Gli onorevoli
Antonio La Trippa
Inizio riprese: maggio 1963, Stabilimenti Titanus Farnesina, Roma
Autorizzazione censura e distribuzione: 13 settembre 1963 - Incasso lire 239.263.000 - Spettatori 1.084.307
Titolo originale Gli onorevoli
Paese Italia - Anno 1963 - Durata 98 min - B/N - Audio sonoro - Genere commedia, satirico - Regia Sergio Corbucci - Aiuto regista Ruggero Deodato - Soggetto Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Vittorio Metz, Vittorio Vighi, Mario Guerra, Renato Mainardi - Sceneggiatura Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Vittorio Metz, Vittorio Vighi, Mario Guerra, Renato Mainardi - Musiche Armando Trovajoli
Totò: Antonio La Trippa - Franca Valeri: Bianca Sereni - Gino Cervi: Rossani-Breschi - Walter Chiari: Salvatore Dagnino, regista TV - Peppino De Filippo: Giuseppe Mollica - Aroldo Tieri: Saverio Fallopponi - Linda Sini: Signora Rossani-Breschi - Riccardo Billi: portinaio - Stelvio Rosi: il biondino - Franco Fabrizi: Roberto Ciccoletti, detto Robin - Cristiano Cucchini: Tonino, il figlio di Rossani-Breschi - Memmo Carotenuto: benzinaro - Anna Campori: signora La Trippa - Fiorenzo Fiorentini: propagandista - Mario De Simone: altro propagandista - Carlo Pisacane: un vecchietto di Roccasecca - Filippo De Pasquale: abitante di Roccasecca - Carlo Lombardi: presidente Partito Nazionale Restaurazione - Franco Giacobini:De angelis - Agostino Salvietti: maggiordomo - Alberto Sorrentino: cliente malato della pensione - Sergio Corbucci: proprietario della pensione - Antonio Acqua: segretario Santamaura - Franco Castellani: Santamaura - PNR segretario - Roland Bartrop
Soggetto
La democristiana Bianca Sereni, femminista ante litteram, si fa affiggere i manifesti da alcune prostitute e finisce per innamorarsi di un uomo pagato dagli stessi democristiani per fotografarla in atteggiamenti compromettenti. Pur scoprendo l'inganno decide di ritirarsi e mettersi insieme allo stesso uomo.
Il senatore del PLI Rossani Breschi si fa propaganda invitando i ricconi nel suo lussuoso salotto, ma un suo comizio di piazza finisce involontariamente sabotato da una banda di ragazzini, rivale della banda di cui fa parte suo figlio, che avevano provato a emulare i grandi giocando a fare i politici.
Lo scrittore comunista Saverio Fallopponi, che vanta tra l'altro alcuni suoi testi pubblicati dalla casa editrice dello stesso Rossani Breschi, si scaglia contro gli Stati Uniti, ma non disdegna i dollari. Viene costretto a ritirarsi quando la cosa verrà fuori.
Il prof. Mollica, candidato del MSI, viene grottescamente truccato dal regista di Tribuna elettorale, col risultato che il suo comizio televisivo viene sospeso dopo pochi secondi, ed egli tenterà comunque di tenere il suo discorso in un varietà fra le ballerine.
Antonio La Trippa, monarchico, tormenta i condomini suonando la carica e urlando i suoi slogan dal balcone usando un imbuto a mo' di megafono, ma quando si avvede dei loschi fini dei suoi dirigenti rivela alle persone che assistevano al suo comizio le loro trame e manda a monte la sua stessa elezione.
Critica e curiosità
Il film sceneggiato da Corbucci, Grimaldi, Guerra, Vighi e Vittorio Metz, segnerà l'ultima collaborazione di Totò con il regista Sergio Corbucci. Antonio La Trippa, candidato monarchico per il fantomatico PNR, sveglia i condomini con lo slogan di "Votantonio" il quale diventerà popolarissimo. Quattro furono i titoli provvisori del film: "I deputati", "I quattro onorevoli" e "Vinca il migliore". Brevi cammei: il regista Sergio Corbucci che appare nel ruolo dell'albergatore della pensione di Roccasecca e nella parte del ragioniere, un giovane Aldo Busi.
