Articoli & Ritagli di stampa - Rassegna 1955
Indice degli avvenimenti importanti per l'anno 1955
Maggio 1955 Viene fondata la casa di produzione cinematografica DDL, (De Curtis, De Laurentiis, Libassi) con l'intento di sfornare solo pellicole ad alto livello artistico.
20 luglio 1955 Totò è nonno per la seconda volta. Nasce Diana, dopo il fratello Antonello nato tre anni prima.
Settembre 1955 Antonio de Curtis e Franca Faldini annunciano ufficialmente il loro matrimonio. La notizia, che si rivelerà falsa, fu data per porre fine a illazioni e pettegolezzi sulla coppia, divenuti per loro veramente insopportabili.
13 Settembre 1955 A Totò viene attribuito il premio "Maschera d'oro" con la seguente motivazione: "per aver contribuito nel decennio, con il suo apporto artistico, alla valorizzazione della rivista e del varietà e della musica leggera italiana".
14 ottobre 1955 In conferenza stampa viene annunciato in anteprima il nuovo progetto teatrale di Totò, la nuova rivista "A prescindere"
23 dicembre 1955 Nel dicembre del 1955 si celebra il processo ai danni dalla professoressa Gemma Traginelli, segretaria del Canonico del Pantheon, accusata di ricatto ai danni di Antonio de Curtis.
Indice della rassegna stampa dei film per l'anno 1955
Totò e Carolina (Distribuzione: 2 marzo 1955)
Totò all'inferno (Distribuzione: 7 marzo 1955)
Siamo uomini o caporali (Distribuzione: 2 agosto 1955)
Racconti romani (Distribuzione: 14 ottobre 1955)
Destinazione Piovarolo (Distribuzione: 10 dicembre 1955)
Il coraggio (Distribuzione: 17 dicembre 1955)
Altri artisti ed altri temi
Totò
Articoli d'epoca, anno 1955
Il ricatto a Totò
Le Maschere d'Argento del 1954-1955
Totò e la nobiltà: la casta è casta e va sì rispettata...
Marziano II Lavarello, Imperatore di Bisanzio?
1955-Totò e Carolina - Rassegna Stampa
La polemica moralistica sull'«Oro di Napoli»
Che cosa dice Napoli del suo «Oro»?
Totò e Carolina: due disavventure per Steno e Monicelli
Totò si è sposato con Franca Faldini
Totò e Carolina (1955)
Destinazione Piovarolo (1955)
Il coraggio (1955)
Racconti romani (1955)
Siamo uomini o caporali (1955)
Totò all'inferno (1955)
Totò può fare da sé: nasce la sua società cinematografica D.D.L.
Secondo me la vera canzone napoletana è effettivamente in decadenza: la colpa però non è degli autori, bensì del pubblico, il quale oggi purtroppo non canta più ma balla, non sente più la canzone col cuore ma con i piedi. Se il motivo è a rumba o a beguine tutto va bene; e cosi la canzone invece di rimunero sul piano classico e artistico di quando era nata si va sempre più commercializzando, e, sulla falsa riga di quelle poche di successo tipo Anema 'e core, Luna rossa, ’Nu quarto 'e Luna, Munastero ’e Santa Chiara etc., si va degenerando in una vera e propria inflazione di motivi standardizzati. Credo insomma che oggi la canzone napoletana non esista più, ma che esista invece solamente il ballabile napoletano.
Antonio de Curtis, «Epoca», 1955
L'ORO DI NAPOLI E' IL MIGLIOR FILM DI DE SICA?
Se non fosse così vivo sarebbe già un classico
La scuola cinematografica napoletana si sta liberando dei suoi difetti o li impiega a scopi d’arte
Questa volta, con L'oro di Napoli, De Sica regista ha fatto veramente centro. E con lui Marotta e Zavattini collaboratori nella sceneggiatura del miglior film a episodi che ci abbia dato in questo suo secondo o terzo periodo la cinematografia italiana rinata dopo la guerra. Giuseppe Marotta, l’autore del libro da cui sono state tolte le diverse storie del film, ha dato, oltre ai suoi personaggi, l’avvio alla rappresentazione cinematografica, con impeto, con generosità, diremmo con robuste braccia; e poi si è seduto di slancio a poppa, le gambe in acqua; sicché l’intera navigazione è ravvivata e rallegrata da questa sua spavalda e fanciullesca positura.
