Totò e... la parodia
L'analisi dei film in cui l'arte eccelsa di Totò è servita a sbeffeggiare, imitare e spesso ridicolizzare i "kolossal" e i miti del cinema nazionale e internazionale nonché della cultura popolare, riportando tutto ad un contesto comico, spesso satirico e talvolta più umano.
di Francesco Velletri
Etimologia e... dintorni
parodìa s. f. [dal gr. παρῳδία, comp. di παρα- per indicare somiglianza e ᾠδή «canto»; cfr. lat. tardo parodĭa]. – 1. a. Travestimento burlesco di un’opera d’arte, a scopo satirico, umoristico o anche critico, consistente, nel caso di opere di poesia (meno spesso di prosa), nel contraffare i versi conservandone la cadenza, le rime, il tessuto sintattico e alcune parole e, nel caso di opere musicali, nel sostituire le parole del testo originario, conservando intatto o con leggere variazioni il motivo: fare la p. di un verso, di un sonetto, di un dramma, di una canzone, di una romanza; mettere in p. un poema, un autore, un poeta. b. Con accezione più generica, imitazione deliberata, con intento più o meno caricaturale, dello stile caratteristico di uno scrittore, di un musicista, di un regista e sim., realizzata inserendo nella nuova composizione passi che ne rievochino con immediatezza la maniera; anche, imitazione caricaturale di noti personaggi del mondo dello spettacolo, della politica, dello sport, ecc., del loro modo di parlare, di gesticolare e sim., fatta per suscitare ilarità, molto frequente nel teatro comico e negli spettacoli di varietà. 2. fig. Istituzione, ente, azione o persona che costituisce una imitazione lontana di ciò che dovrebbe realmente essere, che manca di serietà e risulta quasi una caricatura: una p. di governo, di giustizia sociale; lo condannarono dopo una p. di processo; una p. di riconciliazione; il nostro è solo una p. di direttore. 3. Con il sign. più generico di imitazione (senza carattere burlesco), messa parodia, tipo di messa, particolarmente diffuso nel sec. 16°, che utilizza come canto fermo, o introduce nella sua musica in maniera più elaborata, un mottetto conosciuto, assumendone anche il nome (per es., la messa di Palestrina Assumpta est Maria è una parodia del suo omonimo mottetto).La caricatura, la parodia e la contraffazione -come la loro antitesi pratica: lo smascheramento - si rivolgono contro persone e oggetti che rivendicano autorità e rispetto, che sono in un certo qual senso “elevati”. [...] La caricatura, com’è noto, produce la degradazione dando risalto, nell’espressione generale dell’oggetto elevato, a un solo aspetto comico per se stesso, il quale è destinato a passare inosservato finché è percepibile solo nel quadro generale. Isolando questo aspetto, si può ottenere un effetto comico che, nel nostro ricordo, si estende all’oggetto tutto intero. Condizione perché ciò avvenga è che la presenza diretta dell’oggetto elevato non ci confermi in una disposizione riverente. Quando un simile aspetto comico rimasto inosservato manca nella realtà, la caricatura non esita a crearlo esagerandone uno nient’affatto comico in se stesso. [Sigmund Freud] Cfr. parodia e smascheramento
Per quanto regolare sia una fisionomia, per quanto armoniosi si possano supporre i lineamenti, per quanto agili i movimenti, [nel comico della caricatura] l’equilibrio mai ne risulta perfetto. Vi si scorgerà sempre il segno di una piega che comincia, l’abbozzo di una possibile smorfia, infine una deformazione preferita in cui si deforma piuttosto la natura. L’arte del caricaturista sta nel cogliere questo movimento talvolta impercettibile e di renderlo visibile a tutti ingrandendolo. Egli deve imporre al suo modello questa stessa smorfia in cui questi contrarrebbe la sua fisionomia ove mai esagerasse artificialmente ciò che vi è di caratteristico in essa: ed indovina, anzitutto, sotto le armonie superficiali della forma, le disarmonie profonde della materia. Realizza, così, proporzioni e deformazioni che hanno dovuto esistere in natura allo stato di intenzione, ma che ricacciate da una forza migliore non si sono manifestate. La sua arte, che ha qualcosa di diabolico, richiama in vita il demone che l’angelo ha atterrato. [Henri Bergson]
Quello che lo consacrò definitivamente alla gloria cinematografica fu I DUE ORFANELLI del 1947, girato in coppia con Carlo Campanini. Si trattava della sesta pellicola del Principe, parodia del film muto LE DUE ORFANELLE del 1921.
