La casa del Principe de Curtis

Totò casa


Di casa in casa, la "romanità" principesca del Genio Totò

Il napoletano Antonio de Curtis fece della Capitale il suo quartier generale.

Napoletano per nascita, radici e animo, infatti, Totò si fece anche romano per elezione. «La napoletanità di Totò non si mette in discussione - dice Alessandro Nicosia, organizzatore della mostra, che cura insieme a Vincenzo Mollica - però è Roma la città dove risiede per oltre quarant'anni e il suo quartier generale. Ed è proprio a Roma, che, guardando le sue diverse abitazioni, si vede l’escalation professionale, ovviamente misurabile pure in termini economici, Totò è Napoli, ma a Roma c’è il principe De Curtis».

La sua vita capitolina, inizia, giovanissimo, in via Villafranca, zona Castro Pretorio: i genitori dormono in un camera, lui, con una brandina, in corridoio. È il tempo delle prime comparsate e degli scarsi guadagni. Quando la situazione migliora si trasferisce all’hotel Ginevra, in via della Vite. «Qui, il 10 maggio 1933, nasce sua figlia Liliana - racconta Nicosia - Totò quella sera era a teatro, doveva andare in scena all’Eliseo. Quando gli giunge la notizia che la compagna Diana ha partorito, chiede al pubblico se può ritardare l’inizio dello spettacolo per andare a conoscere la bimba. La sala acconsente e quando torna, poco dopo, lo accoglie con una standing ovation». Insieme un anno dopo, si trasferisce a Prati, in via Tibullo 10. Nel 1935, sposa Diana Bandini Lucchesini Rogliani a San Lorenzo in Lucina: alla cerimonia pochi amici e Liliana, vestita a festa, in braccio alla governante.

I TRASLOCHI

Passano gli anni e Totò continua a cambiare zona e casa, alla ricerca forse dell’abitazione perfetta. Sempre più bella e grande. Qualche anno dopo otterrà l’annullamento delle nozze e si trasferirà con i suoi genitori, Diana, con cui comunque vivrà fino al 1950, e la figlia in viale Parioli 41. «È la zona che predilige della città e a questa abitazione, dove morirà suo padre, rimarrà legato tutta la vita». Nel 1952 ha una nuova compagna, Franca Faldini, e un nuovo indirizzo. Si trasferisce in viale Bruno Buozzi, prima al piano nobile della cosiddetta palazzina II Girasole, opera di Luigi Moretti, poi al civico 98, in un appartamento di 500 metri quadri dove vivono anche staff e servitù. Una residenza principesca, all’altezza della fama conquistata. «Quando il fisco gli chiede 400 milioni di lire di arretrati, va in affitto in una casa di proprietà dei genitori della Faldini, in via Monti Parioli 4».

Il forte legame con Roma è fatto pure di strade e locali, dalla Rupe Tarpea, in centro, dove trascorse molte serate, fino all’amato giardino zoologico, oggi Bioparco. Senza dimenticare le vacanze a Santa Marinella. Infine, Sant’Eugenio e quel bagno di folla, che non sarà l’ultimo. A Napoli lo attenderanno altri due funerali, uno perfino a bara vuota, per dare a ogni ammiratore il modo di piangere il “suo” Totò.

Valeria Arnaldi, «Il Messaggero», 16 ottobre 2017


La casa di Roma in Via Monti Parioli, 4

La Roma post bellica e della rinascita: appartengono a quest’ultima la storia di una palazzina che sorge in Viale Bruno Buozzi, nel quartiere dei Parioli, a nord di villa Borghese. Posizionandosi di fronte, all’altezza dell’incrocio con via Michele Mercati, è possibile contemplarla in tutta la sua interezza. Ha il nome di un fiore “Il Girasole” ed è un edificio che raccoglie molte storie, a partire dalla sua. La progetta Luigi Moretti architetto eclettico, multiforme e sfuggente ad ogni rigido incasellamento.

Franca Faldini è la compagna con la quale Totò dividerà per il resto della vita la casa del Girasole. “La base della mia vita è la casa – confidò nel 1963 in una famosa intervista rilasciata ad Oriana Fallaci – per me, è una fortezza, quasi una persona. Quando vi entro la saluto sempre come una persona: «Buonasera, casa»”.



Quando il 15 marzo 1952 convoca i giornalisti nel suo appartamento per comunicare il fidanzamento ufficiale con Franca di fronte agli occhi dei cronisti si palesa una sfilata di tre stanze (sala d’ingresso, salone di rappresentanza e sala da pranzo aperte una sull’altra e senza porte di comunicazione) che accarezza l’andamento curvilineo del muro a sud della palazzina per tutta la lunghezza del piano. Le immense vetrate sono protette da tendaggi in velluto rosso. Lo stile Luigi XV emerge impetuoso da due consolle veneziane e un orologio in bronzo. Su alcune porte emerge l’aquila bicipite bronzea, lo stemma nobiliare del padrone di casa. Nessuna traccia di ordinarietà: i termosifoni sono nascosti da plance d’ottone traforato. I più curiosi, sbirciando oltre, rimangono turbati da uno strano vestibolo rivestito completamente di specchi, ritrovandosi all’improvviso riprodotti in cento figure. Anche se è immenso gran parte del suo tempo lo passa a letto (dal quale si alza di regola verso mezzogiorno) in una settecentesca camera in stile veneziano, circondato da due comodini bombati, una grossa stufa elettrica, una macchina da scrivere e l’immancabile apparecchio telefonico verde (il fitto traffico è disimpegnato da un centralino collegato ai sette apparecchi collocati nelle varie stanze). Oltre alla compagna, nell’appartamento vi abitano il cugino segretario Eduardo Clemente, tre persone di servizio e un cane lupo. Non è necessario ricorrere a lui per difendersi dagli ammiratori: bisogna prima superare lo sbarramento della portineria, del segretario e del personale di servizio. Anche Rossellini, condomino del "Girasole", in quella casa ha l’abitudine di passare molto tempo sotto le coperte: a letto, infatti, lavora e riceve i suoi ospiti.


