Totò e... Luigi Comencini

Luigi_Comencini

Non è mai logico


Spero di riuscire a divertire il pubblico e di fare, come regista, un'utile esperienza. Il film comico italiano è nato come una macchina per far quattrini, trova la sua origine nel successo delle riviste. Non c'è da stupirsene. In tutto il mondo c'è oggi crisi del film comico. L'esperienza neorealista non ha ancora influito su questo genere. I produttori preferiscono battere la vecchia strada: ed è così che i nostri film comici raramente sfociano all'estero.

L'insicurezza del mercato straniero porta come conseguenza la tendenza a limitare le spese di costo, mentre un film comico dovrebbe invece costare almeno quanto un altro qualsiasi film di normale impiego. Basta considerare che per un film comico bisogna girare, grosso modo, il doppio di inquadratuure di un film drammatico se si vogliono ottenere e sfruttare effetti, movimento. eccetera. Naturalmente, queste osservazioni sono di carattere generale, poiché, per mia fortuna, la casa produttrice de "L'imperatore di Capri" non vuoI fare la politica della lesina ad ogni costo.
Il mio è un film con Totò; e Totò non è mai logico. È illogico. Rompe la batttuta. E non è mai un personaggio. Comunque lo si voglia rigirare. Totò rimane sempre se stesso, come ai loro tempi Ridolini o Buster Keaton. Una vicenda che abbia come protagonista Totò non può essere che la storia di Totò in rapporto a qualche cosa. Per questo preferirei che il mio film si chiamasse "Totò a Capri", come ieri ci fu "Totò al Giro d'Italia" e domani, poniamo, ci sarà "Totò palombaro".


Dopo il fiasco commerciale di Proibito rubare, Comencini accetta di girare una commedia con Totò. In quegli anni, il grande comico napoletano diventa il pilastro di una fiorente industria: con un minimo di cinque o sei film all'anno e sotto la direzione di registi relegati senza troppi problemi a un ruolo marginale, Totò garantisce al cinema italiano ottimi incassi. È in questo contesto che Comencini dirige nel 1949 L'imperatore di Capri. Il film è piuttosto al di sopra della media - soprattutto grazie al fatto che viene realizzato con maggiori risorse finanziarie rispetto al solito - e permette a Totò di esibirsi in belle scene di satira. Detto ciò, sarebbe vano cercare ne L'imperatore di Capri il "segno" di Comencini.
I film di Totò sono come un unico grande spettacolo, firmato Mattòli, Bragaglia, Mastrocinque, Steno, Corbucci e anche Comencini: forse solo Pasolini - anche se, bisogna dire, dopo Rossellini e Monicelli - riuscirà più tardi a trarre altri toni dal geniale attore. Comunque, verso la fine degli anni Quaranta, Comencini realizza un prodotto di serie destinato a valorizzare il protagonista.
Comencini era pienamente consapevole dei limiti del suo lavoro, quando dichiarava: «Totò [...] non è mai un personaggio. Comunque lo si voglia rigirare. Totò rimane sempre se stesso, come ai loro tempi Ridolini o Buster Keaton. Una vicenda che abbia a protagonista Totò non può essere che la storia di Totò in rapporto a qualche cosa. Per questo preferirei che il mio film si chiamasse Totò a Capri, come ieri ci fu Totó al giro d'Italia e come domani, poniamo, ci sarà Totò palombaro». L'imperatore di Capri, come era lecito aspettarsi, ebbe molto successo e Comencini si vide arrivare diverse proposte di film comici. Consapevole che quello non era il suo vero temperamento, Comencini rifiuta e lavora a un progetto per un film nel quale veniva raccontata la storia di due bambini che vogliono andare clandestinamente da Napoli a New York per raggiungere i loro genitori - sempre questa predilezione per i film con protagonisti i bambini. Nell'incertezza di vedere questo progetto andare in porto, Comencini accetta di girare un film le cui riprese erano state interrotte in seguito a un litigio tra il produttore e il regista Gianni Puccini. Quel film era Persiane chiuse, un lavoro che avrebbe portato Comencini a esprimersi nelle forme codificate del melodramma sociale, del melodramma a tinte forti, nel quale non c'era più posto per gli sprazzi di umorismo che illuminavano Proibito rubare.

