Totò e la pubblicità per «Carosello»

1967 Pubblicita

CAMPAGNA PUBBLICITARIA STAR - 1966

Nei suoi vent’anni di esistenza, Carosello non ha costituito solamente la migliore vetrina catodica per pubblicizzare prodotti, ma è stato anche un veicolo formidabile per affermare nuovi attori o consentire ai volti celebri dello spettacolo di stabilire un rapporto maggiormente diretto con il loro pubblico.

Tra i tanti personaggi celebri che calcarono le scene di Carosello, merita particolare attenzione Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis Di Bisanzio Gagliardi, noto a tutti con il semplice appellativo "Totò". Classe 1898, l’attore napoletano aveva raccolto nella sua sfolgorante carriera un successo popolare inimmaginabile, divenendo una vera e propria icona di un certo tipo di italiano, un po’ maneggione e cinico, ma in fondo generoso e altruista verso il prossimo.

Totò gira la prima serie di 5 Caroselli più 2 Arcobaleno per la Star, scritti da Francesco Milizia e diretti da Luciano Emmer, il regista di Domenica d'agosto e Terza liceo, che andranno in onda nel varietà serale «Carosello». Erano previste 3 serie per un totale di 21 spot pubblicitari tra Caroselli e Arcobaleno ma alla fine ne furono realizzati solo 9. La prima serie vide la regia di Luciano Emmer ed era pronta per fine anno, pare che il primo sia stato trasmesso il 13 gennaio 1967 (probabilmente trattasi di "Totò cassiere", con uno sketch che ricicla una idea già sviluppata nel lungometraggio "I soliti ignoti"). Nei primi mesi del 1967 inizia a girare la seconda serie, stavolta per la regia di Giuliano Biagetti. La terza serie non inizierà per la scomparsa di Totò. Lo slogan finale, "Io me lo faccio doppio, il brodo Star!" diventerà popolare,

Per Antonio de Curtis il ritorno allo sketch, alla scenetta di stampo teatrale è una boccata d’ossigeno.  A Pasolini, per averlo scelto per le sue ultime opere ed in particolare per Uccellacci ed uccellini, ci mancherebbe, il principe è grato ma essendo un uomo sincero nelle interviste non nasconde la sua insoddisfazione: “Per la mia interpretazione ho ottenuto a Cannes la menzione d’onore al Festival, dovrei essere ampiamente soddisfatto; invece non lo sono. L’impegno guasta la comicità”.


Erano gli anni di Carosello

Totò e i cari mostri

Da Cervi a Calindri, da Polacco a Ave Ninchi: fu un'epoca

Trent'anni. Fra le persone e le figure che, televisivamente e pubblicitariamente parlando, «non dimenticheremo mai», restano quei modesti mostri sacri, artigianali, in bianco e nero, ma proprio per questo affascinanti, che ebbero in Carosello il loro contenitore di più domestica risonanza.

La Rai li ha quasi furtivamente, ma affettuosamente commemorati. Termine, ahimè, persino acconcio, in quanto per molti di loro (gli interpreti, non le maschere, come l'immortale Totò e Gino Cervi) sono morti. Invece mostri sacri come Ernesto Calindri e Ave Ninchi sono tuttora vivi e attivi.[...] E' un'epoca, quella di Carosello, che anticipa, con pochi mezzi e ottime idee, figure, macchiette e slogans proprio con una perfezione qualche volta superiore a ogni risultato del moderni robots e computers.

Basta pensare a quegli anni in cui Carosello, più di tanti sondaggi, ci rappresentava nelle piccole speranze, nelle piccole ambizioni, nei piccoli sogni di risparmio e di sconto, di consumo e di benessere. Il distintissimo Calindri delle bottiglie piene di carciofo; il Totò; il tenente Sheridan; il Cesare Polacco dalla pelata «che non ha mai usato la brillantina», e soprattutto, per i più piccoli, il delizioso Calimero ingenuo e fortunato che approdava sempre dal nero al bianco che più bianco non si poteva già allora, tutti avevano un pregio che non è più possibile che abbiano le nuove maschere degli spot a go go.[...]

