Articoli & Ritagli di stampa - Rassegna 1942




Totò

Articoli d'epoca, anno 1942

16 Giu 2015

Lo spettacolo per i feriti di guerra

LO SPETTACOLO PER I FERITI DI GUERRA Nei primi giorni del mese di giugno del 1942, il regime fascista, con la collaborazione del quotidiano "La Stampa" di Torino, organizzò uno spettacolo di beneficenza a favore dei feriti e mutilati di guerra. La…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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Totò in «Volumineide»

Totò in «Volumineide» Non credo che ai miei lettori importi di sapere, neppure questa volta, quanti siano stati gli applausi, e in quali punti precisi, per quali storiche, memorabili ragioni. La rivista, Volumineide, è di Galdieri: ed è detto tutto.…
Marco Ramperti, 1942
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«Cinenostro», gennaio 1942


E' imminente l'inizio delle prove della nuova grande formazione organizzata dall'avvocato Riboldi, con Anna Magnani e Totò (che ritornano cosi agli «antichi amori» in un felicissimo binomio). L’elenco artistico è ancora suscettibile di qualche variazione, ma si danno per certi i nomi di Mario Castellani e di Paola Orlova, nonché di Luisella Broggi. Riboldi si è assicurato il Balletto Carise.

«Film», 17 gennaio 1942


1942 02 11 Tempo Nuova CINES 2

Anche Totò e Macario, [...] interpreteranno film per la nuova Cinec la quale, presentando un così variato gruppo di attori, dà già un'idea della varietà della sua produzione, sia diretta che realizzata attraverso le Case associate.

«Tempo», 11 febbraio 1942


Lo spettacolo presentato ieri sera dalla Compagnia di Totò e di Anna Magnani, è una briosa, divertente anche se sconclusionata vicenda di quadri sgargianti e di parodistiche scenette, che l'estro e la fantasia di Michele Galdieri hanno felicemente creato e che la comicità dei due piacevolissimi interpreti ravviva con instancabile lena. Volumineide è il titolo della nuovissima rivista che ai titoli di tanti volumi (romanzi, drammi, commedie) ha chiesto lo spunto per umoristici richiami, e parodistiche invenzioni. Tutto serve a queste illustrazioni: le Due orfanelle e I due sergenti, la Karenina e Un giorno a Madera e anche I tre moschettieri e tutto è riportato sulla scena con fluente comicità e con sicura maestria degli effetti che si palesa in alcune coreografie, inscenate con ardente vivacità di movenze, di ritmi, e di colori. Assai riuscito il finale del primo tempo. Anna Magnani e Totò raccolsero applausi e ovazioni, suscitando continue risate e dando allo spettacolo un tono di franca allegrezza [...].

vice, «Il Resto del Carlino», Bologna, 26 febbraio 1942


La rivista Volumineide è stata finalmente varata la sera del 21 corr. al Teatro Verdi di Ferrara. Michele Galdieri, affidando a Totò ed Anna Magnani i variatissimi personaggi, poteva essere tranquillo fidando nella sicura arte comica di un Totò, fatto, con il tempo più misurato e più fine e nel felice temperamento della Magnani che le permette di passare dal comico al sentimentale con uguale facile ed intelligente comunicativa. L'autore, gl'interpreti, Gisa Geert e Onorato furono evocati replicatamente alla ribalta dagli entusiastici applausi del pubblico Ferrarese. Movimento della Compagnia: 15 marzo-6 aprile al Lirico di Milano; dal 16 al 21 aprile al Verdi di Firenze; dal 23 aprile al 21 maggio al Valle di Roma; dal 3 al 14 giugno Alfieri di Torino; dal 15 al 30 giugno al Mediolanum di Milano.

«Giornale dello Spettacolo», 28 febbraio 1942


«Il Popolo d'Italia», 3 marzo 1942


Volumineide - Rivista di M. Galdieri

Un successo vivissimo: applausi calorosi a scena aperta, a tutti i quadri, richieste di bis e numerose chiamate e passeggiate alla fine delle due parti. [...] Totò è stato assai divertente: la sua comicità dinoccolata e furbesca ha fatto ridere spesso: Anna Magnani ha cantato e recitato con amenità caricaturale e si è fatta più volte applaudire. Il Castellani, il Paoli, la Orlova, la Kaiser, la Mirka. la Dominiani animati e brillanti. Il Galdieri è stato molto festeggiato anche come regista. Stasera replica.

«Corriere della Sera», 4 marzo 1942


Volumineide di M. Galdieri al Lirico

Il ritorno della Compagnia Totò-Magnani ha segnato un nuovo successo di questo apprezzatissimo complesso. Il pubblico che gremiva la sala ha infatti accolto nel modo più lieto lo spettacolo festeggiando tutti gli artisti. «Volumineide» di Galdieri può quindi dire di aver trovato lo stesso caldo favore che ha arriso alle precedenti riviste di questo autore. Favore assolutamente meritato per la ricchezza dei motivi comici, per l'arguzia del dialogo, per la festosità e la varietà delle trovate, per il brio che continuamente la sostiene e la ravviva.

E questequalitàfurono messe in luce dall'esecuzione sempre spigliata e vivida da parte di tutti gli elementi della Compagnia. Fra i quali hanno primeggiato Totò, inesauribile in comiche trovate e la Magnani, attrice e cantante sempre vivace, espressiva ed elegante. Molto ammirato anche il balletto Carlise ed apprezzati i costumi e le scelte dei bozzetti di Onorato e le coreografie di Gisa Geert.

