LO SPETTACOLO PER I FERITI DI GUERRA
Nei primi giorni del mese di giugno del 1942, il regime fascista, con la collaborazione del quotidiano "La Stampa" di Torino, organizzò uno spettacolo di beneficenza a favore dei feriti e mutilati di guerra. La rivista, con la regia di Michele Galdieri, ebbe luogo a Torino presso il Teatro Alfieri e fu presentata da Fausto Tommei. Vide la partecipazione dei più famosi attori teatrali comici dell'epoca: Macario, Totò, Nino Taranto, Navarrini, Tito Schipa, Carlo Rizzo, Paoli, Cobelli, Nives Poli. Parteciparono inoltre Paola Orlova e Margherita Del Plata.
Macario, Navarrini, Totò e Nino Taranto aprirono lo spettacolo con la famosa scenetta "La scampagnata dei tre disperati". Il finalissimo vide Anna Magnani con Totò e Castellani e l'attrice Marika, interpreti dello sketch della venditrice di fiorni al Pincio, tratto dalla rivista "Volumineide" di Galdieri. Nell'occasione tutti gli attori, scendendo dal palco verso il pubblico, offrirono fiori e dolciumi ai feriti di guerra accomodati nelle prime file, mentre venivano eseguiti canti e inni nazionali.
La prima e unica volta che ci incontrammo con Totò in teatro fu per uno spettacolo delle forze armate all'Alfieri di Torino. C'eravamo tutti e facemmo assieme "La scampagnata dei tre disperati", un famoso canovaccio della commedia dell'arte napoletana. I tre disperati eravamo lui, io e Macario. Siccome c'era anche Navarrini che aveva smesso la compagnia di riviste, Galdieri che organizzò questa mattinata a favore delle forze armate, volle che partecipasse anche lui e così i tre disperati diventarono quattro. Nella commedia non c'era, aggiungemmo anche un posteggiatore che veniva alla trattoria e cantava con la chitarra, era Tito Schipa. Fu un grande successo.
Nino Taranto
Così la stampa dell'epoca
Il grande successo dello spettacolo organizzato da "La Stampa" a favore dell'Ufficio Combattenti federale
140 mila lire d'incasso - L'elogio di Franco Ferretti
Dopo l'entusiastica disinteressata adesione all'invito del nostro giornale da parte del folto gruppo di artisti oramai famosi nel campa della prosa, della lirica, della danza e della rivista, e il plebiscitario consenso cittadino, dalle più alte Autorità ai vari Enti e privati di ogni categoria sociale, che hanno voluto sorreggere validamente, con patriottico spirito, la nostra Iniziativa, è giunto anche il successo pieno, clamoroso dell'eccezionale spettacolo organizzato da La Stampa a favore dell'«Ufficio Combattenti» federale.
Nei giorni scorsi, da quando, presso il nostro salone, sono stati posti In vendita i biglietti, il pubblico è accorso agli sportelli per acquistare un posto o per offrire una «poltronissima» a un ferito di guerra, e si sono verificati casi in cui gente del popolo ha elargito, con commovente spontaneità, pochissime lire per contribuire all'offerta di una «poltronissima» a uno di quel valorosi combattenti che hanno versato il loro sangue per la Patria.
Quest'affluenza notevole di pubblico si è verificata anche ieri all'apertura dell'Alfieri, poco prima dell'inizio dello spettacolo: era ancora una folla dì persone di ogni età e condizione che si accalcava al botteghino del teatro, mentre i gloriosi feriti delle varie Armi dell'Esercito, della Marina e dell'Aviazione, in numero di duecento, accompagnati da alcuni ufficiali, si recavano a prendere posto in sala e venivano fatti segno a calorose manifestazioni di riconoscenza e di simpatia da parte della folla stessa.
La sala dell'Alfieri, opportunamente addobbata, era intanto già rigurgitante di spettatori che gremivano inverosimilmente ogni ordine di posti, e il suo aspetto era imponente, come rare volte è dato di constatare. L'ingresso del feriti di guerra è stato anche qui salutato da vive acclamazioni. Essi, i feriti, hanno preso posto in alcune barcacce e nelle prime file di poltrone. In una fila di poltrone era no le massime Autorità cittadine: militari e civili, il console di Germania e altre personalità" tedesche.
All'ora stabilita, lo spettacolo si è iniziato, ma, prima che il sipario si aprisse, l'orchestra ha intonato gli inni nazionali, acclamatissimi, dopo che il Federale aveva ordinato il saluto al Re Imperatore e al Duce.