Nazareno Fabbretti, «La Stampa», 16 febbraio 1987


«Carosello» scopre Totò ciabattino

Ritrovati gli spot del comico creduti persi. Una battuta: «Vuole che faccia l'anestesia alla sua scarpa? Così non soffre»

Era da poco cominciato il 1967 e il principe Antonio De Curtis, in arte Totò, si presentava, giusto a ora di cena, nelle case degli italiani: «Mi faccio un brodo? Ma me lo faccio doppio». Era stato il regista Luciano Emmer a convincerlo a girare quei nove caroselli per una famosa marca di dadi da cucina, grazie ai buoni uffici del direttore della fotografia, Giuseppe Caracciolo, lontano parente di Totò, che sarebbe morto il 15 aprile di quell'anno.

Di quei caroselli, il telearchcologo Marco Giusti — un signore che ha fatto coi filmati di Carosello più o meno quello che Schlicmann fece con i tesori di Troia — in 10 anni di ricerche negli archivi della Sacis ne trovò solo uno. Ieri sera per il debutto di «Carosello», nuovo varietà di Raidue, il Totò testimonial è tornato. Ciabattino irriverente («Mi dia la zampa») e surreale («Vuole che faccia l'anestesia, così la scarpa non soffre?») dopo avere incollato il calzino del cliente al pavimento chiude bottega e se ne va («Scusi, sono un settentrionale e io all'una mangio»). [...]

Stefania Ulivi, «Corriere della Sera», 12 maggio 1997


Quelle bestie della Star - si lamenta Luciano Emmer in un’intervista del 2007 riportata da Gulia Croce - hanno distrutto i nove caroselli, ne sono rimasti due. [...] Ce n’era uno che era straordinario, girato in un albergo di Roma, vicino a piazza della Repubblica. Lui faceva il cameriere, c’erano ottanta persone, e arrivava con un pesce grande così al tavolo e una signora isterica diceva: «Nooo! Io voglio la sogliola, non voglio un pesce cosi, lo porti via! » Allora lui se ne andava, tornava in cucina, pigliava una pressa da lettere, metteva sotto il pesce e lo schiacciava, e riportava il vassoio!


Totò cassiere

Totò lancia il doppio brodo Star tra mortaretti e scoppi ripetendo la frase celebre: «Mi faccio un brodo? Ma me lo faccio doppio!».



Totò cassiere


Totò calzolaio

Nel 1966, a pochi mesi dalla sua morte, Totò registra nove spot per Carosello destinati a entrare nella storia della pubblicità italiana. A volere a tutti i costi il grande caratterista napoletano per pubblicizzare i propri prodotti è la Star, fondata nel 1948 dall’intraprendente industriale brianzolo Danilo Fossati.



Totò calzolaio


Luciano Emmer, che degli spot della Star con Totò curò la regia, racconta che gli spot dovevano essere tre (allora uno spot era girato in un solo giorno). Il materiale girato è stato conservato fino a che non è stato rubato durante un furto ai magazzini della casa di produzione. Oggi di questi ne sopravvivono solo due (Totò cassiere e Totò calzolaio), probabilmente gli altri sono andati perduti.

* Totò cassiere
* Totò calzolaio
* Totò spazzino
* Totò petroliere
* Totò proprietario di ristoranti
* Totò farmacista
* Totò barista
* Totò giocatore
* Totò elettricista

Nel gennaio 1967 vennero girati altri sette caroselli. Il progetto era di dieci ma Totò non riusci a finirli tutti perché era impegnatissimo; questi sketch non vennero mai messi in onda in quanto furono trafugati prima di essere utilizzati. Al mattino del 15 aprile Totò non si presentò sul set. Il Principe si era congedato.

* Totò ingegnere
* Totò pittore
* Totò meteoronauta
* Totò iettatore
* Totò ferroviere
* Totò operaio
* Totò giardiniere


1967 Toto Star LPupazzetto in ceramica raffigurante Totò che reclamizza i prodotti Star (1966-1967)


Riferimenti e bibliografie:

  • Documenti Archivio Famiglia Clemente
  • Archivio storico quotidiano "La Stampa"