Il medico dei pazzi
Felice Sciosciammocca
Inizio riprese: giugno 1954, Studi Ponti - De Laurentiis
Autorizzazione censura e distribuzione: 8 settembre 1954 - Incasso lire 378.708.000 - Spettatori 2.705.058
Titolo originale O' mmedico è pazz'e
Paese Italia - Anno 1954 - Durata 95 min - colore - Audio sonoro - Genere commedia - Regia Mario Mattoli - Soggetto Eduardo Scarpetta - Sceneggiatura Ruggero Maccari, Totò, Vincenzo Talarico, Mario Mattoli - Musiche Pippo Barzizza
Totò: Felice Sciosciammocca, sindaco di Roccasecca - Tecla Scarano: Concetta, la moglie - Maria Pia Casilio: Margherita, la figlia - Aldo Giuffrè: Ciccillo - Giacomo Furia: Michele - Vittoria Crispo: la signora Amalia - Nora Ricci: sua figlia - Mario Castellani: il signor Cristaldi - Franca Marzi: sua moglie - Amedeo Girardi: Don Carluccio - Carlo Ninchi: Otello, l'attore fratello di Don Carluccio - Nerio Bernardi: il Colonnello Pizzo Scevola - Ugo D'Alessio: Musicista - Pupella Maggio: La Vedova - Rosita Pisano - I tre acrobati
Soggetto
Ciccillo, giovane nullafacente, da anni vive a Napoli alle spalle dello zio Felice il quale crede di pagare al nipote gli studi di medicina. Quando Felice da Roccasecca, luogo in cui vive, giunge a Napoli insieme alla moglie e alla figlia, Ciccillo mette in scena, insieme all'amico Michele, un nuovo raggiro ai danni dello zio. Millanta di essere diventato psichiatra e di aver bisogno di 500 lire per comprare una macchina per sanare un pazzo che è ospite nella clinica da lui diretta. Naturalmente dice il falso; i soldi gli servono per onorare un debito contratto al gioco e la clinica è una pensione dove Ciccillo vive a sbafo. Lo stesso Felice verrà ospitato nella pseudo - clinica, Pensione Stella; a Felice, il nipote, farà monito di prestare attenzione ai"pazzi" ospitati nella struttura, i quali non sono altro che dei normali clienti. Da tutto questo prenderanno corpo dei gustosi episodi da commedia degli equivoci tra Totò e gli avventori. Alla fine tutto si risolverà; Ciccillo avrà le sue 500 lire, e Felice si riconcilierà con i"pazzi".
Critica e curiosità
Rispetto agli ottimi incassi di Un turco napoletano e Miseria e nobiltà, Il medico dei pazzi si assesta su cifre più basse.
Così la stampa dell'epoca
La stagione di Totò è passata: siamo al tramonto. Insisti e insisti le mosse del principe comico non ottengono più l'effetto di un tempo, il pubblico di ieri sera ha riso solo due o tre volte, ha protestato anche: è troppo, c'è un limite a tutto. Si può andare anche al cinema per trascorrere due ore liete, per dimenticare i propri guai, ma si approfitta di questa debolezza al punto che, promettendovi quattro franche risate, non si esita, una volta sborsato il prezzo del biglietto, ad offendervi, somministrandovi solo quattro bestialità. Bisogna combattere la convinzione, troppo radicata tra i produttori, che lo spettatore, prima di entrare in sala, assieme al cappotto e all'ombrello, consegni anche la testa al guardaroba.
Mario Gallo, «Avanti!», Roma, 13 novembre 1954
Per Don Felice tutto il mondo pieno di pazzi
Totò capita in una strana pensione abitata da gente assurda e squilibrata e crea un clima di risate e di buonumore
L'arte di Totò è basata su trovate argute, su giochi di parole sparate a bruciapelo, su movenze personalissime. I personaggi che egli interpreta acquistano valore rilievo da questa sua vis comica naturale: ma sbaglierebbe chi si mette a considerare l’artista alla stregua di un semplice mimo capace solo di far ridere le platee. La verità è che in ogni sua nuova interpretazione o caratterizzazione egli vive perfettamente la sua parte con una aderenza alla realtà che è dote peculiare dei grandi artisti. Considerate “Il medico dei pazzi” un film diretto con brio e spigliatezza da Mario Mattoli. Il soggetto in sé è semplice, ricco solo delle situazioni che Scarpetta creava con indubbia felicità di invenzione: ma una sceneggiatura felice, un cast di attori quali meglio non si poteva desiderare hanno assecondato Totò nella sua fatica artistica, dandogli la possibilità di sfoggiare tutte le risorse del suo repertorio.
