelli del duetto con Mina a «Studio 1», della pagina di «Paese Sera» che piange la morte deir «Ultimo Pulcinella». Fino a una striscia del numero di gennaio ’ 98 di «Martin Mystere», dove la fisionomia inconfondibile del principe dà volto a un killer.
Anche le «istituzioni» si risvegliano per Totò. E la Regione Campania - l'assessore alla cultura Giuseppe Scalera - convoca i giornalisti per annunciare (a due giorni dal centenario, non sei mesi prima): «Abbiamo istituito un comitato per le celebrazioni, che dovranno durare per tutto il ’98». Vi aderiscono , tra gli altri, il rettore Fulvio Tessitore, Renzo Arbore, Mirella Barracco in rappresentanza del Comune, lo scrittore Raffaele La Capria, Franco Nico del Sancarluccio. «È previsto - aggiunge Scalera -anche il contributo di Totofìli come il maestro Muti, Biagi, Vincenzo Molila e Tullio Kezich. Roberto De Simone e Mario Marrone, invece, hanno rifiutato l’invito». Motivo? «Troppi impegni coincidenti».
L’assessore Scalera: «Un duraturo patto culturale con Provincia e Comune»
Perché la Regione s’ è mossa così tardi? «Non volevamo intrometterci in celebrazioni di competenza dell' Associazione De Curtis. Ma poi abbiamo visto le difficoltà che ha incontrato la signora Liliana e siamo intervenuti. Non potevamo esimerci. Entro 15 giorni il comitato si riunirà per stabilite le iniziative». E il museo nel Palazzo dello Spa-gnuolo? L'assessore all'identità del Comune, Guido d'Agostino: «Oggi consegniamo il cantiere alla ditta che dovrà fare i lavori. In autunno potremo ospitare nei due appartamenti la grande mostra voluta da Lialiana De Curtis». Tempi per l'apertura definitiva del museo? «Un anno da oggi».
D'Agostino e Scalera colgono l’occasione del Totò day anche per annunciale l'inizio di una «nuova era» nei rapporti tra i due enti: «Un patto culturale tra Regione, Comune e Provincia, per discutere e finanziare (la Regione metterà mezzo miliardo) avvenimenti di particolare rilievo evitando concorrenza, sovrapposizione e sprechi. Il patto, però, dovrebbe estendersi a un più ampio protocollo d’intesa che consenta di gestire al meglio le future competenze che lo Stato delegherà agli enti locali in materia di beni culturali». Totò sarà contento.
Luciano Giannini
«Caro Totò, sei diventato il santo della risata»
Domani il centenario della nascita del principe della comicità. Un comitato per celebrarlo tutto l'anno
Caro Totò, ... a prescindere, che te ne sei andato troppo presto e questa valle di lacrime è diventata più... di lacrime senza di te, non so se sai con precisione quello che è successo intorno al tuo nome da quando ci hai lasciato. Lo so che nella tua attuale residenza dovresti essere informato di tutto, ma io preferisco pensare che tu, con tutti gli amici con i quali ti trovi lassù (Peppino, Eduardo, Titina, Aldo, Castellani, per dire solo i più famosi), hai ben altro da fare che stare a spiare noi che ancora razzoliamo sulla terra alla ricerca dei nostri chicchi quotidiani. Insomma diciamo la verità: quando te ne sei andato, in Italia non è che ti filavano troppo, tranne naturalmente che a Napoli (a proposito là la situazione è migliorata... ma questo è un altro discorso) dove, per la verità ti volevano e ti vogliono tanto bene che inventarono lì per lì, proprio al tuo funerale, «l'applauso al morto».
