Dox, il poliziotto del principe de Curtis

Dox

Antonio de Curtis accolse nel suo canile i due cani poliziotto Dox il cui nome completo è Dox von Coburger Land, col figlio, chiamato sbrigativamente, come nelle grandi dinastie, Dox Junior, sfrattati dalla sede della squadra mobile. I due pastori tedeschi, padre e figlio, dividevano in caserma la stanza colo loro padrone, il brigadiere Giovanni Maimone. Dox senior andò "in pensione" con un vitalizio di 40.000 lire mensili per il suo sostentamento. Dox appare in qualche sequenza dei film Totò a Parigi e Lo smemorato di Collegno.Dox era un pastore tedesco stupendo nato nel 1946 che negli anni 50-60 aiutò la squadra mobile di Roma a catturare quasi 400 delinquenti. Fu campione mondiale dei cani poliziotti tanto da vincere 4 medaglie d’oro e 27 medaglie di argento, dal 1953, anno in cui vinse il campionato nelle annuali competizioni europee, Dox difese strenuamente il suo titolo contro i migliori cani poliziotti d’Europa, tra cui Rex di Scotland Yard e Zorro della Polizia di Parigi.

Ma le vere gesta di Dox non sono quelle che compì in gara con altri cani. Sotto il suo pelo fulvo, molte testimonianze del suo coraggio, vi sono le cicatrici di sette ferite da pallottole riportate nell’adempimento del suo dovere in più di 160 operazioni di polizia. Lo straordinario fiuto di Dox gli dava la possibilità di seguire piste lunghe fino a 20 chilometri in una città congestionata dove i gas di scarico delle automobili e le esalazioni lasciate dai passanti sul loro cammino diluiscono qualsiasi odore. Ma Dox non era soltanto fiuto; era un vero detective.

Un redattore romano di cronaca vera disse: “Questo cane unisce al fiuto la forza muscolare, lo spirito di collaborazione e un’abilità non comune”. Un esempio quasi incredibile è il caso del bottone mancante. Nel 1958 un ladro si nascose nel sotterraneo del Teatro Principe di Roma e durante la notte penetrò in una gioielleria aprendosi un varco nel muro confinante. Scoperto da un guardiano notturno il ladro dopo una breve colluttazione riuscì a scappare. Fu chiamato Dox che fiutò l’odore del ladro sul vestito del guardiano notturno.

Il cane guidò la polizia a una cantina in un altro quartiere di Roma. L’individuo che vi dormiva era un pregiudicato ma riuscì a convincere tutti che non aveva niente a che fare con il furto alla gioielleria. “Perfino io gli credetti, specialmente dopo che il guardiano notturno dichiarò di non conoscerlo” disse il brigadiere Maimone. "Agitando un dito ammonì Dox di stare più attento. Per tutta risposta Dox mi abbaiò contro e si allontanò seguito dagli agenti”.

Il cane li condusse nel retrobottega della gioielleria e li raccolse un bottone deponendolo in mano a Maimone. Poi, abbaiò di nuovo e ripartì per la cantina dell’indiziato. Qui Dox annusò un armadio, ne aprì lo sportello, tirò giù un impermeabile da una gruccia e lo depose ai piedi di Maimone, indicando con il naso i fili dove mancava un bottone. Il bottone che Dox aveva trovato era senza possibilità di errore uguale agli altri; perfino i pezzetti di filo che erano rimasti attaccati al bottone corrispondevano al tessuto dell’impermeabile.

L’indiziato confessò.

Sfogliando cinque album in cui Maimone raccolse i ritagli che riguardavano la carriera del suo cane si può inoltre citare la volta che Dox salvò una bambina che stava per essere investita da un’automobile spingendola da un lato; la volta che Dox, con una gamba spezzata dalla pallottola di un ladro, catturò il delinquente dopo averlo inseguito per quasi otto chilometri su tre gambe sole; la volta che Dox ritrovò uno sciatore smarritosi nelle montagne di Subiaco dopo che una squadra di uomini e di cani poliziotti avevano rinunciato a proseguire le ricerche; la volta che Dox tenne fermi 12 individui sospetti mentre il suo padrone usciva dalla stanza per andare a telefonare e chiedere rinforzi. L’abilità di Dox meravigliava chiunque l’avesse osservato.

Dox era forse l’unico cane al mondo capace di scaricare una pistola senza lasciar partire un colpo: dopo aver fatto scattare la sicura togliere il proiettile con le zampe e con i denti. Dox sapeva anche slegare un uomo da una sedia, per quanto complicati fossero i nodi. Proprio su questo meraviglioso cane poliziotto fecero anche molti film e venne scritto un libro dal titolo “Dox il detective”.


Così la stampa dell'epoca

L'infallibile Dox torna in borghese

Durante la sua lunga carriera il famoso cane poliziotto ha risolto centocinquanta casi, ha operato otto salvataggi, è stato sette volte ferito.

Giorgio Salvioni, «Epoca», anno XII, numero 539, 29 gennaio 1961


1958 03 13 L Unita Dox f1

1958 03 13 L Unita Dox f2

«L'Unità», 13 marzo 1958


Un cane poliziotto salva un brigadiere da una coltellata

Roma, 11 giugno.

Gli autori di numerosi furti compiuti in questi ultimi tempi nelle cabine balneari di Ostia Lido sono stati arrestati. La scorsa notte, il brigadiere di polizia Maimone, che era insieme col suo famoso cane «Dox», avvistava in viale Trastevere una motoretta con a bordo due individui che la Squadra mobile sospettava. All'intimazione dell'« alt », i motociclisti acceleravano la corsa e, giunti in via San Francesco a Ripa, entravano con la macchina in uno stabile. Ma il bravo « Dox », riuscito a individuare l'atrio in cui erano scomparsi i due fuggitivi, si fermava dinanzi all'uscio di un appartamento abbaiando furiosamente.

Alle ripetute scampanellate del sottufficiale, apriva una donna, la quale negava che nell'abitazione vi fossero i due giovani. Costoro, invece, si erano nascosti dietro un divano e « Dox » non tardava a scovarli: uno dei giovani, vistosi scoperto, afferrava un coltello tentando di lanciarsi contro il brigadiere Maimone e sarebbe riuscito sicuramente a colpirlo se il cane non lo avesse morso alla mano, facendogli cadere l'arma. I due arrestati sono Giuseppe Blasi, di 29 anni, e Domenico Fieni, di 20 anni: nelle loro abitazioni sono stati rinvenuti portafogli, anelli, ed altri oggetti preziosi compendio di furti compiuti nelle cabine di Ostia.

«Corriere d'Informazione», 11 giugno 1958


«... da più di un misfatto salvasti la città...»

Per Dox, cane leggendario una ballata come Pecos Bill

Le parole sono di Odoardo Spadaro e la musica di Tito Petralia. Sarà trasmessa prossimamente per radio. Da circa un mese il Rin-Tin-Tin italiano ha un allievo.

1959 12 09 Il Tempo Dox f1

«Il Tempo», 9 dicembre 1959


Dox, cane in pensione

1959 12 30 Noi Donne Dox f1

«Come, il dono dell'invidia a un cane?». Leggiamo questa domanda nei vostri occhi. « Il proverbio che dice "Vita da cani" non serve forse a definire una vitaccia dura, fatta di stenti e comunque tutt'altro che invidiabile?». Si, è vero, ma le cose non stanno così per Dox, il cane poliziotto che dopo sette anni di attività ha lasciato il servizio con la proposta che gli sia assegnata, vita naturai durante, una pensione di 26 mila lire al mese. Ora intendiamoci, Dox è un cane di tipo particolare, nei suoi sette anni di servizio è anche riuscito a dare dei punti agli stessi poliziotti in fatto di intelligenza ; ma 26 mila lire sono una bella cifra. Riusciremo, noi, dopo una lunga vita dedicata al lavoro, ad avere, come Dox, la vecchiaia così tranquillamente assicurata? Ne dubitiamo.

