Gray Dorian (Mangini Maria Luisa)
Pseudonimo di Maria Luisa Mangini (Milano, 2 febbraio 1934 – Torcegno, 15 febbraio 2011), è stata un'attrice italiana.
Biografia
Figlia di Attilio Mangini e di Flora Divina, studia come ballerina alla Scala con Aurel Millos, debuttando in uno spettacolo con Pina Renzi. È su consiglio di un coreografo che assume il nome d'arte di Dorian Gray, di chiara ispirazione letteraria.[1]
Passa poi al palcoscenico, nella rivista Votate per Venere (1950) con Erminio Macario e Gino Bramieri. Prosegue la carriera nel teatro di rivista con Gran Baraonda (1952-1953) di Garinei e Giovannini al fianco di Wanda Osiris e Alberto Sordi, con Made in Italy (1953) un'altra creazione della coppia Garinei-Giovannini che ricompone dopo anni la coppia Wanda Osiris-Erminio Macario, per cui si vede assegnare il titolo di "Diva dell'anno" dal Club della Passerella, e infine con Passo doppio (1954-55) con Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello. Vince anche il premio Maschera d'argento.
In seguito lascia il teatro per il cinema; prende parte a numerosi film negli anni cinquanta, soprattutto di genere brillante che le procurano grande popolarità, nei quali si distingue per una bellezza solare e procace e per una verve innata. Tra i suoi ruoli principali c'è quello della malafemmina in Totò, Peppino e la... malafemmina (1956) di Camillo Mastrocinque, la ballerina del teatro di varietà che s'innamora del nipote di Totò e Peppino De Filippo (interpretato da Teddy Reno). Sull'onda del successo di questo film, recita in altre due pellicole con Totò, sempre dirette da Camillo Mastrocinque: Totò lascia o raddoppia? e Totò, Peppino e i fuorilegge.
Federico Fellini la chiama a recitare il ruolo di Jessy, l'amante di Amedeo Nazzari in Le notti di Cabiria. È però soprattutto con Il grido di Michelangelo Antonioni - dove interpreta la benzinaia Virginia - che si impone al grande pubblico come attrice impegnata e drammatica, allontanando da sé l'immagine di bambola sensuale. Seppur doppiata da Monica Vitti[2] l'attrice altoatesina desta l'attenzione della critica mostrando una grande maturazione artistica. Entrata nel cinema d'autore, continua a essere molto richiesta nel cinema brillante; per il film Mogli pericolose di Luigi Comencini (1958) il suo talento è premiato con un Nastro d'Argento come migliore attrice non protagonista.
Si lega sentimentalmente con Arturo Tofanelli, giornalista ed editore della rivista Tempo, che dedica negli anni moltissime copertine a Dorian Gray. Tofanelli aiuterà inoltre la carriera della diva producendo o co-producendo diversi film che la vedono tra i protagonisti. Nel 1962 l'attrice lavora in una grossa produzione internazionale, Marcia o crepa di Frank Wisbar con Stewart Granger, primo film a parlare esplicitamente della guerra d'Algeria. In seguito recita ancora in numerose pellicole di genere farsesco e spionistico, fino a metà degli anni sessanta, quando, in attesa di un figlio da Tofanelli, abbandona le scene ritirandosi a vita privata. Le sue ultime due apparizioni sono del 1965 in Thrilling (episodio diretto da Gian Luigi Polidoro) con Walter Chiari e, sempre nel 1965, in I criminali della metropoli, uscito nel 1967, diretto dal cugino Gino Mangini.
A quasi quarant'anni, decide di ritirarsi completamente dalle scene, trasferendosi a Torcegno, paese di origine della madre in cui lo zio Ermete aveva una casa, costruendosi poi una villa propria in località Mocchi.[3] Qui cresce il figlio Massimo Arturo Tofanelli, nato nel 1963.
La morte
Il 15 febbraio 2011, all'età di 83 anni,[1] si toglie la vita con un colpo di pistola alla tempia.[4] Avendo sempre affermato di essere nata nel 1936, alla sua morte i media affermarono che l'attrice aveva compiuto da poco 75 anni, quando in realtà ne aveva appena compiuti 83, essendo nata il 2 febbraio 1928.
