IL RICATTO

Antonio-Diana


I fatti

Nell'estate del 1955, Antonio De Curtis fu vittima di un ricatto perpetrato a suo danno dalla professoressa Gemma Traginelli, segretaria del Canonico del Pantheon. Essa costrinse il cugino e segretario personale dell'attore, Eduardo Clemente, a consegnarle la somma di 500 mila lire in cambio di un quadro antico (rivelatosi poi senza alcun valore) ed alcuni documenti riguardanti la causa di matrimonio tra il Principe e la sua ex moglie Diana Rogliani, minacciando che, in caso di mancato pagamento, avrebbe ceduto gli incartamenti a qualche quotidiano creando così uno scandalo. In accordo con Antonio de Curtis, fu avvertita la polizia. Due funzionari, debitamente nascosti nell'appartamento dell'artista, assistettero al colloquio fra Clemente e la Traginelli e alla consegna del mezzo milione in cambio delle carte, sequestrarono il denaro e i documenti, traendo in arresto la donna. Il 3 febbraio 1956 avvenne il processo presso il Tribunale di Roma, ove la donna fu condannata a 8 mesi con la condizionale. Da sottolineare che la difesa di Antonio De Curtis chiese, a titolo di risarcimento danni, la simbolica cifra di una lira, rinunciando alle spese di costituzione di parte civile. Di seguito la trascrizione dell'articolo integrale, sull'esito del processo, messo a disposizione da Federico Clemente, figlio di Eduardo, pubblicato in data 4 febbraio 1956 sul Nuovo Corriere della Sera e l'articolo apparso su L'Unità del 24 dicembre 1956.

Che ruolo ebbe nella vicenda il conte Luciano Pelliccioni di Poli? Il nobile, oltre essere amico personale di Antonio De Curtis, era il suo consulente araldico. Nel caso in questione fu incaricato direttamente da Eduardo Clemente di risolvere o quantomeno gestire, la situazione. Dopo aver contattato la Traginelli, si dettero appuntamento a Roma, lei accompagnata da una sedicente nipote-avvocato. Dopo aver controllato i documenti, effettivamente "compromettenti e disdicevoli" (si trattava di un annullamento di matrimonio, i cui contenuti potevano essere lesivi delle reputazioni dei soggetti indicati), la signora disse al Conte che avrebbe "regalato" questi incartamenti al De Curtis se lui avesse acquistato un quadro che il nipote aveva con sè, per la cifre di un milione dell'epoca. Essendo il Conte un intenditore d'arte, disse che si trattava nient'altro che di una "crosta" di alcun valore, affermando che l'acquisto del quadro era una scusa per estorcere denaro. Con la scusa di concludere l'affare, furono convocati ambedue a casa di Antonio De Curtis dove, con uno stratagemma (descritto nella lettera del Conte Pelliccioni), alla presenza delle forze dell'ordine precedentemente avvertite, incastrarono i due ricattatori che furono immediatamente arrestati. Fu denunciata per estorsione soltanto la Traginelli.


I protagonisti della vicenda

1963 Conte Luciano Pelliccioni LIl Conte Luciano Pelliccioni di Poli

1958 Eduardo Clemente LEduardo Clemente, cugino e segretario personale di Totò


Trascrizione della missiva inviata dal conte Luciano Pelliccioni di Poli a Federico Clemente, figlio di Eduardo Clemente, nella quale si descrivono gli eventi, così come realmente accaddero.


Pelliccioni Poli Trascrizione

il ritardo nel risponderle è dovuto alla Pasqua. La questione Fraginelli è differente da come le è stata raccontata.

La Fraginelli effettivamente telefonò ad Edoardo dicendogli che era in possesso di carte relative all'annullamento del matrimonio di Totò con Diana Rogliani, contenenti questioni lesive all’onorabilità di lui e della moglie; del resto si sa che quando si chiede l’annullamento di matrimonio s’inventano le cose più strane; e che era disposta a regalarle a Totò a determinate condizioni; e lui passò a me la patata bollente.

