Articoli & Ritagli di stampa - Rassegna 1978


Rassegna Stampa 1978


Indice degli avvenimenti importanti nel 1978

Febbraio 1978 Viene pubblicata la raccolta di poesie di Totò «DEDICATE ALL'AMORE» (poesie napoletane) Colonnese, Napoli

26 aprile 1978 Scompare Mario Castellani, la storica spalla di Totò

Giugno 1978 Viene riproposta dul primo canale della RAI la serie televisiva Tutto Totò

Continuano le proiezioni dei film che hanno reso famoso Totò, numerosi i dibattiti e le retrospettive Si moltiplicano le iniziative.

Maggio 1978 I film di Totò vengono riprodotti in formato Super 8mm, per la fruizione casalinga, permettendo così la fruizione delle opere del comico anche all'utente privato.

Viene pubblicato il film documentaristico di montaggio, in una produzione italo-francese, dal titolo «Totò, une anthologie», per la regia di Jean-Louis Comolli, presentato da Dario Fo.


Altri artisti ed altri temi


Totò

Articoli d'epoca, anno 1978

10 Giu 2021

Gli anni 70 e la RIscoperta di Totò

Gli anni 70 e la RIscoperta di Totò Vedrai, quando sarò morto e non più scomodo per nessuno, daranno la stura ai paroloni e, rispolverando la mia vis comica, affermeranno che se non me ne fossi andato mi avrebbero visto giusto per questo o quel…
Varie testate, dal 1972 al 2021
1891

Totò, che piacere rivederti

Totò, che piacere rivederti In sei telefilm la sua arte comica. Ecco come lo ricordano Macario, Taranto, Manfredi, Tognazzi e Gigante. Roma, maggio Sono sei telefilm, un’antologia di personaggi e macchiette, quelli più popolari fra il pubblico del…
Fiammetta Rossi, «Radiocorriere TV», anno LV, n.23, 4-10 giugno 1978
1013

Silvana Pampanini: «Totò, il mio mancato marito»

Silvana Pampanini: «Totò, il mio mancato marito» Rifiutai la sua proposta di matrimonio», rivela l'attrice «e lui, deluso e amareggiato, compose per me "Malafemmena", la sua canzone più bella e più famosa» - «Quando mi incontrò la prima volta,…
Matilde Amorosi, «Gente», anno XXII, n.25, 24 giugno 1978
2720
10 Apr 2014

Totò, une anthologie (1978)

TOTÒ, UNE ANTHOLOGIE (1978) Titolo originale Totò, une antologie - Anthologie de Totò Lingua originale Italiano - Paese di produzione Italia, Francia - Anno 1978 - Durata 112' - B/N, colore - Audio sonoro - Genere commedia, documentario, film di…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
4686

1978 03 02 L Unita Retrospettiva Cinema intro

A Mirano un ciclo di film dedicato al grande comico. Sessanta proiezioni in scuole, case di riposo, cinema pubblici e ville comunali - Dibattito finale alla Barchessa con Cesare Zavattini e Goffredo Fofi.

Era partito in sordina, quasi con timidezza. Si è concluso invece con un grande successo di pubblico. Parliamo del ciclo di film dedicati a Totò (« Il linguaggio di un comico »), organizzato dal Centro di iniziativa culturale del Comune di Mirano, che è riuscito a convincere  ben cinquemila dei venticinquemila abitanti del paese, con diciassette film (da San Giovanni Decollato, del 1940 a Uccellacci e uccellini, del 1966) e sessanta proiezioni, nel giro di soli otto giorni, in scuole, case di riposo per anziani, cinema pubblici e villa comunale.

Due anni di esperienze

Non è dunque esagerato dire, come ha fatto l'organizzatore dell'iniziativa (Mario Esposito, 29 anni, animatore culturale del comune miranese di nascita ma napoletano di origine, ha dato vita ad una serie di iniziative, negli ultimi due anni, che vanno dai concerti della Fenice alle sperimentazioni teatrali, al recupero della cultura del territorio) che in questi giorni, si è parlato di Totò in tutti gli ambienti di Mirano. [...] Presenti, oltre ai professori Brunetta e Tinazzi, docenti di Storia del cinema nelle Università di Padova e Venezia, e al sindaco di Mirano, Gian Carlo Tintolo, anche Cesare Zavattini e Goffredo Fofi: scopritore, il primo, della vena surrealistica di Totò e sceneggiatore di alcuni suoi film: autore, il secondo, di due monografie critiche dedicate allo straordinario attore. E' stata una sorta di incontro fra padri e figli: un vecchio profeta e un giovane intellettuale riuniti a dibattere Totò, che è poi come dire l'anima di una città e di un mondo, Napoli. Da un tato l'emiliano Zavattini (ma « gli emiliani e i veneziani hanno molto in comune con i napoletani », ha tenuto a precisare), interprete appassionato dell’anima di Totò, ricco di aneddoti sull'uomo e sull'attore (il suo rapporto vitale col pubblico, la sua insofferenza per i copioni rigidi, la sua vocazione di attore teatrale più che cinematografico, le sue doti di marionetta snodabile alta Guatavo De Marco): dall'altro lato Goffredo Fofi, lucido selezionatore delle componenti storielle, culturali e sociologiche dell’attore, dei suoi legami non solo col « varietà », ma anche con le tradizioni della farsa contadina, della maschera di Pulcinella, del teatro napoletano del '600 e '700.

