I ladri

Secondo quanto sostiene la polizia scientifica, si può scoprire il colpevole attraverso un capello. Può darsi. Prendiamo un capello di sesso maschile e lo uniamo a uno di sesso femminile, una capella. Mettiamoli insieme al caldo e, se simpatizzano, nasce un capellino. Quant'è carino questo capellino! Si toglie ai genitori e si mette in un'incubatrice per adulti, dove, dopo nove mesi, diventa un capellone. Allora si gira per le strade gridando: Chi ha perduto questo capello? Chi si fa avanti è il colpevole. Ma mi facciano il piacere! Esaminando la saliva, si può risalire a chi ha sputato? Che schifo!

Commissario Gennaro Di Sapio

Inizio riprese: dicembre 1958
Autorizzazione censura e distribuzione: 20 giugno 1959 - Incasso lire 264.811.00 - Spettatori: 1.628.004


Titolo originale I ladri
Paese Italia - Anno 1959 - Durata 82' - B/N - Audio sonoro - Genere comico - Regia Lucio Fulci - Soggetto Lucio Fulci, Marcello Coscia, Marino Onorati, Vittorio Vighi, Nanni Loy, Ottavio Jemma - Sceneggiatura Lucio Fulci, Marcello Coscia, Marino Onorati, Vittorio Vighi, Nanni Loy, Ottavio Jemma - Fotografia Manuel Berenguer - Montaggio Gino Talamo, Titta Perozzi - Musiche Carlo Innocenzi, Fred Buscaglione, Franco Ferrara - Scenografia Ugo Pericoli - Costumi Giulietta Deriu


Totò: Commissario Gennaro Di Sapio - Armando Calvo: Joe Castagnato - Giacomo Furia: Vincenzo Scognamiglio - Giovanna Ralli: Maddalena Scognamiglio - Enzo Turco: Il brigadiere La Nocella - Carlo Pisacane: zio Alberto, zio di Vincenzo - Juanjo Menéndez: Salvatore, fratello di Vincenzo - Rafael Luis Calvo: don Antonio Ciardella - Leopoldo Valentini: Un brigadiere - Fred Buscaglione: lui stesso


I ladriSoggetto

Joe Castagnato soprannominato Elsewhere, cioè "Altrove", a causa degli ingegnosi alibi che si procura, viene dichiarato indesiderabile negli Stati Uniti e rispedito a Napoli dove, in regime di sorvegliato speciale, dovrà vedersela col solerte e furbo commissario Gennaro Di Sapio della "QdN sezione CNF". Contemporaneamente un agente della FBI informa il commissario Di Sapio che il Castagnato porta con sé un milione di sterline d'oro che vuole recuperare. Le sterline vengono ritrovate nascoste nella marmellata di ananas da un ladruncolo che si arrangia insieme alla moglie sarta (l'unica della famiglia dotata di cervello), il cognato parcheggiatore abusivo ed il nonno rincitrullito. La banda costringe Castagnato ad entrare in affari con loro ma il commissario Di Sapio ritrova una sterlina e tiene sotto controllo i magazzini del porto. Castagnato cambia strategia: mentre lui si procura un alibi, incarica tre scalcagnati ladri di rubare le sterline d'oro dai magazzini del porto per poi venderle ad un camorrista che le ripulirà. Il piano fallisce ed il custode dei magazzini muore, così i tre ladri si ritrovano con nulla in mano. Ma il piano di Castagnato era un altro: rubare dalla cassaforte del camorrista il contante per il riciclaggio delle sterline. Ma la furba moglie si accorge di tutto e riesce a recuperare il danaro mentre il commissario Di Sapio accusa Castagnato del furto ai magazzini del porto e di omicidio. Ma la brutta sorpresa è che il danaro è falso; il camorrista si era voluto cautelare così dopo essersi insospettito dell'ambiguo comportamento di Castagnato. Allo sfortunato terzetto di ladri non rimane che l'ultima risorsa: trovare un lavoro onesto. Così il commissario Di Sapio recupera le sterline d'oro e le consegna all'agente della FBI che ritorna negli Stati Uniti d'America. Sull'aereo però si scopre che l'agente della FBI non è altro che lo stesso Joe Castagnato, immediatamente arrestato dal commissario Di Sapio della Questura di Napoli sezione 'cca nisciuno è fesso! ("QdN sezione CNF").

