Articoli & Ritagli di stampa - Rassegna 1946
Indice degli avvenimenti importanti per l'anno 1946
4 aprile 1946. Totò dà il calcio d'inizio alla partita tra artisti e giornalisti
Totò
Articoli d'epoca, anno 1946
La tournée a Barcellona
L'assalto alla linea Totò e Wanda Osiris alla riscossa
La resa di Totò
Ecco Totò, Altezza Imperiale
Le «Sette» di Totò
«Eravamo sette sorelle» al Quattro Fontane
Da qualche tempo la rivista - autori ed interpreti - è andata accentuando il suo tono scurrile e sconcio da farci constatare che il penultimo gradino, quello che precede puramente è semplicemente il lupanare, è stato raggiunto. Gli autori non hanno più da mettere in moto estro e fantasia perché basta il carname delle ballerine a riempire i tradizionali due tempi: tutto il resto è superfluo. Ora constatare che degli autori abbiano ancora del buon gusto e della “politesse” e che affidino al loro ingegno anziché alle ballerine il successo di un copione è tale cosa «albo signanda lapillo», da dover citare per questa rivista, prima di ogni altro, Galdieri e De Benedetti.
Il tono della rivista è in crescendo: incomincia a prendere quota un po' tardi, verso la fine del primo tempo, è il massimo si raggiunge con una poesia garbata e amarognola, indubbiamente di Galdieri, scritta con Grazia da una Tecla Scarano, a cui le prove hanno rubato tre quarti di voce, e che Ciò nonostante ha avuto la sua richiesta di bis in tutta la rivista. E questo ci sembra significativo. «Vino vinello - nacque una volta un bambinello - e nacque per redimere la gente - bimbo innocente» e la gente, quella della platea della galleria, ad applaudire senza fine.
La seconda parte è quella più riuscita, e gli ultimi quadri si succedono spigliati, coloriti, vivaci. Totò e la Scarano - veramente brava - si dividono le maggiori fatiche. La Poselli è stata una piacevole sorpresa per le sue doti di danzatrice e la voce gradevole. Siletti, Castellani, Roveri, i “ fantasisti” completano con un corpo di agili ballerine lo spettacolo che ha avuto applausi e ancora più ne avrà se sarà sfrondato qua e là. Tre ore e mezza sono troppe: si devono amputare almeno 45 minuti e mettere un tantino di... attenzione a Totò.
Carlo Trabucco, «Il Popolo», 2 gennaio 1946
Al Quattro Fontane «Eravamo sette sorelle»
Dopo i soliti rinvii di rito ha debuttato ieri la compagnia Totò in modo veramente trionfale. Infatti abbiamo finalmente potuto assistere ad uno spettacolo completo nel vero senso della parola: intelligenza, buon guato, eleganza comicità e sfarzo, il tutto fuso ed armonizzato in modo veramente encomiabile.Non sappiamo perciò da chi cominciare le lodi, se dagli autori Gaidieri e De Benedetti che sono riusciti a creare un copione completamente diverso dai soliti zibaldoni di quadri sconnessi, o dal regista Biancoli che vi ha profuso il suo ben noto buon gusto, oppure dalla fitta schiera di bravissimi attori capeggiati da Totò, che ancora una volta si è dimostrato Il miglior comico che noi possediamo, e da Tecla Scarano attrice anche lei tra le più sensibili che il teatro di rivista possegga. Vanno inoltre ricordati la Porelli, La Lodi, la Davidson, il Raveri, il Castellani, il Clienti e tutti gli altri compresi il maestro Fragna, lo scenografo e il bozzettista che hanno sensibilmente contribuito al accesso dello spettacolo le cui repliche si annunciano numerose.
«Il Momento», 3 gennaio 1946
«Eravamo sette sorelle» al Quattro Fontane
Finalmente è stata varata questa bella commedia musicale in due tempi, preannunciata da oltre dieci giorni. Ancora una volta Michele Galdierl, Ziegflld, partenopeo e parigino, ha riportato, in collaborazione di Aldo De Benedetti, un calorosissimo e meritato successo. Vi ha disperso naturalmente il frutto del suoi vagabondaggi poetici e tutta la sua inesauribile vena di comicità lacrimosa. Un pubblico numeroso ha salutato entusiasticamente Totò ed il ritorno di Tecla Scarano, sempre ottima attrice. Fra tutti gli altri bravi attori della compagnia particolarmente festeggiata la vivace Luisa Poselli. Intelligente ed attenta la regia di Biancoli. I motivi del maestri Barberia e Danzi hanno completato il grosso successo. Si replica da oggi.