[...]
Come in una farsa che si rispetti, tutto finisce per il meglio: nella carrozza che lo riconduce a Roccasecca con la famigliola, Felice Sciosciammocca, ripensando alla sua avventura napoletana, ci ride sopra e si consola dicendo che, in fondo in fondo, tutto il mondo è pieno di pazzi. E’ chiaro che in un soggetto del genere Totò ha tutta la possibilità di farsi valere; ma non possiamo non ricordare anche le ottime interpretazioni di Franca Marzi, Maria Pia Casilio, Carlo Ninchi e tutti gli altri che, in un mondo pieno di guai a preoccupazioni, sanno propinare al pubblico due ore di allegria.
Vice, «Momento Sera», 14 novembre 1954
È veramente doloroso constatare come la comicità di certi film italiani sia ancora legata a sorpassati schemi appartenuti al più infimo teatro di avanspettacolo, basata com'è sugli effetti scenici provocati dagli equivoci e sull'ambiguità dialogica dì pretto stampo macchiettistico [...]. Totò sfoggia come il solito i tipici atteggiamenti del suo repertorio mimico [...]
Vice, «La Voce Repubblicana», Roma, 14 novembre 1954
[...] Il congegno è piuttosto vecchiotto ma serrato, allegramente mosso da una disinvolta inventiva e da una rapida agilità di narrazione. La regia è dell'emerito Mattoli che cerca di sfruttare il meglio possibile le risorse dell'arruffato imbroglio. Totò si lascia trascinare dagli eventi con lepido candore e coadiuvare nel gioco degli equivoci da Franca Marzi, Tecla Scarano, Maria Pia Casilio, Carlo Ninchi, Castellani, Bernardi e molti altri.
E.C. (Ermanno Contini), «Il Messaggero», 15 novembre 1954
[...] Su questa situazione, che riusciva a divertire, sul principio del secolo, il pubblico di Scarpetta soltanto grazie ad una colorita caratterizzazione di tipi presi dalle strade di Napoli, è intessuto tutto il film la cui grossolanità non riesce nemmeno a raggiungere un tono farsesco capace di provocare le risate generose della platea. Le qualità di attore di Totò, ormai riconosciutissime, sostengono a stento quest’altra prova sempre più offuscandosi dinanzi alla inconsistenza dei personaggi che gli vengono proposti. Fra gli altri interpreti Maria Pia Casilio e Franca Marzi. Regìa di Mario Mattoli.
Vice, «Il Popolo», 15 novembre 1954
L'odierna maschera meglio qualificata, per consenso di pubblico, a rievocare Scarpetta e le sue invenzioni umoristiche, à certamente Totò. [...]
Non è mancata la materia per offrire a Totò le occasioni per i suoi lazzi; il peso del film è sopportato tutto dalle sue esili spalle, poiché la presenza del molti suoi compagni da Carlo Ninchi a Mario Castellani, da Nerio Bernardi a Giacomo Furia, serve soltanto ad appoggiare le sue battute ed i suoi gesti, mentre l’opulenta avvenenza di Franca Marzi e la grazia di Maria Pia Casilio fanno apparizioni fugaci. La farsa à diretta in economia da Mario Mattoli, che ha lasciato che ognuno se la sbrigasse un po' come vuole. Ora è vero che la tolleranza è una gran virtù, ma non fa per i registi. Tollerabili i colori.
«Corriere della Sera», 16 gennaio 1955
Una piazza intitolata all'attore - Totò «sindaco» di Roccasecca
È stata scoperta ieri nel paese ciociaro di Roccasecca, in provincia di Frosinone, la targa con cui è stata intitolata una piazza al principe Antonio de Curtis, ovvero Totò, il principe della risata. La cerimonia coincide con il centenario della nascita. Erano presenti la figlia del grande attore napoletano, Liliana de Curtis, Dino Valdi, che ha lavorato come controfigura di Totò, il produttore Alfredo Bini e l’attrice Adriana Russo. «Una parte di Totò - ha detto fra l’altro nel suo intervento Liliana de Curtis - ora continua a vivere anche qui a Roccasecca. La scelta di intitolargli questa piazza sta a dimostrare l’amore e l’affetto che gli italiani nutrono per mio padre e lui ne sarà sicuramente felicissimo». Il sindaco di Roccasecca, Antonio Abbate, ha sottolineato che il suo Comune è il primo in Italia a dedicare una piazza all’indimenticabile comico. Totò nel film «Il medico dei pazzi», girato da Mario Mattoli nel 1954, interpretava proprio il sindaco di Roccasecca e l’intitolazione della piazza è un riconoscimento per quella citazione.
