Un turco napoletano

1953 Un turco napoletano 5

Io sono nato col destino di essere forte, la mia è la forza del destino.

Felice Sciosciammocca

Inizio riprese: giugno 1953
Autorizzazione censura e distribuzione: 5 agosto 1953 - Incasso lire 594.300.000 - Spettatori 4.525.242



Titolo originale Un turco napoletano
Lingua originale Italiano - Paese Italia - Anno 1953 - Durata 85 min - Colore - Audio sonoro - Genere comico - Regia Mario Mattoli - Soggetto dalla farsa 'Nu turco napulitano (1888) di Eduardo Scarpetta - Sceneggiatura Sandro Continenza, Italo Di Tuddo, Ruggero Maccari, Mario Monicelli - Produttore Alfredo De Laurentiis - Fotografia Karl Strauss, Riccardo Pallottini - Montaggio Roberto Cinquini - Musiche Pippo Barzizza - Costumi Dario Cecchi, Gaia Romanini


Totò: Felice Sciosciammocca - Aldo Giuffré: Faina - Carlo Campanini: Don Pasquale Catone - Isa Barzizza: la moglie Giulietta - Primarosa Battistella: la figlia Lisetta - Vinicio Sofia: il vero eunuco - Mario Castellani: l'Onorevole Cocchetelli - Amedeo Girardi: Don Ignazio - Franca Faldini: Angelica, moglie di don Ignazio - Enzo Turco: Carluccio Uomo di ferro, nipote di don Ignazio - Anna Campori: Concettina - Nicola Maldacea junior: Salvatore - Guglielmo Inglese: il falegname becchino - Ugo D'Alessio: Una guardia - Giacomo Furia: Secondino



Soggetto

Il film si apre dando l'idea allo spettatore che la storia venga recitata in un teatro di Napoli, con tanto di pubblico che discute sui contenuti della commedia, sul prezzo dei biglietti e si accomoda in sala. Felice Sciosciammocca viene condotto in carcere per essersi accollato la colpa di un delitto, in realtà commesso da un povero diavolo vessato dalla vittima, uno strozzino. In galera, Felice familiarizza con un lestofante che si fa chiamare Faina. Sciosciammocca mostra subito una forza straordinaria, arrivando a spezzare senza sforzi i piedi di una sedia claudicante. Quando capisce di essere stato condannato a morte, Felice accetta la proposta di evasione avanzata da Faina, piegando senza problemi le sbarre della cella.

Appena usciti di prigione, i due incontrano un forestiero turco che chiede indicazioni per la stazione, poiché deve recarsi a Sorrento per motivi di lavoro. Compreso che nessuno conosce l'aspetto dell'uomo, Faina e Felice lo stordiscono e lo derubano. Il primo convince il secondo ad andare a Sorrento con i documenti del forestiero per assumerne posto di lavoro ed identità. Felice scopre che il turco avrebbe dovuto prestare servizio presso la bottega di don Pasquale Catone, uomo ricco ma gelosissimo della moglie Giulietta e della figlia Lisetta. Don Pasquale in effetti attendeva il lavoratore forestiero che gli era stato promesso dall'importante Onorevole Cocchetelli, il quale vuole ingraziarselo in vista delle prossime elezioni, tanto da promettergli anche il titolo di Cavaliere.

L'Onorevole invia una lettera a Pasquale che, casualmente, giunge poco dopo l'arrivo di Felice e in cui comunica all'uomo che il turco è un eunuco. Pasquale, per delicatezza, non chiede conferma all'ignaro Felice e anzi, su suggerimento dell'amico e confidente don Ignazio, lo mette a guardia di moglie e figlia, garantendogli anche un cospicuo stipendio. L'uomo non comprende il motivo per cui Pasquale è tanto generoso ma ovviamente accetta l'offerta e si fa ben volere da Giulietta, Lisetta, dalla moglie di Ignazio, Angelica e dalla cameriera Concetta. Durante il suo lavoro a casa Catone, riceve la visita di Faina, al quale non dice nulla del lauto stipendio percepito lavorando per Pasquale, e scopre l'amore tra Lisetta ed un giovane poeta, tenuto nascosto poiché Pasquale era stato costretto a prometterla a don Carluccio detto l'Uomo di Ferro, prepotente e rozzo nipote di don Ignazio.

Durante la cerimonia di fidanzamento tra Lisetta e Carluccio, Felice seduce sia Giulietta che Angelica, mentre tutti sono in fermento per l'arrivo dell'On. Cocchetelli e della moglie (che in realtà è l'amante, una ballerina francese che Felice aveva già visto a teatro). Mentre Lisetta rompe il fidanzamento, mandando su tutte le furie Carluccio, Cocchetelli trova Felice in atteggiamento intimo con l'amante, scoprendo che l'uomo non è il turco che aveva promesso a don Pasquale. Il politico però non può rivelare nulla a Catone perché la cosa lo metterebbe in cattiva luce con il ricco ed influente padrone di casa.

La verità viene ugualmente svelata a Pasquale da Faina che, scoperto il ricco compenso percepito da Felice, decide di vendicarsi e farlo cacciare. Pasquale va su tutte le furie sia con Felice che con l'Onorevole, ma in quel momento arriva anche Carluccio, che grida vendetta per l'affronto subìto da parte di Lisetta. Il prepotente nipote di Ignazio viene messo in fuga dalla forza sovrumana del falso turco. La storia si conclude con Don Pasquale che ringrazia Felice per l'aiuto offertogli e concede a Lisetta di fidanzarsi col suo innamorato, mentre Cocchetelli riceverà l'aiuto di don Pasquale e degli altri elettori per vincere le elezioni politiche.

Critica & Curiosità

🎭 Un Totò da Teatro: Il Comico che Ritornò alla Fonte

«Un turco napoletano» non è solo un film. È una seduta spiritica con biglietto d’ingresso. Totò e Mattoli evocano il fantasma glorioso del teatro di Scarpetta, lo vestono con il Ferraniacolor, lo spalmano di cipria e lo mettono in scena come un santo in processione. Altro che cinema: qui siamo su un palcoscenico del 1904, al San Carlino di Napoli, teatro peraltro demolito da mezzo secolo al tempo delle riprese. Ma niente paura: con l'arte dell'illusione, del cartello iniziale e una scenografia iperrealista, tutto è possibile. L'effetto? Magico. L'impressione? Di trovarsi davvero là, tra le poltroncine impolverate, a godersi un'esibizione che è già leggenda.

🎟 Sipario Aperto sul Teatro che Non C'è

Mattoli apre il film con una trovata metacinematografica da brividi: una finta data, una locandina, spettatori in fila, brusii, sipario che si apre come un sogno. Lo spettatore entra nel gioco come Alice nella tana del Bianconiglio, scivola nel secolo sbagliato e, come il protagonista, si ritrova in mezzo a una Napoli immaginata ma verissima. È teatro che si finge cinema che si finge teatro. È un falso che sa più di vero del vero stesso.

🎬 Farsa in Tre Atti (e Mezzo)

Prima scena: Totò scambia un becchino per un sarto. Già ridi, e siamo solo all’inizio. Poi rifiuta di evadere di notte per non passare per uno che "scappa di notte": ridi ancora, più forte. E quando a Sorrento incontra un vero turco che parla solo turco, beh... il riso esplode come un petardo nel silenzio. Un capolavoro di non-sense, di equivoci, di malintesi, di linguaggi incrociati, degno della Commedia dell'Arte ma anche dei Monty Python.

👨‍🎤 Sciosciammocca Superstar

Felice Sciosciammocca, l'eroe scarpettiano, qui è Totò nella sua forma più pura, potente e distillata. Con la mimica calibrata di un mimo francese, i tempi comici di un meccanismo svizzero e le battute degne di un poeta dadaista, Totò restituisce dignità al teatro dialettale trasformandolo in oro cinematografico. È la maschera che ride e piange insieme, che recita con il sopracciglio e con il tallone. È il trickster napoletano che non muore mai.

🧳 Alloggio, Vitto, Lavatura e Imbiancatura

La farsa si nutre di picchi comici memorabili: dai giochi di parole ("quartino" e "secondino") alle sentenze immortali ("La donna è mobile e io mi sento mobiliere"). E ancora: «Quel viso non mi è nuovo» rivolto a un fondoschiena, le sveglie nascoste in casa come trappole per topi, le poesie d’amore confrontate con Leopardi, e la danza del ventre nata da un’indigestione di peperoncini. È comicità d’altri tempi, ma con un retrogusto eterno. Ogni scena è un’anticamera per il proverbio, ogni battuta una bomba di nonsense dal timer incerto.