Vice, «Italia Nuova», 3 gennaio 1946
«Eravamo sette sorelle» al Quattro Fontane
Anche questa volta, come per quasi tutte le riviste, « tanto tuonò che piovve ». E fu, quella di ieri sera, dopo una brevissima sfuriata di temporale, una pioggerellina mite mite, di metro un po' monotono forse, ma garbata, discreta, rallegrata perfino da un’ala d'arcobaleno in forma d'alcuni quadri di disegno fiabesco. Tutto lo spettacolo del resto, ha un andamento di fiaba: fiaba per adulti, quasi musicale, con inutili appendici di rivista. Il pubblico gli ha fatto le più liete accoglienze, applaudendo con acceso entusiasmo le evoluzioni marionettistiche di Totò, Tecla Scarano, Luisa Poselli, Della Lodi, Ermanno Roveri e gli altri, tutti assai bravi. Da questa sera lo repliche.
«La Tribuna del Popolo», 3 gennaio 1946
Tratta da un vecchio film che, se non sbaglio, ebbe a protagonista Gandusio, questa commedia musicale ha il difetto di dilungarsi troppo in scene dialogate senza brio né inventiva, per raccontare l'avventura di sette ballerine le quali, rimaste senza lavoro, si fanno passare per figlie naturali di un conte che in gioventù ebbe molte avventure e che non esita ad accoglierle nella propria villa. La storia di per sé piuttosto incolore si svolge lenta e lineare, senza altre trovate da quelle che Totò riesce ad aggiungere qua e là con le sue risorse comiche.
Ma non appena abbandona il dialogo per sfruttare gli ingredienti propri della rivista (canzoni, balletti, cori, coreografie), lo spettacolo si ravviva, si colorisce, si fa piacevole e leggiadro. Totò è un protagonista spesso esilarante: ma la sua vena buffonesca, legata alle esigenze di una trama e di un personaggio, s'impoverisce; cosicché le irresistibili lepidezze con cui sa di solito divertire il suo pubblico, perdono alquanto di efficacia e di sapore, allo stesso modo di quanto accade nei film. Comunque è lui che tiene su lo spettacolo stando in scena quasi ininterrottamente dal principio alla fine [...]»
e.c., (Ermanno Contini), «Il Giornale del Mattino», 3 gennaio 1946
Milano, gennaio 1946
Diplomazia e rivista - Col treno degli ambasciatori è arrivata la Compagnia di Totò
Per quanto ordinario, il treno da Roma atteso per questa mattina alle 8.51. ed arrivato con una ventina di minuti di ritardo, era un treno speciale. Speciale per la sua composizione e per la qualità del passeggeri, che non poteva essere più eterogenea. Dalle quattro vetture di testa, ristorante e vagoni letto, non è sceso quasi nessuno; le tendine sono rimaste quasi tutte chiuse, e solo dietro i cristalli di alcuni finestrini è apparso qualche viso assonnato e grave; la sezione del treno è poi stata staccata per la manovra di agganciamento all'Oriente Espresso, in partenza più tardi. [..] Il gaio sciame disceso a Milano era composto dalla Compagnia di riviste di Totò, che domani sera inizierà le sue rappresentazioni al Teatro Lirico. C'era la bazza del capocomico e c'erano Tecla Scarano, Delia Lodi, Luisa Poselli, Ermanno Roveri, Mario Castellani, Lino Davidson, il maestro d’orchestra Armando Fragna, nonché la schiera delle ballerine. C'era pure Oreste Blancoll il regista e presentatore. Ma non risulta che durante il viaggio egli abbia fatto le presentazioni della Compagnia ai viaggiatori delle vetture di testa i personaggi. della diplomazia.
