MARZIANO II, IMPERATORE DI BISANZIO?
Totò e Marziano, in lotta per il titolo di Imperatore di Bisanzio: i fatti
La vicenda ha inizio alla fine dell'anno 1952 quando il Conte Luciano Pelliccioni Di Poli (consulente araldico di Totò) presenta alla Procura della Repubblica di Roma una denuncia a carico di Marziano Lavarello, più noto come "Marziano II di Bisanzio". Secondo l'accusa Marziano avrebbe falsificato il proprio atto di battesimo. Marziano Lascari di Lavarello, che assume d'essere lui il vero pretendente al trono di Bisanzio, successivamente denunciò Totò affermando che il noto comico aveva sorpreso la buona fede dei magistrati, esibendo loro documenti falsi o apocrifi. Mentre la Procura della Repubblica stava svolgendo le indagini su questa denuncia, Totò, senza attendere la decisione dei giudici (i quali archiviarono la pratica ritenendola non fondata) denunciò a sua volta per calunnia Marziano Lascari di Lavarello, il suo segretario Luigi Colisi Rossi e Guido Jurgens, consulente araldico della Casa di Marziano II. Qualche mese dopo fu tenuta, in un salone dell'albergo Hassler, una conferenza stampa dal signor Jurgens, il quale si lasciò andare ad espressioni che Totò ritenne diffamatorie. Da qui un'altra denuncia di Totò per diffamazione. Alla fine dei dibattimenti in aula, durati circa tre mesi, il Pubblico Ministero, Dott. Antonio Corrias, nel processo chiede come pena: diciotto mesi per diffamazione a Marziano II e Colisi Rossi, due a nni e sue mesi a Jurgens. Il 25 gennaio 1953 il tribunale di Roma condanna Marziano II e il "cancelliere" Colisi Rossi a un anno e sei mesi di reclusione per i reati di calunnia e diffamazione, lo Jurgens a due anni oltre al pagamento delle spese di giudizio, a quelle per la difesa nella somma di 78 mila lire, al pagamento dei danni nei confronti del Principe Antonio de Curtis, da liquidarsi in separata sede. La sentenza verrà comunque impugnata in Corte d'Appello.
Io non ci tengo a queste cose. Io non vado in giro a dire che sono di origine imperiale, che sono l’erede e il successore vivente delle varie dinastie bizantine, dall’Imperatore Costantino il Grande in poi, e che ho diritto al titolo di principe e di Altezza Imperiale. Ma "lui" mi ha ‘sfrocoliato’ e io mi sono rivolto alla magistratura.
Antonio de Curtis
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Rassegna stampa
Marziano II di Lavarello, rassegna stampa
Marziano II contro Totò
Condannato alle spese Marziano di Lavarello. Nuova disputa in tribunale per la «guerra fredda di Bisanzio»
Marziano II di Bisanzio denunciato all'A.G. dall'araldista di Totò, conte Luciano Pelliccioni di Poli
Processo e condanna di Marziano di Lavarello ed i suoi consulenti
Il Patriarca me l'ha data e guai a Totò se me la tocca
Qui la rassegna stampa completa delle vicende processuali tra Marziano II Lascaris di Lavarello ed altri contro Antonio de Curtis
La settimana Incom 00371 del 02/12/1949 - L'ultimo dei Lascaris: Marziano II di Bisanzio. Descrizione sequenze: Marziano II a passeggio per via Veneto ; Marziano II presiede la cerimonia di investitura da parte dell'Ordine Imperiale Costantiniano del duca Pironti di Campagna
"Viola ma non violenza" riassume e rimanda alla storia del presunto imperatore di Bisanzio Giuseppe Maria Lavarello alias Marziano II che colorì le cronache negli anni 50 contendendo il titolo al principe De Curtis alias Totò. Sceneggiatura realizzata da Franco Di Matteo nel 2006. Cast: Giancarlo Colasurdo, Gianni Piacentini, Jole Rosa. Video realizzato all'interno di un ambiente diroccato dell'ex manicomio a Roma.
La discendenza di Antonio de Curtis da Leone Focas il Grifo
Con Sentenza del Tribunale Civile e Penale di Napoli 18 luglio 1945 4^ sezione del Tribunale Civile di Napoli e successivamente con sentenza 07-08-1946, n. 1138, IV Sezione, del Tribunale di Napoli furono riconosciute a S. A. I. Don Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis di Bisanzio Gagliardi, Porfirogenito della stirpe costantiniana dei Focas Angelo Flavio Ducas Comneno, nato a Napoli il 15 febbraio 1898 e deceduto in Roma il 15 aprile 1967, principe imperiale di Bisanzio, principe di Cilicia, principe di Macedonia, principe di Tessaglia, principe di Ponto, principe di Illiria, principe di Moldavia, principe della Dardania, principe del Peloponneso,ecc., le sue spettanze dinastiche come erede di Costantino I Magno Imperatore e discendente legittimo della più antica dinastia imperiale bizantina vivente. Il tutto senza occorrere di esservi autorizzato dalla Consulta Araldica non trattandosi di concessione Sovrana, sibbene di una qualifica di una definizione di stato personale, che, come ben disse il Tribunale di Avezzano nella sentenza del 18 giugno 1914, vale a significare, per chi se ne fregi, la propria discendenza legittima da una famiglia già Sovrana. Qualifica nativa e non dativa. La Regia sentenza 475/1945, infatti, cit., decise che il principe Antonio de Curtis-Gagliardi è discendente diretto mascolino legittimo della famiglia imperiale dei Griffo-Focas […], con gli onori e diritti di Conte Palatino, oltre agli altri titoli, onori e diritti che gli competono per la predetta discendenza.