Totò, insomma, come incarnazione di una forza primitiva e aggressiva, in lotta costante per la sopravvivenza. Totò come buffa marionetta azionata dalle molle potenti di fondamentali bisogni (la fame e il sesso), in sintonia con i problemi del proletariato del suo tempo, dell'epoca, cioè, dell’ideologia cattolica di Pio XII, della censura e delle repressioni di questi stessi bisogni. Tempi bui, dunque, ma illuminati dal riso irriverente di Totò verso le istituzioni, i commendatori gli onorevoli, i preti e i militari. Un riso — è stato detto — di cui il potere ha bisogno come di una valvola di sfogo di tensioni represse e che tollera sotto la forma di comicità; ma il riso del pubblico nei film di Totò si scatena — e qui sta l’altra faccia della medaglia — non nelle realtà classiche del comico, ma nei riferimenti concreti alla realtà politica e sociale contemporanea. E' dunque è un riso che morde e che è meno facilmente controllabile. Non è un caso che Totò sia ancora popolare presso il pubblico giovane. L’arte di « arrangiarsi » incarnata da Totò è tornata di moda, rivitalizzata dalla crisi e dalla disoccupazione.

Risposte a un questionario

Che Totò sia ancora attuale lo hanno dimostrato a Mirano non solo la appassionata partecipazione dei giovani a quest'iniziativa, già di per sé eloquente, ma anche le risposte ad un questionario che il Centro culturale ha distribuito in paese. Lo scopo era quello di verificare l'atteggiamento dei giovani e giovanissimi verso il grande comico. Ne è emerso che i film di Totò divertono soprattutto quando affrontano problemi drammaticamente attuali della nostra realtà contemporanea (è piaciuto, in particolare, Totò cerca casa). In sostanza, Totò « funziona » ancora, perchè molti dei problemi di ieri attorno ai quali si scatenava la comicità dell'attore, sono ancora quelli di oggi.

Toni Sirena, «L'Unità», 11 febbraio 1978


Appesa la maschera diventava un poeta

Un'immagine inedita di Totò

Totò «DEDICATE ALL'AMORE» (poesie napoletane) Colonnese, Napoli 73 pagine, 2500 lire

Ho sempre diligentemente evitato di scrivere articoli,, prefazioni, prolusioni, orazioni, ricordi, massime e sentenze, pensieri, meditazioni, zibaldoni, viaggi intorno alla mia camera, dialoghi, giornali intimi», dice Totò nelle prime pagine della sua biografia Siamo uomini o caporali? Un «ozio letterario», come egli stesso lo definisce, che di tanto in tanto veniva interrotto sotto l'urgenza dell'ispirazione poetica. Antonio de Curtis nel raccoglimento impenetrabile della sua casa ai Parioli, appesa la maschera di Totò a un chiodo fuori della porta, sarebbe stato irriconoscibile per i suoi milioni di fans che lo vedevano in teatro, cinema e tv come marionetta scatenata e pirotecnica, principe della risata più che del trono di Bisanzio. La profonda trasformazione è documentata nel ricordo di Franca Faldini (la donna che per quindici anni fu compagna dell'attore) pubblicato di recente da Feltrinelli con il titolo Totò: l'uomo e la maschera.

L'immagine privata e del tutto inedita che se ne ricava è sconcertante: Totò era un misantropo, introverso, orgoglioso, sfiduciato della lealtà altrui, istintivo, irascibile, apprensivo, scontroso. Ma i lati più curiosi e meno noti del suo carattere erano il radicato maschilismo latino nei rapporti con le donne e la romantica vena sentimentale. Possessivo, autoritario, geloso egli voleva che la femmina amata fosse «sottomessa, castigata, sguardo a terra, labbra cucite». Un tenero e passivò «oggetto del desiderio» da innalzare su un piedistallo, un altare, rendendolo insieme monumento e madonna. Un oggetto da accarezzare con la poesia. Il cuore innamorato di Totò detta quadretti ricchi di colore e passione, con un pizzico appena di ironia e di malizia, dove la donna amata si trasforma in un giardino di rose, fiori e frutti, oppure spalanca su chi la guarda un cofanetto di materiali preziosi, corallo, oro, sete, avorio, porcellane. Ci sono poi tutti i paragoni della tradizione amorosa classica, con il miele, il profumo dei fiori, lo zucchero, il mare, il fiele.

