Articoli & Ritagli di stampa - Rassegna 1975
Indice degli avvenimenti importanti nel 1975
3 agosto 1975 Durante il Festival Cinematografico Internazionale di Locarno (Canton Ticino, Svizzera), nell'ambito della retrospettiva dedicata a Totò organizzata dalla cineteca svizzera, in collaborazione con la cineteca italiana di Milano, è stato proiettato fuori concorso il film «Guardie e ladri»
Ottobre 1975 Esce nelle sale cinematografiche il film di montaggio «Un sorriso, uno schiaffo, un bacio in bocca», contenente alcune scene dai film «Totò diabolicus», «Risate di gioia» e «Il giorno più corto»
In molte sale cinematografiche d'Italia continuano le proiezioni dei film che hanno reso famoso Totò. I distributori si accorgono che è un successo, si moltiplicano le iniziative.
30 ottobre 1975 Esce l'album di Gabriella Ferri «Mazzabubù» (33 giri RCA), contenente tra l'altro la sua interpretazione di «Malafemmena» di Totò
Altri artisti ed altri temi
Totò
Articoli d'epoca, anno 1975
Gli anni 70 e la RIscoperta di Totò
Un sorriso, uno schiaffo, un bacio in bocca (1975)
Una retrospettiva dedicata al «grande» attore napoletano.
Ginevra 3 agosto.
La giornata odierna del festival cinematografico internazionale, in corso a Locarno (Canton Ticino) nella sua 28a edizione, è stata aperta dal film italiano «Guardie e ladri» di Steno e Monicelli (1952), che è stato proiettato fuori concorso nell'ambito della retrospettiva dedicata a Totò organizzata dalla cineteca svizzera, in collaborazione con la cineteca italiana di Milano. Nel pomeriggio e in serata sono stati proiettati i tre film «Confronto» di Itoli Liss (Svizzera), «Spomen» (ricordo) di Ivan Nitchev (Bulgaria), e «Kind var der in» (Anna, figlia del sole) di Rene Van Nie (Olanda), tutti partecipanti al concorso cinematografico. Da rilevare, inoltre, la presentazione nella cosiddetta «Tribuna libera» del film «O thiassos»
«La Stampa», 4 agosto 1975
Totò va all'estero con le sue comiche
Personale al Festival di Locarno. Il primo riconoscimento internazionale al grande attore napoletano - Dieci giorni di proiezioni che si concluderanno domenica
Locarno, 6 agosto.
Totò al Festival di Locarno. Al comico napoletano gli organizzatori dedicano una rassegna retrospettiva come per i grandi protagonisti della storia del cinema. Dieci giorni di film, da Fermo con le mani del 1937 a Guardie e ladri di Steno e Monicelli, ai Soliti ignoti, a Totò diabolicus fino a Totò contro i quattro del 1963 che chiuderà il ciclo domenica prossima. E' il primo riconoscimento ufficiale a livello internazionale dopo anni di personali nei cineclub italiani che lo «riscoprirono» all'indomani della sua morte nel 1967.
«Capotreno, personale viaggiante, ferrovieri, ausiliari, ...scambisti... lampisti»: con i calzoni alti sopra la caviglia, la giacca sdrucita del frac, il gilet e la bombetta, entrava in scena Sua Altezza imperiale Antonio Porfirogenito della stirpe Costantiniana dei Focas, ecc. ecc. in arte Totò, nel celebre sketch L'onorevole in vagone letto. Il pubblico popolare dei teatri di rivista lo salutava subito con fragorose risate. Il capotreno gli chiede: «Lei ha il biglietto per il Wagon Lit?». Lui risponde roteando gli occhi con aria arrogante: «Non cominciamo a fare camorre. Io ci ho il biglietto per il vagone qui... e solo Dio sa quello che mi costa». Tra il «Lit» e il «qui» andava avanti per alcuni minuti offrendo tutto il repertorio di frizzi e lazzi ereditato dal teatro dell'arte. Gli spettatori si divertivano. Ma la critica ufficiale dell'epoca storceva il naso a queste freddure. La comicità nel nostro Paese è sempre stata guardata con un certo sospetto dalla cultura accademica, e il povero Totò pagò per tanto tempo le spese di questo pregiudizio. Il giorno dopo la sua morte giornali e riviste dedicarono ampio spazio alla commemorazione dell'«ultimo Pulcinella», l'ultima maschera del teatro e del cinema italiano». Si preferì però ricordare la lunga attività nel teatro leggero o le ultime apparizioni in pellicole «nobili» dirette da Pier Paolo Pasolini Uccellacci e uccellini) e Alberto Lattuada (La mandragola).