Successe in una piazza del Mercato piena di sole e ci facemmo tutti «una capa di pianti». Quell'applauso però fu l’ultimo che ti fecero, almeno per una decina di anni a venire. Rimanesti «in sonno» (scusa la licenza... massonica) come tu pensavi saresti rimasto in eterno. Filmetti, i tuoi, nient’altro. Così avevano stabilito i critici (quasi tutti...). Solite storie: amore, ricchezza, povertà, il potente, i’ indifeso, le truffe, la fame, i travestimenti da donna per campare, le femmine, le malefemmine, i nobili, i preti, i gagà, i barbieri, gli artisti. La Vita, la Morte. Che diamine: mai un momento di satira politica, un messaggio sociale, un «simbolo», un'allegoria, un significato profondo. Tranne un uccellacelo misterioso (a proposito, come si trova Pierpaolo quando ti viene a trovare?) quasi quasi eri solo una riuscita macchietta come «Ciccio Formaggio» (posso testimoniare che quando te ne andasti, i più affettuosi con te dei tuoi colleghi furono Nino e Alighiero: quando li vedi ringraziali). Passano gli anni ed ecco che alcuni cinema di periferia (te li ricordi? Ai tempi tuoi si chiamano «pidocchietti»...) cominciano, più per convenienza che per altro, a programmare i tuoi film. I ragazzi di allora, te lo ricordo, erano molto «tumultuosi». Insomma, per sintetizzare, si ficcavano ovunque ci fosse «un tumulto». Se non c'era lo provocavano. Dicevano che erano «cose serie» e che bisognava essere «impegnati». Non ridevano mai (in pubblico).
Forse (ma è una mia supposizione) non era «di moda» far vedere che si rideva. E allora andavano a ridere al buio. Dove? Guarda caso, nei cinema dove si proiettavano i tuoi film pieni di rune quelle quisquilie e pinzilacchere che ci infilavi tu. Cominciò così il tuo nuovo grande successo. Vuoi che Te lo sintetizzi?
Allora, a parte il grande Fellini, che ti avrebbe voluto «fare santo» i televisionari che si contendevano i tuoi film, i libri che scrive ma figlia, i «parenti di San Gennaro...» che sono spuntati da tutte le parti, c’è un piccolo episodio che mi riguarda (scusa ma non l'ho fatto apposta). Quando feci un programma dedicato a te, su un giornale, ti avevo messo insieme a Charlot tra i più grandi della comicità mondiale di tutti i tempi. Beh, non ci crederai ma mi hanno risposto in quattro, tutte «grandi firme» (anzi grandissime) dai loro giornali. Ma solo per «aggiustare il tiro», secondo me. Insomma ti sei «magnato» anche loro. Sotto sotto lo sanno che sei «il più forte», come direbbe Celentano.
Cheti devo dire? Adesso rivogliono bene tutti. Però ancora non hanno scoperto tante cose di te. Per esempio che sei stato un grande «inventore».
Ma questo te io dico la prossima volta che mi chiedono una cosa che ti riguarda. Sai, non ho fatto il militare a Cuneo. Ma, nel mio piccolo, sono anch'io un «uomo di mondo». Ciao e grazie di tutto.
Tuo ammiratore
[Renzo Arbore]
P.S.: Fellini, che ha detto che sei un «santo», era certamente mezzo pazzo. Comunque io vorrei la salute per me e per i miei cari. Grazie anticipate, Totò.
Show dal Parioli. Costanzo rilancia: «La RAI lo ignora? Noi a Canale 5, no»
ROMA.
«Se la Rai non vuole celebrare Totò, c'è sempre Mediaset», aveva detto Liliana De Curtis. Ed ecco pronta la risposta di Maurizio Costanzo: la puntata di lunedì del suo show su Canale 5 sarà dedicata al principe della risata. Domani, intanto, nel corso di «Buona Domenica», Sandro Meyer intervisterà Aroldo Tieri, che partecipò a ben 13 film di Totò, poi Lippi, Barale, Laurenti e Papi canteranno un medley di brani firmati De Curtis. «Liliana - commenta Costanzo - ha perfettamente ragione quando dice che Totò è sfruttato dalle tv: sia quelle pubbliche sia quelle private si avvantaggiano della presenza dei suoi film nei loro palinsesti. Questa serata, invece, è un omaggio dovuto e sentito da parte mia, che ho avuto la fortuna di conoscere Totò e ancora conservo la foto del nostro incontro nel mio studio».
