Un turco napoletano
Felice Sciosciammocca
Inizio riprese: giugno 1953
Autorizzazione censura e distribuzione: 5 agosto 1953 - Incasso lire 594.300.000 - Spettatori 4.525.242
Titolo originale Un turco napoletano
Lingua originale Italiano - Paese Italia - Anno 1953 - Durata 85 min - Colore - Audio sonoro - Genere comico - Regia Mario Mattoli - Soggetto dalla farsa 'Nu turco napulitano (1888) di Eduardo Scarpetta - Sceneggiatura Sandro Continenza, Italo Di Tuddo, Ruggero Maccari, Mario Monicelli - Produttore Alfredo De Laurentiis - Fotografia Karl Strauss, Riccardo Pallottini - Montaggio Roberto Cinquini - Musiche Pippo Barzizza - Costumi Dario Cecchi, Gaia Romanini
Totò: Felice Sciosciammocca - Aldo Giuffré: Faina - Carlo Campanini: Don Pasquale Catone - Isa Barzizza: la moglie Giulietta - Primarosa Battistella: la figlia Lisetta - Vinicio Sofia: il vero eunuco - Mario Castellani: l'Onorevole Cocchetelli - Amedeo Girardi: Don Ignazio - Franca Faldini: Angelica, moglie di don Ignazio - Enzo Turco: Carluccio Uomo di ferro, nipote di don Ignazio - Anna Campori: Concettina - Nicola Maldacea junior: Salvatore - Guglielmo Inglese: il falegname becchino - Ugo D'Alessio: Una guardia - Giacomo Furia: Secondino
Il film si apre dando l'idea allo spettatore che la storia venga recitata in un teatro di Napoli, con tanto di pubblico che discute sui contenuti della commedia, sul prezzo dei biglietti e si accomoda in sala. Felice Sciosciammocca viene condotto in carcere per essersi accollato la colpa di un delitto, in realtà commesso da un povero diavolo vessato dalla vittima, uno strozzino. In galera, Felice familiarizza con un lestofante che si fa chiamare Faina. Sciosciammocca mostra subito una forza straordinaria, arrivando a spezzare senza sforzi i piedi di una sedia claudicante. Quando capisce di essere stato condannato a morte, Felice accetta la proposta di evasione avanzata da Faina, piegando senza problemi le sbarre della cella.
Appena usciti di prigione, i due incontrano un forestiero turco che chiede indicazioni per la stazione, poiché deve recarsi a Sorrento per motivi di lavoro. Compreso che nessuno conosce l'aspetto dell'uomo, Faina e Felice lo stordiscono e lo derubano. Il primo convince il secondo ad andare a Sorrento con i documenti del forestiero per assumerne posto di lavoro ed identità. Felice scopre che il turco avrebbe dovuto prestare servizio presso la bottega di don Pasquale Catone, uomo ricco ma gelosissimo della moglie Giulietta e della figlia Lisetta. Don Pasquale in effetti attendeva il lavoratore forestiero che gli era stato promesso dall'importante Onorevole Cocchetelli, il quale vuole ingraziarselo in vista delle prossime elezioni, tanto da promettergli anche il titolo di Cavaliere.
L'Onorevole invia una lettera a Pasquale che, casualmente, giunge poco dopo l'arrivo di Felice e in cui comunica all'uomo che il turco è un eunuco. Pasquale, per delicatezza, non chiede conferma all'ignaro Felice e anzi, su suggerimento dell'amico e confidente don Ignazio, lo mette a guardia di moglie e figlia, garantendogli anche un cospicuo stipendio. L'uomo non comprende il motivo per cui Pasquale è tanto generoso ma ovviamente accetta l'offerta e si fa ben volere da Giulietta, Lisetta, dalla moglie di Ignazio, Angelica e dalla cameriera Concetta. Durante il suo lavoro a casa Catone, riceve la visita di Faina, al quale non dice nulla del lauto stipendio percepito lavorando per Pasquale, e scopre l'amore tra Lisetta ed un giovane poeta, tenuto nascosto poiché Pasquale era stato costretto a prometterla a don Carluccio detto l'Uomo di Ferro, prepotente e rozzo nipote di don Ignazio.
Durante la cerimonia di fidanzamento tra Lisetta e Carluccio, Felice seduce sia Giulietta che Angelica, mentre tutti sono in fermento per l'arrivo dell'On. Cocchetelli e della moglie (che in realtà è l'amante, una ballerina francese che Felice aveva già visto a teatro). Mentre Lisetta rompe il fidanzamento, mandando su tutte le furie Carluccio, Cocchetelli trova Felice in atteggiamento intimo con l'amante, scoprendo che l'uomo non è il turco che aveva promesso a don Pasquale. Il politico però non può rivelare nulla a Catone perché la cosa lo metterebbe in cattiva luce con il ricco ed influente padrone di casa.
