Totò cerca pace
Gennaro Piselli
Inizio riprese: maggio 1954, Studi Ponti - De Laurentiis
Autorizzazione censura e distribuzione: 20 settembre 1954 - Incasso lire 241.480.000 - Spettatori 1.724.858
Titolo originale Totò cerca pace
Paese Italia - Anno 1954 - Durata 90 min - B/N - Audio sonoro - Genere comico - Regia Mario Mattoli - Soggetto Emilio Caglieri - Sceneggiatura Mario Mattoli, Vincenzo Talarico, Ruggero Maccari, Emilio Caglieri - Fotografia Riccardo Pallottini - Montaggio Roberto Cinquini - Musiche Carlo Savina - Scenografia Piero Filippone - Costumi Flavio Migherini
Totò: Gennaro Piselli - Ave Ninchi: Gemma Torresi - Enzo Turco: Pasquale - Paolo Ferrari: il commesso del negozio - Isa Barzizza: Nella Caporali - Giovanni Nannini: Celestino - Nino Vingelli: il cameriere psicologo - Vincenzo Talarico: l'avvocato - Gina Amendola: Adele - Ughetto Bertucci: il testimone - Renzo Biagiotti: Oscar, marito di Nella - Mario Castellani: testimone - Cesarina Cecconi: Madre Celestino - Corrada De Mayo: Mirella, commessa del negozio - Cristina Fanton: Rosina, fidanzata di Celestino - Salvo Libassi: Telefonata anonima a Gennaro - Nicola Maldacea junior: cantante ristorante - Gianni Partanna: Amico di puntaroli
Gennaro Piselli, negoziante di mobili, vedovo senza figli, si reca spesso a visitare la tomba della defunta moglie, e durante queste visite al cimitero, fa la conoscenza della signora Gemma Torresi, anch'essa senza figli, che va spesso a pregare sulla tomba del defunto marito. La comune condizione e la conformità dei sentimenti e delle abitudini fanno scorgere tra loro un sentimento di reciproca simpatia, che li porta al matrimonio. Le nozze vengono celebrate con la massima semplicità e, date le loro condizioni finanziarie, i due coniugi confidano che la loro vita comune sarà libera da preoccupazioni, agiata, tranquilla. Ma hanno fatto i conti senza l'avidità e la malignità dei rispettivi nipoti che hanno visto di mal occhio il matrimonio ed ora cercano, ognuno per conto suo, di seminare zizzania tra i maturi coniugi per sfruttare ciascuno a proprio vantaggio eventuali dissidi. Il nipote di lui insinua nell'animo dello zio il sospetto che la moglie lo tradisca, mentre la nipote di lei svolge analoga azione nei riguardi della zia. Si crea tra i due coniugi un'atmosfera di reciproca diffidenza che li fa soffrire ed esercita un'influenza nefasta anche sul loro stato di salute fino al giorno in cui, messo da parte ogni puntiglio, marito e moglie vengono ad una franca ed esauriente spiegazione. Smascherati i cari nipoti, i due coniugi ritrovano nella reciproca fiducia la premessa indispensabile per una vita tranquilla e felice.
Curiosità
Svariati titoli per questo film: "Vietato ai maggiorenni", tratto da una commedia di Emilio Caglieri, in vernacolo fiorentino, intitolandola: "Firenze - Trespiano e viceversa". La commedia ebbe anche una versione adattata al teatro in romanesco, con il titolo: "Alla fermata del 66"; in tale caso il 66 era il numero del tram che, a Roma, sostava, appunto, al cimitero.
Così la stampa dell'epoca
Mario Mattoli e Totò lavorano di nuovo insieme, dopo «Miseria e Nobiltà», rispettivamente come regista e protagonista del film «Vietato ai maggiorenni». Assieme a Totò sono Ave Ninchi, Isa Barzizza, Enzo Turco. «Vietato ai maggiorenni» è tratto dalla commedia «La fermata del 66» di Emilio Caglieri, recentemente rappresentata a Roma.
