La paura numero uno di Totò
Don Matteo Generoso e la sindrome da terza guerra mondiale
Introduzione: un cambio di scena, ma non di ossessione
Cinque anni dopo aver raccontato una Napoli devastata dalle conseguenze della guerra vera (quella che si sente anche sotto i denti, come la sabbia del pane nero di contrabbando), Eduardo De Filippo cambia prospettiva. Basta scavare sulle macerie; adesso ci si preoccupa per quelle che potrebbero ancora venire. La guerra non è più quella che hai visto, subìto, pianto: è la guerra che temi. E, come sempre, la paura del futuro è spesso più paralizzante della tragedia reale del passato.
Nel bel mezzo dell'euforia ipocrita del messaggio papale di fratellanza e dell'Anno Santo, mentre i quotidiani titolano a caratteri cubitali sulla Guerra Fredda e sui botti atomici che forse, forse no, forse sì, forse boh, Eduardo capisce che la nuova battaglia dell'uomo contemporaneo non si combatte sul campo, ma nella testa.
Protagonista: l'eroe codardo che vive nell'ossessione
Entra in scena don Matteo Generoso, che di generoso ha solo la capacità di distribuire ansia e paure a pioggia. È un piccolo borghese, il classico ometto di mezza età che si sveglia ogni mattina già terrorizzato e si addormenta (male) aggiornando il bollettino delle disgrazie. Ogni titolo di giornale lo convince che la Terza Guerra Mondiale è dietro l'angolo, magari nascosta dietro la porta del bagno.
Questo terrore cronico lo porta a congelare la vita: vieta alla figlia Evelina di sposarsi, come se il matrimonio fosse il primo bersaglio dei missili, e praticamente riduce casa sua a un bunker emotivo, dove non si progetta, non si sogna, non si vive.
La terapia d'urto: una guerra immaginaria
Ma ecco l'illuminazione: un parente (geniale e vagamente sadico) decide di curarlo con una dose massiccia di... realtà alternativa. Trucca la radio e trasmette finti comunicati: la guerra è scoppiata, sì signori! Ma, sorpresa: tutti contro tutti, centosessanta dichiarazioni di guerra, roba che nemmeno in una rissa da bar il sabato sera.
Eppure, qualcosa non torna: la vita continua uguale. Nessun bombardamento, nessun blackout, nessuna corsa ai rifugi. Morale della favola? Guerra moderna = pace moderna. Ossia: viviamo già immersi nel disastro, solo che abbiamo imparato a chiamarlo "normalità". Cheers!
Rinascita improvvisa: dalla paranoia al superattivismo
Liberato dall'ossessione (almeno finché non sentirà parlare di virus o cambiamenti climatici, si suppone), don Matteo si trasforma: si butta a capofitto in mille attività. È come se volesse recuperare il tempo perduto, in una frenesia da "ora o mai più". Se avesse avuto Instagram, ci avrebbe probabilmente aperto un profilo di life-coach motivazionale.
Il contrappasso: tocca a donna Luisa impazzire
Ma non c'è commedia eduardiana senza un perfetto gioco di specchi. Così mentre Matteo si riprende, la paranoia si trasferisce dall'altra parte della barricata: tocca ora a donna Luisa, madre del fidanzato di Evelina, esplodere in una crisi isterica alla sola idea che il figlio possa essere richiamato sotto le armi.
La soluzione? Tipica genialità partenopea: murarlo vivo in casa, come un novello Edgar Allan Poe partenopeo. Fingendo disperazione davanti agli altri ("Ohimè, è scomparso!") e coccolandosi il figlio segretamente, stile Rapunzel versione mamma napoletana.
Spoiler: dopo quindici giorni di prigionia, il ragazzo evade (e meno male che il genio era la madre). Segue riconciliazione tra le famiglie e, finalmente, le nozze tra i due innamorati. E vissero tutti felici e contenti, o almeno finché il telegiornale non parlò del prossimo rischio globale.
Dal teatro al cinema: il progetto mai nato
Naturalmente, Eduardo aveva capito che questo soggetto era oro puro, così da "La paura numero uno" tira fuori anche una sceneggiatura cinematografica. Immaginate: Totò nel ruolo di un uomo che si spaventa per tutto, mentre il mondo gli crolla (o non gli crolla) addosso. Un capolavoro annunciato. Lo stesso Eduardo ebbe a dire: «A fine mese tornerò a Roma per girare La paura numero uno, interpretazione di Totò. Certo ne avrò fino a Natale, quando riunirò la compagnia al teatro Eliseo». Il 20 ottobre 1951 era previsto il primo ciak, la produzione parte con tanto di collaboratori illustri come Antonio Ghirelli e Luigi De Filippo. Accanto a Totò forse (e dico forse) avrebbe dovuto esserci anche Peppino De Filippo. Sì, la coppia d'oro della comicità italiana pronta a recitare in un film tra la farsa e la tragedia moderna.