«Noi donne», 30 dicembre 1959


Terrore dei ladri e dei rapinatori, autore di cento mirabolanti avventure, Dox è il cane poliziotto più famoso d'Italia, decorato con 5 medaglie d’oro e 27 d'argento. Era inevitabile che“Novella” lo intervistasse, insieme all'Istruttore che da quattordici anni vive al suo fianco, e che è il più scrupoloso cronista delle sue formidabili imprese

Roma, luglio

Si è sposato soltanto ora, a cento anni, questa è la sua età In rapporto a quella degli uomini. D'altra parte non potevo fare diversamente...» dovevo mantenerlo casto, altrimenti chi lo teneva più in certi periodi dovranno? Se l'immaglna Dox che va dietro ad una pista importante, che sta inseguendo un ladro ed improvvisamente scopre all'olfatto che c’è una cagna nel dintorni? Il meno che fa è un ragionamento semplicissimo: ma questo ladro che sto inseguendo mica mi ha rubato niente a me... e via appresso alla cagna...».

Chi paria di Dox, il pastore tedesco famoso in tutto il mondo per le sue leggendarie imprese di Investigatore di razza, è il brigadiere Maimone, l'istruttore che con la pazienza di ogni giorno esercitata per 14 anni l'ha condono agli attuali fastigi. Dox è II cane più tisi tato, più Intervistalo e più richiesto della terra: vengano da tutte le parti per vedere il protagonista di circa 200 operazioni di polizia delle quali 162 condotte brillantemente a termine.

1960 07 24 Novella Dox f1Il cane Dox (a destra) insieme al suo giovane successore Dox Junior. I due cani vivono insieme affinché il più giovane possa apprendere dal compagno, ormai vecchio, tutti i trucchi del mestiere.

Per quanto possa sembrare strano per un cane come lui capace veramente di tutto. Dox non parla: suo interprete autorizzato è il brigadiere Maimone che ne narra le imprese con una certa aria di sufficienza come a significare che ormai la fama di Dox è tale che fa parte della leggenda e il descriverne le azioni è un modo di ridimensionarlo ad una statura, canina che non deve competergli più. Le definizioni più ampollose dunque non sembrino sprecate per Dox, Il fuoriclasse degli Investigatori a quattro zampe, li Nat Pinkerton dei cani poliziotto. Per la verità, a giudicare dalia cura con cui esamina e valuta gli elementi di cui dispone prima di intraprendere una indagine, l'accostamento più azzeccato è quello con Sherlock Holmes. All'eroe di Conan Doyle lo accomuna la significativa semplicità con cui al termine di una azione vera o fluirla torna dal eoo Istruttore e lo guarda come a dirgli: m Elementare. Watson».

Ho incontrato Dox in un torrido pomeriggio di luglio, in un campo ai margini dei Tevere. Ho tentato di intervistarlo. Non mi ha degnato di un'occhiata. Interrogato ha risposto con un sordo brontolio. A me quel cane laggiù, accucciato col viso fra le zampe, stanco, che respirava pesantemente con la bocca semiaperta, non aveva prodotto una grande impressione. Non c'era da far altro che metterlo immediatamente alla prova, lui che sta sbalordendo tutti con le sue gesta. L'esperimento avvenne in questo modo: mi allontanai dal brigadiere Maimone di una sessantina di metri, quindi deviai a destra od angolo retto per una trentina di metri, poi indietro fermandomi ad una quarantina di metri dal punto di partenza. Là nascosi una moneta da cento lire al margini del campo. Dox non s'era accorto di nulla. Toccava a lui ora dimostrare se Dox era veramente Dox o se si trattava di una esagerazione o addirittura di tutta una montatura. «Bravo, Dox», gli disse Maimone, «vai, vai». E lui, il segugio, dette una gran fiutata per l'aria e cominciò a seguire le mie tracce, con rapidità, con estrema sicurezza, come se un invisibile filo lo guidasse in quel marasma di odori e di effluvi. Giunto al luogo in cui avevo deviato ad angolo retto, dopo un attimo di esitazione prese la stessa strada; svelto, sicuro, col naso a pochi centimetri da terra cambiò direzione dove era giusto che lo facesse, arrivò al luogo in cui avevo nascosto la monetina, si fermò qualche attimo; frugò nell'erba e quindi caracollando lentamente tornò da Maimone. Aveva in bocca la monetina, guardò un istante il suo padrone. «Elementare, Watson», sembrò dirgli.

Il rapinatore in agguato

Maimone sta con Dox da 14 anni, da quando la bestia aveva sei mesi, dall'epoca cioè della prima impresa investigativa di questo straordinario cane-poliziotto. Ricorda tutte le imprese di Dox. «Non esistono al mondo cani bravi come lui», dice, «me lo hanno richiesto da tutte le parti..., scopre i reati dalla a alla zeta. Se c'è l'Indizio, il delinquente non gli sfugge, non può sfuggirgli».

Sospira, un po' triste, al pensiero che lo punge: «Quanto è stato sfruttato!... Non è mai potuto andare in pensione, poveretto! Ma fra qualche giorno lo porto in vacanza per un mese, gli faccio fare la villeggiatura al Castelli romani...». «Ma li cane soffre orribilmente il caldo con tutto quel pelo addosso, perché non lo fa tosare?». La risposta di Maimone è inconsciamente crudele: «È il primo anno che non lo faccio tosare. Ma sa... siccome lo devono imbalsamare quando muore, cosi il pelo lo deve tenere addosso: non gli ricrescerebbe in tempo. Non ne ha però per molto, povero Dox. No, non credo che arrivi fino a settembre. L'estate è per lui la stagione peggiore come l'inverno per un malato di petto. E' molto triste per me ma Dox ha i giorni contati». «Lascia famiglia, almeno un erede che posse continuare le sue imprese?»

«Ancora no, i suoi figli non sono ancora nati, li aspettiamo fra pochi giorni, è stato l'unico amore della sua vita, un amore tardivo. I suoi quattordici anni e due mesi, con il rapporto di uno a sette rispetto all'età degli uomini, lo rendono centenario, il richiamo dell'istinto è sempre stato fortissimo in lui. Una volta eravamo su un monte vicino Torino, partecipavamo a una battuta dietro ad un fuggiasco, mi piantò là per seguire una cagnetta... Quattro giorni dopo andò a costituirsi ai carabinieri, proprio così, aveva troppa paura di tornare da me, sapeva di averla fatta grossa e preferì andare alla caserma dei carabinieri. Fu quello il suo unico amore illegale. Da allora si votò alla professione e non mi ha fatto più partacce del genere».

Come farebbe un impeccabile press-agent per il divo da lui rappresentato, Maimone distribuisce lui stesso alcune foto di Dox formato cartolina, senza autografo per cause di forza maggiore. C'è scritto nella didascalia: Campione mondiale dei cani poliziotto dal 1953. Autore di 162 operazioni di polizia, numerose volte ferito. 5 medaglie di oro e 27 d'argento. Un libretto di servizio ed una carriera eccezionali come si vede. Ha combattuto contro il bandito Giuliano e la sua banda» un colpo di arma da fuoco gli ha mozzato un orecchio, è il protagonista di quattro film stranieri e di due italiani e di 40 documentari, è l'orgoglio della Squadra Mobile di Roma e del suo capo dottor Guarino che l’ha voluto nella capitale. I premi che Maimone distribuisce al suo cane consistono in pezzetti di carne che il brigadiere porta sempre con sé nella tasca dei calzoni e che dispensa a mo’ di energetico spirituale e fisico ad ogni occasione propizia. «Quando Dox conclude positivamente un'azione, allora io lo premio conducendolo a spasso per villa Borghese e facendolo giocare: quando fallisce, ma è raro, lo punisco facendolo rimanere di notte fuori dalla mia stanza dove normalmente dorme; è la peggiore punizione che possa infliggergli».