Prima di tutto a ogni attore è stato assegnato il suo ruolo, il ruolo per cui era nato. Ecco infatti, nel primo episodio, Totò che fa la parte del «pazzariello» nel la cui casa un ex, molto ex-compagno di scuola divenuto guappo, si insedia con l’aria di volervi rimanere per sempre. Solo a motivo di un falso infarto cardiaco costui si lascia scacciare dal debole ospite; ma saputo da una nuova diagnosi che egli è sano ed ha un cuore di ferro, riappare come uno spettro alla famiglia di Totò durante la festa «della liberazione». Non una delle tante smorfie di Totò viene fatta qui a vuoto; e il pezzo della marcia del pazzariello per le più napoletane vie di Napoli lietamente sconvolte dai preparativi del Natale è un pezzo, non si esagera, che Charlot si farebbe rigirare al rallentatore per studiarselo meglio.
[...] In conclusione, L’oro di Napoli dimostra che la scuola napoletana è veramente una forza della cinematografia italiana ed europea. Si sta addirittura liberando dei suoi difetti, o meglio, comincia a impiegare i suoi difetti a scopi d’arte.
e. r., «L'Europeo», anno XI, n.1, 1 gennaio 1955
TOTO' E CAROLINA
Distribuzione: 2 marzo 1955
Vista l'enorme quantità di materiale informativo relativo al film, inerente soprattutto in relazione all'accanimento della censura cinematografica che l'ha fatto passare alla storia per questo spiacevole primato, si rimanda alla sezione appositamente dedicata Articoli e ritagli di stampa del film «Totò e Carolina»
La scheda completa del film
CLAMOROSE DECISIONI NEL MONDO DELTEATRO
Rascel e Taranto lasciano la rivista
Totò produttore di sè stesso in un film su Pinocchio
Roma, martedì sera.
Una vera e propria fluttuazione si sta verificando tra il cinema, la rivista e la prosa italiani; si annunciano infatti decisioni clamorose, che già forniscono argomento di conversazione ed anche di discussione dovunque ai respira aria di «ciak» o di «passerella» ; dagli «studios» di Cinecittà La macchina da presa attrai tavoli di via Veneto, dai salotti del Residence Palace ai capannelli sotto la Galleria Colonna. E che si parli quasi esclusivamente di attori comici, è un fatto che i «tecnici» interpretano come uno dei tanti sintomi della «crisi» in cui si dibatte sia la rivista che il film comico, indicati da molti addirittura sulla via di un malinconico tramonto.
La notizia più clamorosa apparsa alla ribalta della cronaca, riguarda due assi della nostra rivista che, formano nuovi numeri nella serie aperta da Macario del cui passaggio al teatro dialettale — un ideale legame con gli inizi della sua carriera — si fece un gran parlare tempo addietro, fino ad indicare tale decisione dei popolarissimo attore piemontese come conseguente ad una visita a Padre Pio da Pietrelcina. Si è saputo che Macario ha deciso per la commedia musicale; è ora la volta di Nino Taranto e Renato Rascel, decisi ad abbandonare la passerella.
Il creatore di tante notissime macchiette si indirizzerà su una strada completamente nuova per lui; Taranto infatti avrebbe intenzione di formare una Compagnia di prosa, nella quale verrebbero inclusi i migliori elementi disponibili del teatro dialettale napoletano. Per quanto riguarda Rascel invece non si sa nulla di preciso: si dice che sciolta la compagnia, passerà anch'egli alla prosa; ma c'è da credere che sia più vicino alla realtà chi da per certo un Rascel dedicato completamente al cinematografò'. E' noto infatti quanto la macchina da presa abbia sempre attirato il «piccoletto» sia come attore sia come regista, nei cui ruoli si è già cimentato e con buoni risultati. Non resta che attendere che gli stessi interessati confermino le notizie che circolano sui loro progetti per il futuro.
E non é improbabile che giunga alla stampa nei prossimi giorni qualche convocazione simile a quella che ha raccolto nei giorni scorsi un certo numero di .giornalisti nell'appartamento di viale Buozzi ai Parioli del prlncipe Antonio De Curtis Focas Comneno. Questo è il vero nome di Totò, il quale durante la conferenza-stampa alla quale potrebbe darsi un titolo adatto ad un film del popolarissimo comico: ad esempio «Totò diventa buono»... ha annunciato la nascita di una nuova Casa di produzione, la «DDL», da lui costituita insieme a Libassi e De Laurentiis, con l'intento di sfornare solo pellicole ad alto livello artistico.