Il regista Gianni Amelio, suo grandissimo ammiratore, dopo la sua morte le ha dedicato un omaggio all'interno del Torino Film Festival (che all'epoca dirigeva) con una piccola retrospettiva dei suoi film più belli. Amelio affermò che: "Il destino era scritto, ha infierito sempre su di sé, voleva annullare la sua immagine e il suo corpo, lo mutava in continuazione, fuori da ogni schema d'epoca. Aveva dentro un dèmone, un tormento privato che andrebbe studiato. Ma, al contrario del suo nome, lei invecchiava ma il suo quadro cioè i suoi film, restavano giovani".
Nell'agosto 2015 le è stata dedicata una mostra a Riva del Garda, dal titolo Chiamatemi Divina e con foto, manifesti e copertine di riviste legate alla sua carriera. La medesima mostra è stata riproposta nell'ottobre del 2015 a Torcegno, il piccolo paese della Valsugana dove viveva.
Galleria fotografica e stampa dell'epoca
Dorian Gray, raccolta di articoli di stampa
Dorian Gray ha dimenticato la rivista
Dorian Gray, la ragazza anti-crisi
Dorian Gray
Ha ucciso Dorian Gray
Dorian
Dorian Gray, la ragazza delle mense popolari
Il personaggio Dorian Gray
Stewart Granger e Dorian Gray in Algeria
Il Tribunale civile di Milano sarà chiamato prossimamente a pronunciarsi su una interessante vertenza sorta tra il proprietario della compagnia che nell’inverno scorso faceva capo a Walter Chiari e la «soubrette» Maria Luisa Mangini, chiamata in arte Dorian Gray. [...]
«Corriere della Sera», 7 agosto 1952
Quanto guadagnano e spendono le "soubrettes" della rivista
Wanda Osiris, Elena Giusti, Dorian Gray e Delia Scala, vincendo la paura del fisco e dei colleghi invidiosi, ci parlano del loro brillante ma complicato bilancio
Quella di chiedere ad un asso della rivista a quanto ammonti il suo reddito annuo — sia pure con una certa approssimazione — è indiscrezione tale da far raggelare l'interessato, che si rinchiude in se stesso, fa una smorfia, poi esclama: «Ma vuol proprio rovinarmi. Se parlassi, addio alla pace mia!». Se tutto va bene, all'insegna della prudenza ci sono orecchie indiscrete dappertutto) si limita a mezze ammissioni smentendo le voci che gli attribuiscono guadagni favolosi, replicando che l'attivo assai spesso è polverizzato dal passivo. A tappare la bocca c'è anche lo spettro del fisco sempre pronto a gettarsi sulla preda, E in più una ragione di opportunità sconsiglia di fomentare gelosie di compagni d’arte e di mettere in difficoltà gli impresari, soggetti all’assalto del cosiddetti «sacrificati».
Una soubrette dal nome famoso ricevette tempo fa la visita di un funzionario delle imposte incaricato di compiere un accertamento. Fu inesorabile. Il funzionario, naturalmente. Insensibile del tutto alle grazie di una donna, alla quale basta presentarsi in scena per mettere in effervescenza l'esercito degli aficionados. Per lui, era chiaro non c'erano nè astri nè stelle: la sua missione consisteva nel far pagare le tasse. Di altro non si interessava.
E. quando si trattò di fare il rapporto, dimostrò di possedere una mano decisamente pesante. Un uomo tutto d’un pezzo: un autentico pilastro della pubblica amministrazione.
Rivelazioni compromettenti, come si è accennato, possono creare un autentico vespaio nelle compagnie. La gente di teatro è molto sensibile alla «graduatoria». alle valutazioni della «borsa valori» : una quotazione avventata. o ritenuta tale, determina la cosiddetta guerra fredda, la non collaborazione. se non addirittura una defezione, come è in uso oggi. Con le conseguenze che è facile immaginare.
Fisco c opportunità impongono perciò ai grossi nomi della rivista una estrema riservatezza. Se interrogati, quasi tutti gli «assi» si sottraggono alla domanda trabocchetto rispondendo che nemmeno loro sanno quanto guadagnano e che. comunque, a chiusura della stagione si ritrovano in tasca soltanto gli spiccioli. E' difficile avere informazioni anche generiche, anche soltanto indicative. Inevitabilmente si urta contro il muro del silenzio. Nè i cosiddetti «bene informati» possono essere considerati attendibili.