«Il Messaggero», 20 maggio 1954
È difficile per Totò sfuggire ai gestì e alle battute che l'hanno reso simpaticamente noto nella rivista; e forse per questo egli è capace di non far naufragare un film che riposi unicamente sulle sue spalle. Contando sulla sua vena, che, pur stracca dall'uso, riesce a zampillare ogni tanto, il regista Mario Mattoli ha girato uno spettacolo di puro divertimento con una vicenda farsesca che basa la sua comicità sulle nozze di due vedovi attempati [...]
Dario Ortolani, «Nuova Gazzetta del Popolo»,18 dicembre 1954
Il binomio Mattòli-Totò è ormai collaudato da tempo; anzi si può dire che i successi di Totò più popolari siano legati al nome di Mattòli. Abbiamo detto popolari, che dopo il felice impiego del comico napoletano da parte di Eduardo e il tentativo di Rossellini, produttori e registi hanno sempre preferito sfruttare il modulo facile e più appariscente di Totò piuttosto che mettere in luce le sue non comuni qualità di interprete. Anche Totò cerca pace dunque non si discosta dai filmetti precedenti, anche se l’impegno del protagonista sembra più consapevole e la sensibilità di quella coscienziosa attrice che è Ave Ninchi riscatta in più punti la pellicola dalla volgarità della farsetta. Non mancano comunque scenette di gusto assai dubbio, pertinenti piuttosto a certo gusto da avanspettacolo che preferiremmo veder coscienziosamente evitato.
Lo spunto, tratto da una commedia di Caglieri, pur non essendo originale, permette alla coppia di vivere con una certa vena i casi di due vedovi che incontratisi al cimitero, in pietoso pellegrinaggio, decidono di unire le proprie mature esistenze. Quieto tramonto, amareggiato però dalla presenza e dalle cattiverie di velenosi nipoti che vedono sfumare con quell’unione l’approssimarsi di una vistosa eredità. Finché tutto si chiarisce e la serenità torna in famiglia. Novità marginale: la vicenda si svolge a Firenze, e al dialetto romanesco o napoletano si sostituisce, nelle parti di contorno, quello smaccatamente toscano.
vice, «Gazzetta del Popolo», 21 dicembre 1954
Tratto da una commedia di Emilio Caglieri. [...] La farsa tira avanti, per la regia di Mario Mattoli, con qualche trovata divertente ed altre un po' meno, affidandosi, soprattutto, alle capacità più care al pubblico di Totò, il quale, tra l'altro, si diverte a fare il verso al vernacolo fiorentino. Altri interpreti sono Ave Ninchi, Isa Barzizza ed Enzo Turco.
a. sc., «L'Unità», 8 gennaio 1955
[...] La recitazione dei due protagonisti coadiuvati da Isa Barzizza, Enzo Turco e Paolo Ferrari, è attenta, garbata e umana: ma un copione assai insipido e privo di fantasia impedisce loro di essere veramente divertenti, tranne forse nella prima e nell’ultima scena, che sono le migliori dei film.
Vice, «Il Messaggero», 8 gennaio 1955
La serie «Totò» imperversa; evidentemente il principe De Curtis, dimostratosi buon attore in vari film, non disdegna occuparsi a fondo della solidità economica del proprio casato, e perciò si dà da fare a catena. «Totò cerca pace» è un film dello stesso livello artistico di molti altri interpretati dallo stesso Totò; un livello assai basso.[...] Inutile parlare della regia e degli attori: anche Laurence Olivier non avrebbe fatto gran bella figura in questo film.