Il film ebbe due trailers cinematografici, commentati da Nando Gazzolo, uno destinato al nord d'Italia e l'altro al sud. Eccetto poche battute ritenute volgari, il film fu sostanzialmente risparmiato dalla censura cinematografica. Nel film compare, in un filmato di repertorio, il giovane attaccante brasiliano Pelé, "arruolato" da Rossani-Breschi nella sua campagna elettorale. La scalinata dove Bianca Sereni (Franca Valeri) fa affiggere i suoi manifesti elettorali è in via San Biagio a piazza del mercato Sacrofano. Il paese natale di Antonio La Trippa nella finzione si chiama "Roccasecca", ma è in realtà Fiano Romano. Il nome del paese è lo stesso della località di cui era sindaco Totò nel film Il medico dei pazzi. In Totò lascia o raddoppia?, interpretando il duca Della Forcoletta, afferma che la sua casata sia originaria proprio di Roccasecca.
Vinca il migliore.
È una satira di quei candidati politici (per lo più oscuri, senza un vero passato e senza un sicuro avvenire) che si presentano alle elezioni soltanto per soddisfare, e in piccolissima parte, il loro irraggiungibile sogno di prestigio e di notorietà. Questi personaggi, che mai vengono eletti, militano un po' dappertutto: costituiscono un problema di costume e non un quesito od un dilemma politico. Di conseguenza la satira sarà fondamentalmente bonaria e punterà le sue bocche da fuoco, per nulla minacciose ma atteggiate al sorriso, più su loro che sui partiti che, per ovvie ragioni, sono costretti a ospitarli.
Dal soggetto originale del film «Gli onorevoli», primavera 1963
"I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
Così la stampa dell'epoca
Anche negli Onorevoli, l'ultimo film che Totò gira per la regia di Corbucci, l'attore napoletano compie solo un'apparizione. Non così fulminea ma altrettanto esilarante. Totò interpreta il monarchico Antonio La Trippa, candidato del Partito Nazionale per la Restaurazione, e in testa porta ancora il cappello da bersagliere. La mattina sveglia i condomini intimando dalla finestra del bagno la sua implacabile propaganda elettorale «Votantonio votantonio votantonio... Italiani! Inquilini, coinquilini, casigliani».
Alberto Anile
«Vota Antonio, vota Antonio.» Totò si candida alle elezioni. Con il collegio uninominale avrebbe stravinto, era il migliore di tutti. Con la preferenza si trova invece in difficoltà. Lui che al solo sentire parlare di onorevoli, come il mitico Cosimo Trombetta, esplodeva in un inconfutabile, «Ma mi faccia il piacere ». La spietata competizione elettorale lo costringe a mendicare voti per il suo partito monarchico anche arringando le masse del suo condominio. Antonio La Trippa si deve infatti umiliare a urlare, dal bagno, il suo nome in un megafono.
Walter Veltroni
Barzellette sceneggiate anche ne Gli onorevoli di Sergio Corbucci, cavalcata mica tanto amena nel sottobosco della politica italiana, con attori di prestigio internazionale come Totò, De Filippo, Chiari, la Valeri, umiliati in un repertorio polveroso e di basso conio, afflitti da una sceneggiatura e da un dialogo capaci di suscitare una profonda, invincibile malinconia persino nel più zelante tra gli spettatori televisivi.
Onorato Orsini, «La Notte», 20 febbraio 1963
Totò, Peppino, ecc. onorevoli mancati
Totò, Peppino, ecc. onorevoli mancati - Un film comico di Sergio Corbucci - Il regista Sergio Corbucci dirigerà il film « Gli onorevoli» con Totò, Peppino De Filippo, Franca Valeri, Gino Cervi, Nino Manfredi. Il film racconterà comicamente le vicende di un candidato monarchico del P. N.R. (partito nazionale per la restaurazione) che è Totò; di un candidato liberale, che sarà Nino Manfredi, di un candidato comunista che sarà Gino Cervi, di un candidato missino che sarà Peppino De Filippo, di una candidata democristiana che sarà Franca Valeri: nessuno di essi varcherà la soglia del Parlamento.
«Corriere dell' Informazione, 31 maggio 1963
Il filmetto di Corbucci non esce dall'abborracciata formula a episodi e dal dubbio umorismo da avanspettacolo tanto caro al bozzettismo romanesco. Insomma, una sfilza di luoghi comuni con qualche episodico momento divertente che va a merito dei singoli interpreti più che del copione e del regista.
