Gassman Vittorio (Gassmann Vittorio)
Nato Vittorio Gassmann (Genova, 1º settembre 1922 – Roma, 29 giugno 2000), è stato un attore, regista, sceneggiatore e scrittore italiano, attivo in campo teatrale, cinematografico e televisivo.
Soprannominato "il Mattatore" (dall'omonimo spettacolo televisivo da lui condotto nel 1959), è considerato uno dei migliori e più rappresentativi attori italiani, ricordato per l'assoluta professionalità (al limite del maniacale), per la versatilità e il magnetismo. Artista con profonde radici nel mondo del teatro più "impegnato", fu fondatore e direttore del Teatro d'Arte Italiano.
La lunga carriera in Italia e all'estero comprende produzioni importanti, così come dozzine di divertissement che gli diedero una vasta popolarità.
Con Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Nino Manfredi, Gassman è ritenuto uno dei "mostri" della commedia all'italiana (secondo la celebre definizione del critico Gian Piero Brunetta, un quartetto al quale, dagli anni Sessanta, è generalmente accostato anche Marcello Mastroianni).
Biografia
Nacque nell'attuale quartiere genovese di Struppa, all'epoca comune autonomo, il 1º settembre del 1922, figlio di Heinrich Gassmann, un ingegnere civile tedesco, e di Luisa Ambron, nativa di Pisa e di religione giudaica.
All'età di 5 anni visse un anno a Palmi, in provincia di Reggio Calabria, dove il padre era impegnato nella costruzione del nuovo quartiere abitativo "Ferrobeton". Gassman raccontò spesso di ricordi legati a quella breve esperienza vissuta nella cittadina calabrese e di come ne rimase legato, tanto da citarla nel film Il mattatore (1960) di Dino Risi.
Anni quaranta
Ancora molto giovane si trasferì a Roma, e ottenne la maturità classica al Liceo Torquato Tasso nello stesso periodo di Giulio Andreotti, e frequentò l'Accademia nazionale d'arte drammatica, nella quale studiavano anche Paolo Stoppa, Rina Morelli, Adolfo Celi, Luigi Squarzina, Elio Pandolfi, Rossella Falk, Lea Padovani e, successivamente, Paolo Panelli, Nino Manfredi, Tino Buazzelli, Gianrico Tedeschi, Monica Vitti, Luca Ronconi e altri.
In questi anni, dotato di fisico atletico, si distinse come giocatore di pallacanestro tesserato per la S.S. Parioli, arrivando a far parte della nazionale universitaria e a giocare la finale scudetto con la 'Bruno Mussolini' nel 1942.
Il suo debutto teatrale avvenne a Milano nel 1943, con Alda Borelli, nella Nemica di Dario Niccodemi. Si spostò quindi a Roma, al Teatro Eliseo, unendosi a Tino Carraro ed Ernesto Calindri in un trio che rimase celebre: con loro recitò in diverse opere, dalla commedia borghese al teatro intellettuale, senza difficoltà nel passare da una all'altro.
Con la compagnia di Luchino Visconti Gassman ottenne i successi della maturità, assieme a Stoppa, Rina Morelli e Paola Borboni. Gassman interpretò Kowalski in Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams, recitò in Rosalinda di Shakespeare e nell'Oreste di Vittorio Alfieri. Successivamente entrò nel Teatro Nazionale con Massimo Girotti e Arnoldo Foà, per un Peer Gynt (Ibsen) di successo.
Il suo debutto cinematografico è del 1945, in Incontro con Laura, di Carlo Alberto Felice: la pellicola è andata perduta, e il suo primo film superstite è Preludio d'amore (1946), di Giovanni Paolucci. Nel 1947 si fa conoscere dal grande pubblico con Daniele Cortis, di Mario Soldati e due anni dopo coglie il suo primo grande successo con Riso amaro, diretto da Giuseppe De Santis, uno dei capolavori del primo neorealismo. Nello stesso anno recita nel film Una voce nel tuo cuore di Alberto D'Aversa, dove interpreta un giornalista al fianco di Constance Dowling, Nino Pavese e Beniamino Gigli.