L'innamorata è principessa, regina, stella brillante del cielo, n libertino Totò, donnaiolo scatenato di tante gags, sempre pronto a roteare golosamente gli occhi di fronte a ogni bella donna gli capitasse a tiro sulla scena, servotta o blasonata, sembra nascondesse dietro questa ostentazione di amore carnale un ideale femminino di antico stampo dolcestilnovista. «St'anema mia s'addorme 'a notte e sonna' sunnanno 'e te, nun te chiama Francesca; i ma saie comme te chiamma a tte? Madonna.» Povero Totò, chissà come se la caverebbe oggi con le femministe.

Sandro Casazza, «La Stampa», 11 febbraio 1978


1978 03 02 L Unita Retrospettiva Cinema intro

VENEZIA

Era partito in sordina, quasi con timidezza. Si è concluso invece con un grande successo di pubblico. Parliamo del ciclo di film dedicato a Totò («Il linguaggio di un comico»), organizzato dal Centro di iniziativa culturale del Comune di Mirano, che è riuscito a coinvolgere ben cinquemila dei venticinquemila abitanti del paese, con diciassette film (da San Giovanni Decollato, del 1940 a Uccellacci e uccellini, del 1966) e sessanta proiezioni, nel giro di soli otto giorni, in scuole, case di riposo per anziani, cinema pubblici e villa comunale.

Due anni di esperienze

Non è dunque esagerato dire, come ha fallo l'organizzatore dell'iniziativa (Mario Esposito, 29 anni, animatore culturale del comune, miranese di nascita ma napoletano di origine, ha dato vita ad una serie di iniziative, negli ultimi due anni, che vanno dai concerti della Fenice alle sperimentazioni teatrali, al recupero della cultura del territorio) che «in questi giorni sì è parlato di Totò in tutti gli ambienti di Mirano».

Gran finale, poi alla Barchessa, un ex magazzino di graniglie di una villa veneta nobiliare adibita ora a centro culturale, nello scenario suggestivo del parco comunale. Presenti, olire ai professori Brunetta e Tinazzi, docenti di Storia del cinema nelle Università di Padova e Venezia, e al sindaco di Mirano, Gian Carlo Toltolo, anche Cesare Zavattini e Goffredo Fofi: scopritore, il primo, della vena surrealistica di Totò e sceneggiatore di alcuni suoi film; autore, il secondo, di due monografie critiche dedicate allo straordinario attore. E' stata una sorta di incontro fra padri e figli: un vecchio profeta e un giovane intellettuale riuniti a dibattere Totò, che è poi come dire l'anima di una città e di un mondo, Napoli. Da un lato l'emiliano Zavattini (ma «gli emiliani e i veneziani hanno molto in comune con i napoletani», ha tenuto a precisare), interprete appassionato dell’anima di Totò, ricco di aneddoti sull'uomo e sull'attore (il suo rapporto vitale col pubblico, la sua insofferenza per i copioni rigidi, la sua vocazione di attore teatrale più che cinematografico, le sue doti di marionetta snodabile alla Gustavo De Marco): dall’altro lato Goffredo Fofi, lucido sezionatore delle componenti storiche, culturali e sociologiche dell'attore, dei suoi legami non solo col «varietà», ma anche con le tradizioni della farsa contadina, della maschera di Pulcinella, del teatro napoletano del '600 e '700.

Totò, insomma, come incarnazione di una forza primitiva e aggressiva, in lotta costante per la sopravvivenza. Totò come buffa marionetta azionata dalle molle potenti di fondamentali bisogni (la fame e il sesso), in sintonia con i problemi del proletariato del suo tempo, dell'epoca, cioè, dell'ideologia cattolica di Pio XII, della censura e delle repressioni di questi stessi bisogni. Tempi bui, dunque, ma illuminati dal riso irriverente di Totò verso le istituzioni, i commendatori, gli onorevoli, i preti e i militari. Un riso — è stato detto — di cui il potere ha bisogno come di una valvola di sfogo di tensioni represse e che tollera sotto la forma di comicità: ma il riso del pubblico nei film di Totò si scatena — e qui sta l'altra faccia della medaglia — non nelle realtà classiche del comico, ma nei riferimenti concreti alla realtà politica e sociale contemporanea. E' dunque è un riso che morde e che è meno facilmente controllabile. Non è un caso che Totò sia ancora popolare presso il pubblico giovane. L'arte di «arrangiarci» incarnata da Totò e tornata di moda, rivitalizzata dalla crisi e dalla disoccupazione.