Giulio Cattivelli, «La Libertà», 6 ottobre 1963
Questo film vuol essere una bonaria satira di costume politico e racconta con vena facile e ritmo scorrevole, in chiave comica, avventure e disavventure, speranze, crucci e delusioni di vari candidati di diversa fede in tempo di e elezioni. Per non far torto a nessuno tutti i partiti indistintamente sono fatti bersaglio - senza cattiveria, come si è detto - degli strali che regista e sceneggiatori si sono compiaciuti di scagliar loro; ed il risultato di un piacevole e garbato divertimento che il film si proponeva è stato perciò agevolmente raggiunto senza ferire la suscettibilità di chicchessia.
Gli attori chiamati ad interpretarlo hanno contribuito validamente a questo successo: si sono potuti così ammirare, su schermo panoramico Franca Valeri, candidata democristiana, in una delle sue più riuscite caratterizzazioni; Gino Cervi nei panni del candidato liberale aperturista; Totò in quelli dell'ex-combattente fiducioso e irretito; Aroldo Tieri intellettuale comunista che, in omaggio al dollaro, cambia casacca; Peppino De Filippo uomo di destra, tartassato a «Tribuna politica» dal regista Walter Chiari che lo trucca da pagliaccio.
Vice, «Il Messaggero», 12 ottobre 1963
La presenza di Totò tra gli interpreti indica chiaramente in quale chiave gli autori abbiano affrontato l'argomento "candidati elettorali", una chiave, cioè, più comica e farsesca che satirica il che toglie all'opera buona parte di quel mordente che le sarebbe derivato da un'impostazione più misurata e tendente non tanto ad ottenere facili effetti umoristici quanto ad imporsi sul piano dell'efficace critica di costume. Le frecciate partono in tutte le direzioni ma contro bersagli scontati, facili e soprattutto meschini.
Non è certo questo il modo per condurre una satira politica, affidandoci cioè a personaggi che son macchiette da avanspettacolo, a situazioni paradossali e grottesche che denunciano una preoccupante scarsezza d’inventiva, ad un umorismo di dubbio gusto ancor più fastidioso per essere affidato a un gruppo di attori di innegabile valore e di buona resa anche, e assai meglio, senza i compromessi col dubbio gusto. Partono male i quattro candidati elettorali, da personaggi meschini, illusi conculcati, si bruciano le effimere ali dell’esaltazione più personale che politica e finiscono miseramente. Non si può nemmeno parlare di «fiaschi» perché la pellicola è condotta in tutt'altro senso da Sergio Corbucci che gioca con le marionette pigiando sul tasto farsesco per muovere alla risata melensa. Si son prestati al gioco Totò, Franca Valeri, Peppino De Filippo, Gino Cervi, Walter Chiari, Franco Fabrizi e Aroldo Tieri.
Vice, «Il Tempo», 12 ottobre 1963
Le avventure elettorali di un gruppo di immaginari candidati onorevoli sono l’argomento di questo film. I protagonisti, salvo una giovane deputatessa democristiana, sono dipinti con tinte buffonesche e presentati come campioni di arrivismo, pronti a qualsiasi compromesso pur di ottenere il successo. La rappresentazione di questo mondo vuole essere in generale burlesca e considerare aspetti esteriori; si avverte, tuttavia, che, sotto sotto, ci sono molta presunzione e molta ignoranza delle cose. La realtà ha un volto ben più crudo, che gli autori dei film non conoscono o non vogliono conoscere. Quel che, poi, viene offerto allo spettatore è robetta da avanspettacolo, nonostante che nelle parti dei principali personaggi appaiano il Tieri, il Cervi, la Valeri, il Chiari, Totò e Peppino De Filippo. Il regista è Sergio Corbucci.
vice, «L'Unità», 12 ottobre 1963
Clima elettorale, alla vigilia del 18 aprile. Totò, Franca Valeri, Gino Ceni, Peppino De Filippo e Aroldo Tieri sono cinque candidati che sognano le lotte politiche in parlamento, dopo aver lottato nelle piane per conquistarsi le simpatie degli elettori. In un modo o nell'altro saranno tutti « trombati » e di questo dovranno ringraziare Walter Chiari, Franco Fabrizi, Memmo Carotenuto e Fiorenzo Fiorentini che contribuiranno, chi più chi meno, alla loro rovina politica. [...] Agile e spigliato, « Gli onorevoli» scorre fino alla conclusione, con la sola pretesa di strappare un po' di risate e, di questo, il merito va in parti uguali agli sceneggiatori ed al regista Sergio Corbucci. Unico neo fastidioso del film, la presenta di alcuni pestiferi ragazzini tenuti in scena più del necessario.
