Barnabò Guglielmo
(Ancona, 11 maggio 1888 – Ancona, 31 maggio 1954) è stato un attore italiano.
Biografia
Dopo aver recitato sin da giovane in alcune filodrammatiche, debutta con Annibale Ninchi, al Teatro Greco di Siracusa, nell'estate del 1921, partecipando nella stagione teatrale alle tipiche rappresentazioni tragiche, negli anni successivi è in varie Compagnie tra cui quelle di Luigi Almirante, Alda Borelli, Sergio Tofano, Maria Melato, dove si afferma come caratterista brillante.
Negli anni '30 recita con Gino Cervi, Andreina Pagnani, Paolo Stoppa, Laura Adani e di frequente con la moglie l'attrice Vittorina Benvenuti.
Nel 1935 l'EIAR lo scrittura per una serie di lavori nella prosa radiofonica, principalmente presso la sede di Radio Roma, questa attività radiofonica lo vedrà occupato anche nel dopoguerra anche se in maniera saltuaria, sino ai primi anni '50. Svolse anche una limitata attività di doppiatore.
Il debutto nel cinema avviene durante il periodo muto, ma saranno gli anni '30 che gli daranno la possibilità di affermarsi come uno degli attori caratteristi più richiesti da registi e produttori, tanto che, in circa 20 anni, sarà presente in oltre 110 pellicole, sino al film Carosello napoletano di Ettore Giannini, sua ultima interpretazione prima della morte, avvenuta nello stesso anno, il 1954, ad Ancona.
Avrà anche la possibilità di apparire in alcune commedie della neonata televisione italiana RAI.
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Guglielmo Barnabò è morto ad Ancona, improvvisamente, il 31 maggio, per attacco cardiaco. Si era recato nella sua città natale due giorni avanti per abbracciare sua figlia che ad Ancona risiede.
Lo chiamavano tutti Barnabò, ma — come per la sua famiglia — per pochi di noi era soltanto Guglielmo. Un fratello, per quei pochi di noi che un'altra famiglia avevamo formato, verso il 1924, nella Compagnia di Alda Borelli. Ho avuto occasione di ricordarla più volte quella formazione, che fu esempio d’arte e d’amore, come poche, anche a quel tempo lieto del teatro di prosa. Barnabò era quasi esordiente: era già stato soltanto con Annibale Ninchi per pochi mesi; Gino Cervi «entrava in arte»; Nerio Bernardi aveva incominciato da poco. Gli altri componenti, che chiameremo « anziani » nella loro giovanissima età, erano Francesco Coop, Giuseppe Porelli, Marcello Giorda, Lucio Ridenti, Gina Sammarco, Vittorina Benvenuti. Quest’ultima, da allora, c moglie di Barnabò; la figliuola in casa della quale Guglielmo si è rifugiato due giorni prima di chiudere gli occhi per sempre, comc un presagio altissimo e divino, è la cara creatura di Vittorina Benvenuti. Con le persone che abbiamo nominato e la nostra capocomica per prima — Alda Borelli — « da allora» non ci siamo mai più spiritualmente staccati. E' trascorsa tutta una vita: doveva davvero essere stata una splendida pagina per tutti se è rimasta tanto fortemente viva nel nostro cuore. E da allora, sia pure ognuno per la sua strada, come la vita comanda, ci siamo sempre rincontrati con gioia nostalgica, con trasporto affettuoso, con solidarietà familiare. Con Guglielmo ci eravamo riabbracciati anche poche settimane fa, ed era il Barnabò di sempre, lieto e sorridente, amabilmente caro; non sapevamo che il suo cuore fosse ammalato. Di qui maggior sgomento e più forte angoscia alla notizia appresa all’alba della sua ultima notte, da un telegramma di Nico Pepe, anche lui cosi vicino e fraterno a quel gruppo di attori che abbiamo nominato.
