Rita, la figlia americana

Malgrado la mia forza maschiaccia, ho un cuore tenero, da piccioncino.

Prof. Serafino Benvenuti

Inizio riprese: settembre 1965 Stabilimenti De Paolis, Roma
Autorizzazione censura e distribuzione: 25 novembre 1965 - Incasso lire 503.239.000 - Spettatori 1.908.377


Titolo originale Rita, la figlia americana
Lingua originale italiano - Paese Italia - Anno 1965 - Durata 91 min - B/N - Audio sonoro (mono) - Rapporto 2,35 : 1 - Genere comico - Regia Piero Vivarelli - Soggetto Piero Vivarelli - Sceneggiatura Ugo Moretti, Bruno Corbucci, Luciano Gregoretti, Tito Carpi, Ugo Gregoretti (dialoghi), Giovanni Grimaldi (dialoghi), Piero Vivarelli - Produttore Fabrizio Capucci e Giancarlo Marchetti - Casa di produzione CMV Produzione Cinematografica - Distribuzione (Italia) Titanus Distribuzione - Fotografia Emanuele Di Cora - Montaggio Enzo Micarelli, Leda Bellini - Musiche E. Guycen, Guido Rell, David Norman Shapiro - Scenografia Giuseppe Bassan - Costumi Marinella Giorgi


Totò: "professor" Serafino Benvenuti - Umberto D'Orsi: Orazio (fedele tuttofare di Serafino) - Fabrizio Capucci: Fabrizio Carli - Giacomo Furia: Don Carlosa d'Aragona - Lina Volonghi: Greta Wagner (istitutrice di Rita) - Rita Pavone: Rita D'Angelo - The Rokes: complesso rock - Nino Fuscagni - Veronica - Nino Nini - Maria Teresa Di Pompeo - Shel Shapiro (col suo vero nome: David Norman Shapiro) - Mike Shepstone


Rita_la_figlia_AmericanaSoggetto 

Il "professor" Serafino Benvenuti (Totò), è un industriale benestante, non per suo merito ma per avere avuto in eredità un fiorente pastificio. Ama la musica classica (senza esserne in verità molto ricambiato) e possiede un curriculum artistico non eccelso: ha diretto la banda di Torre Annunziata (Orazio è il suo aiutante che organizza i concerti con spettatori pagati). Adotta una bambina americana, cilena, Rita D'Angelo (Rita Pavone, qui doppiata da Alida Cappellini), che ormai teenager vorrebbe intraprendesse la carriera di concertista classica.
Rita ama il rock e fa amicizia con un gruppo di "rockettari" che sono però odiati dal padre adottivo. Così la ragazza intercede per i suoi nuovi amici mediando tra loro, esponenti della nuova cultura musicale e il padre, nostalgico alfiere della musica classica. Si innamora di Fabrizio, proprietario del "Tornado blu", un locale frequentato da giovani amanti delle nuove tendenze musicali. Greta (Lina Volonghi), la governante tedesca, deve tenere a bada le intemperanze dei due giovani innamorati.
Il film si conclude con Totò che accetta i nuovi generi musicali e diventa un componente del complesso i "Vivalders" e con una parrucca da "capellone" canta una sua canzone (Malvagità). 

Critica e curiosità 

Fu il primo musicarello di Rita Pavone, all'epoca già nota al grande pubblico, e per l'unica volta la cantante torinese venne doppiata (da Alida Cappellini) nelle parti recitate. Il film vede inoltre la partecipazione straordinaria della band inglese The Rokes che, da lì a un anno (1966), diventeranno famosi soprattutto per i brani È la pioggia che va e Che colpa abbiamo noi. Fu invece l'unico musicarello interpretato da Totò, il quale mette mano al copione, Rita Pavone fa l’orfanella e si fa adottare dal compositore di “mosica” Totò solo per andare a cantare canzoncine con The Rokes. Suscita meraviglia la battuta di Totò «Chiuditi in camera e riportami la chiave!», credendola da tutti frutto d'istinto; in effetti risulta già pronunciata in rivista sul palcoscenico e in qualche altro film.

L'attore Fabrizio Capucci, reduce dall'appena uscito 45 giri Ti Credevo Felice/Sì questo lo so (rifatta poi dal cantante Dino), nel film propone l'unico altro suo singolo da cantante, Un ragazzo diverso. All'epoca delle riprese Capucci era già sposato con l'attrice Catherine Spaak e già padre della loro figlia Sabrina.