Io telefonai alla Fraginelli, le detti appuntamento al sontuoso bar Ronzi e Singer, che era in Piazza Colonna angolo Via del Corso, e che adesso non c’è più, e arrivò con un giovanotto che mi disse che era Avvocato e nipote di lei.

Mi fece vedere delle veline che erano effettivamente compromettenti e disdicevoli, e mi offrì di regalare tutto a Totò se questo le avesse comperato per un milione il quadro che il nipote aveva con sé; le chiesi di farmelo vedere (io m’intendo dell’Arte dei secoli XVI-XVIII) e le dissi che era solo una volgarissima crosta della fine ‘800, che non valeva il prezzo della tela e che non un pittore ma un imbianchino lo aveva dipinto.

E dissi che l’offerta di acquisto del quadro era una scusa per evitare la denuncia per ricatto; fecero finta di offendersi, e io, che ero già d’accordo con Totò, dissi che li avrei portati da lui.

Ce li portai qualche giorno dopo non con la macchina ma con l’autobus, su consiglio dell’Avv. De Simone, conservando i tre biglietti dell’andata; ciò perché nel caso si fossero inventati che ce li avevo portati con la forza, dai biglietti si poteva risalire alla linea dell’autobus, al nome del biglietto e dell'orario.

Totò li accolse con cortesia, disse che il quadro se lo sarebbero potuto anche tenere, ma loro naturalmente insistettero sull’offerta chiedendo un milione (che allora più o meno erano i 15-20 di adesso).

Io contai davanti a loro 100 fogli da lire 10.000, li misi in una busta rossa, la sigillai con la ceralacca e il mio anello con stemma e chiesi prima di dargliela che mi facessero leggere ad alta voce, perché Totò era già semicieco, qualcuna delle veline.

Acconsentirono e io misi tutte le veline in un’altra busta uguale, la chiusi, la sigillai con la ceralacca e il mio stemma, la detti a Totò dicendogli più o meno: “Caro Principe ecco le sue carte, io le ho sigillate, così ogni volta che le verrà voglia di leggere quelle porcherie inventate non le sarà facile aprire subito la busta e finirà per ripensarci”.

Poi presi la busta con i soldi per consegnarla a loro, ma mi cadde, la raccolsi e gliela detti;se ne andarono tutti contenti, profondendosi in elogi con Totò per la sua abilità di attore, e una cameriera li accompagnò alla porta.

Solo che raccogliendola avevo fatto quello che nel gergo della malavita si chiama “barattino”, ossia la sostituzione di una busta di denaro con una uguale contenente ritagli di giornale o un telefonino vero con uno di legno.

Evidentemente aprirono subito la busta e ritornarono inferociti; un Brigadiere di P.S., convocato per l’occasione, uscì da dietro una porta e li dichiarò in arresto portandoli al Commissariato Flaminio, vicinissimo alla casa di Totò; il giovanotto disse di non sapere niente, di aver fatto solamente un piacere alla zia e Totò denunciò solo quest’ultima per estorsione.

Al processo fu condannata a 8 mesi con la condizionale e la non iscrizione; naturalmente Totò rinunciò ad ogni forma di risarcimento e chiese solo una simbolica lira di danni.

La mia deposizione era stata chiarissima, e per quanto molto abile il difensore di lei non riuscì ad evitarle la condanna.

Parlarono della questione molti giornali e in cantina ho senz’altro gli articoli del Messaggero e forse del Tempo, ma tutto il locale occupato da decine di scatoloni contenenti documenti, annate di riviste, archivio, eccetera e tutto ciò che c’è è ormai non più consultabile, a meno di fare gli scavi che Schleimann fece per ritrovare la città di Troia.

Se mi manda la fotocopia dell’articolo del Corriere della Sera, gliene sarò grato.