Degli oltre 100 film che aveva interpretato fino ai primi Anni Sessanta, silenzio o quasi, fatta eccezione, forse, per Guardie e ladri e I soliti ignoti, si cercò di dimenticare Totò sceicco, Totò le Mokò, Totò al Giro d'Italia, I due orfanelli, Totò a colori, Un turco napoletano, per citare solo alcuni titoli, adesso tra i più famosi e applauditi. Erano i film dove l'attore napoletano riusciva ad esprimersi in maniera più genuina e convincente, con i movimenti del burattino disarticolato, i contorcimenti di un mento surreale e le frequenti esplosioni dell'improvvisazione, dei Pulcinella. Ma le recensioni dei suoi film furono quasi sempre ferocemente negative. Lui stesso lamentava la distruttività della critica: «Giravo i primi film, ero bravino, e scrivevano: potrebbe fare. Poi per diciott'anni hanno scritto: durerà poco. Ora stroncano tutti i miei film dicendo: fa sempre le stesse mosse. Che devo fare, quella è la mia personalità, non si può cambiare la personalità come si cambia la camicia. A prescindere... Siamo uomini o caporali?». La grande platea lo capi subito. Le sue pellicole ottennero sempre record d'incassi. L'apparente immediatezza della sua comicità nasceva, al contrario, da un'antica tradizione e da un lungo, assiduo esercizio consumato sui palcoscenici di tutta Italia. Totò conosceva e amava il pubblico, lo rispettava. Cercava di capire lo stato d'animo, ne della solitudine... Insomma non si può essere un vero attore comico senza aver fatto la guerra con la vita».
Sandro Casazza, «La Stampa», 7 agosto 1975
Cinecittà, amore mio
Collage di film italiani dal '46 al '64. L'idea è di Lucherini e Morra, il commento di Renato
Roma, 5 ottobre.
Chi ricorda la favolosa Mangano di Mambo? E la Loren di Aida? O la Dietrich di Montecarlo, la Bardot ante-Vadim? Chi ricorda il primo Bud Spencer (che tira un pugno a Sordi in Un eroe dei nostri tempi, il primo Terence Hill «si chiamava Marnino Girotti» con Claudia Mori in Cerasella? E i filmoni strappalacrime, oggi tragicomici, tipo Catene, Tormento, Bufere, I figli di nessuno? Questo e altro ancora, direbbe l'imbonitore da piazza, potrete vedere In Un sorriso, uno schiaffo, un bacio in bocca, film di montaggio realizzato da Mario Morra.
D’accordo, l’idea non è nuova: è spuntata al di là dell’oceano, con la produzione del film C'era una volta Hollywood composto di brani dei principali musicals cinematografici dei famosi studios e si è subito rivelata ottima, tanto che quel film in America ha raggiunto in poco tempo incassi da primato (circa 16 miliardi), e la stessa società sta ora realizzando il seguito. Ovvio, quindi, clic a qualcuno venisse in mente di tentare qualcosa del genere anche da noi. soprattutto considerando la mole di film espressa dal cinema italiano dal dopoguerra in poi.
Cosi è nato, per iniziativa di Enrico Lucherini che è uno dei più noti public relations - men del nostro cinema, il film che sarà distribuito in Italia a fine mese e che ha come sottotitolo I favolosi anni cinquanta. Se è faticoso girare un film normale, non meno faticoso si è rivelato questo progetto. Mario Morra, che ha curato il montaggio di numerosi film, (tra cui Ultime grida dalla savana) per realizzare Un sorriso, uno schiaffo, un bacia in bocca ha trascorso in sala di proiezione buona parte delle giornale di questi ultimi mesi, visionando circa duecento film tra i tanti prodotti tra gli anni che vanno dal ’46 al 1964.
Dopo una prima selezione, ha rivisto ottanta film, scegliendo i brani più significativi. Ma ne veniva fuori un programma della durata di quattro ore. Quindi, ulteriore selezione: alla fine, quando il montaggio sarà completato, in due ore di spettacolo si rivedranno sequenze di una sessantina di film, alcuni considerati dei veri classici del cinema italiano.