Vice, «L'Avanti», 9 giugno 1955
Totò cerca pace e noi cerchiamo Totò, quello delle pellicole che facevano ridere. Per la verità, il nuovo film non indulge nella scurrilità che in altre occasioni ci sono spiaciute: è una commediola castigata, anzi, tipo famiglia. E se Totò non disegna un personaggio nuovo è perchè egli stesso è il suo personaggio di sempre. [...] Mario Mattoll ha diretto questa pellicola, che ha fra gli interpreti anche Isa Barzizza. L’allegria del racconto vorrebbe nascere da certi fermenti lugubri che sembrano mal conciliarsi con la comune idea del film comici: si comincia con una visita al cimitero e si finisce con due salme inghirlandate. (il ricordo di "Napoli milionaria"). Invece che a Napoli, l’azione si svolge a Firenze, il che determina alcuni del rari spunti di buon umore, per via dell’eloquio toscaneggiante di Totò: non siamo abituati a sentirgli mangiare la «c». Ma quando il tema è funereo, la sede non cambia nulla: non è detto che i morti di Firenze siano più divertenti del morti napoletani, anzi.
lan. (Arturo Lanocita), «Corriere della Sera», 9 giugno 1955
Nel film "Totò cerca pace" di Mario Mattoli, il popolare comico ha voluto confermare le sue qualità di attore che sa penetrare, o almeno rendere, una parte prescindendo dalle consuete banali forme attinenti alla rivista. [...] Tutto questo, naturalmente, non senza complicazioni di casi farseschi, ai quali partecipano Isa Barzizza, Ave Ninchi, Enzo Turco, Paolo Ferrari ed altri. Ma Totò rinunciando al grottesco, ritrova misura ed espressività e la pellicola, musicata da Carlo Savina, è divertente pure rimanendo pulita.
Vice, «Corriere dell'Informazione», 10 giugno 1955
Quattro risate con Totò in cerca della pace coniugale
Il consueto film del martedì ha il celebre comico come protagonista
Il film del martedì sul Primo Canale è stasera quello in cui Totò cerca pace con l'aiuto del regista Mario Mattoli. Totò-Mattoli è un binomio che alla nostra cinematografia ha dato una nutrita serie di film comici di cui questo di stasera è uno dei migliori. E' stato tratto da una commedia di Emilio Caglieri e vi prendono parte, accanto al popolare comico napoletano, Ave Ninchi e Isa Barzizza. Totò, ovvero Gennaro Piselli, negoziante di mobili, è rimasto vedovo, solo e senza figli.
[...]
«Stampa Sera», 6 marzo 1962
Per l'ultima sera di carnevale la tv ha offerto un film con Totò. Buona idea in teoria: in pratica il risultato è stato poco più che modesto perché la scelta è caduta su «Totò cerca pace», una pellicola realizzata alla meno peggio, con limitatissime risorse umoristiche. Quando c'è di mezzo Totò, si può star certi che non mancano la battuta, l'inquadratura, il gesto capaci di strappare qualche risata. Ma sono momenti, solo momenti di uno spettacolo mediocre e stiracchiato.
E ogni volta si pensa con rammarico alle eccezionali qualità di un grande comico come Totò che troppo spesso sono state sprecate in questi filmetti dozzinali. [...]
«La Stampa», 7 marzo 1962
La censura
Duplicato del verbale (datato 20 settembre 1954) della Commissione Revisione Cinematografica datato 5 aprile 1955
(Ministero dei Beni e per le Attività Culturali e per il Turismo - Direzione Generale per il cinema)
I documenti
Del Principe Antonio De Curtis diceva che, dietro la sua maschera irresistibile, si celava la figura di un vero gentiluomo, garbato, affabile, dai modi raffinati ed eleganti, cortese e disponibile con tutti. Lavorare con lui era stato un grande privilegio, ma anche un'impresa difficile perché, appena battuto il ciak, l'artista esplodeva in una comicità travolgente con espressioni facciali di fronte alle quali era proprio impossibile resistere e rimanere seri. Una volta, per dimostrarmelo, mi raccontò che una scena apparentemente facile fu ripetuta all'infinito; si trattava del film "Totò cerca pace", loro interpretavano due anziani vedovi che, dopo diversi incontri al cimitero, davanti alle tombe dei rispettivi coniugi, per colmare le loro solitudini, decidevano di sposarsi.
