Articoli & Ritagli di stampa - Rassegna 1930
Indice degli avvenimenti importanti per l'anno 1930
3 marzo 1930 A Napoli, in una stanza della Pensione Rosa, la nota «vedetta» del varieté, Liliana Castagnola, è deceduta per ingestione di Veronal.
Totò
Articoli d'epoca, anno 1930
Totò e Liliana Castagnola, fu vero amore
I tre moschettieri (1930)
Totò, Charlot per amore (1930)
Sottosopra (1930)
Cabiria con la sua eccellente compagnia che fra breve conterà nelle sue file il comicissimo Totò, dopo i successi al Teatro Gaffino di Lodi, quelli del Teatro Civico di Vigevano, ha debuttato il 13 febbraio al Verdi di Cremona.
«Varietà», 15 febbraio 1930
Per improvvisa in disposizione annunziata prima della recita, era iersera assente «Cabiria», la capocomica e soubrette dell'omonima Compagnia, ma, per quanto non annunciato, era pure tenacemente latitante anche lo spirito. In Nuova Bohème di Ripip e Bel Ami, il pubblico ha infatti udito dialoghi vuoti di senso e di sana comicità, il più spesso prolissi e monotoni. Le parti più accettabili dello spettacolo furono quelle imperniate sulla soubrette Fernanda Vinci, squisita e vivace, e sul corpo di ballo numeroso, elegante, grazioso. Assai mediocri i generici.
C’è proprio bisogno di «Totò» che venga a rinsanguare presto la Compagnia ed a far sorridere il pubblico con qualche gustosa macchietta e qualche battuta di spirito. Ma sarà per la prossima Quaresima. Il pubblico, foltissimo, festeggiò la Vinci, che sostituì Cabiria, e chiamò numerose volte a sfilare sulla speciale corsia, di platea, il corpo di ballo.
Questa sera: La febbre rosa, rivista naturalmente di Ripp e Bel Ami. E' assicurata la partecipazione allo spettacolo, di Cabiria.
«Corriere Emiliano», 25 febbraio 1930
TEATRO MAFFEI - Con "Il traforo del mondo", spettacolosa e malinconica rivista degli inesauribili Ripp e Bel-Ami, inizia questa sera un breve corso di rappresentazioni, la grande
COMPAGNIA CABIRIA
che giunge a noi dopo aver mietuto allori nelle principali città. d'Italia. La bellissima ed elegantissima Cabiria può vantarsi ormai di guidare la più interessante compagine del genere: coadiuvata dai più quotati artisti del mondo rivistesco, degnamente coronata da un innumerabile stuolo di vezzose girls di tutto le nazionalità, tra cui dieci impeccabili e indiavolate inglesine della celebre scuola Walker, la fortunata soubrette è magnificamente fiancheggiata dall'irresistibile
TOTO'
vero comico di razza e cara conoscenza del nostro pubblico. La messinscena, oltre ad essere sbalorditivamente sfarzosa, rappresenta la più alta e più moderna espressione del buon gusto. E' facile prevedere che la serie degli esauriti, iniziata al Mattel da Spadaro, continuerà ininterrotta con Contriti. Intanto, il Teatro è già quasi tutto prenotato, sia per questa sera, che per i due spettacoli di domani. Dopo lo spettacolo, dalle ore 24 in poi, il consueto aristocratico Dancing, con la partecipazione di tutte le fltrli della Compagnia.
«La Stampa», 12 aprile 1930
Varietà Maffei. Sono passate attraverso il caleidoscopio dei variati programmi succedutisi in quest' ultimo scorcio di tempo, interessanti attrattive, che hanno scosso un po' l'apatia di pubblico troppo distolto dai richiami cinematografici. E perciò dopo una serie di riviste della Compagnia Cabiria, in cui il pubblico riammirò e seguì la esuberante comicità di Totò.
«Varietà», 15 maggio 1930
Totò nelle "Riviste Schuren" all'Umberto I
Oggi, alle 17,30 e 21,30 un'altra eccezionale attrattiva all'Umberto I, il debutto del comicissimo Totò nella grande Compagnia Berlinese di Riviste «Schuren». Tutta l'Italia conosce il singolare artista Totò, il beniamino di tutti i pubblici per le sue specialissime doti di attore comico originalissimo, conteso dalle più importanti Compagnie.