Critica & Curiosità

Sarà l'esordio alla regia di Lucio Fulci, spesso presente come sceneggiatore per Steno. Dopo aver rifiutato di dirigere "Totò all’inferno", il regista in realtà non fu entusiasta del nuovo progetto ma il bisogno di denaro lo portò al compromesso. Al film partecipò Fred Buscaglione che interpreta se stesso e canta "Che notte!". Il film, realizzato con pochi mezzi e molti debiti, uscì in Spagna col titolo di "Contrabando in Napoles". Il film in uscita riceverà scarsi consensi di critica e di pubblico ma come al solito la sola presenza in cartellone di Totò, stavolta in un ruolo di potere ma sempre in contraddizione con le regole e le procedure, ironizzando su metodi investigativi, FBI, e tiranneggiando il povero brigadiere Lanocella (impareggiabile Enzo Turco), salva il film dal completo fallimento, rendendolo per lunghi tratti davvero godibile.


Così la stampa dell'epoca

L'ennesimo film coprodotto con capitali stranieri (con la spagnola Fenix Film) è I ladri, compromesso commerciale tra il filone lanciato da I soliti ignoti e la moda dei film inzuppati nelle canzonette. La vicenda ruota su una banda a gestione familiare, composta da Giacomo Furia, Giovanna Ralli e due attori spagnoli, che cerca di tener testa a un gangster italo-americano. Dall'altro lato della barricata c'è Totò, acutissimo commissario della Questura di Napoli (lui dice Q.D.N., come F. [...]

Alberto Anile


Il film è una farsa che deve a Totò i suoi momenti migliori.

«La Notte», 1959


Un'attrice fa sequestrare un film di Totò

ROMA, 21. — Un film di cui è protagonista Totò, «I ladri», che è stato girato recentemente e che avrebbe dovuto essere proiettato nella corrente stagione, è stato sequestrato in seguito ad un'azione giudiziaria intrapresa contro la casa produttrice dalla giovane attrice Maria Luisa Rolando, che ne è stata l’interprete accanto a Giovanna Ralli. Maria Luisa Rolando sostiene di non aver ricevuto il compenso stabilito per il film. Tra qualche giorno la Rolando apparirà in televisione in uno spettacolo con Macario.

Si apprende intanto che quattro film attendono Rosanna Schiaffino al termine dell'estate: due sono italiani, uno francese ed uno americano. Il primo è un film in costume: «Ferdinando, re di Napoli». Rosanna vi parteciperà insieme coi tre De Filippo: Peppino, Eduardo e Tittina.

«Corriere dell'Informazione», 22 luglio 1959


Lucio Fulci, il regista de "I ladri", ci presenta Totò, commissario di polizia, alle prese con un lestofante italo-americano (l'attore spagnolo A. Calvo) rispedito dagli Stati Uniti a Napoli. Era probabilmente intenzione del regista dimostrare, nel modo più ameno possibile, come il tecnicismo della malavita americana sia destinato a fallire contro la secolare astuzia napoletana. Non solo, difatti, Calvo viene derubato dalla strampalata famiglia Scognamiglio, guidata da Giovanna Ralli, ma tutti, alla fine, devono fare i conti con Totò. Un commissario che a prima vista sembra fatto apposta per far prosperare i delinquenti, mn si rivela poi di un’astuzia a tutta prova.