La verità viene ugualmente svelata a Pasquale da Faina che, scoperto il ricco compenso percepito da Felice, decide di vendicarsi e farlo cacciare. Pasquale va su tutte le furie sia con Felice che con l'Onorevole, ma in quel momento arriva anche Carluccio, che grida vendetta per l'affronto subìto da parte di Lisetta. Il prepotente nipote di Ignazio viene messo in fuga dalla forza sovrumana del falso turco. La storia si conclude con Don Pasquale che ringrazia Felice per l'aiuto offertogli e concede a Lisetta di fidanzarsi col suo innamorato, mentre Cocchetelli riceverà l'aiuto di don Pasquale e degli altri elettori per vincere le elezioni politiche.
Critica & Curiosità
Il film ambientato a Sorrento è, in realtà, girato a San Felice Circeo. La canzone Carmè, Carmè... è scritta dallo stesso Totò ed è cantata da Nicola Maldacea Jr. La canzone parodiata da Felice ai bagni di mare, quando per divertire le donne si attribuisce l'invenzione della danza del ventre in occasione di un mal di stomaco, è la melodia araba nota come Kradoutja.
Su alcune locandine del film compare un titolo diverso, con l'articolo determinativo: Il turco napoletano. L'attore Aldo Giuffré ha dichiarato in un'intervista che la troupe era solita applaudire dopo le riprese, facendo sentire gli attori come su un palcoscenico; inoltre alcune scene vennero rifatte più volte a causa delle risate degli attori, in particolare quella in carcere dove Totò scambia il becchino per un sarto.
Sebbene basato su un'opera teatrale, il film presenta alcune differenze rispetto all'originale: la scena della fuga dal carcere è tratta dalla rassegna di riviste di Totò Se quell'evaso io fossi (1933), così come la scena del becchino scambiato per un sarto, già utilizzato in Le sei mogli di Barbablù (1950); l'idea dell'eunuco era stata utilizzata da Totò anche nella rivista Uomini a nolo (1937). All'inizio del film si afferma che lo spettacolo è ambientato il 24 febbraio 1904 al teatro San Carlino di Napoli: nella vita reale il teatro fu demolito nel 1884, prima che fosse scritta la commedia originale.
Incongruenze storiche
La paventata condanna a morte di Felice in realtà non sarebbe potuta avvenire, visto che dal 1 gennaio 1890 andò in vigore il Codice Zanardelli che abolì la pena capitale nel Regno d'Italia; la stessa automobile dell'On. Cocchetelli che compare nella seconda parte del film rimanda l'ambientazione del film ai primi del XX secolo anziché alla fine del XIX secolo.
L'ambientazione nell'anno 1904 è un palese errore storico di Mattoli. Il San Carlino era stato abbattuto vent’anni prima, nel 1884, in ottemperanza a un nuovo piano regolatore del comune di Napoli.
Così la stampa dell'epoca
Finalmente un film con Totò non mette accanto a Totò degli attori che si danno invano da fare per colmare il distacco di comicità che li separa da lui, non è costruito su un soggetto e un dialogo che portino in film - peggiorandole - le sciocchezze della rivista, non mostra nella regia l'imperativo del far presto.
Sergio Frosali, 1953
Totò ha fatto rivivere una farsa del famoso Eduardo Scarpetta, ch'ebbe straordinario successo al primi del secolo. [...] Totò naturalmente ci sguazza, con tutto il suo repertorio, ultimo erede della commedia dell'arte, d’una tradizione popolaresca che risale ben più indietro dell'età di questa farsa. La regia di Mario Mattoli ha puntato molto sulla prospettiva, con una intonazione evocativa che contribuisce senza dubbio a ravvivare le parti più convenzionali della vicenda, a far risaltare quelle ancor oggi brillanti e saporose. L'ambientazione è curata, c'é una scena di bagni al mare condotta con molto umore.
«Corriere della Sera», 17 settembre 1953
«II turco napoletano" è la trasposizione cinematografica, salvo qualche accorto adattamento, di una farsa del famoso Eduardo Scarpetta, ch'ebbe moltissima fortuna, al primi del secolo, nel teatro San Carlino di Napoli. Da Scarpetta a Totò, mai come in questo film il comico é apparso erede d'una mimica popolaresca, d'una commedia dell'arte che incomincia assai più indietro che mezzo secolo fa. Per il resto, tutta la farsa é ambientata e intonata come una rievocazione, e la prospettiva rende accettabili, accanto a certe parti vive e grassocce, altre che oggi diversamente sembrerebbero sbiadite e inutili. [...] La regia é di Mario Mattoli, che ha curato con gusto l’ambientazione; intorno a Totò ruotano Isa Barzizza, Franca Faldini, Primarosa Battlstella.