Per una felice combinazione egli viene ad aggiungere un'altra grande attrattiva alla Compagnia Berlinese, che in questi giorni furoreggia all'Umberto I e lo vedremo trasportare il pubblico alla più viva ilarità, vicino agli applauditissimi attori di «Sotto sopra», e alle girls inglesi e tedesche, che continuano a rchiamare tutto il pubblico più fine e mondano della Capitale, ogni sera a convegno nell'elegante teatro di Via della Mercede. Botteghino aperto dalle ore 10.
«Il Messaggero», 7 giugno 1930
Un pubblico elegantissimo gremì, ieri, l'Umberto I per il debutto del comicissimo Totò nella super-rivista «Sotto sopra» presentata dalla grande Compagnia Berlinese «Schuren». L'originalissimo attore, come sempre, tenne continuamente desta l'ilarità del pubblico in tutte le sue esibizioni attraverso i magnifici 40 quadri della rivista; e aggiunse un'altra grande attrattiva alle altre non meno importanti che offre questa deliziosa rivista, in cui eccellono il duo danzante Karinska e Rilber, Billy e Betty, il tenore Moretti e le 40 affascinanti girls inglesi e tedesche che entusiasmano il pubblico con le loro danze in perfetto stile.
Oggi due repliche di «Sotto sopra» con Totò alle ore 17,30 e 21,30. Botteghino aperto alle ore 10.
«Il Messaggero», 8 giugno 1930
Umberto - Anche ieri nei due festivi, due esauriti per la replica di «Sottosopra» la super-Rivista in 40 quadri di Hermann Haller e Walter Kollo, che la grande Compagnia di Riviste «Schuren» presenta all'Umberto I con sfarzo di costumi e scenari. Come nelle precedenti rappresentazioni, tutti i valenti artisti furono, nei rispettivi ruoli applauditissimi, sopratutto il duo danzante Karinena e Riber, il comicissimo Totò.
Oggi due repliche alle ore 17,30 e 21,30. Botteghino aperto dalle ore 10.
«L'Impero», 8 giugno 1930
«L'Impero d'Italia», 8 giugno 1930
Seguite dall'immenso favore del pubblico che affolla tutto le sere l'Umberto I, continuano le repliche di «Sotto sopra» che la grande Compagnia di riviste « Schuren» presenta con grande lusso di scenari e costumi. I quaranta quadri originalissimi di cui si compone questa super-rivista, esibiti con vivace sorpresa d'effetti, danno modo aglil artisti che vi agiscono di mettere in rilievo le loro eccellenti qualità di tenori, soprani, danzatori e acrobati.
Riscuotono sopra tutti gli applausi entusiastici Karinska e Rilber, la coppia danzante, nelle loro originalissime creazioni, le valenti ballerine inglesi Billy e Betty, il tenore Moretti, ed infine il comicissimo Totò, che per precedenti imprescindibili impegni prenderà parte alla rivista solo per altri tre giorni.
Oggi replica di «Sotto sopra», alle ore 17,30 e 21,30. Botteghino aperto dalle 10.
«Il Messaggero», 10 giugno 1930
Sotto sopra, la super-rivista di 40 quadri di Hermann Hallar e Walter Kollo presentata dalla grande Compagnia Berlinese di riviste « Schuren » continua a furororeggiare all'Umberto I, tutte le sere esaurito in ogni ordine di posti dal pubblico più elegante di Roma, veramente l'avvicendarsi di tanti quadri gioiosi di luci, scenari e costumi sfarzosi, tiene desta l'ammirazione del pubblico che non si stanca di divertirsi ed applaudire, dandosi alla più schietta ilarità, quando, fra tanti ottimi elementi di artisti vari, e tante belle girls, 40 elegantissime e giovanissime danzatrici, vede apparire il comicissimo Totò, che fa sbellicare dal ridere, peccato che questo originalissimo attore soltanto domani e posdomani ancora ci delizierà con la sua verve, perchè giovedì dovrà lasciane Roma per Improrogabili Impegni. Ma un'altra attrattiva si prepara per il gran pubblico di Roma, di cui parleremo domani.
Intanto oggi altre due repliche di Sotto sopra, alle ore 17.30 e 21.30.
«Il Messaggero», 11 giugno 1930
Umberto - Seguito dal favore del pubblico cha affolla tutte le sere l'Umberto I ; continuano le repliche di «Sotto sopra» che la grande compagnia di Riviste «Schuren» presenta con un grande lusso di scenari e costumi. I quaranta quadri originalissimi di cui si compone questa Super-Rivista, esibiti con vivace sorpresa d'effetti danno modo agli artisti che vi agiscono di mettere in rilievo le loro eccellenti qualità.