Un rapporto tenero e affettuoso che però veniva continuamente turbato da "parenti serpenti" interessati soltanto all'eredità. Per smascherarli allora, facevano credere di essere improvvisamente spirati e la scena in questione doveva appunto filmarli sul loro letto matrimoniale, fintamente deceduti e nella più assoluta immobilità.
Ma Totò, con la sua sorprendente estemporaneità, all'improvviso e senza avvertire nessuno si inventò gesti, sussulti e smorfie incredibili. Mamma, che non si aspettava simili reazioni, scoppiò in una fragorosa risata che, inevitabilmente, coinvolse l'intera troupe. Furono costretti a ripeterla non so quante volte, ma senza successo, perchè ormai era scoppiato un fou-rire collettivo e non c'era verso di frenarlo. Portarla a termine fu un'impresa al limite dell'impossibile e ci volle molta concentrazione e grande self-control da parte di tutti, regista e produttore compresi.»
Testimonianze tratte dal volume biografico: "Ave Ninchi, una juventina fra teatro e fornelli" edito da Veronelli Editore, Bergamo, nel 2004, ed a cura di Marina Ninchi, figlia di Ave Maria Nichi, riporto testuale e fedelmente dalle pagine 52 e 53
Testimonianze bibliche, nel senso di pubblicate in libri
a cura di Simone Riberto
Il professor Orio Caldiron, nel proprio volume dedicato a Totò, riporta, fra coloro che ebbe modo di intervistare, anche la testimonianza di Mario Mattòli, regista, il quale, a proposito di tale film disse anche (cito): «nei miei tentativi di rinnovare il repertorio di Totò, un produttore vide la commedia tratta dal repertorio toscano».
INTERVISTE ESCLUSIVE
Firenze, 10 marzo 2003, incontro il commediografo fiorentino Vinicio Gioli, coautore con Mario De Mayo, di commedie in vernacolo, fra le quali, attorno al 1956 "Casa nova...vita nova", ambientata in un bordello. Mario De Mayo era fratello dell'attrice Corrada, sono entrambi deceduti. Vinicio fra le varie notizie locali, mi spiegava: "la colombina", con scoppio del carro, da secoli, è tradizione toscana a favore del raccolto, e si fa alle ore 12 del Sabato Santo. Gli esterni per quella scena sono filmati con gente vera. La commedia "FIRENZE-TRESPIANO E VICEVERSA" fu "data" da una compagnìa in vernacolo fiorentino, per la regia di Gino Belgrado, a partire, credo dal 1950 o '52; gli attori erano: Giovanni Nannini, Renzo Biagiotti, Cesarina Cecconi, Silvano Catàni, Aldo Gineprari, Corrada De Mayo.
Giovanni Nannini, è uno degli ultimi rappresentanti del teatro in fiorentino, recita a teatro da una vita. Nato nel dicembre 1920, ho avuto il personale piacere, oltre che l'onore, di ammirarlo, al Teatro di Rifredi, recitare la parte del nonno, nella locale commedia "CASA NOVA, VITA NOVA", dalla quale, nel 1959, con modifiche ed adattamenti dovuti alla nota legge "sfrattante" Merlìn, fu tratto liberamente un capolavoro di Bolognini intitolato "ARRANGIATEVI". Giovanni Nannini, ha recitato, spesso senza comparire, nemmeno nei telecensurati "titoli di coda", in qualche lungometraggio; ad esempio lo si vede camuffato nel ruolo del custode del cimitero in "Amici miei atto secondo", dove, a mio modesto avviso, avrebbe benissimo potuto essere nel ruolo di uno degli amici, autori e complici delle zingaràte, e chi meglio di lui?
