Totò e... Carlo Ludovico Bragaglia

Carlo_Ludovico_Bragaglia

Totò era un istintivo


Noi fratelli Bragaglia, io, Anton Giulio, «Il teatro degli Indipendenti» abbiamo avuto sempre una grande ammirazione per Totò quando ancora era nell'avanspettacolo, pensavamo che sarebbe diventato qualcuno. Allora eravamo all'inizio della nostra attività, che poi Anton Giulio ha abbandonato per fare il teatro invece del cinema. Tanto io che lui avevamo la passione di far fare un film a Totò, ma la difficoltà era di imporre un attore di avanspettacolo a un produttore. Invece è a Gustavo Lombardo che dobbiamo questo merito: aveva prodotto Fermo con le mani! e produsse anche Animali pazzi.
Gustavo Lombardo, napoletano, era diventato amico di Totò e gli riuscì di cavar fuori dall'avanspettacolo questo grande attore. Insieme con Achille Campanile avevamo pensato a un soggetto di grande fantasia, ma il film non si poté realizzare come era stato concepito da me e da Campanile, perché ci volevano dei mezzi finanziari enormi, in quell'epoca il cinema era limitato a un circuito esclusivamente nazionale, e poi per le difficoltà del produttore che era uno che si arrangiava e quindi mancavano i mezzi per fare tutte le enormi trovate fantasiose che avevamo escogitato con Campanile per fare veramente degli animali pazzi. Nel film è rimasta soltanto una traccia, che funziona abbastanza, ma è venuto meno il pepe, che erano le pazzie degli animali. Ce n'è soltanto qualcuna appena accennata, ma le più facili e le meno costose perché le più costose avrebbero avuto bisogno di tempo e di danaro, che non avevamo.

Approfittammo di certi ambienti che Lombardo aveva fatto non ricordo per quale film, tra i quali c'era un bellissimo, grandissimo salone che è quello del finale, della scena del matrimonio. Avevo chiesto per lo meno cinque-seicento comparse per riempire questo salone, ma Lombardo mi disse: «Tu sei pazzo, io non ho soldi» allora venimmo a patti, trecento, duecentocinquanta, finché stabilimmo centocinquanta comparse. Quando mi presentai a girare la scena non ce n'erano neanche cinquanta. Il film era tutto basato sul "doppio" che si fa con i mascherini, e allora approfittai di questo mezzo tecnico che avevamo adoperato nel resto del film e riempi la sala di duecento persone facendo quattro mascherini, e modificando le posizioni delle cinquanta persone, il cappello di quello lo mettevo a quell'altro, insomma venne fuori una sala in cui sembrava ci fossero duecento persone, non cinquanta.

Quando con Monicelli abbiamo fatto Totò cerca casa abbiamo trovato la stessa troupe che aveva lavorato ne L'imperatore di Capri di Comencini, entrambi i film erano prodotti da Ponti. Clemente Fracassi, che era il direttore di produzione, ci ha fatto trovare la stessa troupe, e ci ha detto:"A Totò gli dà la spinta, gli dà la carica se dopo ogni inquadrarura c'è l'applauso della troupe che ride". Era ancora legato al fatto teatrale. Erano un pò i primi film di Totò che si facevano, ci siamo trovati di fronte al problema di adattare il mezzo cinematografico a Totò, alla sua comicità. È lì che è nato questo tipo di regia che abbiamo fatto con Monicelli; le facevano già Bragaglia e Mattoli, e poi l'hanno fatta anche altri, più o meno. Quelli che hanno lavorato di più con Totò sapevano che ci si doveva affidare a Totò, si doveva valorizzare Totò, i film erano fatti per Totò. Siamo stati un pò i primi, con Mattoli e Bragaglia, ad adattare il mezzo cinematografico a Totò. Totò cerca casa è nato dai fumetti disegnati da Attalo un noto disegnatore umoristico a cui si è ispirato anche Fellini: La famiglia sfollatini era una famiglia che cercava sempre casa e non riusciva a trovarla scrivemmo il soggetto con vittorio Metz, collaborai anche alla sceneggiatura. Totò cerca casa nacque così da un problema di attualità, ma anche da queste vignette di Attalo.