Le qualità fondamentali che hanno fatto di Dox un cane di eccezione sono coraggio, fiuto, intuito. Lasciamo stare il fiuto, ché il giuoco della moneta è probante. «Del suo coraggio», dice Maimone, «è forse su perfido parlare. Lo sanno tutti. Ha rischiato una infinità di volte di farsi ammazzare per fermare criminali armati. Chi si è lanciato contro il pericoloso rapinatore triestino, che pistola alla, mano era in agguato per colpirmi? Proprio lui. Dox. Era di notte e ci trovavamo nella campagna romana. Inseguivamo un pericoloso rapinatore, un disertore fuggito da Napoli dopo essersi impadronito della pistola del suo maggiore. Da allora aveva rapinato molte coppie mutando continuamente d'abito e di macchina. Lo avevamo localizzato infine e Dox seguiva ostinatamente le sue tracce. Lui andava avanti e io dietro ad una trentina di metri. C'era un gruppo di alberi più in là ed il rapinatore vi si era nascosto in agguato. Aveva la pistola in pugno, si era accorto di essere braccato e ci aspettava deciso a tutto. Io non lo avevo visto e lui non aveva visto Dox il cui corpo rimaneva nascosto dall'erba aita, li cane gli giunse vicinissimo e lo aggirò silenziosamente alle spalle. Un rapido balzo, la presa terribile delle sue mascelle si serra sulla mano del rapinatore che è costretto ad abbandonare l'arma. L'uomo che si vede quella bestia scatenata addosso è terrorizzato, urla come un ossesso, invoca aiuto, giungo subito a liberarlo. Dox ancora una volta mi ha salvato la vita... Dicevamo dell'intuito. Le racconto un altro episodio. Ma come non lo conosce? È tutto vero, può controllare se vuole...». Maimone narra dunque che una sera in via Cola dì Rienzo a Roma, al Cinema Principe, un ladro si introduce nel locale delle caldaie per passare attraverso un buco nell'adiacente gioielleria. Il guardiano che lo ha sorpreso viene tramortito. Il ladro fugge. Viene chiamato Dox. La solita energica fiutata, un breve giro sul luogo del furto e li cane porta con tutta tranquillità gli agenti fino ad un uomo che dorme in uno scantinato. Ma costui protesta la sua innocenza, non ci sono prove. Dox assiste alla scena e con la sua intelligenza quasi "umana" comprende che bisogna far qualcosa. Torna difilato sul luogo del furto, raccoglie un bottone, lo porta al brigadiere Maimone. Pochi minuti dopo l' "innocente" era costretto a confessare di fronte all’evidenza: al suo impermeabile mancava proprio quel bottone.

Le operazioni che hanno visto Dox alla ribalta delia cronaca nera sono tante, vicine e lontane nel tempo. Di notte in via del Governo Vecchio a Roma, due stranieri assalgono un oste. La polizia riesce a fermarli e tutto sembra ridursi ad un semplice fatto di cronaca, quando Dox si getta improvvisamente su uno dei rapinatori e lo immobilizza. Ne aveva motivo. Quell’individuo aveva nelle tasche un vero arsenale di armi e stava per tentare di fuggire. Non era stato ancora perquisito e nessuno se ne era accorto. Nessuno tranne, naturalmente. Il favoloso Dox.

In via Prenestina, una auto viene rapinata da due giovinastri. Dox riesce ad agguantare il primo, l'altro fila per la campagna. Ma il cane non molla, gli va dietro per chilometri, non si lascia fuorviare dal tranelli e dagli accorgimenti escogitati dall’uomo che* accortosi d’essere Inseguito dal segugio, si è liberato di tutti i suoi vestiti. Dopo qualche ora Dox lo rintraccia, nudo come un bruco,, in mezzo alle "fratte", già addormentato, convinto di averla fatta franca. Il nome di Dox è venuto a galla In occasione anche del concorso dei notai, qualche mese fa. La ragazza che portava i compiti già eseguiti al suo amico si accorse di essere seguita e gettò la borsa nel Tevere. Senza prove sarebbe stato ben difficile mantenere l'accusa. Ma entra in campo il nostro Dox: la solita vigorosa annusata sulle sponde del fiume ed ecco rintracciata la borsetta trasportata dalla corrente fra le erbe della riva.

È stato lui, Dox, a "pescare", recentemente, i teppisti di via Panico che avevano aggredito e rapinato due coppie di fidanzati. Nel fattaccio è stato coinvolto per favoreggiamento anche Pier Paolo Pasolini. Gli aggressori avevano fatto in tempo a fuggire prima che arrivasse la polizia. Era pane per i denti di Dox. Trovò in terra due bottoni di camicia strappati durante la furibonda zuffa.- Seguendo quella traccia olfattiva, il cane entrò in un portone qualche centinaio di metri più in là, sali le scale, giunse al secondo piano e aspettò che gli aprissero. In quella casa, uno dei giovani teppisti che avevano partecipato alla rissa era a letto e faceva finta di dormire. Stavano per portarlo via, quando Dox inquieto tornò sui suoi passi e si mise a girare per casa, quindi cominciò a grattare furiosamente contro il cassetto di un mobile. Dentro, ben nascosto, vi era uno degli orologi d'oro trafugati agli aggrediti. Sullo base di quella traccia e della confessione dell'autore dello "scippo" si giunse anche al fermo degli altri aggressori.

Il ragazzo scomparso

Ma Dox non è protagonista soltanto di cronaca nera. Non è giusto immaginarlo con le mascelle perennemente contratte a fiutar ladri o o balzare addosso a rapinatori. Sa anche essere "umano", potrebbe (ma non è il suo cliché) essere protagonista di racconti da libro* Cuore. Recentemente ritrovò una coppia di cuccioli smarriti. Ne segui la pista per tredici chilometri fino all'Eur e li rinvenne nascosti in una buca dentro una "macchia". In quella occasione il Questore, diramò un ordine di servizio di questo genere: "Molto bene Dox. Ma non esageriamo con il ritrovamento dei cuccioli. Dox deve trovare delinquenti".

Un altro episodio di cronaca rosa con lieto fine è avvenuto di recente. Un ragazzo di sedici anni, ricoverato all’istituto di correzione di Porta Portese, riceve un permesso per trascorrere a casa un paio di giorni. Allo scadere dei permesso, alle 17, lascia la madre che abita in piazza Bologna, per rientrare all'istituto, entro le ore 19. Ma alle 20 telefonano che il ragazzo non s’è visto. Viene chiamato Dox. La mamma in lacrime scongiura che le ritrovino il figlio, ha paura che abbia combinato una sciocchezza, non volendo rientrare nell'istituto. "Stia tranquilla signora, se suo figlio non ha preso un mezzo di trasporto Dox lo ritrova di sicuro", le dicono.

Il cane, annusati gli indumenti del ragazzo, inizia la battuta; dal quartiere di piazza Bologna con itinerario sufficientemente rettilineo senza mai deviare dalla direzione assunta sì dirige verso la stazione, quindi punta deciso verso via Nazionale, imbocca il Traforo, attraversa il centro della città, largo Chigi, via Tomacelli. A Ponte Cavour, Dox accelera l'andatura e passato il Tevere guida il brigadiere Maimone verso i giardinetti della Mole Adriana dove, solitario, nella notte calda, su di una panchina riposa un ragazzo, il ricercato. Erano le 23, la battuta era durata tre ore in tutto, nell’asfalto della città, fra i mille e mille odori diversi che si accavallano e si elidono.

Da due anni, Dox doveva andare in pensione ma è stato trattenuto in servizio per necessità: non hanno ancora trovato chi possa sostituirlo degnamente. Maimone sta addestrando come si conviene un altro pastore tedesco che ha ora due anni e mezzo. Dox junior, così si chiama il successore in pectore del favoloso Dox, non ha però ancora compiuto alcuna Impegnativa operazione di polizia. Va insieme con li campionissimo e partecipa con lui alle battute e cerca di imitarlo. Possiede qualità atletiche di prim’ordine: si è classificato al primo posto nelle gare fra tutti i migliori cani italiani. Anche lui è bravo a trovare una pista e a rinvenire nell'erba la solita monetina; ma per ora riesce a compiere questo giochetto soltanto se si tratta di una pista rettilinea o quasi. Niente deviazioni ad angolo retto, altrimenti cominciano i grattacapi. Tempo fa i due cani seguivano le tracce dell’aggressore del guardiano di una impresa edile, quando si trovarono di fronte ad una buca piena di calce viva. Il vecchio segugio prudente e saggio aggirò la posizione; l'allievo più vivace ed impetuoso tentò di saltare e fini nella calce viva. Lo salvarono appena in tempo. Stette malissimo. Gli vennero praticate parecchie trasfusioni di sangue. Fu Dox senior a cedere il suo sangue da fuoriclasse. «Gliene ha dato 50 centimetri cubi», dice Maimone. «Chi sa, forse in questo modo le qualità del vecchio sono passate al giovane».

