Totò e... Mario Mattoli

Mario_Mattoli

Quasi un contorsionista


Non ho nessun merito nella carriera di Totò, se non quello di aver capito che non doveva continuare a fare il filmetto con la storiellina, ma che bisognava alzare un po' il tono. Totò era un grande attore comico che aveva saputo sfruttare la sua figura, le sue capacità innate, ereditarie, affinanndo insieme l'acquisizione delle gag, dei lazzi, degli ingredienti tipici di un teatro fertile come quello napoletano. Nel mondo non ce ne sono stati tanti come lui. Se si esclude Cantinflas nel Messico, che ha di queste caratteristiche, i comici di solito sono gente che dice la battuta scritta da un altro. Invece, Totò quando fa una scena ci mette dentro qualcosa di suo, qualcosa che non sa neppure lui come gli viene fuori, che è frutto dei suoi rapporti con il teatro dialettale napoletano, dell'enorme esperienza che gli deriva dal teatro e dal contatto con il pubblico. Non sempre era in condizione di giudicare il valore delle cose che faceva: tanto è vero che avrebbe ripetuto fino alla noia determinate cose. In questi casi il regista aveva una funzione molto semplice.

Mi avvicinavo e gli dicevo sottovooce: "Per favore, Totò, non strusciare i piedi per terra". Allora si inalberava, diventava cattivo: "Perché, non fa ridere?"."Si, fa ridere, ma l'hai già fatto tremila volte, a un certo punto la gente si può stufare". Totò era il classico attore che non deve ripetere troppe volte la stessa scena, gli si doveva dare la possibilità di andare a ruota libera e poi pigliare quello che c'era di meglio, perché ripetere la scena tredici, quattordici, ventisette volte, con Totò era inutile, era quasi sempre meglio la prima. In Totò al giro d'Italia, il soggetto di Metz era abbastanza difficile perché era tutta una storia surrrealista di diavoli. Nel film Totò era una specie di "suiveur" dei ciclisti, che c'erano tutti, da Coppi a Bartali, a Bobet, a Magni, stava assieme a questa troupe di ciclisti veri. Ma mentre i ciclisti erano abbbastanza disciplinati (a loro piaceva correre presto la mattina), Totò non si alzava perché aveva cercato di stabilire come suo diritto quello di alzarsi tardi. Diceva che l'attore è abituato ad andare tardi a cena, tardi a letto, e la mattina non può alzarsi presto. Durante tutto il film mi sono trovato più volte su una strada, sotto il sole, con tutta questa gente importante, che guadagnava, che era celebre, con lui che non veniva mai. Facevo chiamare Totò alle nove e mezzo, ma fino a mezzogiorno non scendeva. Mi sono trovato in montagna con questi che bestemmiavano perché dovevano correre, e ancora Totò non arrivava, non capiva che per correre in bicicletta non si può aspettare, non ci si può innervosire.

Io non ho avuto maestri. Forse è per questo che ho fatto tanti film brutti. L’unico regista che mi ha insegnato qualcosa è stato Amleto Palermi. Che mi diceva: "Vedi, Mattoli, quando tu scegli i posti, gira sempre vicino a casa, perché così quando è ora di mangiare urli: buttate giù i maccheroni, che vengo a casa"


L’incontro tra Totò e Mario Mattoli, il regista che con lui farà più film (ben sedici), si deve probabilmente proprio a Ma se ci toccano nel nostro debole... L’ex avvocato, ex impresario della Compagnia Za-Bum, ex inventore dei “film che parlano al vostro cuore”, ex inventore dei “telefoni bianchi” (sosteneva di averne fatto verniciare uno in un film, e di essere stato poi copiato da tutti) vede Totò in un teatro di Torino e si accorge di un incredibile potenziale cinematografico ancora tutto da sfruttare. L’Excelsa Film gli ha appena affidato la regia di Il fiacre n. 13 e Mattoli ha l’idea di recuperarne le scenografie per una pellicola con Totò; gli sceneggiatori Age e Steno cercano un feuilletton ottocentesco da parodiare e scelgono Le due orfanelle di Adolphe D’Ennery, al quale mescolano ricordi di Sue, Dumas, Stevenson, spunti dall’attualità e ‘furti’ da Laurel e Hardy.