I fans della rivista giurano che i loro beniamini conducono vita da nababbi. Parlano di remunerazioni da capogiro. manipolano i milioni con la stessa indifferenza delle lirette. E naturalmente esagerano. Non per cattiveria. ma per amore del mito. La verità, come al solito, sta nel mezzo. Nè nababbi, nè poveri diavoli. I re e le regine della rivista: piuttosto agiati signori o signore che si permettono un «treno di vita» alquanto sostenuto grazie unicamente al loro lavoro.
Che non è un lavoro leggero. Occorre pazienza, e molta, e anche resistenza fisica, quando si pensa che le prove di una rivista durano in media due mesi, con un ritmo di otto-dieci oro di palcoscenico ni giorno. E’ il rovescio della medaglia, è il lato negativo di un mondo che non è fatto soltanto di riflettori e penne di struzzo. ma anche di fatica c di orari, e di multe ai ritardatari.
Ecco, è però necessario distinguere fra vedette e gregario. Come in ciclismo, c’è fra i due la stessa differenza che separa il capitano-desposta e il faticone, colui che si ferma alle fontane a riempire borracce. Bisogna inoltro osservare che. in rivista, il periodo di lavoro retribuito dura generalmente sei mesi, e otto in casi eccezionali: che la vita nomade comporta un bilancio giornaliero che può definirsi pesante. Una «diva» guadagna. al giorno, dalle cinquanta alle centomila lire. Non risulta che sia mai stata superata quota centomila. L’attrice, quasi sempre, ha però a carico gli abiti di scena. Deve cioè pagare le toi-lettes. i conti astronomici degli ateliers che, per tradizione. non praticano sconti a nessuno. Una «diva» non può, durante le peregrinazioni, scendere in un albergo, poniamo, di seconda categoria. Per lei c’è soltanto la categoria «lusso». Soltanto per albergo, se ne vanno ogni giorno dalle sei alle ottomila lire, «extra» esclusi.
Può dunque capitare a fine stagione di essere in difficoltà, se difetta un'oculata amministrazione. «Quanto guadagna e quanto spende?» : la domanda è stata rivolta a quattro soubrettes che monopolizzano attualmente i favori del pubblico.
Wanda Osiris: spende sempre secondo le sue possibilità, e mai cifre favolose. E' la meglio retribuita delle «soubrettes».
Ecco le risposte di WANDA OSIRIS, che nella graduatoria della rivista occupa il primo posto.
Lavorando sei mesi l'anno — dice — il guadagno giornaliero è relativo. Devo aggiungere che la rivisti! è la mia unica fonte di guadagno».
Domanda : Ritiene di guadagnare a sufficienza relativamente alle esigenze di una grande soubrette?
Risposta: Faccio sempre il passo secondo le mie possibilità.
D: Quanto spende, ogni stagione, per gli abiti di scena?
R.: Gli abiti sono a carico dell'impresa. Nella vita privata non spendo cifre favolose.
D.: Che cosa prova quando riceve il conto della sartoria?
R.: Nessuna emozione. Sono già preparata. Perciò, niente sorprese.
Wanda Osiris accenna poi al costume della presentazione che indossa nella rivista Festival: un abito che costa quanto un'automobile utilitaria. Seicentomila lire. In profumi spende fellissimo : riceve molti omaggi dalle case produttrici nazionali ed estere.
Elena Giusti: ha un reddito annuo di 20 milioni.
Fa qualche confidenza. Forse sincera, chissà. «Fra rivista, televisione e recite straordinarie calcolo di guadagnare qualcosa come venti milioni l'anno. La mia paga giornaliera di soubrette è di ottantamila lire. Gli abiti sono a mio carico con una spesa di quattro-cinque milioni per stagione. Per vestirmi spendo meno in inverno, e più in estate quando ci si alleggerisce. L’abito da sposa che indosserò nel finale della commedia musicale Baratin mi costa un patrimonio: mezzo milione. Ho deciso di cercare marito, dopo, per utilizzarlo il più a lungo possibile. Ho sempre pagato i conti dei sarto. Una volta che ho tentato di non pagarne uno, che pareva veramente eccessivo, ci ho rimesso anche gli interessi. Perchè ho perduto la causa.
