Antonio e Diana, il primo incontro
A fine agosto 1931 Totò è a Firenze per una serie di spettacoli, impegnato a fare il numero di chiusura alle “Follie Estive”.
In platea lo vede Adolfo Franci, che così ne scriverà alcuni anni dopo: “Vestito di nero, magro il volto e allampanato, con un cappellino di quelli che a Napoli chiamano ‘da prevete’, in sulle prime Totò sembrava un personaggio funebre e quanto mai tetro a cui, a mortificazione di tutto il pubblico, fosse stata data l’incombenza di chiudere, nel clima di un mortorio, uno spettacolo gaio e sfavillante di luci. Anche quel suo modo di camminare, di allungare smisuratamente il collo, gli orecchi e il naso, quel suo corpo snodato che faceva pensare al viscido corpo di un verme, davano un senso di pena insieme e di disgusto. Ma poi l’estro di una comicità istintiva e vulcanica [...] conquistava [...] il pubblico che abbandonandosi a grosse risate voleva e rivoleva alla ribalta il magro e pallido Totò”.
«Varietà», 31 luglio 1931
Estate 1931: Totò è in tournée a Firenze, si esibisce nel famoso locale "Le Follie d'Estate". E' nel foyer di questo teatro che incontra la giovane Diana Bandini Rogliani, che da lì a poco, che un'avventurosa fuga d'amore, avrebbe sposato.
In una di quelle serate fiorentine viene ad incontrarlo, nel foyer del teatro, un amico attore che gli presenta la cognata, una bellissima ragazza neanche sedicenne, Diana Bandini Rogliani. Sull’indole di Totò potrebbe aver giocato qualcosa l’aria aristocratica che avvolgeva la fanciulla, figlia adottiva di un nobile napoletano peraltro ricco solo di cognomi (Rogliani Serena di San Giorgio). Comunque il colpo di fulmine ci fu, questo è certo. L’attore la vide e rimase ipnotizzato dalla sua bellezza. Poi le versioni divergono. Secondo Liliana de Curtis lui le chiese praticamente subito di sposarla, insistendo fino a farla cedere. Secondo la Faldini, la troppo giovane età di lei avrebbe indotto Antonio a desistere salvo ritrovarsela in camerino alla tappa successiva della tournée. Ma entrambe concordano sul fatto che alla fine la ragazza fuggi di casa e andò a vivere a Roma, dal suo amore, troncando con un gesto definitivo le remore della madre, contrarissima alla relazione.
Fu amore tenero e temerario. I due vanno a vivere all’Hotel Ginevra, in via della Vite a Roma e Totò deve prima andarle a comprare qualche vestito, perché la ragazza è salita sul treno senza neanche una valigia. Il giorno dopo l’arrivo di Diana, a Totò arriva una denuncia di corruzione di minore sporta dalla futura suocera, che alla fine deve però cedere le armi. Si sposeranno solo nel 1935, pare per problemi con i documenti della ragazza, venuta alla luce a Bengasi.
Inizia così la lunga travagliata storia fatta d'amore e di molte difficoltà tra Antonio e Diana che legalmente si conclude nel 1939 quando una sentenza di un tribunale ungherese, poi ratificata in Italia, sancisce la fine dell'unione, ma in realtà durerà fino alla morte di Totò.
Alberto Anile
Riferimenti e bibliografie:
- "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017