Enrico Basile, «Novella», anno XLI, n.30, 24 luglio 1960


Totò si prenderà cura di "Dox" e "Dox Junior"

I due famosi cane-poliziotto erano stati «sfrattati» dalla sede della «Mobile». Oggi stesso entreranno nel «rifugio» che il popolare attore aveva fatto sotruire a sue spese

Roma 16 gennaio, notte.

Il cane «Dox» e suo figlio «Dox Junior», i due pastori tedeschi che hanno risolto brillantemente decine di operazloni di polizia giudiziaria e che, non appartenendo allo Stato, vengono ora allontanati dalle camerate della Squadra mobile romana, dove alloggiavano «abusivamente» assieme al loro padrone, hanno trovato un tetto sicuro. La loro malinconica vicenda, regolata da rigide disposizioni di legge che non ammettono sentimentalismi, ha commosso Totò che, assieme a Franca Faldlni, ha dato vita a un rifugio per cani abbandonati. Sarà, cosi, il principe De Curtis a prendersi cura delle due bestie.

Questa sera stessa, Totò e Franca Faldini si sono recati alla Squadra mobile per prendere in consegna i due cani. «Dox» e «Dox junior», sfrattati domenica, avevano trascorso la notte all'addiaccio e per tutta la giornata erano rimasti sdraiati sul marciapiede, davanti al portone di quella che, fino a poche ore prima, era stata la loro casa. Il «padrone» del due «lupi», il brigadiere siciliano Giovanni Maimone, è in forza alla «Mobile» e, per ragioni di servizio, non poteva occuparsi più di loro. Stanotte era rimasto anche lui all’aperto, assieme alle sue bestie; le aveva coperte con del «plaid» perchè non prendessero freddo, e rifocillate verso l'alba con la consueta razione di latte e pane.

Immobili al sole

Stamane, però, montando in servizio, Maimone ha dovuto lasciare i cani. «Dox» e «Dox junior», obbedienti come del militari, sono rimasti immobili, sdraiati al sole. Attorno a loro c’erano cronisti e fotografi, e una folla di gente, che aveva letto sui giornali la storia dello sfratto. Qualcuno aveva portato involti di cibarie: appetitosi pezzi di carne cruda, biscotti, latte; ma come ogni cane ben addestrato, «Dox» e il figlio non accettano nulla da mangiare se non dalle mani del loro padrone.

Nel pomeriggio sono arrivati Totò e Franca Faldini. Il brigadiere Maimone, che era in caserma, ha spiegato loro il caso delle sue bestie, e l'attore ha assicurato che ne avrebbe preso cura sin da quel momento. Frattanto erano giunte altre persone che si erano dichiarate disposte a prendere con loro «Dox» e il figlio, ma Maimone ha preferito affidarli a Totò. Per questa notte i cani saranno ospiti di un albergo ai Parioli, a spese del principe de Curtis; domani entreranno nel «rifugio» che Totò ha costruito a sue spese sulla via Boccea e che ospita già una cinquantina di animali.

Come mai, dopo tanti anni di «servizio», «Dox » e «Dox junior» sono stati messi sul lastrico? La storia delle due bestie, sulla scorta dei regolamenti burocratici, sembra ineccepibile. ma ha commosso tutti i romani che conoscevano le prodezze di «Dox», il quale è apparso più volte persino in televisione, nella rubrica «Il musichiere».

«Dox» ha ormai quasi quindici anni. Fu acquistato cucciolo di quaranta giorni, dal brigadiere Maimone, il quale fece molti sacrifici per potersi procurare un cane di classe. Un cucciolo pastore tedesco, munito di «pedigree» non costa meno di trentamila lire, che sono una grossa somma per un brigadiere di PS. Ma Giovanni Maimone ha per i cani un amore sconfinato che nasce da un ricordo d'infanzia. Maimone, infatti, bambino di sette anni, fu salvato dalle acque di un torrente proprio da un cane, un bastardone che lo seguiva dovunque.

Per tutta la sua vita, Malmone si è occupato di cani, che lo comprendono in modo sorprendente. Qualsiasi esemplare. di qualsiasi razza, anche se naturalmente ribelle o lento di riflessi, fa quello che dice lui. Nel 1946 quando comprò «Dox», Maimone era a Napoli, alle dipendenze del dott. Guarino, capo della squadra mobile di quella questura, presieduta, allora, da Carmelo Marzano. Quando Marzano venne a Roma portando con sé Guarino, anche Maimone fu trasferito. «Dox» frattanto, divenuto adulto, segui il suo padrone. Già n Napoli si era dimostrato assai ablie m difficili operazioni di polizia; a Roma divenne famoso.

La storia di « Dox » è ricca di episodi anche patetici. Una volta, a un bambino povero era stato regalato un cane di razza. Il piccolo voleva venderlo perchè, con il ricavato, sua madre avrebbe potuto curarsi. Una brutta mattina quel cane scappò. Dopo ventiquattro ore arrivò «Dox»; gli fecero annusare il collare e la cuccia del fuggiasco, e lui si mise in giro e seppe ritrovarlo.

Il ladro nell'armadio

Un'altra volta, Maimone aveva perso le tracce di un ladro che stava inseguendo. «Dox» infilò deciso un cancello, sali alcune scale, si fermò davanti a una porta. Quando gli aprirono, corse difilato davanti a un armadio: dentro c’era il ladro rannicchiato fra i vestiti appesi. Una terza volta, la polizia cercava un assassino: l’uomo che aveva ucciso il colonnello Norman Donges, in un’auto, sulla Tiburtina. «Dox» stanò, al Pincio, un giovinastro che si aggirava nei pressi della fontana del cigni. Quel giovanotto era Orante Cardarelli, che poi confessò il suo crimine.

Partito il questore Marzano, «Dox» era rimasto con il figlio presso la Mobile. Nessuno si era mal curato di stabilire se i due cani avessero o meno il diritto di alloggiare in camerata; ora la questione è venuta a galla. «Dox» dormiva in una stanzetta separata, assieme al padrone, che è scapolo e alloggia in caserma. I superiori di Maimone hanno detto al loro subalterno che cosi non poteva continuare: c'erano stati anche dei reclami, a quanto sembra. E Maimone ha dovuto obbedire.

Stasera, quando si è separato dalle due bestie, aveva le lacrime agli occhi «E' come se mi mancasse un braccio - diceva a tutti - Me li vedo sempre intorno. Chi non ha mai avuto cani non può capire». Maimone era fiero delle sue bestie; era anche un po' vanitoso. Ogni volta che c'era la possibilità di farsi fotografare accanto a loro, non se la lasciava sfuggire. Stasera, per lai prima volta, mentre scattavano le foto, si è fatto da parte.

M.B. "Corriere della Sera", 7 gennaio 1961


La disavventura dei cani del brigadiere Maimone

I due "Dox" smobilitati dalla polizia sono stati presi in consegna da Totò

Il popolarissimo attore, con un folto stuolo di cinofili, è giunti ieri sera a piazza Nicosia dove gli animali "sfrattati" avevano passato la notte all'addiaccio. Saranno ospitati al canile privato di Via Boccea. 

Premettiamo a questo nostro breve discorso sulle vicende di Dox senior e di Dox junior, i due bei cani da pastore originari di Coburgo di proprietà del brigadiere Maimone, che i cani ammaestrati non ci piacciono. Il cane è nato per restare un cane e non per scimmiottare l'uomo nelle sue nobili o riprovevoli imprese. E' nato per dare all'uomo il conforto della fedeltà e dell'affetto e non già, come si è fatto per i due Dox, per affiancare il potere costituito nelle sue mansioni amministrative e per aspirare, come gli uomini, alla sistemazione a ruolo negli organici di un ministero. 