Risposte a un questionario

Che Totò sia ancora attuale lo hanno dimostrato a Mirano non solo la appassionala partecipazione dei giovani a quest'iniziativa, già di per sé eloquente, ma anche le risposte ad un questionario che il Centro culturale ha distribuito in paese. Lo scopo era quello di verificare l'atteggiamento dei giovani e giovanissimi verso il grande comico. Ne è emerso che i film di Totò divertono soprattutto quando affrontano problemi drammaticamente attuali della nostra realtà contemporanea (è piaciuto, in particolare, Totò cerca casa). In sostanza, Totò «funziona» ancora, perchè molti dei problemi di ieri attorno ai quali si scatenava la comicità dell'attore, sono ancora quelli di oggi.

Toni Sirena, «L'Unità», 2 marzo 1978


1978 04 28 Il Tempo Mario Castellani intro

Milano, 27.

È morto nei giorni scorsi a Roma l'attore Mario Castellani. Era nato a Roma nel 1906. Figlio d'arte, aveva esordito nella compagnia d'operette dello zio Attilio Pietromarchi ricoprendo i ruoli di brillante. Passato alla rivista aveva colto notevoli successi. Va ricordata in particolare la sua partecipazione a famosi spettacoli «Za Bum». Successivamente, aveva lavorato nelle riviste dei fratelli Schwarz che sono state le prime e più famose in questo genere. La sua attività di attore è ricordata però soprattutto come spalla del grande Totò. Con lui aveva collaborato a tutti i suoi famosi spettacoli. Con Totò riusciva a creare, sera per sera, una comicità sempre nuova e sempre legata alla risposta del pubblico. Con il grande attore napoletano aveva girato oltre 30 film. Nel 1955 portò al successo «L'ammalato per tutti», di Marotta e Randone, nel concorso teatrale presentato da Maner Lualdi.

«Il Tempo», 28 aprile 1978


Morto Mario Castellani

Roma.

È morto nei giorni scorsi a Roma l’attore Mario Castellani. Era nato a Roma nel 1906. Figlio d'arte, aveva esordito nella compagnia d'operette dello zio Attilio Pietromarchi ricoprendo ruoli brillanti. La sua attività di attore ricordata però soprattutto come «spalla» del grande Totò. Con il grande attore napoletano aveva girato oltre 30 film.

«Corriere della Sera», 28 aprile 1978


1978 04 29 L Unita Mario Castellani morte intro

Roma.

È morto a Roma, sua città natale, l'attore Mario Castellani, noto soprattutto come l'inseparabile «spalla» di Totò. Aveva 72 anni. Figlio d'arte, esordì prestissimo nella compagnia d'operette dello zio Attilio Pietromarchi, rivelando subito la sua predilezione per i ruoli brillanti. Dopo i primi passi giovanili in famiglia, Mario Castellani entrò nel novero dei pionieri del varietà, calcando i palcoscenici negli show dei fratelli Schwarz. Fu poi con le famose formazioni di «Za Bum». E’ sulle scene del varietà che Mario Castellani incontra Totò: un affiatamento immediato, che procederà, senza soluzione di continuità, dalla ribalta allo schermo punto.

Proprio in virtù di oltre trent'anni di interpretazioni cinematografiche al fianco del grande comico napoletano, Mario Castellani era diventato in questi anni di grande rilancio per Totò e tutti i suoi film, un volto noto anche ai giovanissimi.

Di Totò Castellani era la spalla ideale. non covava antagonismi, ma nel contempo non era un semplice routiner, e le sue invenzioni andavano di pari passo con quelle di Totò senza sfigurare, all'epoca in cui, anche davanti alla macchina da presa, si improvvisava perché il copione era penoso. Come e quanto Totò, Mario Castellani ha salvato tante commedie cinematografiche italiane negli anni 50. Raramente, nel nostro mondo dello spettacolo diviso fra grandi artisti e grandi smargiassi, si era visto un comprimario così talentuoso.

Con la morte di Totò, 11 anni fa, Mario Castellani uscì di scena. E non poteva essere altrimenti, per il legame così forte, troppo stimolante, quel che lo legava al suo maestro. Tuttavia, nell'ultimo periodo della sua carriera, tra la fine degli anni 50 i primi anni sessanta, Castellani trovò modo di far ritorno al palcoscenico, addirittura da protagonista nell'atto unico «L'ammalato per tutti» di Marotta e Randone, e in compagnia canto Peppino De Filippo.