Se capita a Roma, vada alla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele II'nell’Emeroteca sono conservate le annate di moltissimi importanti quotidiani, naturalmente in microfilms.

Il mio cognome, almeno negli articoli che ho visto io, è sempre nella grafia esatta, ossia Pelliccioni di Poli.

La Fraginelli non andò in carcere, e quel po’ che ricordo delle veline non posso certo andarlo a raccontare.

Pelliccioni Poli Trascrizione 2


Così la stampa dell'epoca

Totò in Tribunale con la professoressa per una estorsione

La vita privata di Totò deve avere una specie di attrazione, soprattutto per la curiosità delle donne. L'anno giudiziario romano si è iniziato con una querela sporta da Antonio de Curtis contro un noto settimanale sul quale una scrittrice aveva esposto certe sue strane teorie circa un matrimonio che Totò avrebbe o non avrebbe avuto dovuto contrarre. Un'altra querela di Totò [...] riguarda pure indirettamente le vicende matrimoniali di Totò.

Al centro di questa vicenda via una professoressa, che ha varcato la sessantina e che ha quasi un quarantennio di insegnamento.

Questa distinta signora si presentò a Totò proponendo gli l'acquisto di qualche quadro di valore dei quali ella era in possesso. Strada facendo, nella conversazione, la professoressa fece all'artista delle interessanti rivelazioni. La professoressa aveva una nipote, Arianna di nome, bisognosa, la quale era in possesso di documenti riservati riguardante il primo matrimonio contratto da Totò nel 1939 (1935, n.d.r.), poi annullato. Questa povera sua nipote, era sul punto di vendere agli avidi periodici a rotocalco questi documenti i quali avrebbero dato in pasto all'opinione pubblica certi fatti di carattere intimo riguardanti la vita privata di Totò. Era preferibile evitare l'incresciosa piega che stavano prendendo gli avvenimenti. La piccola Arianna si sarebbe contenta di cinquecentomila lire e avrebbe concesso i preziosi documenti.

Totò mangiò la foglia, anche se, come si dice, non gli piaccia l'insalata. Diede appuntamento alla professoressa per il 21 luglio di quest'anno, nella sua casa ai Parioli, e versò alla stimata professoressa le pattuite cinquecentomila lire. Appena costei ebbe rilasciata una dichiarazione nella quale si diceva che la somma era il corrispettivo dei documenti consegnati al De Curtis, saltarono fuori due agenti, che Totò aveva nascosto dietro le tende ed arrestato la signora G.T.

Le indagini fatte sul suo conto portarono a una scoperta di circa una ventina di dossier, riguardanti matrimoni e la vita intima di altrettante personalità in vista della capitale. Documenti si noti, importanti e preziosi, di carattere estremamente riservato, quasi tutti riferentesi ad annullamenti di matrimoni e tutti rispondenti a quella che, a suo tempo, era stata la realtà dei fatti. Come se lì era procurati?

Al commissario che la interroga dopo l'arresto, la professoressa si giustificò dicendo: «Poiché posseggo molti quadri di valore, ho voluto proporre al signor De Curtis l'acquisto di qualcuno, a titolo di gratitudine gli avrei fatto maggio dei preziosi manoscritti, sottraendoli così alle insidie di una possibile pubblicazione».

La causa si discute quest'oggi dinanzi alla III sezione del tribunale. L'imputazione a carico della professoressa è quella di estorsione. l'imputata e difesa dall'avvocato Marotti.

Totò si è costituito parte civile con l'assistenza dell'avvocato De Simone.

«Momento Sera», 24 dicembre 1955


500 mila lire per alcuni documenti

E' stata rinviata la causa per un'estorsione a Totò

Roma 24 dicembre, matt.