Vice, «Momento Sera», 13 ottobre 1963
Vigilia d’elezioni e candidati al Parlamento, nel film di Sergio Corbucci onorevoli. Totò, con la fanfare e le piume dei bersaglieri, tiene discorsi anche di notte, svegliando i vicini, salvo poi svelare in pubblico gli imbrogli progettati dai suoi associati. Franca Valeri rinuncia alla carriera politica per gettarsi fra le braccia di Franco Fabrizi nei panni di una spia avversaria pentita. Gino Cervi è vittima degli intrighi di due bande di bambini e precipita dalla tribuna dalla quale sta pronunciando un solenne discorso.
Peppino De Filippo finisce davanti alla macchina da presa della televisione truccato come una fatalona da rivista ad opera di Walter Chiari. Tieri è l’intellettuale comunista che si fa corrompere dal dollaro. Dialoghi fiacchi, scenette da avanspettacolo, che non offrono che rare possibilità agli attori di mostrare le proprie doti. La materia meritava una sceneggiatura più smaliziata ed un umorismo meno plateale.
Vice, «Corriere della Sera», 19 aprile 1964
L' avanspettacolo, e un un avanspettacolo non sempre di buon gusto, domina il film che racconta la storia di un gruppo di aspiranti onorevoli in tempo d’elezioni. Tutti i trucchi, anche i più sfruttati, sono buoni per ottenere la poltrona a Roma così come Sergio Corbucci, regista del film, non bada per il sottile per far sorridere la platea.
Totò, scatenato come al solito, affronta il tema «patriottico» e con le fanfare dei bersaglieri sveglia i suoi notturni presunti elettori i quali, com’è logico, si guarderanno bene dal dargli il voto. Gino Cervi, da parte sua, è preso di mira da due bande di ragazzini i quali, facendolo precipitare fra i tralicci del palco da cui sta tenendo una seria concione, ne pregiudicano definitivamente la carriera politica. Franca Valeri abbandona presto la carriera, invece. Per cadere nelle braccia di Franco Fabrizi. Mentre Aroldo Tieri da volto a un personaggio di sinistra (per modo di dire) che si lascia attrarre dai dollari scuciti dal capitalismo «sovversivo». L'umorismo in questo film difetta di originalità.
Vice, «Corriere dell'Informazione», 19 aprile 1964
Oltre Antonio La Trippa
E' andato in onda su Raitre il film Gli onorevoli (1963), di Sergio Corbucci, in cui Totò interpreta il ruolo del noto Antonio La Trippa, aspirante onorevole di destra, monarchico, falso ex combattente, ma onesto. In altri episodi sfilano invece grotteschi esponenti di un mondo politico disposto a tutto pur di raggiungere l’agognato ‘cadreghino’. Come dicono i leghisti, che conoscono bene la materia. Il film, pur dotato di scene irresistibili, risulta piuttosto sgangherato e qualunquista, ma a suo modo anticipatore nella satira della deriva televisiva. Anche per merito di Peppino De Filippo, nel ruolo di un fasci-stone che finisce imparruccato e travestito da ballerina di fila, pur di apparire in tv. Ma, purtroppo, il film non riesce neppure a sfiorare il clima attuale, con il boss della tv commerciale che diventa capo del governo e gareggia coi peggiori dittatori in trucco, parrucco e uso della spazzatura contro gli avversari politici.
«L'Unità», 2 settembre 2009
Totò il monarchico votava La Trippa
La satira della politica, oggi impossibile perché la realtà va già oltre ogni immaginazione farsesca (neppure Dario Fo, anche se Franca Rame gli avesse somministrato LSD a pranzo e a cena, avrebbe scritto il copione dell’Italia di questi anni), ebbe una sua commedia di facili costumi satirici, ma rimasta nella «vendetta» popolare della gente comune. Come accadde in una serie di titoli molto commestibili dei primi 60, molto sintonizzati nel gusto pop, vedi Gli onorevoli, che Sergio Corbucci diresse nel 1963 e che coniò il famoso slogan «Vota La Trippa...» cui voce anonima aggiungeva; «Sì, al sugo...». Evidente che il linguaggio era molto più alto di oggi, epoca di raffinati diti medi alzati e di insinuanti mani nelle tasche degli italiani: ma allora sembrava fanta-politica.