«Corriere d'Informazione», 18 settembre 1953
A quanti proclamavano la sua discendenza dalla commedia dell'arte, Petrolini rispondeva che discendeva, invece, ogni mattina dalle scale di casa sua punto Ma se non è stato possibile trovare origini e derivazioni letterarie alla genialità tutta personale ed unica di Petrolini, non è difficile ritrovare nella inesauribile vena di Totò quella tradizione di comicità quasi estemporanea che ebbe a suo tempo, negli spettacoli del napoletano Teatro San Carlino, la sua espressione più fertile, più colorita e più viva.
E non è così per puro caso se Totò è riuscito a trovare una parte che mette in risalto le sue virtù comiche senza averle sul piano guitto delle improvvisazioni convenzionali. Il personaggio del donnaiolo napoletano introdottosi di frode in casa di un marito geloso che unicamente lo accoglie perchè lo ritiene un turco... guardiano di harem, è un personaggio che, per le sfaccettature umoristiche dal suo carattere e le sue possibilità di coloriture amene, perfettamente si adatta alle più genuine doti farsesche di Totò, alle sue fresche e pur controllate ironie, ai suoi più lieti, ma semplici atteggiamenti.
Il film, così, diretto da Mario Mattoli in costume d'epoca con intenzioni non di rado parodistiche felicemente aderisce all'allegria del suo protagonista e diverte anche se i suoi temi sono facili, i suoi personaggi sono soltanto macchiette e la sua costruzione narrativa unicamente si affida i canovacci vecchiotti del vecchio teatro comico. Un difetto, però, quest'ultimo, che a confronto delle pallide e stentate farse dei nostri giorni, diventa, per l'efficacia dei suoi argomenti, sboccate ma robusti, un grandissimo pregio. Gli interpreti, con Totò, sono Isa Barzizza, Carlo Campanini, Franca Faldini, Enzo Turco e Primarosa Battistella. Ferraniacolor.
G.L.R. (Gian Luigi Rondi), «Il Tempo», 21 settembre 1953
Il più lieto successo di pubblico ha arriso all’infaticabile Totò anche in questo film che rievoca, nella cornice napoletana del S. Carlino e sul lido di Sorrento una «farsa alla francese», come si diceva nel primo Novecento, di Edoardo Scarpetta. [...] Chi conosce quel che sa dire e, soprattutto, fare Totò con la sua indiavolata recitazione, indovinerà fino a qual punto egli abbia reso un turco napoletano: e Mattoli, dal canto suo, ha assecondato come meglio non si poteva il grande comico. Isa Barzizza. Franca Faldini e Carlo Campanini hanno coadiuvato Totò con molto brio, mentre una schiera di belle donne ha coccolato ed esaltato a dovere l’eunuco intraprendente. Il film è tra i più piacevoli, anche per l’efficacia di una sapida sceneggiatura.
Vice, «Il Messaggero», 21 settembre 1953
Principe bizantino e napoletano di nascita, quindi turco-napoletano anche nella realtà. Totò è l'interprete di questa farsa. La regia di Mario Mattoli fa scorrere il film con scioltezza e vivacità. [...] Accanto a Totò il consueto complesso di belle ragazze e di indovinati attori tra i quali Isa Barzizza, Carlo Campanini, Franca Faldini, Enzo Turco, Primarosa Battistella.
«Momento Sera», 22 settembre 1953
Mattoli e Totò hanno risuscitato sullo schermo un lavoretto teatrale di Edoardo Scarpetta che ottenne uno strepitoso successo nel primi anni di questo secolo. «Un turco napoletano», farsa e alla francese o pochade partenopea. Si tratta di un evaso dal carcere, donnaiolo impenitente, che si sostituisce a un turco, già guardiano di harem, per collocarsi in casa d’un marito geloso che gli affida la custodia della moglie e della figliuola, sicché l'ometto sguazza nel suo elemento ed estende la sorveglianza anche alla serva e alle mogli di altri mariti gelosi.
[...] Il nostro mimo profonde li meglio del suo repertorio, e fa quasi sempre centro. Qualche lazzo è troppo insistito, qualche altro volgaruccio, ma la farsa in complesso regge e diverte, anche per l'accurata ambientazione e il forte umore caricaturale, che dà il meglio di sè nella scena delle «bagnature». Oltre alle nominate, Campanini (il marito geloso), Mario Castellani e Enzo Turco, concorrono alla buona riuscita del filmetto.