La causa per un’estorsione ai danni di Antonio Comneno Lascaris De Curtis, in arte Totò, che doveva discutersi ogni al tribunale, è stata rinviata a nuovo ruolo per la malattia dell’imputata, prof. Gemma Traginelli. La professoressa accusata di aver costretto, sotto minaccia di render pubblico taluni documenti riguardanti una vecchia causa fra l’attore e la sua ex-moglie, un cugino di Totò a versare 500 mila lire in cambio di tali carte. La professoressa venne arrestata e la somma fu sequestrata. La Traginelli affermò che non aveva avuto alcuna intenzione di compiere un’estorsione. Intendeva soltanto impedire che i documenti finissero nelle mani dei giornalisti.

«Corriere della Sera», 25 dicembre 1955


In Tribunale un ricatto a Totò con documentazione della Sacra Rota

Le imprese di una intraprendente professoressa. Nell'appartamento della donna rinvenuti una ventina di fascicoli di cause per annullamento di matrimonio - Il processo rinviato al 3 febbraio

Grande attesa ieri mattina In Tribunale, malgrado l'imminente festività natalizia, per il preannunciato arrivo del popolare Totò al secolo il principe Antonio De Curtis, che avendo aperto l'anno giudiziario con una querela contro un noto settimanale, intendeva chiuderlo con il dibattimento noto come «il processo della professoressa». La professoressa G. T, una donna intraprendente malgrado i suoi settanta anni, si presentò un giorno al popolare attore e dopo avergli proposto l'acquisto di alcuni quadri di valore deviò il discorso su una sua nipote, a nome Arianna, la quale si dibatteva In gravi difficoltà tanto che essa stava per indursi a vendere ad un rotocalco alcuni documenti riservati relativi al primo matrimonio di Totò, contratto come è noto nel 1939 (1935, n.d.r.), di cui essa era detentrice. La piccola ed indigente Arianna al sarebbe contentata di 500 mila lire, una cifra assai modesta coi prezzi che sono disposti a pagare di questi tempi i settimanali scandalistici.

Totò finse di aderire alla richiesta e diede appuntamento alla professo ressa per il 21 luglio di quest'anno nella sua casa ai Parioli. Una volta giunta la signora G. T. Totò le versò senza fiatare il mezzo milione e non appena in possesso della ricevuta chiamò due agenti di P. S. che aveva fatto appostare dietro le tende della tua stanza. Arrestata la professoressa la polizia perquisì il suo appartamento rinvenendovi una ventina di fascicoli contenenti documenti relativi ad una ventina di matrimoni della «haute» cittadina e di alcune note personalità. Tutti questi documenti erano di carattere riservato e si riferivano ad altrettante pratiche di avvenuti annullamenti matrimoniali.

Proseguite le indagini per sapere come questi documenti fossero finiti nelle mani della signora G. T. la Polizia scoprì che essa era stata per molti anni collaboratrice di un noto monsignore, parroco di una importante parrocchia al centro di Roma, consulente della Sacra Romana Rota. Rinviata a giudizio per estorsione contro di lei Totò si è costituito parte civile.

L’attesa del pubblico è andata però ieri delusa perché la signora G. T. ha fatto pervenire un certificato medico nel quale si attesta che essa non è in condizione di lasciare il letto ed in conseguenza il Tribunale ha rinviato il processo al 3 febbraio 1956.

«L'Avanti», 24 dicembre 1955


Tentata estorsione ai danni di Totò

«Il Messaggero», 24 dicembre 1955


Condannata a otto mesi per estorsione a Totò

La professoressa Gemma Traginelli, che nell'estate scorsa tentò di estorcere ai danni di Totò cinquecentomila lire minacciando di dare alla stampa documenti relativi alla causa di annullamento matrimoniale tra il Principe Antonio de Curtis e la sua ex moglie, è stata condannata dal tribunale a 8 mesi di reclusione con il beneficio della sospensione condizionale della pena. Gemma Traginelli è una donna anziana, dimessa nel vestire, timida e impacciata, si è presentata ai giudici vestita completamente di nero, con una sciarpa nera sulla testa per difendersi dal freddo pungente. Il suo avversario occasionale, Il Principe Antonio de Curtis in arte Totò, ha preferito rimanere a casa e delegare i suoi avvocati e rappresentarlo davanti ai giudici anziana signora si è difesa affermando che non era sua intenzione di ricattare Totò, ma intendeva vendergli soltanto dei documenti.