Abbandonando insomma con il film attualmente in lavorazione «Capostazione» diretto dal regista Paolella il genere di comicità che sembrava essergli caratteristico, Totò ha dichiarato: «Non voglio più fare film vietati ai minori di sedici anni. Ho ricevuto molte lettere di ragazzi che mi pregano di fare film adatti anche per loro; cosi ho deciso di non interpretare soggetti scadenti e di pessima lega. In questi ultimi tempi ho rifiutato diversi contratti. Dei miei quarantadue film sono rimasto soddisfatto di pochissimi; giustamente la critica è stata spesso dura con me. Se per l'avvenire sbaglierò reciterò il " mea culpa "; ma spero proprio che questo non accada». La casa di produzione dell'attore e regista l'attore ha già in cantiere la riduzione di un romanzo di Novelli, la cui lavorazione, cui parteciperà Gino Cervi, già scritturato, inizierà in autunno (Il coraggio, n.d.r.); poi sarà la volta di «Pinocchio»: «Sarà Pinocchio — ha detto Totò ai giornalisti — come l'ha inteso e l'ha descritto Collodi, anche se la vicenda sarà trasferita ai tempi nostri».
Ma non sono finiti gli annunci a sensazione: se lo schermo perde i popolarissimi lazzi di Totò, almeno come il pubblico si era abituato a conoscerli, e la rivista Taranto e Rascel, c'è chi sembra non credere alla decadenza della «passerella»; infatti all'inizio della prossima stagione dovrebbe apparire per la prima volta una compagnia di rivista di Andreina Pagnani e Ernesto Calindri, che abbandonerebbero così la prosa. Alla quale invece passerebbero, dividendosi, Durano, Fo e Parenti. Insomma un vero fenomeno di simbiosi. Si tratta di vedere — si dice a Roma — quale sarà il laboratorio per tali esperimenti, ciò per due ragioni. Anzitutto perchè il maggior teatro di rivista della capitale con la prossima stagione ritornerà ad essere cinema, scopo per il quale in fondo era nato; quello che lo ' segue da vicino, di proprietà di «no dei due maggiori impresari e organizzatori italiani, è scartato c a priori» per le sue compagnie dall'altro impresario. E in conclusione c'è il rischio che la «piazza» di Roma venga completamente a mancare alle compagnie di rivista.
Angelo Nizza, «Stampa Sera», 17 maggio 1955
Totò in Tribunale per una causa di diffamazione
Roma, venerdì sera.
Totò — hanno deciso i giudici — dovrà comparire dinnanzi a loro: l'attore comunque è parte civile, e tale provvedimento è stato preso ieri, nello svolgimento della causa intentata dal principe Antonio De Curtis, noto in arte con il nome di Totò, contro un settimanale illustrato. La querela per diffamazione a mezzo stampa è stata presentata per un articolo apparso nel settimanale ritenuto offensivo dal popolare attore. Nell'articolo, il De Curtis ha creduto trovare delle allusioni sfavorevoli riguardanti la sua vita privata. Nell'udienza di ieri l'avv. Pannain, che assiste il settimanale, ha chiesto la comparizione del De Curtis per porgli alcune domande. Alla richiesta si è opposto l'avvocato Di Simone, che assiste Totò, ma ciò nonostante il Tribunale ha ordinato la comparizione di Totò, rinviando la causa al 10 ottobre.
«Stampa Sera», 1 luglio 1955
Ieri al Tribunale è stata chiamata la causa intentata dal principe Antonio De Curtis, noto in arte col nome di Totò, contro la «Settimana Incom». La querela per diffamazione a mezzo stampa è stata presentata per un articolo apparso nel suddetto periodico, ritenuto offensivo dal popolare attore.
Nell'articolo, il De Curtis ha creduto trovare delle allusioni sfavorevoli riguardanti la sua vita privata.
Nell’udienza di ieri l’avv. Pannalo, che assiste la «Settimana Incom» ha chiesto la comparizione del De Curtis per porgli alcune domande. Alla richiesta si è opposto l'avv. Eugenio De Simone, che assiste Totò, ma ciò nonostante il Tribunale ha ordinato la comparizione di Totò, rinviando la causa al 10 ottobre.