Leo Pestelli, «La Nuova Stampa», 23 settembre 1953
E' una comicissima vicenda cinematografica tratta dalla famosa commedia di Eduardo Scarpetta. L’accostamento di Totò al classico teatro dialettale napoletano gli permette di dimostrare guanto grande e completa sia la sua arte di attore comico che, se posta al servizio di un film che non sia solo pretesto per ripetere situazioni o espressioni già scontate, può effetti-vomente mostrarsi in tutta la sua inconfondibile e indiscutibile grandezza. Il film in Ferraniacolor è diritto da Mario Mattati. Con Totò sono interpreti Isa Barzizza, Carlo Campanini, Franca Faldini, Primarosa Battisi fila, Enzo Turco e Mario Castellani.
«Il Corriere Biellese», 24 settembre 1953
Dopo « L'uomo, la bestia e la virtù » tratto da una commedia di Pirandello appare un nuovo film di Totò che prende lo spunto da un altro lavoro teatrale, meno illustre del primo ma forse più adatto alle possibilità dell'attore comico napoletano. Si tratta di «Un turco napoletano» farsa alla francese di Eduardo Scarpetta [...] Una situazione del genere avrebbe potuto creare certamente delle scene di facile ma non per questo meno efficace umorismo ma il regista Mattoli, seguendo il costume che ormai gli è consueto, ha preferito che il soggetto giungesse alla fine senza direzione abbandonato in balla degli ormai vetusti gesti a doppio senso di Totò. Il pubblico ad ogni modo ride soddisfatto anche quando per la decima volta nello spazio di un'ora sente ripetere la battuta della «lavatura e stiratura».
rab, «La Nuova Gazzetta di Reggio», 7 ottobre 1953
Un turco napoletano è il più osceno e pornografico film che sia stato prodotto in Italia da parecchi anni. [...] Il film è una speculazione commerciale operata dai produttori su un pubblico sempre meno reattivo. Il pubblico italiano si trova, generalmente, in uno stato di passività che richiede, come indispensabile, la battuta volgare, il lazzo scollacciato, il meschino doppio senso; e nessuno è più bravo dei nostri comici nell’accontentarlo. [...] Le stesse masse popolari più attive, al cinema subiscono, secondo la mentalità propria della decadenza borghese. [...] Questa situazione è ormai stabilizzata. Potrà durare parecchi anni, anche se Totò verrà a noia e gli si sostituiranno altri comici mimicamente meno dotati di lui, anche se la mediocre fantasia degli umoristi si farà sempre più fiacca e se le scollature delle attrici I...] si saranno ridotte di superficie.»
I film comici italiani, Fernaldo Di Giammatteo, «Rivista del cinema italiano», n. 3, marzo 1954
Totò falso eunuco
«Ottototò» (rete 1 - ore 21.30 -colore) - Quarto film della serie dedicata al grande comico napoletano: «Un turco napoletano», nel 1953. La regia è di Mario Mattoli. Accanto a Totò: Isa Barzizza, Carlo Campanini, Aldo Giuffrè, Franca Faldini. É la storia, ovvia ma divertente, di Totò falso eunuco turco che va al servizio nella casa di un commendatore gelosissimo della sua bella moglie. L’ignaro marito crede cosi di poter dormire sogni tranquilli, ma si sbaglia...
«Il Piccolo di Trieste», 09 novembre 1979
Un turco napoletano di nome Totò
Questa volta è Felice Sciosciammocca, falso eunuco continuamente tentato
Tratto dalla omonima commedia di Eduardo Scarpetta, Un turco napoletano è il quarto degli « Ottototò » che va in onda stasera alle 21,30 sulla Rete uno. Si tratta di un titolo che la parte di una trilogia di Scarpetta (gli altri due film sono Miseria e nobiltà e II medico dei pazzi) portata sullo schermo dal grande comico In stretta collaborazione con il regista di varietà Mario Mattoli, particolarmente a suo agio in questo genere di operazioni.
Nel panni di Don Felice Sciosciammocca (personaggio chiave della cultura napoletana, tante volte Incarnato anche da Eduardo De Filippo a teatro), Totò sguazzava davvero in queste pochade partenopee. Di suo, ci metteva sempre il solito guizzo surreale, senza però strafare come In tante altre occasioni, poiché sapeva che i testi di Scarpetta non meritavano certo di essere strapazzati come i copioni del film di serie B.
[...]
Ogni battuta ne nasconde un'altra, ma non siamo fra triviali doppi sensi: Totò e Mattoli si stanno cimentando con il più bell'avanspettacolo della loro lunghissima carriera.