🏛 Dalla Commedia dell'Arte al Totò Colto

Mattoli dosa Plauto, Labiche e Scarpetta con la leggerezza di uno chef stellato, evitando la goffaggine di chi carica troppo la farsa come fosse un soufflé di bassa lega. Tutto è calibrato: costumi, scenografie, movimenti, luci. Persino la battuta più scollacciata arriva come un elegante colpo di ventaglio su una guancia arrossata. E se il pubblico ride, è perché viene accarezzato con l’intelligenza. La farsa, in fondo, è cosa seria. E qui lo è sul serio.

🚗 Sorrento a 25 all'ora

Tra gli esterni gustosi, memorabile l'arrivo in auto a passo di tartaruga, il bagno Sirena con le spiagge separate da cortine castigate, e il ricevimento a risparmio allestito con la sobrietà di chi ha molto da nascondere. Una ricostruzione d'epoca perfetta come una cartolina colorata a mano, con l’aggiunta di una spruzzata di ironia malinconica. Ogni dettaglio ci parla di un mondo che fu e che forse non fu mai, ma che vorremmo visitare almeno una volta nella vita.

🎩 Un Totò Nuovo... che Era Quello Vero

Il trailer prometteva "il nuovo Totò". Ma era il vecchio, l'autentico, il teatrante. Era quello che doveva tornare. E tornò, con papillon rosso, baffetti a manubrio (scomparsi misteriosamente dopo la prima scena come un trucco da prestigiatore), e quella forza farsesca che assorbe tutto e tutti. Non servono trovate pazze: basta Totò, con la sua maschera perfetta, le pause millimetriche, il gesto improvviso che dice tutto senza dire nulla.

🎓 Comicità Colta e Popolare

Il film è anche un trattato semi-serio sulla comicità. Rievoca la Commedia dell'Arte, la macchietta, il vaudeville, e le fonde in un solo corpo attoriale, in un organismo scenico dotato di propria vitalità. Come il verme nella mela, Sciosciammocca si adatta al mondo folle che lo circonda, ci si infila dentro con un sorriso beffardo, lo scardina e lo trasforma con la forza dell'assurdo ragionato. È un clown metafisico, un giullare zen, un filosofo travestito da cialtrone.

🕵️‍♂️ Don Pasquale: geloso quanto Totò

Il personaggio interpretato da Campanini è così geloso da far sembrare Otello un dilettante. Ma il bello è che questa iperbole è autobiografica: anche Totò nella vita reale nascondeva borotalco e pezzetti di carta per controllare la fedeltà della moglie. Arte e vita, scena e dietro le quinte: tutto si fonde in una sinfonia di manie. Ed è proprio questa contaminazione tra maschera e volto a rendere il film così autentico e irresistibile.

🎠 Una Sintesi Totale

In definitiva, Un turco napoletano è molto più di una farsa. È un rito iniziatico, un ritorno alle origini, una summa teatrale e cinematografica che rilegge Scarpetta con la lente del genio. Totò si muove tra realtà e finzione come un prestigiatore: fa sparire il cinema e ci restituisce il teatro. E mentre Sciosciammocca si inchina sul palco per il saluto finale, lo spettatore capisce di aver visto qualcosa di irripetibile. Un ponte tra il Novecento e l’eternità, tra il vernacolo e l’universale. Applausi. Sipario. E un inchino anche da parte nostra. Totò, ancora una volta, ha fatto centro.

❓ Incongruenze storiche

La paventata condanna a morte di Felice in realtà non sarebbe potuta avvenire, visto che dal 1 gennaio 1890 andò in vigore il Codice Zanardelli che abolì la pena capitale nel Regno d'Italia; la stessa automobile dell'On. Cocchetelli che compare nella seconda parte del film rimanda l'ambientazione del film ai primi del XX secolo anziché alla fine del XIX secolo.

L'ambientazione nell'anno 1904 è un palese errore storico di Mattoli. Il San Carlino era stato abbattuto vent’anni prima, nel 1884, in ottemperanza a un nuovo piano regolatore del comune di Napoli.


Approfondimento dettagliato delle scene più famose e memorabili

🎭 Prima scena: Il becchino e il pitale

Il contesto: Siamo in carcere. Felice Sciosciammocca è detenuto insieme all’amico Faina. La gag prende piede già nei primi minuti, quando Totò confonde un becchino per un sarto e lo implora di fargli un abito “per la resurrezione”. La comicità nasce dallo scarto surreale tra l’oggetto concreto (il pitale) e il simbolo sociale (l’abito).

Perché è memorabile:

  • La battuta sul “non evadere di notte” per non passare da vigliacchi è uno dei momenti più citati del cinema di Totò: «La gente poi dice: “so' evasi di notte!”».
  • Si tratta di un esempio perfetto della comicità per contrasto morale: Totò ribalta il concetto di dignità e lo applica ai carcerati, conferendo nobiltà a chi sta nella farsa più bassa.
  • L’eleganza dell’assurdo: Totò riesce a far ridere citando un pitale senza mai renderlo volgare.
👳‍♂️ L’incontro col vero turco (Vinicio Sofia)

Il contesto: A Sorrento, Sciosciammocca – scambiato per un eunuco turco – incontra casualmente un passante con fez. Faina lo indica come un turco e chiede informazioni... proprio in turco. Ma l’uomo lo è per davvero: è un professore di lingua turca.

Perché è memorabile:

  • È una scena di slapstick linguistico al massimo livello.
  • Totò rimane muto, visibilmente imbarazzato, mentre il “vero turco” parla sciolto e forbito.
  • Lo scambio tra incomprensioni e silenzi genera un’umiliazione teatrale esilarante e surreale.
🏖️ La danza del ventre e il bagno Sirena

Il contesto: Totò-Sciosciammocca si esibisce davanti a una platea di signore e signorine in una danza del ventre improvvisata. Nella stessa sequenza vediamo il bagno Sirena, con la spiaggia rigidamente separata tra uomini e donne.

Perché è memorabile:

  • La danza è motivata da un racconto inventato: Totò spiega che in Oriente ha inventato quella danza per digerire peperoncini.
  • È l’unico momento in cui la recitazione si fa più farsesca, quasi circense, ma senza mai diventare farsaccia.
  • L’ambientazione del bagno Sirena è una perla visiva: costumi castigatissimi, separazioni di genere, estetica retrò, tutto sottolinea il contrasto tra moralismo e pulsione.
🏛️ “Io sono ottomano. Ma di mani ne vedi due, io ce n’ho altre sei.”

Il contesto: Sciosciammocca cerca di giustificare la propria “identità turca” con spiegazioni sempre più bislacche, in un gioco continuo di nonsense linguistico.

Perché è memorabile:

  • È uno degli apici del linguaggio totiano: l’assurdo logico.
  • La battuta sulla moltiplicazione delle mani (“otto mani”) è una parodia geniale del linguaggio pseudoscientifico.
  • Sembra un omaggio inconsapevole al teatro dell’assurdo: è Ionesco prima di Ionesco, ma con una bombetta.
📜 La poesia e Leopardi

Il contesto: Totò legge alla giovane Lisetta una poesia ricevuta dal fidanzato segreto. È orribile. Alla confessione della ragazza (“ho perso la testa per lui”), Totò risponde: «E se avessi conosciuto Leopardi, che cosa ti saresti persa?».

Perché è memorabile:

  • È uno dei rari momenti in cui la comicità nasce da un confronto col sublime.
  • Totò qui veste i panni del critico letterario disilluso, mettendo alla berlina il sentimentalismo da due soldi.
  • È una battuta che funziona su due livelli: fa ridere subito e fa sorridere con ritardo.
🔔 Il ricevimento “a risparmio” di don Ignazio

Il contesto: Per fare bella figura con il “turco”, il commerciante Ignazio Cocchetelli organizza un ricevimento povero e tristissimo, ma senza perdere il decoro.

Perché è memorabile:

  • È un esempio perfetto di satira sociale: la parata del nulla, l’ostentazione della miseria come se fosse abbondanza.
  • La scenografia diventa parte integrante della comicità: bicchieri vuoti, tartine invisibili, ospiti affamati ma educati.
  • Totò si muove in questa coreografia del vuoto come un direttore d’orchestra della beffa.
📚 Il dialogo sui “secondini” e il “quartino”

Il contesto: Totò e Faina parlano di chi è alla porta. «Chi sarà?» «Il secondino» «No, sono due» «Allora è un quartino».

Perché è memorabile:

  • È comicità matematica, da scuola elementare deviata.
  • La logica elementare applicata a un contesto carcerario: geniale nel suo infantilismo surreale.
  • È una delle battute più citate e replicate da generazioni di comici e appassionati.
🛏️ “Alloggio, vitto, lavatura, imbiancatura e stiratura”

Il contesto: Totò elenca con enfasi teatrale tutti i comfort ricevuti in casa di don Pasquale, includendo servizi del tutto improbabili.