Barnabò non era figlio d’arte, cioè nato nel teatro; come noi era venuto al palcoscenico «di fuori» in quell’epoca di trasformazione delle Compagnie di prosa, che erano appartenute da secoli quasi interamente ai figli di attori. Come molti altri, anche Barnabò aveva portato in quella famiglia teatrale sempre più anemica, nuovo sangue vigoroso: preparazione, attitudini, intendimenti, eleganza. Dai figli d’arte imparammo tutti la disciplina e fu la prima e più grande lezione; quella che ci e poi servila d’esperienza per tutta la vita. Guglielmo Barnabò uomo esemplare ed attore duttile, preciso, impeccabilmente signorile, dalla comunicativa immediata e la dizione facile, ha dato alla scena di prosa, in un’epoca di povertà come la nostra, il contributo di coloro che senza essere al comando, sono eccezionalmente preziosi nello stato maggiore. Ha avuto in sommo grado il dono della simpatia, alla ribalta come sullo schermo e, ultimamente, sul teleschermo. II teatro gli ha dato la personalità; il cinema la popolarità. Il suo aspetto aristocratico, la correttezza delle sue maniere, il dono di una innata eleganza, la bontà della sua espressione, la calda voce ed un inconfondibile sussiego, lo hanno reso prezioso all’arte in questi ultimi trent'anni. Ha servito con amore e con fede, ha conosciuto i giorni « nostri » con poco pane ed una bella parte in tasca; ha raggiunto l'agiatezza educata e rispettosa di sé e degli altri; non si e mai rifiutato di essere utile sulla scena. Abbiamo perduto un fratello, ed il Teatro ha perso un figlio devoto e dilettissimo. Per il bene che ci ha sempre uniti abbracciamo, oggi, profondamente commossi, Vittorina Benvenuti e sua figlia. Ci abbracciamo ancora una volta in nome del Teatro, poiché tutti noi abbiamo ancora una sola ed unica famiglia: il Teatro.
L'attività teatrale di Guglielmo Barnabò è stata quanto mai valida e non poche sono state le Compagnie di prosa alle quali ha appartenuto dal tuo inizio, dopo Ninchi e la Morelli. Fu poi con la Almirante Manzini, con la Melato, la Gramatica, la Abba, la Palmer, con Gino Cervi e Andreina Pagnani, con Carlo Ninchi, con la Morelli e Stoppa. Nella sua trentennale carriera prese parte a numerosi spettacoli di eccezione, alternando sempre l'attività drammatica con lo schermo, fino al famoso Miracolo a Milano di De Sica, nel quale ebbe un riconoscimento pieno ed incondizionato. Tra gli altri suoi moltissimi film vanno ricordati Passaporto rosso (1935); I due misantropi ('37); Voglio vivere con Letizia ('35); Manon ('39); Teresa Venerdì ('40); Scampolo ('41); tanto per citare soltanto le pellicole più facilmente ricordabili. Notevole è stata la sua collaborazione alle trasmissioni radio e televisive: le sue ultime interpretazioni in questo settore tono state La damigella di Bard e Topaze. Il giorno dopo la sua morte gli ascoltatori hanno sentito la sua voce nel terzo programma radiofonico in L’ortolano di Samo di Vildrac, registrato alcuni giorni avanti, appunto quando aveva accusato i sintomi del male che lo ha poi ucciso.