Perciò il fatto che la competente direzione del dicastero degli Interni abbia deciso di escludere dal novero delle sue forze i due pastori tedeschi ci allieta in quanto permette ai due cani di tornare a fare i cani. Ma, una volta spogliati dell'uniforme, come tali essi andavano trattati tale a dire con quella sobria amorevolezza che meritano in cambio dell'affetto che sono disposti a dare.

Viceversa allo sbaglio del brigadiere Maimone, che con anni di pazienza male spesa aveva addestrato Dox senior e Dar Junior a compiere imprese estranee alla loro natura, s'è aggiunto lo sbaglio del Ministero il quale ha ingiunto crudelmente lo sfratto immediato degli animali dalla stanza e dalla cuccia che essi occupavano presso la Squadra Mobile. Il funzionario che ha impartito l'ordine si è comportato inopportunamente. Non ha tenuto conto che, agendo in tal modo ha indotto i cani a farsi una pessima idea della polizia. 

Se ben ricordiamo, alcuni anni fa, un ministro dell'Interno che per caso è il medesimo oggi in carica si rese benemerito di alcune circolari intese a migliorare i rapporti fra i tutori dell'ordine ed i cittadini. Ebbene, lo esortiamo ad aggiungerne di nuove per migliorare anche quelli fra la polizia e i cani. Questi ultimi, dopo l’episodio dei pastori tedeschi, potrebbero infatti sospettare la polizia di crudeltà e d’ingratitudine, accusa che nel codice dei cani è più frode della frode in quello degli uomini. 

Consoliamo comunque i nostri lettori e noi stessi, riferendo che i due Dox, dopo una notte passata all'addiaccio sotto la tramontana, in seguito al decreto ministeriale che ha negato loro la qualifica di «pubblici» facendoli ridiventare «borghesi», hanno trovato la protezione che meritavano. Alle 19 di ieri sera, dopo che centinaia di telefonate accorate o indignate erano giunte agli uffici della Mobile, si sono presentati in piazza Nicosia a prendere cura degli animali il popolarissimo Totò con Franca Faldini, la signora Ballesio, presidente della Lega per la difesa del cane, ed una lunga coda di cinofili. Ne è nata una gara per prendere in consegna i due pastori. Infine ha vinto Totò che li ha ospitati a bordo della sua vettura e li ha consegnati, per una sola notte, alla signora Bosch Juber proprietaria dell’Hotel Paisiello. Oggi essi saranno trasferiti nel canile che l'attore ha allestito e mantiene in via di Boccea 634 per accogliervi i cani senza padrone. Tutto sommato, il dramma si è concluso bene per Dox senior e Dox junior: prima o poi troveranno qualcuno che se li porterà a casa e li lascerà vivere da cani. Come vogliono. 

«Il Messaggero», 17 gennaio 1961


Pietà e pubblicità per gli animali più decorati d'Italia

I cani Dox e Dox jr sfrattati dormono su un marciapiede a Roma

Totò e Franca Faldini si offrono di ospitarli, ma il padrone, brigadiere Maimone, indugia

Roma, 16 gennaio.

Il famoso cane poliziotto Dox e il suo «allievo» Dox junior sono protagonisti, in questi giorni, di una vicenda patetica. La questura di Roma o, secondo altri, addirittura la direzione generale di P.S., ha dato ordine che i due animalisti primo dei quali è stato par anni preziosissimo collaboratore nella ricerca e individuazione di delinquenti pericolosi tanto da meritare - citazioni e riconoscimenti, non abbiano più come per il passato diritto di alloggio in un piccolo stambugio all'ultimo piano del palazzo sui Lungotevere Marzio ore ha sede la Squadra Mobile. E' qui che risirde, per speciale concessione, il proprietario e addestratore dei due Dox. brigadiere Giovamr Maimone, al quale è stato trasmesso l'ordino tenuto dall'alto e che già la notte scorsa ha dovuto chiudere , i suoi «amici» fuori dalla porta, lasciandoli a dormire all'addiaccio sul marciapiede.

Il fatto, che da parte del brigadiere è sembrato un poco reclamistico, ha stupito i romani, che di Dox senior [conoscono le straordinarie gesta, l'ultima delle quali è quella avvenuta un mese fa con l'arresto dell'uccisore del maggiore americano Donges. Il brigadiere Maimone ha l'abitudine di portare i due cani a spasso a Villa Borghese ogni notte. Quella sera, giunto in prossimità di tre giovanotti, Dox senior prese a ringhiare. L'animale era stato impiegato, in quei giorni nello ricerche sul fattaccio e aveva a lungo annusato l'interno della macchina della vittima nella qua le era stato rinchiuso. Insospettito, il brigadiere richiese i documenti ai tre, ma non vi trovò elementi per proseguire le indagini. Stava avviandosi, allorché Dox, sempre ringhiando e tirando la catena, mostrò di avviarsi decisamente verso uno dei giovani. Maimone condusse il terzetto al vicino commissariato. E qui, sottoposto separatamente ad interrogatorio, l'uccisore di Donges finì per confessare.

E' questa l'ultima operazione del famoso cane poliziotto che ne ha al suo attivo oltre centosettanta e che, ormai vecchio — ha più di 15 anni — è stato da qualche tempo «giubilato» dal suo padrone, che gli ha affiancato un giovane lupo alsaziano di pelo più cupo, Dox junior, iniziando così, con la scorta dell'anziano lupo tedesco, il suo «dressage». Al vecchio Dox che, pur non facendo parte dei cani poliziotti diremo così «ufficiali», di tanto ausilio era stato alle indagini di polizia venne dato un riconoscimento: una «pensioni?» o, meglio, un assegno mensile al suo padrone, in ragione di 20 mila lire: La cifra non sembra eccessiva quando si pensa che il grosso lupo si nutre prevalentemente di carne, spartendo ì suoi pasti con il. giovane «allievo». E' del resto da presumere che il drastico provvedimento adottato per l'alloggio dei due animali si estenda anche alla «pensione» e cioè al vitto giornaliero: Maimone non ce l'ha potuto confermare né smentire. Lo saprà alla fine del mese allorché, passando a ritirare il suo mensile, vi troverà unito o meno l'assegno decretato a Dox senior.

Giovanni Maimone ha comprato il suo cane poliziotto già dressato subito dopo la guerra. Il cane apparteneva certo a dei tedeschi, che nella lingua degli ex-invasori rispondeva agli ordini, che bene o male il brigadiere aveva imparato a dargli. Il prodigioso animale rivelò subito doti eccezionali di intelligenza, capacità quasi incredibili: comparve in palcoscenico eseguendo esercizi di abilità e di acrobazia, partecipò a gare e concorsi, ottenendo primati e medaglie d'oro. E seguì il suo padrone, brigadiere di polizia, in tutti gli spostamenti imposti dalla carriera. Le sue doti, raccontano, si andarono sviluppando fino a diventare eccezionali. Dox fu a Torino «in servizio» alla Mobile, poi a Napoli e infine a Roma. Le sue gesta, dapprima oscure, furono conosciute in tutta Italia e un quotidiano romano le ha narrate di recente con una serie di articoli a puntate. Qualche produttore di film si interessò a Dox senior, che venne però giudicato ormai troppo vecchio per ben apparire sugli schermi.

Per ordine del suo padrone, che andava assai orgoglioso dell'animale, il vecchio cane lupo si esibirà nei locali della Squadra Mobile o, a sera, a Villa Borghese, durante la passeggiata notturna. Due persone si scambiavano i fazzoletti: Dox sapeva reperite nella tasca dell'uno l'oggetto «non suo», trarglielo di dosso e riconsegnarlo al legittimo proprietario. Sapeva anche individuare, a centinaia di metri di distanza e ad occhi ben dati, una moneta conficcata nel terreno, riportandola al padrone. Erano questi gli esercizi facili, quasi un divertimento, per far passare cinque minuti di svago agli itomi ni che lo attorniavano am mirati.