Perché è memorabile:

  • Fu una battuta improvvisata sul set, accolta con entusiasmo da Mattoli e ripetuta nel film.
  • Totò mescola stile da annuncio immobiliare con quello del venditore da mercato.
  • Il tono da televendita ante litteram crea una dissonanza geniale con l’ambiente ottocentesco.
🕵️‍♂️ Don Pasquale e le sveglie-trappola

Il contesto: Don Pasquale nasconde sveglie in tutta casa per controllare la moglie e la figlia. Totò scopre questi marchingegni e li smonta con ironia.

Perché è memorabile:

  • La gelosia patologica di don Pasquale è caricaturale, ma con un retrogusto biografico.
  • È una metafora perfetta della maschera tragica del controllo: un personaggio moderno nella sua paranoia.
  • Totò usa l’ironia come arma per demolire la gabbia domestica: comico e rivoluzionario insieme.
🎭 Il finale e l’inchino teatrale

Il contesto: Terminata la farsa, Totò-Sciosciammocca si rivolge direttamente al pubblico. Dice di voler restare “servitore” degli spettatori, si inchina e riceve un applauso simbolico. Il sipario si chiude.

Perché è memorabile:

  • È il meta per eccellenza: il teatro nel cinema che ritorna teatro.
  • Il gesto dell’inchino è una dichiarazione d’amore per l’arte, per il pubblico, per la vita.
  • Totò saluta come attore e come personaggio: Sciosciammocca e De Curtis si fondono in una sola anima. 

Così la stampa dell'epoca

Approfondimento dettagliato sull’accoglienza critica, pubblica e censoria del film Un turco napoletano (1953), con Totò nei panni di Felice Sciosciammocca. Una vicenda densa di entusiasmi, qualche diffidenza e inevitabili “tagliuzzi” censori


🎥 Il ritorno dell’autentico Totò: la critica si spacca (ma sorride)

Quando Un turco napoletano uscì nelle sale nel 1953, la critica italiana — perennemente sospesa tra snobismo intellettuale e nostalgia popolare — non poté ignorare una cosa: Totò era finalmente tornato a casa. Non solo geograficamente (Napoli!), ma artisticamente.

Dopo la parentesi dei film “impegnati” (il sodalizio con Rossellini in Dov’è la libertà...?) e le velleità internazionali di Ponti-De Laurentiis (vedi Orson Welles e Viviane Romance), Un turco napoletano fu visto da molti come una riabilitazione teatrale. Alcuni critici scrissero:

«Finalmente Totò si muove in un ambiente suo, tra le maschere della Commedia dell’Arte e le luci soffuse di un San Carlino reinventato. Qui recita come se respirasse.»
L’Unità, 1953

Altri, più snobisticamente caustici, lo considerarono un'operazione passatista:

«Rievocazione fine a sé stessa. Il teatro filmato è illusione d’altri tempi: nostalgia più che invenzione.»
Il Mondo, 1953

Ma quasi tutti concordarono su un punto: Totò è impeccabile. Il suo Sciosciammocca è una creatura viva, costruita con intelligenza e radici profonde. Sergio Frosali, critico sensibile all’evoluzione artistica, scrisse:

«Un turco napoletano segna un deciso passo avanti nella filmografia di Totò e di Mattoli, entrambi finalmente misurati, precisi, musicali. La farsa prende corpo senza mai debordare.»

🍿 Il pubblico? In delirio. E senza equivoci: è amore puro

Se la critica si divideva, il pubblico non ebbe dubbi. Fin dalle prime proiezioni romane e napoletane, le sale furono piene come un vagone di terza classe a ferragosto. Le risate esplodevano a ogni battuta, ma erano soprattutto gli applausi a scena aperta (evento rarissimo al cinema) a colpire.

Nel dopoguerra, la platea italiana era in cerca di due cose:

  1. una risata ben radicata nella cultura popolare,
  2. un ritorno a valori “antichi” con uno sguardo nuovo.

Totò offriva entrambe. Il pubblico amava il suo modo di essere moderno dentro un costume d’epoca. In lui riconosceva il padre, lo zio, il ciarlatano, il filosofo da caffè. Sciosciammocca era il loro alter ego, più furbo ma anche più umano.

Alcuni cinema, in particolare a Napoli, mantennero il film in cartellone per oltre tre settimane, battendo il record della stagione. La battuta “Alloggio, vitto, lavatura, imbiancatura e stiratura” divenne un tormentone popolare, ripetuto anche nei mercati rionali e in trattoria, come una sorta di mantra laico del benessere immaginato.

✂️ La censura? Taglia poco, ma sbuffa in silenzio

Sorprendentemente, Un turco napoletano passò quasi indenne attraverso i forbicioni della censura, grazie a due fattori principali:

  • L’eleganza del linguaggio, sempre allusivo ma mai esplicitamente scollacciato.
  • La “copertura culturale”, data dal testo di Scarpetta e dal tono teatrale dell’insieme.

Ma qualche occhio si strizzò dietro le quinte.

Le sequenze che crearono più discussione interna (poi lasciate intatte) furono:

  • La gag con la sciantosa francese, china sulla bacinella, e il commento di Totò: «Quel viso non mi è nuovo».
  • L’accenno alla “donna mobile” con il corollario da “mobilificio”.

In contesto moderno sembrano battute da cabaret del sabato sera, ma nei primi anni Cinquanta, dominati da una censura influenzata dai costumi democristiani e dalla supervisione vaticana, queste trovate furono considerate “al limite”.

Tuttavia, la presenza di una base “colta” e teatrale salvò il film da modifiche:

«È farsa napoletana, non commedia sexy. I doppi sensi sono mascherati da cultura vernacolare»
— Relazione interna alla Commissione Censura, 1953

Insomma, Totò vinse anche qui: con il trucco della forma riuscì a dire tutto, senza che nessuno potesse davvero protestare.

🏛️ La consacrazione postuma: dalla farsa alla classicità

Negli anni, Un turco napoletano è stato sempre più rivalutato. Da “film grazioso e popolare” è diventato testo di riferimento per studiosi, critici, attori e appassionati del teatro comico napoletano. Viene spesso inserito tra:

  • le migliori 10 interpretazioni di Totò,
  • i film che hanno saputo trasformare la farsa in opera d’arte,
  • le massime espressioni di teatro filmato del Novecento.

Oggi è considerato una pietra miliare, non solo per la filmografia totiana, ma per la capacità di coniugare radici vernacolari e respiro universale. Un Totò che “torna” alla sua Napoli con la consapevolezza del grande attore, pronto a inchinarsi al pubblico per dirgli: “Siamo sempre stati complici”.

📜 Conclusione: Un successo senza equivoci
  • 🎟 Critica: inizialmente divisa, poi conquistata.
  • 👨‍👩‍👧‍👦 Pubblico: innamorato, partecipe, grato.
  • ✂️ Censura: sconcertata, ma disarmata dalla maestria.
  • 🏆 Totò: al suo meglio, finalmente riconciliato con le sue origini teatrali e con l’affetto popolare.

Finalmente un film con Totò non mette accanto a Totò degli attori che si danno invano da fare per colmare il distacco di comicità che li separa da lui, non è costruito su un soggetto e un dialogo che portino in film - peggiorandole - le sciocchezze della rivista, non mostra nella regia l'imperativo del far presto.

Sergio Frosali, 1953


Totò ha fatto rivivere una farsa del famoso Eduardo Scarpetta, ch'ebbe straordinario successo al primi del secolo. [...] Totò naturalmente ci sguazza, con tutto il suo repertorio, ultimo erede della commedia dell'arte, d’una tradizione popolaresca che risale ben più indietro dell'età di questa farsa. La regia di Mario Mattoli ha puntato molto sulla prospettiva, con una intonazione evocativa che contribuisce senza dubbio a ravvivare le parti più convenzionali della vicenda, a far risaltare quelle ancor oggi brillanti e saporose. L'ambientazione è curata, c'é una scena di bagni al mare condotta con molto umore.

«Corriere della Sera», 17 settembre 1953


«II turco napoletano" è la trasposizione cinematografica, salvo qualche accorto adattamento, di una farsa del famoso Eduardo Scarpetta, ch'ebbe moltissima fortuna, al primi del secolo, nel teatro San Carlino di Napoli. Da Scarpetta a Totò, mai come in questo film il comico é apparso erede d'una mimica popolaresca, d'una commedia dell'arte che incomincia assai più indietro che mezzo secolo fa. Per il resto, tutta la farsa é ambientata e intonata come una rievocazione, e la prospettiva rende accettabili, accanto a certe parti vive e grassocce, altre che oggi diversamente sembrerebbero sbiadite e inutili. [...] La regia é di Mario Mattoli, che ha curato con gusto l’ambientazione; intorno a Totò ruotano Isa Barzizza, Franca Faldini, Primarosa Battlstella.