Molti applausi riscuote il comicissimo Totò, che per precedenti imprescindibili impegni prenderà parte alla Rivista solo per altri tre giorni. Oggi replica di «Sotto sopra » alle 17,30 e 21,30.
«L'Impero», 11 giugno 1930
Con uno spettacoloso esaurito ieri sera, all'« Umberto » Totò si è congedato dalla compagnia Schuren e dal pubblico della capitale. Totò, l’insuperato Totò, l'uomo che passa attraverso la cruna di un ago, l'irresistibile comico, l'indimenticabile Totò ha lasciato il palcoscenico della Sala Umberto. Che risate, ieri sera. Quando Totò è apparso sul palcoscenico in una sua truccatura arciparadossistica di «cornacchione», di uccellaccio nasuto, ipersnodato e volitante, è venuto giù il teatro. Altra volta ci intrattenemmo dell'Arte — sissignori, dell'Arte, con l'A maiuscola! — personalissima ed originale di questo eccezionale, figlio di Napoli che ha tutti i requisiti per legare il suo nome alla migliore storia del varietà italiano. Tuttavia amiamo esprimergli di nuovo il nostro compiacimento.
E arrivederci, Totò.
«L'Impero d'Italia», 14 giugno 1930
Umberto I. La compagnia di riviste Cabiria ha dato un breve corso di rappresentazioni, ottenendo meritatissimo successo. Attualmente agisce la grande compagnia di riviste «Schuren» dell’Admiral di Berlino con il lavoro a grande spettacolo «Sotto sopra». Oltre alla messa in scena sfarzosissima il publico è specialmente entusiasmato per la virtuosità dei singoli artisti, tra cui si contano soprani, tenori, acrobati, danzatori e le 40 valentissime girls tedesche e inglesi. Direttore d'orchestra Willy Lachner. Un'altra attrattiva si è aggiunta alla compagnia col debutto di Totò, l’originalissimo comico, tanto simpaticamente noto al publico romano. Le repliche dell' attraente rivista si succedono affollatissime.
«Varietà», 15 giugno 1930
Da oggi s’iniziano le ultime rappresentazioni della Grande Compagnia Schuren con la rentrè del comicissimo Totò, che annunzia un numero « Totò... Charlot per amore » di cui siamo sicuri l’artista darà una interpretazione eccezionale.
Il pubblico che si ricorda le liete ore trascorse per l’inesauribile verve di Totò, accorrerà numeroso alle sue originali esibizioni che suscitano la più schietta e irresistibile ilarità.
«L'Impero d'Italia», 26 giugno 1930
Altre volte dicemmo di Totò tutto il bene che sinceramente egli merita; altre volte tributammo lodi alla sua arte personalissima e geniale. Tuttavia anche oggi — in occasione della sua rentrée all'Umberto — non possiamo trascurare di segnalare al pubblico romano che sempre gli ha dimostrato simpatie vivissime, una nuova creazione originale del nostro eccezionale comico: Totò Charlot per amore. Totò ha compreso perfettamente l’amara ironia del suo grande collega dello schermo; ne ha penetrato lo spirito, imitato in modo impressionante la truccatura, rievocato perfettamente i gesti, consacrati da chilometri di film e diffusi per tutto l'orbe. E il pubblico, che aveva, con encomiabile compiacimento, assistito alla replica della rivista Schuren, ha tributato a Totò un interminabile calorosissimo applauso. Ci sono piaciute — è inutile dirlo — le vecchie macchiette dell'arcispassoso comico (« Le donne sono tutte bugiarde ! » ; « Vicolo... vicolo !» ; « Il Prestigiatore ») e il numero eccezionalissimo dei due danzatori Karinska e Riber. Stasera Totò replica il suo programma. E la compagnia Schuren pure.
«L'Impero d'Italia», 27 giugno 1930
UMBERTO - Siamo allo ultime rappresentazioni della Compagnia «Schuren», nelle quali si esibirà anche il comicissimo Totò nelle sue esiliranti creazioni.
«L'Impero», 29 giugno 1930
«L'Impero», 30 giugno 1930
Stasera alll'Adriano la Compagnia Italo Viennese di Achille Maresca darà la sua ultima rappresentazione. Gli spettacoli organizzati dal Cav. Maresca hanno appassionato per la ricchezza ed il buon gusto tutto il miglior pubblico romano. Stasera «Ja ja Susette».
«L'Impero», 18 ottobre 1930
Lydia Johnson e Totò. Ai primi del prossimo settembre si formerà una compagnia di riviste che avrà come prima donna e direttrice Lydia Johnson e Totò primo attore comico. Il debutto è fissato al Teatro Nuovo di Napoli.
