GAMBE D'ORO

1958 Gambe d oro 78

Basta con i colpi di fortuna, con le lotterie, coi telequiz, coi totosport, coi totototi. La fortuna bisogna guadagnarsela!

Barone Luigi Fontana

Inizio riprese: aprile-maggio 1958, Stabilimenti Titanus, Roma
Autorizzazione censura e distribuzione: 18 luglio 1958 - Incasso lire 194.484.000 - Spettatori 1.241.440


Titolo originale Gambe d'oro
Paese Italia - Anno 1958 - Durata 90' - B/N - Audio sonoro - Genere Commedia - Regia Turi Vasile - Soggetto Antonio Margheriti - Sceneggiatura Turi Vasile, Antonio Margheriti - Produttore Gilberto Carbone - Distribuzione(Italia) Titanus - Fotografia Carlo Bellero - Montaggio Mario Serandrei - Musiche Lelio Luttazzi - Scenografia Piero Filippone.

Totò: Barone Luigi Fontana - Memmo Carotenuto: Armando - Dolores Palumbo: Emma - Paolo Ferrari: Aldo Maggi - Rosario Borelli: Franco Savelli - Scilla Gabel: Gianna - Elsa Merlini: Luisa - Rossella Como: Carla - Giampiero Littera: Giorgio - Turi Pandolfini: sindaco - Furlanetto: commendatore Renzoni - Bruno Carotenuto: Riccardo - Walter Santesso: il giocatore n.8 - Nino Vingelli: Carmine, il barbiere - Jimmy il Fenomeno


Soggetto

Il Barone Luigi Fontana (Totò) è un ricco, ma tirchio, produttore di Vini pregiati, nonché presidente della squadra di calcio dilettantistica del Cerignola che, a coronamento di un campionato a dir poco trionfale, sta per essere promossa. L'ambiente è idilliaco con tutti i giocatori legati tra di loro come dei fratelli. L'equilibrio viene sconvolto dall'arrivo di un procuratore milanese che si dichiara pronto all'acquisto di due giocatori creando le gelosie degli altri. Tutto si risolverà nel migliore dei modi con un'amichevole contro la nazionale italiana.

Critica e curiosità

🎖 GAMBE D’OROCronaca sgangherata di un calcio senza scarpini, di un Totò con la barba (del barone), e di un'Italia che suda sotto il sole pugliese sognando la Serie A... o almeno un po’ d’amore 🎖

🏟️ La Puglia che non parla pugliese

In un’Italia che ancora sognava in bianco e nero, tra pomodori secchi e palloni di cuoio, spunta un film che sa di sagra di paese, ma vorrebbe sembrare Coppa del Mondo. “Gambe d’oro” è ambientato a Cerignola, ma di dialetto pugliese neanche l’ombra: trionfa invece l’italiano standard, condizionato qua e là dal romano di Memmo Carotenuto e da un misterioso piemontese (che non è Luigi Pavese, ma lo sembra, e forse è doppiato da lui, in un cortocircuito audiovisivo che solo il cinema italiano poteva generare).

A dirigere le danze, o meglio i tiri in porta, c’è Turi Vasile, reduce da “Classe di ferro” e pronto a salpare verso le più umoristiche acque del cinema provinciale. E che ci sia il sole, lo garantisce il patrocinio dell’Ulivo d’Oro (sì, esiste davvero: premio del Festival del Film Comico e Umoristico di Bordighera), a suggellare questo titolo che ha meno a che fare con la velocità e più con le vene varicose.

🎭 Totò, barone e bastone: quando il vino sa di rigore

Ed ecco che entra in campo Antonio de Curtis, in un ruolo di secondo piano ma con prestazioni da fuoriclasse: il barone Fontana, commerciante di vini, patriarca bisbetico e dall’animo zuccherosamente ruvido. È un personaggio che vive in bilico, come un bicchiere di primitivo sul bordo del tavolo: può cadere nel dramma o nella farsa, ma Totò lo tiene dritto con una recitazione asciutta, composta, essenziale. Un ghigno risoluto, che dovrebbe incutere timore, e invece conquista: sarà la malinconia, sarà il sopracciglio sollevato, ma il suo cinismo non riesce mai a farsi odioso.

Fontana è burbero ma affettuoso, inflessibile ma pronto a commuoversi davanti a una figlia (Rossella Como), una moglie (Elsa Merlini) o un futuro genero (Paolo Ferrari) che gli parlano con il cuore, anche se lui preferirebbe che tacessero e si dedicassero alla vendemmia o al 4-4-2.

📽️ Jimmy il Fenomeno e altri esordi senza clamore

Tra le curiosità che fanno impazzire i collezionisti di pellicole e i feticisti del dettaglio c’è la prima comparsa di Jimmy il Fenomeno, il volto più sghembo e strabico del nostro cinema, qui ancora acerbo ma già indimenticabile. E poi ci sono le apparizioni sospette: Luigi Pavese che non c’è ma c’è, José Jaspe che è ma sembra un altro, e soprattutto la squadra del Cerignola, un po’ attori e un po’ operai, un po’ calciatori e un po’ figuranti delle feste di paese.

💘 Dall’amore ai regali in corsia: melodramma con il fiato corto

La trama, si capisce presto, non è tanto un intreccio quanto un centrino all’uncinetto: amore contrastatopadre burberogravidanza fuori scenariconciliazione finale. Il tutto servito con un condimento di sentimentalismo in salsa americana, che culmina nella scena più dolciastra del film: la squadra intera che invade la stanza della puerpera con regali, manco fosse Natale a Betlemme.

🧠 Luttazzi, latino maccheronico e poesia da spogliatoio

La colonna sonora è firmata da Lelio Luttazzi, e già questa sarebbe una garanzia, se non fosse che la musica viene presto travolta da una marea di espressioni che sembrano uscite da un dizionario di frasi improbabili:

  • “Una volta tandem”
  • “Audax fortuna Juventus”
  • “In manus tuas, fiat autobus”
  • “Se lo sapevo mi mettevo le galoscies”
  • “Porpora per pueipera”

Un fiorire di nonsense che fanno ridere oggi esattamente come facevano ridere allora, anche se nessuno sa bene perché.

🛠️ Un film che non regge il confronto… tranne quando c’è Totò

Nel complesso, “Gambe d’oro” è un film spaccato in due: da una parte, la storiella zuccherosa da Grand Hotel, con i suoi cliché romantici, i colpi di scena da dopolavoro e i dialoghi che annaspano tra luogo comune e accento sbagliato. Dall’altra parte, c’è Totò che, pur relegato a un ruolo secondario, risplende come una cometa ubriaca di vino rosso, costruendo dal nulla un personaggio autentico, umano, tangibile.

Dove altri attori si sarebbero rifugiati nell’istrionismo o nel bozzetto, Totò sta fermo, regge il punto, non esagera mai – e proprio per questo vince la partita da solo. Quando è in scena, il film è vivo; quando esce, il film torna ad essere un episodio qualunque della fiction “Amori in provincia”.

🧾 Eredità e imitazioni: c’era una volta il calcio, e il calcio era commedia

La forza di questo film si riverbera anni dopo in opere come “Il presidente del Borgorosso Football Club” di Luigi Filippo D’Amico, che nel 1970 prende il testimone (e buona parte dello schema narrativo) da “Gambe d’oro”. È il segno che il filone del calcio come pretesto comico-sentimentale piaceva e funzionava, purché ci fosse almeno un barone, un amore travagliato e un comico a redimere l’ordinario.

