La cappella gentilizia della famiglia de Curtis

Cappella de Curtis

Perché, principe? Ha paura di morire?

No, di morire no. La morte è una cosa naturale e averne paura è da fessi. Io, la prima cosa che ho fatto quando ho guadagnato nu poco di soldi, è stato comprarmi una cappella a Napoli: per andarci ad abitare da morto. C’è già la tomba e sopra c’è incisa già la data di nascita e il nome. Il giorno della morte è in bianco. No, non mi importa morire. Mi importa, ecco, invecchiare. Quello proprio mi disturba, mi secca. Sapesse che dramma sentirsi giovani e poi guardarsi allo specchio, vedersi un volto pieno di rughe, una testa di capelli grigi... Gesù! Che schifezza! Cosa dice?! Maturità?! No, no, bella mia: lei non mi incanta coi discorsi sulla maturità. Io vorrei essere immaturo e aver 18 anni. Che dice?! Povertà?! No, no: io me ne infischio della povertà. Io vorrei essere povero e aver sedici anni. Macché sedici! Quindici. Tredici. Nove!

Antonio de Curtis (Intervista a Oriana Fallaci per il settimanale "L'Europeo", 1963)


Ormai per me il trapasso è 'na pazziella; è 'nu passaggio dal sonoro al muto. E quanno s'è stutata 'a lampetella significa ca ll'opera è fernuta e 'o primm'attore s'è ghiuto a cuccà.


La morte è una cosa naturale e averne paura è da fessi. Io, la prima cosa che ho fatto quando ho guadagnato 'nu poco di soldi, è stato comprarmi una cappella a Napoli: per andarci ad abitare da morto. C'è già la tomba e sopra c'è incisa già la data di nascita e il nome. Il giorno della morte è in bianco. No, non mi importa morire. Mi importa, ecco, invecchiare.


Io l'ultima dimora ce l'ho a Napoli. È sulla strada di Poggioreale, in un camposanto piccolo, isolato, il primo salendo: si chiama II Pianto. No, non è vicino al recinto degli uomini illustri, quello è nel cimitero nuovo; più su, quasi all'incrocio per Capodichino.


La cappella gentilizia della famiglia de Curtis si trova a Napoli al Cimitero di S.Maria del Pianto (detto anche Cimitero del Pianto)

Presso il Cimitero del Pianto, sulla collina di Poggioreale a Napoli, è il luogo in cui riposa Totò dal 17 aprile 1967. Nella cappella riposano anche i resti di Liliana Castagnola, del figlio di Antonio e Franca Faldini Massenzio, della nipote Diana Buffardi, e di Liliana de Curtis. Sulla tomba, fatta costruire dallo stesso Totò nel 1951, dovevano comparire per sua volontà soltanto il suo nome, Antonio de Curtis, e la data di nascita, 15 febbraio 1898. La tomba è meta di devoti appassionati della figura del grande comico che, equiparato ad una divinità celeste, è oggetto di fioretti, mazzi di fiori sempre freschi, biglietti con le più svariate richieste al pari del più famoso San Gennaro. Ma per il suo popolo, Totò oggi è diventato "San Totò"



A POGGIOREALE TOTÒ PER SÉ E PER I SUOI

La notizia si è sparsa in un baleno, è stato il custode del cimitero a divulgarla, rompendo la pace e la quiete della Città dei Morti. Totò in carne e ossa era disceso da una macchina lussuosa davanti al cancello principale e si era avviato mesto e pensieroso seguito dal alcuni familiari per i viali ombreggiati. La notizia era vera e i parenti più lontani di alcuni defunti, in visita più per dovere familiare che per intimo bisogno, hanno abbandonato le tombe dei loro cari per dare la caccia all'attore. E Totò era lì, vicino a una cappella in costruzione, osservando la solennità dei marmi. Non si trattava di un film. Il principe de Curtis, col passare degli anni, è diventato preveggente. Si è fatto costruire un loculo per sé e per i suoi e ha voluto visitare quella che un giorno sarà la sua dimora. All'uscita Totò è stato da noi avvicinato. La rivista? «Non formerò compagnia di rivista, almeno per quest'anno». E il cinema? «Quello sì, ci sono un bel po' di film in programma, anche troppi ... ». Come mai ha deciso di farsi costruire una tomba? «Capitemi, siamo o non siano uomini? E tra un paio di secoli, forse ...»

«Il Mattino», domenica 23 ottobre 1950


Totò ha scelto la sua tomba nel Cimitero di Poggioreale

Coloro che hanno assistito al sopralluogo pensavano si trattasse di una ripresa cinematografica

NAPOLI, 23. - Ieri Totò, il noto attore comico, attualmente in riposo a Napoli, ha fatto una visita al cimitero di Poggioreaie accompagnato dai suoi familiari. Scopo della visita era quello di scegliere un loculo per sé e per i suoi; ma la visita di Totò al pio luogo dal molti presenti è stata interpretata come una «ripresa» cinematografica. Il sopraluogo è stato soddisfacente per l’attore, che non ha mancato di dare le sue disposizioni agli operai che erano sul posto. In tal modo egli ha fatto un poco da regista intorno a un loculo che tra cento anni, come gli auguriamo di tutto cuore, lo accoglierà dopo aver divertito centinaia di migliaia di spettatori con le sue interpretazioni. All uscita dal cimitero abbiamo chiesto a Totò se egli formerà una compagnia : ed egli ci ha detto di no. Lavorerà invece moltissimo per il cinema.