«Il Popolo d'Italia», 4 marzo 1942


Le calorose accoglienze che il pubblico ha fatto ieri sera alla fortunata rivista «Volumineide» di Galdieri hanno segnato la maggiore intensità al nuovi quadri immaginati con allegria e alle nuove canzoni scelte con buon gusto. Specialmente in «Cappuccetto rosso» ha avuto vivissimo successo personale Anna Magnani nelle vesti della bambina della famosa favola, e accanto a lei è stato molto applaudito anche Totò per la sua fertilità di trovate comiche. [...]

«Corriere della Sera», 26 marzo 1942



Totò al Municipale in "Volumineide"

L'ultimo grande e sfarzoso spettacolo di quest'anno teatrale, si avrà martedì 7 corr. a questo Teatro Municipale. Rivedremo Totò nella Rivista «Volumineide» che da un mese si sta ripetendo al Lirico sempre a teatri esauriti. Domenica scorsa al Lirico vennero incassate tra mattinata e sera ben 92.000 lire! E si era alla ventesima replica! Scrisse il «Corriere della Sera» di questo spettacolo: «Successo vivissimo, applausi calorosi ad ogni istante a scena aperta, numerose chiamale e passeggiate in passerella alla fine delle due parti. Quadri su quadri di squisita armonia e di grazia seducente. Scene e costumi ideati con intelligente fantasia e con fine glielo di lince di colori e di trovate...

... Il balletto Carise è poi un elemento di grande successo per la grazia, la precisione, la leggiadria, l'eleganza con cui sono rese le danze. Sia nel «ballo dei balocchi», che in quello del «Vecchio Libro», delle « Orfanelle», del Madera, del balletto romantico 1930, dei Tre Moschettieri, del balletto Veneziano, il corpo di ballo ha signoreggiato sulla scena creando suggestive visioni di un gusto e di una grazia senza pari. Inutile parlare di Totò inesauribile in comiche trovate (magnifica l'imitazione di Pinocchio) e della Magnani (attrice e cantatrice sempre vivace ed espressiva). Uno spettacolo quale mai si è visto ad Alessandria. Le prenotazioni per questa serata davvero eccezionale si iniziano lunedì 6 corr. alle 10.30 al botteghino del Teatro (ingresso dal Caffè del Teatro) Tel. 1719.

«Il Piccolo», 4 aprile 1942


Totò al Lirico in "Volumineide"

Non credo che ai miei lettori importi di sapere, neppure questa volta, quanti siano stati gli applausi, e in quali punti precisi, per quali storiche, memorabili ragioni. La rivista, Volumineide, è di Galdieri: ed è detto tutto. Ormai si sa che il ricettario di tali spettacoli, quando ci mette le mani un esperto dall'arguzia pronta e dal piglio sicuro come Galdierl o come Falconi, è infallibile. Aggiungi le buone musiche, di cui sempre è prodiga la nostra vena popolare, e le belle figliole dl cui sempre Totò si circonda, spettrale Sileno d’un esultante baccanale. E una stupenda attrezzatura. E dei costumi, disegnati da Onorato, quali mai se ne videro di più vaghi e sfarzosi sulle nostre scene. E motti per ridere, e canzoni da piangere (queste affidate ad Anna Magnani, che ha tuttavia anche delle grandi attitudini comiche), e coreografie allucinanti, agli ordini di Gisa Geert; e piogge di fiori, gragnuole di sguardi, nevicate di gole a di braccia, nembi di capelli bruni e di chiomette bionde, tutte le maliose intemperie, insomma, di quell'avvenimento sempre un poco ciclonico che si chiama spettacolo di varietà. Aggiungi, prima di tutto, Totò. Questo attore nostro è certamente un fenomeno, realizzando l’assurdo mirabolante dello spettro che ride.

Soltanto l'Estrèmo Oriente à ormai serbato degli histriones come questo, capaci d’annullarsi magicamente nel l’astrazione della larva o della marionetta: e in tale facoltà a rarità, egli è semplicemente portentntoso. Enrico Falqui tornerà certo a citare fra virgolette queste mie parole, come ha già fatto del mio giudizio su Macario, additandole come una ridicola enormità: con che avrà dato prova, una volta ancora, di niente vedere, niente sapere e niente capire. La nostra vera specialità scenica, come pensa giustamente anche l’amico Marinetti, è sempre stata e sarà sempre in questo campo di libera, spregiudicata, anarchica fantasia. Anzi è qui soltanto, purtroppo, dove la fantasia si dimostra sempre desta e copiosa. Da trent’anni in qua, forse che il nostro teatro normale ha prodotto un solo artista «esportabile», salvo Ruggeri? Ebbene: da Petrolini a Milly, nel frattempo, il nostro teatro dl varietà ne ha prodotti almeno una ventina.