«L'Unità», 9 novembre 1979
I documenti
L'amante di Cocchetelli
Christiane Dury: l'amante segreta dell'Onorevole Cocchetelli nel film "Un turco napoletano" del 1953, fu eletta Miss Besançome 1948 e Miss Francia 1952.
Non ho mai sentito il disagio della macchina da presa, mi è sembrato sempre di stare su un palcoscenico, anche perché mancava poco che le maestranze facessero degli applausi a scena aperta, e alla fine della scena applaudivano, era veramente come a teatro. Si vedevano molti macchinisti, elettricisti, sarte, che schiattavano per non farsi sentire ridere, si tappavano la bocca, durante la scena vedevi proprio le lacrime che scendevano per il tanto ridere.
Aldo Giuffré
Si facevano molti ciak solo quando al partner scappava da ridere. Una volta sono cascato in pieno perché ridevo e non riuscivo a frenarmi. Nella scena in carcere, lui era condannato a morte e non lo sapeva, e venivano per prendergli le misure per la cassa da morto. Era una scena esilarantissima, veramente da commedia dell’arte, in cui lui ogni volta improvvisava, credendo che il becchino fosse un sarto che gli venisse a prendere le misure per un abito. Diceva: “Voglio le spalle così..., la manica così...”, e quando parlava delle scarpe cambiava sempre battute, “Io le scarpe le vorrei così..., con la forma così... mi raccomando, molto comode...”. Una volta, fra prove e girato, ha detto: “Le scarpe le vorrei strette di fuori e larghe di dentro, perché c’ho i piedi che non mi hanno fatto una buona riuscita”: vedere uno che va a comprare un paio di piedi che però non gli fanno una buona riuscita è stato tutt’uno, per cui mi sono fermato ridendo come un disperato. Quella scena l’abbiamo ripetuta un po’ di volte perché ogni volta mi veniva da ridere: è talmente paradossale, da teatro dell’assurdo, i piedi non possono farmi una cattiva riuscita, la riuscita te la fa qualcosa che comperi...
Aldo Giuffrè
Cosa ne pensa il pubblico...
I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com
- "Pochade" di Scarpetta che ha una prima mezzora favolosa (che stampa il sorriso allo spettatore), calando poi, quasi fatalmente, alla distanza. Totò grandissimo nei dialoghi serrati, che conduce, ribalta, amplifica. Notevole l’incontro con Carlo Campanini (inverosimile sorrentino, ma attore indiscutibile), con tanto di “stiratura”. Qualche palpata di Totò, per l’epoca, era cosa ardita. Fosse rimasto al livello della prima mezzora, sarebbe stato un capolavoro. Così è discreto, ma assolutamente da vedere, perché Totò è perfetto.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: L'incontro fra Totò e Campanini.
- Una delle cose migliori realizzate al cinema da Totò, non a caso tratta da una pochade teatrale di Eduardo Scarpetta. La vicenda di Sciosciamoscia, napoletano doc scambiato per turco eunuco, si presta a numerosissime gag che il buon cast (oltre a Totò il film è interpretato da bravissimi attori e ben diretto da Mario Mattioli, tra i registi preferiti dal principe De Curtis) sfrutta a dovere, anche se il ritmo tende a cadere un po' nella seconda parte della pellicola.
- Dopo uno splendido inizio (il colloquio con Giuffré in prigione) il film va sgonfiandosi gradualmente, a causa di una sceneggiatura molto esile che presenta situazioni abbastanza risapute. Naturalmente i momenti divertenti non mancano ed il film si lascia seguire con gradevolezza, pur non essendo nulla di eccezionale.
- Da una celebre opera teatrale, una delle più godibili farse interpretate da Totò che, scambiato per eunuco, viene assunto da un gelosissimo commerciante sorrentino per vigilare sulla virtù della moglie e della figliola, promessa sposa ad un guappo prepotente. Se il ritmo della sceneggiatura è altalenante, Totò è un fuoco di fila di gags e doppi sensi, comprese battute passate alla storia ("questo viso non mi è nuovo" guardando pensoso il posteriore di una bella ospite). Nel cast fitto di bravi caratteristi, immancabile il fido Castellani, qui nel ruolo per lui abituale del politico trombone.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Ma Don Felice, a lei piacciano tutte le donne!" "Che vuole, la donna è mobile ed io mi sento mobiliere".