«Varietà», 15 luglio 1930
Altri artisti
Articoli d'epoca, anno 1930
100 mila copie di Petrolini
Mi confesso... di Ettore Petrolini
Ettore Petrolini: io e il film sonoro
Liliana Castagnola, 3 marzo 1930: cronaca di un suicidio
Napoli, 3
Sul tardi di Ieri sera si diffondeva nei ritrovi eleganti della città e produceva la più viva impressione, la notizia che la nota celebrata vedetta del varietà italiano Liliana Castagnola, era pietosamente morta in poche ore per avere sbagliato le dosi di una pozione di sonnifero che la diva era solita prendere ogni notte, ritirandosi nella camera che occupava in una pensione di via Fenile di Porto.
La follia d'un innamorato
Liliana Castagnola era nata nel 1898 San Martino presso Genova, da distinta famiglia. Si ricorda che essa fu coinvolta in un grave fatto di sangue avvenuto molti anni or sono a Milano. Un suo amico, uomo gelosissimo, una sera sparò prima contro la donna, ferendola gravemente alla fronte, e poi rivolse l'arma contro sè stesso, uccidendosi.
Abbiamo rievocato questi tragici eventi, che risalgono agli inizii della carriera brillante della Castagnola, per far rilevare che questa si dibattè per diversi mesi fra la vite e la morte. Guarì, infine, ma il proiettile le restò sempre conficcato nei cranio, ciò che le arrecava non pochi disturbi e spesso la privava anche del riposo.
Inoltre la diva era sempre turbata, come essa stessa narrava alle amiche, dalla tragica visione dell'uomo che aveva tentato di ucciderla e che le era poi caduto cadavere ai piedi. Ecco spiegato il perchè, da quel terribile giorno, la diva non poteva dormire se non ricorreva ai sonniferi che già due anni or sono le fecero correre serio pericolo di morte, anche per averne abusato.
Quattro milioni sperperati
La tragedia richiamò sulla Castagnola l'attenzione di un patrizio genovese, il quale, spinto dalla curiosità, andò a visitare la giovane all'ospedale. Rimase fortemente colpito dalla bellezza della Liliana, alla quale il pallore della convalescenza aggiungeva maggior fascino. Il gentiluomo non tardò ad innamorarsene. Egli le compirò una villa ove la trasportò perchè potesse più presto guarire e sperperò per lei quattro milioni; poi, obbligato dalla famiglia, abbandonò la Liliana. Questa, venduta la villa, riprese la sua vita avventurosa, riuscendo fatale a qualunque uomo ravvicinasse. A Roma ebbe ancora una clamorosa relazione col romano Rossellini, il quale pure sperperò la sua fortuna per la bella cantante.
Anche a Napoli si innamorò della donna un giovane assai noto, che poi si uccise in uno dei principali caffè della città. In questi ultimi tempi la Castagnola era stata presa da forte simpatia per un applaudito attore comico del teatro dialettale, Totò De Curtis di Napoli, notissimo anche in tutta l’Italia. Liliana Castagnola, dopo una tornèe in Sicilia era rimasta a Napoli per un lungo corso di recite al Salone Margherita. Esauriti i suoi impegni, si era concessa il lusso di fermarsi nella nostra città a riposare. Essa doveva partire proprio stamane alla volta di Padova, per iniziare una rapida tournée.
Il fatale errore
Ed ora ecco come può ricostruirsi la tragica scena della morte. La Castagnola, rincasata l'altra notte verso l’una, apparve di ottimo umore e si trattenne anche a conversare con le amiche. Alla cameriera, entrando in stanza, disse che la domenica mattina si sarebbe levata assai per tempo; poi la chiamò ancora per darle incarico di far impostare subito delle lettere che aveva premura che giungessero ai suoi parenti a Genova. Ieri mattina, per errore, la cameriera della pensione entrava nella camera della Castagnola, e avvicinatasi al letto della diva, notava che la diva era immersa in una specie di letargo. Allora dava l'allarme e al capezzale della Castagnola accorreva il dr. Rizzi che, osservando i tubetti vuoti di sonnifero, che erano sul comodino, ha potuto subito stabilire che la sventurata aveva ecceduto nella dose dello stesso. Veniva anche chiesto l'intervento del prof. Pavone dei Pellegrini, che si recava subito sul posto con alcuni infermieri. Ma tutti i tentativi ai quali la scienza ricorre in simili casi, furono vani. Ieri sera alle 20 senza aver mai riacquistato i sensi, la Castagnola spirava.