Ma il tema del film, che avrebbe anche potuto dar luogo a sviluppi divertenti, si perde, via via, fino a divenire impercettibile. Ancor più che alla caricatura, il regista indulge alla farsa, caricando oltre misura i toni e gli effetti. L'insieme risulta perciò di una comicità un po' greve. Si salvano alcune macchiette, tipicamente napoletane e Totò, che, pur male impiegato, trova, di tanto in tanto, lo spunto esilarante. Nel film è anche inserito, con una breve apparizione, Fred Buscaglione, che si esibisce in una sua canzone di successo.

Arturo Lanocita, «Corriere della Sera», 15 agosto 1959


Totò questa volta è un commissario di pubblica sicurezza. Approssimativo, fiducioso che le cose si aggiusteranno da sole, pigro e un po' svagato, in una parola napoletanissimo [...] L'atmosfera è un pò quella de I soliti ignoti, ma i risultati sono parecchio inferiori, anche se Totò, ogni tanto, fa sentire la sua classe.

Franco Maria Pranzo, «Corriere Lombardo», 17 agosto 1959


Vita dura per gli italo-americani graziosamente restituitici dagli Stati Uniti come "indesiderabili". Se non nella realtà, almeno in questa farsetta di coproduzione con la Spagna. [...] L'idea del film non era da buttare via: e invece, puntualmente, è stata sprecata. Tutto si riduce alle consuete freddure di Totò, la più divertente delle quali dovrebbe consistere negli errori che un commissario di polizia commette quando deve rivolgere la parola ad un brigadiere (Enzo Turco) di cui non ricorda mai il nome. Qualche altra trovatina è meglio azzeccata, ma si ricorda più volentieri Giovanna Ralli, che da un po' di tempo ha un piglio e una sicurezza davvero notevoli. Si vorrebbe, soltanto, che non fosse sacrificata in parti così inconsistenti.

s.b., «Stampa Sera», 26 agosto 1959


Ventimila sterline nascoste nelle scatolette di marmellata danno l'avvio ai Ladri, un film in chiave farsesca sugli «indesiderabili» che di quando in quando gli Stati Uniti, con il pretesto dell'origine italiana, ci restituiscono. Uno spunto abbastanza felice, ma un poco sprecato da una sceneggiatura farraginosa e dalla regia non proprio esemplare di Lucio Fulci. [...] Quando si aggiunge che il commissario è impersonato da Totò, si comprende la piega che fatalmente doveva prendere il filmetto. Il nostro comico, sostenuto da Enzo Turco, ricorre ai consueti lazzi, e ottiene qualche buon effetto di ilarità, badando con il regista a non spingere troppo il gioco per il timore, Dio ne guardi, di essere accusato di irriverenza verso la nostra polizia. Qualche macchietta affidata a Giacomo Furia e ad altri tipi napoletani completa il modesto divertimento, al quale partecipa, come un pesce fuor d'acqua, lo spagnolo Armando Calvo nella parte del gangster e, con maggior brio, la spigliata Giovanna Ralli. Una canzone di Fred Buscaglione, che sembra aver sostituito Modugno in questo campo, arricchisce, come di consueto, la colonna sonora.

«La Stampa», 26 agosto 1959


Totò è sempre divertente, è vero, ma anche Totò invecchia e comunque, quando la sua parte in un film è ridotta, come in questa ennesima coproduzione italo-spagnola, in una «partecipazione straordinaria», le cose si mettono male e non si riesce a ridere molto, si ridacchia tutt’al più. Pure, l'idea de «I ladri» non era malvagia: da una parte la contrapposizione tra «l’arte di arrangiarsi» dei ladruncoli napoletani e i metodi raffinati del bandito italo-americano espulso dagli Stati Uniti che viene a realizzare in Italia il «malloppo» di una vecchia rapina, e, dall’altra, il confronto tra i sistemi scientifici dell’FBI e il buon senso della C.N.F. («Cà nisciuno è fesso») di Totò, qui nelle vesti di una specie di Maigret partenopeo.