Qualche titolo? La ciociara, ad esempio, o Il Gattopardo, Rocco e i suoi fratelli, I magliari: senza dimenticare il filone di Pane amore e..., o il filone strappalacrime, o quello dei film musicali come Stasera mi butto (Rocky Roberts), Perdono (Caterina Caselli), Una lacrima sul viso (Bob by Solo), Se non avessi più te (Gianni Morandi). E ancora: la serie di Totò, il filone mitologico, e così via.
«Quello che abbiamo riunito nel film — dice Enrico Lucherini — rappresenta il cinema italiano nel suo intero arco di vita: parte da subito dopo la guerra e, attraverso le varie peripezie italiane che hanno condizionalo anche il nostro cinema, arriva in pratica ai giorni nostri».
Un'insolita antologia che potrà riserba re molte sorprese agli spettatori, che riproporrà al pubblico attori allora sconosciuti e oggi famosi: si tratterà di impegnarsi a riconoscerli, confusi come erano, in quei film, tra i comprimari. A presentarli sarà un popolare personaggio del nostri giorni: Renato Pozzetto, cui è stalo affidato il commento, naturalmente in chiave comica.
Carlo Galimberti, «Corriere della Sera», 6 ottobre 1975
Malafemmena di Totò con la voce della Ferri GABRIELLA FERRI: - Mazzabubù • (33 giri RCA).
Da piccola, Gabriella Ferri andava col padre per il popolare quartiere del Testaccio. vendendo biscotti e lamelle da barba. Ha studiato fino alla quarta elementare. Si è impiegata come commessa e nel tempo libero cantava canzoni della vecchia Roma. Aveva talento musicale, era spontanea, impetuosa. Presto è arrivata al cabaret, poi alla radio e alla televisione. Il successo è stato continuo Dice: «So fare poche cose, cerco di farle almeno bene. E' importante che il pubblico capisca la mia sincerità, che mi rivolgo a lui senza mai ricorrere a trucchi o furbizie. Cerco sempre di essere me stessa, con tutti i miei difetti. Chi mi vuol bene, saprà perdonarli». Ogni anno, dal una» personale» Fu Mattia di Pirandello e la psicanalisi di Svevo 1970, presenta Nel '70 «Gabriella Ferri nel '71 «Lassatece passa -; nel '72 «...E se fumarono a Zazà»; nel '73 «Sempre -: nel '74 «Remedios». La serie continua con questo «Mazzabubù» con undici canzoni e parecchie sono pezzi tra i più importanti del vasto repertorio popolare. La Ferri riprende Malafemmena di Totò, Eri piccola cosi di Buscagliene, Maruzzella e Tu vuo' fa' l'Americano di Carosone. Il tuo bacio è come un rock di Celentano, le «classiche» Vecchia Roma e Luna Rossa. Vecchie canzoni riproposte da una cantante che crede appassionatamente a quello che fa, e lo fa senza risparmiarsi.
i.c., «La Stampa», 30 ottobre 1975
Pagina di storia
Accenneremo per ora a due di queste: «Quanto è bello lu murire acciso» di Ennio Lorenzini e «Un sorriso, uno schiaffo, un bacio in bocca» di Enrico Lucherini e Mario Morra. [...] Della laboriosa antologia sul «favolosi anni Cinquanta del cinema italiano», ideata dal «press-agent» Lucherini e montata da Morra, basti dire che una lunga cavalcata su certo costume e cattivo gusto del nostro cinema di ieri che, per fortuna, non ha pretese nostalgiche. Del resto, le scelte degli autori su un’ottantina di film (della produzione Titanus) sono in un’unica direzione: quasi una passerella d’avanspettacolo di periferia, solo a tratti nobilitato dalle presenze intramontabili di un Totò e di una Magnani. Ma, ci chiediamo, era pròprio necessario spezzare la rievocazione con gli interventi di Renato Pozzetto?-
«Corriere della Sera», 23 novembre 1975
Mi ha rovinato tutta la carriera
«Un sorriso, uno schiaffo, un bacio in bocca». L’attrice si è rivista nell’antologia retrospettiva di Enrico Lucherini e Mario Morra da lei definita «un’ignobile speculazione» .