«La Stampa», 3 febbraio 1956


Condannata a otto mesi la ricattatrice di Totò

Il PM aveva chiesto un anno e quattro mesi. La professoressa aveva chiesto all'attore un milione per un certificato di matrimonio

Davanti al tribunale di Roma si è concluso ieri con una condanna a 8 mesi il processo intentato dal popolare attore Totò contro una anziana professoressa che aveva tentato di ricattarlo. Come si ricorderà qualche tempo fa la professoressa Gemma Ambrogetti con il pretesto di vendere un quadro al principe attore gli prospettò un secondo affare: la cessione di alcuni documenti riguardanti l'annullamento del suo matrimonio, venuti casualmente in possesso della donna, per la somma di un milione. Il popolare attore denunziò la donna che è comparsa ieri davanti al tribunale ove ha tentato di scagionarsi affermando che la somma di un milione era stata da lei richiesta per la cessione del quadro, mentre i documenti in suo possesso avrebbero costituito un omaggio a Totò ad affare concluso.

Dopo la deposizione del cugino di Totò, Eduardo Clemente, che ha testimoniato sulle richieste cui era stato chiamato ad assistere dall'attore, e dell"antiquario Luciano Pelliccioni che ha dichiarato come il quadro non valesse nemmeno una parte del milione richiesto dalla donna. il P.M. ha svolto la sua requisitoria al termine della quale dimostrata la colpevolezza della donna ha chiesto la condanna a un anno e 4 mesi di reclusione per la Ambrogetti. Successivamente si è alzato a parlare l'avvocato di parte civile Eugenio De Simone il quale ha smontato la difesa della Ambrogetti dimostrando che in effetti si era trattato di un tentativo di ricatto; il Tribunale ha condannato la Ambrogetti ad otto mesi di reclusione col beneficio della non iscrizione e la sospensione condizionale della pena.

«L'Avanti», 4 febbraio 1956


Otto mesi alla professoressa che aveva tentato di ricattare Totò

Chiedeva mezzo milione di lire per la cessione di pretesi documenti riguardanti l'annullamento del matrimonio dell'attore

Roma 3 febbraio, notte.

La prof. Gemma Traginelli, che nell’estate dello scorso anno tentò di ricattare Totò, è stata condannata a otto mesi di reclusione, col beneficio della condizionale e della non iscrizione. Totò, tornato in questi giorni da Cortina, non ha assistito al processo. Il fatto, come s'è detto, risale all’agosto 1955; mese in cui la Traginelli costrinse un cugino dell’attore, Eduardo Clemente, a consegnarle la somma di 500 mila lire in cambio di alcuni documenti riguardanti la causa di annullamento di matrimonio tra il principe De Curtls e la sua ex-moglie, minacciando di cedere gli incartamenti a qualche periodico a rotocalco, se l’«affare» non si fosse concluso.

A quel tempo, Totò si trovava a Cannes; avvertito del tentativo di estorsione, tornò a Roma e avverti la polizia. Cosi, due funzionari si nascosero nell’appartamento dell'attore, assistendo al colloquio fra il Clemente e la Traginelli e alla consegna del mezzo milione in cambio delle carte. A questo punto, naturalmente, intervennero, sequestrando i denari e il pacchetto di documenti ed arrestarono la donna. Questa mattina la Traginelli si è presentata dinanzi al Tribunale. «Non volevo ricattare il principe De Curtis — ha dichiarato. — Ero stata la segretaria di mons. Pellizzola, canonico del Pantheon, Istruttore e consulente ecclesiastico in cause matrimoniali; e in tale veste ero venuta in possesso dei verbali dattiloscritti riguardanti l'annullamento del matrimonio di Totò e di altri personaggi ».