Oggi a mezzogiorno un funzionario di polizia, recatosi alla pensione dove è morta la Castagnola ha repertato i gioielli dell'artista ed altri oggetti per un valore di 50 mila lire, ed ha repertato pure 4500 lire in biglietti di banca.
«Gazzetta di Venezia», 4 marzo 1930
Napoli, 3.
Sul tardi di Ieri sera si diffondeva nei ritrovi eleganti della città, e produceva la più viva impressiono, la notizia che la nota e celebrata vedetta del varietà italiano, Liliana Castagnola. era pietosamente morta in poche ore, per aver sbagliato le dosi di una pozione di sonnifero che la diva era solita prendere ogni notte, ritirandosi nella camera che occupava in una grande pensione di via Fenile di Porto. Liliana Castagnola, dopo una tournée in Sicilia, era tornata a Napoli per un lungo corso di recite al Salone Margherita. Esauriti i suoi impegni, si era concessa il lusso di fermarti nella nostra città a riposare.
Ed ora ecco come può ricostruirsi la tragica scena della morte. La Castagnola, rincasata l'altra notte verso l'una, apparve di ottimo umore e si trattenne anche a conversare colle amiche. Alla cameriera, entrando in stanza, disse che la domenica mattina si sarebbe levata assai per tempo; poi la chiamò ancora per darle incarico di far impostare subito delle lettere che aveva premura che giungessero al suoi parenti a Genova. Ieri mattina, per errore, la cameriera della pensione entrava nella camera della Castagnola, e, avvicinatasi al letto della diva, notava che la giovane era immersa In una specie di letargo. Allora dava l’allarme, ed al capezzale della Castagnola accorreva il dott. Rizzi che, osservando i tubetti vuoti di sonnifero che erano sul comodino, ha potuto subito stabilire che la sventurata aveva ecceduto nella dose della stesso. Veniva anche chiesto l'Intervento del prof. Pavone del Pellegrini, che si recava subito sul posto con alcuni infermieri. Ma tutti i tentativi al quali la scienza suole ricorrere in simili casi, furono vani. Ieri sera alle 20, senza aver mai riacquistato i sensi, la Castagnola spirava.
«Il Lavoro», 4 marzo 1930
La fine di una donna fatale - Sperpero di milioni ed episodi tragici
Liliana Castagnola, la popolare artista del varietà scomparsa improvvisamente dalla scena del mondo, si era imposta all’ammirazione del pubblico per la sua esuberante bellezza. I frequentatori di teatri di varietà l'avevano soprannominata la bella Otero rediviva, a causa della calda dovizia della chioma, del fulgore dei suoi occhi e soprattutto a causa della sua statuaria persona, slanciata, alta, perfetta. Ancora, a cagione della sua pronuncia un poco esotica e di quella sua aria sovente assonnata, la credevano un’americana. Era invece italiana, nata in terra ligure ventotto anni fa a San Martino nel Genovesato. Ma aveva viaggiato a lungo all’estero; aveva avuto i suoi primi successi di «chanteuse» in Francia. A Mentone, a Nizza, a Montecarlo, a Parigi, dov’era stata a scuola di perfezionamento di bellezza presso Lina Cavalieri, era stata popolarissima.
Cominciò a cantare in Musichall italiani, a Genova, a Torino, quando già era divenuta celebre nella Francia meridionale e segnatamente a Marsiglia, dove fu l’eroina di un complicato intrigo amoroso, che fu risolto a colpi di coltello catalano in un ristorante. Sono note le sole vicende successive, vicende in cui lo sperpero di milioni si unisce alla macchia tragica di qualche cadavere. Ma il disordine dominò la sua vita. Le erano stati fatti in complesso doni per milioni e quasi tutto ella allegramente profondeva.
Ultimamente aveva voluto associarsi ad un grappo di artisti di molta notorietà che cantavano «Autunno napoletano», sulle scene del Politeama. Questo, per fare di spetto a Lidia Johnson, che svolgeva le sue diavolerie sulle scene del Sannazzaro e dalla quale plagiava gli scenari. Dopo tre o quattro spettacoli, però, si pose in lotta con tutti i compagni e segnatamente con tutte le compagne d’arte e, bruscamente, tolse le tende dal teatro di Montedidio per passare a quello stesso teatro di via Chiaia, dove fino a pochi giorni prima aveva trionfato la Johnson. Occorse tutta raccomodante bonomia dell’impresario per sopportare le stravaganze dell’artista e così, nel dicembre e nel gennaio scorso, il nome di Lilliana Castagnola tenne costantemente il cartello.