Totò è attore di grandi risorse, solo in parte valorizzate. Vi è la possibilità di sfruttare nella sua compiutezza l’inesauribile vena del protagonista affidandogli un personaggio che sia più caricatura che macchietta, che tragga sempre l’ispirazione da un fondo umano, vero, piuttosto che dal personaggio stilizzato del comico a tutti i costi. Più caricatura che macchietta.

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Carlo Ludovico Bragaglia era il patrigno di Gianni Buffardi. Nel 1951 Buffardi sposò la figlia di Totò, Liliana de Curtis, e da lei ebbe due figli, ma l'unione terminò qualche tempo più tardi.

La rassegna stampa

«Le mie dive, il mio Totò»

Carlo Ludovico Bragaglia festeggia i 97 anni e racconta il suo cinema. «Mi colpì Lyda Borelli, come in un sogno il bel corpo nudo sotto la veste trasparente» «Quante litigate col principe, se mi avesse ascoltato sarebbe stato più grande di Charlot»

«Totò? Era un ignorante, nel senso che ignorava le sue grandi capacità espressive e quindi non le sfruttava al meglio», dice Carlo Ludovico Bragaglia, il berretto blu calcato sulla fronte e gli occhiali neri inforcati su di un naso imponente. Il regista di tanto cinema e teatro tra gli anni Trenta e Cinquanta qualche settimana fa ha raccontato la sua avventura agli studenti dell’Università di Roma «La Sapienza».

La voce è ferma e la memoria non è vaga, nonostante i 97 anni ben portati. «il guaio è che sto sempre bene», scherza l'anziano uomo di spettacolo, fratello del celebre Anton Giulio Bragaglia fondatore del Teatro degli Indipendenti.

«Era il più intelligente e il più colto di tutti noi — dice subito Carlo Ludovico di Anton Giulio, riferendosi anche agli altri due fratelli, Arturo e Alberto, rispettivamente attore e pittore. Eravamo una famiglia di artisti, di creativi. Abbiamo spaziato nell’avanguardia e nella sperimentazione. promuovendo nuove idee e spesso anticipando i tempi. Abbiamo tracciato un percorso di ricerca, dove la fondazione della Casa d’Arte Bragaglia, nel 1918 a via Condotti, è stata solo una tappa importante, ma non definitiva».

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Orgoglioso del suo passato ed energico anche nel presente, Carlo Ludovico Bragaglia ripercorre a ritroso il suo lungo itinerario artistico. Da quando cominciò come fotografo ad avvicinare alcune grandi dive dei «telefoni bianchi». Ricorda il regista: «Quella che mi colpì più di tutte fu Lyda Borelli. Mi chiese di andarla a fotografare a casa sua, in un piccolo appartamento a piazza del Popolo. Io, che pur essendo giovanissimo avevo già una certa esperienza, ero emozionatissimo. Avevo portato con me tutta l'attrezzatura, tra cui anche delle lampade elettriche che, a quell’epoca, erano una novità. All’improvviso mi apparve la Borelli come in un sogno, avvolta in una veste trasparente che lasciava intravedere il bel corpo nudo. Rimasi abbagliato, ma riuscii comunque a realizzare un bel servizio fotografico».