«L’Unità», 29 aprile 1978


Alle sorgenti di Totò

Nei primissimi anni '30 in piena febbre di cinematografo, Arturo Lanocita, l’aristocratico «re» censore del «Corriere della Sera» in una delle sue freddure sulla comicità popolare arrivò a definire Totò «il complesso freudiano del cinema farsesco italiano». Partendo da questo paradosso, si può dire che gli organizzatori fiorentini della rassegna dedicata al cinema di Totò delle origini ('37-43') abbiano inteso risalire filologicamente proprio alle prime turbe che hanno generato quel complesso, nel momento del sottile, ma anche traumatico passaggio del comico napoletano dalla padronanza dei palcoscenici dell'avanspettacolo all’articolazione delle prime marionette cinematografiche.

Totò, il burattino di gomma, la maschera, l'uomo farsa, il principe di Bisanzio e della risata, è stato per anni voltato e rivoltato, non esiste circolo o comune che non abbia fatto almeno una decina di rassegne dei suoi 97 film, non c'è critico o sociologo che non abbia scritto qualche riga sul fenomeno, perchè allora per l’ennesima volta si riparla di Totò?

Lo spunto è venuto all'Istituto Gramsci, sezione toscana dopo uno scambio d'idee con il consorzio toscano cinematografico e il sindacato critici cinematografici: c'era l'esigenza di allargare l'intervento di politica culturale verso il campo dello spettacolo e conservare al tempo stesso la fisionomia di ricerca che caratterizza l’istituto: quale occasione migliore di Totò, divulgatissimo, colto nel suo esordio cinematografico all'interno del cinema del regime, ma con l'ipotesi tutta da verificare dei rapporti o contrasti di quel tipo di comicità farsesca e surreale con i blandi canoni dell'estetica fascista.

Ha favorito l'iniziativa il prezioso, casuale ritrovamento del rarissimo «Animali pazzi» ripescato nei fondi inesauribili di Napoli, ormai santuario consacrato di Totò. Nella settimana dall’8 al 13 maggio sarà cosi possibile vedere nella saletta di Spaziouno, in successione: «Fermo con le mani» di Gero Zambuto (1937) su soggetto e sceneggiatore di Guglielmo Giannini, il famigerato «Uomo qualunque» del dopoguerra; «Animali pazzi» di Carlo Ludovico Bragaglia (1939) da un soggetto originale dell'umorista Achille Campanile; «S. Giovanni decollato» di Amleto Palermi (1940) tratto dalla commedia di Martoglio, da Zavattini sceneggiatore, pezzo forte di Angelo Musco: «L'allegro fantasma» sempre diretto da Palermi (1941) e «Due cuori tra le belve» ribattezzato poi «Totò nella fossa dei leoni» di Giorgio Simonelli (1943), sceneggiato anche da Steno che sarà uno dei «registi» di Totò; la settimana si chiuderà con la girandolo finale di tutti i film insieme a cui seguirà una tavola rotonda di riflessione critica con la partecipazione di Fofi, Baldelli, Monicelli, Zavattini.

L’occasione è preziosa quindi per riesaminare le matrici di quel fenomeno cinematografico Totò che ancora sembra proseguire e coinvolgere gli spettatori e i critici. Passando al cinema quasi per caso, dopo gli strepitosi successi del teatro e della rivista, Totò stesso aveva coscienza sia della difficoltà interpretativa per l'attore senza la presenza e il sostegno del pubblico, sia della necessità di adeguare il suo corpo, la sua mimica ad un linguaggio cinematografico, accentuando la carica biomeccanica dei suoi personaggi e delle sue macchiette.

In un'intervista del '40 Totò affermava: «E' su questa deformazione della realtà quotidiana che io devo puntare e soltanto in questo modo, credo, potrò arrivare ad avere veramente una personalità cinematografica». E già in questi suoi primi film, pesantemente giudicati dalla critica del tempo, l'attore riesce ad attenuare certe rigidità teatrali per sprigionare una dinamica di movimenti e gags travolgenti, dall'andamento talora keatoniano (evidente l'ispirazione di Buster Kealon, per esempio, nelle situazioni assurde e surreali in cui Totò, ostinato cavaliere incollato, materialmente alla sella, tra varie giravolte, riesce a salvare l'eroina dal precipizio); il grande Totò è già in potenza in queste prime apparizioni, di una comicità paradossale che sfida le leggi dell'equilibrio e del reale, fino agii spassosi sdoppiamenti («Animali pazzi») o addirittura ai tre Totò dell'«Allegro fantasma» e si nutre di una lingua scoppiettante, inventiva, ricca di trovate e neologismi distruttivi.

E' forse in questa incontrollabile forza antinaturalistica, di sberleffo permanente a personaggi, classi e istituzioni. che andrà verificata l'originalità dei cinema di Totò durante il regime. Cinema e comicità diversa quella di Totò perché diversa era la sua ispirazione, diversa e sottoproletaria la sua formazione umana e culturale. Totò, ii Pulcinella del rione Sanità, non poteva essere la perla di un regime che doveva aver eliminato tutte le contraddizioni sociali.