Anni cinquanta
Nel 1952, assieme a Luigi Squarzina, fondò e diresse il Teatro d'Arte Italiano, producendo la prima versione completa dell'Amleto in Italia, oltre a opere rare come il Tieste di Seneca o I Persiani di Eschilo. Interpreta nel 1954 a Siracusa per il XIII ciclo degli spettacoli classici il Prometeo Incatenato di Eschilo e nel 1960 l'Orestiade regia e traduzione di Pier Paolo Pasolini.
Nel 1956, anno chiave della sua carriera artistica, Gassman interpretò l'Otello con il grande attore Salvo Randone, con il quale alternava ogni sera i ruoli del Moro e di Iago. Tre anni dopo, in un programma televisivo intitolato Il Mattatore, ottenne un inaspettato successo, e Il Mattatore divenne ben presto il soprannome che lo avrebbe accompagnato per il resto della vita.
Anni sessanta
Gli anni sessanta si rivelarono molto gratificanti per la carriera cinematografica di Vittorio Gassman, sulla scia del grande successo ottenuto nel 1958 con I soliti ignoti di Mario Monicelli, che ebbe anche due seguiti (Audace colpo dei soliti ignoti, 1959, di Nanni Loy; e il tardo I soliti ignoti vent'anni dopo, 1985, di Amanzio Todini).
Il cinema lo aveva impegnato sino ad allora, in Italia e a Hollywood, in ruoli cinematografici atletici e di seducenti villain (dopo il trionfo di Riso amaro, 1949, di Giuseppe De Santis).
Monicelli lo rivelò anche ottimo attore di ruoli comici (come anche in La grande guerra, 1959, e nel dittico L'armata Brancaleone, 1966, e Brancaleone alle crociate, 1969) ed egli acquistò in breve una vasta notorietà con prodotti più popolari, specie sotto la regia di Dino Risi: oltre al già citato Il mattatore (1960), Il sorpasso (1962), La marcia su Roma (1962), I mostri (1963), Il gaucho (1964), Il tigre (1967) e Il profeta (1968).
Anni settanta e ottanta
Sempre per gli schermi italiani, Gassman è tornato a lavorare con Risi (In nome del popolo italiano, 1971; Profumo di donna, 1974; Anima persa, 1977; Caro papà, 1979; Tolgo il disturbo, 1990) e ha avviato un proficuo sodalizio con Ettore Scola (C'eravamo tanto amati, 1974; La terrazza, 1980; La famiglia, 1987); all'estero si è fatto invece apprezzare in Un matrimonio di Altman (1978), La tempesta di Mazursky (1982), Benvenuta di Delvaux (1983), La vita è un romanzo di Resnais (1983).
Anni novanta
Nell'ultimo decennio di vita ha continuato a lavorare per il cinema in Il lungo inverno di Jaime Camino (1991), Sleepers di Barry Levinson (1996) e ancora per Scola in La cena (1998).
Ritorno al teatro
Nonostante i suoi successi cinematografici Gassman non abbandonò mai il teatro. Nell'ultima parte della sua carriera aggiunse la poesia al suo repertorio, aiutando a far conoscere in Italia alcune opere straniere.
Vero perfezionista, aveva in odio la dizione imperfetta o le inflessioni dialettali, pur essendo in grado di rendere perfettamente, quando richiesto, la maggior parte dei dialetti italiani. In modo abbastanza coraggioso, accettò la sfida di dirigere l'Adelchi, una delle opere meno note e meno "facili" di Alessandro Manzoni. La tournée di questo spettacolo raccolse mezzo milione di spettatori, attraversando l'Italia con il suo Teatro Popolare Itinerante (una nuova edizione del famoso Carro di Tespi).
Le sue produzioni teatrali comprendono molti dei più famosi autori del XX secolo, oltre a frequenti ritorni ai classici come Shakespeare, Dostoevskij e i grandi drammaturghi greci.
Fondò inoltre una scuola di teatro a Firenze, quella Bottega Teatrale che diresse personalmente dal 1979 al 1991 e che è stata una protagonista del mondo culturale fiorentino, richiamando a Firenze moltissimi dei nomi più noti del teatro e del cinema italiano e mondiale: da Giorgio Albertazzi (per molti anni vicedirettore) a Orazio Costa, da Adolfo Celi a Anthony Quinn, da Antonella Daviso a Ettore Scola, da Yves Lebreton a Siro Ferrone, solo per ricordarne alcuni.