Una sessantina di film, tra i quali alcuni indimenticabili con Totò: «Totò le Mokò», «47 morto che parla», «Animali pazzi», «Totò cerca moglie». Ma nonostante il lungo sodalizio artistico, il rapporto con il principe de Curtis non fu semplice. «Tante volte abbiamo litigato, perché Totò non si degnava nemmeno di leggere i copioni che doveva interpretare — racconta Bragaglia —. Si affidava completamente all’improvvisazione, secondo la scuola del vecchio avanspettacolo, e pure essendo bravissimo, irresistibile, finiva inevitabilmente per ripetersi. Totò non era semplicemente un attore e non era neppure una maschera: era una marionetta. In lui giocavano due fattori, la tradizione della «guitteria» napoletana e la naturale capacità di incredibile articolazione, che gli consentiva di muoversi proprio come un burattino. Se avesse compreso le sue potenzialità e se qualche volta mi avesse dato retta, sarebbe diventato più grande di Charlot».

Con lo spirito del pioniere, Bragaglia rammenta i tempi difficili del regime fascista. Tempi di «autarchia» anche nel campo dello spettacolo, quando neanche per fare un film si potevano usare nomi o materiali stranieri. Racconta il regista: «All’inizio non c’era nemmeno la pellicola e bisognava farsi tutto da soli. Per questo mi sono sempre definito un artigiano del cinema». Quella di Bragaglia è modestia o aristocratico distacco dall'industria dello spettacolo fatto in serie? «No, è solo la consapevolezza — conclude il regista — di appartenere a una generazione di artisti di cui si è perso lo stampo. Ma ancora oggi, ciò che mi tiene in vita è proprio la voglia di continuare a lavorare».

Emilia Costantini, «Corriere della Sera», 16 giugno 1991


Totò e... Carlo Ludovico Bragaglia - Le opere

Animali pazzi (1939)

ANIMALI PAZZI Signora, lei è una tigra, una pantera, un puma!Barone Tolomeo de' Tolomei Inizio riprese: dicembre 1937, Stabilimenti TitanusAutorizzazione censura e distribuzione: 12 aprile 1939 Titolo originale Animali pazziPaese Italia - Anno 1939…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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Totò le Mokò (1949)

Totò le Mokò Qui si tollerano troppe cose: questa è una Casbah di tolleranza e, coi tempi che corrono, c'è pericolo che la chiudano.Antonio Lumaconi Inizio riprese: settembre 1949, Stabilimenti Titanus-FarnesinaAutorizzazione censura e…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
11941

47 morto che parla (1950)

47 morto che parla Buongiorno cavaliere, lei campa ancora? Quanti anni ha? Novantasette? Mi pare che lei stia esagerando. Si decida, si decida.Barone Antonio Peletti Inizio riprese: novembre 1950, Studi Titanus RomaAutorizzazione censura e…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
11433

Figaro qua, figaro là (1950)

Figaro qua, figaro là Se dovete fucilarmi... fucilatemi pure, ma almeno salvatemi la vita!Figaro Inizio riprese: giugno 1950 - Stabilimenti Scalera Film, RomaAutorizzazione censura e distribuzione: 29 settembre 1950 - Incasso lire 435.200.000 -…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
8778

Le sei mogli di Barbablù (1950)

Le sei mogli di Barbablù Siamo attesi? Credevo fossimo a Napoli...Nick Parker/Esposito Inizio riprese: agosto 1950, Stabilimenti Scalera, RomaAutorizzazione censura e distribuzione: 7 novembre 1950 - Incasso lire 276.100.000 - Spettatori 2.654.808…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
7791

Totò cerca moglie (1950)

Totò cerca moglie Vorrei una moglie, possibilmente di prima mano.Totò Inizio riprese: gennaio 1950, Stabilimenti Titanus, RomaAutorizzazione censura e distribuzione: 13 marzo 1950 - Incasso lire 296.700.000 - Spettatori 2.852.885 Titolo originale…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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Riferimenti e bibliografie:

  • "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
  • Carlo Ludovico Bragaglia in “L’Araldo dello Spettacolo”, n. 19, 10 febbraio 1950
  • "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
  • Emilia Costantini, «Corriere della Sera», 16 giugno 1991