Sylva Koscina l’ha visto in anteprima, a Parigi, qualche giorno fa. A metà proiezione si è alzata furibonda. E’ andata via precipitosamente dalla sala. Qualcuno, vicino, l'ha sentita protestare: «Una ignobile speculazione, rovinare cosi tutta la mia carriera!». E' il nuovo film bomba ,della cinematografia italiana: «Un sorriso, uno schiaffo, un bacio in bocca» ideato dal press-agent Enrico Lucherini e realizzato da Mario Morra.
Si tratta di un film revival: una succosa antologia del cinema italiano attorno ai «favolosi» anni Cinquanta. Sta sera a Milano viene presentato in prima «di gala» all'Apollo; una prima attesa, perche coinvolge da vicino molti dei nostri attori più noti ed acclamati.
«Per montare questo film — dice l'ideatore Enrico Lucherini — ho visionato duecento pellicole vecchie. Ne ho scelte sessantacinque e le ho legate insieme con ironia ed acidità. Più che un film ne è uscita fuori una vera bomba. Una bomba su Cinecittà. A Parigi, dove il lavoro è stato proiettato in anteprima, mischiati tra i duemilacinquecento spettatori, c'erano tutti gli attori più famosi. Molti sono venuti apposta da Roma per vederlo. Per tutti esisteva infatti l'incognita, l'imbarazzante interrogativo: come ero venti anni fa? Molti dei presenti, i più spiritosi, hanno riso. Qualcuno si è arrabbiato. Due o tre, addirittura, hanno fatto causa».
Gli attori che hanno visionato «Un sorriso, uno schiaffo, un bacio in bocca» hanno espresso pareri discordi. «Che vergogna, ero meglio quando facevo l'esistenzialista a Pigalle!», ha esclamato Juliette Greco rivedendo Labbra proibite. Alain Delon, invece, ha commentato: «Grazie ancora a Luchino Visconti, grande regista e soprattutto grande amico, per avermi dato la possibilità di partecipare al Gattopardo».
Molto spiritosa Brigitte Bardot ha detto: «Ai tempi di Mio figlio Nerone, con Alberto Sordi e Gloria Swanson, ero poco più di una generica. Mi trattavano tutti a pesci in faccia. Poi è arrivato Vadim e con lui il mito Bardot. Allora sono diventati tutti gentilissimi, persino Alberto Sordi e quell'altra li di cui non ricordo mai il nome». E Jean Paul Belmondo: «In fondo sono proprio fortunato con le donne. Debutto nel film La ciociara baciando Sophia Loren, si vede che le maggiorate fanno parte del mio destino». Anche Raquel Welch ha avuto da dire la sua; «Ero brutta in Spara forte più forte non capisco, mio primo film. Come avranno fatto ad inventare che sono la donna più bella del mondo?. Entusiasta, infine, si è dichiarata Virna Lisi: «Ci porterò mio figlio. E' un film divertente per grandi e piccini».
Un unico, grande, rifiuto ha fatto scalpore a Parigi: quello di Sophia Loren. L’attrice napoletana, moglie del produttore Carlo Ponti, è parsa sdegnata e si è rifiutata di vedere il film. Ha commentato secca : «Il passato è passato». Sembra che qualcuno però abbia replicato alla sua frase: «Macché passato, la paura è paura!».
Lina Sotis, «Corriere della Sera», 27 novembre 1975
Quando Silvana ballava il mambo
UN SORRISO, UNO SCHIAFFO, UN BACIO IN BOCCA, di Mario Morra - Film antologico, Italia, 1975.
A Enrico Lucherini, instancabile press-agent del nostro cinema, l'idea è venuta dalla recente antologia del musical americano della «M. G. M.» C’er una volta Hollywood. Anche noi — si è detto Lucherini — abbiamo una antica casa di produzione, la Titanus (che ha celebrato di recente i settantanni di vita), dunque vediamo, spulciando dai suoi archivi, quale immagine può venir fuori' dello spettacolo cinematografico in Italia nell'epoca circoscritta agli anni della cosiddetta «rinascita» del dopoguerra. Ma se la Titanus non è la Metro, nemmeno è stata, almeno nel periodo preso in considerazione, una «casa» sensibile a qualche effettivo rinnovamento. Il «neorealismo» per esempio, vi veniva messo sistematicamente al bando per privilegiare commediole musicali o di stampo regionale, melodrammi strappalacrime e bambocciate in costume.