Sabato, inoltre, Liliana de Curtis era intervenuta all’intitolazione di un viale dedicato a Totò a Sabaudia. Proprio in questi giorni, fra l’altro, la televisione sta riproponendo al pubblico le immagini amatissime di tanti film dei quali l’attore napoletano è stato protagonista: il programma intitolato «W Totò» va in onda alle 14.10 su RaiUno.
«La Stampa», 20 agosto 1998
I documenti
Non ho mai sentito il disagio della macchina da presa, mi è sembrato sempre di stare su un palcoscenico, anche perché mancava poco che le maestranze facessero degli applausi a scena aperta, e alla fine della scena applaudivano, era veramente come a teatro. Si vedevano molti macchinisti, elettricisti, sarte, che schiattavano per non farsi sentire ridere, si tappavano la bocca, durante la scena vedevi proprio le lacrime che scendevano per il tanto ridere.
Aldo Giuffré
Il Ferraniacolor me lo ricordo perché avevo una parrucca in testa e sudavo come una spugna. Una cosa proprio incredibile, perché allora fare un film a colori significava una luce che non finiva mai. Ricordo che faceva proprio caldo, tant’è vero che De Laurentiis aveva raccomandato a noi tutti di non dire che faceva caldo perché sennò Totò non girava più. “Il primo che dice che fa caldo, lo licenzio”, era un suo modo per scherzare. Però aggiungeva: “Non lo dite, perché sennò Totò s’avvilisce e se ne va”.
Giacomo Furia
Tanto per dire come si lavorava allora, nel Medico dei pazzi giravamo davanti a un bar, la macchina stava davanti e un piccolo carrello e si spostava in avanti o indietro a seconda se doveva inquadrare due o più personaggi. Facevamo una scena lunghissima, perché prima eravamo io e Giuffrè che parlavamo, poi arrivava una signora con la figlia e parlavamo con loro, poi la signora entrava nel bar e noi ci stringevamo un’altra volta e continuavamo il discorso. Venivano delle battutine in più, “a soggetto”, e allora ricordo che Mattoli diceva: “Signori stringete, perché sennò finisce la pizza”, la pizza era di trecento metri, “quindi mi raccomando, cerchiamo di finire prima”.
Enzo Garinei
Mattoli veniva da casa con le idee molto chiare, anche perché partecipava quasi sempre alla sceneggiatura. Era un uomo di teatro, conosceva tutto l’ambiente, andava a vedere gli spettacoli teatrali, anche l’avanspettacolo, perché voleva vedere se c’era gente nuova da lanciare, da provare. Riempiva i suoi film di un sacco di attori, caratteristi, comici, drammatici, di teatro o d’avanspettacolo, l’importante è che fossero attori. Totò, che aveva un sesto senso particolare, si rendeva immediatamente conto se una persona era all’altezza della situazione oppure no; e Mattoli lo accontentava dandogli sempre « dei buoni professionisti.
Enzo Garinei
Mattoli ha sprecato un grande talento, era un uomo di prim’ordine, sia culturalmente che come gusto, non era uno qualsiasi, aveva un grande senso dello spettacolo, un occhio preciso nel capire le cose che potevano piacere al pubblico, ma aveva messo il suo talento al servizio del cinema commerciale. Non nel senso di “fare film commerciali”, perché quelli vanno benissimo, ma nel senso di far spendere poco: fino a un certo punto erano abbastanza curati, poi era necessario chiudere perché bisognava finire entro trentacinque giorni.
Isa Barzizza
Cosa ne pensa il pubblico...
I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com
- Tratto dalla farsa di Eduardo Scarpetta "O' miedeco d'e pazze", risente dell'origine teatrale e di essere stato "stirato" per arrivare ad un metraggio accettabile. Nonostante tutto, riesce qua e là a divertire (specialmente nella prima parte della permanenza di Totò nella "Pensione Stella", che lui crede essere un manicomio), per calare via via. Arriva a **.