Il simpatico Corbucci, che nella sua brillante carriera fece commedie ma anche gialli, melò e western, non aveva paura di sporcarsi le mani con il qualunquismo che induce alla morale del tutto da buttare. Ma questi cinque ritratti di candidati sono da ricordare, memento storico che il peggio non è mai giunto: trattasi della disfida elettorale tra l’impagabile democristiana Franca Valeri, il senatore Gino Cervi liberale d.o.c., lo scrittore comunista Aroldo Tieri, un trionfo di stereotipi. I due pezzi grossi sono però Totò e Peppino, il primo il monarchico La Trippa che si candida al partito della Restaurazione cui s’oppone il missino De Filippo, in preveggente sintesi di scontro di popoli della libertà. Ma quando uno viene coinvolto in uno scandalo, molla tutto: capita la differenza? Chiarito che un film così oggi nessuno lo scriverebbe e specificato che non si tratta di un capolavoro d’ironia inglese, c’è da dire che si sguazza nel costume con brio e ritmo.
Totò era un vero principe ma non praticante, molto attivo in rivista negli anni '40 nella satira anti Mussolini, con la Magnani. Ancora una volta vedendo questo spaccato di prima della rivoluzione del centro sinistra, viene da pensare che il nostro cinema era una grande compagnia di rivista: Totò, De Filippo, Chiari, Carotenuto e Billi, oltre a Salce e Valeri (due ex fantastici Gobbi), Mario Castellani, storica spalla di Totò, lo stesso Corbucci che appare come un albergatore.
«Corriere della Sera», 29 agosto 2010
I documenti
La famiglia sul set
Durante le riprese del film "Gli onorevoli", nella parte finale, nella scena dove Antonio de Curtis entra nel bar, sono ben visibili sullo sfondo, a destra del fotogramma, seduti al tavolino il cugino di Totò Eduardo Clemente, Franca Faldini e Liliana che parlano realmente di fatti loro, in attesa del termine delle riprese della scena per tornare a casa.
Federico Clemente
Cosa ne pensa il pubblico...
I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com
- La sua fama è superiore al livello globale del film, reso indimenticabile dallo splendido Totò (da notare che in un precedente filmato pubblicitario per la Pirelli, ad opera dei Pagot, c'è un uomo politico che di cognome si chiama Trippa!). Degli altri episodi trovo esagerato quello con Peppino e Walter Chiari, non privi di qualche guizzo quello con la Valeri e quello con Cervi, non indimenticabile quello con Tieri. Davvero non riuscite le parti con i bambini. **
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Totò dalla finestra del bagno.
I gusti di B. Legnani (Commedia - Giallo - Thriller)
Non rappresenta una delle sceneggiature più memorabili cui Totò presta la sua mimica ed il suo istrionismo teatrale, ma fa comunque impressione per la sua sempre "verde" tematica. Gli "Onorevoli" di 44 anni fa sembrano la fotocopia di quelli attuali! Il reazionario Antonio La Trippa (De Curtis) dovrà scontrarsi con direttive superiori, paletti fissati da interessi personali e di "partito". Dovrà, insomma, mostrarsi opportunista ed in grado di cambiare, in maniera subìtanea, idee ed opinioni. Diretto con mestiere dal bravo Sergio Corbucci.
I gusti di Undying (Horror - Poliziesco - Thriller)
Intimamente qualunquista all'epoca, il film sui cialtroni in cerca di voti sembra oggi profetico nella descrizione grottesca delle degenerazioni della politica. I personaggi sono caricature, macchiette in sé e per sé, a prescindere dal rispettivo partito, e in quanto tali risultano amaramente calzanti: sarcastico l'episodio di Totò-La Trippa, graffiante (ma lungo) quello di Peppino ridotto a baldracca per la tv, mentre i pur bravi Valeri e Cervi stanno in sketch meno incisivi. Lavoro un po' velleitario, slabbrato e discontinuo, ma vedibile.