Altra parodia arriverà l'anno successivo con FIFA E ARENA che fa il verso al drammatico SANGUE E ARENA in cui il protagonista muore (con Totò, invece, morirà il toro).
Nel 1949, poi, TOTÒ LE MOKÒ rappresentava una chiara parodia di PEPÈ LE MOKÒ (oltretutto presente nel film interpretato da Carlo Ninchi).
Nello stesso anno, TOTÒ SCEICCO era una parodia di film popolari all'epoca come IL FIGLIO DELLO SCEICCO di Rodolfo Valentino (citato anche da Totò nella pellicola).
Nel 1951 è il turno di TOTÒ TERZO UOMO che vuole parodiare il film di due anni prima IL TERZO UOMO con Orson Welles.
Nel 1953 arrivò il primo film tridimensionale e non potevano mancare i classici sketch teatrali di Totò catapultati in un'ambientazione ripresa da un film americano di culto: parliamo de IL PIÙ COMICO SPETTACOLO DEL MONDO, che parodiava il capolavoro di Cecil B. DeMille IL PIÙ GRANDE SPETTACOLO DEL MONDO. Molte le trovate in chiave parodistica, come ad esempio l'infortunio del trapezista: mentre nel film americano il braccio gli rimane paralizzato con risvolti drammatici, nel film di Totò gli verrà suggerito di appendere dei palloncini colorati alle dita paralizzate per fare il venditore di gadget sugli spalti del circo; il clown Tottons (interpretato da Totò) riprende il clown Buttons (interpretato da James Stewart), entrambi ricercati dalla polizia per aver commesso un misterioso "crimine".
TOTÒ NELLA LUNA del 1958 era una parodia dei film di fantascienza dell'epoca come UOMINI SULLA LUNA e L'INVASIONE DEGLI ULTRACORPI; i "cosoni" fanno appunto riferimento ai "baccelloni" presenti in quest'ultimo film.
Una delle sue più grandi parodie fa il verso al capolavoro di Fellini e del cinema italiano, girato in coppia con Peppino: parliamo di TOTÒ, PEPPINO E... LA DOLCE VITA del 1961. In verità il soggetto risale al 1957 col titolo "Totò e Peppino in Via Veneto" ma alcuni problemi, dovuti soprattutto alla salute di Totò, ne fecero slittare la produzione. Il caso volle che, con l'enorme successo nel 1960 de LA DOLCE VITA, fu presa in considerazione la vecchia idea e fu trasformata in una chiara parodia del film con Mastroianni; furono tanti i suoi problemi con la censura. Molte le similitudini: la scena del caffè nel seminterrato (con Totò, fin troppo allagato) con annesso bagno di Magda nell'acqua a ricordare quello di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi; il momento in cui Magda poggia sulla sua testa una gallina fa il paio all'attrice Felliniana che si poggia un gattino; la scena dei festini con la seduta spiritica, i fantasmi e le allusioni alle orge; la scena della lana dei cuscini lanciata sui "festaioli" fin troppo su di giri. Totò fa appunto il verso al giornalista Marcello Rubini interpretato da Mastroianni.
Nel 1962 è il turno di un grande giallo-poliziesco TOTÒ DIABOLICUS, in cui Totò impersona 6 personaggi, parodia soprattutto dei fumetti di genere molto in voga in quel periodo, come appunto "Diabolicus", "Satanik", "Sadik"; solo alcuni mesi dopo l'uscita del film comparve in edicola "Diabolik". La pellicola e la performance geniale proposta qui da Totò furono ispirate da quella dell'attore britannico Alec Guinness, che in SANGUE BLU
del 1949 interpretò ben otto ruoli.
Nello stesso anno LO SMEMORATO DI COLLEGNO riprendeva in chiave abbastanza scherzosa il famoso caso Bruneri-Canella del 1926.
Inoltre TOTÒ E PEPPINO DIVISI A BERLINO raccontava in chiave ironica la seriosa vicenda della costruzione del muro tedesco avvenuta nell'anno precedente; parodiava film come I MAGLIARIdel 1959 e VINCITORI E VINTI del 1961.