Che cosa sta all'origine del lo «sfratto ? dei due cani dai locali della Mobile Romana? Due mesi or sono — ma non si tratta che di un'ipotesi — Maimone ha stipulato un con tratto vantaggioso con una compagnia televisiva america na per una serie di episodi ai quali i due, Dox dorrebbe- ro partecipare. E' questo un motivo per allontanare ì due animali e privarli di alloggio. Non si poteva dar loro accoglienza fino al giorno del viaggio negli Stati Uniti? Ospitarli alla scuola di addestramento per cani poliziotti dì Nettuno è impossibile., I due Dox «non fanno parte» della polizia, è stato risposto. Appartengono al brigadiere Maimone come privato cittadino».

E se hanno collaborato sotto la sua guida a indagini e ricerche, tanto meglio (o tanto peggio). Mentre la Questura cerca di minimizzare l'episodio e si trincera dietro un no comment, più di un romano ha già offerto ricovero ai due poveri randagi. Fra gli altri Totò e la moglie Franca, che si sono recati a trovare i due Dox dichiarandosi pronti ad ospitarli fin da stanotte. Ma questa offerta che sembra la più facile — e anche la più umana — fa scuotere il capo al brigadiere Maimone. I due cani, come tutti i «poliziotti» della loro specie, sono attaccatissimi al padrone e non si adattano a dormire lontano da lui. Fedeli e docili verso l'uomo che li comanda, pur di non lasciarlo, preferiscono giacere al freddo sul marciapiede che costeggia il palazzo della Mobile al Lungotevere Marzio. Il loro fiuto li avverte che il padrone non è lontano. E sanno che, al mattino, verrà a far loro una carezza.

Angelo Nizza, «La Stampa», 17 gennaio 1961


Dox e Dox junior non più graditi alla polizia sono stati accolti nel canile dell'attore Totò

I due famosi cani sarebbero rimasti vittime dei recenti movimenti all'interno della questura romana.

Roma, martedì sera.

Espulsi come « indesiderabili » dalla Squadra Mobile, Dox e Dox junior sono da oggi ospiti di Totò. Il popolare e generoso attore napoletano, accompagnato dalia moglie Franca Faldini, si è recato ieri pomeriggio verso le 19 al Lungotevere Marzio per offrire alloggio e assistenza al due celebri cani che dopo essere stati sfrattati dalla stanzetta che occupavano alla Mobile avevano trascorso la notte e il giorno in mezzo alla strada.

Insieme al principe Antonio De Curtis v'erano anche i dirigenti della « Lega del cane». Il brigadiere Giovanni Maialone, proprietario del due magniflci pastori tedeschi, ha acconsentito a trasferirli nel canile che l'attore ha istituito in via Boccea n. 634.

La decisione di cacciare Dox dalla Squadra Mobile è stata giustificata con l'asserzione che «il cane è proprietà privata di un brigadiere e quindi non può partecipare alle operazioni di polizia». Fino ad oggi, tuttavia, Dox ha compiuto con successo oltre 170 operazioni di polizia, tra cui alcune molto importanti che hanno fatto parlare molto i giornali. Se la presenza di un cane privato era intollerabile perché non si è intervenuti prima? Forse nessuno se ne era accorto?

Ma la ragione dell'allontanamento di Dox deve essere ricercata in altra direzione, fra quel movimenti, cioè, che ai sono verificati all'interno della questura romana dopo il trasferimento di Marzano.

Che la presenza di Dox fosse ora mal tollerata, se n'ebbe la sensazione quando nel primi giorni di dicembre il brigadiere Maimone venne convocato al Ministero dell'Interno. Due alti funzionari vollero sapere se il cane era di proprietà privata e se fosse stata effettivamente accettata l'offerta fatta da una società televisiva americana perché Dox fosse il protagonista di una serie di film.

«Stampa Sera», 17-18 gennaio 1961


Anche Anna Magnani vuole ospitare i due Dox

Quali i motivi che hanno spinto il proprietario dei famosi cani a lasciare la polizia

Roma, sabato sera.

Giovanni Maimone, brigadiere di P. S., ha presentato le dimissioni dal Corpo dopo diciassette anni di servizio. Motivo : «ragioni familiari»; un'arida giustificazione dietro la quale si nasconde una scelta ardua per il quarantaduenne sottufficiale di Cosenza. Tra lo spirito che lo lega alla sua professione — sempre assolta con dedizione, abilità e coraggio — e la necessità di badare ai «suoi» cani, Malmone ha dovuto seguire la seconda. Dox I e Dox II — che qualche sera addietro furono «sfrattati » dai locali della Squadra Mobile dove era possibile al loro istruttore seguirli senza pregiudizio per le esigenze del suo servizio normale — sono stati addestrati a mangiare solo dalle mani di Malmone, per una comprensibile misura prudenziale; ma fuori dall'edificio della Mobile i due cani rischiano di morire di fame o per lo meno di denutrtanento, non potendo M brigadiere recarsi due volte al giorno a preparar loro il pasto. Maimone, dunque, non fa più parte del Corpo delle guardie di P. S., che ha abbandonato con molta tristezza. Il suo stato di servizio è ricco di ci tazloni: 170 le operazioni compiute con «Dox senior», oltre quelle, precedenti, tra cui un conflitto a fuoco con la banda Giuliano. Il mitra del bandito siciliano colpì allo stomaco Maimone che fu lasciato sul terreno per morto. Riuscì Invece a salvarsi. Arruolatosi a ventidue anni nella polizìa, dopo aver fatto i'1 pugile professionista — la cui eccezionale forza fisica è nota a tutti — ne esce con una pensione di 25 mila lire al mese.

I due cani, che il poliziotto ha addestrato personalmente con un suo sistema basato sulla comprensione tra uomo e animale, sono stati oggetto di vari inviti: per ora sono ospitati in un albergo cittadino, dove ieri il più vecchio ha dovuto essere operato di una cisti all'orecchio sinistro. Il comico Totò li vuole accogliere nel rifugio per lo bestie da lui creato e mantenuto; Anna Magnani ha messo a disposizione dei due animali e del loro istruttore la propria villa alla periferia di Latina. Maimone sembra abbia preferito accettare l'offerta di un settimanale romano che si è accollato le spese di mantenimento di «Dox senior e junior» ed ha all'uopo affittato una casetta sulla via Appia dove l'ex-brlgadiere e la sua «famiglia» (cioè i... Dox) per la quale ha lasciato la polizia, andranno a stabilirsi domani o lunedi.

g.n., «Stampa Sera», 21-22 gennaio 1961


L'"asso del fiuto" appare sullo schermo

Diventa «divo» del cinema il cane Dox, figlio di Dox

E' l'erede del più famoso cane poliziotto del mondo; davanti alla macchina da presa dovrà combattere i criminali come già fa nella realtà

Roma, 28 marzo, notte.

«Dox» junior si accinge a diventare un divo dello schermo; senza fare facili giuochi di parole possiamo dire che questo cane diventerà un attore popolarissimo. Si tratta di un pastore tedesco, bellissimo, di poco più di tre anni, dai mantello nero e marrone: un animale veloce come una saetta, forte come un torello, intelligente al di là del normale. E’ il figlio del grande «Dox», queiranimale di cui una rivista a diffusione mondiale in tutte le lingue scrisse che «è italiano il più grande cane poliziotto del mondo»,

Campione mondiale, titolo che conquistò otto anni fa, in competizione con i migliori concorrenti europei, fra i quali un famoso cane della polizia inglese, «Rex», e un altro non meno famoso della Sùreté. «Cirro», «Dox» è insignito di una trentina di medaglie d’argento e quattro d’oro, e reca nel corpo i segni di sette ferite d’arma da fuoco riportate in 170 operazioni contro delinquenti. Le sue avventure sono ormai famose al pari della recente disavventura, quando venne estro-messo dalla polizia per non essere stato ufficialmente laureato da una scuola per cani-poliziotto.

Insieme con il vecchio «Dox», che conta oggi quindici anni (se è vero che sette anni di un uomo ne valgono, come si dice, uno per i cani, si può valutare come esso sia ormai un vecchione ultracentenario) ha preso la via dell'esilio anche li figlio, «Dox junior», che per un anno aveva lavorato accanto al padre.