Alla fine «Joe Castagnaro, di pistola diplomato», come lo canta Fred Buscagliene in un suo «criminal song», e la FBI vengono battuti in velocità e furberia dal popolaresco intuito del poliziotto della CNF. Purtroppo Io spunto del soggetto è rimasto allo stato di possibilità e il film, senza neppure sfiorare la satira di costume, non è riuscito a superare la barriera delle barzellette sceneggiate e cucite assieme. Giovanna Ralli, Giacomo Furia ed Enzo Turco fanno del loro meglio, ma senza convinzioni. Lo stesso si può dire per il regista, Lucio Fulci, passato da «l ragazzi del Juke box», alla commedia più impegnativa da anch'egli l'impressione di non aver potuto dimostrare le sue buone possibilità. Speriamo nel prossimo film.

vice, «L'Unità», 26 agosto 1959


Consueti lazzi di Totò che, nei panni di un commissario di polizia, mette nel sacco un gangster che ha trasferito a Napoli le sue abitudini poco raccomandabili. Ilari macchiette di sfondo movimentano la scucita farsetta, dove peraltro Giovanna Ralli, in netto progresso. centra una simpatica figurina di ladruncola che tira a campare. Fred Buscaglione, stavolta, canta "Bambola".

«Corriere dell'Informazione», 29 agosto 1959


Joe Castagnato, un italo-americano ritenuto responsabile di un furto di ventimila sterline di cui non si è mai trovata traccia, viene rispedito in Italia come indesiderabile. Il gangster, ovviamente, ha portato seco il malloppo (le sterline sono nascoste in scatolette di marmellata) e ha già pronto un piano per recuperarle. Un evento fortuito fa sospettare la cosa a una donna che con l'aiuto di alcuni parenti — l‘improvvisata gang vuoi rassomigliare a quella de «I soliti ignoti» ma non è nemmeno la sua brutta copia — intende collaborare con Joe e sistemargli la «merce» dietro, s'intennde, un lauto compenso.

Le cose però si complicano e, a sbrigliare l’intricata matassa, rinvenendo la refurtiva e arrestando i colpevoli, è un sagace ispettore di polizia che Totò colorisce a dovere risollevando, con le sue apparizioni, il tono del film che è quanto di più monotono si possa immaginare. Le responsabilità di un tale misfatto vanno attribuita agli sceneggiatori e al regista, Lucio Fulci. Dal naufragio si salvano solo, oltre a Totò, Giovanna Ralli, i "numeri" di Fred Buscaglione e il commento musicale.

Vice, «Il Tempo», 2 settembre 1959


[...] Lucio Fulci, che ha diretto il film, si è chiaramente rifatto al modello dei «Soliti ignoti», senza peraltro raggiungere l’efficacia narrativa e formale ottenuta da Susi D’Amico e da Monicelll. «I ladri», comunque, è una buona prova del giovane regista. Tutti bravi gli interpreti da Totò, nei panni di un lepido commissario, a Giovanna Ralli energica capo-banda, da Armando Calvo, il gangster, a tutti gli altri.

Vice, «Il Messaggero», 2 settembre 1959


I documenti


Io mi ritengo un errore di Totò. Ero tanto felice come sceneggiatore e mi toccò esordire alla regia.

Lucio Fulci


Arrivarono i produttori del film Mondelli e Capitani dicendomi: "Fulci, vuoi fare un film? Si chiama I Ladri, ti diamo due milioni", risposi immediatamente di sì. Non avevo di che mangiare! Ma in realtà fu Totò ad aiutarmi maggiormente per quel film, garantendo la sua partecipazione (il Principe prese 15 milioni; lui, che per le sole apparizioni ne prendeva 30 o 35) in merito al lavoro che avevo già svolto con lui in passato, con diciassette soggetti (più o meno). Lo realizzai su sceneggiatura di Nanny Loy, in condizioni terribili. Comunque prima delle riprese e completamente ignaro di cosa mi sarebbe accaduto, andai all'ufficio di Mondello (...) Dopo che fui tranquillamente accomodato Mondello esclamò alla segretaria: "Aho, c'è qui Furci. Và a comprà du cambiali, che glie damo l'anticipo!". E il giorno dopo ero sul set.