I film TOTÒ DI NOTTE N. 1 e TOTÒ SEXY girati con Macario, datati 1962 e 1963, si basavano sull'allora successo di documentari che intendevano raccontare vicende e vizi della vita notturna in chiave erotica o anche violenta. I film parodiati furono, ad esempio, IL MONDO DI NOTTE e IL MONDO SEXY DI NOTTE.
IL MONACO DI MONZA del 1963 faceva chiaro riferimento, in maniera scherzosa, alle vicende della monaca di Monza narrate nel romanzo I PROMESSI SPOSI di Alessandro Manzoni.
Nello stesso anno Totò prese parte ad un altro film parodistico, IL GIORNO PIU' CORTO, chiaro riferimento a IL GIORNO PIU' LUNGO di produzione americana. In quest'ultimo, ambientato durante lo sbarco in Normandia, furono scritturati 42 attori, mentre in quello con Totò, ambientato invece nella Prima Guerra Mondiale, vi parteciparono ben 88 attori.
Altro film parodistico è CHE FINE HA FATTO TOTÒ BABY? del 1964 che richiamava la pellicola CHE FINE HA FATTO BABY JANE? di due anni prima con Bette Davis e Joan Crawford; forti le similitudini nella canzoncina spesso cantata dai due protagonisti in entrambi i film; il forte contrasto tra i due fratelli/sorelle con risvolti anche tetri; la follia dei due protagonisti (Totò a causa della marijuana mangiata, Bette Davis a causa dell'alcol); la scena finale della spiaggia. Qui troviamo uno scenario macabro e thriller con un Totò inedito.
L'ultima sua parodia corrisponde anche all'ultimo film con il suo nome inserito nel titolo: TOTÒ D'ARABIA del 1965, parodia di LAWRENCE D'ARABIA e del personaggio James Bond, in cui Totò interpreta un agente segreto.
Altre parodie sono rivolte a quei film storico-mitologici e sui pirati in cui troviamo Maciste, Cleopatra, il Pirata Nero. Oppure Barbablù e il Caronte della Divina Commedia di Dante.
Parliamo ovviamente di TOTÒ CONTRO MACISTE e TOTÒ E CLEOPATRA,rispettivamente del 1962 e 1963, che ironizzano sui film peplum molto in voga all'epoca
TOTÒ CONTRO IL PIRATA NERO del 1964 fa il verso soprattutto a IL CORSARO DELL'ISOLA VERDE del 1952 con Burt Lancaster.
In parte risulta una parodia anche TOTÒ ALL'INFERNO con le scene dantesche iniziali, del 1955.
LE SEI MOGLI DI BARBABLU' del 1950 parodicizza la serie di film da humour nero iniziata negli Stati Uniti nel 1928 a cui anche Chaplin si rifece con MONSIEUR VERDOUX nel 1947.
Altri personaggi, per così dire, parodiati dal Principe della risata furono Tarzan, Marc'Antonio o anche gente legata al mondo della politica.
Famose sono anche le sue parodie teatrali di Mussolini e Hitler che gli crearono oltretutto grossi guai: Totò era solito sbeffeggiare e fare satira politica (e non solo) pungente e molto intelligente. Spesso soggetta a critiche e censure del tempo.
Sono, quindi, oltre una dozzina i film che seppero raccontare, in chiave ironica e leggera, le pellicole di successo di quegli anni. E Totò lo fece alla perfezione. Ora invece, dopo oltre 50 anni dalla sua morte, si può affermare che molti suoi film sono da ispirazione a produzioni e ad attori contemporanei. Tanti gli omaggi e le citazioni. Perchè Totò, ovviamente, non era solo e semplicemente parodie ma una maschera anarchica che sbeffeggiava tutti in maniera sempre brillante, a fronte della sua straziante comicità e drammaticità da cui poter attingere in ogni sua opera.
Un grande Artista prestato al suo amato pubblico ed entrato di diritto nell'immaginario collettivo. Perchè il suo Genio non avrà mai fine.
Francesco Velletri
Riferimenti e bibliografie:
- Testo: Francesco Velletri, amministratore della pagina Facebook "Totò si nasce"
- Vocabolario online Treccani (treccani.it)
- "Totò. Manuale dell'attor comico", Dario Fo, Aleph, Torino, 1991