La sentenza 1138/1946, cit., ordinò all’ufficiale dello stato civile di Napoli di rettificare l’atto di nascita di Antonio de Curtis-Gagliardi, annotando in calce allo stesso atto che “compete al neonato la qualifica di Principe ed il trattamento di Altezza Imperiale, quale rappresentante, in linea diretta, mascolina e legittima, della più antica dinastia imperiale bizantina vivente.” In seguito, il tribunale di Napoli, con sentenza 01-03-1950, definì S. A. I. Antonio “erede e successore delle varie dinastie bizantine dell’Imperatore Costantino il Grande” ordinando all’ufficiale dello stato civile di Napoli di rettificare l’atto di nascita del Principe “nel senso che vi si legga: Focas-Flavio-Angelo-Ducas-Comneno De Curtis di Bisanzio Gagliardi Antonio.” La citata sent. 1138/1946 ordinò “altresì all’Ufficiale dello Stato Civile di Roma di annotare in calce all’atto di nascita della figlia del Principe Antonio De Curtis, a nome Liliana, la qualifica di Principessa.”
Con sent. 1° marzo 1950, infine, il tribunale civile di Napoli, IV sezione, ordinò “all’ufficiale dello stato civile di Roma di procedere a simile rettifica del cognome della Principessa Liliana de Curtis Griffo Focas, figliuola di detto Principe Antonio”, nel senso che vi si legga “Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis di Bisanzio Gagliardi” e affermò che “gli Imperatori Bizantini erano successori ed eredi di tutti i diritti despotali, onori e titoli degli Imperatori che li avevano preceduti”. Pertanto, non v’ha dubbio che il ricorrente, quale unico erede e successore vivente delle varie dinastie bizantine, dall’Imperatore Costantino il Grande in poi, riassumendo nella sua persona tutti i diritti, onori e titoli che essi godevano, abbia anche il diritto incontestabile di riprendere tutti i titoli di cui le loro famiglie si fregiavano”.
Anche la magistratura di Roma riconosce il diritto di Antonio de Curtis ai titoli di principe e altezza imperiale
Roma, 1951
Il popolare comico Totò, alias il principe Antonio de Curtis, ha ricevuto trionfalmente la stampa nella sua abitazione di via Bruno Buozzi per enunciare un bollettino di vittoria contro sua maestà Marziano Lavarello. Il principe, in abito del tipo preferito dal collega principe di Galles, contemplava con soddisfazione i documenti in carta bollata con gli estratti di una sentenza favorevole.
Marziano Lavarello aveva insinuato che la magistratura napoletana riconoscendo al de Curtis nel '45 il titolo di principe e altezza imperiale, aveva commesso un errore giuridico. Ora il tribunale di Roma ha ordinato l'archiviazione degli atti presentati da Marziano.
«La corte di Marziano Lavarello» dice Totò «sostiene che Focas, da cui deriva la mia nobiltà, sia stato un impostore. Ma distinguiamo. Ci sono due Focas: uno l'usurpatore che fu ucciso da Eralio, e un altro, il mio, che visse trecento anni più tardi e regnò dal 963 al 969. Il mio era figlio di Barda Focas e regnò col nome di Niceforo II, lasciando due figli, Saturano e Procopia. Sì, ne convengo che sono nomi strani, ma che vulite fa’? Dunque questo Focas sposò Teofania, vedova di Romano I che aveva due figli. Ma non è da questo che discendo io, bensì dal fratello di nome Leone, che ebbe tre figli, Euripione, Niceforo III e Barda. Questo Leone adottò il nome di Grifo dopo aver vinto e ucciso il duce dei bulgari (mi raccomando non il duce nostro, ma quello dei bulgari!), che si chiamava Grifo. Un ramo dei Grifi era in Sicilia e qualcosa c'è pure a Napoli dove esiste tuttora il parco Grifeo. Verso il 1512 i Grifi vennero espulsi da Napoli e cambiarono il nome. Fu Angelo Curtis Grifo che per primo si chiamò de Curtis.»
Come si comporteranno adesso le due potenze? «Ma quali potenze mi dite? Qui non c'è nessuna potenza, né di qua né di là. In quanto a me, la mia potenza è che mi chiamo Totò.» I legali del principe de Curtis hanno presentato querela nei confronti di Marziano Lavarello.
«Il Mattino», giovedì 20 settembre 1951
Riferimenti e bibliografie:
- Quotidiano «Il Mattino», giovedì 20 settembre 1951
- https://www.studiolegaledidirittonobiliare.com/