I gusti di Pigro (Drammatico - Fantascienza - Musicale)
Satira sulla politica italiana e le sue campagne elettorali, scaglia svogliatamente freccette d’umorismo che giungono a segno spezzando la tediosa prevedibilità solo grazie agli interventi dell’onesto reazionario Totò (spassosissimo il suo comizio notturno in camera da letto) e della democristiana eterodossa Valeri, nonché alle rapide schermaglie tra l’editore liberale Cervi e il giornalista comunista Tieri. Debole lo sketch tra Chiari e De Filippo – che finisce en travesti – e disgustoso quello dei bambini con le loro cerbottane “scatologiche”. Troppo discontinuo.
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: «Vota Antonio…Vota Antonio…Vota Antonio…».
I gusti di Homesick (Giallo - Horror - Western)
Scneggiatura ridotta all'osso per questo film ad episodi che vede il suo apice nel segmento interpretato da Totò (il suo "votAntonio, votAntonio" oramai è entrato nella memoria collettiva). Buoni tutti gli interpreti principali e le loro spalle, ma la storia è davvero poca cosa e l'episodio con protagonisti i bambini era francamente evitabile. Interessante comunque notare quanto questa satira rivolta ad una classe politica di 50 anni fa sia ancora calzante al giorno d'oggi.
I gusti di Caesars (Drammatico - Horror - Thriller)
Cazzatiella ad episodi basati su flebili script riguardanti le elezioni che, si sa, vale per il Totò monarchico e il tormentone Votantonio, passato a paradigma di un anarchismo antipolitico in linea con la vena libertaria del Grande Comico. Gli attori reggono bene, come sempre (vedi Cervi Rossani Breschi, editrore ispirato a Rusconi), ma son l'unico sale di questo film passatempo, non osceno ma subordinario a pellicole più ruggenti dell'epoca. Cameo di Corbucci a Roccasecca, per l'accoglienza ad Antonio La Trippa.
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Vota La Trippa". "Sì, ar sugo".
I gusti di Matalo! (Commedia - Gangster - Western)
Film a episodi di cui il più famoso e il più riuscito è senza ombra di dubbio quello con Totò scatenato protagonista. Gli altri o sono prevedibili o semplicemente noiosi. Gli attori sono anche bravi ma mancando un copione strutturato come si deve e con una regia non proprio all'altezza, anche loro finiscono per steccare. Il caso di Totò è del tutto diverso. È la verve istrionica del grande attore a salvare il soggetto, soprattutto quando recita il suo slogan elettorale a letto e dalla finestra del palazzo.
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Votate la trippa" "Si, al sugo!".
I gusti di Lovejoy (Comico - Horror - Western)
Divertente film ad episodi a sfondo elettorale: i migliori ovviamente sono Totò e Peppino (ma attenzione, non si incrociano mai) e i loro episodi sono davvero spassosissimi e pieni di frasi diventate tormentoni. Dietro di loro il resto del cast va su binari consueti per la commedia italiana di quegli anni: Franca Valeri e Franco Fabrizi sono una coppia divertente, migliore di un Gino Cervi abbastanza annoiato e noioso.
I gusti di Rambo90 (Azione - Musicale - Western)
Fare della satira sull’avidità e il malcostume della politica non dovrebbe essere difficile, soprattutto per gli spunti che essa offre di continuo. Corbucci ne approfitta e allestisce una passerella con i più brillanti attori dell’epoca, ognuno dei quali riflette una particolare condizione di aspirante onorevole. Il più raggiante è ovviamente Totò, che conferma una levatura superiore a tutti gli altri, mentre a sorpresa delude Peppino De Filippo per la cialtroneria della parte. Inutile e tediosa la parentesi con i bambini.
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Votantonio! Votantonio! Votantonio!
I gusti di Minitina80 (Comico - Fantastico - Thriller)
Mediocre quintetto di episodi a sfondo politico contraddistinti da una satira che dal qualunquismo scivola velocemente verso la farsa (si prenda a esempio l'episodio di Peppino De Filippo). Tra la mediocrità si elevano in positivo quello indimenticabile di Totò ("Italiano vota La Trippa!"), in negativo quello con Gino Cervi e il suo figlioletto (nella sua conclusione puerile, fuori luogo).
I gusti di Socrate (Commedia - Drammatico - Gangster)
Film a episodi dal valore diseguale che vuol scherzare a modo suo nei confronti della politica. Celeberrimo l'episodio con Totò che in sé vale tutto il film, gradevole anche quello con Franca Valeri e Franco Fabrizi. Gli altri episodi arrivano a malapena alla sufficienza a causa di sceneggiature piuttosto incolori. Una satira che graffia solo a tratti.