Pres.: Ma perchè vi rivolgeste al cugino di De Curtls?

Traginelli: In quell'epoca mi trovnvo in cattive condizioni finanziarie. Ero andata dal signor Clemente per vendergli un quadro di mia proprietà, e avevo colto l'occasione per portargli i documenti riguardanti Totò, temendo che potessero cadere in mano della stampa.

[...]

Il Tribunale, sentito li difensore che aveva chiesto un'assoluzione, almeno con formula dubitativa; ha condannato, come si è detto, l'imputata a otto mesi, con II doppio beneficio della condizionale e della non iscrizione.

A. Ge., «Corriere della Sera», 4 febbraio 1956


Condannata a otto mesi la ricattatrice di Totò

Il legale dell'attore, non intendendo infierire contro la professoressa Traginelli, aveva chiesto una lira di danni

Roma 3 febbraio.

Otto mesi di reclusione, con la concessione delle attenuanti generiche e del beneficio della sospensione della pena e della non iscrizione nel certificato penale, sono stati infitti, stamane, dal Tribunale alla prof.ssa Gemma Traginelli che, nell'estate scorsa, fu arrestata nell'appartamento romano del principe Antonio De Curtis, in arte Totò, mentre tentava un'estorsione di 500 mila lire. In quell'epoca, Totò si trovava a Cannes, e nella sua abitazione di Roma era rimasto il cugino Clemente Eduardo. Fu a quest'ultimo che la signora si rivolse per ottenere il denaro, minacciando di dare alla stampa alcuni documenti riguardanti una causa d'annullamento di matrimonio fra il principe e la sua ex moglie.

La professoressa affermò di essere venuta in possesso di queste compromettenti carte mentre era segretaria di monsignor Antonio Pellizzola, istruttore e consulente ecclesiastico in cause matrimoniali. Rinviata a giudizio sotto l’accusa di estorsione, la professoressa — una signora di oltre sessantanni — si è presentata stamane a piede libero dinanzi al giudici.

«Non fu un volgare ricatto il mio — ha detto l'imputata. — Trovandomi in una disperata situazione economica, pensai di rivolgermi al principe De Curtis per vendergli i documenti che lo riguardavano, insieme ad un quadro di cui ero costretta a privarmi ».

In luogo del principe De Curtis, impossibilitato ad intervenire al dibattimento, è stato chiamato a deporre il cugino Clemente Eduardo. «La prima proposta — egli ha detto — fu avanzata dalla professoressa Traglnelli per telefono. Io incaricai di occuparsi delle trattative il conte Luciano Pelliccioni, amico di De Curtis». Il conte Pelliccioni ha confermato tale circostanza, precisando di essersi incontrato due volte con l'imputata in un bar di piazza Colonna: prima di prendere in considerazione l'offerta di documenti della signora, egli volle esaminarli. La professoressa si limitò a mostrare la velina di uno di essi, facendo intendere che le altre carte erano in mano di una nipote, la quale era decisa a suscitare uno scandalo attraverso i giornali se non avesse ricevuto al più presto un'ingente somma.

L'avv. Eugenio De Simone, costituitosi parte civile nell'interesse dell'attore, non intendendo infierire contro la signora Traginelli, ha chiesto di liquidare i danni nella simbolica somma di una lira ed ha dichiarato di rinunciare alle spese di costituzione.

Il pubblico ministero ha riconosciuto che l'imputata fu spinta a un gesto di delinquenza, dopo una vita onorata, per bisogno di denaro, ed ha invocato quindi la degradazione del reato di estorsione In quello di tentata estorsione, con la concessione delle attenuanti generiche chiedendo la pena in un anno e quattro mesi di reclusione, oltre a 20 mila lire di multa.