Soltanto, ci si comincia ad accorgere della loro genialità quando l’estero ce li porta via; e ciò a causa di quel maledetto, stramaledetto pedantismo che i vari Falqui personificano cosi bene e che è la vera e sola, l’incombente e straziante causa per cui vanno soffocate in Italia tante voci ingenue, tante forze vive. Sono però i soli casi, allora, in cui il pubblico è capace di rendere giustizia. Balzi in scena Totò, trasfigurato in Pinocchio, con salti scatti fremiti trasalimenti d’un ossesso che abbia inghiottito la tarantola, e nello stesso tempo col ritmo e il contegno Impeccabili di un automa al comando di un orologio, e dentro cui qualche cosa freme, ribolle, si desta, quasi il senso di una antica comicità mediterranea è che prima causa di nostra decadenza teatrale sia il modo con cui novantanove su cento recensori, in Italia, trattano le cose di ribalta: materia iridescente e incandescente che dovrebbe spettare a dei poeti, anziché a dei contabili. Dovrei io dunque confondermi con quei tetri allibratori dl cifre al quali spetterebbe, in teatro, d'indossare l’uniforme gallonata del becchino, sì ferale è la loro presenza, nel mutismo di rito, e sì affliggente il loro rendiconto, nel linguaggio di precetto? Oibò, oibò! La morte, piuttosto. Piuttosto finire inchiodato ad una porta — queste porte del Lirico, oggi dischiuse alle grazie aleggianti di Anna Maria Asias, di Mariuccia Dominiani, di Maria Mirka, di Ria Jardi, di Ella D’Este, di Paola OrIova, di Ines Kaiser! — come una volta si faceva con le strigi a quelle del castelli. Ma io non sono, grazie a Dio, nè un pipistrello funerario nè un critico precettato. Tempo fa un certo Ivo Morelli, del quale potrei dirvi tutto il male possibile, pur non conoscendo di lui che una prosa di due colonne, dicendovi ch’è uno scrittore noioso, mi faceva tremenda accusa d’avere pubblicato un giorno, fra tant’altre scritture d'ogni dimensione e d’ogni genere prodotte in trent’anni dl onesta fatica, un libro intitolato Luoghi di danze.

Secondo quest'altra nottola della nostra selva pedantesca, sarebbe grave delitto liberare lo spirito, ogni tanto, in una contemplazione di cose lievemente e misuratamente belle, quali sarebbero, appunto, del passi di danza o del volti di donna: quasi che danza non insegnasse Pitagora, insieme al calcolo sublime, o che Cartesio, maestro d’una Regina, non alternasse il ballo alla filosofia, o che Giacomo Leopardi, con la sua famosa lettera al fratello Carlo, non avesse già spiegato quali forze universe concorrano a formare una vaga donna danzante: la sua razza» la sua terra, la sua civiltà, il grano dl cui si nutre, la musica che à nel sangue, e insomma tante grandi e nabli! e perenni cose che certo Il signor Ivo Morelli conosce per sentito dire. Ora lo avrei scritto, horresco referens!, anche di ballerine: e lo scaccino mi squalifica. Non che la maledizione mi spaventi. Ma fui pure costretto a ripensarci, ieri sera, innanzi atta corporale perfezione di Ines Kaiser, allora che la sassone giovinetta, fiore dell'Elba azzurra, cominciò a brandire una spadina moschettiera, sì bionda e bianca sotto la tésa del feltro, sì agile e giusta nella stretta della divisa; sì ch’io rividi in lei, d’un tratto, tutta la Sassonia delle porcellane e degli arciduchi, della statuette dl Meissen e dei carillons musicali, del palagi barocchi e delle parate in riva al fiumi... Ma che vo dicendo? Il mio denunziatore è uno scrittore serio. E agli occhi suoi non potrò che aggravare la mia sorte, occupandomi di queste cose.

Marco Ramperti, 1942


"Volumineide" di Galdieri al Regio

Questa sera alle ore 21, al nostro Regio, la Compagnia di grandi riviste Totò - Magnani, presenterà al nostro pubblico la nota rivista « Volumineide » in due tempi di Galdieri. E’ quasi superfluo ripetere che « Volumineide » ha ottenuto recentemente a Milano un caloroso successo, poiché anche questa volta Galdieri si è rivelato autore arguto e distinto; la rivista è infatti ricca di occasioni graziose, di leggiadre coreografie e di trovate divertentissime.

Totò ed Anna Magnani, sono già vecchie conoscenze del nostro pubblico che li ha ripetutamente applauditi. Questi due brillanti attori sono affiancati da un complesso di bravi attori quali la Domimani, l'Orlova, Isa Bellini, la Kaiser, l’Asias, il Castellani, il Paoli, il Benassati. Il balletto «Carise» è certamente tra i migliori, attualmente in Italia. Le coreografìe di Gisa Geert e le scene e figurini di Onorato completano questo spettacolo accuratamente inscenato.

«Gazzetta di Parma», 14 aprile 1942


"Volumineide" con Totò e Anna Magnani

L’annuale apparizione, di Totò al nostro Regio ha travato il solito, compatto, entusiastico pulbblico di affezionati. Questa « Volumineide » dell'abile Galdieri è probabilmente il miglior spettacolo di rivista che si veda oggi in Italia; peccato che le necessità dell'orario abbiano obbligato a qualche non piccolo taglio. Il barone De Curtis, detto Totò, ha estasiato al solito con le sue nuove e vecchie mimiche, mossettine, freddure: è una personalità viva e scintillante di comico, che affascina e convince. Vicino a lui l’elegante e intelligente Anna Magnani, che serba della scena di prosa da cui proviene, la disciplina e la classica forma nel porgere, è stata applauditissima, ritagliandosi una giusta parte del successo nella canzone di « Lilì Marlene » in una nuova e originale interpretazione.

Le scene di Onorato, le musiche, i costumi, le ballerine hanno notevolmente contribuito al bel successo della rivista.

