Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi
Antonio Cocozza
Inizio riprese: maggio-giugno 1960, Stabilimenti INCIR - De Paolis, Roma
Autorizzazione censura e distribuzione: 26 luglio 1960 - Incasso lire 470.800.000 - Spettatori 2.747.914
Titolo originale Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi
Paese Italia - Anno 1960 - Durata 92 min - Colore B/N - Audio sonoro - Genere commedia - Regia Mario Mattoli - Soggetto Castellano e Pipolo - Sceneggiatura Castellano e Pipolo - Produttore Isidoro Broggi, Renato Libassi - Fotografia Alvaro Mancori - Montaggio Gisa Radicchi Levi - Musiche Gianni Ferrio
Totò: cav. Antonio Cocozza - Aldo Fabrizi: rag. Giuseppe D'Amore - Christine Kaufmann: Gabriella - Geronimo Meynier: Carlo D'Amore - Franca Marzi: Matilde - Rina Morelli: Teresa - Serena Verdirosi: la figlia del rag. D'Amore - Ester Carloni: zia Carlotta - Liana Del Balzo: zia Adelaide - Carlo Pisacane: il nonno - Luigi Pavese: il commendatore La Sarda - Oreste Lionello: il compagno di scuola di Gabriella - Angela Luce: Angela, la commessa - Antonio Acqua: il divoratore di cannoli - Ughetto Bertucci: il tipografo - Mimmo Poli: il cliente della pasticceria davanti alla tv - Nando Angelini: il commesso della pasticceria - Sandro Moretti: un amico di Carlo - Elena Fabrizi: la padrona della trattoria - Nino Milano: il tassista - Nino Manfredi: (non accreditato) la voce narrante - Salvo Libassi: proprietario tipografia Rigolini - Renato Mambor: Ermanno Tazzoli detto "il diavolo della domenica" ovvero lo sterminatore delle serve - Annamaria Gambineri: la presentatrice TV - Riccardo Paladini: intervistatore della TV - Dino Valdi: tassista delle 950 lire
Il padre di Gabriella, il Cavalier Antonio Cocozza, titolare di una pasticceria, sembra accogliere la notizia con disappunto, ma in realtà teme solo di doversi scontrare con la moglie Matilde, così, capito che la figlia è davvero innamorata, con uno stratagemma riesce a estorcere alla severa consorte il consenso di nozze. A casa di Carlo, invece, la situazione si presenta diversa. Il padre, il ragionier Giuseppe D'Amore, si mostra subito decisamente contrario alla questione, principalmente per motivi economici: il suo lavoro al Ministero non gli consente delle entrate tali da poter sostenere le spese di un matrimonio. Il ragazzo, molto devoto al padre, rinuncia allora alle nozze, comunicando la notizia a Gabriella e mandando su tutte le furie anche la famiglia di lei.
A smuovere il ragionier D'Amore ci penserà però la moglie Teresa che, mostrando al marito una vecchia lettera che lui le aveva dedicato perché suo padre, a suo tempo, non intendeva dare il consenso al loro matrimonio, lo convince a lasciar sposare i due innamorati. Carlo, avuto il consenso del padre, finalmente incontra il cavalier Cocozza, che accetta la richiesta del giovane per organizzare il matrimonio entro i successivi tre mesi.
Per il pranzo di fidanzamento viene scelta una trattoria, in cui Cocozza e D'Amore fanno reciproca conoscenza. Dopo diverse incomprensioni su chi debba pagare le varie spese del matrimonio, i due genitori rompono le trattative, gettando nello sconforto i promessi sposi.
Per sanare il conflitto tra i rispettivi padri, Carlo e Gabriella organizzano allora una finta fuga d'amore. Messi alle strette da una telefonata dei figli, i due padri danno il consenso alle nozze e Cocozza riesce, ricorrendo ad uno stratagemma, a trovare il modo di obbligare D'Amore a sobbarcarsi le spese per l'appartamento dei ragazzi.
Per non venire meno all'impegno preso, visto che le sue entrate non gli permettono di meglio, D'Amore entra in una cooperativa edilizia del suo ministero, ottenendo un appartamento più vicino all'aeroporto di Ciampino che a Roma, cosa che crea ulteriori frizioni tra i due padri.
Per ricucire l'ennesimo strappo tra i due, le due famiglie fanno credere a entrambi che l'altro voglia scusarsi, combinando un incontro tra i due alla pasticceria di Cocozza. Ma anche in questo caso l' incontro finisce in lite.