«Io so a memoria la miseria e la miseria è il copione della vera comicità».

Giovanni M. Rossi, «L'Unità», 9 maggio 1978


Totò in superotto

Cinema e formato ridotto

Sono molti i cineamatori che, possedendo una ricca cineteca, non dimenticano di inserire due o tre soggetti del grande attore comico italiano Totò. In genere tutti i film ridotti in superotto hanno caratteristiche apprezzabili, sia nelle immagini sia nei sonoro e le versioni disponibili in commercio sono quasi integrali. Trattandosi di pellicola per la maggior parte in bianco nero, le confezioni sono vendute a prezzi contenuti.

Tra i titoli più significativi abbiamo scelto: «S. Giovanni decollato» con Totò e Titina De Filippo, un film divertente con ladri sacrileghi e moglie rompiscatole (4 bobine da 120 metri a lire 60.000); «Gli onorevoli» con Totò e Peppino De Filippo, gustosa commedia che prende in giro la classe politica italiana (5 bobine da 120 metri lire 75.000); «Totò e la dottoressa» con Vittorio De Sica, un film ricco di belle donne che curano un finto malato (5 bobine da.120 metri lire 75.000); «Totò a Parigi», una supercomica di inesauribili trovate e di situazioni paradossali (5 bobine da 120 metri lire 75.000); «Totò cerca pace», un soggetto dove il popolare attore offre una delle sue migliori interpretazioni (7 bobine da 120 metri lire 100.000); «Totò cerca moglie» con Marisa Merlini e Ave Ninchi, una spassosa commedia dove Totò, per troppi impegni, rischia di sposare un'aborigena australiana (5 bobine da 120 metri lire 75.000); «Totò truffa» con Nino Taranto, una classica commedia all'italiana dove i due simpatici imbroglioni riescono a vendere, a turisti sprovveduti, persino la fontana di Trevi (7 bobine da 120 metri lire 100.000); «Totò e Marcellino» con Pablito Calvo e Mario Carotenuto, un film umano e divertente con il piccolo interprete di «Marcellino, pane e vino» (6 bobine da 120 metri lire 90.000); «La banda degli onesti» con Peppino De Filippo, un classico della comicità «made in Italy», dove tutto è permesso, anche, stara par e soldi falsi (7 bobine da 120 metri lire 100.000); «Totò e il coraggio» con l'indimenticabile Gino Cervi (3 bobine da 120 metri, versione ridotta lire 45.000); «Lo smemorato di Collegno» con Nino Taranto (6 bobine da 120 metri lire 90.000). Nino Manfredi e altri due titoli: «Miseria e nobiltà» con Sofia Loren e «Totò a colori» sono venduti nella versione colore sonoro su bobine da 180 metri a lire 135.000 ognuno.

I prezzi citati sono indicativi e il metraggio-pellicola dei soggetti è approssimativo.

«La Stampa», 25 maggio 1978


Totò "nascosto" in sei telefilm

Da stasera, l'ultimo lavoro del comico prima della morte

Un luogo comune che è circolato in questi ultimi tempi riguarda il disprezzo critico di cui sarebbe stato oggetto Totò quando era in vita. Non è vero. Totò era acclamato come attore di rivista e ampiamente valutato come attore cinematografico; solo che si diceva, magari in qualche caso con eccessiva asprezza polemica, che troppi dei suoi film non valevano niente. E questo è vero. Inutile fare un elenco e mettere sotto accusa produttori avidi di quattrini, registi dalla manovella facile e lo stesso Totò reo di prestarsi per convenienza: ma si sa che molte delle sue cento e più pellicole sono delle brutte cose, scipite, abborracciate, girate alla svelta in quattro o cinque giorni, basate esclusivamente sul suo nome sfruttato con accanita insistenza.

Ma che Totò fosse un grande comico, un grande mimo, una maschera straordinaria nessuno l'ha mai messo in dubbio. Oggi c'è un risveglio di interesse che mi pare appena giusto. Ma non si parli di riscoperta perché avrebbe un sapore ridicolo. Totò non ha mai avuto bisogno di essere riscoperto e tanto meno rivalutato. L'operazione — che si attua continuamente attraverso convegni, studi, libri, rassegne — ha un suo preciso e utile senso quando recupera dallo sterminato materiale di Totò tutto quello, ed è moltissimo, che testimonia e conferma le eccezionali qualità dell'attore il quale, come dice Flaiano in uno scritto pubblicato da «Tuttolibri» di questa settimana, rappresentava della commedia italiana non tanto i caratteri quanto la zona metafisica, l'imponderabile, il grottesco, l'inverosimile.

