Articoli & Ritagli di stampa - Rassegna 1961
Indice degli avvenimenti importanti nel 1961
Gennaio 1961 Il canile di Totò, l'"Ospizio dei trovatelli" ha un nuovo ospite, molto famoso: il pastore tedesco, pluridecorato, Dox, in forza alla Polizia di Stato. Collocato in pensione, rischiò di non avere più una casa, ma il suo padrone (il Brigadiere Maimone) fece un appello, subito raccolto da Antonio de Curtis e Franca Faldini che presero con loro la bestiola.
Gennaio 1961 Viene presentata una richiesta al Comune di Cava De' Tirreni dal legale del principe Antonio De Curtis relativa all’acquisto di un quadro che è nell’aula consiliare e raffigura un Camillus De Curtis, antenato del popolarissimo Totò. («L'antenato che Totò non potè comprare»)
21 marzo 1961 L'ex tenutaria del canile di Via Forte Boccea, Elide Brigada, ha citato in causa Antonio de Curtis, con l'intento di essere reintegrata nella gestione del canile.
22 luglio 1961 Viene assegnata ad Antonio de Curtis la "Grolla d'Oro" al merito del cinema. Impossibilitato a ritirare il premio, fu assegnato ad Alberto Sordi
27 settembre 1961 Antonio de Curtis riceve la "Maschera d'argento" per il cinema
2 dicembre 1961 a Roma viene assegnato ad Antonio de Curtis il "Trapezio d'Oro"
Indice della rassegna stampa dei film per il 1961
Totò, Peppino e... la dolce vita Distribuzione: 23 febbraio 1961
Sua eccellenza si fermò a mangiare Distribuzione: 17 marzo 1961
Totò Truffa '62 Distribuzione: 7 agosto 1961
I due marescialli Distribuzione: 5 dicembre 1961
Altri artisti ed altri temi
Totò
MONTECARLO, 2 genn.
Maria Callas e Onassis occupavano, insieme ai duchi di Bedford, un tavolo accanto a quello di Grace e Ranieri alla grande festa di S. Silvestro a Montecarlo. La cantante ha dichiarato: « Il 1961 sarà un anno bellissimo se i giornalisti mi lasceranno in pace ». AI favoloso « reveillon » erano presenti anche Totò e Franca Faldini, [...]
«Corriere della Sera», 2 gennaio 1961
Dox, il poliziotto del principe de Curtis
L'Ospizio dei Trovatelli
Con il generoso intervento del popolare attore napoletano è stata risolta una situazione disperata, ma tutti possono aiutare le povere bestiole destinate alla camera a gas
Totò, il principe che amava gli animali
Totò, il principe che amava gli animali
Dox, il poliziotto del principe de Curtis
L'Ospizio dei Trovatelli
Per centosettanta poveri cani la provvidenza si chiama Totò
I centonovanta cani di Totò
L'infallibile Dox torna in borghese
I cani di Totò
Tutto il cuore di Totò per vincere la battaglia dei cani senza collare
Il principe metafisico, ovverosia Totò
Totò, l'arte di far ridere
1961 - Controfagotto
Piangeva su ogni de Curtis
I cani salvati da Totò
Totò non rideva mai
Articoli & Ritagli di stampa - Rassegna 1960
Articoli & Ritagli di stampa - Rassegna 1963
Totò non potrà acquistare un ritratto di un suo antenato
Salerno 20 gennaio, notte.
Il Consiglio comunale di Cava dei Tirreni, nella sua odierna riunione, s’è dovuto fra l’altro occupare di una richiesta presentata dal legale del principe Antonio De Curtis relativa all’acquisto di un quadro che è nell’aula consiliare e raffigura un Camillus De Curtis, antenato del popolarissimo Totò.