«Il Paese», 4 febbraio 1956


Tentata estorsione ai danni di Totò

ROMA — Gemma Traginelli, la professoressa che tentò nell’estate scorsa di estorcere 500 mila lire al principe Antonio De Curtis, in arte « Totò », minacciando di dare alla stampa alcuni documenti riguardanti una sua causa di annullamento di matrimonio, è stata condannata dal Tribunale a 8 mesi di reclusione con la concessione delle attenuanti generiche e con il beneficio della condizionale e della non iscrizione. Oggi l'imputata si è discolpata dichiarando di non aver voluto compiere un ricatto, ma semplicemente procurarsi del danaro che le occorreva, mediante la vendita dei documenti e di un pregevole quadro, ai cui ha esibito la riproduzione fotografica.

Il P.M. ha chiesto per la professoressa un anno e 4 mesi di reclusione e 20.000 lire dì multa; il rappresentante di parte civile ha sostenuto l'affermazione della responsabilità dell’imputata pur rinunciando alle spese di costituzione e pretendendo il risarcimento simbolico dei danni da liquidarsi in una sola lira; il difensore si è battuto per la assoluzione con formula piena o quanto meno dubitativa della sua cliente.

«Il Popolo», 4 febbraio 1956


Condannata l'insegnante che voleva ricattare Totò

Una professoressa chiese mezzo milione al comico per non divulgare certi documenti - Otto mesi con la condizionale

Roma, 3 febbraio.

Ad 8 mesi di reclusione è stata condannata la professoressa Gemma Traginelli, che nell'estate scorsa tentò di estorcere mezzo milione di lire a Totò con il pretesto di non divulgare documenti relativi all'annullamento di matrimonio fra il principe Antonio De Curtis e la sua ex-moglie. Totò, questa volta ha preferito non assistere ai suo ennesimo successo giudiziario. «Non infieriamo — aveva suggerito l'attore al suo legate, avv. De Simone. — Noi dobbiamo ritenerci soddisfatti quando il Tribunale affermasse la responsabilità dell'imputata». Ed è stato per questo che nelle sue conclusioni l'avvocato De Simone, costituitosi parto civile nell'interesse del principe Antonio De Curtis, ha chiesto il risarcimento del danno nella simbolica somma di una lira e nulla per le spese di giudizio e onorari.

Gemma Traginelli è una vecchietta impacciata e confusa, professoressa in lettere. Per un certo periodo è stata la segretaria di mons. Antonio Pellizzola, istruttore ecclesiastico per le cause di annullamento matrimoniale presso il Tribunale della Sacra Rota. Nel luglio scorso la signora Traginelli telefonò a casa del principe De Curtis. Totò non era a Roma, e la professoressa spiegò al cugino deli'attore, Eduardo Clemente, che era in possesso di alcuni documenti piuttosto interessanti per il principe, ed aggiunse che li avrebbe ceduti volentieri per mezzo milione di lire, altrimenti li avrebbe passati ad un giornale. Venne avvertita la polizia e nel momento in cui il 21 luglio stava intascando la somma stabilita in casa di Totò, in viale Bruno Buozzi, la professoressa fu arrestata.

«Io non intendevo ricattare il principe De Curtis — ha spiegato ieri mattina la professoressa. — Era mia intenzione vendergli un quadro del '700 di grande valore. Nello stesso tempo volevo consegnargli quel documenti che, se pubblicati, potevano dar fastidio all'attore».

[...]

Infine si è passati alla discussione. Il P.M. ha chiesto la condanna dell'imputata ad 1 anno e 4 mesi di reclusione. Dopo l'arringa del difensore avv. Marotti, il Tribunale ha condannato Gemma Traginelli a 8 mesi con il beneficio della condizionale.

«Il Tempo», 4 febbraio 1956


Condannata a otto mesi per tentata estorsione a Totò

[...]