Lucio Fulci


In Spagna, per il mio primo film con Totò mi sono accorto che il produttore spagnolo, Marcos, era un ladro e un truffatore. Un giorno ho dovuto fare una panoramica e mentre la facevo da sinistra a destra mi toglievano i mobili. "Che succede?". Allora il produttore Mondello mi disse: "Ci tolgono i mobili perché Marcos non li ha pagati". Era scaduto il noleggio dei mobili. Il film era I ladri. Non esiste la figura del produttore vero, il producer che si occupa di tutto. In genere e un piccolo speculatore, o nei casi migliori un presuntuosissimo intelligente, tipo Amato, tipo Donati - l'organizzatore generale del prodotto. Non c'è struttura. L'Italia il cinema l'ha avuto solo per la volontà dei suoi autori, solo per quello, se no sarebbe morto da anni. Per fare il regista in Italia, a confronto con altri paesi, ci vuole veramente una forza incredibile, il regista in Italia deve fare questo mestiere contro tutti, contro la cretineria del noleggiatore, la stupidita del produttore, la presunzione degli attori, la mancanza, insomma, di una civiltà cinematografica. I registi dovrebbero essere decorati tutti sul campo, da Tanio Boccia per finire a Fellini. (...)

I film di Totò erano un vero riposo, perché Totò risolveva il sessanta per cento dei problemi da solo. Un animale da spettacolo. Bastava che gli davi un canovaccio, e lo riempiva lui senza problemi. Veniva a lavorare che non aveva neanche letto la sceneggiatura, ma aveva l'abilità incredibile di non uscire mai dal personaggio, mai. Le cose in cui era più straordinario era quando il soggetto gli offriva il pretesto per i suoi numeri di aggressività. Bastava la spalla giusta, ed erano miracoli! (…)

C'era l'uso delle revisioni. Non c'erano ancora le ditte affermate, Age e Scarpelli, questo e quell'altro. E così c'erano queste sfilze di nomi che comparivano come sceneggiatori. Perché i produttori non ci capivano molto, e allora, su un testo, si rivolgevano a un altro e gli dicevano: "Vedi un po', sistemalo, fai una revisione". Quello trovava dei difetti, e faceva la revisione. Poi il produttore si rivolgeva ancora a qualcun altro. E le sceneggiature passavano di mano in mano, come un pallone di rugby. Io ho vissuto di revisioni per anni. Come Continenza, che veniva chiamato "Lazzi Express", come i trasportatori Lazzi. Il fatto è che allora si lavorava molto. Metz e Marchesi, mettiamo, si svegliavano una mattina e dicevano: "Ci serve tanto. Andiamo da Sabatello (loro vittima designata) e gli raccontiamo una storia". "Quale storia?". Pigliavano un po' di simpamina, andavano lì, gli raccontavano una storia, anzi un'idea, si pigliavano il mezzo milione, e se poi la storia non funzionava interveniva un altro sceneggiatore, poi un altro, poi un altro...

Lucio Fulci


Cosa ne pensa il pubblico...


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I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com

  • Va a due velocità: con Totò e senza Totò. Nonostante la bravura e la simpatìa di Giovanna Ralli e di Giacomo Furia, quando il Principe non c’è (e càpita spesso) il film cala, anche per via di una trama complessa, per riprendere con l’arrivo di Totò, cui basta come sempre un bisenso, un errore, un equivoco per imbastirvi il nostro sorriso (qui si diletta pure di acronimi, come QDN=Questura di Napoli). Per il resto Fulci dirige in modo efficace, senza fronzoli. Non indispensabile, ma potabile. **

  • Curioso debutto per un regista che, alla fine della carriera, raggiungerà lo status di "poète du macabre". Dopo una serie di sceneggiature (L'Uomo la Bestia e la Virtù, Totò all'inferno, Totò nella luna) sviluppate per il comico napoletano, Fulci dirige il suo primo film dietro supporto dello stesso Totò, che lo vuole al timone della regia. Purtroppo, pur se girato egregiamente, manca di comicità impostato com'è sul versante quasi poliziesco. Il commissario Di Savio è uno dei meno "esilaranti" personaggi interpretati dal principe De Curtis.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: La descrizione delirante su un "capello" e sulla sua "genetica".

