Clelia contro Totò
Incontro di pesi massimi valevole per il campionato italiano della rivista
Su questo ring rivivono gli incontri e gli scontri fra i divi di primo e secondo calibro del teatro e del cinema d’oggi e d'ieri. Sul quadrato si muovono personaggi a voi noti solo nella finzione scenica: noi ve li mostriamo nella finzione della vita. L'ingresso in sala è libero per le persene ricche di spirito: severamente proibito, invece, ai «cappellisti» e ai «codapaglisti»
Clelia (28 anni, 18 film, 68 kg.) contro Totò (una mascella, due spine dorsali e molti blasoni), incontro fra pesi massimi valevole per il campionato della rivista italiana, in cinque riprese una tracheite e due avvocati, finito in tribunale.
1° round. Dopo Anna, Clelia. Sua Altezza, da qualche tempo, ha i sogni agitati. Colpa al Anna? Forse che sì. Colpa di Clelia? Forse che no. Comunque, vediamo. Febbraio. Clelia recita e canta — o finge di cantare — in compagnia Rascel. Giunge Romagnoli (pardon: il commendator Luigi Romagnoli) e offre a Clelia il ruolo di primattrice assoluta a fianco di Totò. Primattrice, e novemila serali. Una bazza. Clelia, inutile dirlo, accetta. Legge il copione, e prova i cinque sketchs assegnati. Per la storia: Allegra divorziata, Fumetti, Banditi, Beri Beri, Signorina Felicita 47. Cinque sketchs, novemila. Quasi duemila l'uno. Non c'è male.
2° round. - 1 marzo. Clelia denuncia mal di gola e raucedine. Colpa del canto, lo dicevamo anche noi. Clelia non dovrebbe cantare; e invece si ostina. Medici e professori s'avvicendano al suo capezzale: niente da fare, per qualche giorno la voce non torna. Per il debutto della compagna (5 marzo) neanche pensarci. Clelia avvisa Totò, ma Sua Altezza non ritiene opportuno rimandare il debutto. Provvisoriamente affida le parti di Clelia a Vera, Elena e Wilma. Chi fa da sè fa per tre, è giusto. Però la voce di Vera non fa neppure per un terzo.
3° round. - 5 marzo. «Ci avete fatto caso — direbbe Fabrizi — che una compagnia di rivista non debutta se non dieci giorni dopo il cosidetto debutto? Ci avete fatto caso?». Infatti, il 5 Totò non debutta. E il mattino del 6 — magia della regola del tre — la tracheite di Clelia scompare. Eccola in teatro, pronta a debuttare. Ma al Principe la cosa non va: a prescindere... Ecco qua: a prescindere dagli impegni assunti, Clelia deve ormai cedere il pesto a Vera, Elena e Wilma per le prime sere, per poi riprendere le proprie parti e rientrare in compagnia. Tutto bene, ma Clelia ha sangue sospettoso: focosa repubblicana, ai monarchi non presta più fede. E invia il suo avvocato Tardivo (in confidenza, avvocato, cambi nome) a difendere i suoi diritti presso l’augusto prence. Gli avvocati salgono sul quadrato. Odore di bruciato in sala. La faccenda si fa seria.
4° round. - Fra incontri e scontri si arriva al 15 marzo. Da una settimana gli avvocati sono sul ring, giorno e notte. Il Prence medita in camerino, la Principessa va in locali notturni per dimenticare. (Alla Festa — e alla Carica — dei 600, al Teatro Nuovo, Vera dice a Clelia: Lo vuoi il Beri Beri? Sembra un dialogo cifrato. Ma il Beri Beri, Clelia, non lo vuol più: vuol ben altro). Le schermaglie continuano. Infine, l’ultimatum dei plenipotenziari del Principe: «S. A. Totò — suona l'editto — vedetta e ragione d’essere dello spettacolo, consente a Clelia di interpretare due soli sketchs, e non cinque, per lei espressamente scritti dagli autori Nelli e Mangini e Garinei e Giovannini...». Quattro autori, e due soli scketchs. E le novemila serali solo dal giorno del ritardato debutto. Clelia arriccia il naso. L’avvocato Tardivo (la prego, cambi nome) tardivamente rifiuta. Totò finisce alle corde, per vie legali.
5° round. - Slamo in tribunale. Clelia si mette la toga e cita Totò — e per esso Romagnoli — a comparire in aula, «Piaccia al Tribunale Illustrissimo, reietta ogni contraria istanza ed eccezione, previe le declaratorie tutte che del caso e ogni altra provvidenza di legge...» Quattro autori. Ma nessuno dei quattro è stato capace di scrivere una scenetta cosi comica. Con tanto di gag finale: il risarcimento danni richiesto da Clelia: un milione e centomila. (Altezza, accettate un suggerimento: andate in esilio. Re Faruk vi attende. Il milione — e centomila — lo godrete in Egitto, senza Clara primadonna). A prescindere, appunto. Bazzecole, quisquiglie, pinzallacchere.
Letto, approvato e sotto scritto.
Daniele D'Anza, «FIlm», anno X, n.26, 28 giugno 1947
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Daniele D'Anza, «FIlm», anno X, n.26, 28 giugno 1947 |