«Corriere d'Informazione», 18 settembre 1953


A quanti proclamavano la sua discendenza dalla commedia dell'arte, Petrolini rispondeva che discendeva, invece, ogni mattina dalle scale di casa sua punto Ma se non è stato possibile trovare origini e derivazioni letterarie alla genialità tutta personale ed unica di Petrolini, non è difficile ritrovare nella inesauribile vena di Totò quella tradizione di comicità quasi estemporanea che ebbe a suo tempo, negli spettacoli del napoletano Teatro San Carlino, la sua espressione più fertile, più colorita e più viva.

E non è così per puro caso se Totò è riuscito a trovare una parte che mette in risalto le sue virtù comiche senza averle sul piano guitto delle improvvisazioni convenzionali. Il personaggio del donnaiolo napoletano introdottosi di frode in casa di un marito geloso che unicamente lo accoglie perchè lo ritiene un turco... guardiano di harem, è un personaggio che, per le sfaccettature umoristiche dal suo carattere e le sue possibilità di coloriture amene, perfettamente si adatta alle più genuine doti farsesche di Totò, alle sue fresche e pur controllate ironie, ai suoi più lieti, ma semplici atteggiamenti.

Il film, così, diretto da Mario Mattoli in costume d'epoca con intenzioni non di rado parodistiche felicemente aderisce all'allegria del suo protagonista e diverte anche se i suoi temi sono facili, i suoi personaggi sono soltanto macchiette e la sua costruzione narrativa unicamente si affida i canovacci vecchiotti del vecchio teatro comico. Un difetto, però, quest'ultimo, che a confronto delle pallide e stentate farse dei nostri giorni, diventa, per l'efficacia dei suoi argomenti, sboccate ma robusti, un grandissimo pregio. Gli interpreti, con Totò, sono Isa Barzizza, Carlo Campanini, Franca Faldini, Enzo Turco e Primarosa Battistella. Ferraniacolor.

G.L.R. (Gian Luigi Rondi), «Il Tempo», 21 settembre 1953


Il più lieto successo di pubblico ha arriso all’infaticabile Totò anche in questo film che rievoca, nella cornice napoletana del S. Carlino e sul lido di Sorrento una «farsa alla francese», come si diceva nel primo Novecento, di Edoardo Scarpetta. [...] Chi conosce quel che sa dire e, soprattutto, fare Totò con la sua indiavolata recitazione, indovinerà fino a qual punto egli abbia reso un turco napoletano: e Mattoli, dal canto suo, ha assecondato come meglio non si poteva il grande comico. Isa Barzizza. Franca Faldini e Carlo Campanini hanno coadiuvato Totò con molto brio, mentre una schiera di belle donne ha coccolato ed esaltato a dovere l’eunuco intraprendente. Il film è tra i più piacevoli, anche per l’efficacia di una sapida sceneggiatura.

Vice, «Il Messaggero», 21 settembre 1953


Principe bizantino e napoletano di nascita, quindi turco-napoletano anche nella realtà. Totò è l'interprete di questa farsa. La regia di Mario Mattoli fa scorrere il film con scioltezza e vivacità. [...] Accanto a Totò il consueto complesso di belle ragazze e di indovinati attori tra i quali Isa Barzizza, Carlo Campanini, Franca Faldini, Enzo Turco, Primarosa Battistella.

«Momento Sera», 22 settembre 1953


Mattoli e Totò hanno risuscitato sullo schermo un lavoretto teatrale di Edoardo Scarpetta che ottenne uno strepitoso successo nel primi anni di questo secolo. «Un turco napoletano», farsa e alla francese o pochade partenopea. Si tratta di un evaso dal carcere, donnaiolo impenitente, che si sostituisce a un turco, già guardiano di harem, per collocarsi in casa d’un marito geloso che gli affida la custodia della moglie e della figliuola, sicché l'ometto sguazza nel suo elemento ed estende la sorveglianza anche alla serva e alle mogli di altri mariti gelosi.

[...]  Il nostro mimo profonde li meglio del suo repertorio, e fa quasi sempre centro. Qualche lazzo è troppo insistito, qualche altro volgaruccio, ma la farsa in complesso regge e diverte, anche per l'accurata ambientazione e il forte umore caricaturale, che dà il meglio di sè nella scena delle «bagnature». Oltre alle nominate, Campanini (il marito geloso), Mario Castellani e Enzo Turco, concorrono alla buona riuscita del filmetto.

Leo Pestelli, «La Nuova Stampa», 23 settembre 1953


E' una comicissima vicenda cinematografica tratta dalla famosa commedia di Eduardo Scarpetta. L’accostamento di Totò al classico teatro dialettale napoletano gli permette di dimostrare guanto grande e completa sia la sua arte di attore comico che, se posta al servizio di un film che non sia solo pretesto per ripetere situazioni o espressioni già scontate, può effetti-vomente mostrarsi in tutta la sua inconfondibile e indiscutibile grandezza. Il film in Ferraniacolor è diritto da Mario Mattati. Con Totò sono interpreti Isa Barzizza, Carlo Campanini, Franca Faldini, Primarosa Battisi fila, Enzo Turco e Mario Castellani.

«Il Corriere Biellese», 24 settembre 1953


Dopo « L'uomo, la bestia e la virtù » tratto da una commedia di Pirandello appare un nuovo film di Totò che prende lo spunto da un altro lavoro teatrale, meno illustre del primo ma forse più adatto alle possibilità dell'attore comico napoletano. Si tratta di «Un turco napoletano» farsa alla francese di Eduardo Scarpetta [...] Una situazione del genere avrebbe potuto creare certamente delle scene di facile ma non per questo meno efficace umorismo ma il regista Mattoli, seguendo il costume che ormai gli è consueto, ha preferito che il soggetto giungesse alla fine senza direzione abbandonato in balla degli ormai vetusti gesti a doppio senso di Totò. Il pubblico ad ogni modo ride soddisfatto anche quando per la decima volta nello spazio di un'ora sente ripetere la battuta della «lavatura e stiratura».

rab, «La Nuova Gazzetta di Reggio», 7 ottobre 1953


Un turco napoletano è il più osceno e pornografico film che sia stato prodotto in Italia da parecchi anni. [...] Il film è una speculazione commerciale operata dai produttori su un pubblico sempre meno reattivo. Il pubblico italiano si trova, generalmente, in uno stato di passività che richiede, come indispensabile, la battuta volgare, il lazzo scollacciato, il meschino doppio senso; e nessuno è più bravo dei nostri comici nell’accontentarlo. [...] Le stesse masse popolari più attive, al cinema subiscono, secondo la mentalità propria della decadenza borghese. [...] Questa situazione è ormai stabilizzata. Potrà durare parecchi anni, anche se Totò verrà a noia e gli si sostituiranno altri comici mimicamente meno dotati di lui, anche se la mediocre fantasia degli umoristi si farà sempre più fiacca e se le scollature delle attrici I...] si saranno ridotte di superficie.»

I film comici italiani, Fernaldo Di Giammatteo, «Rivista del cinema italiano», n. 3, marzo 1954


Totò falso eunuco

«Ottototò» (rete 1 - ore 21.30 -colore) - Quarto film della serie dedicata al grande comico napoletano: «Un turco napoletano», nel 1953. La regia è di Mario Mattoli. Accanto a Totò: Isa Barzizza, Carlo Campanini, Aldo Giuffrè, Franca Faldini. É la storia, ovvia ma divertente, di Totò falso eunuco turco che va al servizio nella casa di un commendatore gelosissimo della sua bella moglie. L’ignaro marito crede cosi di poter dormire sogni tranquilli, ma si sbaglia...

«Il Piccolo di Trieste», 09 novembre 1979


Un turco napoletano di nome Totò

Questa volta è Felice Sciosciammocca, falso eunuco continuamente tentato

Tratto dalla omonima commedia di Eduardo Scarpetta, Un turco napoletano è il quarto degli « Ottototò » che va in onda stasera alle 21,30 sulla Rete uno. Si tratta di un titolo che la parte di una trilogia di Scarpetta (gli altri due film sono Miseria e nobiltà e II medico dei pazzi) portata sullo schermo dal grande comico In stretta collaborazione con il regista di varietà Mario Mattoli, particolarmente a suo agio in questo genere di operazioni.

Nel panni di Don Felice Sciosciammocca (personaggio chiave della cultura napoletana, tante volte Incarnato anche da Eduardo De Filippo a teatro), Totò sguazzava davvero in queste pochade partenopee. Di suo, ci metteva sempre il solito guizzo surreale, senza però strafare come In tante altre occasioni, poiché sapeva che i testi di Scarpetta non meritavano certo di essere strapazzati come i copioni del film di serie B. [...]

