Articoli & Ritagli di stampa - Rassegna 1945
Indice della rassegna stampa dei film per l'anno 1945
Il ratto delle Sabine (Distribuzione 23 novembre 1945)
Totò
Articoli d'epoca, anno 1945
Pugni a Totò
Ehi, della Gonda, quale novità?
Il ratto delle Sabine - Il Professor Trombone (1945)
«La Voce Repubblicana», 6 gennaio 1945
Totò percosso da uno spettatore adirato
Una battuta di dubbio gusto, inserita nella rivista che la Compagnia di Totò sta recitando alla Pergola, ha provocato il risentimento di qualche spettatore, che ha voluto dare una tangibile dimostrazione del proprio malcontento. Sembra che in una scena dei lavori si svolgesse un dialogo, nel quale Totò - al secolo Antonio de Curtis di anni 47, da Napoli - con il solito dito in aria e il solito contorcimento di collo, affermava non esistere alcuna differenza fra camerata e compagno.
Al termine dello spettacolo, Totò ha veduto presentarsi nel camerino uno sconosciuto, il quale dapprima gli ha chiesto una fotografia e poi gli ha domandato, con aria ingenua, di spiegargli ancora che differenza passasse fra camerata e compagno. L'artista, così spigliato sul palcoscenico, è rimasto confuso e non ha saputo cosa rispondere; o, forse, non ne ha avuto il tempo, in quanto l'altro gli ha sferrato un pugno in pieno viso e se n'è poi andato. Il macchinista teatrale Silvio Viglino, di anni 43 abitante in via della Pergola 4, è intervenuto ma affrontato da altri due sconosciuti, ha avuto a sua volta un pugno.
L''Ospedale di S.M.Nuova, a Totò veniva riscontrata una ferita lacero contusa al labbro superiore e una ferita allo zigomo destro veniva riscontrata al Viglino. I due sono stati riscontrati guaribili in dieci giorni.
«La Nazione del Popolo», 11 marzo 1945
Roma, maggio-giugno 1945
Un anno non è bastato ad esaurire gli argomenti dell'attualità politica, sociale ed economica che la liberazione di Roma ha messo a disposizione degli estensori di riviste: ed anche questa, che viene presentata proprio un anno dopo l'arrivo degli alleati, ripete più o meno quanto ha formato pretesto di scherzo, di satira o di ironia negli spettacoli che l’hanno preceduta. Simile ripetutone di temi, per quanto mascherata con una certa abilità di variazioni, ha finito per dare un’aria alquanto monotona alla rappresentazione. Per fortuna la presenza di Totò con le risorse della sua personalissima comicità, ha valso a sollevare il tono dei quadri ai quali partecipava e a portare felicemente in porto lo stanco spettacolo. Al quale hanno validamente collaborato Lucy d'Albert, elegantemente briosa, la Vidali col suo bel canto, la Locchi, il Bente, il Sinaz, il Castellani e tutti eli altri sotto la regia di Biancoli. Fantasiosa le scena di Onorato. Cordiali applausi ad ogni quadro ed alla fine della rappresentazione. Da ieri sono cominciate la repliche.
«Il Giornale del Mattino», 4 giugno 1945
Totò al Quattro Fontane
La rivista che domenica è stata presentata al pubblico del 4 Fontane non a nè migliore nè peggiore di tante altre allestite finora. Essa tuttavia sta a dimostrare che senza un artista d'eccezione quando il testo non soccorre, questi componenti non reggono. E senza Totò questa rivista avrebbe il fiato grosso. Totò dunque la conduce in porto. Allora si dovrebbe fare un certo discorso su Totò, e lo faremo prossimamente. Le rivista moralmente è condannablie.