E allora, certo, sono da rivedere non solo i film migliori, ma anche le brutte cose a cui si accennava prima: dentro, tra gli scivoloni di una realizzazione frettolosa e la balordaggine del copione, è sempre possibile cogliere almeno una sequenza in cui Totò si abbandonava all'invenzione felice. A questa operazione, che tende a ricostruire un ritratto critico completo e approfondito di Totò, dà il suo contributo anche la tv con la replica del ciclo Tutto Totò prevista per le 21 e 35 di stasera sulla rete 1. E' una serie di sei telefilm interpretati dall'attore nel 1967 poco prima della morte, e diretti da Daniele D'Anza. Fu la sua unica esperienza tv, e non risultò soddisfacente. Lo stesso D'Anza, con onestà, parla di «occasione mancata», precisando che «Totò doveva seguire un testo prefissato e questo lo impacciava soprattutto quando doveva ripetere le scenette di sempre, quelle che in teatro inventava ogni sera in modo diverso». Effettivamente i sei telefilm sono alquanto deboli. Ma vale la pena riesaminarli perché, al solito, non si potranno non riconoscere qua e là i segni inconfondibili di un grande Totò, che in questo caso è anche, purtroppo, l'ultimo Totò.

u. bz., «La Stampa», 9 giugno 1978


1978 06 20 L Unita Ennio Flaiano Toto intro

«L'Unità», 20 giugno 1978 - Ennio Flaiano


E' l'estate di Totò

VENEZIA

Con Totò nella fossa dei leoni (1943) regia di G. Simonelli, si è aperta a Jesolo la rassegna, dedicata al grande comico italiano, Totò a Jesolo - Film editi ed inediti Parodia, satira e commedia dagli Anni Trenta agli Anni Sessanta. E' una delle iniziative culturali organizzate quest'anno dal comune di Jesolo, in collaborazione con l'Azienda autonoma di soggiorno e turismo. La rassegna presenta non poche ragioni di interesse. A parte la possibilità di ripercorrere le tappe più salienti della carriera cinematografica di Totò, essa offre l'opportunità di vedere alcuni fra i più rari film del comico.

Basti citare alcuni fra i titoli più prestigiosi, come Animali pazzi, il secondo film interpretato da Totò nel 1939, oppure L'uomo, la bestia e la virtù (1953), la cui circolazione fu interdetta ancora prima della sua immissione nel circuito di distribuzione. La rassegna prosegue durante tutto il mese di luglio e di agosto con tre proiezioni settimanali presso il cinema Aurora di Jesolo paese. I film in rassegna sono: Totò nella fossa dei leoni, San Giovanni decollato, Totò all'inferno, Fifa e arena, Totò al giro d'Italia, Totò le Mokò, Totò Tarzan, Totò sceicco, Animali pazzi, 47 morto che parla, Totò cerca moglie, L'uomo, la bestia e la virtù, Totò cerca casa, Il coraggio, Miseria e nobiltà, Signori si nasce, Totò nella luna, La banda degli onesti.

«La Stampa», 20 luglio 1978


1978 08 29 L Unita Retrospettiva Cinema intro

GENOVA

Il cinema, nonostante la caduta delle frequenze e la crisi produttiva che lo travaglia, continua ad essere fra gli strumenti di comunicazione e di creazione che esercitano una sensibile Influenza sui gusti, i comportamenti. il livello di conoscenza. la cultura delle grandi masse popolari. Se poi il discorso si allarga passando dalle programmazioni in sala pubblica alla considerazione dell’utenza dei film trasmessi dalla RAI TV e dalle emittenti private, allora il peso dell’opera cinematografica come veicolo di comunicazione di massa cresce smisuratamente.

Basti pensare che se gli spettatori avevano raggiunto una «punta» annua di 819 milioni prima della generalizzazione dell’utenza televisiva, oggi possiamo stimare ili più di tre miliardi i «consumatori» di film sul piccolo e/o grande schermo. Cifra imponente, ma che ha il difetto di sintetizzare appunto, dei «consumatori» e non degli spettatori consapevoli.

Partendo da queste rapide considerazioni, e tenendo ben presenti i temi che caratterizzeranno la Festa nazionale dell'Unità. I membri del gruppo di lavoro che ha elaborato la «proposta» cinematografica da inserire nel programma dell'iniziativa si sono mossi su tre linee.

La prima considera il rapporto fra il grave e complesso fenomeno dell‘emigrazione e l’attenzione che, sotto le più diverso angolazioni vi ha dedicato il cinema. E’ un tema che si collega, seppur mediatamente. a quello della «centralità operaia», asse portante della manifestazione genovese. Un panorama vasto che mira, in primo luogo, a documentare una serie di possibili approcci, fornendo allo spettatore la documentazione di base indispensabile a giudicare gli usi, a volle mistificatori. a volte corretti, dm il cinema ha fatto di questo problema. E‘ quest’ottica ampia e pluralistica che giustifica ; l’accostamento consapevole di materiali eterogenei e contrastanti.