I film di Mattoli con Totò protagonista, possiamo considerarli trasposizioni cinematografiche delle riviste teatrali, delle quali mantengono le caratteristiche principali: battute comiche basate sull'attualità, provocanti presenze femminili, un numero musicale orecchiabile, la trama (poca) affidata alla parodia inserita in quadri. In questo contesto viene creato un nuovo genere di cinema, il film-teatro o film-rivista.

Questa idea sarà vincente (grazie soprattutto all'estro di Totò) e sarà seguita, anche se con minori successi, da Bragaglia e Comencini.

Io sono uno di quei registi trattati male dalla critica. Io non ho inventato Totò, come non ho inventato mai nessuno; ho lavorato tanto ma non ho inventato mai nessuno. Ho diretto sedici film di Totò. Era un formidabile attore, discendente dalla famosa scuola del teatro dell'arte, come dicono tutti quelli che se ne intendono. Noi, in quel periodo, nel periodo del grande boom di Totò subito dopo la guerra, non facevamo altro che regolamentare un po’ questo torrente di comicità che entusiasmava il pubblico dei nostri film. Film che avevano, modestia a parte, una caratteristica: che incassavano molto di più di quello che costavano. Ed erano film che facevano ridere, che sapevano utilizzare Totò. Le altre caratteristiche? Prima di tutto, avevano uno scopo industriale, erano fatti con pochi mezzi, in pochissimi giorni, girando poche ore nel pomeriggio secondo gli usi di Totò. Naturalmente il risultato non era sempre perfetto. Quando la spalla era buona, quando il testo, pur nella sua ignominia, era meno ignominioso, il risultato era migliore. Quello che però era interessante era questo: la comicità di Totò, alla quale noi registi commerciali "spregevoli” non davamo che un apporto di collaborazione tecnica, era sempre molto onesta, molto buona. La rapidità della realizzazione era aiutata anche da una delle forme assolutamente miracolose di Totò, come del resto di molti grandi attori dialettali, e cioè la sua enorme prontezza nei risultati, perché Totò era bravo immediatamente, alla prima ripresa. Le riprese si ripetevano una volta o due, raramente tre. Mi fanno ridere quelli che fanno quaranta volte la stessa inquadratura... Realizzare un film in venticinque giorni soltanto, dal primo ciak alla proiezione privata dopo il montaggio, sonoro compreso, non è da tutti. Io ero noto per le capacità, diciamo “sportive” nelle realizzazioni, ma con Totò sceicco superai me stesso. È chiaro che la cosa mi fu possibile perché il protagonista era Totò, cioè un attore che non aveva bisogno di particolari condizioni per rendere valida una interpretazione, un attore sempre pieno di trovate, di talento puro, di inventiva. Con lui tutto diventava facile e divertente. Dire oggi queste cose, proprio quando la critica cerca di addossare ai registi la colpa della tardiva valorizzazione di Totò, potrebbe essere controproducente. Eppure io sono tutt'altro che dispiaciuto dei risultati che Totò e io raggiungemmo insieme.


Totò era un grande attore e molti oggi si rammaricano che egli abbia avuto soltanto nell’ultima parte della carriera l’opportunità di interpretare ruoli di impegno artistico. Eppure io sono convinto di una cosa: Totò ha anche potuto fare film di impegno solo perché prima si era costruita una solida fama con pellicole di tipo "sportivo,” prima maniera.


Ormai ho smesso di lavorare nel cinema da molti anni. Non mi ricordano più, la gente non mi chiama più nemmeno Mattoli, ma avvocato Mattoli... Ebbene, a giugno sono stato a New York, e in un cinema di Brooklyn dove fanno i film italiani più recenti, nel doppio programma c’era un film di Totò e Mattoli, Totò sceicco, che credo sia proprio del periodo del massimo successo di Totò, tra il ’45 e il '50.


Mattoli ha sprecato un grande talento, era un uomo di prim’ordine, sia culturalmente che come gusto, non era uno qualsiasi, aveva un grande senso dello spettacolo, un occhio preciso nel capire le cose che potevano piacere al pubblico, ma aveva messo il suo talento al servizio del cinema commerciale. Non nel senso di “fare film commerciali”, perché quelli vanno benissimo, ma nel senso di far spendere poco: fino a un certo punto erano abbastanza curati, poi era necessario chiudere perché bisognava finire entro trentacinque giorni.