«Gazzetta di Parma», 15 aprile 1942


Il folto pubblico che gremiva il Valle  in ogni ordine di posti ha fatto le più liete accoglienze a questa nuova rivista di Galdieri, presentata da Totò e da Anna Magnani. Uno spettacolo festoso e scintillante, arguto e fantasioso: Michele Galdieri ha confermato ancora una volta la buona lega del suo estroso mestiere. L'umore, la satira e persino il sentimento si avvicendano nei numerosi quadri di Volumineide, briosamente ispirati a motivi libreschi di tutti i tempi intrecciati con vivaci spunti da attualità. I personaggi delle più famose opere letterarie evadono, come per incanto, dalle eterne pagine nelle quali sono imprigionate, per dare un'occhiata al mondo d'oggi e dedicargli qualche frizzante commento.

Lo spunto non è dei più nuovi, ma l'autore è riuscito a sfruttarne con divertente abilità tutte le più burlesche risorse. Naturalmente gran parte del clamoroso successo va attribuito a due impareggiabili artisti come Totò e Anna Magnani, più che mai in forma, l'uno e tra irresistibili.

Totò è un comico di razza, spontaneo, immediato, comunicativo: i suoi motti, i suoi Lazzi, i suoi gesti colgono sempre nel segno, rivelano sempre più un temperamento artistico dalle più larghe possibilità. Un attore estroso, personalissimo, paradossale; rifugge dalle macchiette come aborrisce la comicità convenzionate, lo spirito delle frasi fatte, i luoghi comuni dell'umorismo. Totò da l'impressione che si rinnovi ogni sera, che il suo estro si accenda quando è a contatto col pubblico esilarato. Ieri sera lo ammiriamo in momenti felicissimi, in burleschi abbandoni, in danze buffissime, in inverosimili cachinni. Con lui Anna Magnani ha diviso il successo della serata. Il pubblico l'ha seguita con crescente divertimento, applaudendo la a più riprese e richiedendo le bis. questa intelligente attrice, così dotata di umore e di brio, ha riempito i quadri più suggestivi della rivista, Recitando e cantando con comunicativa per vivacità alternata a patetico abbandono. e pochi attrici, invero, sanno come lei fondere così felicemente motivi burleschi e caricaturali con altri languidi e sentimentali.

Attorno a due interpreti principali un magnifico complesso artistico si è prodigato per la felice riuscita dello spettacolo [...] Del successo si è detto. Insieme con gli interpreti è stato festeggiato anche l'autore. Da questa sera avranno inizio le repliche.

Vice, «Il Messaggero», 24 aprile 1942

«Canzoniere della Radio», 1 maggio 1942


"Volunineide" di Galdieri al Valle - Totò "Pinocchio" e Anna Magnani "Cappuccetto rosso" 

Un'idea geniale, in questa rivista, c'è. Non nella trama e nemmeno nell'interpretazione (abbiamo detto: "geniale"). E' nel programma distribuito dalle mascherine. Allegato al solito foglietto pubblicitario, contenente il dettaglio dello spettacolo, viene offerto un fascicoletto di undici pagine, in corpo otto, contenente i giudizi amorevolmente apologetici e lusinghieri — tutti — della critica italiana che prima della rappresentazione di "Volumineide" al Valle, ha recensito questa ultima fatica di Michele Galdieri. Saggia e maliziosa "trovata", che riesce a metterci in imbarazzo! Sarebbe presunzione e scortesia da parte nostra (pur godendo fama di iconoclasti), benché arrivati buoni ultimi, contraddire i maggiori e più autorevoli colleghi. Comunque, sarebbe una mancanza di buon gusto e noi siamo di quelli che in materia di buon gusto, evitiamo con cura le soprascarpe di gomma e la erre moscia. E poi perchè contraddirli se tutto, o quasi tutto, in questa rivista di Galdieri, raggiunge lo stato di grazia?...

I più... aggraziati sono gli impresari. Paone e Suvini-Zerboni, che hanno saputo darci un elenco artistico sostanzioso ed agile, appoggiandolo a due solide basi: la bazza di Totò e la grazia di Anna Magnani, ambedue ammiratissimi. I costumi ed i bozzetti scenici disegnali da Onorato creano una degna cornice alle preziosità del Balletto Carise. che la coreografa Gisa Geert, assurta al settimo cielo per avere avuto — una volta tanto! — delle ballerine che sapevano anche... ballare, ha regolato con fantasiosa inventiva e con mani di velluto. E per far vibrare il corpo perfetto della flessuosa danzatrice Ines Kaiser, occorrevano proprio mani di velluto!

Anche le musiche, beh, no! Qui mentiremmo, sapendo di mentire. In verità, se si eccettui il vecchio "Fascino“di Derewitskj, onusto di oramai troppo antica gloria, e la pittoresca, magnifica "Danza del fuoco" di De Falla, macchia di colore con la quale in un'orgiastica coreografia si chiude il primo tempo, a musiche andiamo maluccio maluccio... Qualcosa di buono c'è: ad esempio "Marechiare" di Di Giacomo. Ma è una arietta che non ci è apparsa del tutto nuova.