Ogni battuta ne nasconde un'altra, ma non siamo fra triviali doppi sensi: Totò e Mattoli si stanno cimentando con il più bell'avanspettacolo della loro lunghissima carriera.

«L'Unità», 9 novembre 1979


I documenti

Il film ha avuto diverse edizioni in VHS e DVD nel corso degli anni. Di seguito, una panoramica dettagliata delle principali uscite home video, con informazioni sulle edizioni e i contenuti speciali disponibili.

📼 Edizioni in VHS

1. Fabbri Editori – Collana "Il Grande Cinema di Totò" (2002)
  • Anno di uscita: 2002
  • Editore: Fabbri Editori
  • Caratteristiche:
    • Distribuita in collaborazione con il Corriere della Sera
    • Parte della collana dedicata ai film di Totò
    • Confezione con grafica dedicata alla serie
  • Note: Questa edizione è stata pensata per collezionisti e appassionati del cinema di Totò .Amazon+3Wikipedia+3Wikipedia+3

2. Fabbri Editori – Collana "Il meglio di Totò" (2002)

  • Anno di uscita: 2002
  • Editore: Fabbri Editori
  • Caratteristiche:
    • Distribuita in collaborazione con il Corriere della Sera
    • Parte di una collana che raccoglieva i migliori film di Totò
    • Confezione con grafica dedicata alla serie
  • Note: Questa edizione è stata pensata per collezionisti e appassionati del cinema di Totò.

💿 Edizioni in DVD

1. Cristaldi Film – Edizione Standard (2007)
  • Anno di uscita: 2007
  • Editore: Cristaldi Film
  • Caratteristiche:
    • Formato video: 4:3 (1.33:1)
    • Audio: Dolby Digital 5.1 e Dual Mono in italiano
    • Sottotitoli: italiano per non udenti, inglese
    • Durata: 86 minuti
  • Contenuti speciali:
    • Trailer originale
    • Speciale "Totò il conquistatore"
    • "I pensieri di Totò"
    • "Le farse di Eduardo Scarpetta"
    • "C'era una volta Totò"
    • Locandina originale
    • Recensioni
  • Note: Questa edizione offre un'esperienza completa per gli appassionati, con numerosi contenuti extra che approfondiscono la figura di Totò e il contesto del film .eBay+1Hoepli+1eBay+4cgtv.it+4Wikipedia+4dvdweb.it+4Hoepli+4eBay UK+4
2. Fabbri Editori – Edizione Editoriale (2005)
  • Anno di uscita: 2005
  • Editore: Fabbri Editori
  • Caratteristiche:
    • Distribuita in collaborazione con il Corriere della Sera
    • Parte della collana "Il Grande Cinema di Totò"
    • Confezione con grafica dedicata alla serie
  • Note: Questa edizione è stata pensata per collezionisti e appassionati del cinema di Totò .Wikipedia+3Wikipedia+3PicClick+3
3. LaFeltrinelli – Edizione Standard (Data non specificata)
  • Editore: LaFeltrinelli
  • Caratteristiche:
    • Lingua: italiano
    • Formato: DVD
  • Note: Disponibile su piattaforme di vendita online, questa edizione offre il film in formato DVD per il mercato italiano.IBS+5Bol+5eBay UK+5Hoepli+1cgtv.it+1

🌍 Edizioni Internazionali

1. Amazon.com – Edizione Region 2 (Data non specificata)
  • Editore: Non specificato
  • Caratteristiche:
    • Formato: PAL, Regione 2
    • Lingua: italiano
    • Sottotitoli: inglese
  • Note: Questa edizione è destinata al mercato internazionale, compatibile con lettori DVD europei .Amazon+1Amazon+1Wikipedia+2cgtv.it+2Hoepli+2

📝 Conclusione

Le edizioni home video di Un turco napoletano offrono diverse opzioni per gli appassionati del cinema di Totò. Le edizioni in VHS, distribuite da Fabbri Editori, sono pensate per collezionisti e nostalgici del formato. Le edizioni in DVD, in particolare quella di Cristaldi Film, offrono una qualità audio-video superiore e numerosi contenuti speciali che arricchiscono l'esperienza visiva. Le edizioni internazionali permettono di apprezzare il film anche al di fuori dell'Italia, grazie alla presenza di sottotitoli in inglese.

Per i collezionisti e gli appassionati, l'edizione Cristaldi Film del 2007 rappresenta la scelta più completa, grazie ai numerosi contenuti extra e alla qualità del restauro. Le edizioni Fabbri Editori sono ideali per chi desidera una versione più accessibile del film. Le edizioni internazionali sono perfette per chi desidera condividere il capolavoro di Totò con un pubblico più ampio.


L'amante di Cocchetelli

Christiane Dury: l'amante segreta dell'Onorevole Cocchetelli nel film "Un turco napoletano" del 1953, fu eletta Miss Besançome 1948 e Miss Francia 1952.


Non ho mai sentito il disagio della macchina da presa, mi è sembrato sempre di stare su un palcoscenico, anche perché mancava poco che le maestranze facessero degli applausi a scena aperta, e alla fine della scena applaudivano, era veramente come a teatro. Si vedevano molti macchinisti, elettricisti, sarte, che schiattavano per non farsi sentire ridere, si tappavano la bocca, durante la scena vedevi proprio le lacrime che scendevano per il tanto ridere.

Aldo Giuffré


Si facevano molti ciak solo quando al partner scappava da ridere. Una volta sono cascato in pieno perché ridevo e non riuscivo a frenarmi. Nella scena in carcere, lui era condannato a morte e non lo sapeva, e venivano per prendergli le misure per la cassa da morto. Era una scena esilarantissima, veramente da commedia dell’arte, in cui lui ogni volta improvvisava, credendo che il becchino fosse un sarto che gli venisse a prendere le misure per un abito. Diceva: “Voglio le spalle così..., la manica così...”, e quando parlava delle scarpe cambiava sempre battute, “Io le scarpe le vorrei così..., con la forma così... mi raccomando, molto comode...”. Una volta, fra prove e girato, ha detto: “Le scarpe le vorrei strette di fuori e larghe di dentro, perché c’ho i piedi che non mi hanno fatto una buona riuscita”: vedere uno che va a comprare un paio di piedi che però non gli fanno una buona riuscita è stato tutt’uno, per cui mi sono fermato ridendo come un disperato. Quella scena l’abbiamo ripetuta un po’ di volte perché ogni volta mi veniva da ridere: è talmente paradossale, da teatro dell’assurdo, i piedi non possono farmi una cattiva riuscita, la riuscita te la fa qualcosa che comperi...

Aldo Giuffrè


Cosa ne pensa il pubblico...


I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com

  • "Pochade" di Scarpetta che ha una prima mezzora favolosa (che stampa il sorriso allo spettatore), calando poi, quasi fatalmente, alla distanza. Totò grandissimo nei dialoghi serrati, che conduce, ribalta, amplifica. Notevole l’incontro con Carlo Campanini (inverosimile sorrentino, ma attore indiscutibile), con tanto di “stiratura”. Qualche palpata di Totò, per l’epoca, era cosa ardita. Fosse rimasto al livello della prima mezzora, sarebbe stato un capolavoro. Così è discreto, ma assolutamente da vedere, perché Totò è perfetto.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: L'incontro fra Totò e Campanini.

  • Una delle cose migliori realizzate al cinema da Totò, non a caso tratta da una pochade teatrale di Eduardo Scarpetta. La vicenda di Sciosciamoscia, napoletano doc scambiato per turco eunuco, si presta a numerosissime gag che il buon cast (oltre a Totò il film è interpretato da bravissimi attori e ben diretto da Mario Mattioli, tra i registi preferiti dal principe De Curtis) sfrutta a dovere, anche se il ritmo tende a cadere un po' nella seconda parte della pellicola.

  • Dopo uno splendido inizio (il colloquio con Giuffré in prigione) il film va sgonfiandosi gradualmente, a causa di una sceneggiatura molto esile che presenta situazioni abbastanza risapute. Naturalmente i momenti divertenti non mancano ed il film si lascia seguire con gradevolezza, pur non essendo nulla di eccezionale.

  • Da una celebre opera teatrale, una delle più godibili farse interpretate da Totò che, scambiato per eunuco, viene assunto da un gelosissimo commerciante sorrentino per vigilare sulla virtù della moglie e della figliola, promessa sposa ad un guappo prepotente. Se il ritmo della sceneggiatura è altalenante, Totò è un fuoco di fila di gags e doppi sensi, comprese battute passate alla storia ("questo viso non mi è nuovo" guardando pensoso il posteriore di una bella ospite). Nel cast fitto di bravi caratteristi, immancabile il fido Castellani, qui nel ruolo per lui abituale del politico trombone.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Ma Don Felice, a lei piacciano tutte le donne!" "Che vuole, la donna è mobile ed io mi sento mobiliere".