I gusti di Gabrius79 (Comico - Commedia - Drammatico)
Beh, naturalmente Totò e Peppino De Filippo in testa a tutti. Il candidato monarchico Antonio La Trippa ("Vota Antonio!, vota Antonio!"), ossessivo ma onesto, è uno degli ultimi, grandi e tragicomici personaggi tratteggiati da Antonio De Curtis. Ma esilarante è anche il missino caratterizzato da Peppino, che il perfido Walter Chiari trucca in maniera davvero mostruosa. Sufficienti ma in fondo trascurabili Gino Cervi e Franca Valeri (salvando la puntuale satira del giornalista comunista ipocrita Aroldo Tieri, molto realistica...).
I gusti di R.f.e. (Avventura - Azione - Erotico)
Commedia "elettorale" di Corbucci che deve gran parte della sua fama al celebre "mantra" di Totò. In realtà il cast è pieno di grandi nomi ma, come diceva il Principe, "la somma non fa il totale" e in questo caso il risultato è una commedia piuttosto banale dove la velata satira politica è all'acqua di rose. Alcuni numeri sono fiacchi (Peppino in TV) e la sceneggiatura non riesce ad amalgamare i personaggi in una storia compiuta. Resta il grande mestiere di alcuni fra i più grandi attori italiani del dopoguerra e vale comunque la visione.
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Votantonio, votantonio"; Il comizio finale di Totò; Il meccanismo dei resti, un eterno arcano elettorale italiano.
I gusti di Pessoa (Gangster - Poliziesco - Western)
Valido ma sottovalutato film di Corbucci. Invece è un bell’esempio di satira politica dalla cattiveria inversamente proporzionale al peso politico di partiti. Qui si prendono di petto le carenze e deficienze, le ipocrisie e le doppiezze, le falsità e le menzogne di tutti i partiti del fu arco costituzionale con guizzi ironici o sardonici, canzonatori o addirittura spiazzanti. Il comizio del compunto e sussiegoso candidato liberale attaccato, con espressioni scatologiche, dai bambini, per esempio. Totò come sempre è l'interprete più incisivo e spassoso.
I gusti di Graf (Commedia - Poliziesco - Thriller)
Divertente commedia, per molti versi ancora oggi attuale. Totò, come spesso accade, ne è il mattatore, con la sua memorabile macchietta del personaggio Antonio La Trippa. Il cast è ricco di attori che hanno fatto storia, anche se non tutti sono al loro massimo splendore, in questo caso.
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: La spiegazione del "do ut des".
I gusti di Mutaforme (Avventura - Fantascienza - Fantastico)
Come prendere in giro un argomento teoricamente serio (politici ed elezioni) in maniera allegra e scanzonata con un sottofondo di verità quantomai attuale e tragico. Bravissimi tutti, ma Totò spicca (votantonio!) per una delle sue migliori interpretazioni. Musiche di Trovajoli, Ruggero Deodato è aiuto regista, Stelvio Massi operatore. Splendido il master del dvd.
I gusti di Almayer (Fantascienza - Fantastico - Horror)
La censura
Su richiesta della Commissione di revisione la Società Jolly Film si impegna formalmente ad apportare al film le modifiche richieste, in parte qui allegate.
1) nella scena ai giardini pubblici dove il bambino dice "...e noi gli faremo battere il culo per terra", sarà sostituita la parola "culo" con la parola "popò";
2) nella scena del caffè del paese in cui il vecchietto dice: "... che vi credete, che mi sono rincoglionito?", sarà sostituita quest'ultima con la parola "rimbambito";
3) nella scena in automobile, in cui Fabrizi dice "vaffanculo!" sarà sostituita con questa espressione "Va' a quel paese!"
La Sez. A della Commissione di revisione cinematografica, visionato il film il 12 settembre 1963, esprime parere favorevole alla concessione del nulla osta di programmazione in pubblico, senza limitazione di età. Si esprime altresì parere favorevole all'esportazione.
Roma, 13 settembre 1963 (Domanda di revisione 41151 in data 9 settembre 1963)
MiBACT - Direzione Generale Cinema
Le incongruenze
- Quando Totò (Antonio La Trippa), esaltato dal discorso che stava provando per l'indomani, sveglia la moglie che gli dormiva a fianco, arriva subito il maggiordomo armato di fucile. Una reazione troppo istantanea...