- Celeberrima commedia scarpettiana nella versione del Principe: tanto colore, tanti giochi di parole e pure qualche bella canzone napoletana; cosa vogliamo di più? Non mancano neppure i più bravi caratteristi di scuola napoletana (Campanini, Turco, Giuffrè, persino una giovanissima Valeria Moriconi) oltre all'immancabile spalla di fiducia Mario Castellani (nei panni del "diciamo onorevole"). È una pellicola datata? Sì; risente dell'impianto teatrale? Certo! ma Totò è sempre Totò, ostrega!• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "La donna è mobile e io mi sento un mobiliere!" "Vitto, alloggio, lavatura imbiancatura e stiratura!".
- Commedia più che buona con un ottimo Totò. Questi evade dal carcere (insieme a Giuffrè) e si finge turco per essere assunto da un commerciante per badare a sua moglie e sua figlia. Totò non sa che tutti lo credono eunuco. Belle le gag fra Totò, Giuffrè e Castellani. Forse non risulta fra i migliori né di Totò né di Mattoli, ma le risate non mancano.
- Totò si finge turco per acquisire un posto di lavoro alquanto gratificante. In mezzo a tante donne si fa desiderare arrivando ad un lieto finale che lascia il sorriso sui visi degli spettatori. Come sempre con Totò è difficile non ridere e sono molte le scene esilaranti. Bravo anche Aldo Giuffrè.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: In Oriente si hanno cinquanta mogli e quarantanove suocere... su cinquanta donne ne capita sempre una orfana.
- Totò/Sciosciammocca evade di galera e finge di essere l'eunuco turco che dovrebbe prestare servizio in casa di Carlo Campanini. Da qui una serie di equivoci divertentissimi, con un protagonista ancora più scatenato del solito e un buon gruppo di spalle (Campanini su tutti, ma anche il guappo Enzo Turco e l'immenso Giuffrè, la Barzizza invece si nota poco). Una delle pietre miliari del cinema comico italiano.
- Un Totò diviso tra lazzi e smorfie da avanspettacolo e battute fulminanti che faranno parte di un repertorio sempre più vasto di una miriade di personaggi futuri. L'equivoco su cui si basa il film dà la possibilità al comico di trovarsi circondato da giovani donne: mostra di trovarsi veramente a suo agio e in più è pagato profumatamente. Personaggi enfatizzati come si conviene nelle pièce teatrali (da cui proviene il soggetto) ma proprio per questo marcatamente divertenti e interpretati da buoni caratteristi. Abbastanza audace per l'epoca.
- Commedia teatrale di buon impatto visivo in cui Totò dà prova delle sue qualità comiche in una narrazione ricca di equivoci e situazioni ridanciane. La gelosia e le grandi capacità seduttive del comico partenopeo emergono preponderanti. Buon cast di caratteristi e fanciulle dell'epoca.
- Immarcescibile fonte di spasso, pressoché ogni Natale (e dintorni). Il Principe è sempre lui anche se, occorre riconoscerlo, la farsa, ben definita, imbriglia la sua naturale verve anarchica e d'improvvisazione: quando le maglie (a volte) cedono egli si scatena (la scena sulla spiaggia), soprattutto quando può contare su spalle fidatissime (Castellani). Il resto del cast, di una napoletanità elegante e impeccabile, si apprezza ogni anno di più, sulle onde della nostalgia.
- Totò interpreta la più maliziosa delle farse di Scarpetta in cui veste i panni di un improbabile turco. Inizia con il giusto piglio, tenendo incollati allo schermo per la verve prorompente che non cessa mai di esprimersi. Lentamente, però, cambia registro restringendo il raggio di azione dell’attore napoletano e finendo col perdere inevitabilmente qualcosa. Non manca l’aspetto più canzonettistico, forse più adatto a una rappresentazione teatrale, ma grazie a delle ottime spalle, Campanini su tutti, si arriva sani e salvi sulla terra ferma.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: I costumi da mare dei bagnanti!
- Personalmente lo ricordavo come uno dei Totò più divertenti di sempre. Rivedendolo non ha tradito l'aspettativa, trovo anzi che il ritmo dell'umorismo e dell'incalzare della vicenda sia ancora sufficentemente fresco e non soffra di tempi morti. Molte idee sono o saranno riprese da altri film (il duetto con l'onorevole Castellani), ma il Turco napoletano è quello che consacra - insieme al successivo gemello Miseria e nobiltà - Totò come vera e propria maschera del teatro, non più nell'accezione ristretta all'avanspettacolo.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Ovviamente lo sguardo di Totò concentrato sul culo della francese: "Questa faccia non mi è nuova...".
- Ordinario ma piacevolissimo tentativo di coniugare cinema e teatro, con una farsa da palcoscenico che ha la sola e centrata pretesa di divertire. Totò se la spassa con goliardia e simpatia, e in un paio di occasioni torna alle origini del comico con qualche scena da cinema muto. È uno dei primissimi film italiani a colori, le cui sfumature risultano nitide nell’intensità ma mettono più in risalto il gusto ancora grossolano dell’epoca per la cura del look e degli interni. **1/2• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: “La donna è mobile e io mi sento mobiliere”.