«Il Messaggero», 1 luglio 1955
Dieci ragazze aspettano ad Asiago sognando l'elezione a Miss Universo
Totò presidente della giuria
«Stampa Sera», 1 luglio 1955 - Totò presiede la giuria di "Miss Universo"
Totò è nonno per la seconda volta
Totò, che si trova a Rapallo con Franca Faldini, ha ricevuto la notizia che la figlia Liliana de Curtis Buffardi ha dato alla luce la secondogenita
«Stampa Sera», 21 luglio 1955
ROMA, 21. - Il principe Antonio De Curtis, in arte Totò, è nonno per la seconda volta. Ieri In una clinica dei Parioli, la figlia del popolare comico, Liliana De Curtis Buffardi, già mamma di un bimbo di tre anni, Antonello, ha dato alla luce una bambina. Totò è stato informato del lieto evento a Rapallo, dove trascorre un periodo di riposo.
«Corriere dell'Informazione», 21 luglio 1955
Traffico di false onorificenze denunciato dall'attore Totò
Firenze, 29 luglio.
Stamani la polizia fiorentina ha svolto indagini in merito alla vicenda di false onorificenze, denunciata dal principe Antonio De Curtis, meglio noto col nome di Totò, discendente dell'imperiale casa di Bisanzio. Nella denuncia, l'attore Totò aveva raccontato che una nobile signora della capitale avrebbe venduto ad un libraio fiorentino l'intera biblioteca del marito defunto, nella quale si trovavano alcune pergamene firmate in bianco dal principe De Curtis, il quale le aveva consegnate al nobiluomo suo amico.
Si trattava di attestati di benemerenze o di onorificenze che, in base al suo titolo, il De Curtis può conferire a suo piacimento. Sembra che il libraio fiorentino avesse rivendute le pergamene a individui poco scrupolosi che a loro volta, per compenso, le avrebbero riempite e rivendute a varie persone, elevandole a gradi 'più o meno alti di nobiltà. Nella denuncia, Totò precisava che il libraio abitava a Firenze in via San Fedele. Questa via, però, a Firenze non esiste; la polizia dovrà innanzi tutto chiarire se si tratti di un indirizzo di altra città.
«La Stampa», 30 luglio 1955
Firenze 29 luglio.
La polizia fiorentina, su incarico della Questura di Roma, sta svolgendo indagini per identificare un misterioso libraio che si trova al centro d’una particolareggiata denuncia proposta dal principe Antonio de Curtis, meglio noto col nome di Totò, discendente della Imperial Casa di Bisanzio. Egli ha infatti esposto giorni or sono a un Commissariato di Roma questa storia. Tempo addietro la marchesa Carmela Spreti, abitante a Roma, vendette a un libraio fiorentino un’intera biblioteca che era stata di proprietà del marito defunto: fra i libri si trovavano, all’insaputa della marchesa, importanti documenti che il principe De Curtis aveva consegnato al di lei marito. Si tratta di alcune pergamene firmate in bianco dallo stesso principe De Curtis. attestati di benemerenza o di onorificenze che, col suo titolo di unico discendente della imperial Casa, Totò può conferire a suo piacimento
Ora pare che il libraio fiorentino le abbia rivendute ad alcuni individui poco scrupolosi. Costoro infatti le avrebbero riempite e quindi, previo compenso, le avrebbero cedute ad alcuni benestanti desiderosi di acquistare un titolo nobiliare.
«Corriere d'Informazione», 30 luglio 1955
La Questura di Roma ha incaricato la polizia fiorentina di svolgere accertamenti sul conto di un libraio che si troverebbe al centro di una grave denunzia presentata dal principe Antonio De Curtis, noto col nome d’arte «Totò». L’ultimo discendente dell’imperiale casa di Bisanzio, ha esposto giorni or sono al funzionari del commissariato di polizia del quartiere Flaminio questa storia: Qualche tempo fa, una nobildonna romana, vendette a un libraio fiorentino una libreria che aveva ereditato f dal marito defunto; fra i libri si trovavano — all’insaputa della marchesa — importanti documenti che il principe De Curtis aveva consegnato, per rapporti di lavoro, al marito di lei. Questi documenti sono costituiti da pergamene firmate in bianco dallo stesso principe De Curtis: attestati di benemerenza o di onorificenza che col suo titolo di unico discendente dell’imperiale casa di Bisanzio, Totò può conferire a suo piacimento.