E poi? Fine dei sogni:
Il governo democristiano (quello dell’Italia bacchettona, rigida, terrorizzata dalla satira che graffia e dalle verità troppo vere) mise il veto. Con pressioni più o meno esplicite, il progetto venne bloccato. "Troppa critica sociale, troppo disfattismo, troppo Eduardo!" Insomma: meglio una nazione impaurita e anestetizzata, che una platea di spettatori svegliata a schiaffoni teatrali.
Conclusione: una commedia più vera della realtà
"La paura numero uno" resta una delle opere più intelligenti di Eduardo, che capisce prima di tutti che il vero problema della modernità non sono le bombe, ma il terrore che ci mettiamo addosso da soli, anche quando fuori non piove. Un ritratto profetico di un mondo che vive paralizzato davanti a minacce reali e inventate, e che, paradossalmente, proprio per paura smette di vivere.
Un'opera che ci dice, senza mezzi termini: "Il peggio non è che scoppi la guerra. Il peggio è che, per paura che scoppi, ci facciamo scoppiare il cervello."
[...] Poi mi racconta qualcuno dei suoi progetti di cinema: dovrebbe fare, sembra, tanto Questi fantasmi! che Filumena Marturano, in film, ma sono progetti non immediati; altri invece trarranno dalla sua commedia La paura numero uno, un film, con Totò protagonista. La cosa non lo rende molto felice, ma lui ha la sua commedia nuova da scrivere.
«Questo qui — dice alludendo a un personaggio della sua commedia nuova, un tipo di professore mezzo scimunito, che tutti trattano come guaglione», questo qui è un tipo che mi viene bene assai ». E ride piano, mettendosi a leggere a bassa voce tutta la didascalia che disegna il personaggio.
"I giorni pari e quelli dispari" intervista a Eduardo De Filippo, «L'Unità», 24 marzo 1951
EDUARDO E TOTO’
Il film «La paura numero uno» che sarà diretto da Eduardo De Filippo ed interpretato da Totò, è ora in fase di sceneggiatura, a cura di Luigi De Filippo, Antonio Ghirelli, ed altri. La lavorazione del film, che è prodotto dalla Golden Film in compartecipazione con l'Humanitas Film, inizierà il 20 ottobre. Accanto a Totò comparirà forse Poppino De Filippo, insieme ad altri attori del cinema e del teatro italiano.
«Il Piccolo di Trieste», 2 ottobre 1951
A COLLOQUIO CON L'AUTORE DI "NAPOLI MILIONARIA"
Totò sarà l'interprete della "Paura" di Eduardo
Roma, 29 ottobre
Si parla molto di Eduardo De Filippo, in questo momento. Se ne parla parecchio tra gli affezionati del teatro. «Eduardo e Titina hanno fatto la pace con Peppino», si dice. Le trattative erano state segrete evidentemente, e non se ne era parlalo sui giornali. Ora i tre fratelli sono di nuovo insieme, e chi ci guadagna è il pubblico. Ma si parla molto di Eduardo, anche per quel che riguarda il cinema. L’anno scorso il grande autore teatrale condusse a termine la sua prima impegnativa opera cinematografica. E ne venne fuori quella discussa e vivace "Napoli milionaria" che costituisce una delle opere più importanti del recente cinema italiano. Poi sulle riviste specializzate di cinema cominciarono ad apparire i più contraddittori annunci: «Eduardo sta per realizzare Questi fantasmi». « E’ imminente l’inizio della lavorazione di Filumena Marturano», E poi «Filumena Marturano è terminata». « Eduardo e Titina faranno il berretto a sonagli di Pirandello». « Eduardo e Titina faranno una edizione moderna della Traviata»... e ancora notizie e notizie.
Per questo abbiamo voluto avvicinare Eduardo. E lo abbiamo raggiunto nella sala di uno stabilimento di doppiaggio dove, con Titina, stava doppiando appunto Filumena Marturano. Ecco dunque una notizia solida e inequivocabile: Filumcna Marturano è ormai interamente girata, e manca soltanto della colonna sonora.
Eduardo si mostra stanco. Questa sua seconda opera cinematografica i stata evidentemente causa di fatiche. Ma l'importante è che il regista sia soddisfatto del suo lavoro.