All'epoca la pellicola fu giudicata dalla critica come una delle peggiori interpretate da Totò e, anche fra i critici che rivalutarono l'attore partenopeo, si parlò in genere come di una sorta di "sfregio" fatto all'attore stesso ed alle sue capacità, "prestato ed ingabbiato in una commediola pessima e priva di senso".

Colonna sonora:

Somigli ad un'oca (di Migliacci, Rossi, Douane, Hardwood) cantata da Rita Pavone
Plip (di Migliacci, Meccia, Mantovani) cantata da Rita Pavone
Solo tu (di Enriquez, Lina Wertmüller) cantata da Rita Pavone
Cuore (di Rossi, Mann, Weil) cantata da Rita Pavone
Lui (di Migliacci, Zambrini, Enriquez) cantata da Rita Pavone
Stasera con te (di Chiosso, Lina Wertmüller, Franco Pisano) cantata da Rita Pavone
Un ragazzo diverso (di Sergio Bardotti, Masciarelli) cantata da Fabrizio Capucci
Malvagità ("Crudele") (di De Curtis/Totò) cantata da Totò accompagnato dai The Rokes
Grazie a te (I'm alive) (di Bardotti, Clint Ballard Jr.) cantata dai The Rokes[2]
La mia città (di Bardotti, David Norman Shapiro) cantata dai The Rokes
The Wind Will Carry Them By (di David Norman Shapiro) cantata dai The Rokes
I've Got a Message for You (di David Norman Shapiro) cantata dai The Rokes
Long Time Gone (di David Norman Shapiro) cantata dai The Rokes
Take a Look (di David Norman Shapiro) cantata dai The Rokes
She Asks of You (di David Norman Shapiro) cantata dai The Rokes
A Thing Like That (di David Norman Shapiro) cantata dai The Rokes
Toccata e fuga in Re minore, composta da Johann Sebastian Bach e udibile in una scena del film.


Così la stampa dell'epoca


Ricorda Totò «Goffredo Lombardo della Titanus avrebbe fatto volentieri con me un film musicale». Un altro musicarello rock, con Rita Pavone, i Rokes e... Totò. «Ma ditemi la verità», chiede il principe al regista, «voi siete veramente convinto di questa cosa?» Antonio de Curtis, pur disponibile a partecipare al film, non trova il copione di suo gradimento, lo ritiene inefficace, solleva obiezioni. «La prima sceneggiatura non funzionava assolutamente», ammette oggi Vivarelli, «il principe aveva perfettamente ragione.

Alberto Anile


Totò interpreta il professor Serafino Benvenuti. Serafino Benvenuti è un goffo professore di musica che si illude di emulare von Karajan, dirigendo un'orchestra scalcinata. Per sentirsi meno solo adotta un'orfana cilena, interpretata da Rita Pavone, all'epoca all'apice del successo. L'esile trama serve da sfondo al contrasto tra il mondo ispirato alle tradizioni, musicali, morali e sociali del professor Benvenuti e quello disinibito dei giovani "yè yè". Alla fine Rita trova l'amore e Serafino si adegua ai tempi abbandonando la musica "seria" per diventare un divo del rock.

Matilde Amorosi


La Pavone debutta nel cinema con Totò

Il "ciak" il 23 settembre

Roma, 16 settembre.

La Pavone debutta nel cinema con Totò. - Rita Pavone debutterà nel cinema con un film che la vedrà come protagonista assieme a Totò il quale, come è noto, ha al suo attivo un centinaio di film. La cantante ha firmato oggi il contratto nella sede della sua casa discografica: Rita Pavone percepirà per questo film circa 40 milioni. Altri interpreti del film, che ha come titolo provvisorio "Rita" e che sarà diretto da Piero Vivarelli, saranno Fabrizio Capucci e i quattro componenti del complesso The Rockes. Il film si impernia su alcune situazioni venutasi a creare tra un amante della musica classica (Totò) e la sua figlia adottiva (Rita Pavone) appassionata ovviamente del genere ye-ye e dei Beatles. Le riprese del film cominceranno a Roma il 23 settembre. Rita Pavone ha detto di essere molto emozionata per questa sua nuova esperienza alla quale si è decisa dopo molte esitazioni dovute anche al fatto di dover lavorare, lei debuttante, con un attore come Totò. La Pavone ha affermato che, se questo filmato otterrà risultati positivi, sarà seguito da altri.

