Totò, cinquant'anni senza il principe
Una mostra documentaria in tre luoghi simbolo della città per ricordare Antonio de Curtis in arte Totò.
Cinquant'anni senza il Principe non potevano passare inosservati. E tanto meno nella sua città. Napoli, che oltre a dedicargli tra l’altro. l’intero Maggio dei Monumenti - che diventa 'O maggio a Totò - realizza la più grande mostra documentaria in collaborazione con l’associazione Antonio de Curtis in arte Totò, presieduta dalla nipote Elena Alessandra Anticoli de Curtis.
E presto a Totò sarà intitolata una piazza (precisamente lo slargo compreso tra via Sanità e Discesa Sanità) nell’omonimo rione dove tutto cominciò al secondo piano del civico 109 di via Santa Maria Antaesecula, il 15 febbraio 1898. Quel mattino nel rione Sanità nacque un genio, la quintessenza della napoletanità imprigionata in un volto asimmetrico e in un corpo snodabile come quello di una marionetta. Ancor oggi è impossibile immaginare Napoli senza Totò così come Napoli senza il Vesuvio. Il suo spirito continua ad aleggiare nei vicoli della sua città, palcoscenico naturale della commedia dell’arte di cui lui è stata la maschera più autentica, forse l’ultima, di sicuro la più amata.
Dopo dieci lustri da quel 15 aprile 1967, Totò non solo è celebrato, ricordato dai cinquantenni che sono vissuti a pane e Totò, guardando ì suoi film e sfogliando La Livella, ma percepito anche dai giovani come un loro contemporaneo. È come se non se ne fosse mai andato. Lo testimoniano le tre mostre, in corso a Napoli, le celebrazioni che da più parti d’Italia si stanno organizzando - recentemente a Lecce il festival del cinema europeo lo ha ricordato con la proiezione della versione restaurata di Chi si ferma è perduto di Sergio Corbucci, con una mostra e la riedizione del libro Totò.
Tocchi e ritocchi (Il Raggio Verde) e persino Perugia si prepara a dedicargli una strada nel quartiere Balanzano (via Benucci, traversa strada del Piano). Anche i calciatori azzurri gli hanno reso omaggio interpretando le sue frasi più celebri in un video ironico e divertente, realizzato dalla SCC Napoli, mentre la Zecca di Stato ha stampato i 5 euro per celebrare i cinquant'anni dalla scomparsa dell’artista, e l’Università Federico II ha conferito ad Antonio De Curtis, su impulso di Renzo Arbore, una laurea honoris causa alla memoria.
Come pure non lo ha dimenticato il suo Rione, la Sanità, con l’opera del maestro Giuseppe Desiato in largo Vita. Fresco di stampa, è uscito lo scorso 30 marzo, Totò mio padre scritto da Liliana de Curtis con Matilde Amorosi. Dalle pagine del libro, edito da Rizzoli, balza fuori il ritratto di un padre tenero, del marito geloso, di un uomo con i suoi pregi e i suoi difetti. È una biografia dell’artista. accorata ed inedita, che la stessa Liliana compone come un puzzle attingendo dai ricordi personali, richiamando aneddoti e soprattutto emozioni perché a parlare è la voce del cuore.
A portare in giro il Totò poeta e musicista ci pensa invece l’attore Enzo De Caro, ex componente del trio La Smorfia con l’indimenticabile Massimo Troisi, amico di famiglia e totoista che lunedì 24 aprile sarà al Museo Archeologico con lo spettacolo "In arte Totò", viaggio nel mondo poetico e musicale di Antonio De Curtis. Sì, perché Totò fu straordinario poeta: basta leggere qualche poesia - Preghiera del clown, Chi è l'ommo, L’indesiderabile, 'O schiattammo, Il cimitero della civiltà - per capire la modernità del suo pensiero la capacità di tradurre in pochi versi i sentimenti della sua gente, le riflessioni sulla vita e la società che stava cambiando vertiginosamente perdendo pezzi di umanità.