Firenze, 10 marzo 2003, ospite dei coniugi Nannini, Giovanni, nel mare di ricordi che mi inondava, ebbe anche a dirmi:
«Nella commedia "FIRENZE, TRESPIANO E VICEVERSA", io facevo il nipote (così come poi, pure nel film "Totò cerca pace", Cesarina Ceccòni interpretava la vedova, sostituita da Ave Ninchi nel film), Silvano Catàni era lo zio, eccetera, eccetera. A Carnevale del 1954, venne a Firenze Mario Mattòli, e, mi pare, anche Dino De Laurentiis: i Circoli, in quel periodo, erano tutti chiusi e l'unico spettacolo locale da potergli far vedere era tale commedia che davàmo al San Salvi (che era un teatro di preti), di fronte alla chiesa; c'erano camera mortuaria e cimitero, e noi, ci si truccava di sotto, presso la camera mortuaria, e lì, venne a parlarci Mattòli. A Roma vidi la versione data da Checco Durante col titolo: "Alla fermata del 66".
"Totò cerca pace" fu il mio primo film in assoluto, non ne ricordo il titolo di lavorazione, nè so dire perchè nel contratto sia scritto "Siamo uomini o caporali?"; no, non ricordo cosa fosse scritto nei ciak, sicuramente non era scritto "Firenze, Trespiano e viceversa".. "Vietato ai maggiorenni", lei dice? Può darsi...
A Trespiano, dall'uscita del cimitero, filmarono il provino alla Cecconi, per il ruolo della vedova, ma fu scartata per i piedi poco fotogenici! A Roma, al primo ciak, Totò ci vide, mentre ci recavamo, a piedi a San Paolo, alla Vasca Navale. Quel primo giorno, giunto allo studio, passò Totò, coi capelli lisci, i baffetti, e non lo riconobbi; lui mi fa: "Lei è Nannini?" Ed Io: "Sì", e lui: "Piacere de Curtis"; mi avevano avvisato di chiamarlo Principe, così alla sua presentazione risposi: "Oh, piacere Principe!" Totò mi disse: "Bravo, molto bravo; ho visto i suoi provini" Ed Io: "Grazie". Il secondo giorno, Totò dalla sua auto, ci rivide mentre andavamo a piedi a San Paolo e ci chiese: "Ma che, andate a piedi?" E noi: "Sì" e replicò: "Ma avete la macchina, voi, sapete?" Così, lo dicemmo agli autisti della produzione che ci canzonarono: "Bella roba, voi fiorentini!" Ma come? se nessuno ci avvisava! Infatti, nessuno ci aveva informato, era il nostro primo film, che avevamo autisti della produzione a disposizione.
Paolo Ferrari era un donnaiolo: non gliene scappava una! Mano a mano che seguivano i giorni, tra me e Totò, aumentava la confidenza: voleva chiacchierare con me in fiorentino. Parlando di Firenze mi disse: "Sa dove lavoravo io? Alle Follie Estive!" ed io: "Si ricorda dei bambini in fondo che la guardavano?" E lui: "Sì, ricordo delle testine, in fondo, che, ad un certo punto, sparivano tutt'ad un tratto". "Sparivano perché un omino col frustino le mandava via". "Era il portiere", ed io gli dissi "Ma li lasci stare, mi divertono". Così gli confessai: "Uno di essi ero io".
"Totò cerca pace" fu girato tutto a Roma in presa diretta! No, non sono stato in sala doppiaggio. Nella commedia c'era una scena bellissima dove Celestino (io) va all'ippodromo a fotografare il Puntaroli, ma per il film non fu girata; il film fu girato velocemente, perché lui era impegnato per altri film, credo subito dopo dovesse fare "L'oro di Napoli". Nella commedia non c'era la canzone "l'ombra della buonanima", nè era previsto l'apparecchio per provare la pressione. Ricordo la scena dove io nel ruolo di Celestino dicevo "Siemo" e lo zio (Totò) prosegue: "Siemo che?", quindi, alla mia battuta: "Siemo becchi!", Totò gridò: "Fermi, alt!", fu bloccato il ciak; "Come siamo becchi?" chiese Totò, e Mattòli, prontamente: "Antonio, non hai letto il copione!" e tutti giù a ridere.