Sembra che il libraio fiorentino le abbia rivendute ad alcuni individui, i quali le avrebbero riempite e quindi, previo compenso. le avrebbero «cedute» ad alcuni benestanti desiderosi di acquistare un titolo nobiliare.
«Il Messaggero», 30 luglio 1955
SIAMO UOMINI O CAPORALI
Distribuzione: 2 agosto 1955
Qui la rassegna stampa e la scheda completa del film
«Antonio de Curtis e Franca Faldini, la colpa di non essersi mai sposati»
Antonio de Curtis e Franca Faldini resero pubblica la notizia del loro matrimonio. Inventarono l'avvenuto fatto a Zurigo, lì di passaggio dopo un viaggio in Francia, per regolarizzare la loro unione e mettere finalmente a tacere le fastidiose illazioni e i numerosi pettegolezzi.
«L'Unione Monregalsese», 8 ottobre 1955
Le Maschere d'Oro al decennale delle maschere d'Argento
«Momento Sera», 9 settembre 1955 - Vedi l'articolo Totò, i premi e i riconoscimenti
DOVRETE PAZIENTARE SOLO UN ANNO
Le luci della ribalta si riaccendono per Totò
"A prescindere": il nuovo spettacolo che il comico napoletano sta per allestire non uscirà dallo schema ormai classico, e sarà di eccezionale prestigio
Roma, 13 ottobre.
Totò tornerà alla rivista, senza per questo abbandonare lo schermo. Ce ne ha dato l’annuncio il principe Antonio De Curtis, cioè quel distinto, elegante, cordiale e Impeccabile signore che è Totò, quando abbandona il tubino, la finanziera nera, la maschera comica, ed entra nella vita reale, di ogni giorno. E' un annuncio, in certo modo, sensazionale, perchè proprio in questo stesso salotto del suo ufficio, dove stiamo piacevolmente conversando, noi due soli, nel marzo scorso, durante un’affollatissima conferenza-stampa punteggiata di lampi di fotografie e di cocktails, Antonio De Curtis annunciò che aveva ormai dato un addio per sempre alla scena, e che, appena conclusi gli impegni cinematografici da cui era legato come attore, avrebbe intrapreso egli stesso la produzione cinematografica.
«Questo significa, forse, un radicale mutamento dei programmi?», gli chiediamo.
«Assolutamente no. Il programma resta immutato, tanto è vero che in questi giorni si inizieranno le riprese del primo film di mia produzione, il cui spunto è tratto dalla commedia di Novelli: "Coraggio" ed avrà ad interpreti Gino Cervi, Gianna Maria Canale... e Totò. A quel primo, seguiranno due film in preparazione: "La banda degli onesti" e "Don Pietro Caruso"». Fin qui, sono parole di Totò. Ma tutti sanno che egli accarezza un altro grande progetto cinematografico, e cioè di dar nuova vita filmistica al «Don Chischiotte».
«Questo, per quanto riguarda il cinema, e va bene. Ma, ora, quel che ci interessa è di sapere qualcosa sul suo ritorno alla scena. Qual è il significato e il motivo di questa decisione?».
«Debbo dire — spiega Totò, quasi con una punta di timidezza — che proprio dal giorno in cui dissi di aver lasciato per sempre la rivista, si sono intensificate lettere e telefonate di protesta e d’invito, al punto che hanno scosso un poco la mia decisione».
Questo insistente, affettuoso invito del pubblico non poteva rimanere senza risposta. Ad esso — si aggiunga — Totò è particolarmente sensibile, perchè la nostalgia del contatto immediato e felice con il pubblico non era lieve. «Il pubblico, per un attore, è l’ossigeno — ci dice — e in questi anni, in cui sono rimasto lontano dal teatro, quell’ossigeno mi è mancato. Direi che sono rimasto col fiato mozzo».
Quanto tempo è trascorso? Sei anni, sei lunghi anni che Totò non sente più il cordialissimo e ilare saluto con cui il pubblico festeggiava uno dei suoi beniamini. «Ed è proprio questa lunga assenza dalla scena — chiarisce Totò — che mi fa sentire oggi intimorito del nuovo Incontro che avrò col pubblico. Tanto è vero che, per mio desiderio, il debutto avverrà in un piccolo centro».
Il ritorno di Totò alla scena avverrà nel novembre del 1956, in una rivista organizzata da Remigio Paone.