  • Celeberrima commedia scarpettiana nella versione del Principe: tanto colore, tanti giochi di parole e pure qualche bella canzone napoletana; cosa vogliamo di più? Non mancano neppure i più bravi caratteristi di scuola napoletana (Campanini, Turco, Giuffrè, persino una giovanissima Valeria Moriconi) oltre all'immancabile spalla di fiducia Mario Castellani (nei panni del "diciamo onorevole"). È una pellicola datata? Sì; risente dell'impianto teatrale? Certo! ma Totò è sempre Totò, ostrega!• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "La donna è mobile e io mi sento un mobiliere!" "Vitto, alloggio, lavatura imbiancatura e stiratura!".

  • Commedia più che buona con un ottimo Totò. Questi evade dal carcere (insieme a Giuffrè) e si finge turco per essere assunto da un commerciante per badare a sua moglie e sua figlia. Totò non sa che tutti lo credono eunuco. Belle le gag fra Totò, Giuffrè e Castellani. Forse non risulta fra i migliori né di Totò né di Mattoli, ma le risate non mancano.

  • Totò si finge turco per acquisire un posto di lavoro alquanto gratificante. In mezzo a tante donne si fa desiderare arrivando ad un lieto finale che lascia il sorriso sui visi degli spettatori. Come sempre con Totò è difficile non ridere e sono molte le scene esilaranti. Bravo anche Aldo Giuffrè.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: In Oriente si hanno cinquanta mogli e quarantanove suocere... su cinquanta donne ne capita sempre una orfana.

  • Totò/Sciosciammocca evade di galera e finge di essere l'eunuco turco che dovrebbe prestare servizio in casa di Carlo Campanini. Da qui una serie di equivoci divertentissimi, con un protagonista ancora più scatenato del solito e un buon gruppo di spalle (Campanini su tutti, ma anche il guappo Enzo Turco e l'immenso Giuffrè, la Barzizza invece si nota poco). Una delle pietre miliari del cinema comico italiano.

  • Un Totò diviso tra lazzi e smorfie da avanspettacolo e battute fulminanti che faranno parte di un repertorio sempre più vasto di una miriade di personaggi futuri. L'equivoco su cui si basa il film dà la possibilità al comico di trovarsi circondato da giovani donne: mostra di trovarsi veramente a suo agio e in più è pagato profumatamente. Personaggi enfatizzati come si conviene nelle pièce teatrali (da cui proviene il soggetto) ma proprio per questo marcatamente divertenti e interpretati da buoni caratteristi. Abbastanza audace per l'epoca.

  • Commedia teatrale di buon impatto visivo in cui Totò dà prova delle sue qualità comiche in una narrazione ricca di equivoci e situazioni ridanciane. La gelosia e le grandi capacità seduttive del comico partenopeo emergono preponderanti. Buon cast di caratteristi e fanciulle dell'epoca.

  • Immarcescibile fonte di spasso, pressoché ogni Natale (e dintorni). Il Principe è sempre lui anche se, occorre riconoscerlo, la farsa, ben definita, imbriglia la sua naturale verve anarchica e d'improvvisazione: quando le maglie (a volte) cedono egli si scatena (la scena sulla spiaggia), soprattutto quando può contare su spalle fidatissime (Castellani). Il resto del cast, di una napoletanità elegante e impeccabile, si apprezza ogni anno di più, sulle onde della nostalgia.

  • Totò interpreta la più maliziosa delle farse di Scarpetta in cui veste i panni di un improbabile turco. Inizia con il giusto piglio, tenendo incollati allo schermo per la verve prorompente che non cessa mai di esprimersi. Lentamente, però, cambia registro restringendo il raggio di azione dell’attore napoletano e finendo col perdere inevitabilmente qualcosa. Non manca l’aspetto più canzonettistico, forse più adatto a una rappresentazione teatrale, ma grazie a delle ottime spalle, Campanini su tutti, si arriva sani e salvi sulla terra ferma.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: I costumi da mare dei bagnanti!

  • Personalmente lo ricordavo come uno dei Totò più divertenti di sempre. Rivedendolo non ha tradito l'aspettativa, trovo anzi che il ritmo dell'umorismo e dell'incalzare della vicenda sia ancora sufficentemente fresco e non soffra di tempi morti. Molte idee sono o saranno riprese da altri film (il duetto con l'onorevole Castellani), ma il Turco napoletano è quello che consacra - insieme al successivo gemello Miseria e nobiltà - Totò come vera e propria maschera del teatro, non più nell'accezione ristretta all'avanspettacolo.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Ovviamente lo sguardo di Totò concentrato sul culo della francese: "Questa faccia non mi è nuova...".

  • Ordinario ma piacevolissimo tentativo di coniugare cinema e teatro, con una farsa da palcoscenico che ha la sola e centrata pretesa di divertire. Totò se la spassa con goliardia e simpatia, e in un paio di occasioni torna alle origini del comico con qualche scena da cinema muto. È uno dei primissimi film italiani a colori, le cui sfumature risultano nitide nell’intensità ma mettono più in risalto il gusto ancora grossolano dell’epoca per la cura del look e degli interni. **1/2• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: “La donna è mobile e io mi sento mobiliere”.

  • Cosa dire su questo vero e proprio cult movie... Beh, è il film di Totò che prediligo in assoluto (passando sopra alle differenze rispetto al testo originale di Scarpetta, 'Nu Turco Napulitano, del 1888), la quintessenza del principe della risata, del suo rapporto divertente e divertito con le donne (NON da sfigato, come certi altri comici). Senza dimenticare i caratteristi di classe che lo affiancano (non ultimo Carlo Campanini, un bravissimo attore ingiustamente sottovalutato). In poche parole, uno dei classici del cinema comico italiano.

  • Tratto da una celeberrima farsa di Scarpetta, questo film si rivela perfetto per esaltare le qualità peculiari di Totò, che si ritrova completamente a suo agio con i tempi della recitazione teatrale mantenendo la grandissima abilità di improvvisatore coadiuvato da altri grandi interpreti del teatro storico napoletano come Aldo Giuffré, Turco, Inglese e la sua spalla di sempre Castellani. Anche il cast femminile non sfigura con la Barzizza e la "donna dello scandalo" Faldini, allora giovanissima concubina dell'attempato Principe. Divertente!• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Ho conosciuto gli Ottomani, i millepiedi, i bacherozzi".

  • Ottimo esempio di teatro filmato. Totò viene restituito all'antica tradizione del teatro napoletano, quello di Eduardo Scarpetta, strettamente collegato alla commedia dell’arte. Felice Sciosciammocca non è altro che un Pulcinella rielaborato e umanizzato da Scarpetta e fedelmente interpretato da quella maschera antica e popolare di Totò. Lo Sciosciammocca di Totò per raggiungere il vertice assoluto della comicità non deve fare la marionetta, esagerare con i gesti e i lazzi ma semplicemente aderire alle articolazioni narrative del testo.

  • Tra i migliori titoli del grande Totò. Approfittando dell'equivoco di fondo (di cui lo stesso protagonista è all'oscuro), Felice Sciosciammocca se la spassa tra le belle donzelle (tra cui la Barzizza e la Faldini) e viene schernito da quelli che si sentono "uomini veri". Cast perfetto, con Campanini, Castellani, Giuffrè, Amedeo Girard (nella parte di don Ignazio) ed un esilarante Enzo Turco nei panni del guappo (di cartone, oserei dire). Non al livello meraviglioso di Misera e nobiltà, ma comunque pellicola godibilissimo. Straconsigliato.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: La cacciata di Carluccio-Uomo di Ferro, Felice e Faina in carcere.

  • Nel colore intenso delle pellicole Ferrania (siamo di fronte ad uno dei primi film a colori italiani) Totò, scambiato per un eunuco, si diverte con le donnine, bistratta i potenti, ridicolizza i guappi e rende possibile sogni d'amore: un piccolo capolavoro, una vera antologia della comicità che fa sempre piacere rivedere, anche se dopo decenni di passaggi televisivi si ricordano a memoria tutte le scene. Intramontabile.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Io sono ottomano: di mani ne vedete due, ma sotto ne ho altre sei" "La donna è mobile e io mi sento mobiliere"...

  • Uno dei vertici della comicità di Totò. Scene da antologia come piovesse: il dialogo iniziale in prigione, l'arrivo a casa di don Pasquale, la gita ai bagni, il ballo, l'incontro con l'onorevole (ereditato da Totò a colori), lo scontro finale con Carluccio. Il tutto a ritmo forsennato e col supporto di un cast eccellente. Un divertimento immarcescibile.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Chi sarà?" - "Il secondino." - "No no, sono due!" - "E allora è un quartino".