- Tratto da un'opera teatrale di Edoardo Scarpetta, è la classica commedia degli equivoci in cui Totò è circondato da più che validi comprimari. Si ride (talvolta) e si sorride (più spesso) e, anche senza essere un capolavoro, l'opera è comunque molto godibile.
- L'omonima farsa di Scarpetta in versione briosa con un Totò protagonista che si concede alle sue divertenti divagazioni in un contesto narrativo già di per sé simpatico, quello dell'albergo fatto passare per manicomio dal nipote che spilla quattrini allo zio. Cinematograficamente l'opera è senza pretese, ma proprio questa grado zero di rielaborazione permette di costruire efficacemente (e con buon ritmo) il carosello dei classicissimi sketch teatrali che ruotano attorno alla vittima Totò. Godibile.
- Simpatica rivisitazione cinematografica di un'opera teatrale di Scarpetta. L'idea di base è semplice e si basa sul più classico degli espedienti comici: l'equivoco. Totò è in buona forma e così pure i comprimari. Abbastanza divertente anche se il principe della risata ha fatto molto meglio.
- Provinciale benestante foraggia il nipote scapestrato e perdigiorno, convinto che questo diriga un manicomio a Napoli, ma si tratta invece di una pensione per cantanti ed attori, le cui bizzarrie artistiche sono però facilmente scambiabili per manifestazioni di pazzia. A suo agio con Scarpetta, Totò strappa più di una risata, soprattutto quanto, per tener buoni i presunti matti, si mostra accondiscendente verso le loro assurde richieste, per cui, anche se la farsa non può dirsi del tutto riuscita, il divertimento è assicurato.
- Totò, sindaco di un paese in provincia di Frosinone, si reca a Napoli dal nipote, credendo che questi sia un medico proprietario di un manicomio: ne succederanno di tutti i colori. Nonostante ci sia qualche lampo di improvvisazione del De Curtis, forse non è la miglior commedia della coppia Mattoli-Totò: è evidente che si poteva far di più.
- Simpaticissima opera ambientata all'interno di una pensione spacciata per manicomio. Il nipote convince lo zio (Totò) a finanziarlo per assolvere i suoi debiti. Nell'incoscienza il protagonista riserverà allo spettatore degne gag, con esilaranti situazioni girate con esperienza. Totò regge il tutto; bravo anche Giuffrè.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: L'incontro con la vedova.
- Ultima parte della trilogia scarpettiana di Mattioli con Totò, forse è il capitolo più debole restando comunque su notevoli livelli di divertimento. Dall'arrivo di Totò nel presunto manicomio è tutto un crescendo di scene divertenti e personaggi spassosissimi (interpretati da ottimi attori come D'Alessio, Giuffrè, Furia, Ninchi, Castellani, la Scarano). Ritmo buono, musiche allegre e colori sgargianti. Da vedere.
- E' uno dei film di Totò che mi strappa le risate più genuine, eppure è vero che non è il migliore. E' vero che manca di una sceneggiatura articolata, è vero che non ci sono "spalle" di rilievo, ma forse per questo lo apprezzo: è un "one man's show", un solitario trionfo del principe dei comici che, tra l'altro, in questo film ha un ruolo passivo, di vittima inconsapevole di un inganno (nelle altre due pellicole tratte da Scarpetta, avveniva il contrario). Comunque, lui scintilla irresistibile, ha il tocco di Re Mida, impreziosisce anche una farsa mediocre. Spassoso!• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Le crisi d'ira del marito-Otello della formosa e provocante signora...
- Trasposizione su celluloide della commedia omonima di Scarpetta, tutta incentrata su una serie di divertenti equivoci che creano la situazione ideale per la comicità di Totò; il quale in tali contesti è libero di improvvisare ed esprimersi senza freni, garantendo la risata. Ogni tanto il inciampa a discapito del ritmo, ma ciò nonostante raggiunge la piena sufficienza per merito delle numerose spalle che lo affiancano.