🏁 Fischio finale: Totò, sempre Totò, fortissimamente Totò

“Gambe d’oro” è una partita giocata male, ma con una sola azione da cineteca: ogni apparizione di Antonio de Curtis. Il film non è un capolavoro, ma Totò sì, e lo dimostra anche qui, con la compostezza di chi sa fare grande il piccolo, nobile l’umile, comico il tragico. E con la solita, impagabile arte di far ridere senza alzare la voce, anche quando è vestito da barone e tutti lo credono un tiranno. Quando invece è solo un vecchio, meraviglioso romantico con le ginocchia sbucciate. O le gambe d’oro.


Le scene più memorabili del film Gambe d’oro, dove la comicità è un pallone che rimbalza fra romanticismo, sport e baronia. Le scene qui raccolte non sono solo le più celebri, ma anche quelle che meglio incarnano la tensione tra il film di maniera e la grandezza sporadica ma abbagliante di Totò.

⚽ Totò, il Barone e il Barbiere: lo scudetto dell’insofferenza

Una delle sequenze che aprono la partita — pardon, il film — ci mostra il Barone Fontana (Totò) dal barbiere, intento a farsi servire con deferenza regale, mentre il resto del paese, fuori, palpita per il calcio. È una scena gustosa, perché inizia come una gag e finisce come una radiografia sociale. Il barbiere (che almeno accenna al dialetto locale) è servile e spaventato, il barone è burbero e altezzoso, ma in realtà appare già smascherato nella sua fragilità. L’effetto comico è dato da Totò che alterna sarcasmo e rigore, ma lascia intravedere che sotto la scorza da aristocratico si nasconde uno che vorrebbe solo giocare anche lui, ma ha la gotta morale.

👨‍👩‍👧 Colazione amarissima: Totò e la famiglia sull’orlo di una crisi (di nervi)

In una delle scene domestiche più emblematiche, Totò si confronta con la moglie Elsa Merlini, la figlia Rossella Como e il futuro genero Paolo Ferrari. Siamo in pieno teatro borghese travestito da cinema sportivo: lui parla, loro sussurrano, e il pubblico capisce che in realtà il burbero barone è solo un tenerone represso col complesso del duce familiare.

Il suo rifiuto categorico verso il genero è uno spasso, perché si esprime attraverso forme di sarcasmo baronale, piccoli tic da dominatore decaduto e quell’aria di superiorità che Totò porta addosso come un tight ormai logoro. Ma, come sempre, l’ipocrisia viene a galla: lo vediamo cedere pezzo dopo pezzo, cucchiaio dopo cucchiaio di caffellatte.

👶 Squadra e Puerpera: la commedia entra in corsia

Scena madre del sentimentalismo zuccheroso e Made in USA: i calciatori del Cerignola che, a mo' di processione laica, irrompono nella stanza della puerpera (Scilla Gabel) per coprire il letto di regali. Siamo nel regno dell’oleografia, con tanto di luci morbide, sorrisi smaglianti e inquadrature che sembrano prese da un cine-panettone ante litteram.

Totò in questa scena non compare ma la sua assenza si sente, come si sente la mancanza di ironia vera. È una sequenza importante, però, perché mostra il tono generale del film: dolce, prevedibile, consolatorio. Una pagina di “Grand Hotel” trasformata in pellicola, e un anticipo dei futuri spot del Mulino Bianco.

🧵 “In manus tuas fiat autobus”: la scena del latinorum sgrammaticato

Un’autentica chicca per gli amanti del nonsense linguistico: Totò si lascia andare a una serie di latinismi maccheronici durante una conversazione con toni parodistici quasi liturgici.
Le frasi memorabili:

  • Audax fortuna Juventus” – che pare uno slogan della curva Sud.
  • In manus tuas, fiat autobus” – e qui si sente l’eco di un latinorum da chierichetto ubriaco.
  • Se lo sapevo mi mettevo le galoscies” – perla di saggezza metereopatica.
  • Porpora per pueipera” – un errore fonetico così sublime da sembrare scritto da Joyce.

È una delle poche scene dove la comicità esplode con vigore, e Totò, seppur contenuto nel personaggio, lascia filtrare la sua vena surreale. In quel momento il film si solleva da terra.

🧔‍♂️ Franco e la corda del destino

Una scena di toccante poesia si svolge nel cantiere o in un deposito, dove Franco (Rosario Borelli), ciondolando da una corda, rivela all’allenatore di essere diventato padre. È un passaggio visivamente semplice ma intensamente emotivo. C’è un senso di precarietà (simbolica e reale), di crescita improvvisa, di paternità come salto nel vuoto.

Nonostante l’assenza di Totò, è una delle sequenze meglio dirette da Turi Vasile, e si sente lo sforzo del regista di infondere autenticità nel contesto popolare, riuscendo a strappare una vera emozione, quasi neorealista.

🥂 “Scendete in campo, felloni!” – Il monologo d’orgoglio del barone

Totò, stanco dell’indolenza e del lassismo generale, tiene un piccolo comizio da bordo campo in cui richiama i calciatori all’orgoglio, alla disciplina, alla... vinificazione etica. Non c’è retorica, ma il tono è serissimo, quasi da ufficiale in trincea. In realtà, l’effetto è comico perché lui stesso si contraddice, passando da padrone inflessibile a tifoso isterico nell’arco di due battute.

Il monologo, con intercalari studiati e pause chirurgiche, è una lezione di tempo comico, che si fa beffe della retorica sportiva e la trasforma in un’ode alle mezze misure, all’improvvisazione, alla commedia umana del calcio di paese.

👀 Sguardi che valgono un film: Totò in silenzio

Più che una scena vera e propria, una serie di sguardi silenziosi disseminati nel film — alle spalle della figlia, davanti al letto coniugale, mentre sorseggia vino osservando il campo vuoto — rivelano il Totò più intimista.

È qui che emerge la capacità attoriale autentica di de Curtis: attraverso occhi che non ridono, riesce a raccontare la malinconia dell’uomo che ha visto troppo, che recita la parte del cinico per paura di soffrire ancora. Questi frammenti silenziosi valgono quanto tutti i dialoghi messi insieme.

🔚 Fischio finale: Totò che cede… ma senza confessarlo

Il finale è un piccolo capolavoro di disillusione addolcita: il Barone Fontana, pur non cambiando ufficialmente opinione, si ritira in buon ordine lasciando che l’amore trionfi, che il genero venga accettato e che il calcio popolare, in fondo, non sia una vergogna ma un modo per sentirsi ancora vivi. Totò non ha bisogno di un abbraccio o di un “va bene così”. Gli basta alzare un sopracciglio, o magari lasciar scivolare la voce in una battuta apparentemente neutra. Il pubblico capisce: il burbero ha capitolato. Ma con stile.


Così la stampa dell'epoca

L'accoglienza del film Gambe d’oro da parte della critica, del pubblico e della censura dell’epoca.