La casa di Roma in Viale Bruno Buozzi, 98

1954 Antonio De Curtis 016 L

1955 Antonio De Curtis 098 L

1951 Antonio De Curtis 138 L

Antonio de Curtis Griffo Focas Comneno Gagliardi, principe di Bisanzio, in arte Totò, abita da circa due anni in un appartamento di dieci stanze, al piano nobile di una ridente palazzina bianca, in viale Buozzi, nel quartiere Parioli. Totò vive solo, con il segretario che è un suo cugino, tre persone di servizio e un cane lupo. Il fitto traffico telefonico è disimpegnato da un centralino e da sette apparecchi collocati nelle varie stanze. Nelle camere vi sono mobili del '700 e dell' '800; quando gli capita l’occasione l’attore ne acquista di nuovi ed elimina quelli che gli sono venuti a noia. Qui Totò è nell’anticamera, alla cui parete è addossato un lungo armadio in rovere suddiviso in dieci elementi: sugli sportelli sono riprodotti gli stemmi di famiglia.


In questo salottino sono contenuti alcuni degli attestati nobiliari di Totò. Sopra il caminetto si vede la pergamena con lo stemma dei de Curtis e un'antica dicitura. Sul caminetto, in legno intagliato, sono collocate due antichissime lampade a petrolio appartenenti alla famiglia de Curtis.


Un altro angolo dello stesso salottino: Totò siede su un divano di cuoio marrone scuro con spalliera trapuntata. Sopra il divano è appesa una marina veneziana, dipinta alla fine del '700. Nella stessa stanza, in basse biblioteche sotto le finestre, sono custoditi numerosi volumi di araldica.

Totò gioca con il suo cane lupo lungo il corridoio che porta dalla sala da pranzo alle camere da letto. Si vedono il pavimento in marmo, stampe romane dell' '800 alle pareti e una colonnina in marino rosso con anfora. Totò risiede a Roma da cinque anni: finora ha già cambiato tre appartamenti.

Totò e la figlia in un angolo della sala da pranzo; il divano e la poltrona sono in velluto rosso. Il pavimento è in maiolica. In fondo si vede il salone di rappresentanza e più in fondo ancora la sala d’ingresso. Nella fotografìa, a destra, si vede un carrello con un servizio inglese da tè, in argento, dell' '800. La parte più caratteristica dell'appartamento di Totò è costituita dalla sfilata di tre stanze — sala d’ingresso, salone di rappresentanza e sala da pranzo — aperte una sull’altra, senza porte di comunicazione; la sfilata segue l’andamento curvilineo del muro a sud della palazzina per tutta la lunghezza del piano. Grandi finestre a rettangolo, protette da tendaggi in velluto rosso, danno luce a queste stanze che formano una specie di galleria. Su alcune porte Totò, notoriamente orgoglioso delle sue origini nobiliari, ha voluto che fosse collocato lo stemma della sua famiglia, in bronzo: un’aquila bicipite.

Totò e la figlia Liliana (moglie dell’ing. Buffardi e residente nello stesso viale Buozzi) in un angolo del salone, davanti a una delle due consolles veneziane in stile Luigi XV. L’orologio è un Luigi XV francese in bronzo. Il termosifone, a destra, è nascosto da una plancia d’ottone traforato.

Totò e la figlia nella sala da pranzo, in legno intagliato d’ispirazione rinascimentale. Lampadario di Murano, soffitto decorato con festoni di fiori, alla napoletana. Totò pranza spesso con la figlia e il genero e siede sul lato lungo del tavolo, mai a capotavola. È un inquilino tranquillo.

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Due altre immagini dell’appartamento di Totò. A sinistra: la camera da letto nello stile del '700 veneziano, con due comodini bombati di valore e l’apparecchio telefonico verde per intonarsi all'ambiente. A destra: un angolo della sala da pranzo, con il lampadario di Murano, il soffitto decorato a fiori e le ampie vetrate. Totò si rifugia volentieri nella camera da letto, dove ha una grossa stufa elettrica e, su un tavolino, la macchina da scrivere. Totò si alza di regola verso mezzogiorno: la sua toletta è lunghissima. Spesso, mentre si rade, compone le sue canzoni e ne annota le parole sul pacchetto delle sigarette. Poi corre al pianoforte, cerca il motivo sulla tastiera con un solo dito e lo registra immediatamente su un apposito apparecchio per non dimenticarselo. Totò si difende dagli ammiratori: per arrivare a lui bisogna superare lo sbarramento della portineria, del segretario e del personale di servizio.


Riferimenti e bibliografie:

  • theblog.it
  • «Oggi», n.6, 11 febbraio 1951
  • Valeria Arnaldi, Il Messaggero, 16 ottobre 2017