Il bar della telefonata anonima di Salvo Libassi era il bar della De Laurentiis. Ero al bar della "De Laurentiis", assieme a Cristina Fantòn, quando entrò Sofia Loren, che si sedette su uno sgabello e telefonava... In interni a Roma fu girato anche l'interno tram, dove, filmata una bella ballerina, attiravo l'attenzione di Totò dicendogli: "Ma guardi, Principe, guardi!..." e lui: "Ah, sì, Dio bono!" Disse così "Dio bono" in toscano... Per le foto di scena c'era la Foto LIF che era a Piazza Venezia. Esterni a Firenze con noi attori non se ne fecero; lo scoppio del carro/colombina era un filmato... Probabilmente anche i pezzi ambientati a Napoli e Capri, furono girati solo a Roma. La scena finale dei due vedovi finti morti mi pare sia stata girata dopo il tempo previsto dal contratto, in "pro rata". Le scale, dalle quali, noi nipoti impauriti, si scappava giù, al finale, erano le scale della De Laurentiis.
Nè Totò, nè Ave Ninchi avevano controfigure. Attori toscani nel film eravamo solo noi sei: io, Renzo Biagiotti, la Ugolini, la De Mayo; la Cecconi, scartata al provino per la vedova Gemma Torresi, fu presa lì per lì, per il breve ruolo della madre di Celestino, così come "lì per lì" fu preso suo marito, l'attore Aldo Gineprari, per il ruolo del sagrestano.
No, non so chi fosse nel ruolo del Puntaròli. Noi toscani ad eventuali cene di fine lavorazione non fummo. Fui a cena con Cinquini, perché era parente di Attilia Bacci, segretaria della nostra Compagnìa teatrale...»
INDIZI E DATE
Dal riepilogo ENPALS datato gennaio 1956 e relativo ad Antonio De Curtis, conservato nel baule di Totò, da Federico Clemente, risulta: "VIETATO AI MAGGIORENNI" giornate lavorative 35 - dal 3 maggio al 5 giugno 1954.
Dal libretto ENPALS di Edoardo Santàgata risulta: "VIETATO AI MAGGIORENNI", ROSA FILM, dal 3 maggio al 5 giugno 1954. (sotto vedi documento)
Dal contratto posseduto dall'attore GIOVANNI NANNINI si legge che, in data 3 maggio 1954, egli è impegnato come attore, per la ROSA FILM, come da accordi precedenti, per il film dal titolo provvisorio "SIAMO UOMINI O CAPORALI?", per la regia di Mario Mattoli, dal 3 maggio al 10 giugno 1954, giorni feriali o festivi, giorno o notte, per eventuale doppiaggio, od eventualmente doppiato da altri...
Concludendo, per la ricostruzione, immancabilmente parziale, doverosamente ringrazio:
la signora PAOLA PANIZZI della "LUIGI VERONELLI Editore",GREMESE EDITORE,MARINA NINCHI,ALBERTO ANILE,FEDERICO CLEMENTE,il dottor SERGIO MARCHINI,VINICIO GIOLI,EDOARDO SANTAGATA,il professor ORIO CALDIRON,e, soprattutto, il sottovalutato, amabile e giullareattore GIOVANNI NANNINI!
Simone Riberto
Cosa ne pensa il pubblico...
I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com
- L'amore tra due maturi vedovi è contrastato dai perfidi parenti. Abbastanza atipico nella filmografia di Totò, questo di Mattoli racconta una storia maggiormente strutturata del solito e con il protagonista intento in una recitazione meno "buffonesca" e più matura. Il film è forse meno divertente rispetto a quelli a cui il grande comico ci ha abituato ma è comunque godibile, grazie ad una discreta sceneggiatura e ad una regia briosa.
- Due vedovi si sposano, ma i rispettivi parenti, inviperiti per l'eredità che si allontana, seminano zizzania sperando in premature dipartite. Commedia per certi versi gustosa, anche se non particolarmente divertente: davvero un umorismo vecchi tempi... Su questa base si impianta il brio di Totò che, pur dovendo rimanere nei confini ben delineati del suo personaggio e della storia, riesce a vivacizzare il film. Compresi nella parte, e comunque efficaci, gli altri attori, e soprattutto l'indimenticabile Ave Ninchi.