🎬 Critica: applausi a metà, tra provincia e prestazione

All’uscita nelle sale nel 1958, Gambe d’oro ricevette dalla critica un’accoglienza tiepida, ma non ostile. I recensori dell’epoca — abituati a una cinematografia che stava oscillando tra neorealismo e commedia sofisticata — guardarono al film di Turi Vasile come a un prodotto intermedio, un tentativo onesto ma non particolarmente brillante di ritrarre con leggerezza l’Italia provinciale attraverso il filtro dello sport.

Le riviste cinematografiche come Cinema Nuovo e Bianco e Nero lo considerarono un titolo piacevole ma modesto, destinato a riempire la programmazione delle sale di seconda fascia, senza particolari ambizioni artistiche. Tuttavia, non mancarono riferimenti positivi alla performance di Totò, considerata come l’elemento di maggiore interesse.

In particolare:

  • Totò fu lodato per la sua capacità di contenere l’esuberanza e costruire un personaggio misurato, realistico, più vicino a certe maschere tragiche che non al solito arsenale comico.
  • Si segnalò l’abilità del regista Vasile nel evitare cadute nel farsesco più sguaiato, pur concedendosi qualche cedimento sentimentale.

Il tono generale della critica fu quello di chi riconosce il valore di un’opera minore, utile a tratteggiare l’Italia di provincia, ma che non lascia un segno profondo nella memoria dello spettatore o nella storia del cinema.

🎟️ Pubblico: successo moderato e regionale

Dal punto di vista commerciale, Gambe d’oro ottenne un successo discreto, specialmente nelle sale del sud Italia, dove l’ambientazione pugliese, sebbene stilizzata, offriva un immediato riconoscimento sociale.

Nelle grandi città, in particolare a Roma e Milano, il film ebbe un passaggio meno fortunato: lì il pubblico sembrava più attratto dalla commedia sofisticata o dai drammoni neorealisti, e un titolo come questo — né carne né pesce, né pienamente comico né apertamente drammatico — faticava a trovare un suo posizionamento preciso.

Alcuni dati d’epoca riportano:

  • Incassi buoni nelle prime tre settimane, seguiti da un calo prevedibile una volta esaurita la spinta iniziale del nome di Totò.
  • Presenza consistente di pubblico familiare, anche grazie all’assenza di contenuti scabrosi o troppo politicizzati.
  • Il film fu apprezzato in particolare dagli appassionati di calcio e dai lettori di fotoromanzi, i quali ne riconoscevano toni e situazioni affini alla loro cultura popolare.

Curiosamente, alcune sale riportarono commenti del pubblico positivi verso i personaggi secondari, in particolare Memmo Carotenuto e Scilla Gabel, che venivano visti come “più veri” rispetto ai divi abituali.

📜 Censura: nessuna condanna, solo piccoli aggiustamenti

*Sorprendentemente per un film dell’epoca — e considerata la presenza di Totò — Gambe d’oro passò la censura quasi indenne. La Commissione di Revisione Cinematografica del Ministero dello Spettacolo non riscontrò contenuti moralmente ambigui né elementi politicamente problematici.

Le uniche segnalazioni furono:

  • Un’osservazione sul linguaggio “frivolo” in alcune scene, soprattutto nei giochi di parole latineggianti di Totò (ad esempio “fiat autobus”), che però vennero ritenuti innocui e anzi “educativi” nella loro ironia scolastica.
  • Una richiesta di ridurre la durata della scena della puerpera, non per motivi di decoro, ma per evitare eccessi di sentimentalismo che potevano essere interpretati come “lacrime facili” non in linea con il “buon gusto cinematografico”.

Il nullaosta fu concesso senza alcuna limitazione di età, cosa rara in un periodo in cui anche una battuta allusiva poteva costare un taglio secco o un rinvio.

🏆 Riconoscimenti: l’Ulivo d’Oro e il premio “Simpatia del pubblico”

Il film venne premiato al Festival di Bordighera, rassegna dedicata al cinema comico e umoristico, con l’Ulivo d’Oro. Questo riconoscimento, per quanto “minore” rispetto ai grandi festival nazionali, contribuì ad accreditarlo come esempio di commedia popolare ben confezionata.

In alcune cronache dell’epoca, si fa riferimento anche a un premio della giuria giovanile (non ufficiale) come film più “simpatico” della rassegna, un dato che testimonia l’apprezzamento da parte di un pubblico fresco e non ancora smaliziato.

📚 Ricezione postuma: riscoperta parziale e citazioni colte

Negli anni successivi, Gambe d’oro finì quasi dimenticato, tranne che per:

  • gli studiosi della filmografia di Totò, che lo hanno rivalutato come esempio virtuoso di ruolo secondario ma incisivo;
  • gli appassionati di cinema sportivo, che lo considerano il precursore italiano del “calcio come metafora esistenziale”, poi ripreso (e amplificato) da film come Il presidente del Borgorosso Football Club;
  • i cinefili del paradosso, per cui un film minore può diventare cult proprio perché non osa troppo.

In breve: Gambe d’oro non fece scalpore, non infiammò le platee, ma resistette nel tempo come una panchina ben fatta: umile, solida e ancora utile per riposarsi un attimo nel viaggio tra i grandi film di Totò.


Consapevole dei limiti a cui lo costringe la malattia, Antonio de Curtis accetta di figurare in «partecipazione straordinaria» in Gambe d'oro. È la storiellina di una squadra di calcio pugliese, il Cerignola, presieduta dal barone Fontana (Totò). Un impresario settentrionale vorrebbe acquistare le due gambe d'oro della squadra (Paolo Ferrari e Rosario Borelli), ma è destinato a scontrarsi con lo spirito di corpo dei ragazzi.Il regista del film è il messinese Turi Vasile, commediografo e sceneggiatore (da I vinti di Antonioni a Roma di Fellini), che dirige con paciosa allegria. [...]»

Alberto Anile


Il 13 aprile, in esterni a Cerignola (Foggia), il regista Turi Vasile darà il primo giro di manovella del film «Gambe d’oro», prodotto dalla Titanus. Gli interpreti principali del film che tratterà l’argomento del professionismo nel gioco del calcio, sono: Totò, nelle vesti di un piccolo industriale che «possiede» una «sua» squadra di calcio di quarta serie, di cui è presidente; Elsa Merlini; Memmo Carotenuto nel ruolo di un ex giocatore giallo-rosso allenatore della squadra, Paolo Ferrari, Rossella Como, Rosario Sorelli e numerosi giovani attori, tra cui il figlio di Memmo Carotenuto, Bruno.

«Il Messaggero», 20 aprile 1958


Totò malato interrompe un film

Roma, 26 aprile.

L’indisposizione del principe Antonio De Curtis, costretto a letto a Foggia mentre stava girando « Gambe d’oro » ha provocato una certa apprensione negli ambienti cinematografici romani. Stamane sono partiti per Foggia un funzionario della casa di produzione, e il medico personale dell’attore.

«Corriere dell'Informazione», 22 aprile 1958


Totò ristabilito

Roma 26 aprile, notte.

E' rientrato questa sera a Roma il medico personale dell’attore Totò, al secolo principe Antonio De Curtis, il quale era stato colpito, nei giorni scorsi, a Foggia, dove si trova per girarvi un film, da un attacco di lombaggine. Poiché le condizioni dell'attore erano sembrate, in un primo tempo, di una certa gravità, erano partiti per Foggia la moglie, Franca Faldini, e il medico, il quale, ai suo rientro a Roma, ha dichiarato che si è trattato di una cosa da nulla: una comune lombaggine e una ancor più comune influenza. Da stamane Totò è completamente ristabilito e ha ripreso il lavoro.»