  • Solito film col principe De Curtis dove le scene senza di lui non sono riuscite o annoiano. Le sue battute, i doppi sensi, valgono metà film, ma comunque è da ricordare anche la Ralli che rispetto agli altri è quella più convincente. Bella la canzone di Buscaglione.

  • Gradevole, sulla scia dei Soliti ignoti come si usava molto all'epoca. Le parti con Totò sono quelle più divertenti, per quanto rallentino una trama comunque ben congegnata che nella parte finale riserva molti twist inaspettati, per un filmetto del genere. C'è un buon cast di contorno (con un Furia molto divertente) ma forse a lasciar desiderare è l'allora inesperta regia di Fulci, che a volte dilata i tempi più del dovuto. Comunque piacevole.

  • Modestissima, ma rilassante commediola. L'ambientazione napoletana poco aggiunge di sapido e Fulci si limita a dirigere con correttezza gli anonimi protagonisti. Per fortuna c'è Totò col suo repertorio: di (alta) prammatica quando inventa acronimi o si altera coi sottoposti storpiandone ripetutamente il cognome; strepitoso quando umilia lo scientismo delle indagini con una esilarante narrazione su un "capello" e una "capella" (genitori del "capellino", ovviamente).

  • Curioso film di Lucio Fulci che paragona/confronta la mafia Usa con la truffa napoletana. Il film ha un ritmo abbastanza scorrevole, ma è indubbio che le scene migliori siano quelle con Totò; per il resto un film che si fa guardare ma nel quale si aspettano inevitabilmente le scene con Totò per poter ridere di nuovo.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Noi siamo del QDN! Questura di Napoli! Sezione CNF: Cà nisciun é fess!

  • Difficile inquadrare l’opera prima di Fulci sotto un’unica etichetta. Sicuramente non può essere considerato un film di Totò poiché occupa un ruolo marginale, anche se lo contamina con la sua genuina comicità risultando divertente e gradevole. Parrebbe un curioso ibrido tra noir e poliziesco pendendo maggiormente verso il punto di vista dei criminali, ma con le dovute limitazioni. Sia la Ralli che Furia destano una buona impressione e nel complesso è un film guardabile, nonostante tutti i se e i ma che lo accompagnano da ormai diverse decadi.

  • Fulci, dopo un apprendistato decennale con Steno, esordisce alla regia con questa gustosa e convincete parodia dei polizieschi americani e del “polar” francese, senza dimenticare certi echi realisti de I soliti ignoti. Il sorprendente intreccio giallo con sorpresissima finale, si collega a delle acute annotazioni di costume del sottobosco malavitoso di Napoli e alle ben studiate psicologie dei personaggi ciascuno dei quali ha una sua precisa identità. Interpretando il commissario Di Savio, Totò indovina uno dei più bei personaggi della sua carriera.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Il commissario interpretato da Totò è uno dei più complessi ed equilibrati della sua carriera: realista ma anche incline alla comicità surreale.

  • In questa sua prima regia Fulci dirige una simpatica commedia che racconta di un furto messo in atto la notte di capodanno (idea ripresa qualche anno dopo in Operazione San Gennaro di Risi). Nel cast Totò, nei panni del commissario, seppur non ai suoi soliti livelli è il migliore; divertente la banda a conduzione familiare in cui spicca la bellezza della Ralli. Cameo di Buscaglione che interpreta se stesso e che cura anche le musiche.

  • Film a tratti un po' lento e ravvivato, come sempre accade, dalla presenza di Totò, che qui interpreta il divertentissimo e furbo personaggio del Commissario Di Sapio della QdN (Questura di Napoli) sezione CNF (Cà nisciuno è fesso). Da ricordare anche per le belle interpretazioni di Giovanna Ralli e Giacomo Furia. Da segnalare inoltre, come cammeo, la presenza di Fred Buscaglione.