Come trattare, dunque, un simile campionario di malcostume e di cattivo gusto senza investirlo d'ironia e magari di una punta di malignità? E' appunto questa la via seguita dall'ideatore dello zibaldone Un sorriso, uno schiaffo, un bacio in bocca e dal provetto montatore Mario Morra che ha cucito assieme gli spezzoni di un'ottantina di film compresi tra il 1947 e il 1966 (non il ’62 come dice il commentatore, visto che ci sono anche brani dell'Armata Brancaleone. Si parte dal concorso per Miss Italia ’47, che vide in passerella la Bosé, la Lollobrigida, la Canale e la Drago, e l'antologia vera e propria si apre con il «mambo» di Silvana Mangano. Si continua con cha-cha-cha e tarantelle ballati dalla Loren o dalla Gina, ci si può deliziare col duetto De Sica-Tina Pica e con lo scontro passionale tra Nazzari e la Sanson, si getta uno sguardo sui superfusti Steve Reeves e Gordon Scott e sui musicals casarecci di Rita Pavone e di Gianni Morandi, si riconoscono qua e là, alle loro prime armi, attori poi divenuti popolari (la Bardot e Raquel Welch, Giannini e Terence Hill e Bud Spencer).
Il tutto non in ordine cronologico, bensì per analogia di situazioni secondo una meccanica talora alquanto forzata e stucchevole (baci con baci, schiaffi con schiaffi e cosi via). Il risultato non sfugge alla noia, né alla sensazione che di quelle espressioni baracconesche del nostro cinema ben poco meriti di fissarsi nella memoria. E quel poco si riassume nel talento genuino e intramontabile di un Totò e di una Magnani, ai quali giustamente gli autori hanno rìserbato più largo spazio. Per malaugurata idea, l'antologia è affidata a una specie di presentazione da parte di Renato Pozzetto, i cui interventi hanno il sapore dei classici cavoli a merenda.
L. A., «Corriere della Sera», 28 novembre 1975
«Un sorriso, uno schiaffo» in tribunale
L'autore del film, Enrico Lucherini, è «sorpreso e addolorato» per la presa di posizione degli autori cinematografici
Giovedì mattina si deciderà la sorte di «Un sorriso uno schiaffo un bacio in bocca» il film antologico dedicato al cinema italiano del dopoguerra. Per direttissima i magistrati giudicheranno se lasciarlo in circuito o sequestrarlo, in base alla richieste degli autori cinematografici (ANAC) che ritengono «sconvolta» l‘integrità delle singole opere. Enrico Lucherini, il famoso press-agent autore del fllm ci ha dichiaralo: «Sono veramente sorpreso ed addolorato della presa di posizione dell’Anac contro il mio fllm. L'ho fatto in perfetta buona fede per onorare gli attori e i registi italiani di un epoca a me particolarmente cara. Il fatto che il film stia ottenendo un successo strepitoso — si avvia infatti a battere gli incassi record di «Mandingo» con un introito di 8 milioni a sera — sta a dimostrare che gli attori dell'epoca sono ancora validi e vivi nel cuore degli spettatoli. Solo questa considerazione dovrebbe far desistere l’Anac dalla sua dura presa di posizione. In ogni modo l'ultima parola è al giudice».
L'Anac sembra comunque decisissima a proseguire per vie legali. I suoi portavoce hanno infatti dichiarato che: «In questo film di montaggio viene non solo capovolta o sconvolta la tematica del singoli film da cui le varie sequenze sono state estratte, ma soprattutto viene manomessa l'integrità delle opere e ovunque ignorati ed offesi i diritti morali degli autori, degli attori, dei tecnici».
L'Anac unitaria «fa appello al sindacati dei lavoratori, all’associazione degli attori, dei critici cinematografici, alle organizzazioni del pubblico, agli stessi produttori tutti danneggiati comunque nei loro interessi affinché nell‘unirsi alla protesta dell’Anac unitaria impediscano un uso così spregiudicato di un patrimonio del nostro cinema».
«Corriere della Sera», 1 dicembre 1975
«Corriere della Sera», 2 dicembre 1975
Napoli, omaggio a Totò
L'ottava edizione del premio Antonio De Curtis, tradizionale omaggio a Totò, si terrà a Napoli dal 10 al 12 dicembre. Le manifestazioni prevedono la proiezione in anteprima di un film, la premiazione di modelli creati per il cinema e di personaggi dell'avanspettacolo da cui Tota proveniva.
«Corriere della Sera», 2 dicembre 1975