Ma alla fine la volubile donna si ritrasse dalla scena, confessandosi stanca di battagliare contro emulo che non volevano raccogliere la sua sfida, sfiduciata per non aver potuto attirare mai un pubblico di eccezione. In questa decisione non fu certo estraneo un fatto del tutto nuovo per la Castagnola: quello cioè del suo innamoramento per l’artista Totò.
«Il Piccolo delle ore diciotto», 4 marzo 1930
L'improvvisa morte di un'attrice di varietà che fu protagonista di parecchie tragedie
Questa mattina negli ambienti teatrali della città si spargeva improvvisamente la voce della morte inattesa di una delle più note ed eleganti attrici del varietà italiano: Liliana Castagnola. Turbinosa e drammatica la carriera della giovane artista. Anni fa ella interessava la cronaca cittadina perchè aveva tentato suicidarsi sparandosi un colpo di rivoltella alla testa. Fu salvata per miracolo ma era rimasta assai sofferente. Soffriva, a seguito della ferita, di insonnia. Il proiettile era rimasto conficcato nel cranio e non ha potuto mai essere estratto. Ricorreva per lenire queste sue pene al Veronal e cercava di stordirsi con l’uso smodato di alcoolici.
La Castagnola abitava in una pensione di artisti a Sedile di Porto. Da qualche mese non recitava, perchè attendeva ad iniziare una grande tournée. La proprietaria della pensione, fatta la dolorosa scoperta, ha avvertito le autorità di polizia ed un medico. Quest’ultimo constatava la morte. Un funzionario di polizia ha repertato i gioielli dell’artista ed altri oggetti per un valore di 50 mila lire.
Il nome di battesimo dell’artista era Eugenia. Era nata a Sampierdarena. A 23 anni si sposò a Genova ed ebbe un bambino. Lasciò il tetto coniugale dopo un anno e si diede all’arte. Incominciò la carriera a Milano. Qui ebbe la sua prima avventura che finì in una tragedia. Aveva stretto relazioni con un giovane e ricco industriale, che, perdutamente innamorato, a Montecatini, in un impeto di gelosia, sparò contro di lei. La Liliana, ferita, corse in una sala da bagno ove potò afferrare un campanello d’allarme. Si salvò per miracolo.
Il racconto della tragedia richiamò l’attenzione di un patrizio genovese, un marchese, il quale, spinto dalla curiosità, andò a visitare la giovane all’ospedale. Rimase fortemente colpito dall’aspetto di Liliana, alla quale il pallore della convalescenza aggiungeva maggiore fascino. Il marchese non tardò ad innamorarsene. Egli le comperò una villa ove la trasportò perchè potesse più presto guarire. Poi, obbligato dalla famiglia, l’abbandonò. L’artista, venduta la villa, riprese la vita avventurosa. A Roma ebbe ancora una clamorosa relazione con un ricco romano che sperperò la sua fortuna per lei. Anche a Napoli un giovane assai noto si innamorò della donna, ma finì tragicamente.
La Liliana era rimasta tanto scossa dalla tragedia di Montecatini che dormiva con la stanza illuminata.
«Il Piccolo della Sera», 4 marzo 1930
La morte di Liliana Castagnola
Stamane è stata rinvenuta esanime in una stanza della pensione Rosa l'artista Liliana Castagnola, deceduta per un indigestione di Veronal. La Castagnola era famosissima negli ambienti teatrali, recentemente l'aveva richiamato un foltissimo pubblico a Napoli; era nel suo genere una cantante, un'attrice deliziosa, che dava alla canzone una interpretazione tutta personale. Cantava con sentimento e infondeva nel pubblico la commozione di cui ella stessa era pervasa. Era nata a Sampierdarena.
Giovanissima si sposò a Genova ma lasciò il tetto coniugale dopo un anno e si diede all'arte; qui cominciò la sua carriera a Milano. La sua prima avventura amorosa aveva stretto relazione con un ricco industriale, i parenti di questo si opposero recisamente a che questa relazione continuasse ma l'industriale era perdutamente innamorato della Castagnola e la separazione avvenne egualmente. Fu un Patrizio genovese che qualche tempo dopo si innamorò della bella Liliana. Le comprò una villa e spese per lei qualcosa come 4 milioni. Poi, convinto dalla famiglia, abbandonò la giovane artista. Questa, venduta la villa, continuò la sua vita avventurosa. A Roma ebbe anche una relazione con un signore che sperperò la sua fortuna per la bella cantante. Anche a Napoli si innamorò della donna un giovane assai noto.