  • Film coprodotto con la Spagna, vede la presenza di alcuni attori spagnoli e Calvo prende quello che doveva essere il posto di Buscaglione il quale si limita solo a fare un apparizione da cantante. Totò qui è il commissario Di Sapio e fa ridere semplicemente mettendo in evidenza i limiti tecnici della tecnologia dell'epoca, la lampada da tavolo che fa falso contatto e il microfono del telefono che si stacca nell'apparecchio. La trama è debole ma non si può fare a meno di notare come nel 1958 il numero delle auto in parcheggio sia minore. • MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Caro Brigadiere La Finocchia!" "La Nocellaaaa!" (Enzo Turco deve sempre ricordare il suo cognome a Totò).

Le incongruenze

  1. Il commissario Di Savio sta parlando con il brigadiere La Nocella della eventualita' di passare il Natale in questura, a meno che... Bene; quando Toto' dice "A meno che..." avviene un cambio di inquadratura in cui chiaramente La Nocella regge il foglio in maniera diversa rispetto a prima (lo stacco e' una discontinuita' comunque molto percepibile, ma la posizione sbagliata la rende proprio un palese errore)
  2. Gli Scognamiglio stanno facendo le prove per il colpo: in particolare, si esercitano con la fiamma ossidrica. Salvatore rincasa, stanco come al solito, e si dirige subito nel letto. Il labiale delle cose che bofonchia non corrispondono per nulla al doppiaggio.

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Tutte le immagini e i testi presenti qui di seguito ci sono stati gentilmente concessi a titolo gratuito dal sito www.davinotti.com e sono presenti a questo indirizzo.

Il molo dove sbarca dalla nave Joe Castagnato (Armando Calvo), espulso dagli Stati Uniti, è il Molo Angioino a Napoli

La strada dove Vincenzo (Giacomo Furia) e la moglie Maddalena (Giovanni Ralli), dopo aver evitato di investire dei passanti, comprano il giornale che parla del furto di Capodanno è Via Riviera di Chiaia - Piazza San Pasquale a Napoli

Il commissariato della QdN (Questura di Napoli) sezione CNF (Cà nisciuno è fesso) dove lavora il commissario Di Sapio (Totò) e da cui esce liberato Joe Castagnato (Armando Calvo) è in via Concezione a Montecalvario (Napoli)

Ecco la panoramica di vico Lungo Montecalvario, in controcampo.

La piazza dove Vincenzo (Giacomo Furia) e Maddalena (Giovanni Ralli) vanno a recuperare l'auto con la cassaforte rubata da Joe Castagnaro (Armando Calvo) è Piazza del Plebiscito a Napoli

La strada dove il commissario Di Sapio (Totò) travestito da spazzino, intercetta il carretto con la refurtiva è Via del Moro a Roma.

Il negozio a destra c'è ancora, anche se adesso le specialità sono sarde

Ecco il portone dell'ultimo fotogramma

1959 I ladri 17

La casa presa in affitto da Joe Castagnato (Calvo) si trova in via Aniello Falcone 396 a Napoli.

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Riferimenti e bibliografie:

  • "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
  • "L'Opera al Nero" - Dossier Nocturno Cinema (nuova serie n. 3), a cura di Manlio Gomarasca
  • "L'Occhio del Testimone", Edizioni Granata Press, a cura di Michele Romagnoli
  • "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
  • "L'avventurosa storia del cinema italiano", Franca Faldini e Goffredo Fofi, Cineteca di Bologna, 2011

Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:

  • La Stampa
  • La Nuova Stampa
  • Stampa Sera
  • Nuova Stampa Sera
  • Il Messaggero
  • Corriere della Sera
  • Corriere d'Informazione
  • Il Tempo
  • L'Unità
  • Corriere Lombardo
  • La Notte