Isa Barzizza


Mattoli veniva da casa con le idee molto chiare, anche perché partecipava quasi sempre alla sceneggiatura. Era un uomo di teatro, conosceva tutto l’ambiente, andava a vedere gli spettacoli teatrali, anche l’avanspettacolo, perché voleva vedere se c’era gente nuova da lanciare, da provare. Riempiva i suoi film di un sacco di attori, caratteristi, comici, drammatici, di teatro o d’avanspettacolo, l’importante è che fossero attori. Totò, che aveva un sesto senso particolare, si rendeva immediatamente conto se una persona era all’altezza della situazione oppure no; e Mattoli lo accontentava dandogli sempre « dei buoni professionisti.

Enzo Garinei


Tanto per dire come si lavorava allora, nel Medico dei pazzi giravamo davanti a un bar, la macchina stava davanti e un piccolo carrello e si spostava in avanti o indietro a seconda se doveva inquadrare due o più personaggi. Facevamo una scena lunghissima, perché prima eravamo io e Giuffrè che parlavamo, poi arrivava una signora con la figlia e parlavamo con loro, poi la signora entrava nel bar e noi ci stringevamo un’altra volta e continuavamo il discorso. Venivano delle battutine in più, “a soggetto”, e allora ricordo che Mattoli diceva: “Signori stringete, perché sennò finisce la pizza”, la pizza era di trecento metri, “quindi mi raccomando, cerchiamo di finire prima”.

Enzo Garinei


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1980 02 27 La Stampa Mario Mattoli intro

ROMA — E' morto a Roma il regista cinematografico e teatrale, c sceneggiatore, Mario Mattòli. Aveva 82 anni. Mattòli sarà sepolto a Bevagna, in Umbria. L'ha comunicato il sindaco del paese.

1980 02 27 La Stampa Mario Mattoli f1E' stato uno dei registi più prolifici del cinema italiano, forse il più popolare e il meno famoso. Era in pace con se stesso e con i miti del mestiere, una villa discreta e lussuosa, un amore nato nel mondo dello spettacolo: da qualche tempo era in pace anche con la critica. Mario Mattòli è morto a 82 anni circondato dalla rispettosa attenzione con cui si guarda una mostruosa e divertente macchina da cinema, un regista senza qualità che tuttavia ha segnato il costume italiano dagli Anni Trenta agli Anni Sessanta.

Non ha risparmiato nessun genere cinematografico, dal comico al sentimentale, al drammatico: ha diretto gli attori italiani più noti, i comici più amati, s'è fatto scrivere i soggetti dagli sceneggiatori clie ancora adesso imperversano: soprattutto ha fatto ridere. Non è una colpa da poco, per un regista che cominciò a dirigere film nel 1934 (Tempo massimo con De Sica e Milly) e che nel 1936. anno dell'impero fascista, aveva confezionato con imperturbabile fretta e onesto eclettismo Musica in piazza. Sette giorni all'altro mondo e La damigella di Bard. Aveva con sé il pubblico, ma non fu amato dai fascisti e detestalo dagli antifascisti. Sulla rivista Cinema che raccoglieva sotto la protezione di Vittorio Mussolini, figlio del duce, la fronda cinematografica, il suo nome era pronunciato come simbolo del peggio.

Nell'anno cruciale 1943 Giuseppe De Santis affermò che il cinema italiano minacciava ormai di essere rappresentato da Mattòli insieme con Bragaglia e Gallone: «Difficile dire il senso di desolazione, di raccapriccio e tristezza che sanno comunicare film come questi, fabbricati invece con l'evidente scopo di divertire e non far pensare. Tuttavia, quanto non divertono e come fanno pensare! Pensare, intendiamoci, alla sorte di un diffuso costume piccolo borghese con le sue futili e meschine ambizioni». E Carlo Lizzani, che oggi dirige la «Biennale-cinema», al la data precisa del 25 luglio scrisse: «I film di Mattòli non sono veramente molto più tristi dei film di Carnè e di Renoir? Questa gente imbastisce gelidi giochi di società per distrarsi...». A quel punto, forse, non c'era altro da fare: la distrazione continuava ad essere un modo per non partecipare Metodico e sereno. Mattòli nel cruciale 1943 diresse quattro film dai titoli molto di straenti: Ho tanta voglia di cantare, La Vispa Teresa, La valle del diavolo, L'ultima carrozzella.