Con il ritmo e la musicalità propria del suo dialetto tradusse anche la sua anima musicale scrisse quaranta canzoni, a partire da quel gioiello di Malafemmena che tanti autori nel tempo hanno interpretato. Geniale, unico e intramontabile. Mai titolo più azzeccato per dedicargli una mostra che si fa in tre per provare a raccontare l’universo Totò e le sue mille sfaccettature. Totò Genio che si è aperta il 12 aprile e che fino al 9 luglio interessa infatti tre luoghi simbolo della città: il Maschio Angioino, Palazzo Reale, il Convento di San Domenico Maggiore.
La Cappella Palatina all’interno del Maschio Angioino nella rassegna Genio tra i geni è ripercorso il rapporto tra Totò e i grandi della cultura del nostro tempo. Tra i materiali esposti, la collezione completa di disegni di Fellini che vedeva in Totò un artista senza tempo e i trenta schizzi di Pasolini per “La terra vista dalla luna” episodio di Uccellacci Uccellini. (1)
Nella sala dorica di Palazzo Reale è stata allestita una parti-colare esposizione, Totò che spettacolo!, dalla visione del baule di scena che Totò portava in giro nelle sue lunghe tournée nei teatri e sui set cinematografici e poi i costumi originali, materiali che evidenziano il rapporto di Totò e le arti che il suo genio ha saputo declinare dal varietà all’avanspettacolo, al cinema passando per i palchi dei più celebri teatri italiani.
Nel grande e piccolo Refettorio del Convento di San Domenico Maggiore, la mostra, Dentro Totò. divisa in sezioni, mette in luce i vari aspetti del personaggio. In particolare, con Totò e il cinema cerca di raccontare attraverso l’esposizione di manifesti, locandine, fotobuste ricordo il successo scandito dai 97 film che lo hanno visto protagonista e acclamato dal pubblico. Curata da Vincenzo Mollica e Alessandro Nicosia la mostra è prodotta da Cor. Creare Organizzare Realizzare e si avvale della co-organizzazione del Comune di Napoli. Istituto Luce Polo Museale Campania Palazzo Reale con la Rai main media partner e Siae e il contributo di Rai Teche e Archivio Centrale di Stato.
Un viaggio a ritroso nel tempo alla riscoperta dell’arte universale di Totò. del suo umorismo come della sua umanità. Ma non è tutto. Il prossimo 25 aprile l’artista Luciano Molino rispondendo all'appello del Comune di Napoli per 'O maggio a Totò propone un'interpretazione acutissima e originale della figura del ‘'Principe” con il suo inconfondibile segno grafico. Artista poliedrico, pittore e disegnatore al quale si devono tante belle immagini di Napoli e dei suoi personaggi, tra cui Eduardo De Filippo amico fraterno di Totò e altro gigante della cultura partenopea. Molino si confronta direttamente con l’enigma, il mistero dell’immagine di Antonio De Curtis. Nella mostra che sarà inaugurata dall’assessore alla Cultura e al Turismo Nino Daniele in san Severo al Pendino (via Duomo) Luciano Moline in una ricca serie di dipinti, lontanissime da ogni “commemorazione” con le sue figure ci restituisce un Totò dei nostri giorni, irriverente, paradossale, surreale, ironico e insieme sentimentale, un amico che ci accompagna ancora, dopo tanti anni, che continuando a divertirci e a stupirci ci rende anche un po' più liberi.
Giunto all’età in cui si tirano le somme Totò dichiarò: «Io non ho ancora fatto nulla, sarei potuto diventare un grande attore invece su cento e più film che ho girato, ne sono degni non più di cinque, ma anche se fossi diventato un grande attore, cosa sarebbe cambiato? Noi attori siamo solo venditori di chiacchiere, un falegname vale cento volte più di noi, almeno il tavolino che fabbrica resta nel tempo, dopo di lui, noi attori, anche se abbiamo successo duriamo al massimo una generazione.»
Si sbagliava.
Antonietta Fulvio, «Arte e luoghi», anno XII, n.4, aprile 2017
NOTE
- (1) “La terra vista dalla luna” , con la regia di Pierpaolo Pasolini, è il terzo episodio del film "Le streghe"
Antonietta Fulvio, «Arte e luoghi», anno XII, n.4, aprile 2017 (foto Ufficio Stampa Web Comune di Napoli) |