I profumi me li mandano gratis: case produttrici e ammiratori. Ho molti ammiratori, forse anche troppi.
II mio telefono squilla continuamente: ne sa qualcosa la mia segretaria».
Dorian Gray: spende più di quanto guadagna.
«Avrò 50 mila lire al giorno quest'anno, ma in ventiquattro ore riesco a spenderne anche centomila. Non faccio mai conti, non sono affatto economa. Per gli abiti, che sono a mio carico, ho dovuto stanziare in ottobre cinque milioni. Quello che indosserò nella rivista Doppio Passo, impersonando Mata Hari, non costerà meno di settecentomila lire. Almeno stando ai preventivi. Quando mi mandano i conti, chiudo regolarmente gli occhi: la cifra me la sussurra all’orecchio mia madre. Tutto sommato, sono una buona incassatrice. E’ triste: ma credo di essere la sola soubrette a non avere un conto corrente in banca. Qualche cosa avevo messo da parte fin passato, quando mi davano poco più di quattromila lire al giorno. Mi bastavano e mi avanzavano. E’ incredibile! La stagione passata, in Made in Italy, come seconda soubrette percepivo ventimila lire per sera».
Delia Scala: la sua ambizione è vestir bene.
E' la rivelazione del 1954. Giovanissima, è sicuramente una delle attrici di rivista meglio retribuite. E' piuttosto reticente. «Trinca, il mio impresario. mi ha proibito di rivelare l'ammontare della mia paga. Dice che non vuole avere storie. Posso dire, comunque. che la mia paga supera le cinquantamila lire, di ventimila lire e forse più. Non saprei dire a quanto ammontino i miei introiti come attrice cinematografica. Spendo molto in abiti: almeno la metà del mio guadagno. La mia unica ambizione è di vestire bene. A Roma, possiedo un palazzo. Ma è cosi difficile riscuotere gii affitti! Non investirò mai più del capitale in immobili. Per noi soubrettes il denaro non basta mai. Pago i conti delle sartorie con impressionante regolarità, anche se sono quasi sempre conti-capestro. In genere, indosso un abito tre-quattro volte. Poi lo regalo a mia sorella o a qualche amica. Sono una buona cliente delle profumerie: uso da anni lo stesso profumo.
Luigi Barbara, «Corriere dell'Informazione», 18 novembre 1954
vice, «Gazzetta del Popolo», 21 dicembre 1954
«Corriere dell'Informazione», 5 settembre 1955
Dorian Gray è nata a Milano il 2 febbraio 1934, da madre tedesca e da padre siciliano. Ha frequentato giovanissima i corsi di ballo classico della Scala; a sedici anni debuttava nella compagnia Macario come ballerina di fila e rapidamente saliva alle massime parti femminili nel teatro di rivista, che abbandonava per il cinema nel 1955. Suoi ultimi film: "Le notti di Cabiria” e "Il grido”. Vive a Roma.
Domanda - Saprebbe precisarmi la differenza fra il cinema quale esso è e ciò che ella credeva fosse?
R. - Credevo fosse un dolce inferno; è invece un amaro paradiso.
Dorian Gray è nata a Milano il 2 febbraio 1934, da madre tedesca e da padre siciliano. Ha frequentato giovanissima i corsi di ballo classico della Scala; a sedici anni debuttava nella compagnia Macario come ballerina di fila e rapidamente saliva alle massime parti femminili nel teatro di rivista, che abbandonava per il cinema nel 1955. Suoi ultimi film: ”Le notti di Cabiria” e ”Il grido”. Vive a Roma.D. - In un mondo senza spettacoli, che cosa avrebbe fatto?