- Quando quei pestiferi ragazzini fanno la loro campagna contro Rossani-Breschi, dopo alcune scene in cui si vedono le scritte sui muri ci sono alcune persone che discutono indignate su ciò e c'è un signore che legge questa frase :"chi NON vota per Rossani-Breschi è un diavolone cattivo e anche un povero stolto". Ma quei ragazzini sono o non sono contro Rossani-Breschi
- Quando Franca Valeri in auto chiede al tipo che la sta accompagnando a casa "come ti chiami ?" questi risponde "Robin" e lei subito gli dice "come l'eroe della foresta di Nottingham" ma non è corretto infatti la foresta era quella di Sherwood della contea di Nottinghamshire
- Fallopponi e il figlio di Rossani-Breschi sono in cucina a mangiare il dolce. In una inquadratura i piatti sono vuoti, in quella successiva (sequenziale perché in mezzo ad un dialogo) i piatti sono già pieni di dolce (e addirittura il bimbo ha la prima forchettata del dolce in bocca)
- Nella scena in cui la trasmissione del prof. Mollica viene sospesa e Peppino si becca del ridicolo da Walter Chiari (con Chiari inquadrato di spalle) si può sentire che a quest'ultimo per un attimo scappa da ridere
- Quando i due dell'auto fanno il conto alla rovescia prima di insultare Rossani- Breschi, si sente un "dieci, nove " del conto alla rovescia ma il labiale del tipo a destra è leggermente avanti.
- Quando crolla il palco di Rossani-Breschi, la donna che è alla sinistra della moglie ride
- Bianca Sereni dice a Roberto di avere tre lauree: pedagogia, psicologia e onirologia. Peccato che quest'ultima non esista proprio
- Nel gruppo di bambini amici di Rossani-Breschi c'è un bambino (quello fissato con la cacca) che nella scena dei bambini che scrivono sui muri sta invece dalla parte di Carletto Fallopponi visto che sta scrivendo una frase contro Rossani-Breschi
www.bloopers.it
Tutte le immagini e i testi presenti qui di seguito ci sono stati gentilmente concessi a titolo gratuito dal sito www.davinotti.com e sono presenti a questo indirizzo. | |
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Il palazzo popolare dove abita Antonio La Trippa e da dove pronuncia il famoso discorso politico del "Vota antonio" è in Via Tommaso Campanella 68 a Roma. Una visuale dell'esterno indirezione di Via Ruggero di Lauria sgombra subito ogni dubbio | |
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Entrando nel palazzo, è possibile anche individuare esattamente la finestra da cui si sporge Totò col megafono | |
La curiosità è che quando si sente nel palazzo echeggiare la voce di Totò o quando qualcuno guarda verso la sua finestra, la porzione di palazzo inquadrata sullo sfondo è sempre la stessa, anche se Totò non si vede o ci si fa credere che si affacci da qualche altra parte... | |
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La scalinata dove Bianca Sereni (Franca Valeri) fa affiggere i suoi manifesti elettorali è in via San Biagio a Sacrofano (Roma), ed è l'accesso al Borgo antico. Qui vediamo la scalinata e palazzo Placidi-Serraggi (C) sullo sfondo | |
Dalla foto di oggi (grazie Roberta!) si può facilmente riconoscere che il posto è quello! | |
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La via di Roccasecca dove Antonio La Trippa (Totò) arriva col bus per andare al comizio elettorale è Via Giustiniani a Fiano Romano (RM) | |
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Qui vediamo La Trippa e i suoi compagni di partito scappare sempre in Via Giustiniani dopo il comizio in piazza |
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Riferimenti e bibliografie:
- "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
- "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
- "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- Onorato Orsini, «La Notte», 20 febbraio 1963
- «Corriere dell' Informazione, 31 maggio 1963
- Giulio Cattivelli, «La Libertà», 6 ottobre 1963
- Vice, «Il Messaggero», 12 ottobre 1963
- Vice, «Il Tempo», 12 ottobre 1963
- Vice, «L'Unità», 12 ottobre 1963
- Vice, «Momento Sera», 13 ottobre 1963
- Vice, «Corriere della Sera», 19 aprile 1964
- Vice, «Corriere dell'Informazione», 19 aprile 1964
- «L'Unità», 2 settembre 2009
- «Corriere della Sera», 29 agosto 2010