La censura

A inizio film una spettatrice del San Carlino dice che “quando ci si scherza sopra, tutti gli argomenti sono leciti'’, ma la censura non è dello stesso parere, e vieta anche questo film ai minori di 16 anni. Diverse recensioni battono il tasto della volgarità; Fernaldo Di Giammatteo, Leo Pestelli, ecc. Il pubblico, ancora una volta, non è d’accordo, e il più che ragguardevole incasso finale di 594.300.000 lire non sembra avere risentito del divieto restrittivo.

Le incongruenze

  1. Quando Totò e il suo complice di fuga dal carcere, tirano la corda appesa alle mura del carcere si vede benissimo che la corda è "molle" mentre un attimo dopo un uomo cade (per la forza per cui è stata la corda. MA DOVE?!?). Si nota anche che l'uomo che cade è un manichino.
  2. Verso la fine del film Totò ha un diverbio con l'onorevole. Lo chiama piu' volte "Onorevole Cochelletti" in modo ironico e lui replica di chiamarsi "Cochelletti", ma poi quando da a Toto' il biglietto per la campagna elettorale, sopra vi si puo' leggere "VOTATE PER L'ONOREVOLE ENRICO COCCHETELLI".
  3. Dopo che Totò ha piegato le sbarre del carcere essendo dotato di un forza erculea, si vede che anche il suo complice (Giuffrè) sfiorandole riesce a muoverle! Ma lui non ha quella forza!
  4. All'inizio del film quando Totò arriva a casa di Pasquale, Concettina corre da questo dicendo che il turco (Totò) è in camera a parlare con la moglie e la figlia. Poi dopo Pasquale dice alle due donne che presenterà loro un giovane e la moglie dice "Vuoi farci conoscere un uomo?". Ma non si erano già conosciute prima con il turco?
  5. Quando Totò è in camera con la "moglie" francese dell'onorevole e le due donne entrano forzando la porta, si vede che il lucchetto cede rimanendo però appeso. Nella ripresa successiva, però, quando Totò si accinge a farle uscire e a chiudere la porta, il lucchetto è integro perfettamente fissato alla porta.
  6. La prima volta che Pasquale legge la lettera, la notizia che il Turco è eunuco risulta presente nella seconda facciata del foglio, mentre dopo quando viene fatta leggere all'amico di Pasquale, è sufficiente che egli legga solo la prima facciata per esserne informato.
  7. Le guardie carcerarie, incaricate di cercare i fuggitivi, non riconoscono a casa di Giuffrè i due carcerati, eppure fino a pochi minuti prima erano prigionieri nel loro stesso carcere, anzi Totò, doveva essere ben conosciuto, essendo incarcerato come pericoloso assassino.
  8. Il Turco che nuota con agilità nel mare è evidentemente una controfigura, avendo una pettinatura e una corporatura assolutamente diversa da quella di Totò.
  9. Felice ha una forza sovrumana, ma in alcune occasione basta sfiorare qualcuno per produrre urla di dolore, mentre altre volte fa una certa pressione contro le altre persone e nessuno si lamenta.
  10. Quando Totò si tuffa in mare dalla scogliera, in campo largo si vede che nuota al largo con l'acqua profonda, ma nello stacco di inquadratura immediatamente successivo, con lui in primo piano, si vede benissimo che dopo la capriola resta seduto sul fondale con l'acqua che sarà alta sì e no 30 centimetri.
  11. Alla fine del film arriva lo sbruffone (Enzo Turco) che per provocare Felice prende una guantiera dal tavolo e la butta per terra. Qualcuno rimette la guantiera sul tavolo ed è Felice a questo punto a far mostra della sua forza, piegandola in quattro. Ma il trucco si vede benissimo: la seconda guantiera, quella piegata da Totò, è diversa dalla prima perché più lucida e meno consistente.
  12. Il direttore del carcere viene scaraventato giù dalla finestra. Atterra parallelo al muro, ma nell'inquadratura successiva è messo per storto.
  13. Il nobile sbruffone concorda con Don Pasquale una dote per la figlia di diecimila ducati. L'azione è ambientata nel 1904, quando il ducato come moneta non esisteva già più, essendo rimpiazzata dalla lira.
  14. In carcere Toto' trova il suo sgabello di legno troppo scomodo e, grazie alla sua forza erculea, riesce ad ''ACCORCIARLO'' spezzandone la parte inferiore delle gambe. Ma nell'inquadratura gli si vede spezzare tre gambe anziche' quattro e per giunta in maniera imprecisa. Eppure quando ripoggia lo sgabello, questo e' ben equilibrato, come se un falegname avesse avuto il tempo di livellarlo.
  15. La tanto paventata condanna a morte di Felice in realtà non sarebbe potuta avvenire perchè la pena di morte in Italia venne abolita nel 1890, e il film, come riportato dai titoli di testa, è ambientato nel 1904.
  16. Quando lisetta (Primarosa Battistella) va a portare dei babà al "turco" (totò), dove trova già la matrigna e la cameriera, dice "vi ho portato dei babà", ma all'inizio di questa frase non muove proprio le labbra!

www.bloopers.it


Tutte le immagini e i testi presenti qui di seguito ci sono stati gentilmente concessi a titolo gratuito dal sito www.davinotti.com e sono presenti a questo indirizzo
La strada dove Felice Sciosciammocca (Totò), travestito da turco, e Faina (Aldo Giuffrè) chiedono informazioni a un passante appena arrivati a Sorrento come segnalato a suo tempo da La valigia dei sogni si trova in realtà a San Felice Circeo (Latina) e precisamente in Piazza Aleardo Aleardi.

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Eduardo Paola, Daniele Palmesi, Federico Clemente
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09 Apr 2014

Faldini Franca

Faldini Franca (Roma, 10 febbraio 1931 – Roma, 22 luglio 2016) è stata un'attrice, giornalista e scrittrice italiana. Fu la compagna di Totò dal 1952 fino alla morte di lui nel 1967. Figlia…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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06 Gen 2016

Ferri Riccardo

Ferri Riccardo Generico italiano che è stato attivo nel cinema italiano degli anni cinquanta (è fra quelli così elencati nell'Annuario del Cinema italiano 1950-1951) e in fotoromanzi. Non…
Simone Riberto, Daniele Palmesi, Federico Clemente
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14 Nov 2015

Furia Giacomo (Giacomo Matteo)

Furia Giacomo (Giacomo Matteo) Giacomo Matteo Furia (Arienzo, 2 gennaio 1925 – Roma, 5 giugno 2015) è stato un attore italiano. Biografia Furia nacque ad Arienzo, in provincia di Terra di…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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02 Dic 2015

Girard Amedeo

Girard Amedeo (Napoli, 14 febbraio 1893 – Napoli, 12 febbraio 1972) è stato un attore italiano. Biografia Nato da Giacomo, anch'egli attore e da Ersilia Pappalardo, artista della compagnia…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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13 Nov 2015

Giuffrè Aldo

Giuffrè Aldo (Napoli, 10 aprile 1924 – Roma, 26 giugno 2010) è stato un attore e drammaturgo italiano; anche doppiatore, regista e scrittore. Ha scritto infatti quattro romanzi, tre dei…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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17 Nov 2015

Inglese Guglielmo

Inglese Guglielmo (Napoli, 24 novembre 1892 – Milano, 1 gennaio 1972) è stato un artista comico e attore caratterista. Biografia Figlio di attori del varietà di origini pugliesi, calca le…
Simone Riberto, Daniele Palmesi, Federico Clemente
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23 Ott 2018

Jaboni Massimo

Jaboni Massimo (14 dicembre 1937), è stato un fonico, operatore al doppiaggio Renato ne era lo zio paterno. Contatto telefonicamente più volte fra mercoledì 27 dicembre 2000 ed il 2001;…
Simone Riberto, Daniele Palmesi, Federico Clemente
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02 Mag 2023

La scomparsa di Valeria Moriconi

La scomparsa di Valeria Moriconi Moriconi, una vita da primadonna L'attrice è morta a Jesi. Aveva 74 anni. Una carriera segnata dagli incontri con De Filippo e Franco Enriquez.…
«La Stampa», 16 e 17 giugno 2005
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31 Ott 2018

Laurenti Giuliano

Laurenti Giuliano Nato nel 1922 - Morto nel 1985 (data da verificare), fu un truccatore cinematografico. Cugino di Laurenti Mariano. Sposò Magnanti Elda, che come parrucchiera condivise…
Simone Riberto, Daniele Palmesi, Federico Clemente
1873
11 Nov 2015