«Corriere della Sera», 17 settembre 1965


Totò è un fanatico della musica classica; i soldi che gli provengono da un pastificio ereditato gli permettono anche di esibirsi in qualità di direttore d’orchestra. Ha adottato una bambina, scampata a un terremoto, oltre Oceano; quando costei approda in Italia, il musicomane dovrà invece accorgersi che Rita non è più una bambina, ma ha l’età, le efelidi e la voce di Rita Pavone. Verrà affidata a una governante tedesca (Lina Volonghi). la quale non saprà impedire che la fanciulla, invece che convertirsi alla musica seria leghi con un giovane che vuole sfondare con la musica leggera. Collera e ingiurie del tutore deluso, ma di breve durata: è chiaro che alla fine, raddolcito, sarà lui. con tanto di zazzera, ad arrendersi alla musica ye ye, per aiutare i giovani nella riuscita d’una loro esibizione. Rita, la figlia americana, diretto da Piero Vivarelli, deve qualche momento di spasso alla vivificante presenza di Totò, non certo alla qualità delle battute («chiuditi dentro in camera e portami la chiave»). Il resto riguarda una mezza dozzina di canzoni, che la Pavone adopera per sedurre Fabrizio Capucci e qualche numero dei The Rokes.

«Corriere della Sera», 4 dicembre 1965


Un'esile trama appena rintracciabile tra l’imperversare della musica di ogni genere conduce in porto il trionfo della musica leggera, anzi urlata, attraverso le esibizioni di Rita Pavone. Una trama congegnata su misura per dar risalto agli attori poeti dalle circostanze su un piano di segreta ma acerrima rivalità con un concertista sinfonico, un personaggio umoristicamente velleitario, fanatico e « arrabbiato », minato dal-proditorie intenzioni dell’autore che lo vuoto, alla fine, non solo soccombente ma Imprevedibilmente entusiasta degli esecrati urlatori. Le «circostanze» sono nei fili obbligati della trama e nell’ugola d'acciaio di Rita, la figlia adottiva che arriva dal Cile per sconvolgere i plani del maestro passando rapidamente nel campo opposto un per vocazione, un po’ per andazzo dei tempi, soprattutto sentimentalmente attirata dal cantautore pieno di speranze Al fianco dell’indiavolata Rita Pavone, un azzeccato Totò nei panni del maestro, Fabrizio Capucci, Lina Volonghi e Umberto D'Orsi. Ha diretto Piero Vivarelli.

«Il Tempo», 4 dicembre 1965


Totò, giù di forma, e Lina Volonghi stanno bene o male a galla, ma non riescono a salvare dal naufragio l'insieme della pellicola.

Onorato Orsini, «La Notte», 4 dicembre 1965


Un ricco nobiluomo romano adotta «a scatola chiusa» una bambina argentina terremotata. Quando la sua figlioccia giunge in Italia, però, manca poco che il generoso tenore muoia d'infarto: non solo la bambina è un po' cresciutella, ma è anche una focosissima, vivacissima cantante del genere "yè-yè". Con l'andar del tempo, però, le cose si accomodano, tanto che lo stesso anziano papà diviene un «patito» della musica rtimata. L’esile trama non serve che da pretesto al regista Piero Vivarelli per lasciar libera Rita Pavone di esibirsi nei suoi successi. Totó, nella parte, del papà adottivo, da al film una nota brillante.

«Momento Sera», 5 dicembre 1965


Si arrende alla banda yè-yè un Totò zazzeruto

Si arrende alla banda yé-yé un Totò zazzeruto - Totò (ma perchè è finito in una simile sciocchezza?) fa il capellone, convertito alla musica yè-yè. Naturalmente, tutto per amore di una figlia adottiva che gli è piovuta dall’America. Lui era dedito alla musica seria, ma la ragazza è fanatica del juke-box e, per di più, si innamora di un giovanotto che vuole fere i quattrini con i ritmi di oggi. Il resto è ovvio. La banalissima storia, nella quale è coinvolto Totò, ha come urlante protagonista Rita Pavone (ma perchè non ritorna in TV?).