R. - La donna corsaro.
D. - Ha mai recitato in una sala semideserta? Se sì, che impressione ne ha ricavato?
R. - Sale deserte dove c’ero io?
D. - Fuori dalla scena, da quale particolare saprebbe riconoscere ima soubrette?
R. - E’ difficile riconoscerle da quando sono tutte anti-soubrette.
D. - Quale reazione le suscita la richiesta di autografi?
R. - Gioia. E gratitudine per chi me lo chiede unita a una certa rassegnata certezza che la penna non scriverà.
D. - Quale parte desidererebbe interpretare in un film?
R. - Quella in cui tutte le donne indistintamente si potranno riconoscere.
D. - In che. cosa ritiene di essere cambiata dopo essere divenuta un’attrice?
R. - In niente. Sono rimasta la ragazzina di un tempo che stendeva un filo attraverso il marciapiede per far cadere il cappello alla gente.
D. - Qual è il giudizio critico che l’ha maggiormente infastidita?
R. - Anche il più amaro non mi infastidirà mai.
D. - Qual è, secondo lei, il suo equivalente maschile in campo cinematografico?
R. - Per ora tutti quei ragazzi che come me cercano la loro giusta strada.
D. - A che cosa attribuisce di aver intrapreso la via da lei seguita?
R. - Alla certezza che questa sia la giusta strada.
D. - Fra gli omaggi ricevuti, quale è stato da lei il più gradito?
R. - Un cucciolo alsaziano regalatomi da Gabriele Ferzetti.
D. - Per quale ragione, secondo lei, i matrimoni fra attori sono solitamente infelici?
R. - E per quale ragione, secondo lei, anche i matrimoni fra non attori sono solitamente infelici?
D. - Ha mai desiderato di essere altri che se stessa? Se sì, quando?
R. - Quando sono infelice. Invidio i gabbiani che volano liberi sul mare.
D. - Che cosa pensa di se stessa?
R. - Che sono una carica di dinamite in un canestro di gelsomini.
D. - Qual è la cosa che più le dispiacerebbe si pensasse di lei?
R. - Poverina... era tanto buona...
D. - Ritiene di possedere una dote che nella vita le ha sempre nuociuto?
R. - Sì. La timidezza.
D. - Qual è il più bel ricordo lasciatole dalla rivista?
R. - Quattro anni di vita assolutamente felice, trascorsi tra indigestioni di cioccolatini e capricci regolarmente soddisfatti.
D. - Esiste un errore da lei pubblicamente commesso che si sia risolto poi in qualcosa di utile per lei?
R. - Non conduco ancora una vita pubblica.
D. - Qual è, secondo lei, la domanda più indiscreta che si possa rivolgere ad una donna? (Escludendo quella relativa all’età).
R. - "La trovo bene. Spende molto in creme antirughe?".
D. - Qual è la cosa che rende più ridicolo un uomo agli occhi di una donna?
R. - La dozzinale tenerezza usata come mezzo di seduzione.
D. - Ammesso che dovesse disegnarsi uno stemma, che cosa vi farebbe iscrivere?
R. - Fascino.e Mistero.
D. - Invidia lei Grace Kelly? Se sì, per quale ragione?
R. - No, io non invidio nessuno per principio.
D. - Ritiene di essere ambiziosa? Se sì, a qual punto si arresta questa sua ambizione?
R. - In cima alla scala.
D. - Condannata all’inferno, per quale colpa ritiene di esservi destinata?
R. - Se aver fiducia in se stessi è peccato, per orgoglio.
D. - Chi è, secondo lei, l’uomo più cattivo che sia mai esistito?
R. - Quello la cui infelicità aveva origini nell'impossibilità d’amare.
D. - Una ragazza di cosiddetta piccola virtù pronunciò un giorno questa frase, mentre si guardava allo specchio: t Mi trucco, mi trucco e sembro giovane lo stesso ». Ciò suscitò in me una grande impressione; vuole aiutarmi a spiegarmela?
R. - Indipendentemente dalla virtù, noi ragazze temiamo di non essere mai prese sul serio.
D. - Qual è nella vita la cosa che la incuriosisce di più?
R. - L’amore.
D. - Quale domanda avrebbe preferito che io non le rivolgessi?
R. - La successiva: è una domanda maligna.
D. - Sposerebbe un uomo poverissimo?
R. - Certo. Quando si ama un uomo non gli si chiede di certo a quanto ammonta il suo conto in banca!
D. - Quale colpa perdonerebbe ad una donna?
R. - Tutte se è povera.
D. - Dicono che una donna perfetta, cioè senza errori, sia senza fascino. In che cosa consistono i suoi errori?
R. - Se non temessi di apparire immodesta, direi che mi sento tutta errori.
D. - Uno dei proverbi in uso è: « Tutto il mal non vien per nuocere ». Può citarmi un episodio della sua vita che confermi la verità della predetta asserzione?