Lo spunto invece della rivista è trottato e svolto con garbo, abilità e senso del teatro, sebbene non sia originalissimo. Ma cosa pretendiamo di originale, in questa materia, se la parola stessa vi dice che trattasi di roba rivista?... L'autore, per bocca di uno dei suoi personaggi, fin dalle prime scene ci ha tanto raccomandato di capire il filo conduttore, e noi, per paura di non averlo afferrato bane e di fare una brutta figura, siamo tornati due volte e mezza a rivedere lo spettacolo. Si tratta, se abbiamo chiaramente compreso, dei personaggi di alcuna fra le più note opere letterarie che una notte, per colpa di certi ladri che svaligiano una librerìa scambiandola per una gioielleria (mattoni per pietre, l'errore è scusabile!), fanno un tuffo nella vita di oggigiorno. Quindi impressioni reazioni, emozioni, elucubrazioni eccetera. Figuratevi che due di questi tali a... piede libero sono “Pinocchio" e "Cappuccetto rosso”, rispettivamente interpretati, ottenendo un successo che in alcuni momenti ha raggiunto il "delirium tremens", da Totò e da Anna Magnani. A questi artisti di indubbia, grandissima classa, le cui abilità istrioniche Galdieri ha saputo abilmente sfruttare, permettendo - ad esempio - a Totò di infiocchettare il copione con i suoi lazzi e le sue trovatine personali, e scrivendo per la Magnani un repertorio particolarmente adatto al suo temperamento, spetta il maggior merito, forse, del successo.

Sala gremita, come si conviene ad una prima di Galdieri. Inutile elencare i quadri migliori dello spettacolo. Chi ha interesse se li vada a vedere e li classifichi poi secondo il proprio gusto: ce n'è per tutti i palati. Un rapido cenno, invece, sugli interpreti. Dei principalissimi abbiamo parlato. Poi appare, nella costellazione, una schiera di soubrette tra cui la Orlova, sempre bella e sempre a posto. Mariuccia Dominiani, che ha preso lo strano vezzo di evadere dal personaggio per folleggiare con il pubblico, che è quanto dire par "scherzare con il fuoco". Lo farà perchè è di temperamento ardente! Abbiamo poi Maria Luisa Mirka, che ha ben caratterizzato le sue parti, ed infine un elemento ottimo: Isa Bellini, la quale ha saputo dare levità di toni e freschezza interpretativa ad un graziosissimo brano, avente per tema la vita delle ballerinette. Brava lei e bravo Galdieri. Seguono poi altre figurine, tutte in gamba e volenterose: Anna Benni. Ria Gardì, Kiria Rizzi, ed Elli D'Este. Anna Maria Asias lavora poco, tanto poco che l'abbiamo si e no intravista la prima sera: poi è sparita. Peccatol... O meglio, peccato — il nostro — di desiderìo!

Degli uomini, il migliore è nettamente Castellani, elemento prezioso per il teatro di rivista. Buono anche il Benassati, attore gagliardo e coscienzioso, sempre efficace, talvolta perfino troppo. Voce superfonogenica, repertorio afflittivo, interpretazione intelligente. Benassati ha un solo guaio: non dimentica mai di avere la voce tenorile. Ci tiene, anzi, ed il fatto — a lungo andare — preoccupa. A posto i ruoli minori: Krauss, Paoli, Cobelli, Locchi o quel mattacchione di Rudi Bauer. Il maestro Anèpeta ha fatto scintille. Il suo battarìsta, addirittura girandole, affannandosi a dimostrare — chissà perchè — di possedere bicipiti da gladiatore e tirando sulla cassa "mazzate 'e muòrte", come se grandinasse.

Due nei e, con tutto il rispetto che abbiamo per la sua bravura, ambedue a carico di Anna Magnani. Il primo: non faccia coincidere il gesto del Sogno della Croce, nel suo melologo sentimentale, proprio con i... vocalizzi che concludono la canzone. Scelga una pausa, una di qualle pause che mozzano il respiro agli spettatori, cavan fuori i lucciconi alle spettataci, e che rendono sublimi tutti i grandi attori: Ruggeri insegni. Altrimenti il gesto sacro, che sulla scena (non lo è) ma può sembrare anche audace, si stèmpera nel banale. Il secondo neo: si rammenti che. anche nel turpiloquio, si può scegliere "fior da flore", altrimenti dove andiamo a finirà, bella signora?...

Nino Capriati, «Film», 2 maggio 1942


«Canzoniere della radio», giugno 1942

Il 1 giugno 1942 Totò è al Teatro Alfieri di Torino per una rappresentazione di beneficenza a favore dei mutilati e feriti di guerra, organizzata dal quotidiano «La Stampa» e dal partito fascista.


Questa sera esordisce all'Altieri la Compagnia Totò-Pina Renzi che rappresenta la nuova rivista «Volumineide» di Michele Oaldlcrl. che ci giunge preceduta dal vivo successo riportato in altro città. Della Compagnia fanno parte Isa Bellini, Paola Orlova, Susy Iiewy, Ines Kaiser Carise, Mario Castellani e Il balletto Carlse. Le coreografie sono di Gisa Geert, direttore d'orchestra il maestro Anepela. La regia della rivista è stata curata dall'autore.

«Stampa Sera», 3 giugno 1942


Mentre il giornale va in macchina si svolge all'Alfieri l'atteso eccezionale spettacolo organizzato da La Stampa a favore dell'Ufficio Combattenti federale. [...] E non possiamo, per brevità di spazio e di tempo, che segnalare quegli artisti apparsi sinora in scena: Tommei, chiamatovi dal segnale del caporale di giornata, Macario, Navarrini, Schipa, Taranto, Totò e Rizzo in una esilarantissima farsa napoletana riesumata, per l'occasione, da Michele Galdieri (La scampagnata dei tre disperati, n.d.r.), Nives Poli, squisita come sempre, nel balletto "Slancio" su musica di Schumann; Gilberto Govi, Rina Gajoni-Govi e gli attori dell'ex compagnia Govi nel delicato e divertente atto unico "Del '48", di Gigi Orengo, il balletto Carise in alcune danze coreografiche.