Vice, «Corriere dell'Informazione», 5 dicembre 1965


I documenti

Fu lui che chiese di fare il pezzo ballando coi Rokes, ci teneva ad essere sempre à la page, a conquistare un’altra fetta di pubblico: la Pavone e i Rokes rappresentavano il pubblico dei giovani e quindi era ben felice di fare il film purché la storia funzionasse... Ebbi delle frizioni solo con i Rokes perché quando si trattò di girare con Rita nel locale non volevano fare il gruppo che l’accompagnava, sia pure per finta: e allora m’arrabbiai e dissi ‘Quando canta la Pavone ci vado io alla chitarra, però quando poi canta Totò voi non ci siete, non accompagnate neanche lui’. Allora ci fu un mercanteggiamento...

Pietro Vivarelli


Cosa ne pensa il pubblico...


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I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com

  • Se non ci fosse Totò sarebbe inguardabile, ma c'è, per cui arriva a *½. Musicarello che mescola non armoniosamente la Pavone e i Rokes. Capucci, coproduttore, si limita a sorridere ininterrottamente. La Pavone ce la mette tutta, ma non è un attrice, puntando sul brio. Vivarelli (che interpreta il giornalista Piero), già della Decima Mas, inserisce un "Heil Hitler!" e ci porta a spasso nei quartieri degli urbanisti del Fascismo, Stele Mussolini compresa. D'altra parte non rinnegò l'esperienza, neppure dopo la folgorazione castrista. Il film, purtroppo, non ha lo stesso ritmo della sua vita.
    • MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Va' in camera tua, chiùditi dentro e pòrtami la chiave!".
    I gusti di B. Legnani (Commedia - Giallo - Thriller)

  • Scontro generazionale tra il padre (adottivo) direttore d’orchestra e la figlia yé-yé. Il conflitto cultural-musicale vola davvero basso in una sceneggiatura raffazzonata, in cui galleggiano nel vuoto le canzoni della pur convinta Rita Pavone (e dei Rokes), girate come in una trasmissione tv, e le gag stanche di Totò (che comunque risollevano il livello generale). Musicarello noiosello, in cui vale la pena osservare le sfumature di un’interprete di vaglia come Lina Volonghi, qui nei panni (banali) dell’istitutrice teutonica.
    I gusti di Pigro (Drammatico - Fantascienza - Musicale)

  • Questo film non sprofonda nell’inutilità solo grazie a Totò (riccone, capellone, amante della musica classica, al contrario della figlia adottiva, Rita Pavone, appassionata a tuttaltro genere). Il principe De Curtis, con la sua solita simpatia, interpreta un padre possessivo dalle reazioni esagerate “Faccio un macello! Non mi tenere! Non mi tenere!”, ma dal cuore grande. Guardate solo come balla alla fine (unico). Purtroppo, tutto il resto è una pastella dolciastra quasi indigeribile. Ma per Totò si può fare uno sforzo.
    • MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Totò sgrida la figlia: "Vai subito in camera tua, chiuditi dentro e portami la chiave!".
    I gusti di Puppigallo (Comico - Fantascienza - Horror)

  • Scontro generazionale tra un patrigno (Totò) e la figlia adottiva (Pavone, che ovviamente canterà). Musicarello che regge solamente in virtù dell'innata simpatia del principe De Curtis, in quanto sul comparto giovanilistico c'è ben poco da stare allegri nonostante la pellicola voglia farci passare il messaggio contrario. La Pavone fa la "Pel di carota" che tutti conosciamo e Capucci - un po' il bello e maledetto del film - è in versione maschera di cera mono-espressiva. Ci sono anche i capelloni "The Rokes", una band prodotta Teddy Reno.
    I gusti di Markus (Commedia - Erotico - Giallo)

  • Mediocre musicarello tipico del periodo: Rita Pavone è spumeggiante e simpatica ma come attrice vale poco, Capucci è abbastanza moscio e l'unico a salvare un pochino la baracca è il grande Totò. Non appare moltissimo e le sue performance sono tristemente intervallate ad esibizioni canore e alla storia romantica della Pavone, ma ogni volta che c'è lui ci si ricorda il motivo per cui si è visto il film. Irresistibile quando canta "Veleno", ma comunque è un punto basso della sua carriera.
    I gusti di Rambo90 (Azione - Musicale - Western)