Infatti, si va dai film decisamente commerciali (Bello, onesto, emigrato Australia di Luigi Zampa, Pane e cioccolata di Franco Brusati, Romanzo popolare di Mario Monicelli) ai «testi» classici (Il cammino della speranza di Pietro Germi, Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, I magliari di Francesco Rosi, Cristo fra i muratori di Edward Dmytryk), alle produzioni indipendenti e ai documentari (Le nozze di Schirin di Helma Sanders. Tutte le domeniche mattina di Carlo Tuzii, Cerchiamo per subito operai, offriamo... di Villi Herman). Ovviamente, il vaglio di tutto questo materiale sarà oggetto, come per gli altri cicli, di un incontro dibattito con gli spettatori. [...]

Infine, sono in cartellone due serate speciali per rendere omaggio a Charles Chaplin (Il monello e L’emigrante) e a Totò. Di quest'ultimo sarà proiettato, oltre al pasoliniano Uccellacci e uccellini, Animali pazzi, un film del 1939 di Carlo Ludovico Bragaglia in cui l'attore partenopeo ha modo di mettere in luce, con la complicità di uno sceneggiatore di riguardo quale Achille Campanile, l'intera gamma della sua comicità surrealista.

Umberto Rossi, «L'Unità», 29 agosto 1978


Riapre «Spaziouno» ed è subito Totò

Con Totò, l'immancabile, insostituibile rappresentante della farsa, della comicità, della tragicommedia del cinema italiano, riapre Spaziouno di Firenze, la sala off patrocinata dal Comune di Firenze, gestita e programmata dal movimento associativo, il Circolo ENEL, il S.N.C.C.I. l'Istituto di Storia del cinema, il Festival del Popoli. Dopo due anni di silenzio, torna una programmazione e uno spazio d'informazione cinematografica di cui la città sentiva l'assenza. Totò e Tina Pica di Destinazione Piovarolo stanno a dimostrare una certa continuità di ricerca, anche nei generi considerati minori, rispetto alle linee culturali del precedente Kino Spazio; l’esigenza di una diffusione anche popolare del cinema; l'apertura a tutto l’immaginarlo cinematografico, con l'Intento di riparare ai limiti e al difetti delia circolazione del mercato. e della conservazione del prodotti d'archivio. Il primo programma risente dell'urgenza di ricomparire e attende la riprova del pubblico, anche per superare formule in parte invecchiate.

Diviso in cicli più o meno organici, il programma di dicembre-gennaio prevede, oltre alla « farsa Italiana » che recupera i comici "minori” della tradizione degli anni ’60, il «cinema allo specchio», un’indagine interna al mezzo filmico, lo spettacolo cinematografico che si autoanalizza, s’incensa o si distrugge; la «cappa e spada», genere classico dell'avventura e del movimento con i miti di Zorro, Robin Hood e I moschettieri nelle varie edizioni; un impegnativo raffronto tra «storia e mito», con classici come il Nevs-Kij, « Intolerance », Cleopatra, Scipione l'Africano; un rapido flash su Wenders e Herzog, rivelazioni del nuovo cinema tedesco che pure recentemente si sono indirizzati a Hollywood, da « gli amici americani » (per la prima volta a Firenze verrà presentato Anche i nani hanno iniziato dal nulla di W. Herzog); e infine sotto l'influsso dell’ultimo film di Bresson Il diavolo probabilmente un ciclo sulla presenza demoniaca nel cinema occidentale con molte intenzioni e sfortunatamente pochi materiali per l'impraticabilità degli archivi.

Il programma è eterogeneo, forse ancora confuso nelle linee generali, ma comunque si inserisce in un vuoto desolante di proposte e di iniziative e consente di nuovo, a Firenze e in Toscana, un punto di riferimento per la ricerca cinematografica.

«L'Unità», 15 dicembre 1978


1978 Franca Faldini La vedova di Toto intro

Franca Faldini (48 anni), l’ex attrice che fu compagna di Totò dal 1952 fino all’aprile del 1967, cioè fino al momento della morte del grande comico, è ora una tranquilla nobildonna che cerca di far parlare poco di sè. Da quando, alcuni anni fa. Franca ha sposato il principe Nicolò Borghese, le sue uniche uscite mondane avvengono in occasione dei più importanti concorsi ippici, dei quali il marito è un assiduo spettatore.

Accanto al principe Borghese, la Faldini è una donna finalmente serena: ha ritrovato la felicità, una felicità in cui lei non osava certo sperare quando, all’improvviso. Totò la lasciò per sempre. Dal compianto attore napoletano, Franca non ereditò nulla: fu perciò costretta a lavorare per mantenersi. Divenne giornalista, professione che tuttora esercita nonostante sia divenuta una «principessa».


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