Nel '41 e nel '42 non era stato da meno, poiché aveva inventato la commedia e il dramma per Alida Vali (Ore 9, lezione di chimica, Catene invisibili) e dato persino la patente di soggettista al contraddittorio figlio di Mussolini (I tre aquilotti). La forza di Mattòli era il suo eclettismo commerciale, la disponibilità che non diventava complicità perchè sempre scivolava nello spettacolo e nel gusto comune, non solo piccolo borghese ma popolaresco e dialettale. Si capisce che per Mattòli il luogo di maggior libertà fosse il genere comico. Gli capitò, nel 1939. quasi senza accorgersene, di dirigere un piccolo capolavoro. Imputato, aìsatevi con Macario, dentro una vena surrealista e irridente che brilla ancora. Ma di solito si affidava all'attore comico, al suo senso della tradizione o del mestiere, dell'improvvisazione: si trattasse di De Sica o di Viarisio, di Macario o di Sordi, di Ciliari odi Totò.

Al nome di Totò è legato in gran parte il lavoro di Mattòli dopo la guerra, fino agli Anni Sessanta, in quel regno traballante tra corrività e sublime che fu lo scialo di Totò in decine di film fatti per essere consumali e subito dimenticali. (E invece sono ancora studiati per la loro qualità spontaneamente eversiva). Nel 1947 Mattòli diresse per la prima volta il comico nei Due orfanelli e lo accompagnò in tappe che i totologi giudicano memorabili: Totò al Giro d'Italia, Totò Tarzan, soprattutto Un turco napoletano e Miseria e nobiltà, che tradussero in modo eccellente i testi di Scarpetta. Totò metteva la sua maschera implacabile, i suoi tic teatrali. Mattòli lo controllava, ci metteva di suo il buon senso. E' stato come un lungo fiume sotterraneo, Mattòli, e ha coinvolto tanta gente nel gioco della distrazione, della vera commedia. I suoi sceneggiatori, come Castellano e Pipolo, Age e Scarpelli, perseguono adesso nuove variazioni per afferrare il gusto popolare. Non è finita l'epoca di Mattòli, se ne è andato l'inconsapevole maestro, il «regista senso qualità».

Stefano Reggiani, «La Stampa», 27 febbraio 1980



Toto e Mario Mattoli

Videoclip estratti dalle serie televisive prodotte dalla RAI e curate da Giancarlo Governi; "Il Pianeta Totò", ideata e condotta da Giancarlo Governi, trasmessa in tre edizioni diverse - riviste e corrette - a partire dal 1988 e "Totò un altro pianeta" speciale in 15 puntate trasmesso nel 1993 su Rai Uno.

Totò e... Mario Mattòli - Le opere

Cinema 1937-1949 10962 Daniele Palmesi, Federico Clemente

I due orfanelli (1947)

I due orfanelli Il denaro fa la guerra, la guerra fa il dopoguerra, il dopoguerra fa la borsanera, la borsanera rifà il denaro e il denaro rifà la guerra.Gasparre Inizio riprese: estate 1947 - Autorizzazione censura e distribuzione: 26 novembre 1947…
Cinema 1937-1949 15577 Daniele Palmesi, Federico Clemente

Fifa e arena (1948)

Fifa e arena Io non rubo, integro. D'altra parte in Italia chi è che non integra?Nicolino Capece Inizio riprese: settembre 1948, Stabilimenti Scalera RomaAutorizzazione censura e distribuzione: 15 novembre 1948 - Incasso Lire 391.000.000 -…
Cinema 1937-1949 7873 Daniele Palmesi, Federico Clemente

I pompieri di Viggiù (1949)

I pompieri di Viggiù Se la conosco? Tutta no, ma quasi. Se non c'era quel pesce vi avrei conosciuta tutta...Totò Inizio riprese: 1948-1949 - Autorizzazione censura e distribuzione: 6 aprile 1949 - Incasso Lire 397.000.000 - Spettatori 3.817.308…
Cinema 1937-1949 10039 Daniele Palmesi, Federico Clemente, Simone Riberto

Totò al Giro d'Italia (1948)

Totò al Giro d'Italia Per i campioni sportivi niente fumo, niente vino e niente donne. Ma allora che vincono a fare?Professor Casamandrei Inizio riprese: ottobre 1948 - Autorizzazione censura e distribuzione: dicembre 1948 - Incasso Lire 299.000.000…