  • Film con ovviamente pochissime velleità, che si fa registrare più per la partecipazione di Totò a un "musicherello" che non per i suoi (inconsitenti) meriti. D'altra parte la moda del momento (per non dire le case di produzione discografiche) imponeva che tutti i big, attori e cantanti, si cimentassero almeno una volta con questa sottospecie di surrogato dei musical americani. La storia è a dir poco imbarazzante e Totò non è certo attore per questo genere. Gli unici a trarne qualche vantaggio saranno la Pavone e Shapiro. Da dimenticare.
    I gusti di Piero68 (Azione - Fantascienza - Poliziesco)

  • Uno dei peggiori film di Totò, diretto in modo mediocre da Vivarelli. Il Principe è lasciato solo (a parte i battibecchi con D'Orsi, qui con cadenza emiliana), è in discreta forma ma il soggetto è piuttosto deludente. Male i giovani attori, la Pavone è sicuramente meglio nei successivi musicarelli, mentre la scena finale con Totò sul palco è abbastanza pietosa...
    I gusti di Dusso (Commedia - Giallo - Poliziesco)

  • Che peccato vedere Totò ridotto a macchietta per salvare un film che ha ben poche frecce al proprio arco. Il film è un musicarello con una sceneggiatura arrangiata mediocremente dove si punta sulle canzoni di Rita Pavone e dei Rokes, ma questa miscela non è digeribile più di tanto. D'Orsi e la Volonghi sprecati.
    I gusti di Gabrius79 (Comico - Commedia - Drammatico)

  • Trovo la scena con un Totò che indossa una parrucca alla Beatles e che canta un brano a tempo di shake incredibilmente kitsch e allo stesso tempo incredibilmente spassosa. Il conservatore Totò capellone! Chi l’avrebbe mai detto? Questo film, pur modesto, riesce a rappresentare, con una certa sensibilità sociologica, lo scontro generazionale tra la vecchia Italia pre-boom e quella incipiente dell’epoca beat, dei media e dei consumi di massa dove i cosiddetti “giovani” la fanno da padrone. Rita Pavone canta ma non sa recitare. Onesta la regia di Vivarelli.
    I gusti di Graf (Commedia - Poliziesco - Thriller)

  • Musicarello più che esile dove la rappresentazione dello scontro generazionale tra i matusa e i giovani (tra l'altro questi ultimi non ispirano alcuna simpatia...) è l'unico motivo di interesse, una testimonianza del disorientamento borghese di fronte alla cultura giovanile. Ovviamente dopo tante schermaglie tutto finisce a tarallucci e vino, con una Lina Volonghi sprecata e un Totò in versione beat assolutamente inguardabile.
    I gusti di Roger (Comico - Commedia - Drammatico)

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Tutte le immagini e i testi presenti qui di seguito ci sono stati gentilmente concessi a titolo gratuito dal sito www.davinotti.com e sono presenti a questo indirizzo.

1965 Rita la figlia 01

1965 Rita la figlia 01

 Il luogo in cui Rita (la Pavone) si fa accompagnare dall'istitutrice tedesca (la Volonghi) è il Fontanone del Gianicolo, Roma, nota multilocation

1965 Rita la figlia 01

1965 Rita la figlia 01

L'obelisco sotto il quale Fabrizio (Capucci) canta in onore di Rita (la Pavone) è la Stele Mussolini, al Foro Italico (Roma)

1965 Rita la figlia 01

1965 Rita la figlia 01

LA CASA E IL TOMATO -  Il celebre "Casino di Villa Massimo" in Via di Villa Ricotti, 20 a Roma, già utilizzato in molti altri film, viene qui impiegato per due location molto diverse. 

1965 Rita la figlia 01

1965 Rita la figlia 01

IL TOMATO - Più inatteso è invece il fatto che il "Tomato", ovvero il locale gestito da Fabrizio (Capucci) abbia l'ingresso (ma nel film si sta ben attenti a non farlo capire) sempre sul muro della medesima villa, come si può bene vedere dal raffronto con l'immagine di oggi 


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Riferimenti e bibliografie:
  • "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
  • "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
  • Piero Vivarelli, intervista di Alberto Anile, "I film di Totò", cit., p. 340 e 342.
  • "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983

Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:

  • «Corriere della Sera», 17 settembre 1965
  • «Corriere della Sera», 4 dicembre 1965
  • «Il Tempo», 4 dicembre 1965
  • Onorato Orsini, «La Notte», 4 dicembre 1965
  • «Momento Sera», 5 dicembre 1965
  • Vice, «Corriere dell'Informazione», 5 dicembre 1965