Ora, una società di produzione cinematografica ha pensato di raccontare sullo schermo talune fra le più brillanti operazioni del vecchio «Dox» che, sullo schermo, sarà «interpretato» dal figlio. Una storia della lotta contro il banditismo in Sicilia, un'altra relativa al traffico di droga, un’altra ancora su un clamoroso furto di gioielli formeranno il tessuto di questa pellicola, nella quale, naturalmente, il cane dovrà eseguire gli ordini, secondo gli insegnamenti del padrone e istruttore, Giovanni Maimone, l’ex-brigadiere dimessosi dalla polizia per restar vicino ai suoi cani. Sullo schermo, Maimone sarà impersonato da un attore, il giovane Umberto Orsini, che è al suo terzo film, dopo la notorietà conquistatasi in teatro, dal «Diario di Anna Frank» alla «Arialda».

Per «Dox» junior (anche se esso non è «nato» per lo schermo come l’indimenticato «Rin-Tin-Tin» o «Geremia», cane e spia) la fatica cinematografica sarà piuttosto lieve, dovendo, in fondo, ripetere alcune di quelle prodezze che, ogni giorno, compie nei severi addestramenti.

In un grande prato sulla via Cassia, abbiamo visto come l'attore va prendendo gradualmente familiarità con l’animale che dovrà essergli vicino nella lavorazione del film. Maimone ha insegnato a Orsini tutti i comandi, secchi e decisi, pronunciati in tedesco, a cui Dox è ormai avvezzo, e l’attore ha imparato anche a pronunciarli con voce un po’ rauca e profonda, come l’istruttore. Ormai il cane si è abituato (purché Maimone sia lontano, perchè altrimenti non lo abbandona un istante) ad obbedire all’attore ed a ripetere con lui molte delle sue prodezze. Lo abbiamo visto riportare una monetina da venti lire che un ragazzo era andato a nascondere in un cespuglio lontano un chilometro, dopo aver seguito con il fiuto il cammino del ragazzo; lo abbiamo visto saltare quattro metri e mezzo di ostacoli in lunghezza, sorvolare con un balzo una palizzata irta di chiodi, infilarsi come un dardo In un triplice anello, arrampicarsi su un tavolato altissimo; lo abbiamo visto piombare all'assalto e inchiodare a terra un falso delinquente, strisciare come un serpe nell’erba senza fare il minimo rumore e correre come il vento, immobilizzarsi come fosse morto all’ordine «Kaput» e guizzare, ad un semplice cenno dell'istruttore, verso un «motorscooter», aprendone con la bocca lo sportellino, prendere una palla di gomma, portarla al padrone per giuocare.

«Dox» Junior non abbaia mai; tiene sempre fissi gli occhi sull’istruttore, del quale non soltanto interpreta i gesti, ma comprende addirittura le espressioni del volto.

Certamente, per Orsini non è stato facile accostarsi a «Dox» Junior. Il primo, giorno, pensò che l'amicizia sarebbe stata facilitata da un ghiotto boccone e si presentò all’appuntamento con un pacchetto di biscotti. Ma quando gliene offri uno, il cane fece l’atto di avventarglisi contro e fu immobilizzato solamente da un ordine secco del padrone. Perchè i cani-poliziotto non prendono cibo se non dalle mani dell’istruttore, a ciò allenati, si sa, per evitare che cedano alla seduzione di qualche, bocconcino che sia stato avvelenato. Poi, a poco a poco, «Dox» ha cominciato a conoscere l’attore e, pur con certa freddezza distaccata, ad obbedirgli, secondo l’ingiunzione di Maimone. «Lei, pero, non potrà mai familiarizzarsi completamente con ’Dox’ se non dorme insieme con lui, nel canile», ripete Maimone.

Come ogni divo, anche «Dox» pur essendo esordiente nel cinema, avrà una controfigura. Perchè nella pellicola, che sarà diretta da Riccardo Freda, Orsini dovrà giuocare scherzosamente col cane ed avere con esso un continuo confidenziale dialogo. Ora. in realtà, «Dox» Junior sa «rispondere» al padrone (brontola, uggiola, emette rauchi e brevi suoni quando Maimone gli parla); ma, per quanto riguarda i confidenziali giuochi con Orsini verrà sostituito da un altro pastore tedesco, somigliantissimo, ma pacioccone e abituato alla vita casalinga.

Alberto Ceretto, «Corriere d'informazione», 29 marzo 1961


Quanti anni dovremmo dare, oggi, a Dox, se potessimo computarli sul calendario umano? Il più celebre e il più decorato cane-poliziotto del mondo, nato a LÌnchtaenfels, in Germania, il 4 maggio 1946, — quindi sedicenne — sarebbe considerato un ultracentenario. Il suo famoso allievo — Dox II, che molti scambiano per un suo figlio — già riscuote tutta l’ammirazione del campionissimo. Palesemente lo dimostrò nel recente film Caccia all’uomo, quando il discepolo dovette sbozzale una perenne controfigura del vecchio Dox.

Severe quanto crudeli esigenze di «servizio» imposero, per lunghi anni, al supercane il dovere di vivere senza «conoscere» una compagna. Giovanni Maimone, il suo istruttore e fraterno amico, ha sempre sostenuto che se un cane di quel ruolo cede alle lusinghe del sesso, non è più «un cane sicuro». Ma il 18 luglio 1960 Dox convolava a giuste nozze con Elica, una stupenda cagna pure da pastore tedesco, la quale gli regalava nove cuccioli, cinque maschi e quattro femmine, tutti dal manto nero focato, che ricorda quello paterno. Nessuno di essi, con a capo la bellissima Kira, fu sacrificato.

Ricordate le sue imprese! La primissima impresa di Dox cane-poliziotto avvenne quattro mesi dopo che Maimone entrò in possesso del cane. Ancora cucciolone aveva acciuffato, a Torino, i ladri che avevano svaligiato una gioielleria. Non trascorse molto tempo che si aperse, per il cane e per il suo istruttore, l'«operazione» contro Salvatore Giuliano, una memorabile epopea. Non appena gli affiliati alla banda del leggendario brigante, ebbero sentore che dovevano misurarsi con un cane dal fiuto così eccezionale, organizzarono un «servizio di appostamento» per fargli la pelle; beninteso, unitamente a Maimone. La battaglia fra le due parti ebbe fasi straordinariamente drammatiche e fu punteggiata da episodi «allucinanti». «Contro la polizia si può lottare, ma contro Dox non c’è nulla da fare» fu il ritornello di quei banditi. Decisero di ucciderlo. Uno dei malviventi si appostò dietro un cespuglio e gli «dedicò» una sventagliata di mitra. Colpito, Dox si accasciò al suolo. Aveva una zampa fratturata. L’altro non gli regalò il «colpo di grazia». Pensava che non ce ne fosse bisogno, n cane sembrava morto. In realtà faceva il morto, come Maimone gli aveva insegnato. E l'illuso sparatore prese la fuga. Per poco. Malgrado la frattura, Dox non aveva rinunciato alla lotta. Segui a distanza colui che aveva tentato di ucciderlo e quando il suo aggressore si trovò alla sua portata con un balzo gli fu addosso, azzannandogli un polpaccio. E l’uomo rimase come inchiodata al suolo. Finché non arrivò Maimone con le manette.

Insuperato protagonista

La terribile esperienza in terra siciliana (dove lo stesso poliziotto si era buscato quattro pallottole nello stomaco) e l’assidua opera di educazione, attuata in un affettuoso, interminabile «colloquio a due», dovevano maturare, più tardi, i più sbalorditivi risultati, nei campi sportivi del Piemonte e lungo i pericolosi itinerari della malavita, a Roma. Nella capitale Dox si rivelò il campione mondiale dei cani-poliziotto. La biografia di Dox, la più completa nel testo e nelle illustrazioni, scritta in collaborazione con Maimone, figurerà presto nel libro: Gli animali si vogliono bene (e, in questo caso, ci vogliono bene).

Accontentiamo gli amatori delle statistiche, per informare che Dox ha recato un superbo apporto alla tutela dell’ordine pubblico, con centosettantun brillanti operazioni di polizia. Ha, pertanto, totalizzato fra le più notevoli: tre «casi» di omicidio risolti e quattro ai quali aveva collaborato; quattordici indagini per rapina a mano armata e ventun per rapina semplice; otto salvataggi; sette rintracci di persone scomparse; la scoperta di sei fra estorsioni e ricatti; novantatrè operazioni relative a furti, con rintraccio di ladri e con recupero di refurtiva; cinque catture dì 'banditi della ganga di Giuliano. Per sette volte è stato fatto segno, e ferito, a fucilate e a pugnalate.