Televisione
In televisione dosò le sue apparizioni nei programmi popolari, tuttavia partecipò alle trasmissioni di Mina, Corrado e Pippo Baudo soprattutto. Nel campo della pubblicità, interpretò Nostradamus in uno spot dell'Istituto Bancario San Paolo di Torino nel 1997 di cui si ricorda il "tormentone": «Questo lo ignoro!».
Gassman fu uomo di intense emozioni e di grande onestà intellettuale; la sua autoironia e il suo notevole senso dell'umorismo lo portarono negli anni novanta a prendere parte a un programma televisivo (Tunnel) nel quale, in maniera molto formale e seria, recitava documenti come la bolletta del gas, il menù del ristorante o gli annunci economici; "letture" che, con autoironia, venivano eseguite con la stessa abilità professionale e il tono elevato che lo rese famoso recitando la Divina Commedia di Dante.
Altre attività
Regista cinematografico
Per il cinema Gassman ha diretto sempre sé stesso in film dai forti accenti autobiografici quali Kean - Genio e sregolatezza (1956), L'alibi (1969), Senza famiglia, nullatenenti cercano affetto (1972) e Di padre in figlio (1982).
Scrittore
Ha coltivato anche una sua attività letteraria: dopo aver esordito col romanzo Luca dei numeri (1965), ha pubblicato successivamente sia volumi autobiografici come Un grande avvenire dietro le spalle (1981) e Memorie del sottoscala (1990), sia opere quali Ulisse e la balena bianca (1992), Mal di parola (1992) e Lettere d'amore sulla bellezza (1996) con Giorgio Soavi.
Doppiatore
Ha avuto una parentesi come doppiatore come voce fuori campo del film Romeo e Giulietta (1968) di Franco Zeffirelli e dando la voce al commovente personaggio di Mufasa (interpretato nella versione americana da James Earl Jones) nel film d'animazione della Disney Il re leone (1994).
Vita privata
Vittorio Gassman ebbe tre mogli e tre compagne importanti, sempre colleghe attrici:
Nora Ricci (figlia di Renzo Ricci e Margherita Bagni), prima moglie, dalla quale ebbe la primogenita Paola, attrice ella stessa e poi moglie di Ugo Pagliai; matrimonio in seguito annullato dalla Sacra Rota;
Shelley Winters, seconda moglie, dalla quale ebbe la seconda figlia Vittoria (Tori), poi medico geriatra, sempre vissuta negli Stati Uniti d'America;
Juliette Mayniel, importante compagna mai sposata, che gli diede Alessandro, anch'egli attore e regista;
Diletta D'Andrea, terza moglie fino alla fine, dalla quale nacque Jacopo, poi regista; fu praticamente un secondo padre per Emanuele Salce, figlio di Diletta e del suo primo marito, il regista Luciano Salce;
aveva avuto inoltre una lunga e tumultuosa relazione con Anna Maria Ferrero tra il 1953 e il 1960, periodo nel quale i due avevano fatto spessissimo coppia anche nel lavoro. Dal 1961 al 1963 fu legato all'attrice danese Annette Strøyberg.
Venne talvolta criticato a causa della sua vita privata: la sua disinvolta libertà nelle storie d'amore, nei matrimoni e nelle convivenze, condita da un annullamento presso la Sacra Rota, un divorzio negli Stati Uniti d'America e un figlio extramatrimoniale (Alessandro), suscitò scandalo negli anni cinquanta e sessanta, così come il suo iniziale ateismo, che in seguito lasciò il posto a una fede molto personale[13]. Nel profondo era un'anima pensosa e tormentata, la razionalità di base opposta ai richiami dell'infinito. Resta significativo, e simpatico, un suo "dibattito" con Alberto Sordi sui temi dell'esistenza e della religione. A Gassman che onestamente esternava i dubbi del pensante, Sordi con romanesca concretezza replicò invece: "A Vitto', io ce credo. Hai visto mai?" Gassman inoltre espresse spesso commenti schietti e poco convenzionali, in qualche caso con il chiaro intento di sferzare le posizioni moderate, guadagnandosi così vari nemici nel mondo dello spettacolo e della cultura.