Totò si trovava a Cannes sul panfilo "Alcor" messo a sua disposizione da un suo ammiratore, quando il cugino per telefono informò di quanto era successo. Si pensò di avvertire la polizia e cosicchè quando la Traginelli si presentò a casa de Curtis per ricevere da cinquecentomila lire e richieste, fu arrestata dagli agenti che si erano nascosti nell'appartamento. Le furono sequestrate la somma che aveva ricevuta in quell'istante e le copie di alcuni documenti. In una perquisizione al suo domicilio vennero trovati circa 20 documenti riguardanti cause di annullamenti matrimoniali a persone assai note.

A sua discolpa La Traginelli dichiarò che, essendo stata segretaria di un consulente ecclesiastico in cause matrimoniali, era venuta in possesso dei verbali e dei dattiloscritti riguardanti la causa di annullamento del matrimonio di Totò, svoltasi nel 1939 aveva così pensato di offrire queste carte a Totò perché si trovava in cattive condizioni economiche. L'imputata e difesa dall'avvocato Marotti, mentre il principe De Curtis si è costituito parte civile con l'assistenza dell'avvocato Eugenio De Simone.

Delusa è stata ieri la curiosità del pubblico perché Totò non ha assistito al processo. L'imputata si è protestata innocente, ha subito dopo parlato il P.M. dott. Ferraiolo il quale ha chiesto la condanna della Fraginelli ad un anno e quattro mesi di reclusione. Dopo le arringhe dell'avvocato De Simone per la parte civile è dell'avvocato Marotti della difesa Il tribunale ha condannato la Traginelli per tentata corruzione ad otto mesi di reclusione con la condizionale e la non iscrizione sul casellario giudiziario. contro la condanna. È stato proposto appello dalla difesa.

«Il Messaggero», 4 febbraio 1956


Totò poliziotto non al cinema ma in Tribunle

Si celebra oggi la causa alla ricattatrice del popolare comico

Un'anziana insegnante romana, la professoressa sessantenne Gemma Traginelli, comparirà oggi dinanzi il tribunale della III sezione (presidente Milanese) per rispondere della grave accusa di estorsione tentata ai danni del signor Antonio de Curtis, il conosciutissimo e ammirato Totò. Con uno stratagemma un po' complicato ma indubbiamente ben congegnato, la Traginelli aveva fatto sapere ad un familiare di Totò (dato che questi si interessa ed acquista quadri d'autore) che era disposta a vendere un solo quadro per la somma di cinquecentomila lire. Oltre al quadro avrebbe consegnato a Totò alcuni documenti riguardanti il matrimonio contratto dal De Curtis con una signorina, nel 1939.

Questo documento, assieme ad altri dello stesso genere, era in possesso - affermava sempre la professoressa - di una sua nipote, Arianna, la quale poveretta, era inferma e bisognosa di costose cure mentre non aveva mezzi per intraprenderle. Totò, furbo di tre cotte, non appena gli riferirono le proposte della professoressa, si rese conto quale fosse il vero scopo di costei: preparò tutto a dovere e, mentre un suo familiare versava alla Traginelli la somma, sbucavano da dietro la tenda due agenti di polizia. La donna veniva colta sul fatto ed arrestata. In una perquisizione operata nella sua abitazione, vennero rinvenuti altri documenti riguardanti gli affari privati di altre cospicue personalità romane.

Come se li era procurati la Traginelli? Semplice: era stata segretaria di fiducia di un Monsignore, parroco del Pantheon, e nel corso di questa sua mansione, fiutando l’importanza di certi documenti, li aveva messi da parte sperando di poterne trarre qualche beneficio. Totò Si è costituito parte civile con l'assistenza dell'avvocato De Simone; la Traginelli e difesa dall'avvocato Marotti.

«Momento Sera», 4 febbraio 1956


Riferimenti e bibliografie:

Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:

  • La Stampa
  • Stampa Sera
  • Momento Sera
  • Il Messaggero
  • Corriere della Sera
  • L'Avanti
  • Il Tempo
  • Il Popolo
  • Il Paese
  • l'Unità