«A prescindere — aggiunge Totò — dalla mia partecipazione allo spettacolo di Giuseppe Marotta che il Teatro delle 15 Novità diretto da Maner Lualdi allestirà a Milano nel prossimo novembre, sempre limitatamente al termine del film che oggi comincio a girare a Tirrenia con un mese di ritardo».
«Che cosa può dirci della nuova rivista?».
«Nulla ancora del suo contenuto, perchè dev’essere ancora ideato e concretato. Ma una cosa posso assicurarle. Non tenterà strade nuove, non avrà carattere modernista, ma rimarrà nel solco del genere classico della rivista, come tutte le precedenti nelle quali è apparso Totò».
«Sicché anche Totò sarà sempre Totò?»
«Certamente. L’attore è come il deputato: questo non può tradire i suoi elettori e l’attore non può tradire il suo pubblico. Il pubblico ama la maschera a cui ho dato vita, e quella maschera riporterò, immutata, sulla scena. Soltanto dovrà essere una rivista caratterizzata da grande ricchezza scenografica e di costumi, con numeri d’eccezione, con molte belle canzoni, cantate da belle voci, con molte belle donne ed una, particolarmente, di clamorosa bellezza che sostenga il ruolo di protagonista».
A giudicare dal fervore con cui ne parla — anche se il copione non è ancora stato scritto — sembra che Totò veda già la rivista svolgersi dinanzi agli occhi della fantasia, e già senta l’ansia delle luci della ribalta e del contatto con il pubblico.
«Ma se non può parlarci del contenuto, può almeno dirci il titolo che avrà la rivista?
«Questo si: il titolo sarà: "A prescindere"».
Uno slogan tipico di Totò, una premessa e una conclusione, che ha tutti i significati, da una vena di amabile filosofia a un contenuto sociale, due parolette che consentono di dire, senza asprezze, molte verità. Ce lo conferma, implicitamente, lo stesso Totò con una divertente esemplificazione di chiarimento: «Sì, a prescindere da tutto c’è il contrario di tutto: questo è il mondo. A prescindere dal male, ci può essere il bene; a prescindere dal bene, ci può essere il male; a prescindere dal bello, v’è anche qualcosa di brutto; a prescindere dal brutto c’è sempre qualcosa di soave e di bello; a prescindere dalla miseria c’è la ricchezza, ma a prescindere dalla ricchezza c’è anche, purtroppo, la miseria; a prescindere dalla automobile, c’è il pedone che, poveretto, è inguaiato come tutti sanno, e via cosi all’infinito».
E’ a questo punto che, «a prescindere» dalla piacevolissima conversazione, lasciamo Totò al suo lavoro.
Alberto Ceretto, «Corriere della Sera», 14 ottobre 1955
Si sceglie la bella italiana per il concorso di «Miss Mondo»
Totò e Franca Faldini nella giuria
«Stampa Sera», 16 settembre 1955
Totò non presiederà la giuria per l'elezione di Miss Mondo?
Quaranta di febbre - Durante la festa avrebbe annunciato le nozze con la Faldini
Palermo, 17 settembre.
La giuria del concorso per la scelta della candidata italiana al titolo di Miss Mondo rischia di rimanere senza presidente. Totò, che aveva accettato l’incarico, è stato colto da un attacco di influenza al momento di partire per Palermo. Questa mattina Totò ha ancora la febbre a quaranta. Con ogni probabilità, il principe-attore non si rimetterà in tempo per poter arrivare a Palermo prima che il concorso sia chiuso.
Il più dispiaciuto di questo contrattempo è senz’altro Totò. Il concorso di Palermo gli avrebbe infatti offerto l’occasione di comparire in pubblico, presentando per la prima volta Franca Faldini come moglie. Il matrimonio, per quanto non si sia trovata alcuna trascrizione negli uffici di stato civile di Napoli e di Roma, è stato effettivamente celebrato. La cerimonia semplice e segretissima, risale a quattro o cinque mesi fa. Totò e Franca Faldini partirono silenziosamente per un viaggio all’estero col pretesto ufficiale di dover incontrare un produttore per un contratto. La coppia si fermò appena fuori dalla frontiera italiana, forse in Svizzera, forse in Francia. Un funzionario civile era già avvertito e, ricevuti i due fidanzati nel suo ufficio, stese e siglò l’atto di matrimonio. A Palermo Totò, per tagliar corto a tutte le discussioni, avrebbe confermata la notizia delle sue nozze.