R. - Non è possibile stabilire se ciò che noi temevamo come il male si sia rivelato più utile del bene stesso, dal momento che il bene non si è avverato.
D. - Sentendosi invecchiare, la contessa di Castiglione velò tutti gli specchi per non assistere allo sfiorire della sua bellezza. Approva lei questa decisione?
R. - Gli specchi, se mai, andavano infranti non velati. I veli sono trasparenti.
D. - Saprebbe, prendendo per esempio due contemporanei, farmi capire ciò che lei intende per "bene" e per "male"?
R. - Dio e Satana. Non conosco nessun contemporaneo che possa rappresentare il "bene" e il "male" più degnamente di loro!
D. - Saprebbe dirmi quale frase, secondo lei, troverebbe le donne tutte d’accordo?
R. - La fortuna di essere donne.
D. - Qual è la sua opinione sul problema della "sincerità" in amore?
R. - Che come certe medicine va usata a piccole dosi!
D. - Sarebbe disposta a cambiare il suo’ nome d’arte?
R. - Si, per riprendere il mio nome vero Maria Luisa e il cognome di mia madre: Divina.
D. - Ammessa come vera la trasmigrazione delle anime, di quale personaggio supporrebbe di essere la reincarnazione?
R. - Di una strega. No comment.
D. - Una definizione sulla femminilità, per favore.
R. - Un pizzico di zucchero, uno di veleno e qualche petalo di rosa in una coppa di champagne: una terribile banalità.
D. - Alienerebbe la sua indipendenza per qualcuno o per qualcosa?
R. - Sì, volentieri, per qualcuno quando sarà il suo tempo.
D. - Ritiene che l’ingenuità, ossia l’assenza di malizia, limiti o favorisca il successo pratico di una donna?
R. - Ritengo lo limiti.
D. - Avrebbe preferito essere Beatrice, madame Bovary o la regina Vittoria?
R. - Beatrice, se il cinema fosse stato già inventato e Dante fosse stato, come il nostro Soldati, oltre che scrittore, anche regista.
D. - Se le restasse mezz’ora di vita come la impiegherebbe?
R. - A rivivere gli istanti felici, nella speranza che la mezz'ora non mi bastasse.
D. - Con quale attore le piacerebbe interpretare "Giulietta e Romeo"?
R. - Con un uomo che non fosse un attore.
D. - Lei è sempre sincera?
R. - Sì, perchè in definitiva non vale la pena di non esserlo.
D. - Che cosa la interessa oltre al suo lavoro?
R. - Quello che non posso avere. Mi piacerebbe portarmi a casa la statua funeraria del giovinetto posta all’inizio della via Appia Antica.
Chi ha seguito anche per poco questa rubrica s’è reso conto che il suo scopo è quello di fornire, attraverso un certo numero di quesiti, il ritratto di una persona. Il risultato corrisponde, a seconda dei casi, all’aspettativa, e dicendo "a seconda dei casi" intendo alludere alla opportunità o meno dei quesiti, alla sincerità con cui le risposte vengono date ecc. Sono osservazioni che ho ripetuto, in questi commenti, una infinità di volte. Dorian Gray, come tutti sanno, è un nome d’arte che l’attrice interrogata questa settimana ha assunto ispirandosi al titolo del famoso romanzo di Wilde. Vien fatto di pensare che per la seconda volta, ella vi si sia richiamata, e che abbia tenuto anche presente il fatto che il titolo esatto dell’opera è "Il ritratto di Dorian Gray". In altre parole, si ha la precisa impressione che la Gray abbia voluto, prima di rispondere, riflettersi in un dipinto fatto a sua immagine e somiglianza, e che le risposte siano fornite, invece che da lei, da quel "ritratto" nel quale, precedente-mente, le era piaciuto riconoscere se stessa. Non altrimenti, direi, si può spiegare quel certo "quid" letterario di certe immagini, che fanno pensare |i D’Annunzio o meglio ai sudi epigoni. Tipica, sempre in tal senso, la espressione da lei impiegata a definire se stessa: « Una carica di dinamite in un canestro di gelsomini ». Il che, per un’attrice che viene dalla rivista, è abbastanza singolare.