Egregiamente allestito con la regia di Michele Galdieri in collaborazione con Enzo Arnaldi, con l'aiuto di Rudi, direttore di scena della Compagnia Totò-Renzi [...] lo spettacolo continua tra l'entusiastico plauso, mentre il pubblico attende le esibizioni di altri noti artisti quali Tito Schipa, Italo Tajo, Anna Magnani, Pina Renzi, Paola Orlova, Margherita del Plata, Vera Roll, Mirka, Mario Castellani, il Paoli [...]

«La Stampa», 13 giugno 1942



MEDIOLANUM. — Alla Compagnia «Lo vedi come sei?» che s'é congedata ieri, succederà questa sera la Compagnia Totò-Pina Renzi con la, rivista di Galdierl «Volumineide» e con nuovi quadri e nuove canzoni.

«Corriere della Sera», 3 giugno 1942


MEDIOLANUM. — La ripresa di «Volumineide» di Galdieri ha richiamato foltissimo pubblico. La gaia rivista, arricchita di nuove scene e di nuove canzoni, é stata di continuo applaudita, per merito della pronta espressiva comicità di Totò, di Pina Renzi e dell'intera Compagnia, compreso l'elegante corpo di ballo. Da stasera le repliche.

«Corriere della Sera», 16 giugno 1942


"Volumineide" al Mediolanum

Anche questa nuova edizione di «Volumineide» di Michele Galdieri ha interessato il pubblico accorso al Mediolanum. I nuovi numeri hanno dato maggior risalto alla rivista e maggiore possibilità agli interpreti di farsi apprezzare. Come sempre hanno primeggiato Totò e Pina Renzi; ma applausi vivaci hanno anche riscosso tutti gli altri compinenti della Compagnia.

«Il Popolo d'Italia», 16 giugno 1942


MEDIOLANUM. — La rivista «Volumineide» di Galdieri si è arricchita, nella seconda parte, di nuovi quadri e nuove musiche, che hanno offerto il destro al comicissimo Totò di cogliere grandi applausi specialmente con i suoi spassosi «manichini» e a Pina Renzi ed a tutta la Compagnia di farsi ancora valere.

«Corriere della Sera», 25 giugno 1942

MEDIOLANUM. — Ieri sera fra vivi applausi s'è congedata la Compagnia Totò-Renzi con «Volumineide» di Galdieri. Stasera esordisce la Compagnia Excelsior con una nuova edizione della rivista di Navarrini "Poesia senza veli".

«Corriere della Sera», 1 luglio 1942


Totò fu sgorbiato da Madre Natura che, presa un giorno da un estro, originale, ricavò dal legno, con ascia e pialla alla maniera di mastro Geppetto del «Pinocchio» questo curioso esemplare di forma umana. Il plastico pareva una di quelle rozze statue bavaresi del XII secolo, che venivano adorate dal feticismo popolare, perché scolpite a somiglianza della divinità. Ma Madre Natura volle dar vita contemporanea alla sua creatura; così Totò fu visto improvvisamente sul palcoscenico d’un infimo teatro di Napoli, per rimasticare vecchie «macchiette», d'un grottesco scurrile, ad imitazione d’un idoletto rionale del primi anni del nostro secolo: Gustavo de Marco.

I pubblici popolari di tutta Italia non tardarono ad entusiasmarsi; a tal punto, da imporre al gusto del borghesi quel comico che esprimeva con sfrenata violenza, la loro reazione umana alla civiltà della macchna. E’ nato cosi il teatro di Totò: un teatro, naturalmente, «ad personam». Le solite «riviste» nello sfondo, e in primo piano quell’omino di gomma appuntita, con tubino sul capo lucido, cravatta a farfalla da nodo sulle scarpe e zimarra alla Fatty, cioè : Totò, straordinario dominatore. La serie dei successi fu aperta dai fortunatissimi «Tre Moschettieri» di Mangini, in cui Totò-D’ Artagnan apparve come la personificazione emotiva dell'assurdo polemico, dell'impossibile petroliniano. Son venuti poi : il «Manichino» (inquietante come certe pitture «metafisiche» del primo carrà) ; la «Stanza fittata a tre», il «Duello» e «Tra moglie e marito...» ingenue farse, da Totò rese a brandelli per il suo gioco cachettico; ed infine: «90 fa la paura», in cui il mino ha ritrovato il suo clima di allucinata verginità nell’imitare le bestie, con l’amore stupefatto d'un troglodita.

Al borghesi Totò non piace. Lo considerano un contorsionista da vecchia fiera, un insulso buffone. Ma il popolo è con lui e diventa frenetico quando Totò alla fine dei suoi spettacoli fa il pupazzo, oppure quando dirige l’orchestra o fa chiudere il velario, dopo aver imitato con gli occhi, con le mani, con tatto il corpo i fuochi d’artificio. Anche taluni raffinati lo amano. Forse perchè Totò rappresenta un’oasi di fisica elementarità alle loro stanchezze cerebrali; essi se lo raffigurano in una foresta vergine snodare incessantemente il corpo elastico sul ritmi del tam tam. E quasi vorrebbero identificarsi in lui.

Al borghesi Totò non piace. Lo considerano un contorsionista da vecchia fiera, un insulso buffone. Ma il popolo è con lui e diventa frenetico quando Totò alla fine dei suoi spettacoli fa il pupazzo, oppure quando dirige l’orchestra o fa chiudere il velario, dopo aver imitato con gli occhi, con le mani, con tatto il corpo i fuochi d’artificio. Anche taluni raffinati lo amano. Forse perchè Totò rappresenta un’oasi di fisica elementarità alle loro stanchezze cerebrali; essi se lo raffigurano in una foresta vergine snodare incessantemente il corpo elastico sul ritmi del tam tam. E quasi vorrebbero identificarsi in lui.