Nel corso di questa carriera senza precedenti, Dox si rivelò, insomma, l’Insuperato protagonista di una ininterrotta serie di avventure, spesso cruente, sempre pericolosissime. Molti delinquenti dovettero fare i conti con lui.

8ul «petto» di Dox, brillano sette medaglie d’oro e ventisette d’argento. Forse il segreto dell'universale successo del supercane è risieduto in quella stupefacente simbiosi morale che il suo istruttore-amico seppe creare fra sé e l’animale: la perfetta fusione di due sensibilità, di due intelligenze, presieduta da quella imponderabile forza che è l’affetto. Innumerevoli visitatali vengono a «salutare» Dox da tutto il mondo nella «Casa Dox», sulla via Braccianese, a Roma e il bene che Maimone vuole a questa sua portentosa creatura glielo fa apparire Immortale.

Guglielmo Bonuzzi, «Domenica del Corriere», 13 maggio 1962


L'unico hobby del figlio di Dox è la pittura

Tutti conoscono Dox, il cane poliziotto più famoso d'Italia, autore di tanti movimentati arresti, di tanti salvataggi, ma forse non tutti conoscono Dox junior. Dox junior è meno celebre del padre. Si sta facendo le ossa, va ancora a scuola. Ha anche al suo attivo alcune azioni notevoli: è riuscito ad esempio a rintracciare alcuni bambini che si erano sperduti, ha acciuffato qualche malvivente, ma per ora la fama di queste imprese è rimasta chiusa nella stretta cerchia delle persone che gli sono vicine e lo stanno allevando. In un campo tuttavia Dox jr. ha rivelato qualità che il padre non aveva: nella pittura. Dox jr. è capace di dipingere. Lo fa per hobby naturalmente perché il dovere è il suo primo pensiero. Per lui, però, quando può disporre di alcuni ritagli di tempo, tele, pennelli e colori, a quanto dice il padrone che gli ha insegnato a dipingere, non hanno segreti.

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La vita di un cane poliziotto non è facile. Se il paragone non fosse troppo evidente si potrebbe dire che è davvero una vita da cani. La sveglia è all'alba come in tutte le caserme che si rispettano. Una pulizia veloce, un leggero spuntino e via, subito, sui campi di esercitazione.

Si comincia con il footing, la corsa, i passi segreti, felpati come quelli del leopardo, silenziosi come quelli della volpe. Poi si passa all'azione vera e propria: l'attacco all'uomo per immobilizzarlo. Ogni attacco richiede concentrazione, rapidità di riflessi, pronta esecuzione della manovra. Il padrone di Dox jr., il signor Maimone, è esigente. Dox lo sa e ce la mette tutta. Da lui si pretende più che da qualsiasi altro. E' figlio di un cane famoso e deve tener alto il proprio blasone. Ma non è finita. Dopo l'attacco all'uomo bisogna esercitare il fiuto, il senso della ricerca. Poi c'è il salto attraverso gli anelli (foto a sinistra), il passaggio sugli ostacoli e cosi via fino a sera dopo un pasto non troppo pesante. A sera infine, per contentino, non c'è neppure la libera uscita.

Che cosa deve fare un povero cane per distrarsi? Dox jr. dipinge. Il padrone gli sistema un pennello sulla zampa, mette la tela sul cavalletto e il ritratto di Dox senior su una sedia, gli prepara i colori e Dox jr. immortala il genitore. Il ritratto non è somigliante? Be', non critichiamo troppo. Non avete mai visto i ritratti di Picasso?

«La Domenica del Corriere», 7 marzo 1965


E' morto a 19 anni il cane Dox campione mondiale dei «poliziotti»

Era vecchio: la sua età superava i cento anni della vita di un uomo Premiato con 11 medaglie d'oro, aveva fatto arrestare 560 banditi

Roma, 11 giugno.

Dox, il famoso cane poliziotto di proprietà dell'ex brigadiere di P. S. Giovanni Maimone, è morto oggi di vecchiaia. Aveva 19 anni, corrispondenti a oltre 100 anni nella vita di un uomo. Stanco per tante battaglie condotte contro ogni specie di delinquenti, Dox, amorevolmente assistito dal suo proprietario, si è spento nella casa per cani a lui dedicata, nella frazione La Storta. La vita di Dox è piena di avvenimenti che hanno sempre destato l'ammirazione e l'interesse di quanti hanno potuto conoscerne le alterne vicende. Qualche anno fa Dox terminò il suo servizio presso la Squadra mobile.

1965 06 12 La Stampa Dox morte f1

Fu allora che il brigadiere Maimone prese la decisione di abbandonare il servizio per continuare ad assistere il cane, che egii aveva avuto sempre con sé, da quando Dox era un cucciolo, negli anni di servizio prestato a Torino, Palermo e infine a Roma. In Sicilia, Dox fu spesso primo attore nella lotta contro la banda di Giuliano e nel corso di un'azione fu ferito all'orecchio sinistro. Campione del mondo dei cani poliziotti, dal 1953, premiato nella sua «carriera» con 11 medaglie d'oro e 27 d'argento, Dox ha preso parte a 171 operazioni di polizia, contribuendo a far arrestare 560 delinquenti ed è stato ferito sette volte.

r. s., «La Stampa», 12 giugno 1965


E' morto a Roma Dox, il famoso cane poliziotto

Decorato di undici medaglie d’oro e 27 d’argento - Aveva contribuito all’arresto di 560 delinquenti

Roma 11 giugno, notte.

Dox, il famoso cane poliziotto di proprietà dell'ex-brigadiere di pubblica sicurezza Giovanni Maimone, è morto oggi di vecchiaia. Aveva 19 anni, corrispondenti a oltre 130 anni nella vita di un uomo. A nulla sono valse le cure alle quali lo ha sottoposto il veterinario che lo assisteva da qualche tempo, il dottor Mascia. Ultimamente, a Dox erano state praticate anche trasfusioni di sangue, «donato» dal cane del principe De Curtis, in arte Totò. Stanco per tante battaglie condotte contro ogni specie di delinquenti, Dox, amorevolmente assistito dal suo proprietario, si è spento nella casa per cani a lui dedicata, nella frazione «La Storta».

La vita di Dox è piena di avvenimenti che hanno sempre destato l’ammirazione e l’interesse di quanti hanno potuto conosoerne le alterne vicende. Qualche anno fa, Dox terminò il suo servizio presso la squadra mobile. Numerose personalità chiesero che il cane fosse loro affidato. Fu allora che il brigadiere Maimone prese la decisione di abbandonare il servizio per continuare ad assistere il cane, che egli aveva avuto sempre con sé, da quando Dox era un cucciolo, negli anni di servizio prestato a Torino, Palermo e infine a Roma.

In Sicilia, Dox fu spesso primo attore nella lotta contro la banda Giuliano. Nel corso di un'azione, Dox fu ferito all'orecchio sinistro. Campione del mondo del cani poliziotto, dal 1953, premiato nella sua «carriera», con 11 medaglie d’oro e 27 d'argento, Dox ha preso parte a 171 operazioni di polizia, contribuendo a far arrestare 560 delinquenti ed è stato ferito sette volte. L’ultima famosa azione da lui compiuta è l’«arresto», a villa Borghese, del giovane Orante Caldarelli, di 17 anni, che aveva ucciso per rapina il colonnello americano Norman Donges.

Dox, che lascia un solo erede: Dox junior, già suo famoso emulo, sarà sepolto accanto alla casa a lui dedicata. Sulla tomba sarà sistemato un monumento, voluto dal Maimone, che testimonierà dell’ affetto reciproco che legava cane e padrone.

«Corriere della Sera», 12 giugno 1965


Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
  • «L'Unità», 13 marzo 1958
  • «Corriere d'Informazione», 11 giugno 1958
  • «Il Tempo», 9 dicembre 1959
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