«Ne sono molto soddisfatto» dice, e, rispondendo a un'altra nostra domanda: «I problemi che mi poneva Fllumeno Marturano erano diversi da quelli di Napoli milionaria, in quel film la storia originale era stata diluita nella storia di Napoli attraverso dieci anni, con cambiamenti sensibili. Filumena invece ha una costruzione precisa, più raccolta, che non si prestava a sensibili modificazioni. Inoltre è cambiato soprattutto l'ambiente rispetto a Napoli milionaria. In Napoli milionaria vi erano i quartieri poveri, e bnssi, la gente dei quartieri popolari. Qui vi è invece una Napoli borghese, ricca, quella in cui Filumena si viene a trovare per la sua unione con Domenico Soriano».
Noi pensiamo che il cinema, con le sue capacità di contrasto, abbia potuto accentuare la polemica di Filumena contro l'ambiente in cui vive e che è rappresentato dalla famiglia Soriano, Eduardo ci conferma questo approfondimento, e Titilla interviene, rispondendoci su questo suo nuovo contatto con il cinema:
«Ho interpretato centinaia di volte a teatro il personaggio di Filumena. Mi sembra che il cinema abbia offerto delle possibilità nuove: una indagine psicologica più precisa. Credo che il film porrà in evidenza una serie di sfumature che necessariamente non si notano a teatro».
Da Filumena passiamo ad altro. I progetti per l'avvenire? Eduardo ci parla immediatamente del lavoro che sfa facendo per realizzare «La paura numero 1». Tutti ricordano il successo del lavoro teatrale omonimo, una impressionante commedia sulla psicologia di un uomo che vede accentuarsi attorno a sé il periodo di guerra e cerca disperatamente di difendersi. Eduardo attore, ci dava, nella Paura, una delle sue più belle e drammatiche Interpretazioni. Ma non In vedremo nella riduzione cinematografica.
«Di questo film sarò soltanto regista».
«E' l’interprete?».
«Totò».
Questa si che è una sorpresa. Piacevole sorpresa, s'Intende. L'Incontro cinematografico tra Eduardo De Filippo e Totò, il noto comico napoletano, è stato già fruttifero al massimo: in Napoli milionaria Eduardo aveva sdoppiato il personaggio teatrale, affidando a Totò una parte non di protagonista. In quella parte Totò avera mostrato che le sue grandi possibilità di attore in cui critici e pubblico credono fermamente non erano una vana speranza. Totò offriva una interpretazione addirittura chapliniana del suo breve personaggio: efficacissima, di eccezionale misura, sensibile ad ogni variazione psicologica. Diretto da Eduardo, Totò aveva fatto comprendere che la sua strada non era quella del film comici dozzinali e stucchevoli: questa sua comparsa nella parte di protagonista di un film d’impegno quale è La paura numero 1 fa sperare che egli voglia seguire questa strada.
«L’aver affidato la parte di protagonista a Totò significa una accentuazione del carattere grottesco del personaggio?».
Eduardo ci risponde che questo avverrà in misura minima. Egli ha intenzione di realizzare un film fedele allo spirito dell’opera teatrale.
«Altri progetti?».
«Ce ne è uno a breve scadenza. Un progetto molto impegnativo. al quale darò vita tra pochi giorni. Dirigerò e interpreterò uno degli episodi del film I sette peccati capitali».
Anche questo è un film di cui si parla da un certo tempo. E’ nato da una produzione italo-francese ed è realizzato da un gruppo di registi italiani e francesi. In Francia sono Allegret. Noel Noel ed altri, tra cui Cayatte. In Italia è Rossellini, che ha terminato il suo episodio ed Eduardo.
«Io mi occupo dell’avarizia e dell’ira: per questo ho scolto una novella di Maupassant, Tonio».
«Ambientata in Francia?».
«Naturalmente no. Ho preso quel tanto di universale che vi è nella novella, ed ho trasferito l'nzlono in un paese del Salernitano».
E infine, torniamo a parlare del teatro. Come ogni anno Eduardo tornerà all'Elisco, a recitare le sue vecchie commedie.
«Ci sarà una novità?».
«Si. Sto preparando una commedia»
Noti ci dice altro. Soltanto il titolo. Mia famiglia, e soggiunge:
«Potrebbe venirne un bel film. Un film da cui trarre poi la commedia. Hanno detto che il mio primo film era inferiore alla commedia. In questo caso direbbero che la commedia è inferiore al film ».
E con questa maliziosa freccia del parto contro i suoi critici, Eduardo chiude l'intervista.
Tommaso Chiaretti, «L'Unità», 30 ottobre 1951
Riferimenti e bibliografie:
- "Vita di Eduardo" - (Maurizio Giammusso) - Ed. Elleu, 2004
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- "I giorni pari e quelli dispari" intervista a Eduardo De Filippo, «L'Unità», 24 marzo 1951
- «Il Piccolo di Trieste», 2 ottobre 1951
- Tommaso Chiaretti, «L'Unità», 30 ottobre 1951