- Cosa dire su questo vero e proprio cult movie... Beh, è il film di Totò che prediligo in assoluto (passando sopra alle differenze rispetto al testo originale di Scarpetta, 'Nu Turco Napulitano, del 1888), la quintessenza del principe della risata, del suo rapporto divertente e divertito con le donne (NON da sfigato, come certi altri comici). Senza dimenticare i caratteristi di classe che lo affiancano (non ultimo Carlo Campanini, un bravissimo attore ingiustamente sottovalutato). In poche parole, uno dei classici del cinema comico italiano.
- Tratto da una celeberrima farsa di Scarpetta, questo film si rivela perfetto per esaltare le qualità peculiari di Totò, che si ritrova completamente a suo agio con i tempi della recitazione teatrale mantenendo la grandissima abilità di improvvisatore coadiuvato da altri grandi interpreti del teatro storico napoletano come Aldo Giuffré, Turco, Inglese e la sua spalla di sempre Castellani. Anche il cast femminile non sfigura con la Barzizza e la "donna dello scandalo" Faldini, allora giovanissima concubina dell'attempato Principe. Divertente!• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Ho conosciuto gli Ottomani, i millepiedi, i bacherozzi".
- Ottimo esempio di teatro filmato. Totò viene restituito all'antica tradizione del teatro napoletano, quello di Eduardo Scarpetta, strettamente collegato alla commedia dell’arte. Felice Sciosciammocca non è altro che un Pulcinella rielaborato e umanizzato da Scarpetta e fedelmente interpretato da quella maschera antica e popolare di Totò. Lo Sciosciammocca di Totò per raggiungere il vertice assoluto della comicità non deve fare la marionetta, esagerare con i gesti e i lazzi ma semplicemente aderire alle articolazioni narrative del testo.
- Tra i migliori titoli del grande Totò. Approfittando dell'equivoco di fondo (di cui lo stesso protagonista è all'oscuro), Felice Sciosciammocca se la spassa tra le belle donzelle (tra cui la Barzizza e la Faldini) e viene schernito da quelli che si sentono "uomini veri". Cast perfetto, con Campanini, Castellani, Giuffrè, Amedeo Girard (nella parte di don Ignazio) ed un esilarante Enzo Turco nei panni del guappo (di cartone, oserei dire). Non al livello meraviglioso di Misera e nobiltà, ma comunque pellicola godibilissimo. Straconsigliato.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: La cacciata di Carluccio-Uomo di Ferro, Felice e Faina in carcere.
- Nel colore intenso delle pellicole Ferrania (siamo di fronte ad uno dei primi film a colori italiani) Totò, scambiato per un eunuco, si diverte con le donnine, bistratta i potenti, ridicolizza i guappi e rende possibile sogni d'amore: un piccolo capolavoro, una vera antologia della comicità che fa sempre piacere rivedere, anche se dopo decenni di passaggi televisivi si ricordano a memoria tutte le scene. Intramontabile.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Io sono ottomano: di mani ne vedete due, ma sotto ne ho altre sei" "La donna è mobile e io mi sento mobiliere"...
- Uno dei vertici della comicità di Totò. Scene da antologia come piovesse: il dialogo iniziale in prigione, l'arrivo a casa di don Pasquale, la gita ai bagni, il ballo, l'incontro con l'onorevole (ereditato da Totò a colori), lo scontro finale con Carluccio. Il tutto a ritmo forsennato e col supporto di un cast eccellente. Un divertimento immarcescibile.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Chi sarà?" - "Il secondino." - "No no, sono due!" - "E allora è un quartino".
La censura
A inizio film una spettatrice del San Carlino dice che “quando ci si scherza sopra, tutti gli argomenti sono leciti'’, ma la censura non è dello stesso parere, e vieta anche questo film ai minori di 16 anni. Diverse recensioni battono il tasto della volgarità; Fernaldo Di Giammatteo, Leo Pestelli, ecc. Il pubblico, ancora una volta, non è d’accordo, e il più che ragguardevole incasso finale di 594.300.000 lire non sembra avere risentito del divieto restrittivo.Le incongruenze
- Quando Totò e il suo complice di fuga dal carcere, tirano la corda appesa alle mura del carcere si vede benissimo che la corda è "molle" mentre un attimo dopo un uomo cade (per la forza per cui è stata la corda. MA DOVE?!?). Si nota anche che l'uomo che cade è un manichino.