Jean A. Gili

ANNO DOPO ANNO, le estati si susseguono e puntualmente compaiono nelle terze pagine dei giornali gli articoli sull' «isola meravigliosa», l' «isola di sogno», eccetera, cioè su Capri E' il pezzo d'obbligo estivo che, a Quei 999 millesimi di italiani che non sono mai stati a Capri, narra le straordinarie bellezze e, soprattutto, la favolosa vita dei nababbi che villeggiano nell'isola. Sulla scorta di quegli articoli, i lettori ignari immaginano, nel quadro di un paradiso terrestre, una vita affascinante, fuori di ogni regola; un luogo d'incanto popolato di donne meravigliose e di illustri personaggi che sono per lo meno sultani e principi. In realtà, Capri non è cosi; e Luigi Comencini, iniziando in questi giorni le riprese de L’imperatore di Capri vuole in certo modo fare, attraverso un film comico, la satira di questa immagine illusoria.

Luigi Comencini è uno dei più giovani e più recenti registi del nostro cinema. Come Alberto Lattuada, col quale allestì nel 1940 la Mostra del Cinema presso la Triennale di Milano, è laureato in architettura. Diresse il suo primo film, Proibito rubare, l'anno scorso; e vi si dimostrò attento e talvolta arguto osservatore della vita. L'imperatore di Capri sarà un film di tono completamente diverso. Un film comico, con Totò protagonista; un film nella tradizione dei film comici italiani.

«Spero — dice Comencini — di riuscire a divertire il pubblico e di fare, come regista, un'utile esperienza. Il film comico italiano è nato come una macchina per far quattrini, trova la sua origine nel successo delle riviste. Non c'è da stupirsene. In tutto il mondo c'è oggi crisi del film comico. L'esperienza neorealista non ha ancora influito su questo genere. 1 produttori preferiscono battere la vecchia strada; ed è cosi che i nostri film comici raramente sfociano all'estero. L'insicurezza del mercato straniero porta come conseguenza la tendenza a limitare le spese di costo, mentre un film comico dovrebbe invece costare almeno quanto un altro qualsiasi film di normale impegno. Basta considerare che per un film comico bisogna girare, grosso modo, il doppio di inquadrature di un film drammatico se si vogliono ottenere e sfruttare effetti, movimento, eccetera. Naturalmente, queste osservazioni sono di carattere generale poiché, per mia fortuna, la Casa produttrice de L'imperatore di Capri, non vuol fare la politica della lesina ad ogni costo».

Quando han saputo che Comencini avrebbe — diretto un film comico. i suoi amici si sono stupiti. Ma Comencini è tranquillo, Certo, per temperamento e per coltura, egli sarebbe semmai portato a fare un film che risultasse comico per le situazioni e non per le battute e le smorfie; un film cioè che, se riuscito, avrebbe probabilità di successo anche presso gli stranieri; ma i tempi evidentemente non sono maturi per l'innesto del realismo nel comico. E cosi Comencini farà un film "falso", nel senso che il film comico inteso nella vecchia maniera non ammette né personaggi, né situazioni né ambienti "veri". I personaggi sono parodie di personaggi e gli avvenimenti trovano giustificazione in una loro logica tutta particolare. Di più, ne in L’imperatore di Capri, c'è Totò protagonista.

«Totò — osserva Comencini — non è mai logico. E' illogico. Rompe la battuta. E non è mai.un personaggio. Comunque lo si voglia rigirare, Totò rimane sempre se stesso, come ai loro tempi Ridolini o Buster Keaton. Una vicenda che abbia protagonista Totò non può essere che la storia di Totò in rapporto a qualche cosa. Per questo preferirei che il mio film si chiamasse Totò a Capri, come ieri ci fu Totò al Giro d'Italia e domani, poniamo, ci sarà Totò palombaro».

«Cinema», 15 agosto 1949


Totò e... Luigi Comencini - Le opere

L'imperatore di Capri (1949)

L'imperatore di Capri Elena di Troia. Troia, Troia... questo nome non mi è nuovo.Antonio De Fazio Inizio riprese: luglio 1949, Esterni Capri (Na), interni Stabilimenti Titanus, RomaAutorizzazione censura e distribuzione: 7 dicembre 1949 - Incasso…
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L'imperatore di Capri (1949)


Riferimenti e bibliografie:

  • "Totò, l'uomo e la maschera" (Franca Faldini - Goffredo Fofi) - Feltrinelli, 1977
  • "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
  • «Cinema», 15 agosto 1949
  • "Luigi Comencini" di Jean A. Gili