Vittorio Viviani, «Il Mattino Illustrato», 19 luglio 1942


Roma, 31 ottobre 1942

Stasera alle 21 l’atteso debutto degli Spettacoli Errepì con novità di Michele Galdieri: «L’Orlando curioso» con la compagnia Totò e Lucia D'Alberti. Domani due prime repliche festive.

1942 10 31 Il Messaggero L Orlando curioso 2


Il primo tempo di questa rivista è forse la cosa più azzeccata che Michele Galdieri abbia ideato finora: ottimo lo spunto iniziale, frequenti le trovate, ben torniti i versi; insomma, una serie di quadri interessanti e spassosi. Poi, l'interesse non è più così continuo; e si spegne di tanto in tanto, per riaccendersi quando Totò compare alla ribalta.Giacché Totò, tranne alcune eccessive scurrilità finali che non gli sappiamo perdonare, ha dimostrato ieri sera di essere ben lontano dall'esaurire la sua vena comica.

E' questo senza dubbio il più autentico e intelligente fra i nostri mimi; e ogni volta che sa attenersi al giusto mezzo, senza cadere nelle antiche volgarità e senza voler respirare in cieli che non sono i suoi, egli riesce a creare macchiette spassosissime e a stabilire col pubblico una irresistibile comunicativa. La rivelazione della serata è stata Clelia Matania, nuova alla rivista, che ha recitato, cantato e ballato con garbo e spigliatezza straordinaria: la figurina della zitella inglese, da lei creata, costituisce forse il "pezzo" migliore di tutto lo spettacolo. Assai bella, elegantissima e molto brava Lucia D'Alberti; e ottimi tutti gli altri; fastosi i costumi. Gli applausi hanno raggiunto vertici ormai irraggiungibili da un genere che non sia la rivista e da un autore di riviste che non sia Galdieri. Evidentemente, sono questi i gusti del pubblico.

«Il Tevere» 4-5 novembre 1942


Valle - L'Orlando curioso - Rivista di Michele Galdieri

Mentre molti suoi colleghi sono rimasti ancora alla “Gerusalemme liberata”, l'estroso Michele Galdieri è passato felicemente all’ Orlando curiosoCome freddura è indubbiamente azzeccata; e, al di là del gioco di parole, il titolo della fortunata rivista - che un pubblico pigiato in ogni ordine di posti ha, ripetutamente e con vivo trasporto, ieri sera, applaudita - ha un suo significato che il susseguirsi dei numerosi quadri illustra con spirito e brio. Ritornato a vivere nel mondo, l'imbattibile paladino e sospinto da prepotente curiosità a ficcare il naso un po' ovunque, a rendersi conto di troppe cose, a chiedere - soprattutto - le più assurde problematiche spiegazioni. Di qua nasce - in prosa e, fa e là, in arguti versi - una brillante serie di gustosi equivoci, d’indovinate parodie, di satirici quadretti, di divertenti schizzi ricchi di umore e di attualità il tutto inquadrato in una smagliante cornice che dà al fastoso spettacolo (un impeccabile spettacolo Errepì) un fasto e una ricchezza davvero non comuni.

Quando avremo detto che nella corazza del non più furioso Orlando si è cacciato, niente di meno, che Totò, si capirà senz'altro come la serata sia stata un continuo crescente divertimento. Questo singolarissimo attore ci presenta sempre qualche nuova aspetto - un motivo inedito, una vibrazione impensata, una trovata inattesa, un'improvvisa risorsa, un estemporaneo cachinno - nella sua arte. Fra i nostri attori comici egli è certo il più originale, il più divertente, il più intelligente: i suoi numeri esilaranti, i suoi più trascinanti lazzi, le sue irresistibili battute lo spettatore ha l'impressione di vederli nascere in quell'attimo, come scintille che sprizzano dal contatto dell'attore col suo pubblico festante.

Lucia D'Alberti e Clelia Matania hanno diviso con Totò gli onori della serata. La prima, in forma più che mai, ha danzato, cantato e recitato con l'eleganza e il brio che le sono familiari: della seconda esordiente in rivista, diremo senz’altro che è una rivelazione: canta e recita con comunicativa freschezza, e sostiene con versatile fervore i numeri più disparati. A posto la graziosa Vera Wort, divertente Gianna D’Auro, spassoso - specie nelle vesti di un Gaga - Eduardo Passarelli. Applauditissime le danze di Harry Feist. Fantasiosi e improntati al più schietto buon gusto i figurini e i bozzetti di Pompei. Indovinate le musiche del maestro D’Anzi. Del successo si è detto. Insieme con gli attori e il corpo di ballo, l'autore è stato alla fine festeggiatissimo. Da oggi il fortunato spettacolo inizierà le sue repliche.

Vice, «Il Messaggero», 4 novembre 1942


Tris d'assi al Teatro Valle: Michele Galdieri, Totò e Lucia D'Alberti - "L'Orlando curioso" presentato da Errepì

Le mascherine del Teatro Valle distribuiscono, per il modico, corrispettivo di lire due e cinquanta, arrotondabili a tre (et ultra), certi programmetti illustrati che non solo ci informano sulla successione dei quadri, con esattezza quasi rigorosa, ma — nelle prime pagine — sono una specie di «Vènghino, vènghino, signori!... » ad uso e consumo dei frequentatori del locale ed a totale beneficio del'a nuova e bella (l'aggettivo non ci è sfuggito!) rivista L'Orlando furioso, presentata da un Michele Galdieri in perfetto stato di grazia, auspice la munificenza organizzativa di Remigio Paone.