«Il Messaggero», 24 ottobre 1950


1950 11 29 Film d Oggi Toto cerca casa intro

Napoli novembre

E’ ospite della nostra città Totò. Ma Totò non è venuto nella sua città per girare. L'ultima - umanissima - del principe De Curtis ce l'ha raccontata un custode del cimitero di Poggioreale. «Non bastava il re» ha cominciato a dire. «Adesso c'è anche il principe di Poggioreale». Poggioreale. Un macchinone tipo ministeriale si è fermato l'altro giorno al cancello grande del Camposanto. Austero, quasi macabro, ne è disceso Totò, in carne e ossa. Mesto e pensieroso, seguito dai familiari, si è avviato verso un duplice filare di cipressi, verso quel posto che sarà domani - corna! - la sua ultima dimora; una marmorea cappella in costruzione. La notizia si è sparsa in un battibaleno fra vivi e… morti (Totò è capace di farli resuscitare?), i cui parenti (quelli dei” cari” defunti), in visita alle loro tombe, le hanno sull'istante abbandonate per accorrere ad ammirare il comicissimo.

Coloro che l'hanno visto, però, non hanno riso questa volta. L'ingresso al cimitero è gratuito. E quando non si paga il biglietto non c'è divertimento. Infatti non si trattava di un “Totò Tarzan” o di un “Totò cerca moglie”, bensì di una versione realistica nonché preveggente di Totò cerca casa (nell'aldilà) e un loculo per sé e per i suoi.

Mentre il principe l'osservava da tutte le parti, facendo più strani scongiuri, non è mancato il solito spifferatore di commenti ad oltranza. Costui, nel passare tra una croce e l'altra, ha bisbigliato: «Stavolta, guarda un po', Totò cerca tomba». Siamo certi che se l'attore avesse udito, nonostante la gravità del momento gli avrebbe risposto: «E lei? Lei cerca rogna?»

Intervistato infine da un giovane becchino, Totò ha dichiarato, con voce cavernosa, sulla bocca di un immaginario microfono: «Qua, sarò contento di arrivare ultimo. Che farò quest'anno? Niente riviste: soltanto film». (soltanto?)

«E riguardo alla sua tomba che mi dice?»

«Pensi alla sua» ha risposto Totò al becchino. «Ma non se la prenda, sono quisquilie, bazzecole, pinzellacchere. Inoltre, siamo o non siamo uomini di mondo?»

 «Film d'oggi», 29 novembre 1950


INTERPRETARE UNA GENTE

Tre veri napoletani a Napoli

Brevi incontri con due protagonisti della vita partenopea: Eduardo De Filippo e De Sica - Silenziosi e chiusi con un velo di pudore e di riserbo • Il principesco arrivo di Totò nel quartiere dove è nato • La sua tomba col medaglione in marmo e cinque righe di titoli nobiliari - Errori dei luoghi comuni

(Dal nostro inviato speciale) Napoli, aprile.

Alcuni napoletani fanno i permalosi di fronte a due loro concittadini, che tutti conoscono. Incontro Eduardo De Filippo e mi racconta, con quei suoi modi tanto timidi e calmi, che sembrano d’un uomo addolorato: «Ho ricostruito dalle fondamenta un teatro, per tenerlo in vita lavoro giorno e notte. Vi recito commedie napoletane, eppure molti mi criticano senza capire o, meglio, senza voler capire ». In altra occasione incontro Vittorio De Sica e mi racconta, con quei suoi modi tanto pieni di riserbo e di grazia, che sembrano l'immediata espressione del pudore: « Ieri, in una strada di Napoli, giravo una scena del mio nuovo film. Un ignoto si à messo ad inveire contro di me. Vedeva alcuni ragazzini al seguito d'un funerale e brontolava insultandomi».

I napoletani hanno un loro carattere, che tutti ritengono persino troppo presto riconoscibile. Aneddoti, amplificazioni letterarie e nude verità vicine alla cronaca quotidiana, ce lo fanno vivo davanti agli occhi della immaginazione; ma adesso bisogna scegliere e dire se veri napoletani sono gli uomini come De Filippo o De Sica oppure coloro che li criticano. Sono del parere che i due, citati per nome, sono quelli veri, mentre gli altri sono piccoli snob in vena di darsi delle arie, ma le sorprese non sono finite. Infatti De Filippo e De Sica, che interpretano il mondo napoletano dandogli fisionomia e voce, raccontandolo agli altri con grandi risultati di emozione e di verità, non partecipano nemmeno in minima parte all'immngine retorica che noi abbiamo dei loro concittadini. [...]