Enrico Roda, «Tempo», anno XIX, n.51, 19 dicembre 1957
II debutto con Macario, recitò anche per Fellini e Antonioni. Aveva 75 anni. Si è tolta la vita con un colpo di pistola
Maurizio Porro, «Corriere della Sera», 17 febbraio 2011
ADDIO Dorian Gray, protagonista e mistero del cinema “leggero" italiano anni 50, nome da uomo e corpo da vamp, suicida con un colpo alla testa nella sua grande villa di Torcegno, in Trentino, dove viveva in volontaria reclusione dal 1965.
Nata Maria Luisa Mangiai il 2 febbraio 1934 a Roma o forse a Bolzano, cresciuta a Milano dove studia danza con Aurelio Milloss alla Scala, l’indimenticabile protagonista di Totò, Peppino e la... malafemmina aveva debuttato appena 16enne nel varietà con Macario per poi salire rapidamente tutti i gradini della popolarità. Senza forse mai sentirsi davvero soddisfatta.[...]
Fabio Ferzetti, «Il Messaggero», 17 febbraio 2011
Filmografia
Amo un assassino di Baccio Bandini (1951)
Il mago per forza di Marino Girolami, Marcello Marchesi e Vittorio Metz (1951)
Vendetta... sarda di Mario Mattoli (1951)
Anema e core di Mario Mattoli (1951)
Accidenti alle tasse!! di Mario Mattoli (1951)
La regina di Saba di Pietro Francisci (1952)
Lo sai che i papaveri di Marcello Marchesi (1952)
Io piaccio di Giorgio Bianchi (1955)
Totò, Peppino e i fuorilegge di Camillo Mastrocinque (1956)
Totò, Peppino e la... malafemmina di Camillo Mastrocinque (1956)
Totò lascia o raddoppia? di Camillo Mastrocinque (1956)
Guaglione, regia di Giorgio Simonelli (1956)
Le notti di Cabiria di Federico Fellini (1957)
Il grido di Michelangelo Antonioni (1957)
Mogli pericolose di Luigi Comencini (1958)
Domenica è sempre domenica di Camillo Mastrocinque (1958)
Racconti d'estate di Gianni Franciolini (1958)
Vacanze d'inverno di Camillo Mastrocinque (1959)
Le sorprese dell'amore di Luigi Comencini (1959)
Brevi amori a Palma di Majorca di Giorgio Bianchi (1959)
Il carro armato dell'8 settembre di Gianni Puccini (1960)
Il mattatore di Dino Risi (1960)
La regina delle Amazzoni di Vittorio Sala (1960)
Gli attendenti di Giorgio Bianchi (1961)
Crimen di Mario Camerini (1961)
Mani in alto di Giorgio Bianchi (1961)
Ma Costanza si porta bene? di Tom Pevsner (1962)
Marcia o crepa di Frank Wysbar (1962)
Peccati d'estate di Giorgio Bianchi (1962)
Avventura al motel di Renato Polselli (1963)
Thrilling di Gian Luigi Polidoro (1965)
I criminali della metropoli di Gino Mangini (1965)
Doppiatrici
Rosetta Calavetta in: Totò, Peppino e i fuorilegge, Le sorprese dell'amore, Gli attendenti, Peccati d'estate
Lydia Simoneschi in: Guaglione, Domenica è sempre domenica, Psicanalista per signora
Renata Marini in: Amo un assassino
Rina Morelli in: La regina di Saba
Andreina Pagnani in: Totò, Peppino e la... malafemmina
Monica Vitti in: Il grido
Fulvia Mammi in: Le notti di Cabiria
Fiorella Betti in: Racconti d'estate
Maria Pia Di Meo in: La regina delle Amazzoni
Luisella Visconti in: Crimen
Citazioni e omaggi
- Il regista Gianni Amelio, suo grande ammiratore, dopo la sua morte le ha dedicato un omaggio all'interno del Torino Film Festival (che all'epoca dirigeva) con una piccola retrospettiva dei suoi film più belli. Amelio affermò che: "Il destino era scritto, ha infierito sempre su di sé, voleva annullare la sua immagine e il suo corpo, lo mutava in continuazione, fuori da ogni schema d'epoca. Aveva dentro un demone, un tormento privato che andrebbe studiato. Ma, al contrario del suo nome, lei invecchiava ma il suo quadro cioè i suoi film, restavano giovani"[senza fonte].