In questi tempi la Castagnola era stata presa con forte simpatia per un attore del teatro dialettale, Totò de Curtis. Da qualche mese la Castagnola non recitava più e attendeva di iniziare una grande tournée. Ella doveva partire proprio alla volta di Padova, quando la sua vita è stata tragicamente stroncata dalla disgrazia occorsa a cui abbiamo dinanzi accennato.
A mezzogiorno un funzionario di polizia recatosi alla pensione Rosa, ha riportato i gioielli della donna ed oggetti per un valore di 50 mila lire e banconote per un valore di 4500 lire.
«Il Messaggero», 4 marzo 1930
La morte di una «stella» del Varietà
Stamane è stata rinvenuta esanime, in una stanza della Pensione Rosa, la nota «vedetta» del varieté, Liliana Castagnola, deceduta per Ingestione di Veronal. L'artista era notissima negli ambienti teatrali, e la notizia nella sua morte ha prodotto viva impressione. La vita della « stella » è stata tutta una tragedia. Nata a S. Martino presso Genova da distinta famiglia, ne) 1920, quando già era nota sulle scene del varietà italiani, divenne l'amante di un ricco industriale lombardo, il quale le sparò contro tre colpi di rivoltella e dopo qualche tempo finì tragicamente la sua vita.
Liliana Castagnola, dopo essere stata per vari mesi tra la vita e la morte, guarì, ma un proiettile rimastogli nel cervello le procurava forti sofferenze. Negli anni successivi ebbe molte avventure, e tutta movimentate. Da qualche mese era Napoli con la compagnia Molinari. Ella doveva partire proprio stamane alla volta di Padova. La morte è stata provocata da una eccessiva dose di sonnifero che l’artista ha preso prima di coricarsi, certamente per isbaglio.
«La Stampa», 4 marzo 1930
L'ultima telefonata di Liliana all'artista Totò
Si apprende qualche altro particolare sulla tragica morte di Liliana Castagnola, i cui funerali hanno avuto luogo ieri stesso. Sabato sera, la Castagnola scrisse lungamente a una sua sorella, a Genova, consegnando la lettera alla cameriera della pensione e pregandola di farla partire raccomandata. Ora la sorella è attesa qui. La Castagnola trascorse molto serenamente le ultime ore. Ritornata alla pensione sabato notte poco prima delle 3, si svestì e consumò una cenetta conversando affabilmente col signor Russo, proprietario della pensione, e con la cameriera. Ad un certo momento, ella andò al telefono e chiamò l’artista Totò al quale disse: «Siamo intesi; tu partirai domani o domani l'altro ed io ti raggiungerò». Subito dopo si ritirò nella sua camera.
La polizia ha provveduto ad inventariare e a sugellare il guardaroba ed i gioielli lasciati dalla diva. Il guardaroba comprende una ventina di toilette lussuose ed una diecina di pellicce e gioielli per un valore complessivo di 70 mila lire.
«Il Piccolo delle ore diciotto», 5 marzo 1930
La tragica diva del caffè concerto - Introno alla morte di Liliana Castagnola
C’è ancora qualche cosa da aggiungere al racconto della vita avventurosa di Liliana Castagnola che ha chiuso ieri a Roma la sua breve giornata di stella di quegli effimeri olimpi che sono i caffè-concerto, che è morta per aver chiesto ai paradisi artificiali dello droghe l'oblio della falsa gioia dei palcoscenici dalle facili canzoni e del facili amori. E, anzitutto, c’è qualche dato da rettificare. Liliana Castagnola era nata 34 anni fa non a Sampierdarena, ma a Genova Centro e precisamente in via Puggia, a S. Martino D’Albaro. E il suo vero nome era quello di Eugenia.
Giovanissima ancora, a soli 17 anni, andò a nozze col figlio di un noto impresario cittadino di costruzioni di pavimenti alla veneziana. Un anno dopo essa era già madre di un vispo maschietto che sembrava dovesse stringere in modo vieppiù indissolubile l’unione del due giovani. Invece, dopo soli due anni, le nubi si addensavano sul provvisorio cielo coniugale. Ne conseguì una separazione in piena regola. Il bimbo fu assegnato al padre che a sua volta lo affidò ad un suo fratello. E’ da questo momento che si dedicò all’arte del caffè concerto. Suo padre, Daniele, in gioventù fu un atleta notissimo, specializzato nella lotta greco-romana. Alla chiusura di un concorso ginnastico, circa 30 anni fa, egli ricorda con compiacimento di aver ricevuto il premio guadagnatosi dalle mani del Conte di Torino.