Fin dalle prime scene, dal primi balli, dalle prime canzoni che, a mano a mano, venivano presentati, con la consueta bravura, da Fausto Tommèi, «caporale di giornata» nella lieta circostanza, si è delineato il successo del gaio pomeriggio teatrale. Il pubblico ha ammirato, si è divertito, ha riso, ha applaudito a ogni «numero» dello spettacolo. L'apparizione in palcoscenico dei vari artisti, tutti nomi cari al nostro pubblico, è stata di volta in volta sottolineata da scrosci di applausi. Lo spettacolo è stato aperto dalla «danza dei fiori», impeccabilmente eseguito dal balletto Carise della Compagnia Totò-Renzi; quindi il programma si è svolto, secondo quant'era stato prestabilito, suscitando via via il più grande interesse. Una vecchia farsa del teatro dell'arte napoletano: La scampagnata dei disperati è stata brillantemente interpretata, con improvvisazioni personali e riuscitissime, da parte di Macario, Navarrini, Taranto e Totò, nonché di Carlo Rizzo, di Paoli e Cobelli e persino di Tito Schipa. Quanto abbiano divertito, in questo esilarante scherzo comico, i quattro «assi» della rivista, non è possibile riferire: basta annotare che le continue clamorose risate del pubblìco hanno sottolineato ogni scena. Segnaliamo alla rinfusa gli altri «numeri» del ricco e variato Srogramma. La delicata commedia W '48, di Gigi Orengo, recitata da Gilberto Govi con quella sua particolare caratteristica comicità, da Rina Govi, brillantemente riaffermatasi attrice squisita, e dai loro compagni, Jole Giardini, Luigi Dameri, Mario Gaudo, Antonio Grandi e Luigi Capurro. La riapparsone sulle nostre scene dell'eccellente e simpatico attore è stata calorosamente salutata. Il bel quadro di «Marechiaro» della rivista «Volumineide» di Galdieri, interpretata da Pina Renzi, Paoli e Mirka, in cui la Renzi ha cantato con molta finezza la celebre canzone di Tosti con versi aggiornati dal Galdieri. Una romanza cantata egregiamente dal basso Italo Tajo. Alcune tipiche canzoni-macchiette di Nino Taranto, suscitatrici della più viva ilarità, hanno concluso, tra le intermittenti risate e i prolungati applausi, la prima parte dello spettacolo.
Nell'Intervallo, il Prefetto, il Federale, il Podestà e le altre Autorità si sono recati in palcoscenico per esprimere a tutti, attori, regista e organizzatori, il loro vivo compiacimento.
Quindi il pubblico ha avuto inoltre modo di acclamare Slancio, balletto su musica di Schumann, eseguito con leggiadria pari alla sua rinomanza, da Nives Poli prima ballerina assoluta de «La Scala», e nuovamente Macario che, con Carlo Rizzo, ha eseguito uno dei suoi più caratteristici dialoghi - macchietta, Pieno di quella sua popolare e acclamata comicità, e una parodistica esibizione di direttori di orchestra di vari paesi; Tito Schipa che ha mirabilmente cantato Amapola, Marechiaro, Il Lamento di Federico dall'Artesiana» di Cilea e Lilì Marleen; Nuto Navarrlni, che con Vera Rol, ha svolto uno scherzo comico divertentissimo, in cui egli si è improvvisato disegnatore e, unitamente al pittore Parisi, eseguendo umoristici schizzi assai divertenti, dopo di aver passato brevemente in rassegna le più note canzoni di ogni epoca sino a Lilì Marleen, dalla, quale aveva Preso lo spunto. Totò, spalleggiato da Mario Castellani, si è pur egli esibito in una sua esilarante macchietta e ne ha fatto e dette di tutti i colori. Occorre peraltro ricordare, nel vasto insieme dello spettacolo, le applaudite esibizioni di Paola Orlova e di Margherita Del Plata, cantanti fini e aggraziate, degli attori Cobelli e Benassati, oltre alle altre magnifiche danze eseguite dall'elegante balletto Carise. Infine Anna Magnani, attrice e cantante di notevoli doti, ha interpretato con l'attore Paoli, l'amenissima scenetta di «Cappuccetto Rosso» dalla rivista «Volumineide» e, con Totò, Castellani e l'attrice Marika, il quadro della venditrice di fiori al Pincio di un'altra rivista di Galdieri che ha concluso il grande spettacolo, alla fine del quale tutte le attrici e attori, discendendo dal palcoscenico hanno offerto fiori, sigarette e dolciumi ai gloriosi feriti mentre canti militari e inni nazionali venivano eseguiti tra le acclamazioni del pubblico.
Il successo dello spettacolo, decretato dalle continue acclamazioni degli spettatori all'indirizzo dei singoli artisti, si deve, oltre che alla nota bravura del partecipanti allee cure, al gusto e alla solerzia del regista Michele Galdieri e di Enzo Arnaldi, suo ottimo intelligente collaboratore, all'attiva e fattiva opera di Antonio Barretta che lo spettacolo ha ideato nelle sue grandi linee e alla cui realizzazione ha lavorato con appassionato fervore, nonché alla abnegazione di tutto il personale di scena tra il quale segnaliamo Bauer Rudi, direttore di scena della Compagnia Totò-Renzi, il signor Codda, della Compagnia Govi, e il macchinista Trentin. L'orchestra si è comportata in modo impeccabile sotto la direzione degli egregi maestri Anepeta, Brero, Frustaci e Martinelli. A tutti, inclusa l'impresa e il personale dell'Alfieri, vada il nostro ringraziamento per il più che proficuo apporto da loro dato alla completa riuscita della nostra iniziativa, per la durata di oltre tre ore del l'indimenticabile spettacolo.
Subito dopo lo spettacolo il Segretarlo federale ha ricevuto a Casa Littoria il dott. Alfredo Signoretti, direttore de La Stampa, ed il dott. Mario Stradella, i quali gli hanno versato, presente il capo del Servizi Amministrativi della Federazione dei Fasci, lire 140,234, ammontare dell'incasso. Il Federale ha rivolto al dottor Stradella il più vivo elogio per la perfetta organizzazione del trattenimento teatrale e per la nobile iniziativa che, oltre all'apporto materiale destinato ai combattenti e alle loro famiglie, ha voluto principalmente dimostrare con quale cuore si è vicini ai camerati alle armi. Lo stesso elogio il Federale ha dato incarico al camerata Signoretti di estendere a tutti gli attori ed attrici che disinteressatamente si sono prestati per la buona riuscita dello spettacolo.
«La Stampa», 14 giugno 1942
Riferimenti e bibliografie:
- Archivio Storico del quotidiano «La Stampa» di Torino