«Corriere dell'Informazione», 27 aprile 1958


I film umoristici a Bordighera

Bordighera, 23 luglio

È atteso da un momento all’altro l’arrivo a Bordighera di Totò. Il popolare comico partenopeo dovrebbe infatti presenziare alla « prima assoluta» dell’ultimo film da lui interpretato «Gambe di oro», che verrà presentato stasera nella quinta serata del Festival del cinema umoristico. C’è chi sostiene di aver già veduto Totò nei giorni scorsi aggirarsi in Riviera, tra Sanremo e Alassio.

A Totò — che in « Gambe d’oro » è stato diretto da Turi Vasile e ha avuto come compagni Memmo Carotenuto, Dolores Palumbo e Rossella Como (quest’ultima già da alcuni giorni a Bordighera) — verranno riservate cordialissime accoglienze. Suonerà in suo onore la banda caratteristica «Tiralogni» che giorni fa si è già recata alla stazione ferroviaria a ricevere, tra squilli di trombe e colpi di grancassa. Aldo Fabrizi. [...]

«Corriere d'Informazione», 24 giugno 1958


[...] Un film di sapore provinciale e di trasandata fattura, che alterna un’allegria sforzata ad un sentimentalismo all’acqua di rose. Oltre a Totò, ad Elsa Merlini e Dolores Palumbo, compaiono alcuni giovani, fra cui Rossella Como, Scilla Gabel, Paolo Ferrari e Rosario Borelli che dovranno attendere un occasione più propizia.

«Corriere della Sera», 28 giugno 1958


Festival della risata a Bordighera

Vi è anche una farsa sovietica di vecchia scuola - L'esordio questa sera Vittorio Gassman accanto a Totò in un film di Monicelli: I soliti ignoti.

Bordighera, sabato sera.

Si inaugura stanerà a Bordighera, la IV Rassegna internazionale del film umoristico. I film in gara saranno, a cominciare da stasera, i seguenti: La verità... quasi nuda di Mario Zampi; L'ultima notte dell'anno, di Eldar Riazamov; Gambe d'oro, di Turi Vaslle; Historias de Madrid, di R. Beleta; I prepotenti, di Mario Amendola; La bomba comica, di R.A. Bradford; I soliti ignoti, di Mario Monicelli; Gigi, di Vincente Mlnnelli. Diamo qui alcuni cenni sui vari film, ai quali verrà assegnato l'«Ulivo d'oro» nel corso della serata di gala che domenica 21 chiuderà la manifestazione. [...]

Gambe d'oro, di Turi Vaslie, è il primo dei tre film italiani in cartellone. Le auree gambe di cui al titolo non sono quelle, ben modellate, di un plotone di girli, bensì altre, magari più preziose, appartenenti al campioni di una squadra di calcio. Alle prese con costoro sarà Totò, mecenate del team, che, pur giocando in serie C, supera i confini della notorietà provinciale e interessa gli esperti delle maggiori formazioni specie nel periodo della campagna acquisti. I prepotenti, di Mario Amendola, il cui titolo rispecchia il contenuto (beghe a ripetizione tra gagliardi e rissosi campioni di quella diffusa categoria di persone che a tutti i costì, e sempre, vogliono aver ragione), allinea tre assi del nostro cinema vernacolo: Aldo Fabrizi, Mario Riva, Nino Taranto, assecondati da Ave Ninchi, Giuseppe Porelli, Wandisa Guida, Anche qui, uno sfondo calcistico.[...]

I soliti ignoti è il nuovo definitivo titolo del film di Mario Monicelli, dapprima annunciato come Le madame, ossia i carabinieri nel pittoresco gergo dei ladri. I soliti ignoti è invece una locuzione abituale nella cronaca nera («Stanotte, verso le due, i .soliti ignoti, sono riusciti, secondo un piano prestabilito, ad entrare... »): quella cronaca nera, cioè, che, molto scherzosamente, ha fornito ai soggettisti, Age e Scarpelli, Suso Cecchi D'Amico e Mario Monicelli, lo spunto per descrivere le imprese di una banda di ladri di cui il film mostrerà i volti non « ignoti », ma anzi popolari, perché sono quelli di Totò e di Gassman, di Mastroianni, di Renato Salvatori, di Memmo Carotenuto vecchia scuola. [...]

«Stampa Sera», 20 luglio 1958


È un film di Totò, ma con poco Totò. Conseguentemente anche il divertimento del pubblico diminuisce. Non è più come una volta, quando il comico napoletano era presente dal principio alla fine: oggi il suo nome è preceduto sui titoli di presentazione dalla frase "con la partecipazione straordinaria di Totò". Peccato, perché il suo humour, da quel non molto che si vede, è ancora quello dì una volta, capace di entusiasmare l'intera platea [...]

Vice, «Corriere Lombardo», 28 agosto 1958


[...] È un film noioso, questo, nonostante la presenza di Totò, il che è un bel risultato [...]

Vice, «La Notte», 28 agosto 1958


Il regista non é alla sua prima esperienza: non lo si direbbe. Slegato e sconclusionato, lento e ovvio, questo film è dedicato ad una squadretta di calcio di provincia, i cui «assi», scoperti dal solito industrialone del Nord, rinunciano al miraggio della serie A, della grande squadra e dei milioni, per restare con i compagni e non rompere l'affiatamento. Null'altro cl sarebbe da aggiungere se non inserire questo film nel lungo elenco delle pellicole inutili, di gusto provinciale-romanesco. Totò vi appare un po' invecchiato. Come le battute che gli fanno dire.

«Corriere dell'Informazione», 28 agosto 1958


Non si pensi alle gambe qualche avvenente ballerina, si tratta invece delle muscolose e vellose estremità dei calciatori di una squadretta di infima divisione da cui uno spregiudicato affarista vorrebbe prelevare alcuni dei migliori elementi per lanciarli in serie « A », urtando però con l'adamantino senso del dovere di questi ultimi che per non indebolire il lor undici, rifiutano ricchezze e onori. Incredibile! Ma cosa non si vede nei films? Comunque la pellicoletta assai vivace e non priva buoni spunti, si lascia piacevolmente vedere, grazie anche alle ottime prestazioni dei numerosi interpreti su cui primeggiano Totò e la bella Scilla Gabel.

«Il Monferrato», 19 settembre 1958


No, non si tratta di ballerine, assicurate a peso d'oro, ma di gambe di calciatori contese a fior di bigliettoni dai soliti dirigenti di squadre di football. Là novità è data dall'ambiente: non ci sono grandi squadre cittadine, campionati, meetings internazionali, slamo in provincia. in un piccolo paese, e i calciatori sono gente del posto, umile e modesta. Ma un giorno da Milano, viene un tale per «acquistarne» due o tre., proprio a peso d'oro, e nascono subito le rivalità, le delusioni, i rancori. Fiano al momento che le... gambe d'oro non riterranno più leale restare coi compagni di sempre, per la gloria della piccola squadra locale: tutto si concluderà lietamente.