I consiglieri, pur valutando il motivo sentimentale della richiesta, non hanno ritenuto opportuno accoglierla. La famiglia De Curtis, tra il 1500 e il 1600, ha dimorato nel Salernitano e, particolarmente, a Cava dei Tirreni. Nella basilica di Maria Santissima dell’Olmo, una lapide funeraria del 1600 ricorda un Nicola De Curtis. Inoltre, documenti conservati nell’archivio di Stato di Salerno tramandano che un ramo dei De Curtis faceva parte dei patrizi di Ravello.
«Corriere della Sera», 21 gennaio 1961 - «L'antenato che Totò non potè comprare»
TOTO', PEPPINO E... LA DOLCE VITA
Distribuzione: 23 febbraio 1961
Qui la rassegna stampa e la scheda completa del film
Totò in Pretura per i cani accompagnato dalla Faldini
L'ex guardiana sfrattata ha citato l'attore
«Corriere d'informazione», 22 marzo 1961 - «L'Ospizio dei Trovatelli»
Per salvarsi dal marito iettatore scelse l'amante gobbo
Se scoppia un incendio, se una nave cola a picco, se crollano i lampadari, se qualcuno cade morto all’improvviso, la colpa è dello “iettatore”: così assicurano gli esperti in materia e così assicura l’autore di questo servizio, che si vanta di conoscere i tre più famosi iettatori di Napoli ma che, da buon napoletano, si guarda bene dal nominarli
[...] Ora io, concludendo, sarei tentato di raccontare certe strabilianti storie di iettatori napoletani, ma faccio forza a me stesso e me ne astengo per i motivi ai quali ho già accennato. Preferisco invece rievocare, per chi non l’abbia presente, una nota commedia di Luigi Pirandello, La Patente, un atto unico del 1918 che qualche anno fa è stato messo anche in film e che ha avuto come protagonista Totò.
Il signor Rosario Chiarchiaro, dunque, ritenuto da tutti i suoi conoscenti un formidabile iettatore, si riduce sul lastrico. Ma finalmente egli ha una idea geniale: querelerà alcuni di coloro che lo additano quale iettatore, ma li querelerà non per vederli condannati, bensì per vederli assolti. Egli stesso fornirà agli avvocati avversari le prove che è iettatore, in maniera appunto da far assolvere i suoi diffamatori.
Totò in una foto mostra l'enorme corno portafortuna che, come quasi tutti i napoletani (sebbene qui in proporzioni alquanto insolite), il. popolare comico conserva nella sua abitazione, contro la iettatura. Qualche anno fa Totò è stato l'interprete, in un film, di un episodio tratto da una commedia di Pirandello, in cui interpretava lui stesso la parte di uno iettatore
Il ragionamento che fa Rosario Chiarchiaro è semplicissimo: una volta assolti coloro che lo definiscono iettatore, egli verrà automaticamente riconosciuto a termini di legge come iettatore, avrà insomma una autentica patente di iettatore. E sarà da questa patente che egli trarrà i mezzi di vita. In che maniera? Ma fermandosi, per esempio, accanto alla vetrina di un negozio e accettando di allontanarsi soltanto quando il proprietario, preoccupato per le sventure che egli potrà causargli, non gli avrà versato una congrua mancia Oppure accettando di recarsi a casa di Caio a portargli male per incarico di Sempronio dal quale si sarà fatto adeguatamente pagare. Rosario Chiarchiaro supplicherà, nella commedia pirandelliana, il giudice D’Andrea di assolvere i querelati. «Ho figli, debbo vivere!», è il grido di Chiarchiaro. Il giudice D’Andrea è imbarazzato. La legge non ammette la iettatura e quindi egli dovrà condannare i diffamatori di Chiarchiaro. Ma ecco che la iettatura incomincia ad abbattersi proprio sul giudice...
Come il giudice D'Andrea, io non credo alla iettatura anche perché, come ho detto, ho avuto occasione di frequentare i tre più famosi iettatori di Napoli e non me ne è mai incolto male. Anzi non voglio fare a meno, a conclusione di queste pagine, di far giungere ad essi, che certamente si saranno riconosciuti, i sensi più alti della mia affettuosa e devota amicizia. Nonché un caloroso abbraccio.