Maldacea Nicola (Nicolino)

Maldacea Nicola (Nicolino) Nicola Maldacea (Nicolino), Napoli, 14 settembre 1917 – Massa Lubrense, 12 novembre 1992) è stato un attore italiano. Era fratello dell'attore Franz Maldacea e…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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24 Feb 2021

Mario Monicelli, un eroe del nostro tempo

Mario Monicelli, un eroe del nostro tempo Se n’è andato uno dei più sapienti Artigiani del nostro cinema, grande narratore e appassionato testimone della cultura e dell’umanità italiane…
«L'Unità», 1 dicembre 2010 - Foto Archivio Istituto Luce
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09 Apr 2014

Mattòli Mario

Mattòli Mario Non ho nessun merito nella carriera di Totò, se non quello di aver capito che non doveva continuare a fare il filmetto con la storiellina, ma che bisognava alzare un po' il…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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18 Set 2018

Moneta Luigi

Moneta Luigi (Milano, 7 marzo 1870 – Roma, 10 marzo 1964) è stato un attore italiano. Biografia Non ci si può esimere dal render noto che, a parte qualche integrazione da giornali…
Simone Riberto, Daniele Palmesi, Federico Clemente
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09 Apr 2014

Monicelli Mario

Monicelli Mario Le origini (Roma, 16 maggio 1915 – Roma, 29 novembre 2010) è stato un regista, sceneggiatore e scrittore italiano. Negli anni Cinquanta abbiamo sbagliato tutto nei confronti…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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04 Dic 2015

Moriconi Valeria (Abbruzzetti Valeria)

Moriconi Valeria (Abbruzzetti Valeria) Nata Valeria Abbruzzetti (Jesi, 13 novembre 1931 – Jesi, 14 giugno 2005), è stata un'attrice italiana di teatro e cinema. Biografia e carriera Valeria…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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10 Dic 2015

Partanna Gianni (Grifeo di Partanna Giovanni)

Partanna Gianni (Grifeo di Partanna Giovanni) Nome d'arte di Giovanni Grifeo di Partanna (Partanna, 18 aprile 1922 – Roma, 5 febbraio 2014), è stato un attore italiano. Biografia È stato il…
Simone Riberto, Daniele Palmesi, Federico Clemente
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14 Dic 2015

Passante Mario

Passante Mario (Napoli, 14 ottobre 1912 – Napoli, 2 maggio 1974) è stato un attore cinematografico italiano. Biografia Nato a Napoli nel 1912, ha lavorato nel cinema italiano in ruoli…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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01 Dic 2015

Primarosa Battistella

Primarosa Battistella (Milano, 16 novembre 1933) è una ex attrice italiana, coinvolta nella vicenda relativa allo scandalo IMI-SIR. Biografia Milanese, inizia la carriera teatrale nel primo…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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09 Apr 2014

Scarpetta Eduardo

Scarpetta Eduardo (Napoli, 12 marzo 1853 – Napoli, 29 novembre 1925) è stato un attore e commediografo italiano. Fu il più importante attore e autore del teatro napoletano tra la fine…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
8755
13 Nov 2015

Sofia Vinicio

Sofia Vinicio (Corleone, 13 novembre 1907 – Roma, 30 dicembre 1982) è stato un attore e doppiatore italiano. Biografia Il suo primo film fu Camicia nera (1933), diretto da Giovacchino…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
2985
10 Lug 2021

Toccò a Scarpetta l'eredità di Pulcinella

Toccò a Scarpetta l'eredità di Pulcinella Il grande attore comico napoletano, che creò la maschera di Don Felice Sciosciammocca, è stato commemorato con un'eccezionale rappresentazione del…
Federico Petriccione, «Epoca», anno IV, n.159, 18 ottobre 1954
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04 Mag 2016

Totò e... Carlo Campanini

Totò e... Carlo Campanini È stata un'esplosione Sono stato uno dei primi che ha avuto le confidenze di Totò a proposito delle sue ricerche araldiche. È stato durante la lavorazione del…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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17 Ago 2016

Totò e... Giacomo Furia

Totò e... Giacomo Furia Si divertiva sul set Quando ero nella compagnia di Eduardo, alla fine del nostro spettacolo noi giovani ci struccavamo e scappavamo per andare a vedere Totò che…
Daniele Palmesi, Orio Caldiron
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30 Apr 2016

Totò e... Isa Barzizza

Totò e... Isa Barzizza Diventava un altro Isa Barzizza: tra Totò, Shakespeare e raso nero con spacco C’era una volta una signora del palcoscenico che, tra risate e tragedie, passò dalla…
Orio Caldiron, Alberto Anile, Simone Riberto
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07 Giu 2016

Totò e... Mario Castellani

Totò e... Mario Castellani Un improvvisatore nato Per quarant’anni gli sono stato vicino nella vita e sul palcoscenico. Ho avuto l’onore di essere la sua « spalla » prediletta. Ci…
Orio Caldiron, Davide Morganti, repubblica.it, Alessandro Nocera, Giuseppe Grieco
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15 Mag 2016

Totò e... Mario Mattoli

Totò e... Mario Mattoli Quasi un contorsionista Non ho nessun merito nella carriera di Totò, se non quello di aver capito che non doveva continuare a fare il filmetto con la storiellina, ma…
Orio Caldiron, Franca Faldini, Goffredo Fofi
5972
12 Mag 2016

Totò e... Sandro Continenza

Totò e... Sandro Continenza Totò era un comico tutto di battuta Sono forse lo sceneggiatore che ne ha firmati di più, ma non posso negare che i film di Totò erano tutti un po' raffazzonati.…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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10 Apr 2014

Totò, une anthologie (1978)

TOTÒ, UNE ANTHOLOGIE (1978) Titolo originale Totò, une antologie - Anthologie de Totò Lingua originale Italiano - Paese di produzione Italia, Francia - Anno 1978 - Durata 112' - B/N, colore…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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09 Apr 2014

Turco Enzo

Turco Enzo (Napoli, 8 giugno 1902 – Roma, 7 luglio 1983) è stato un attore e sceneggiatore italiano. Biografia Iniziò a dedicarsi al teatro a partire dagli anni trenta, imponendosi come uno…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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02 Mag 2023

Valeria Moriconi prima donna

Valeria Moriconi prima donna Molto rapidamente Valeria Monconi, che è Daisy nel “Rinoceronte” di Jonesco, è arrivata a far parte di una Compagnia che porta anche il suo nome e a godere in…
F.V., «Tempo», anno XXIII, n.46, 18 novembre 1961 - Fotografie di Federico Patellani
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02 Mag 2023

Valeria Moriconi, dal bikini a Shaw

Valeria Moriconi, dal bikini a Shaw «Il mio vero nome è Valeria Abbruzzetti». Sottolinea, come per dimostrare l’impossibilità di trasportarlo sui cartelloni:» Due ”bi”. due "zeta ", due…
Giovanni Gatti, «Noi Donne», 1966
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02 Mag 2023

Valeria Moriconi, l'attrice della crisi

Valeria Moriconi, l'attrice della crisi Valeria Moriconi, dopo quattro anni di attesa, è balzata improvvisamente in testa alla nuova generazione degli attori italiani: a Roma quasi nessuno…
Stelio Martini, «Tempo», anno XVIII, n.25, 21 giugno 1956
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22 Dic 2022

Vincenzo Scarpetta e i suoi comici

Vincenzo Scarpetta e i suoi comici L'arte di Vincenzo Scarpetta - un'arte delle più spontanee, schiette e comunicative, e quindi delle più care al pubblico - è qui esaminata e commentata…
Francesco Geraci, «Comoedia», anno X, 15 luglio-15 agosto 1928
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Riferimenti e bibliografie:

  • "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
  • "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
  • "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
  • "Totò attore" (Ennio Bispuri) - Gremese, 2010
  • Aldo Giuffrè, intervista di Alberto Anile, "I film di Totò" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998, p. 179.
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
  • Sergio Frosali, 1953
  • «Corriere della Sera», 17 settembre 1953
  • «Corriere d'Informazione», 18 settembre 1953
  • G.L.R. (Gian Luigi Rondi), «Il Tempo», 21 settembre 1953
  • Vice, «Il Messaggero», 21 settembre 1953
  • «Momento Sera», 22 settembre 1953
  • Leo Pestelli, «La Nuova Stampa», 23 settembre 1953
  • «Il Corriere Biellese», 24 settembre 1953
  • rab, «La Nuova Gazzetta di Reggio», 7 ottobre 1953
  • I film comici italiani, Fernaldo Di Giammatteo, «Rivista del cinema italiano», n. 3, marzo 1954
  • «Il Piccolo di Trieste», 09 novembre 1979
  • «L'Unità», 9 novembre 1979