Lucio Ridenti, «Il Dramma», 1954
«L'Unità», 1 giugno 1954
Filmografia
La bellezza del mondo, regia di Mario Almirante (1926)
L'ultima avventura, regia di Mario Camerini (1932)
Un cattivo soggetto, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1933)
Passaporto rosso, regia di Guido Brignone (1935)
Un bacio a fior d'acqua, regia di Giuseppe Guarino (1936)
Sette giorni all'altro mondo, regia di Mario Mattoli (1936)
L'antenato, regia di Guido Brignone (1936)
Vivere!, regia di Guido Brignone (1937)
Scipione l'Africano, regia di Carmine Gallone (1937)
Marcella, regia di Guido Brignone (1937)
Gli uomini non sono ingrati, regia di Guido Brignone (1937)
I due barbieri, regia di Duilio Coletti (1937)
Eravamo 7 sorelle, regia di Nunzio Malasomma (1937)
Voglio vivere con Letizia, regia di Camillo Mastrocinque (1938)
Giuseppe Verdi, regia di Carmine Gallone (1938)
L'orologio a cucù, regia di Camillo Mastrocinque (1938)
Inventiamo l'amore, regia di Camillo Mastrocinque (1938)
Marionette, regia di Carmine Gallone (1939)
Assenza ingiustificata, regia di Max Neufeld (1939)
L'albergo degli assenti, regia di Raffaello Matarazzo (1939)
L'ospite di una notte, regia di Giuseppe Guarino (1939)
Una moglie in pericolo, regia di Max Neufeld (1939)
Il sogno di Butterfly, regia di Carmine Gallone (1939)
Fascino, regia di Giacinto Solito (1939)
Marionette, regia di Carmine Gallone (1939)
Le sorprese del divorzio, regia di Guido Brignone (1939)
Batticuore, regia di Mario Camerini (1939)
Cose dell'altro mondo, regia di Nunzio Malasomma (1939)
Lo vedi come sei... lo vedi come sei?, regia di Mario Mattoli (1939)
Validità giorni dieci, regia di Camillo Mastrocinque (1940)
Non me lo dire!, regia di Mario Mattoli (1940)
Manon Lescaut, regia di Carmine Gallone (1940)
Documento Z 3, regia di Alfredo Guarini (1942)
Cenerentola e il signor Bonaventura, regia di Sergio Tofano (1942)
C'è un fantasma nel castello, regia di Giorgio Simonelli (1942)
Se io fossi onesto, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1942)
Soltanto un bacio, regia di Giorgio Simonelli (1942)
Che distinta famiglia!, regia di Mario Bonnard (1943)
Canto, ma sottovoce..., regia di Guido Brignone (1946)
Torna a Sorrento, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1946)
Arrivederci, papà!, regia di Camillo Mastrocinque (1947)
I due orfanelli, regia di Mario Mattoli (1947)
Follie per l'opera, regia di Mario Costa (1949)
Figaro qua, Figaro là, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1950)
Tototarzan, regia di Mario Mattoli (1950)
Arrivano i nostri, regia di Mario Mattoli (1951)
Amor non ho... però... però, regia di Giorgio Bianchi (1951)
Atollo K, regia di Leo Joannon (1951)
Ergastolo, regia di Luigi Capuano (1952)
Gli eroi della domenica, regia di Mario Camerini (1952)
Don Lorenzo, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1952)
Carosello napoletano, regia di Ettore Giannini (1953)
Il matrimonio, regia di Antonio Petrucci (1954)
Pane, amore e fantasia, regia di Luigi Comencini (1953)
Prosa televisiva RAI
La domenica di un fidanzato di Ugo Buzzolan, regia di Mario Ferrero, andato in onda il 26 gennaio 1954.
Candida, regia di Mario Ferrero, trasmessa il 5 gennaio 1954.
Il delitto di Lord Saville di Oscar Wilde, regia di Claudio Fino, trasmessa il 5 marzo 1954.
Il canto della culla di Gregorio Martinez Sierra, regia di Alessandro Brissoni, trasmessa il 17 aprile 1954.
Stasera a Samarcanda di Jacques Deval, regia di Alessandro Brissoni, trasmessa il 7 maggio 1954.
Il successo di Alfredo Testoni, regia di Franco Enriquez, trasmessa il 31 maggio 1954.
Bibliografia
Gli attori, Gremese Editore, Roma 2003
Il Radiocorriere
Le Teche Rai, la prosa televisiva dal 1954 al 2008
Cataloghi Minerva Film 1951/52
Riferimenti e bibliografie:
- "Addio a Guglielmo Barnabò", Lucio Ridenti, «Il Dramma», 1954