Vittorio Paliotti, «Novella», anno XLII, n.13, 30 marzo 1961
SUA ECCELLENZA SI FERMO' A MANGIARE
Distribuzione: 17 marzo 1961
Qui la rassegna stampa e la scheda completa del film
Claudette Colbert ed io al cinema a veder Totò
L'attrice si è divertita ridendo da matti
S. Margherita 1 aprile.
E' arrivata Claudette Colbert. Avevo già avuto altra occasione d'incontrarla, alcuni anni or sono, a Parigi. In casa di Isa Miranda ed avevo assistito al riavvicinamento delle due attrici dopo il loro dissidio di Hollywood. [...] Io avevo la macchina? Si? Oh, bravò! Desiderava di essere accompagnata in uno dei cinematografi di Santa Margherita dove le avevano detto che si proiettava un film di Totò. L' aspettassi pochi minuti. Scese, dopo mezz'ora, chiusa in un impermeabile azzurro, il cappuccio in testa, giovanile... non direi, ma insomma... sempre attraente col suo caratteristico volto limitato in alto dalla frangetta. Per prima cosa, dopo i saluti, mi disse che non voleva assolutamente venir riconosciuta dal pubblico per non dover concedere autografi. Era in Italia assolutamente in incognito. Voleva godersi il film come una qualunque, tranquillamente. Aveva già visto altri film di Totò che la divertiva moltissimo.
«Adorable, ce Totò!».
Non fu difficile mantenere l'incognito. Nessuno poteva supporre che la signora chiusa nell’impermeabile azzurro, il cappuccio tirato sugli occhi fosse Claudette Colbert. Potemmo cosi, la diva e io, avventurarci nel buio della sala quasi vuota, a quell'ora pomeridiana. Il film era al primo tempo: Totò passava e ripassava con smorfie e con sgambetti che destavano un po’ d'ilarità nello scarso pubblico. Claudette Colbert fu ben tosto presa dalla comicità dei nostro grande attore. Rideva solo ch'egli aprisse bocca; e mi domandava: « Qu’est qu'il a dit? ».
E queste domande le si fecero sempre più frequenti; dovetti tradurre, alla meglio, anche l'espressioni dialettali del divo. Ma la mimica di questo bastava a farle subito capire il significato delle frasi ch’io cercavo di tradurre nel miglior modo possibile. A un certo punto mi toccò col braccio per interrompermi. quasi seccata. Mi piegai a domandarle se le occorressero altre delucidazioni, mi rispose di no col capo, fissa con gli occhi allo schermo, presa dell'azione comica e soprattutto dalla bravura del protagonista. Tratto tratto il suo bel viso, ch'io guardavo ogni tanto di profilo, non parendomi vero che fosse quello di Claudette Colbert, si schiariva straordinariamente. direi quasi che si apriva, dando in una risata, e dopo la risata veniva una breve frase di ammirazione.
Un che di fanciullesco per la prima volta scopersi nel suo volto. Immaginate la faccia di Claudette Colbert, non più giovane, ma pur tuttavia sempre attraente, atteggiata a stupore fanciullesco, assolutamente priva d’autocontrollo, attratta da qualche cosa che vince l'ambizione, debella l'invidia, non rende possibile la rivalità, annulla perfino la tristezza del sentirsi addosso il peso degli anni? Ebbene, lo lo vidi, quel volto, tante volte ammirato cosi diverso, sullo schermo. Provai un senso di orgoglio perchè l’attore che destava tanta ammirazione era italiano, ma anche un senso di malinconia, che mi veniva dal sentire la caducità del successo, la spaventosa velocità con cui passano la gloria cinematografica e la giovinezza.
Anche quando balzò nella sala la luce, non si ebbe difficoltà a mantenere l'incognito per l’illustre attrice che mi sedeva vicina, ora a capo scoperto. Il pubblico aveva gli occhi pieni di Totò. E, per il momento, non andava più in là.