«Il Popolo», 5 giugno 1945
IL RATTO DELLE SABINE (IL PROFESSOR TROMBONE)
Distribuzione: 23 novembre 1945
Qui la rassegna stampa e la scheda completa del film
«Quarta Parete», 27 dicembre 1945
Un perfetto sosia, che possa trarre in errore tutti, anche i più intimi, è cosa piuttosto rara nella vita; e forse, a quanto si dice, è riservato soltanto ai dittatori e agli uomini politici molto in vista. Ma nel teatro se nè incontrano a ogni piè sospinto. Per il teatro, il tema del sosia è vecchio- quanto il mondo e si direbbe, a giudicare da esso, che il mondo sia pieno di sosia. D’onde, i più ameni equivoci e scambi di persone. Perchè, a differenza della vita, nel teatro la fortuna d’avere un sosia non è riservata agli uomini politici in vista, che se ne possono servire per trarre in inganno gli attentatori, ma piuttosto agli uomini qualunque (vero è che oggi anche gli uomini qualunque sono uomini politici in viste; ma qui usiamo la locuzione nel vecchio significato); preferibilmente agli uomini qualunque giovani, che hanno anche una fidanzata, o un’amante, le quali sono le prime a cadere nell’equivoco. E' chiaro che la predilezione per questo tema è dovuta alla infinita quantità di situazioni comiche a cui esso dà origine e anche al fatto che esso permette a un attore di prodursi in due parti contemporaneamente, con effetti talvolta sorprendenti.
Naturalmente il cinematografo che, in quest’ultimo campo, ha possibilità tecniche ben maggiori del teatro, non poteva mancare d’impadronirsi d’un cosi bel tema. Invece delle rapide entrate e uscite del teatro, al cinematografo i trucchi, i mascherina i diaframmi, le controfigure, possono addirittura presentare l’attore che parla con se stesso, che stringe la mano a se stesso, che incontra se stesso. Tutte cose che sarebbero sorprendenti se il pubblico non fosse ormai ad esse abituato da anni. Per l’appunto circa dieci anni fa in Italia hi fatto un film imperniato sul sosia. S’intitolava « Animali pazzi » e in esso si vedeva Totò, che ne era il protagonista, sdoppiarsi in due parti e per l’appunto incontrare se stesso, stringere la mano a se stesso, parlare con se stesso. Naturalmente c'erano di mezzo un’amante e ima fidanzata, entrambe tratte in errore dalla rassomiglianza.
A un certo punto il Totò n. 1 stava per sposare la fidanzata del proprio sosia, che tardava ad arrivare, ma poi tutto s’accomodava con piena soddisfazione e sbalordimento di tutti i personaggi. Ricordiamo cosi bene la vicenda di quel film perchè, guarda caso, autore del soggetto e della sceneggiatura fu il sottoscritto. Ora, tutto quello che c’era in « Animali pazzi » c’è fedelmente nel « Sosia innamorato », c’è persino, all’ultimo, fedelmente ricalcata, la scena della sposa che, al momento delle nozze, viene piantata in asso dal presunto sposo, che corre a cercare il vero cui egli è sosia e che tarda ad arrivare; e c’è perfino il colpo finale dei due sposi identici che arrivano contemporaneamente da due partì, col particolare degl’invitati alle nozze che sbalorditi passano con gli occhi dall’uno all’altro.
Il regista del « Sosia innamorato » non fa niente di più — quanto a trucchi tecnici, mascherini e controfigure — di quel che fece a suo tempo Carlo Ludovico Bragaglia, che di « Animali pazzi » fu regista; anzi, il buon Carletto fece di meglio. Le sole differenze tra i due film sono:
a) che al posto di Totò c'è E. Powell;
b) che il « Sosia innamorato » è fatto dalla Metro Goldwyn Mayer con mezzi ben maggiori di quelli impiegati per « Animali pazzi » della Titanus;
c) che la sequenza centrale della clinica dove sono ricoverati gli animali pazzi è, nel « Sosia innamorato », sostituita dalla sequenza della parodia dei più noti attori di Hollywood; e, in un certo senso, si può dire che anche qui siamo, più o meno, fra animali pazzi.
Conclusione: si può dire che i due film imperniati sul tema del sosia sono l’uno il sosia dell'altro.
a. c., «L'Europeo», anno I, n.9, 30 dicembre 1945