I fascicoletti in carta patinata, promettono, per quanto riguarda Errepi, «realizzazioni paradisiache»; rendono omaggio alla «vena prodigiosa» di Galdieri ed infine osannano l’attore Totò de Curtis Gagliardi, riproducendo i giudizi passati, presenti (...e futuri?) dei maggiori esponenti della critica italiana, da Giovannetti a Ramperti, su questo Artista — proto, A maiuscola! — deccezione. Abbiamo detto «d’eccezione » e non ci tiriamo indietro, specie dopo averlo conosciuto questa volta anche in veste di attore drammatico!

Al fianco di Totò, nella bella (ma no!... l’aggettivo non ci è sfuggito!) rivista di Galdieri, ha esordito dopo una lunga carriera teatrale rivistaiola all’estero, Clelia Matania, per la quale molti avevano gridato al miracolo. Lasciamo ai colleghi Matteo. Marco, Luca e Giovanni che ci hanno preceduto nel tempo, quali cronisti, il compito di parlare di «miracoli ». Noi registriamo con gioia l’avvento di una interessante, misurata ed intelligentissima attrice, tanto più che il nostro teatro di rivista non ne abbonda. La parodia della zitella inglese è un gioiello caricaturale. Ad una stretta incollatura Gianna Dauro ha seguito la Matania, accaparrandosi, con i suoi tipi parodistici, un congruo quantitativo di consensi. Appartiene a quel tipo di artisti che stanno sempre in bilico tra il fare bene ed il voler fare troppo bene. Acrobazia pericolosa. Ma la Dauro lavora con la rete sotto : la rete di una scaltra esperienza teatrale.

Un altro... acrobata dello stesso genere è Harry Feist, ballerino prodigioso e tempista da far concorrenza ad un metronomo. Questa volta ci ha dato una danza espressionista ungherese tutta fremiti, volteggi e virtuosismi stilistici. Chi invece non si è preoccupata proprio di fare troppo bene (anzi...) è stata Vera Worth, la quale ha recitato il testo - che ostentava di non ricordare - ed ha... sofferto in musica, lamentandosi con una yocetta degna della sua figurina di Fata dei Sogni, con tale raffinata sensibilità e convinzione che il pubblico ha voluto dimostrarle di avere ben compreso le sue intenzioni e l’ha beccata così, come lei stessa desiderava. Lucia D’Alberti, figlia di Lidia Johnson, ha nelle vene tutto il sangue — che non è acqua! — della madre: è una subretta nata ed oggi indubbiamente la più completa che abbia la scena di rivista. E' l'unica che giustifichi ancora un ruolo che va scomparendo per mancanza di... materia prima. Le sue danze in coppia con l’ottimo Rioli, sviluppate a trio, con il concorso di Feist, sono esibizioni di gran classe. Passarelli ha dato la replica a Totò con esatto intuito e, nei ruoli di contorno Antonella Steni, Trude Herman, Evi Rumbold (carina!), la Benzi, Rita, Paoli e Parravicini si tono fatti in quattro per contribuire al successo dello spettacolo.

La rivista, nella quale vediamo il paladino Orlando curiosare sui casi della vita moderna, sì da perdervi il senno, è gustosa per gli spunti satirici e veramente spettacolare. Molto si deve a Rudi Bauer se l'elemento umano e quello meccanico sono apparsi fusi e disciplinati perfettamente. Mario Pompei, sensibilissimo artista, ha creato la suggestiva cornice scenica ed i costumi deliziosi Lucy Rigger ha realizzato le pantomime, sacrificando quelle che potevano essere delle «trovate» coreografiche, pur di ottenere in compenso dalle sue ballerine ritmo ed armoniosa leggiadria di movenze. Le musiche, di diversi autori, lagnosette e debolucce anzichenò, salvo rare eccezioni. Il Maestro Palomby ha cercato, forse invano, di tonificarle.

Il pubblico ha seguito lo spettacolo con l'entusiasmo di una partita di calcio.

Nino Capriati, «Film», anno V, n.46, 14 novembre 1942


MEDIOLANUM. — Per sabato è annunciato l'esordio della Compagnia Totò con Lucia D'Alberti e Clelia Matania con la rivista « Orlando curioso», di Michele Galdieri. Fino a sabato il teatro rimane chiuso.

«Corriere della Sera», 1 dicembre 1942


Orlando... curioso rivista di Galdieri

Michele Galdieri ha presentato al pubblico milanese un nuovo parto della sua fertile fantasia di autore di riviste, offrendo questo Orlando curioso che vuol essere una vivace parodia del famoso poema, ravvivata da numerosi numeri di ballo e scene, i alcune delle quali ben trovate, ma soprattutto allietata dal popolare Totò. A questi, infatti, risale principalmente il merito di tanti applausi e di tante risate, di cui ieri ieri sera al Mediolanum, il pubblico è stato prodigo. Nella rivista, congegnata nei soliti due tempi e molti quadri, hanno, inoltre, parti di rilievo la briosa Lucia D'Alberti, più danzatrice che cantante. Vera Worth, Clelia Matania e il ballerino Harry Feist. Da stasera le repliche. 

«Il Popolo d'Italia», 6 dicembre 1942


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