Salvator Gotta, «Corriere d'informazione», 2 aprile 1961
Totò, Sandra Milo, la Ekberg...
Un super-show alla TV
[...] Peraltro non mancheranno le novità. Entro maggio dovrebbe essere varato un nuovo super-show, addirittura con Totò, Sandra Milo, Anita Ekberg e Dorian Gray; il super-show si chiamerebbe «Lady Fortuna» e sarebbe congegnato in chiave di chiromanzia. Vi prenderebbe parte anche Milva come cantante-vedette. Avremo, dunque, un programma televisivo imperniato sulla cabala, gli oroscopi e la cartomanzia. Sul filone di ma-ghi, astri e indovini, scorreranno canzoni e «sketchs» per un'ora di spettacolo che dovrebbe andare in onda il mercoledì sera. [...]
«Il Piccolo di Trieste», 8 aprile 1961
Questa sera si assegnano i premi del cinema
Le "Grolle" di Saint Vincent
Da Roma a Mosca e dalla Francia arrivano i divi, i registi, i magnati della cinematografia - Atmosfera di «suspence» per un ripensamento della giuria - A poche ore dal «gala»: un trofeo in discussione
«Corriere della Sera», 22 luglio 1961 - «Totò, i premi, i riconoscimenti»
La spiaggia più «scandalosa» del mondo
Le belle di St.-Tropez si fanno pettinare sedute fra le onde
Le stranezze non si contano nella patria elettiva di Brigitte Bardot - L'unico villeggiante «serio» è Totò, reduce dal suo 78° film
St Tropez, lunedi sera
[...] L'unico personaggio sempre inappuntabilmente vestito in tela cruda con panama in capo è l'elegantissimo principe de Curtis, in arte Totò, che divide le sue vacanze fra Cannes, le Lavandou e St-Tropez, ma soprattutto naviga col suo panfilo per «far provvista di azzurro». Ha terminato il suo 74° film, Totò e la dolce vita, parodia mite della celeberrima pellicola felliniana.
m.r., «La Stampa», 15 agosto 1961
Ricordi di teatro: primo incontro con il comico Totò
In un teatrino che si ribellava rumorosamente agli evidenti trucchi di un illusionista, il giovane principiante napoletano riuscì ad ottenere il silenzio: era già il «re del varietà»
Napoli aveva conosciuto tempi migliori. Pure, una pizza costava ancora trenta soldi. La statua di Nicola Amore dall’alto del piedistallo guardava sempre il suo Rettifilo. Le traballanti carrozzelle circolavano più numerose dei taxi. Gli «scugnizzi» non sapevano parlare l'inglese e si accontentavano di due soldi di mancia. Nell'ambiente artistico-lettirarlo circolavano i motti arguti di Libero Bovio e di Ugo Ricci. Matilde Serao pettegolava dalle colonne del «Giorno». Il poeta Salvatore Di Giacomo si recava ogni mattina, alle nove alla Biblioteca Nazionale della quale era il direttore. «'O pazzariello», nei quartieri popolari, vantava la bontà del vino «d' 'a cantina d’ 'o Campo». Dalle urne di vetro i numeri del gioco del lotto erano estratti da un bambino bendato. Al molo Beverello l'ultimo cantastorie leggeva ad una ristretta cerchia di affezionati le gesta di Orlando e Rinaldo mentre al Teatro Bellini l'ultimo Pulcinella don Salvatore De Muto era applaudito da un pubblico fedele. I registi cinematografici non avevano ancora scoperto Napoli. Armando Gill nei caffe-chantants alla moda cantava «Conoscete la bella Gina...» e «Come pioveva.» Eduardo, Peppino e Titina De Filippo erano tre piccoli attori della compagnia di Vincenzo Scarpetta. Raffaele Viviani dai trionfi del teatro di varietà era passato a quelli dei teatri di prosa. Gennaro Pasquariello, il cesellatore della canzone, era chiamato dai ricchi borghesi ad allietare cerimonie e feste familiari. E’ nota l'avarizia del celebre canzonettista napoletano scomparso. Fu invitato una volta al ricevimento dato in occasione delle nozze di un ricco commerciante dove avrebbe dovuto cantare due canzoni dietro il compenso di duecento lire. Una somma favolosa per quei tempi. Ma si trattava di Pasquariello e due canzoni cantate dal divo valevano bene cento lire runa. Al ricevimento il successo fu, com'era da prevedersi, enorme. Si chiedeva insistentemente il bis, Pasquarlello si schermiva accennando al padrone di casa, allo sposo, il quale, dietro le insistenze degli invitati, si avvicina al cantante e:
— Commendatò — gli dice — per piacere accontentate i miei amici: fate questo bis, ve ne prego.