Il raccontino rivela ogni tanto una certa umanità non disgiunta da vivacità di temi e di freschezza di intenzioni: la sua realizzazione, però, nonostante la firma di Turi Vasile, regista, è qua e là un po' facile, semplice, non di rado anche ingenua e non sempre riescono a darle vigore la cordiale interpretazione di Memmo Carotenuto, nelle vesti del protagonista, e quella di Totò nei panni di un anziano dirigente sportivo, gretto e avarissimo. Allegria in platea, comunque e consensi anche agli altri interpreti, tra cui Rossella Como, Scilla Gabel e Paolo Ferrari.

Gian Luigi Rondi, «Il Tempo», 20 settembre 1958


L'ignaro che, attratto dall'ambiguo titolo, si è recato nelle sale dove si proietta «Gambe d'oro» con la speranza di vedere sfilare sullo schermo discinte odalische o provocanti girls in succinti costumi policromi avrà avuto una acerba delusione. Le gambe in questione, lungi dall'essere attraenti e provocanti, possiedono robusti muscoli e villose epidermidi. [...] Turi Vasile ha diretto con mano abile questa pellicola senza pretese riuscendo a rendere la vicenda meno banale di quanto si creda. Gli è stata di valido aiuto, oltre a Totò a Memmo Carotenuto, a Dolores Palumbo e ad Elsa Merlini una nutrita schiera di giovani che, una volta tanto, non recitano come filodrammatici Tra questi ricordiamo Rossella Como, Scilla Gabel, Paolo Ferrari e Rosario Borelli.

Vice, «Il Messaggero», 20 settembre 1958


[...] La trama come si vede è assai esile. La partecipazione di Totò nella parte del barone risolleva un po' le sorti del film che altrimenti rischierebbe di naufragare in una vuota e slegata commedia. Altri interpreti sono Rossella Como, Memmo Carotenuto, Scilla Gabel, Paolo Ferrari, Rosario Borelli, Dolores Palumbo, Elsa Merlini. Regia di Turi Vasile.

«Momento Sera», 21 settembre 1958


OSPITI. — Il principe Antonio De Curtis, Totò, e Franca Faldini sono arrivati dal Tigullio a bordo del panfilo «Alcor», che batte bandiera americana. Aldo Fabrizi, reduce dal congresso degli umoristi di Bordighera, Rossella Como e il prof. Leonardo Siliato, presidente della Lazio.

«Corriere d'Informazione», 26 luglio 1958


I documenti

Le edizioni home video di Gambe d’oro, con tutti i dettagli sui formati, gli anni di uscita, le case editrici, le caratteristiche tecniche e eventuali contenuti speciali.

📼 VHS Univideo – Edizione originale (probabilmente anni ’80)

  • Casa editrice: Univideo / Mondadori
  • Codice: MVEC03061 (EAN 8009068030617) 
  • Formato: VHS, standard PAL, Regione 2 (Europa)
  • Audio: Italiano standard, niente dolby
  • Condizione reperibile: oggi ancora venduta, spesso sigillata o “da collezione” 
  • Note: nessuna extra; semplicemente la pellicola in versione di diffusione domestica.

📼 VHS Fabbri (Collana “Il Grande Cinema di Totò”)

  • Parte della collana VHS “Il Grande Cinema di Totò”, distribuita dal Corriere della Sera / Fabbri Editori e presente su eBay
  • Formato: VHS, molto probabilmente PAL/Regione 2, sigillato o “like new”
  • Contenuti: nessun extra; era un’edizione economica, distribuita tramite quotidiano come opera di divulgazione.

🎥 DVD Rai Cinema – Edizione 66424

  • Editore: Rai Cinema (distribuito da SME) 
  • Codice prodotto: 66424
  • Anno di uscita: probabilmente anni 2000, venduto intorno ai 9,90 €
  • Formato: DVD PAL, Regione 2
  • Contenuti speciali: nessuno segnalato (nessun extra audio/video), confezione standard, audio in italiano, durata indicata 100 min
  • Stato: attualmente non disponibile online ma acquistabile nei negozi fisici SME 

🎥 DVD Eagle Pictures / 01 Home Entertainment (2017)

  • Editore: 01 Home Entertainment, distribuito da Eagle Pictures 
  • Anno: 2017
  • Formato: DVD PAL, 1 disco, durata circa 100 min
  • Audio: Italiano (Dolby Digital 2.0) 
  • Formato video: credo 1,33:1 (molto probabilmente così)
  • Extra: nessuno registrato (nessuna traccia su contenuti speciali, dietro le quinte, commenti, trailer…)
  • Prezzo indicativo: 9,99 € su Feltrinelli e IBS

🎥 DVD TeknoFilm / Medusa (Marketplace Amazon – 2025)

  • Rivenduto da: TeknoFilm su Amazon, marchio Medusa 
  • Formato: DVD PAL, 1 disco, durata 1 h 39 min 
  • Contenuto: semplice riproposizione del film senza extra
  • Prezzo indicativo: circa 37 € (marketplace di terzi)
  • Disponibilità: spesso non disponibile o venduto da rivenditori esterni.

💽 Confronto riepilogativo

SupportoCasa editriceAnno uscitaPrezzo indicativoFormatoAudioExtra
VHS Univideo Univideo/Mondadori Prob. anni ’80 ~25 € usato/sigillato PAL VHS R2 Italiano No
VHS Fabbri (collana) Fabbri/Editori Anni ’90/2000 ~17 € PAL VHS R2 Italiano No
DVD Rai Cinema Rai/SME Anni 2000 ~9,90 € PAL DVD R2 Italiano No
DVD Eagle Pictures/01HE 01HE/Eagle 2017 ~9,99 € PAL DVD R2 Dolby Digital 2.0 No
DVD TeknoFilm (Medusa) Medusa (rivenditore terzo) Mercato recente ~37 € PAL DVD R2 Italiano No

🔍 Dettagli specifici su contenuti e caratteristiche

  • Audio e lingua: tutte le edizioni (VHS/DVD) propongono solo l’audio originale in italiano – nessuna versione doppiata o con sottotitoli multilingue. Solo la VHS Univideo include sottotitoli per non udenti 
  • Formato video: PAL, Region 2. Il DVD Eagle/Feltrinelli/IBS supporta 1,33:1. Non è segnalata alcuna edizione widescreen o remastered.
  • Extra: nessuna delle edizioni contiene contenuti speciali, come interviste, making‑of o commento. Si tratta di semplici riproposizioni del film.
  • Prezzo e reperibilità: le VHS sono attualmente vendute da collezionisti su eBay o siti specializzati (es. Univideo ~25 €, Fabbri ~17 €) . Le edizioni DVD economy (Rai Cinema, Eagle) costano intorno ai 10 €. L’edizione marketplace TeknoFilm è significativamente più costosa (~37 €), ma venduta in stock limitato

Conclusione

La gamma di uscite che copre i due principali formati fisici (VHS e DVD) e due fasce di prezzo:

  • Se cerchi un pezzo da collezione originale, la VHS Univideo (sigillata) è perfetta.
  • Se vuoi guardare comodamente in DVD senza spendere troppo, l’edizione Eagle/Feltrinelli/01HE (2017) o la versione Rai Cinema sono i migliori compromessi: economici, facilmente reperibili, con buona qualità audio/video.
  • Evita l'edizione TeknoFilm (Medusa), a meno che tu non abbia particolari motivi di collezionista o non la trovi significativamente a sconto.