«Corriere della Sera», 31 gennaio 1946
A teatro esaurito ha iniziato le sue rappresentazioni la Compagnia di Totò con la commedia musicale «Eravamo sette sorelle» di Aldo De Benedetti e Michele Galdieri, regia di Oreste Biancoli. Lo spettacolo ad andamento di rivista ha ottenuto vivissimo successo specialmente nella prima parte; nella seconda qualche lungaggine e qualche motivo risaputo hanno sollevato qualche contrasto. Totò, festeggiatissimo, ha sfoggiato la sua caratteristica comicità in una parte di inguaribile conquistatore, dal cui passato emergono ben sette figlie, posticce, naturalmente, che tali si sono promosse altrettante ballerine di una compagnia di operette disciolta. Applausi vivissimi sono pure toccati a Tecla Scarano, Delia Lodi, Luisa Poselli, alla Davidson, al Ravazzini. La divertente commedia è accompagnata da piacevoli musiche.
«Corriere della Sera», 1 febbraio 1946
La nuova rivista di Totò al «Quattro fontane» di Roma.
Carlo Maria Petrucci, «7Sette», anno II, n.5, 3 febbraio 1946
«Vento del Nord», 22 febbraio 1946
La fine della guerra ha fatto esplodere la rivista. Umiliata per lungo tempo da una censura che non brillava per intelligenza, costretta al più avvilente conformismo politico, essa ha ritrovato nel dopoguerra, caotico e spensierato. il suo clima ideale. La rivista (quella azzeccata, beninteso) rappresenta oggi il migliore affare teatrale. Gli autori specializzati (sono pochi) vengono contesi dagli impresari a colpi di biglietti da un milione. Aldo de Benedetti, autore con Michele Galdieri di «Eravamo sette sorelle», ha confidato recentemente ad un amico che intascherà, per la sua gioconda fatica, tre milioni in sei mesi: quasi mezzo milione per ogni «sorella». Ma le riviste veramente indovinate si contano sulle dita di una mano sola; e spesso, di questa mano, quattro dita sono sufficienti.
Il genere di spettacolo implica una grande esposizione di capitali e il superamento di notevoli difficoltà organizzative. Ci vogliono le belle ragazze, e le belle ragazze scarseggiano, non si trovano che in borsa nera. Fino al 1943, le ballerine erano quasi tutte tedesche od ungheresi. Fedeli ad un'antica tradizione coreografica ed allenate ad una rigida disciplina, esse calavano in Italia negli scompartimenti di terza classe, capeggiate da severe ed occhialute direttrici. I milanesi non hanno ancora dimenticato la schiera delle leggiadre «schwarzine». Alcune di esse si trovano ancora fra noi, regolarmente coniugate con ricchi e romantici signori lombardi che vollero offrirsi a domicilio una rosea porzione del famoso balletto.[...]
Mino Caudana, «Tempo», anno VI, n.5, 23 febbraio 1946
MEDIOLANUM. — La Compagnia di Totò ha iniziato ieri le sue rappresentazioni con la rivista «Eravamo sette sorelle» di De Benedetti e Galdieri, musica di diversi autori, regìa dì O. Biancoli. Lo spettacolo ha rinnovato il suo successo e Totò vi è stato assai festeggiato assieme a Tecla Scarnno, alla Poreili, al Ravazzini, alla coppia Brani-Valenti e agli altri esecutori.
«Corriere della Sera», 19 marzo 1946
Totò al Regio
Questa, sera, alle ore 21, la Compagnia di Totò presenterà : Eravamo sette sorelle, commedia musicale in due tempi. Totò manca ormai da diverso tempo da Parma e l'attesa per questo suo spettacolo è veramente viva. Ci auguriamo che Eravamo sette sorelle venga presentata nell’edizione originale senza tagli e riduzioni «ad usum... provinciae». Lo spettacolo verrà ripetuto domani sera alle ore 21.