[...] Totò si sta interessando ai lavori della giuria. Gli organizzatori gli telefonano le notizie di ora in ora. gli chiedono consiglio, domani manderanno a Roma, perchè le veda e si pronunzi, un grosso pacco con le fotografie delle varie concorrenti.
«Corriere della Sera», 18 settembre 1955
Diventa più difficile avere un titolo nobiliare
Il caso dell'attore Totò
La seconda deliberazione tende a porre precisi limiti di caratteri dinastici e di famiglia : essi non potranno essere riconosciuti se non agli ordini tradizionali di case sovrane, considerate come tali al congresso di Vienna lei 1815 o successivamente. [...] La casa di Bisanzio, invece, non fu riconosciuta sovrana al Congresso di Vienna nè dopo: i suoi «ordini» illegittimi. Durante il Congresso di Madrid fu affermata anche la falsità degli ordini cavallereschi che il Vaticano denunciò come non genuini, elencandoli sulle colonne dell'Osservatore Romano il 21 marzo 1953; si sono sollecitate in proposito le accademie e gli istituti araldici, perchè diffidino ed eliminino dai loro ranghi gli appartenenti a codesti ordini illegittimi.
La terza deliberazione è stata cosi formulata: sono considerati come termini invalicabili per la documentazione delle genealogie quelli del XII secolo, in quanto qualsiasi accertamento precedente non può avere valore sicuro e obiettivo. Questo principio venne applicato nel «Libro d’oro della nobiltà italiana» di recente pubblicazione, dove furono collocati in una sezione speciale i nobili riconosciuti da tribunali e da magistrature ordinarie, come avvenne per il principe Antonio Comneno Lascaris de Curtis, in arte Totò. Secondo gli istituti araldici, la magistratura italiana, che rappresenta uno Stato agnostico, in fatto di nobiltà, non è competente a giudicare questioni dinastiche, nè un giudice, non esperto in araldica, è in grado di riconoscere l'autenticità di antichi documenti che gli si presentano. Ma si può osservare in proposito che le deliberazioni del Congresso di Madrid non possono avere una validità retroattiva per annullare decisioni prese dalla magistratura e divenute irrevocabili, come avvenne appunto nel caso dì Totò.
Arnaldo Geraldini, «Corriere della Sera», 15 novembre 1955
Durante un’assemblea, per la verità assaia tumultuosa, tenuta a Roma dagli attori del cinema e del teatro con l’intento di costituirsi in Sindacato il critico teatrale Andriani ha affermato - se è vero quanto riferiscono i giornali che la professione d’attore è un sacerdozio. Non eravamo presenti e non sappiamo come questa tesi, o, meglio, « boutade », sia stata sostenuta. Nessuna professione, a parer nostro, è più lontana dal sacerdozio di quella degli attori, almeno se si tien conto della grande maggioranza dei film quali ci vengono scodellati attualmente dalle varie case produttrici italiane e straniere. Proprio non ce la sentiamo di pensare a Totò, tanto per parlare di attori e non di attrici, come ad un sacerdote; anzi ci pare che il solo accostamento abbia in sè qualche cosa di molto simile alla bestemmia. A parte le innumerevoli considerazioni di carattere morale che si potrebbero fare, ci pare inoltre di poter dire che, tenuto conto dei lauti guadagni degli attori cinematografici, si dovrà parlare, se mai, di « sacerdozio di Mammona ».
«L'Azione», 9 dicembre 1955
DESTINAZIONE PIOVAROLO
Distribuzione: 10 dicembre 1955
Qui la rassegna stampa e la scheda completa del film
Leggi l'articolo completo sul ricatto ai danni di Antonio de Curtis
Altri artisti ed altri temi
Articoli d'epoca, anno 1955
Petrolini restituiva dal palcoscenico ciò che rubava nella vita
Petrolini e Totò filosofi
La Rivista è stanca delle piume di struzzo
Galleria di copertine e pagine pubblicitarie
Riferimenti e bibliografie:
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- La Stampa
- La Nuova Stampa
- Stampa Sera
- Nuova Stampa Sera
- Il Messaggero
- Corriere della Sera
- Corriere d'Informazione
- Il Piccolo di Trieste
- Il Piccolo della Sera
- Il Piccolo delle ore diciotto
- L'Unione Monregalese
- Il Giornale dell'Emilia
- Reggio Democratica
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- La Settimana Incom Illustrata
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