UN LEONCINO ALLO ZOO DI ROMA
Ci sono altri che conobbero molto meglio Totò, come mai ha cercato me?… No, non ho parentela con Roberto e Renato De Simone, né con l’avvocato Eugenio. Teatro? Ho fatto Rivista con Macario. il mio primo incontro con Totò fu alla De Paolis.
Ah, lei ha trovato una copia di una foto che mi ritrae fra Totò ed un leone? Eccome se me lo ricordo, ora le racconto il fatto. Avevo acquistato un leoncino. Quando crebbe, accadde che aggredì mia figlia, la quale all’epoca aveva soli 3 anni; così me ne volevo liberare, senza ovviamente sopprimerlo. Pensai di portarlo allo zoo, lo zoo qui di Roma, ma me lo rifiutarono. Sapevo che alla De Paolis c’era un produttore “amante” dei leoni. Dato il rifiuto avuto allo zoo, e temendo la stessa cosa da parte di quel produttore, mi recai alla De Paolis, e cercai di lasciarlo all’interno della villa di quel produttore, che aveva un enorme cortile, di nascosto. Anche qui mi andò male, in quanto mi vide il nipote che mi bussò su una spalla, e così me lo dovetti portar via. Il leoncino era chiuso nella mia automobile, mentre avevo sostato in un bar per un necessario caffè.
Lo videro Carlo Cafiero ed Edoardo Clemente, ai quali spiegai il mio problema. I due informarono immediatamente Totò, il quale, a suo nome, fece telefonare al giardino zoologico, da Franca Faldini. Ecco che, la popolarità, come spesso avviene, fece il miracolo: l’assessore dello zoo rispose affermativamente: “ Ma le pare, Principe, venga pure..!” Così, portammo il mio leoncino allo zoo, era di domenica: la foto, poi ripresa in parecchi giornali dell’epoca, è appunto di quella domenica del 1963.
Mario De Simone
La rassegna stampa
L'attore Totò ha regalato "Totò" al fotografo dello zoo di Roma
Un nuovo gesto generoso del popolare comico napoletano. Si tratta di una leonessina alla quale de Curtis ha voluto imporre il proprio nome d'arte. L'animale non ha tardato ad acclimatarsi. La consegna è avvenuta ieri mattina presente l'assessore Sapio.
Da ieri, «Totò» siede su una panchina dello Zoo, con il suo bravo guinzaglio, affidato al fotografo del Giardino, Attilio Pansini, ed è pronto a diventare, accanto a molti bambini romani, protagonista d'immagini che, nella fantasia dei piccoli visitatori, rimarranno come la-documentazione di una favolosa e avventurosa evasione nel mondo delle belve. Perché si tratta di una piccola leonessa di tre mesi, dal bel mantello fulvo e dallo sguardo ardito. Non deve stupire che nonostante il sesso, abbia nome «Totò», esattamente come si chiama, in arte, il principe Antonio De Curtis, il popolarissimo attore Totò. Non deve stupire perché la leonessina è stata donata al fotografo Pansini appunto da Totò, il quale ha voluto che «a prescindere» (per usare una locuzione a lui cara) dal fatto che sta una femmina, portasse il suo nome «Anzi, è originale, no?», diceva ieri mattina, mentre comunicava l'appellativo del felino al fotografi e al pubblico di grandi e piccini che gli si stringeva intorno. L'episodio merita una piccola cronaca. Totò, tutti lo sanno, è un appassionato zoofilo.
Al punto che da tempo ha raccolto in un suo canile un gran numero di cani sperduti o abbandonati. Poco tempo addietro, é venuto a sapere che un privato, possessore di una bella leonessina, non era in condizione di poterne curare a dovere l'allevamento. Si è preoccupato della sorte del felino e, non potendo tenerlo in cosa, e tanto meno nel canile, ha pensato di donarlo al fotografo dello Zoo perché egli ne abbia cura, con l'esperienza che gli deriva dalla consuetudine di tenere un leoncino sempre pronto sul piazzale interno del Giardino, per consentire ai bambini (e anche a coloro che non son più bambini) di conservare un piacevole e divertente ricordo della visita al Giardino.
Così ieri mattina, approfittando della giornata domenicale, Totò è arrivato allo Zoo con il «Totò» felino, per la consegna. In verità, in un primo momento la leonessa, forse perché un po' frastornata dalla gran gente che si è fatta intorno al simpatico attore, forse perché non ancora abituata alla nuova vita, si mostrava leggermente riottosa, sbuffava, mostrava i denti e mugolava, quasi fosse irritata. Ma Pansini sa bene come ammansire il temperamento dei piccoli felini; sono bastate alcune carezze e qualche grattatina dietro le orecchie, perché «Totò» si placasse e assumesse docilmente il suo ruolo di diva dinanzi al molti obiettivi fotocinematografici.
Quante fotografie siano state scattate e quanti autografi il popolarissimo «Totò» dello schermo abbia vergato per grandi e bambini che gli si affollavano dappresso, é difficile dire. Anche perché, compiuta la piccola cerimonia della consegna, l’attore ha voluto compiere un giro per i viali del Giardino dove, insieme con l'assessore avv. Sapio e con il direttore dello Zoo, prof. Bronzini, ha sostato, fra l'altro, dinanzi alla gabbia di «Altair», assistendo incuriosito e interessato alle espansive manifestazioni di amicizia che il grande leone tributava ad un suo amico di antica data, il commendator Cufaro, assiduo visitatore dello Zoo, che conosce «Altair» da otto anni, ormai gli parla.
Lo accarezza e si fa obbedire dalla belva con la stessa docilità affettuosa che potrebbe ottenere da un qualsiasi animale domestico.
Questa domenicale visita al Giardino é stata una brevissima parentesi di Antonio De Curtis nel suo lavoro in teatro di posa, dove e impegnato nelle riprese del suo novantesimo film. «Totò e Cleopatra». E' curioso. Mentre il mondo di celluloide è tutto ronzante delle discussioni sulle prospettive di crisi e mentre proprio l'ufficio voci di quel mondo assicurava tempo addietro — d’altra parte — che Totò è ormai stanco e poteva prevedersi un suo prossimo abbandono, del teatro di posa, ecco invece che per Totò la crisi non esiste, egli infila un film dopo l’altro, e il suo successo non subisce flessioni, segna anzi una sorta di rialzo. Quando non «gira», Totò scrive, tutti lo sanno. Scrive delicate poesie napoletane spruzzate di quella malinconia che è al fondo della sua comicità e scrive canzoni di successo, una delle quali vinse l'anno scorso il Festival di Zurigo. L'ultima, a cui sta lavorando?, gli abbiamo chiesto. E lui, sorridendo: « E' una canzone che s'intitola "Baciami". Una canzone un po’ "sexy", diciamo. Con quel titolo sfido! ».
Guido Berti, «Il Messaggero», 11 marzo 1963
«La Stampa», 11 marzo 1963
Riferimenti e bibliografie:
- Intervista esclusiva di Simone Riberto a Mario De Simone, 27 agosto 1999
- Guido Berti, «Il Messaggero», 11 marzo 1963
- «La Stampa», 11 marzo 1963