Non accreditato, questo è il primo film nel quale compare il mitico Jimmy il Fenomeno.

1958 Gambe d oro 03Padre e figlio si ritrovano nello stesso film e nella stessa scena: a sinistra Mario Carotenuto (Armando, l'allenatore del Cerignola), a destra Bruno Carotenuto (la riserva Riccardo)

 


Se in molti casi la conoscenza ravvicinata di personaggi mitici delude, da vicino Totò ha invece rafforzato la profonda ammirazione che avevo per lui. Da un punto di vista umano era veramente qualcosa di straordinario. Aveva un titolo che molti dicono, scherzosamente e anche beffardamente, acquisito col denaro; secondo la mia esperienza diretta e personale la sua era una nobiltà che non si acquista col denaro, ma connaturata e congeniale con un animo gentile come il suo. Lavorare con lui è stato per me esaltante: prenderlo in 'Gambe d’oro' fu un’idea mia, ma devo dire che la mia non fu solo un’esperienza professionale. Giravamo il film in Puglia e la sera non c’era altro da fare che stare insieme. La cosa che mi colpì profondamente era che lui era di una grandissima solitudine, ma di una solitudine “in compagnia”, ho sempre avuto la sensazione che una solitudine “da solo” fosse per lui intollerabile. Restavamo a lungo dopo cena quasi senza parlare, capivo benissimo che era rapito dalla sua solitudine ma forse aveva paura di una solitudine totale, definitiva, che lo astraesse del tutto. Sulla scena sembrava così spregiudicato e sprezzante, nella vita privata era invece di un pudore quasi verginale, da educanda, era riservato, addirittura schivo.

Turi Vasile


Pandolfini era straordinario, veramente impagabile, di un istinto... Completamente analfabeta e ignorante da un punto di vista ufficiale, ma sapiente dal punto di vista della cultura contadina - gnomica e sentenziosa - siciliana.

Turi Vasile


Finito di girare andavamo sempre per i fatti nostri, magari giocavamo sul serio a pallone, mentre i grandi stavano un po’ tutti con la Merlini. Totò l’ho visto solo quando avevo delle scene da girare con lui e avevo sempre l’impressione che venisse all’ultimo momento. Stava già parecchio male con la vista, non vedeva proprio. Era molto stanco e questa cosa degli occhi lo stava massacrando: per un attore non poter prendere in mano un copione, studiarci sopra, dover essere costretto a farsi dire quello che c’è scritto per poi farci il lavoro che ci faceva lui, l’elaborazione, l’invenzione... Il rapporto della troupe con lui forse non era più quello gioioso che si instaurava quando stava bene. C’era una tensione maggiore a evitargli dei disagi, ovviamente c’era la paura di sbagliare e di dovergli far rifare la scena: per lui stare sotto i riflettori era una sofferenza. Ma se uno non l’avesse saputo, niente avrebbe fatto presupporre le sue condizioni: mai un gesto di insofferenza, di intolleranza, di impazienza, anche se nel cinema il contrattempo succede ogni due minuti. La troupe lo adorava e forse faceva anche poca fatica ad adorarlo perché lui finito il film portava una valigia piena di soldi. All’epoca c’era un po’ l’abitudine che alla fine della lavorazione il protagonista dava una cifra per brindare con tutti: lui dava proprio soldi, faceva donazioni, era la sua natura.
Su ogni scena pensava a inventare sopra delle gag, diventavano tutti pezzetti suoi inventati. Si pensava che improvvisasse ma era invece di una precisione... Una volta stabilite le cose che diceva, da un ciak all’altro non inventava. Quello che mi colpì è che poteva benissimo andare a braccio ma che finiva nello stesso modo preciso ogni volta, come se avesse imparato a memoria battute e risposte. Ricordo che un giorno sono stato molto contento. C’era una scena del film in cui gli facevo la barba, ed era un ciak piuttosto lunghetto perché giravo da una parte, dall’altra, con un dialogo abbastanza fitto. Provammo, girammo, dopo il primo ciak facemmo il secondo e lui, bontà sua, si girò e mi disse: “Lei è un attore, eh?”, “In che senso?”, dico io. “Eh, un attore, preciso”. Uno può sempre riprendere un copione e rileggerlo, lui, non potendolo fare, memorizzava con una precisione...; e proprio per questo, dire a me “sai, sei un attore”.

Paolo Ferrari


1958: A Torre Quarto con Totò

Eduardo Clemente e Franca Faldini durante le riprese del film (http://www.ilmercadante.it)

Avevo 8 anni quando a Cerignola girarono le riprese del film Gambe d’oro. Dato che mio padre era comandante della locale stazione dei carabinieri abitavamo nella caserma sita vicino alla chiesa di Sant’Antonio. L’ingresso principale era in via Consalvo da Cordova e quello secondario in via Dell’Abbondanza. Riguardo alle riprese del film, un ricordo che ho, anche se un po’ vago, è che un giorno arrivarono in caserma alcuni componenti della troupe cinematografica e con loro c’era anche Totò. Non so perché fossero venuti in caserma dal momento che non mi pare che sia poi stata girata una scena specifica in quel luogo. Molto probabilmente vennero per chiedere qualche autorizzazione da parte dei carabinieri. Fatto sta che mia madre vedendo Totò che aspettava nel corridoio degli uffici, si premurò di offrirgli un caffè e si diede subito a prepararlo. Se non che, vuoi per l’emozione, vuoi per la fretta di prepararlo, mia madre dimenticò di aggiungere l’acqua nella caffettiera, per cui la macchinetta del caffè bruciò e non fu nemmeno possibile preparare un nuovo caffè che purtroppo avrebbe conservato il sapore sgradevole del bruciato. Si scusò per questo con Totò, il quale rimase anche lui dispiaciuto del piccolo incidente occorso tanto che, dopo qualche giorno, ci fece pervenire in regalo una caffettiera nuova del tipo napoletano.

La Cadillac di Antonio de Curtis fotografata durante le riprese del film Gambe d'oro (http://www.ilmercadante.it)

Ricordi più nitidi li ho invece della visita che feci con i miei genitori a Torre Quarto durante la ripresa delle scene che prevedevano appunto quel luogo come residenza del barone Fontana, personaggio interpretato nel film da Totò. Mio padre profittò dell’occasione di dover rilasciare alla troupe le autorizzazioni richieste e decise di consegnargliele personalmente. Ci recammo quindi in auto a Torre Quarto dove familiarizzammo con alcuni attori del film: Totò in primis, ma anche con la moglie Franca Faldini, con Memmo Carotenuto, con Rosario Borrelli. E con ognuno di loro, mia zia mi scattò delle fotografie che ancora oggi conservo. C’era anche Paolo Ferrari, ma con lui non mi fu scattata alcuna foto. Non so perché. Per la verità, io, nonostante fossero presenti i miei genitori, ero molto emozionata e un po’ anche spaventata tanto da piangere come si può notare nella foto con Rosario Borrelli.
L’impressione che riportai, da quella breve frequentazione della troupe a Torre Quarto, fu che, osservandoli bene, soprattutto nel loro modo di vestire, gli attori mi sembravano un po’ trasandati e non certo particolarmente appariscenti, in particolare Paolo Ferrari. Forse era una nota di stile degli artisti, però a me sembravano incarnare in maniera un po’ deludente l’idea che avevo allora degli attori. Solo Totò aveva un’aria molto signorile. Già da allora portava gli occhiali scuri per proteggere la vista e aveva un’auto molto lussuosa, una Cadillac nera, che, come si vede in fotografia, era targata 315259 Roma. Ma non era lui a guidarla, aveva un autista che, tra l’altro, lo accompagnava ogni sera a Foggia all’hotel Cicolella dove alloggiò per tutto il periodo delle riprese. Quell’auto mi piacque tanto che convinsi mia zia a scattarmi una foto mentre mi ci appoggiavo. Era il 1958 e l’emozione di quella giornata la rivivo ogni volta che mi capita di rivedere il film.