«Gazzetta di Parma», 3 aprile 1946
Genova, 22-24 marzo 1946
Augustus - La "prima" di Totò
A teatro esaurito si sono iniziate le rappresentazioni della Compagnia di Totò con la commedia musicale «Eravamo sette sorelle». Nello spettacolo. che ha un andamento di rivista, Totò con le sue risorse claunesche inesauribili, con il suo solito e incessante gettito di lazzi a di battute, fa la parte di un seduttore incorreggibile, che dai passati amori ha avuto ben sette sorelle, tutte ballerine in una compagnia di operette ormai fallita. Voi immaginate benissimo come in una storiella simile, il celebre comico abbia avuto modo di prodigarsi e quanti applausi abbia riscosso dal pubblico. Approvazioni vivissime sono anche toccate ai suol collaboratori.
«Il Lavoro», 25 marzo 1946
A Totò dobbiamo molto di più che non semplice ammirazione, per quanto profonda, a Totò dobbiamo della riconoscenza per averci risollevato, ed era ora, in attimo dal grigiore quasi tradizionale della rivista italiana d’oggi. Sono bastati pochi gesti meccanici di un'eloquenza tutta meridionale, un sorriso cavallino aperto sopra il mento incredibilmente proteso, e un po' di quel suo umorismo che torna, direi, alle fonti dell’umorismo vero, alla irresistibile verve di Petrolini, all’umorismo, se così si può dire, classico, soffuso di malinconia nei tratti in contrapposto alle situazioni più comiche, per dare al pubblico la conferma di trovarsi di fronte a un grande attore comico.
Poi, via via che sul canovaccio di «Eravamo sette sorelle» (commedia che tutti ricorderanno nell’edizione cinematografica di non disastrosa memoria), Totò ha modo di spiegare i toni mute voli del suo repertorio di mimo finissimo e, soprattutto, intelligente si rivela il vero artista finito, convincente, e non il mestierante più o meno incallito, più o meno abile.
Per tre ore il filo invisibile del suo umorismo lega tutti gli spettatori al palcoscenico e alla passarella senza interruzioni, dal principio alla fine, in un crescendo di ammirazione culminante in instancabili applausi e numerosissime chiamate.
Intorno a Totò tutti gli altri sono perfettamente al loro posto, ballerine, ballerini e seconde parti, e tutti vanno lodati in blocco. Inutile aggiungere di più: lo spettacolo di ieri sera è stato senza dubbio il migliore del genere che si sia visto da molto tempo a questa parte e dio sa se al nostro Regio sono passati (e molte volte anche caduti) pochi attori di riviste che oggi vanno per la maggiore.
«Gazzetta di Parma», 4 aprile 1946
Parma, Stadio Tardini, 4 aprile 1946.
Totò dà il calcio d'inizio alla partita tra Artisti e Giornalisti
Giornalisti - Artisti 5 - 3
L’incontro tra i Giornalisti e gli Artisti è terminato sul risultato di 5 a 3, poi è avvenuta un’invasione di campo da parte di alcune attrici entrate in soccorso dei loro colleghi e la cosa è finita con una mischia generale durante la quale i giornalisti perdevano ogni restante velleità di combattimento. Assisteva al nuovo tipo di calcio rugbystico numeroso pubblico. Il calcio d’inizio è stato dato da Totò cui hanno reso gli onori di casa Cilien, in tenuta da centauro e tutti i giocatori in campo. Ha rallegrato gli spettatori al suono di marce.., funebri una banda non meglio identificata.
«Gazzetta di Parma», 5 aprile 1946
«La Tribuna Illustrata», 19 maggio 1946
«L'Espresso», 22 giugno 1946
«Totò» non vuol più saperne della istitutrice svizzera
Roma 14 settembre, matt.
Il marchese Guglielmo de Curtis, più conosciuto come il popolare comico Totò, ha dovuto ieri sostenere un accanito scontro con l’istitutrice svizzera di sua figlia che non voleva sloggiare dalla casa dell'attore, il quale desiderava che la straniera non continuasse nella sua funzione. Dopo una scena piuttosto movimentata, svoltasi a base di energici e pittoreschi epiteti partenopei e di concitate repliche in tedesco, il duetto fu trasportato dall’abitazione marchionale al commissariato di polizia più vicino ove gli animi in seguito alla persuasiva azione calmante del funzionario, si sono pacificati. Ignorasi se l'istitutrice svizzera rimarrà, o se dovrà andarsene.
«Corriere della Sera», 15 settembre 1946
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