- Verso la fine del film Totò ha un diverbio con l'onorevole. Lo chiama piu' volte "Onorevole Cochelletti" in modo ironico e lui replica di chiamarsi "Cochelletti", ma poi quando da a Toto' il biglietto per la campagna elettorale, sopra vi si puo' leggere "VOTATE PER L'ONOREVOLE ENRICO COCCHETELLI".
- Dopo che Totò ha piegato le sbarre del carcere essendo dotato di un forza erculea, si vede che anche il suo complice (Giuffrè) sfiorandole riesce a muoverle! Ma lui non ha quella forza!
- All'inizio del film quando Totò arriva a casa di Pasquale, Concettina corre da questo dicendo che il turco (Totò) è in camera a parlare con la moglie e la figlia. Poi dopo Pasquale dice alle due donne che presenterà loro un giovane e la moglie dice "Vuoi farci conoscere un uomo?". Ma non si erano già conosciute prima con il turco?
- Quando Totò è in camera con la "moglie" francese dell'onorevole e le due donne entrano forzando la porta, si vede che il lucchetto cede rimanendo però appeso. Nella ripresa successiva, però, quando Totò si accinge a farle uscire e a chiudere la porta, il lucchetto è integro perfettamente fissato alla porta.
- La prima volta che Pasquale legge la lettera, la notizia che il Turco è eunuco risulta presente nella seconda facciata del foglio, mentre dopo quando viene fatta leggere all'amico di Pasquale, è sufficiente che egli legga solo la prima facciata per esserne informato.
- Le guardie carcerarie, incaricate di cercare i fuggitivi, non riconoscono a casa di Giuffrè i due carcerati, eppure fino a pochi minuti prima erano prigionieri nel loro stesso carcere, anzi Totò, doveva essere ben conosciuto, essendo incarcerato come pericoloso assassino.
- Il Turco che nuota con agilità nel mare è evidentemente una controfigura, avendo una pettinatura e una corporatura assolutamente diversa da quella di Totò.
- Felice ha una forza sovrumana, ma in alcune occasione basta sfiorare qualcuno per produrre urla di dolore, mentre altre volte fa una certa pressione contro le altre persone e nessuno si lamenta.
- Quando Totò si tuffa in mare dalla scogliera, in campo largo si vede che nuota al largo con l'acqua profonda, ma nello stacco di inquadratura immediatamente successivo, con lui in primo piano, si vede benissimo che dopo la capriola resta seduto sul fondale con l'acqua che sarà alta sì e no 30 centimetri.
- Alla fine del film arriva lo sbruffone (Enzo Turco) che per provocare Felice prende una guantiera dal tavolo e la butta per terra. Qualcuno rimette la guantiera sul tavolo ed è Felice a questo punto a far mostra della sua forza, piegandola in quattro. Ma il trucco si vede benissimo: la seconda guantiera, quella piegata da Totò, è diversa dalla prima perché più lucida e meno consistente.
- Il direttore del carcere viene scaraventato giù dalla finestra. Atterra parallelo al muro, ma nell'inquadratura successiva è messo per storto.
- Il nobile sbruffone concorda con Don Pasquale una dote per la figlia di diecimila ducati. L'azione è ambientata nel 1904, quando il ducato come moneta non esisteva già più, essendo rimpiazzata dalla lira.
- In carcere Toto' trova il suo sgabello di legno troppo scomodo e, grazie alla sua forza erculea, riesce ad ''ACCORCIARLO'' spezzandone la parte inferiore delle gambe. Ma nell'inquadratura gli si vede spezzare tre gambe anziche' quattro e per giunta in maniera imprecisa. Eppure quando ripoggia lo sgabello, questo e' ben equilibrato, come se un falegname avesse avuto il tempo di livellarlo.
- La tanto paventata condanna a morte di Felice in realtà non sarebbe potuta avvenire perchè la pena di morte in Italia venne abolita nel 1890, e il film, come riportato dai titoli di testa, è ambientato nel 1904.
- Quando lisetta (Primarosa Battistella) va a portare dei babà al "turco" (totò), dove trova già la matrigna e la cameriera, dice "vi ho portato dei babà", ma all'inizio di questa frase non muove proprio le labbra!
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La strada dove Felice Sciosciammocca (Totò), travestito da turco, e Faina (Aldo Giuffrè) chiedono informazioni a un passante appena arrivati a Sorrento come segnalato a suo tempo da La valigia dei sogni si trova in realtà a San Felice Circeo (Latina) e precisamente in Piazza Aleardo Aleardi. |
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Riferimenti e bibliografie:
- "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
- "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
- "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
- Aldo Giuffrè, intervista di Alberto Anile, "I film di Totò" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998, p. 179.