Totò e... Aroldo Tieri
Ero il fidanzato geloso
L'incontro con Totò è avvenuto quando la mia posizione cinematografica era già avanzata. Qualche volta ho fatto delle partecipazioni anche minime perché mi voleva molto bene e aveva piacere che partecipassi comunque ai suoi film. Qualche film con Totò me lo ricordo con piacere, qualche altro me lo ricordo quasi con vergogna. Allora si facevano perché si era nell'immediato dopoguerra e avevamo bisogno di soldi. Si può dire che ci si sarebbe potuti rifiutare di fare certi film, ma era difficile. Non è che con questo voglio giustificare le mie malefatte cinematografiche.
Adesso sono moltissimi anni che non faccio cinema, posso rifiutare anche perché le mie vecchie amicizie sono un po' scomparse; ma alcuni registi che adesso vanno per la maggiore allora facevano film con Totò, oggi parlano, sono inseriti politicamente e non fanno più film di serie B.
Oggi farei del cinema diverso, più decoroso. Forse in un altro paese la mia faccia ispirerebbe delle storie diverse, ma in Italia sanno utilizzare solo i grossi nomi che fanno cassetta. Un personaggio quando facevo cinema l'ho inventato: il fidanzato geloso, nevrastenico. Totò è stato uno dei ricordi più dolci, più professionalmente seri perché era una persona di una grandissima civiltà. Si è fatta molta polemica sul fatto se era principe o no: lo era comunque senz'altro nella sua grande generosità, nella sua disponibilità verso gli altri. Mi voleva molto bene, mi stimava moltissimo come attore. Mi ha regalato una delle sue prime registrazioni di poesie con la dedica. Era uno dei miei amici, anche se in genere non ho amici attori. Totò è stato un amico caro e sincero, uno dei ricordi più importanti della mia vita. Con lui facevamo i film in presa diretta e lì veniva fuori tutto l'estro di Totò, la sua fantasia. Abbiamo lavorato insieme come buoni professionisti, o meglio come buoni artigiani.
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Carlotta De Leo, Emilia Costantini, «Corriere della Sera», 22 marzo 2005
Accanto a Totò, c'era lui. Accanto a Franco e Ciccio, c’era lui Sempre accanto. Aroldo Tieri è stato uno dei più grandi attori «accanto» del nostro cinema. Impeccabile, elegante, e per questo elegantemente ridicolo, con quegli occhi a palla e quell’aplomb britannico, quando il comico di turno faceva le sue smorfie. Ma mai una volta, accidenti!, che qualche regista cinematografico abbia pensato a lui per un bel ruolo da protagonista. I ruoli importanti, Aroldo Tieri se li è dovuti cercare in teatro, o in tv. Forse quell'aggettivo che ci è sfuggito poco fa, «britannico», spiega molte cose. Nel dopoguerra italiano d sono stati diversi attori dei quali si poteva dire: sembra un inglese.
Il caso più clamoroso: Raimondo Vianello. Ma anche Galeazzo Benti, Ferraccio De Cerasa, Franco Volpi, Luigi Vannucchi, Paolo Carlini, Nando Gazzolo. Attori che in Inghilterra, appunto, avrebbero frequentato la Rovai Shakespeare Company o il varietà di Gilbert & Sullivan, e poi sarebbero inevitabilmente finiti a Hollywood. In Italia, invece, questa tipologia di interprete era condannata, si fa per dire, al teatro di prosa, agli sceneggiati tv e alla nobile arte del doppiaggio. Così Tieri, classe 1917, dopo la gavetta in film «seri» e una breve ma significativa esperienza di doppiatore (diede voce ad Aldo Fiorelli in Addio giovinezza di Poggioli e L'assedio dell'Alkazar di Genina), ebbe l’imprinting nel '49, a 32 anni: il ruolo di Gracchino in Totò cerca casa, primo film in cui Steno & Monicelli diedero una credibilità «neorealista» al grande comico. Il film andò benissimo (secondo incasso della stagione '49-'50 dopo Catene di Matarazzo) e per Tieri il destino fu segnato. Con Totò fece alcuni gioielli: 47 morto che paria, Totò sceicco, Totò e i re di Roma, Totò terzo uomo e Gli onorevoli, quello dell'onorevole Antonio La Trippa, dove però Tieri interagiva con Gino Cervi nei panni del giornalista comunista Fallopponi costretto (costretto?) a lavorare per il senatore democristiano Rassani Bravchi. Nel frattempo, i film in cui compariva potevano essere anche 7-8 all'anno: Canzoni canzoni canzoni, I zitelloni, Ciao ciao bambina, I baccanali di Tiberio, Un dollaro di fifa, Jukebox urli d'amore, Il giorno più corto, La battaglia dei mariti, Colpo gobbo all'italiana, Due contro tutti, I motorizzati... Molti erano parodie: e quando arrivano Franchi & Ingrassia in I due mafiosi, 1964, per Tieri - con tutto il rispetto - è il segno che il salto in serie A non ci sarà mai. Comparve ancora, nel '67, in La feldmarescialla, «accanto» a Rita Pavone. Poi si dedicò al teatro. Qualche anno fa Benigni pensò a lui per il ruolo del giudice in Pinocchio, poi passato a Corrado Pani.
Alberto Crespi, «L'Unità», 30 dicembre 2006
Totò e... Aroldo Tieri - Le opere
Totò cerca casa (1949)
Totò cerca moglie (1950)
Totò sceicco (1950)
Totò terzo uomo (1951)
Totò e i Re di Roma (1952)
Totò, Peppino e le fanatiche (1958)
La cambiale (1959)
Chi si ferma è perduto (1960)
Letto a tre piazze (1960)
Lo smemorato di Collegno (1962)
Gli onorevoli (1963)
Riferimenti e bibliografie:
- Enciclopedia del Cinema (2003) - di Stefania Carpiceci
- "Totò, l'uomo e la maschera" (Franca Faldini - Goffredo Fori) - Feltrinelli, 1977
- "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
- "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998