Salute e morte
Gassman fu probabilmente a lungo vittima della sindrome bipolare[15]. Morì a 77 anni nella sua casa di Roma per un improvviso attacco cardiaco nel sonno.
Cremato, le sue ceneri vennero tumulate nella tomba della famiglia D'Andrea (la famiglia della moglie), nel Cimitero del Verano, all'esterno del lato destro del Quadriportico. La sua presenza è indicata da una piccola lastra di pietra a forma di libro aperto riportante il seguente epitaffio, voluto da lui stesso: Non fu mai impallato!.
Maggiori informazioni
Filmografia
Attore
Cinema
Incontro con Laura, regia di Carlo Alberto Felice (1945)
Preludio d'amore, regia di Giovanni Paolucci (1946)
Daniele Cortis, regia di Mario Soldati (1947)
Le avventure di Pinocchio, regia di Giannetto Guardone (1947)
La figlia del capitano, regia di Mario Camerini (1947)
L'ebreo errante, regia di Goffredo Alessandrini (1948)
Il cavaliere misterioso, regia di Riccardo Freda (1948)
Lo sparviero del Nilo, regia di Giacomo Gentilomo (1949)
I fuorilegge, regia di Aldo Vergano (1949)
Il lupo della Sila, regia di Duilio Coletti (1949)
Ho sognato il paradiso, regia di Giorgio Pàstina (1949)
Riso amaro, regia di Giuseppe De Santis (1949)
Una voce nel tuo cuore, regia di Alberto D'Aversa (1949)
Il leone di Amalfi, regia di Pietro Francisci (1950)
Il tradimento, regia di Riccardo Freda (1951)
La corona nera, regia di Luis Saslavsky (1951)
Anna, regia di Alberto Lattuada (1951)
Il sogno di Zorro, regia di Mario Soldati (1952)
La tratta delle bianche, regia di Luigi Comencini (1952)
Sombrero, regia di Norman Foster (1953)
Il muro di vetro, regia di Maxwell Shane (1953)
L'urlo dell'inseguito, regia di Joseph H. Lewis (1953)
Rapsodia, regia di Charles Vidor (1954)
Mambo, regia di Robert Rossen (1954)
Kean - Genio e sregolatezza, regia di Vittorio Gassman e Francesco Rosi (1956)
La donna più bella del mondo, regia di Robert Z. Leonard (1956)
Giovanni dalle Bande Nere, regia di Sergio Grieco (1956)
Guerra e pace, regia di King Vidor (1956)
Difendo il mio amore, regia di Giulio Macchi (1957)
I soliti ignoti, regia di Mario Monicelli (1958)
La ragazza del Palio, regia di Luigi Zampa (1958)
La tempesta, regia di Alberto Lattuada (1958)
Le sorprese dell'amore, regia di Luigi Comencini (1959)
La cambiale, regia di Camillo Mastrocinque (1959)
La grande guerra, regia di Mario Monicelli (1959)
Vento di tempesta, regia di Irving Rapper (1959)
Il mattatore, regia di Dino Risi (1960)
Audace colpo dei soliti ignoti, regia di Nanni Loy (1960)
Fantasmi a Roma, regia di Antonio Pietrangeli (1961)
Crimen, regia di Mario Camerini (1961)
Il giudizio universale, regia di Vittorio De Sica (1961)
Barabba, regia di Richard Fleischer (1961)
Il sorpasso, regia di Dino Risi (1962)
I briganti italiani, regia di Mario Camerini (1962)
Anima nera, regia di Roberto Rossellini (1962)
Frenesia dell'estate, regia di Luigi Zampa (1963)
Il successo, regia di Mauro Morassi (1963)
La marcia su Roma, regia di Dino Risi (1963)
La smania addosso, regia di Marcello Andrei (1963)
L'avaro, episodio di L'amore difficile, regia di Luciano Lucignani (1963)
I mostri, regia di Dino Risi (1963)
Se permettete parliamo di donne, regia di Ettore Scola (1964)
Slalom, regia di Luciano Salce (1965)
Il gaucho, regia di Dino Risi (1965)
La guerra segreta, regia di Christian-Jaque, Werner Klingler, Carlo Lizzani e Terence Young (1965)
La congiuntura, regia di Ettore Scola (1965)