In merito al Premio Internazionale Totò, che sarebbe dovuto andare in onda proprio il 15 su RaiUno, Costanzo dice: «Sono pronto ad ascoltare la proposta di Liliana per trasmettere il premio su Canale 5, basta trovare il modo e i tempi giusti. Intanto, mandiamo in onda, pur con un giorno di ritardo, questa serata speciale». Al Parioli ci saranno Gigi Proietti (che avrebbe dovuto presentare la serata di RaiUno), Giobbe Covatta, Riccardo Pazzaglia, Franca Faldini, Lelio Luttazzi, Anna Ammirati e Giancarlo Governi. Governi, espertissimo in materia, era in onda ieri e lo sarà venerdì, sulla prima rete, alle 22.40, con lo speciale «Totò 100 - Vita, opere, amori e immortalità del Principe De Curtis». Questo ed un altro speciale in programma per la prossima estate dovrebbero sopperire al mancato Premio Totò, del quale, per ora, si sono perse le tracce.
Per Liliana De Curtis «tutto ciò che si fa per ricordare mio padre va bene. Non sapevo nulla lei "Costanzo show" , ma immagino che Maurizio farà le cose con lo stile che lo contraddistingue. Il progetto del Premio Totò, comunque, rimane. Io ho parlato di Mediaset come alternativa "naturale" alla Rai, ma ora vedremo quando e su quale rete si realizzerà». Il premio dovrebbe essere attribuito ad uno straniero e ad un esordente. Spiega la De Curtis: «Per il primo avevano pensato a Woody Allen e lui ne aveva già sentito parlare. Ma, naturalmente, non c'è stata ancora nessuna convocazione ufficiale».
Oltre al programma di Governi, la Rai ha preparato una serie di appuntamenti televisivi e radiofonici. Domani («Mattina in famiglia», dalle 7 su RaiDue) sarà proprio la signora De Curtis a parlare delle lettere e testimonianze d'affetto che continuano a giungere a suo padre e che lei ha raccolto in un libro. Su RaiUno, invece alle 22,45, nell’ambito di «TV7» andrà in onda un’intervista di Vincenzo Mollica con Dario Fo, il quale commenta la comicità e il rapporto con le donne di Totò. Infine la radio: da mezzanotte del 14, su RadioTre, per la prima volta sarà trasmesso un film, «Totò, Peppino e la Malafemmena», ai quale seguiranno testimonianze registrate, oltre che di Liliana De Curtis, di Isa Barzizza, Mario Monicelli, Lello Bersani. Assieme ai conduttori, sarà in studio il professor Orio Caldiron.
Letizia Riccio
La banda degli onesti colpisce di nuovo
Scarpetta: un film-culto in scena
Napoli.
Cento anni di Totò. Tante le iniziative annunciate per onorare il principe della risata. Manifestazioni di affetto, di stima, di nostalgia per un grande dello spettacolo che con la sua arte comica, ma anche con prove di singolare, amara umanità, ha sedotto generazioni di italiani, restando vivo nel cuore del pubblico, vecchio e nuovo, compreso quello dei giovani che soltanto ora hanno modo di conoscerlo attraverso i film riproposti in gran numero sulle reti tv e in videocassetta. Manifestazioni, in verità, che non hanno trovato riscontro in programmi organici - magari messi e punto da istituzioni pubbliche - bensì affidate all'impulso spontaneo di associazioni e operatori dello spettacolo.
Diverso è il caso del teatro Totò, la sala che già da qualche anno ha dedicato all' artista napoletano la propria insegna, e che nel cartellone della stagione in corso ha previsto uno spettacolo che porta un titolo tra i più famosi del repertorio di Totò, «La banda degli onesti», il film di Camillo Mastrocinque, sceneggiato da Age e Scarpelli, dove il principe della risata è in coppia con un altro grande, Peppino De Filippo.
Cardone? non c'è più
L’adattamento teatrale è di Mario Scarpetta, che ne è anche l' interprete con un’ affiatata compagnia idi comici napoletani. Nel passaggio dallo schermo alla scena, Scarpetta ha necessariamente semplificato l'azione, eliminando alcune situazioni e personaggi (Cardone, il pittore). «La cosa più difficile - dichiara - è stata doversi dimenticare di Totò». Nella consapevolezza, naturalmente, di non doversi avventurare in un'impossibile imitazione, e tuttavia coni l’intento di non tradire lo spirito originario dell'opera.