Come è egli stesso che rievoca un episodio che avvenne fra lui e la figlia Liliana, dopo che questa abbracciò la carriera artistica. Il Castagnola, che non vedeva di buon occhio la decisione presa dalla figlia, allontanatasi tanto dalla casa maritale, quanto da quella paterna, un giorno fermò la Liliana Invitandola a non continuare nella via su cui si era posta e a dedicarsi invece alla famiglia. La Liliana per tutta risposta gli disse: «Tu hai raggiunto la notorietà coi tuoi muscoli di lottatore, lo la raggiungerò colla mia voce e colla mia bellezza ». Il figlio della scomparsa, che conta adesso 16 anni, vive presso uno zio paterno. Gli studi e la sua educazione furono fatti a spese della madre che mai lasciò mancare alcuna cosa alla sua creatura.
La Liliana aveva inoltre due sorelle minori. Esse dopo la rottura dei rapporti fra i genitori, e cioè fra il Daniele Castagnola e sua moglie Nicoletta Cambiaso. avvenuta circa 14 anni or sono, convissero col padre. Una è ora moglie ad un torinese e vive nella città piemontese. L'altra, la più giovane, si è sposata da pochi mesi e risiede a Genova.
«Il Lavoro», 5 marzo 1930
La sera del 2 corrente questo fiore tormentato da un’ avverso destino scendeva col suo profumo e le sue stranezze nel buio della eternità. Una mano che forse in trent’anni di vita non si era mai alzata per un qualsiasi atto scorretto, armavasi di venti pastiglie dell'omicida Dinal, per dare al cuore una pace inutilmente cercata in questa valle di lagrime. Con Liliana Castagnola la natura aveva generosamente calcolato e dosato, creandola bella come un'aurora di maggio, fra i molteplici incanti d’un corpo mirabile, d’uno sguardo che agganciava subito come il guizzo della folgore, slanciata, elegantissima, intonata a tutte le mode, artista d’ampio respiro, per la voce stupenda e la dizione perfetta, qualcosa d’indefinibile che interessava di primo acchito per lasciarci un momento dopo perplessi, fra l’ammirazione e lo sgomento.
A contrasto di tanta profusione di bellezze che avrebbero fatto della sua vita un canto d’amore, un’anima disordinata, ed un cuore amarissimo chiudevano il cammino ai fascini. lasciando posto alle caratteristiche della donna cosiddetta fatale, che sapeva di esserlo, che voleva esserlo. Giovinetta ancora, erasi affacciata all’orizzonte della vita con un rapido trionfo artistico e mondano, meteora luminosa, tadorna di grazie infinite e con il libro del destino aperto sulla parola, tragedia.
Visse turbinosamente, forse irresponsabile di tanti scatti bisbetici in cui ella era regina, preda di amori violenti che nel sangue compivano il ciclo delle brutali passioni, che sanno e possono ispirare donne di tal genere. Liliana fu una bambola irrequieta, tormentata da forze inique e misteriose, condannata ad essere amata senza calma, nè limiti, da uomini privi d’equilibrio, da alogici che al suo cospetto e per il suo amore perdevano il controllo di sè stessi, sopprimendo doveri più alti e più sublimi.
La farfalla ha bruciato le belle ali alla fiamma del più brutto dei suoi amori, senza un lamento nell’ora del trapasso, impossibilitata a maledire i fati che la vollero bella ed infinitamente disgraziata, vittima degli alcaloidi, ai quali chiedeva invano ristoro per il suo dolore, per il suo martirio di tutti i giorni, di tutte le ore, anche per quelle della primavera che ogni anno giungeva a salutarla con i suoi fiori e con i suoi incanti. Povera Liliana! Chiusi gli occhi per sempre, il suo frale ed il suo bel volto non subirono alterazioni, essi restarono meravigliosi anche sotto la gelida maschera della morte.
Per i vinti la generosità degli uomini apre il cuore alla pietà che deve essere molta, moltissima per questa infelice i cui peccati furono espiati con sofferenze ininterrotte e crudeli, fra gli spasimi di un’anima che da tempo non aveva più nè luce, nè sorrisi.
A.C., «Varietà», 15 marzo 1930
Riferimenti e bibliografie:
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- La Stampa
- Stampa Sera
- Nuova Stampa Sera
- Il Messaggero
- Corriere della Sera
- Corriere d'Informazione
- Il Lavoro
- Gazzetta di Venezia
- Il Piccolo di Trieste
- Il Piccolo delle ore diciotto
- Il Piccolo della Sera
- Corriere Emiliano
- Cafè Chantant
- Varietà
- L'Impero