- Nell'agosto 2015 le è stata dedicata una mostra a Riva del Garda, dal titolo Chiamatemi Divina, con foto, manifesti e copertine di riviste legate alla sua carriera. La medesima mostra è stata riproposta nell'ottobre del 2015 a Torcegno, il paese della Valsugana dove viveva.
- Il 18 giugno 2017 nell'ambito del Biografilm Festival di Bologna viene presentato in anteprima il documentario di Franco Delli Guanti e Ludovico Maillet Chiamatemi Divina: Dorian Gray. Storia di un'attrice dimenticata. Il film contiene le testimonianze, tra gli altri, di Carlo Croccolo, Isa Barzizza, Teddy Reno, Valeria Fabrizi, Elio Pandolfi e Franca Valeri.[5][6]
Note
- ^ Salta a:a b c In occasione della sua tragica morte è circolata la data errata del 1936, diffusa, per civetteria, dalla stessa Mangini, quando incominciarono ad esserle dedicati articoli biografici dopo il suo abbandono dalle scene cinematografiche e teatrali. La fonte di riferimento sulla data di nascita è il "Dizionario del cinema italiano - Le attrici", di Enrico Lancia e Roberto Poppi, Gremese editore 2003
- ^ Paolo Micalizzi, «Dal ferrarese "il grido" di Dorian Gray», il Resto del Carlino, 18 febbraio 2011
- ^ Marika Caumo, Cinema: addio a Dorian Gray, si toglie la vita la "malafemmina" di Totò, in Trentino, 16 febbraio 2011. URL consultato il 16 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2017).
- ^ Dorian Gray morta suicida a 75 anni: dalla Malafemmina di Totò a Fellini, su Il Messaggero, 16 febbraio 2011. URL consultato il 16 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 19 febbraio 2011).
- ^ Chiamatemi Divina - Dorian Gray, storia di un'attrice dimenticata, Mo-Net Srl, MYmovies.it. URL consultato il 19 giugno 2017.
- ^ Chiamatemi Divina: Dorian Gray, storia di un'attrice dimenticata, su Biogramfilm Festival. URL consultato il 19 giugno 2017.
Riferimenti e bibliografie:
- autori vari, Le attrici, Roma, Gremese editore, 1999, ISBN 88-7742-342-0.
- Franco Delli Guanti e Ludovico Maillet, Chiamatemi divina: Dorian Gray. Storia di un'attrice dimenticata, Riva del Garda, Mediaomnia, 2016.
- Catalogo Bolaffi del cinema italiano 1945/1955.
- Catalogo Bolaffi del cinema italiano 1956/1965.
- Catalogo Bolaffi del cinema italiano 1966/1975.
- (EN) Dorian Gray, su Find a Grave
- Dorian Gray, su CineDataBase, Rivista del cinematografo
- Dorian Gray, su MYmovies.it, Mo-Net Srl
- Dorian Gray, su FilmTv.it, Arnoldo Mondadori Editore
- (EN) Dorian Gray, su Internet Movie Database, IMDb.com
- (EN) Dorian Gray, su AllMovie, All Media Network
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- «Corriere della Sera», 7 agosto 1952
- Luigi Barbara, «Corriere dell'Informazione», 18 novembre 1954
- vice, «Gazzetta del Popolo», 21 dicembre 1954
- «Corriere dell'Informazione», 5 settembre 1955
- Enrico Roda, «Tempo», anno XIX, n.51, 19 dicembre 1957
- Maurizio Porro, «Corriere della Sera», 17 febbraio 2011
- Fabio Ferzetti, «Il Messaggero», 17 febbraio 2011