Totò sceicco (1950)

Cinema 1950-1959 12496 Daniele Palmesi, Federico Clemente
Totò sceicco Hai perso un occhio per la causa? Mi dispiace, ma chi te lo fa fare a perdere tempo con le cause? Vanno sempre per le lunghe e poi gli avvocati costano cari. Non fare il…

Totò Tarzan (1950)

Cinema 1950-1959 10476 Daniele Palmesi, Federico Clemente
Totò Tarzan La mia età? Quattro eclissi, due alluvioni e un pediluvio. Lo so, non dimostro i miei anni, nella foresta mi danno tutti un pediluvio in meno.Antonio Della Buffas Inizio…

Totò terzo uomo (1951)

Cinema 1950-1959 6268 Daniele Palmesi, Federico Clemente
Totò terzo uomo Quattro anni fa ho pescato tre chili di pesce, uno dei quali raggiungeva addirittura i due etti.Pietro Inizio riprese: aprile 1951 - Autorizzazione censura e distribuzione:…

Il più comico spettacolo del mondo (1953)

Cinema 1950-1959 5481 Daniele Palmesi, Federico Clemente
Il più comico spettacolo del mondo Se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene, rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola, ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura.…

Un turco napoletano (1953)

Cinema 1950-1959 8184 Daniele Palmesi, Federico Clemente
Un turco napoletano Io sono nato col destino di essere forte, la mia è la forza del destino.Felice Sciosciammocca Inizio riprese: giugno 1953 - Autorizzazione censura e distribuzione: 5…

Il medico dei pazzi (1954)

Cinema 1950-1959 5570 Daniele Palmesi, Federico Clemente
Il medico dei pazzi State tranquilli, per me siete tutti uguali uomini e porci, provvederò a tutti!Felice Sciosciammocca Inizio riprese: giugno 1954 - Autorizzazione censura e…

Miseria e nobiltà (1954)

Cinema 1950-1959 8938 Daniele Palmesi, Federico Clemente
Miseria e nobiltà Lei è ignorante? Bravo, bravo. Viva l'ignoranza! Tutti così dovrebbero essere. E se ha dei figliuoli, non li mandi a scuola, per carità! Li faccia sguazzare…

Totò cerca pace (1954)

Cinema 1950-1959 4321 Simone Riberto, Daniele Palmesi, Federico Clemente
Totò cerca pace Avete fatto caso che l'ultima domenica di carnevale i cimiteri sono un mortorio?Gennaro Piselli Inizio riprese: maggio 1954 - Autorizzazione censura e distribuzione: 20…

Totò, Peppino e le fanatiche (1958)

Cinema 1950-1959 8326 Daniele Palmesi, Federico Clemente
Totò, Peppino e le fanatiche Voi siete scapole, noi siamo scapoli... Ci facciamo una bella scapolata!Antonio Vignanelli Inizio riprese: aprile 1958 - Autorizzazione censura e distribuzione:…

Signori si nasce (1960)

Cinema 1960-1967 10178 Daniele Palmesi, Federico Clemente
Signori si nasce Cave canem, cave canem, in hoc signo vinces, est est est. Mah...Barone Ottone Degli Ulivi Inizio riprese: gennaio 1960 - Autorizzazione censura e distribuzione: 5 aprile…

Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi (1960)

Cinema 1960-1967 11589 Daniele Palmesi, Federico Clemente
Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi Sono un pasticciere, ho duecento uova bulgare venute da Monza, via mare. Ci faccio la colomba pasquale che è buona, bonissima, è la Sofia Loren delle…

Sua Eccellenza si fermò a mangiare (1961)

Cinema 1960-1967 6134 Daniele Palmesi, Federico Clemente
Sua Eccellenza si fermò a mangiare (Il dottor Tanzarella, medico personale del... fondatore dell'Impero) Il cuore attraverso le sistole e le diastole pompa il sangue e lo fa circolare a…


Riferimenti e bibliografie:

  • "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
  • "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
  • "Totò, l'uomo e la maschera" (Franca Faldini - Goffredo Fori) - Feltrinelli, 1977
  • Enzo Garinei, Isa Barzizza, interviste di Alberto Anile, "I film di Totò" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998, p. 179.
  • Clara Maffei, Associazione culturale - Mario Mattoli