Rivive così sulle scene quella straordinaria vicenda di poveri cristi che vivono con onestà e modestia la loro misera condizione e che per un (capriccio del caso si trovano ad avere a disposizione una bella partita di calta filigranata, quella che la Zecca di Stato usa per fabbricare i nostri soldi, e si lasciano vincere dalla tentazione di stampare dei bei bigliettoni da diecimila lire. L'idea è del portinaio don Gennaro (Mario Scarpetta, nella parte che fu di Totò), il quale convince il suo amico tipografo, don Ferdinando (Gianni Ferreri nel ruolo di De Filippo) ad affrontare l'azzardata impresa. Naturalmente con tutti i tremori, le paure e i pasticci del caso, fino all'epilogo che vedrà bruciato in un falò il frutto del loro lavoro dilettantistico, ma con il sollievo di non aver tradito la loro indole.
Con Maria Basile in un’efficace caratterizzazione assieme a Michelangelo Ragni, Veronica Mazza, Ciro Discolo, Teodoro Di Bello, la regia e soprattutto l’interpretazione di Mario Scarpetta, molto ben affiancato da Gianni Ferreri restituisce uno spettacolo di sicuro divertimento che, forse, in alcuni momenti avrebbe vasto sorridere lo stesso Totò.
Non è un caso , infatti, che lo spettacolo abbia l'approvazione di Liliana De Curtis, puntuale agli appuntamenti che contano del teatro di via Frediano Cavara: «Non hanno fatto nessun tipo di "imitazione"», racconta. «Non era facile mettere in piedi una versione teatrale del film, ma ci sono riusciti benissimo. A loro va il mio applauso sincero. Sono convinta che a mio padre la commedia sarebbe piaciuta». Certo, il personaggio di Cardone, il pittore, è scomparso, «ma c’era la necessità di rendere più agile la rappresentazione. Non credo che Giacomo Furia sia stato assente alla prima per protestare contro l’eliminazione del ruolo che interpretò nel film con mio padre. È una persona intelligente e capirà».
Il Sogno di Liliana: «Filumena Marturano»
Congratulandosi per l’allestimento, prima di lasciare il teatro, Liliana trova modo di confessare un suo sogno nel cassetto: interpretare «Filumena Marturano». «Quello di Eduardo è un personaggio forte, complesso, meraviglioso, potrei approfittarne per calcare finalmente le scene. Quando espressi il desiderio di fare teatro, papà non volle; poi, quando stavo per sposarmi, mi diede il suo permesso, ma io ero innamorata. E ora eccomi qua, pronta a interpretare un personaggio caro a tutti come l'eroina eduardiana che piaceva anche a Totò». Ad ascoltarla c’è il direttore artistico del teatro, Gaetano Liguori, disposto a produrre lo spettacolo.
Franco De Ciuceis
E domani gratis al cinema in sei sale
Napoli.
Porte aperte al cinema in occasione del centenario di Totò. Domani mattina alle 10.30 sono previsti una serie di spettacoli gratuiti. All’Alcione è in programma «Chi si ferma è perduto» di Sergio Corbucci con Totò e Peppino De Filippo (1961); l'America Hall propone «Totò, Eva e il pennello proibito» di Steno, con Totò e Mario Carotenuto (1956); alla Perla di Agnano c’è invece «Risate di gioia» di Mario Monicelli, con Totò e Anna Magnani (1960); al Modernissimo «Totò Diabolicus» di Steno, con Totò e Raimondo Vianello (1962); al Pierrot si proietta «Totò lascia o raddoppia?» di Camillo Mastrocinque, con Totò e Mike Bongiorno ( 1956) ; al Vittoria «Totò contro i quattro» di Steno, con Totò, Aldo Fabrìzi, Peppino De Filippo (1963). L'iniziativa è del Comune con l'Agis e l'associazione culturale archivi cinematografici, che da anni si adopera per il recupero e la conservazione del patrimonio cinematografico in 35 mm.
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Luciano Giannini, Renzo Arbore, Letizia Riccio, Franco De Ciuceis, «Il Mattino», 14 febbraio 1998 |