Pasquarlello lo guarda fisso, solleva lentamente a mano destra e, facendo scivolare il pollice sull'indice, con un mezzo sorriso gii chiede:
— ...E ...vi conviene?...
In compagnia di Paolo Stoppa, allora all'inizio della sua carriera, gironzolavamo un pomeriggio per le vie di Napoli quando un violento ed improvviso acquazzone ci costrinse a rifugiarsi al Trianon, un sotterraneo teatro di varietà di terz'ordine.
Nei programma, fra gli altri «numeri», erano annunziati il celebre (?) illusionista Chabernot e, in «vedette», il comico Totò. Entriamo nella sala: il teatro è pieno zeppo di una folla scamiciata e maleolente che fa un baccano del diavolo fischiando ed urlando all'indirizzo di una canzonettista che abbiamo appena il tempo di scorgere mentre ripara spaurita tra le quinte. Prendiamo posto in due scomodissime poltrone ai legno lasciate, per caso, vuote all'inizio della prima fila a sinistra. Mio vicino di destra è un ben nutrito «guardio» che pancia all'aria, sciaboletta fra le gambe e berretto sulla nuca, se la fuma beatamente. Il sipario si riapre sul volgare scenario dell'illusionista Chabemot dal nome esotico e dall'accento inconfondibilmente napoletano.
Dopo uno o due esperimenti si scatena un uragano di fischi e urla ed altri [...] familiari fra il pubblico napoletano di quel genere. E' impossibile andare avanti.
L’orchestra, un pianoforte, una tromba, un clarino, una grancassa e un contrabasso, continua imperturbabile la sua «lagna». Ad un certo momento il professore di con tra basso fa capolino dalla cavea a rivolgendosi al «guardie» che, calmo ed assente continua a fumare li suo sigaro, gli dice:
— Neh, sargè... mettete un po' di ordine in queste teatro.
— Quale teatro? — risponde il «guardio».
— Come. Quale teatro?!... Questo.
— Ah, perchè questo è un teatro?
— Almeno», cosi lo chiamano — commenta il professore
E il «guardio»:
— Nun date retta, professò. Piuttosto vorrei essere spiegato una cosa: come mal il vostro contrabbasso tiene quattro pizzuchi (bischeri) e tre corde?
— Ah, non lo sapete? Embè, ora ve lo spiego: ci manca una corda
— E voi suonate con tre corde sole?!
— Con tre, con due, con una... senza corde...
— Senza corde?! E come fate?!..