Una vergine per il principe, regia di Pasquale Festa Campanile (1965)
Le piacevoli notti, regia di Armando Crispino e Luciano Lucignani (1966)
L'arcidiavolo, regia di Ettore Scola (1966)
L'armata Brancaleone, regia di Mario Monicelli (1966)
Lo scatenato, regia di Franco Indovina (1967)
Sette volte donna, regia di Vittorio De Sica (1967)
Il tigre, regia di Dino Risi (1967)
La pecora nera, regia di Luciano Salce (1968)
Questi fantasmi, regia di Renato Castellani (1968)
Il profeta, regia di Dino Risi (1968)
L'alibi, regia di Adolfo Celi, Vittorio Gassman e Luciano Lucignani (1969)
Dove vai tutta nuda?, regia di Pasquale Festa Campanile (1969)
Una su 13, regia di Nicolas Gessner (1969)
L'arcangelo, regia di Giorgio Capitani (1969)
Brancaleone alle crociate, regia di Mario Monicelli (1970)
Il divorzio, regia di Romolo Guerrieri (1970)
Contestazione generale, regia di Luigi Zampa (1970)
Scipione detto anche l'Africano, regia di Luigi Magni (1971)
L'udienza, regia di Marco Ferreri (1971)
In nome del popolo italiano, regia di Dino Risi (1971)
Senza famiglia, nullatenenti cercano affetto, regia di Vittorio Gassman (1972)
Che c'entriamo noi con la rivoluzione?, regia di Sergio Corbucci (1972)
La Tosca, regia di Luigi Magni (1973)
Profumo di donna, regia di Dino Risi (1974)
C'eravamo tanto amati, regia di Ettore Scola (1974)
A mezzanotte va la ronda del piacere, regia di Marcello Fondato (1975)
Come una rosa al naso, regia di Franco Rossi (1976)
Telefoni bianchi, regia di Dino Risi (1976)
Signore e signori, buonanotte, regia di Luigi Comencini, Nanni Loy, Luigi Magni, Mario Monicelli ed Ettore Scola (1976)
Il deserto dei Tartari, regia di Valerio Zurlini (1976)
Anima persa, regia di Dino Risi (1977)
I nuovi mostri, regia di Mario Monicelli, Ettore Scola e Dino Risi (1977)
Un matrimonio, regia di Robert Altman (1978)
Quintet, regia di Robert Altman (1979)
Caro papà, regia di Dino Risi (1979)
Due pezzi di pane, regia di Sergio Citti (1979)
The Nude Bomb, regia di Clive Donner (1980)
La terrazza, regia di Ettore Scola (1980)
Sono fotogenico, regia di Dino Risi (1980)
Il turno, regia di Tonino Cervi (1981)
Camera d'albergo, regia di Mario Monicelli (1981)
Pelle di sbirro, regia di Burt Reynolds (1981)
La tempesta, regia di Paul Mazursky (1982)
Il conte Tacchia, regia di Sergio Corbucci (1982)
La vita è un romanzo, regia di Alain Resnais (1983)
Benvenuta, regia di André Delvaux (1983)
Il potere del male, regia di Krzysztof Zanussi (1985)
I soliti ignoti vent'anni dopo, regia di Amanzio Todini (1987)
La famiglia, regia di Ettore Scola (1987)
I picari, regia di Mario Monicelli (1987)
Mortacci, regia di Sergio Citti (1989)
Lo zio indegno, regia di Franco Brusati (1989)
Dimenticare Palermo, regia di Francesco Rosi (1990)
Tolgo il disturbo, regia di Dino Risi (1990)
Le mille e una notte, regia di Philippe de Broca (1990)
Quando eravamo repressi, regia di Pino Quartullo (1992)
Il lungo inverno, regia di Jaime Camino (1992)
I divertimenti della vita privata, regia di Cristina Comencini (1992)
Cento di questi anni, regia di Corrado Farina (1994)
Tutti gli anni una volta l'anno, regia di Gianfrancesco Lazotti (1995)
Sleepers, regia di Barry Levinson (1996)
La cena, regia di Ettore Scola (1998)
La bomba, regia di Giulio Base (1999)
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- ^ Treccani - Enciclopedia del Cinema (2003) - Scheda di M. d'Amico - Consultato il 18 agosto 2016
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