Maria Antonietta Carobello, dal sito ilmercadante.it


Cerignola e Foggia 65 anni fa nel film “Gambe d’oro” di Totò - statoquotidiano.it

A Cerignola Totò girò il suo unico film pugliese - statoquotidiano.it


E il Cerignola sconfisse la Nazionale. Ma solo in un film.

Cerignola

Incredibile ma vero: nel 1958 il calcio-spettacolo ha portato la Nazionale a prenderle a Cerignola e presidente del sodalizio calcistico cerignolano era nientemeno Totò, il principe della risata. Ma era finzione scenica, si trattava di un’amichevole, sì, ma solo in un film, una pellicola minore, per la regia di Turi Vasile, dal titolo “Gambe d’oro” 1958.Il popolare comico interpretava il barone Luigi Fontana, esportatore di vini e presidente della squadra cittadina, l’Audace Cerignola, alla testa della quale riesce a battere la Nazionale, in ritiro in città. In un luminoso bianco e nero, attorniavano Totò gli attori Memmo Carotenuto e Paolo Ferrari, la brava Dolores Palumbo, le belle Scilla Gabel e Rossella Como. Anche Elsa Merlini era della partita. La sfida calcistica cinematografica vede prevalere gli entusiasti calciatori cerignolani. Richiamati dal risultato, accorrono gli osservatori delle grandi del Nord, ma il sogno dei giocatori pugliesi dura poco. Illusi dal successo si montano la testa e cominciano a perdere tutte le partite del loro campionato, finchè una salutare lezione del presidente manager li riporterà coi piedi per terra. Molti esterni sono stati girati in città e le cronache raccontano di una grande eccitazione della comunità locale, tanto distratta dalle insolite presenze intorno ai set allestiti in giro, da trascurare le solite attività, perfino la politica, a quei tempi passione principale. Infatti era in corso una campagna elettorale, ma le attrici, gli attori e soprattutto il grande Totò, pardon il principe Antonio Focas Flavio Angelo Duca Comneno De Curtis di Bisanzio, distoglievano l’attenzione dei cittadini perfino dagli allora adorati comizi. Poca gloria, però, battere quella nazionale, infarcita di demotivati oriundi sudamericani: perfino Schiaffino e Ghiggia, già campioni del mondo 8 anni prima con la Celeste uruguayana. A gennaio del 1958, gli Azzurri di mister Foni erano stati eliminati dall’Irlanda del Nord nel girone di qualificazione al Mondiale di Svezia, da cui restarono ingloriosamente esclusi, prima ancora che cominciasse.

Tutt’altro entusiasmo per i nostri a Mexico ’70 e nell’apoteosi del Mundial di Spagna 1982, “Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo”. Si possono rivivere quelle emozioni e rivedere le immagini di quei tempi – che cominciano ad essere lontani, visti i costumi, le magliette, le acconciature e le auto di allora – in due eccellenti album della casa editrice ISBN, per il grande pubblico degli appassionati di calcio. “Atlante illustrato del calcio ’70”, quando il calcio non era ancora in tv. Le immagini più incredibili di un decennio indimenticabile, a cura di Massimo Coppola e Alberto Piccinini, 278 pag. 12,90 euro, propone il decennio che si apre col Cagliari di Gigi Riva campione d’Italia e la storica semifinale Italia-Germania 4-3 nello stadio Atzeca. “Solo un flash anfetaminico prima della disfatta contro il Brasile, una partita che darà il tono emotivo a un decennio fatto di contraddizioni e contrasti. Nascono i primi calciatori-star e il fenomeno delle provinciali. Si impone una schiera di indimenticabili allenatori”. Ecco i primi boom di mercato miliardari (il centravanti Savoldi dal Bologna al Napoli). I giocatori “fumano, sparano, fanno la bella vita e si vendono le partite”, mentre gli italiani sprofondano nella crisi economica, la violenza e gli opposti estremismi.Il calcio anni Settanta ha raggiunto in libreria l’ “Atlante illustrato del calcio ‘80” (320 pag. 9.90 euro), sempre ad opera del tandem Coppola-Piccinini, disponibile da fine novembre scorso. La nostalgia del calcio che non c’è più in 300 incredibili fotografie dentro e fuori dal campo: tutti i campioni più grandi di quel decennio. Negli anni ottanta il calcio professionistico italiano cambiò per sempre. Il ritorno degli stranieri nelle squadre italiane (Maradona, Platini, Zico, Gullit, Van Basten, Rumenigge, Antognoni e tanti altri), i soldi degli sponsor in cambio del logo disegnato sulla maglia, gli affari della televisione: dal calcio dei vecchi bar sport alle regole dello show business. Nacquero nuove star: non solo calciatori, ma allenatori e persino presidenti. L’Atlante rimette in scena un’epoca, pescando a piene mani negli archivi fotografici di giornali e giornaletti. Le foto di campo e i primi clamorosi fuoricampo, con i calciatori ritratti al mare, in famiglia o nel bel mezzo delle feste. Campioni e bidoni, buoni e cattivi, “l’ultima età dell’oro del calcio italiano”.

Dal sito statoquotidiano.it


Cosa ne pensa il pubblico...


I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com

  • Curioso film d'ambiente calcistico, tutto buoni sentimenti e trionfo del buon cuore e della semplicità (il tifoso picchiatello è Jimmy il Fenomeno!). La pellicola sceglie giustamente di far vedere poco calcio (simularlo dà sempre un po' di fastidio) e qua e là azzecca qualche colpetto: l'equivoco fra Totò e Ferrari che lo sbarba, il milanese disegnato da Furlanetto che fa la caricatura di Rizzoli, fino a Pandolfini, qui sindaco di Cerignola, che addirittura lancia il coro della tifoseria ("Olio, petrolio...") nel momento più azzeccato del film. C'è Santesso, futuro paparazzo.
    • MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Il citato cora da stadio lanciato da Turi Pandolfini.