— Così. — Ed il professore di contrabasso dopo avere inumidito il pollice alle labbra lo strofina sulla cassa del suo strumento ottenendone un effetto non molto dissimile da quello attenuto con lo strofinio dell'archetto sulle corde. Intanto il baccano continua: nè la donna dalla testa mozza, nè la sparizione di un pollo di cartone riescono a placare l'ira della folla. Come Dio vuole Chabemot riesce a finire il suo «numero» fra un subisso di urla scomposte, fischi ed altri rumori come sopra
L'orchestra attacca immediatamente una marcia d'introduzione, quella dell'ultimo numero, delia «vedette», del comico Totò. Il pubblico si fa attento e silenzioso. Si riapre il sipario sul solito fondale di giardino. La scena è vuota, l’orchestra continua la sua marcia. Ad un tratto, preceduto da un potente colpo di grancassa, entra in acena Sua Maestà Antonio De Curtis, profirogenito della stirpe Costantiniana di Griffo Focas, allora semplicemente «il comico Totò»! Egli si esibisce in una danza meccanica: i suoi arti si snodano come quelli di un burattino in movimenti precisi ritmati dai colpi della grancassa. Mano, mano questi movimenti si accelerano, ogni parte del suo corpo è in convulsione, sembra una girandola vivente che attraversa il palcoscenico come una meteora. Ad un colpo più forte della grancassa il corpo dell’attore si arresta di botto appiattendosi contro un pilastro del boccascena. Da tutta la sala prorompe un urlo di gioia e lo scroscio di un lungo e nutritissimo applauso. Erano ancora i tempi in cui il popolo amava i monarchi.
Testo e disegni di Umberto Onorato, «Momento Sera», 19 agosto 1961
Prima serata al Festival di Napoli
Ore 22,20: in lizza 12 canzoni Renato Rascel è tra i favoriti
Due orchestre e ventinove cantanti (diciotto uomini e undici donne) - Le prove generali sono durate tutta la notte - Anche in questa manifestazione il fuoco della polemica: si annunciano presunte rivelazioni sui retroscena dell'organizzazione - Il «caso» di due motivi musicali che sarebbero stati imposti d'autorità - L'esclusione di «Totò»
Napoli, sabato sera
Fra poche ore il «Mediterraneo», concluso i! Congrosso ili chemioterapia, sarà dedicato non più ai farmaci ma alle canzoni. La manifestazione canora, il IX Festival della Canzone Napoletana, c una vittoria di Furio Rendine. Già sofferente per un investimento automobilistico avvenuto arni fa, Rendine ha dovuto subire recentemente un non prorogabile intervento chirur- Mike Bongiorno sulla spiaggieo. .Sul suo cammino di organizzatore sono state sparsi ovunque deg': ostacoli. Ma egli non ha piegato. Con la febbre alta, ha lavorato lo stesso ed ha vinto. La sua volontà e la sua esperienza, come già appare da tante prove, hanno fatto di questo Festival una manifestazione di alto livello artistico. Ecco l'elenco completo delle prime due .serate nell'ordine di programmazione.
Questa sera: «'O passato» («Il passato») di Lazzeretti La Valle, edizioni Leon Music, Milano (cantano Lucia Altieri e Nelly Fioramonti); «'O tuono e marzo» («Il tuono di marzo») di De Mura e De Angelis, edizioni Gennarelli, Napoli [...]
Perciò, se tanto obiettivo è stato il comportamento degli organizzatori, che potrebbero mai rivelare ì sette transfughi? Eppure si parla di un «caso Rascel» e di un «caso Lazzarella». Ecco di che si tratta. Un quotidiano pubblicò —- senza essere smentito — che una canzone pur somigliantissima a «Lazzarella» aveva dovuto essere inclusa perché la Commissione vi era stata costretta. Comunque è certo che mentre Rascel è entrato al Festival e sarà forse il «cantautore» più acclamato, il principe Antonio De Curtis, in arte «Totò», non è entrato fra gli autori. Totò è stato bocciato. Non una ma tre canzoni aveva presentato. La Commissione, però, le ha tutte respinte. Ma Totò non disarma. Ha deciso che si prenderà fra breve una grande rivincita per il dolore datogli dalla sua città.