- A forza di ritrovarsi al cimitero in visita alle tombe dei rispettivi consorti, due maturi vedovi scoprono di potersi consolare a vicenda, ma i parenti, che avevano già fatto la bocca alle pingui eredità, faranno di tutto per fomentare disaccordi fra gli sposini freschi freschi... Commedia più tradizionale rispetto a quelle interpretate da Totò nel periodo, poiché, essendo maggiormente strutturata, lascia meno spazio all'improvvisazione comica e ai giochi di paroli. Comunque godibili i duetti con la paciosa ma energica Ninchi e con i parenti serpenti interpretati da bravi caratteristi.
- Commedia che contiene tutti gli elementi piccolo borghesi di un'Italia in rinascita. Per dare un'idea, Totò commerciante in mobili esige un certificato di matrimonio da una giovane coppia prima di vendere loro una culla. Parenti tratteggiati come avvoltoi che mirano all'eredità, amici scrocconi e coppie più o meno bene assortite. Totò e Ave Ninchi, maturi vedovi, si risposano, forse per interesse, ma si scoprono gelosi l'uno dell'altra. Recitazioni misurate, comprese le "sparate" di un Totò sempre napoletano ma trapiantato a Firenze.
- Una storia divertente e garbata, dai toni pacati ma in grado di regalare momenti di ilarità. Totò e Ave Ninchi non recitano mai sopra le righe, sanno essere divertenti pur conservando uno spirito umano di due teneri vedovi che si incontrano e si vogliono bene. Simpatico anche Enzo Turco nei panni del vicino scroccone.
- Solitamente prediligo il Totò funambolico "da rivista", quello degli adattamenti in Ferraniacolor delle commedie scarpettiane, rispetto al Totò personaggino patetico di film come Guardie e ladri, Dovè la libertà, ecc. Ciononostante, questo adattamento di una nota commedia vernacolare toscana non mi dispiace affatto, l'ho sempre trovata molto gradevole e, stranamente, "ottimista" (!). Curiosamente, apprezzo di più la coppia Ninchi-Totò in questo piccolo, sottovalutato film che non in Totò e le donne, che invece trovo cupo e pessimista...
- Una commedia realista, questa interpretata da Totò e diretta dal fedele Mattoli. Un film diverso nel quale recita un Totò differente dalla solita marionetta disarticolata e astratta, un Totò che si cala, in modo impeccabile e con esatta aderenza psicologica, in un personaggio borghese, economicamente solido con una storia anagrafica ben precisa. Un film dal ritmo disteso ma con una vicenda intrigante, con un Totò tranquillo, riflessivo, a volte malinconico che però spesso si infiamma con il fuoco della farsa quando duetta con i "parenti serpenti". Buono.
Le incongruenze
- Totò porta la moglie a mangiare al ristorante a Mergellina. Diverse comparse guardano insistentemente nella macchina da presa.
- Toto' novello sposo vuole offrire alla moglie una pastarella: lei dal canto suo fa i complimenti e cosi' arriva Pasquale e si pappa quelle di entrambi. Nel cambio inquadratura in cui viene spezzata la scena i movimenti non si chiudono: Toto' per esempio incrocia le braccia due volte
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La chiesa in cui si sposano Gennaro (Totò) e Gemma (Ave Ninchi) è il convento di San Francesco in Via San Francesco a Fiesole (FI) | |
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Totò e la moglie alloggiano all'Albergo Vesuvio Via Partenope 45, Napoli |
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Riferimenti e bibliografie:
- "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
- "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
- Documenti censura Ministero dei Beni e per le Attività Culturali e per il Turismo - Direzione Generale per il cinema
- "Ave Ninchi, una juventina fra teatro e fornelli" (Marina Ninchi), Veronelli Editore, Bergamo, 2004
- Il Tenente Colombo, alias Simone Riberto in "Testimonianze bibliche"