  • Modesta prova registica del produttore Turi Vasile, che fa assurgere agli onori del grande schermo Cerignola, senza però azzeccare il bersaglio. Naturalmente dove c'è il Principe c'è sempre qualcosa da salvare, ma la storiella ha il fiato corto e il pallone conferma una certa mancanza di feeling col cinema. Evocato nell'amichevole con la nazionale il patavino Bruno Nicolè, meteora del calcio italiano che ebbe una breve stagione di gloria nella Juve di Boniperti, Charles e Sivori

  • Inutile spruzzare il film di frammenti musicali: la commedia è di un'idiozia sopraffina, non tanto per la trama (vicende di una squadretta di calcio col bomber innamorato della figlia del burbero patròn), quanto per lo stucchevole spirito arzillo di cui è impregnata e per una sceneggiatura stanca come è stanco Totò, qui in una delle sue partecipazioni più noiose e inutili. Impagabilmente kitsch la canzoncina che i calciatori cantano gaiamente nel budello sotterraneo, con Paolo Ferrari che accenna pure a un improvvido sculettamento.

  • Commedia calcistica in cui il gioco del pallone è invero la copertura per una storiella a lieto fine su amicizia e sincero spirito sportivo. Eccessiva durata, fiacchezza, dialoghi logorroici e troppe parentesi amorose le comporterebbero la squalifica se non fosse per le mimiche e le freddure di Totò (che pure si autocita) e la romanità verace e un po’ malinconica di Memmo Carotenuto. Scritta dal regista con Antonio Margheriti, che nel gotico e nelle avventure fantascientifiche avrà modo di rivelare ben altra sostanza e valore.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Il “duello” di Ferrari davanti alla fontana; l’avaraccio Totò che stira le banconote come Paperon de’ Paperoni.

  • Film sul calcio piuttosto brutto che nemmeno la presenza di Totò (qui non particolarmente ispirato) riesce a nobilitare. Pochissime risate e francamente fastidiosi gli intenti didattico-morali contenuti dalla pellicola. Probabilmente solo per gli amanti più sfegatati del principe della risata e forse nemmeno per loro.

  • Lo spirito di squadra di una formazione di provincia è messo in crisi dalla prospettiva di passaggio alla serie A dei due giocatori migliori... Pur sport nazionale per l'eccellenza, il calcio ha fornito poche occasioni valide al nostro cinema e non è il caso di questa commediola, animata da uno spirito da recita parrocchiale ed interpretata da un Totò visibilmente stanco e fuori forma. Memmo Carotenuto ci mette un maggior impegno ma non può risollevare le sorti di un film mediocre ed afflitto, oltre che da troppe banalità, da insulsi intermezzi musicali.

  • Totò c'è, ma non è il protagonista assoluto; la commedia è corale non solo perché c'è di mezzo una squadra di calcio ma perché fatta di tante piccole vicende personali. Per ciò che riguarda il calcio, nonostante il piccolo mondo di Cerignola, ci sono già tutti i fattori, sportivi e non, che degenereranno nel tempo fino ad arrivare alla situazione attuale. Le parentesi amorose, anche se indispensabili, sono forse le più barbose, ma ci sono anche i simpatici "pretini" che giocano a pallone nelle loro lunghe tonache e pregano per la squadra.

  • Un altro modesto film sul mondo del calcio. Di sicuro calcio e cinema non vanno molto d'accordo neanche quando nel film recita Totò. Il film è una bozzettistica rappresentazione dell'ambiente paesano che gravita intorno al calcio di serie inferiore e fa la spola tra commedia sociale, farsa e dramma sentimentale insicuro sulla strada da prendere. Ritmo narrativo soporifero. Totò disegna un personaggio anomalo: è il Barone Fontana, il padrone della locale squadra di calcio dai tratti duri, spigolosi, quasi antipatici. Un Totò forzatamente poco divertente.

Le incongruenze

  1. Nella cantina del barone. 12'00'' In primo piano Paolo Ferrari (frontale) inizia af alzarsi da una botte: in secondo piano un attore -seduto su altra botte- scrive su un registro posato sul ginocchio destr. Nuovo ciak, stesso tempo, controcampo: perfetta continuità di Ferrari ( in secondo piano), ma l'altro (primo piano) ha totalmente cambiato atteggiamento
  2. In casa del barone Fontana. 37'54" Sulla destra schermo Totò (profilo sin. ) parla con Elsa Merlini (sinistra schermo), che sta a metà d'una rampa di scale. Nuovo ciak, stesso tempo, primo piano frontale dell'attrice che sta qualche gradino più in alto (impossibile dettagliare ma è così).
  3. Camera da letto, inquadratura dalla testata: due grossi pacchi sulla sinistra schermo (49'12") spariscono al ciak seguente (stesso tempo, rotazione oraria di 90° della mdp)
  4. Ufficio del barone. 61'34'' Totò (frontale dietro la scrivania) scarta un pacchetto. Nuovo ciak, stesso tempo, rotaz. oraria di 90° della camera: assolutamente perfetta la continuità d'azione di Totò, ma un bloc-notes posato davanti a lui s'è spostato di 5 o 10 cm
  5. Spogliatoi. 78'29" Un calciatore (destra schermo, profilo sin. ) si becca uno schiaffo tenendo le braccia giù. Nuovo ciak, stesso tempo, allargamento campo da altra angolazione: il ragazzo si protegge il volto con le mani.

www.bloopers.it


Le location del film, ieri e oggi

Tutte le immagini e i testi presenti qui di seguito ci sono stati gentilmente concessi a titolo gratuito dal sito www.davinotti.com e sono presenti a questo indirizzo

Lo stadio dove si allena la squadra di calcio dilettantistica gestita dal tirchissimo Barone Luigi Fontana (Totò) è, come segnalato da B. Legnani, lo Stadio Domenico Monterisi, situato in Via Napoli a Cerignola (Foggia)

Lo stadio dove, in una partita di campionato in trasferta, il Cerignola viene sconfitto perché la squadra era demotivata a causa della notizia della cessione di due calciatori ad una squadra di serie A e per la sostituzione dell’amato allenatore Armando (Memmo Carotenuto) con il barone Luigi Fontana (Totò) è lo Stadio Pino Zaccheria, situato in Via Vincenzo Gioberti a Foggia, all’epoca privo delle tribune sul lato mostrato nel fotogramma

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Riferimenti e bibliografie:

  • "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
  • "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
  • "Totò: principe clown", Ennio Bìspuri - Guida Editori, 1997
  • Articoli dal sito statoquotidiano.it
  • "Cerignola, dicembre 2016. Gambe d'oro, cinquant'anni dopo..." di Maria Vasciaveo - Dal sito cerignolaviva.it
  • "1958: a Torre Quarto con Totò" di Maria Antonietta Carobello - Dal sito ilmercadante.it
  • Turi Vasile, Paolo Ferrari, interviste di Alberto Anile, "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
  • «Il Messaggero», 20 aprile 1958
  • «Corriere dell'Informazione», 22 aprile 1958
  • «Corriere dell'Informazione», 27 aprile 1958
  • «Corriere d'Informazione», 24 giugno 1958
  • «Corriere della Sera», 28 giugno 1958
  • «Stampa Sera», 20 luglio 1958
  • Vice, «Corriere Lombardo», 28 agosto 1958
  • Vice, «La Notte», 28 agosto 1958
  • «Corriere dell'Informazione», 28 agosto 1958
  • «Il Monferrato», 19 settembre 1958
  • Gian Luigi Rondi, «Il Tempo», 20 settembre 1958
  • Vice, «Il Messaggero», 20 settembre 1958
  • «Momento Sera», 21 settembre 1958
  • «Corriere d'Informazione», 26 luglio 1958