Crescenzo Guarino, «La Stampa»,16 settembre 1961
LYZ TAYLOR OSPITE D'ONORE
Consegnate ieri a Roma le «Maschere d'Argento»
I premi distribuiti dal ministro Folchi e dal commissario prefettizio Diana
«Corriere della Sera», 29 settembre 1961 - «Totò, i premi, i riconoscimenti»
NON PARTECIPERA' A PROGRAMMI TV
Vivaci critiche di Totò al mondo della canzone
«Tutto - ha detto - è nelle mani delle case discografiche, anche le trasmissioni della R. A. I.»
Roma 24 novembre, notte.
L’attore Totò non comparirà sui teleschermi: lui stesso ha smentito stamane le notizie apparse su qualche giornale' a proposito di uno spettacolo televisivo che i dirigenti della R.A.I. avrebbero ideato apposta per lui e che avrebbe dovuto essere sottoposto all’approvazione di Sergio Pugliese.
Il principe De Curtis però ha smentito queste voci: «Non farò della televisione perchè è un genere che non mi interessa. Quanto al canovacci della commedia dell’arte sarebbe interessante riproporli ad un pubblico moderno, ma nascerebbero molti problemi di censura: lasciare intatte le trame, quasi tutte a sfondo licenzioso e impostate su doppi sensi ed equivoci, sarebbe inopportuno; Rimaneggiarle e sfrondarle porterebbe a trarne cose del tutto diverse».
Totò non ha mancato di riaprire la sua polemica preferita sul mondo delle canzoni e sulle difficoltà che incontrano parolieri e musicisti per raggiungere il successo quando non siano legati a una casa editrice . musicale o discografica. «Oggi la canzone è un’industria — ha detto il principe De Curtis — e come tale deve essere sempre sottoposta ad un razionale ed accurato "piano di produzione". Chi scrive musica e versi per il piacere di farlo non può più sapere, attraverso il pubblico, se ciò che fa è bello o è brutto».
«Nessun musicista dilettante — ha aggiunto l’attore-compositore — può sperare di raggiungere la radio o i dischi: ogni cantante è legato da contratti che gli impediscono di mettere in repertorio brani che non siano quelli fomiti dalle case da cui dipende. E la R.A.I. mette in onda solo canzoni che le giungono attraverso case editrici musicali o industrie discografiche. Io perciò scrivo canzoni e me le tengo nel cassetto: le scrivo soltanto per me. L’ultima è intitolata "L’ammore avesse a essere": un motivo moderno, anche se non 'urlato', che però forse nessuno sentirà mai».
«Corriere della Sera», 25 novembre 1961
Assegnazione a Totò del premio «Trapezio d'Oro»
«Il Messaggero», 1 dicembre 1961 - «Totò, i premi, i riconoscimenti»
I DUE MARESCIALLI
Distribuzione: 5 dicembre 1961
Qui la rassegna stampa e la scheda completa del film
«Cinema Nuovo», dicembre 1961
Altri artisti ed altri temi
Articoli d'epoca, anno 1961
Inchiesta fra i minori di 18 anni. Censura: perchè?
Le «forbici d'oro» della censura in quindici anni di cinema italiano
Alla ricerca di Ettore Petrolini venticinque anni dopo la scomparsa
Galleria di copertine e pagine pubblicitarie
Riferimenti e bibliografie:
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- «Corriere della Sera», 2 gennaio 1961
- «Corriere della Sera», 21 gennaio 1961
- «Corriere d'informazione», 22 marzo 1961
- Vittorio Paliotti, «Novella», anno XLII, n.13, 30 marzo 1961
- Salvator Gotta, «Corriere d'informazione», 2 aprile 1961
- «Il Piccolo di Trieste», 8 aprile 1961
- «Corriere della Sera», 22 luglio 1961
- m.r., «La Stampa», 15 agosto 1961
- Testo e disegni di Umberto Onorato, «Momento Sera», 19 agosto 1961
- Crescenzo Guarino, «La Stampa»,16 settembre 1961
- «Corriere della Sera», 29 settembre 1961
- «Corriere della Sera», 25 novembre 1961
- «Il Messaggero», 1 dicembre 1961
- «Cinema Nuovo», dicembre 1961