- Intrappolato in quello che lui crede essere un manicomio, il "principe della risata" dovrà stare bene attento a scansare le innumerevoli insidie che gli riserverà la molesta comunità di esagitati condomini... In questa divertente commedia degli equivoci, il collaudato Mattòli, con la sua elementare immediatezza registica, si diverte a srotolare attorno a Totò tutta una galleria di stereotipi sui pazzi, passando in rassegna mitomani, schizofrenici e vedove visionarie. Come per il contemporaneo Miseria e nobiltà, più che di Cinema parliamo di teatro filmato ma poco ce ne cala, l'intrattenimento è assicurato.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Noi facciamo prima Svezia, poi Norvegia e poi piano piano ce ne scendiamo sotto lo scandinavio [...] li c'è qualche bottiglia di vino...".
- La farsa di Scarpetta offre un ottimo spunto a un Totò scatenato che conosce bene la storia ed è circondato da alcune delle sue migliori spalle. Si ride di gusto (per quanto molti riferimenti comici si siano persi col tempo) grazie soprattutto a splendidi duetti che il protagonista inscena con grandi caratteristi come Castellani, Giuffrè, la Scarano, la Maggio, Furia e il bravissimo Ninchi. La confezione naturalmente è piuttosto arrangiata e quando il Principe non c'è lo spettacolo langue, ma a questo siamo già abituati. Simpatico!• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: I duetti di Totò con Carlo Ninchi, Pupella Maggio e Tecla Scarano, fra i migliori del suo repertorio.
- Questa terza farsa teatrale di Scarpetta tradotta da Mattoli per il grande schermo appare di resa comica inferiore rispetto alle due precedenti. Certo, il meccanismo ben oliato dell’equivoco e della burla scatta fin da subito, una lunga teoria di sketch buffi e di siparietti spassosi non si fanno attendere ma, fare della maschera anarchica e sovversiva di Felice Sciosciammocca il rispettato e distinto sindaco di Roccasecca, toglie molte frecce comiche alla pulcinellesca maschera Totò, che non sopporta di essere normalizzata. Comunque si ride di gusto. Manca il sostegno di caratteristi all'altezza ed è Totò a tenere in piedi la baracca.
- Nonostante un interessante spunto iniziale (l'equivoco dell'albero scambiato per manicomio), la pellicola appare un po' sottotono. Non mancano scene divertenti (le "punizioni" di Pizio Scevola, i raptus di Otello, la scena in cui i presunti pazzi vengono catturati da Sciosciammocca) e Totò regge la scena come sempre, ma forse la storia risente della mancanza di spalle qualificate (nel turco napoletano era Campanini, in Miseria e nobiltà Enzo Turco) che aiutino meglio il protagonista, che resta forse troppo solo. Non il miglior Totò ma gradevole.
Le incongruenze
- All'inizio del film, quando la cameriera porta il caffé ed è intervistata dal narratore, in due inquadrature, si trova in due posizioni differenti davanti all'ingresso della pensione.
- Totò ha il manico dell'ombrello in posizione differente nelle due inquadrature, che lo ritraggono davanti al municipio di Roccasecca.
- Il colonnello, quando indossa la divisa d'ordinanza, porta sulle spalline un grado non corrispettivo la suo.
- Sempre il colonnello di cavalleria talvolta indossa una giacca chiara a fioroni, mai adottata dall'esercito e quindi di pura fantasia.
- La cameriera il primo giorno aveva comunicato agli ospiti che, le camere della villa De Rosa erano tutte chiuse, ma il giorno seguente sono tutte aperte, tanto che Totò riesce a rinchiudervi i cosiddetti pazzi.
- Quando Totò conversa con la meretrice ha il manico dell'ombrello in due posizioni diverse, al cambio dell'inquadratura.
- Ok che Totò non è un contorsionista, ma nella scena in cui i due acrobati del finto manicomio afferrano Totò e lo lanciano in aria...Magia! è diventato una donna! se ci fate caso infatti si nota benissimo il seno ;)
- Durante la notte nel presunto manicomio, Felice Sciosciammocca viene svegliato all'improvviso dal generale Muzio Scevola. Totò grida "Chi è?", ma il labiale è ritardato di qualche secondo rispetto alla battuta.
- Nei titoli di testa si legge "Pellicola Ferrania Pancro C7", che è una pellicola in bianco e nero, mentre il film è a colori. La pellicola non ha subito una coloritura digitale.
www.bloopers.it
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Totò e... Mario Mattoli
Vincenzo Scarpetta e i suoi comici
Riferimenti e bibliografie:
- "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
- "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
- "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
- Aldo Giuffrè, Giacomo Furia, Enzo Garinei, Isa Barzizza, interviste di Alberto Anile, "I film di Totò" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998