La settimana scorsa l'Eduardo del teatro ed il Vittorio del cinema dovevano lavorare insieme. Uno come attore e l’altro come regista si trovavano di fronte per realizzare un episodio dell’Oro di Napoli, un film che sarà pronto fra un paio di mesi. I primi due giorni vennero sprecati senza combinare nulla di buono e nessuno potrebbe immaginare la vera ragione di questa inoperosità. Il reciproco imbarazzo nasceva dal fatto che entrambi, senza dirselo, si sentivano intimiditi: da una parte lo era Eduardo avendo a che fare con il grande regista De Sica, e dall’altra lo era anche De Sica avendo a che fare con il grande attore Eduardo. Sembravano due ragazzini bene educati, sensibili, estremamente preoccupati di non offendere il compagno con una parola sbagliata, con un gesto fuori posto, con un tono non giusto della voce. Ci vollero dunque due giorni per trovare la possibilità di mettersi tranquilli l'uno di fronte all’altro e di lavorare insieme con reciproca soddisfazione. Ed un episodio nel quale è facile intrevvedere la vera natura del carattere napoletano; e non rientra in quel facile quadro di maniera, che si é soliti dipingere con i colori dell'esuberanza, della comunicativa, della allegria e delta spensieratezza. [...]

In un’altra occasione mi trovava con De Sica in trattoria. Si mangiava quasi in silenzio. Poi entrarono due suonatori, cominciarono la loro esibizione, che non mi parve molto gradita al mio commensale, ma ad ogni modo egli tacque del tutto. Pareva lo facesse con un certo impegno suggerito forse dall’educazione, forse dalla cortesia verso quei due sciagurati che ci offrivano mediocre musica napoletana; ma ugualmente non capivo perchè sul suo viso a poco a poco calasse un velo di tristezza. Ed infatti quel che più sembrerà strano doveva accadere dopo. Quando quei due cessarono di suonare, davvero immediatamente, De Sica si chinò verso di me e prese a parlare d’un nostro comune amico morto da pochi mesi. Allora una cosa mi parve chiara: egli, durante quel modesto concerto. av& ivi avuto pensieri di morte, che poi lo avevano naturalmente spinto tt ricordare Vomico scomparso.

Davanti a simili scoperte pensavo di aver a che fare con due napoletani eccezionali, che mandavano all’aria molti luoghi comuni. Una volta soltanto mi illusi di rientrare nella normalità. Con grande piacere pochi giorni fa vidi l'arrivo del principe De Curtis. che tutti conoscono come Totò, nel quartiere dov’è nato. La folla lo aspettava; don Pasquale Cènnamo, un guappo elegante come un diplomatico, autorevole come un arcivescovo aprì lo sportello e Totò discese adagio e sorridente. « E’ nobile, è buono, è caritatevole» mi diceva un segretario di don Pasquale; ed intanto vedevo che i più fortunati volevano baciare la mano di Totò, ma egli si sottraeva a quell’omaggio. Il segretario di don Pasquale aggiunse; « E’ anche democratico».

Credevo d’avere finalmente trovato un napoletano come retoricamente se lo immaginano i piemontesi od i lombardi. Ma fu una scoperta di poca durata. Subito mi raccontarono che al cimitero di Napoli il principe Totò si é già preparata la tomba, già ha messo un medaglione di marmo che mostra il suo volto, già la scritta è pronta, lunga cinque righe per farci stare tutti i titoli nobiliari; ed in bianco c’è soltanto il posto dell’utlima data. Così questi napoletani cominciarono a darmi un senso di inquietudine.

Enrico Emanuelli «La Stampa», 25 aprile 1954


 


Galleria fotografica


Attualmente nella cappella riposano Antonio de Curtis, Liliana Castagnola (la donna che per amore di Totò si tolse la vita nel 1930), Diana Bandini Rogliani (la moglie di Antonio de Curtis), Massenzio de Curtis (il bimbo nato e morto il 12 ottobre 1954), nato dalla relazione con Franca Faldini, Anna Clemente e Giuseppe de Curtis (i genitori di Totò), Federico e Vincenzo Clemente (fratelli di Anna e zii di Totò) e Liliana de Curtis, scomparsa il 3 giugno 2022. 

logo.Lapide di Diana Rogliani nella Cappella De Curtis


Nel 2002 fu apposta una lapide con incisa la famosa poesia di Totò "'A livella". L'iniziativa fu curata e realizzata da Domenico Striano, direttore del cimitero di Santa Maria al Pianto. Presente alla cerimonia d'inaugurazione la figlia del grande comico, Liliana de Curtis.

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Riferimenti e bibliografie:

  • Le immagini della cappella gentilizia in costruzione (b/n 1951) e del marmo commemorativo di Diana Rogliani, sono di proprietà della famiglia Clemente.