Si arriva quindi al giorno delle nozze: Cocozza e D'Amore si accorgono di aver ricevuto dal sarto ognuno il vestito dell'altro e sono costretti ad un surreale scambio di vestiti in taxi fuori dalla chiesa, che li porta all'ennesima litigata: sempre più decisi a interrompere le nozze, i due arrivano quando ormai è troppo tardi: i figli si son già sposati.
Critica & curiosità
Film prodotto dalla DDL per la regia di Mattoli. Uno dei sette film fra Antonio de Curtis e Aldo Fabrizi che segna ancor più la forte intesa artistica tra i due grandi attori. Si racconta la difficoltà nel trattenere le risa prima di ogni ciak. Appare in poche sequenze Oreste Lionello, qui agli esordi cinematografici.
Masolino d'Amico sostiene che «la scena nel laboratorio della pasticceria di Totò potrebbe entrare a far parte di una antologia della recitazione a braccio». Inoltre breve apparizione di Elena Fabrizi, sorella di Aldo e più nota come "sora Lella" nella piccola parte della proprietaria del ristorante, sua vera professione nella vita.
Così la stampa dell'epoca
I giovani d'oggi non c'entrano [...] la prima parte del titolo è, invece, veritiera : è un festival Totò - Fabrizi, sono le loro liti e i loro duetti che alimentano la comicità dalla grana grossa del film. [..] Totò è un grande e Fabrizi non gli è da meno.
Morando Morandini, 1960
Totò interpreta Antonio Cocozza. Il film è la storia di Romeo e Giulietta, rivisitata in chiave farsesca: due giovani innamorati non riescono a coronare il loro sogno d'amore a causa delle liti tra le rispettive famiglie. I consuoceri terribili sono Totò e Aldo Fabrizi, impegnati a farsi dispetti e a insultarsi: uno è il pasticciere Cocozza, l'altro il ragionier D'Amore, un burocrate inguaribilmente avaro. Gli screzi nascono da due mentalità agli antipodi, in un contrasto sottolineato da una serie di battute, per arrivare, s'intende, al previsto matrimonio. Il film è la storia di Romeo e Giulietta, rivisitata in chiave farsesca: due giovani innamorati non riescono a coronare il loro sogno d'amore a causa delle liti tra le rispettive famiglie. [...]
Matilde Amorosi
Non tutti i film di Bordighera strappano le più matte risate
Totò, di scena nel Letto a tre piazze, è anche il protagonista dell'ultima pellicola, in cartellone.
Bordighera, sabato sera.
Gli spettatori dell'Arena degli Ulivi, dove si svolge da lunedi scorso il Festival comico umoristico che domani sera si conclude, sono in genere dei sedentari. E' difficile che, finito il film, se ne vadano, anche se non sia ancora mezzanotte, a fare le ore piccole a Sanremo o alla Marina di Capo Pino, dove le strtpteases una volta occorreva andare a cercare nel night club di Nizza, ora si spogliano ogni sera anche al di qua del confine. Dopo la proiezione, e le rituali due chiacchiere al caffè, qui si va a dormire, buoni buoni ed economicamente.
Un piccolo esodo, di giornalisti soprattutto, al di là di Ponte San Luigi lo si è avuto, ma non di sera, bensì di pomeriggio è determinato, diciamolo, pure, da motivi professionali. Saputo che a Nizza, in un «cinema d'essai», si proiettava Il film di Roger Vadim, Les ilaisons dangeréuses, per il quale il ministro Malraux non ha concesso il vise d'éxportation, e che quindi non vedremo mai in Italia anche se la nostra censura non lo bocciasse, svariati recensori sono andati, fuori servizio, a rendersi conto dell'esatto valore artistico della discussa pellicola. E, come già a Cannes, ne riportarono una impressione positiva, se pur qualcuno abbia osservato che per una scena, quella della fine, quando Jeanne Moreau è scottata abbondantemente mentre brucia cospargendole di alcool le lettere compromettenti, l'effetto era cosi da ridere che meritava tagliarla dal resto dell'eccellente film e mandarla a Bordighera dove avrebbe divertito forse più, di taluni film comici in cartellone.
Con questa malignità non si intende significare che all'Arena degli Ulivi si rida verde. D'altra parte da certi filmetti, e da taluni registi, non si deve pretendere di più di quel che han dato: Il letto a tre piazze, per esempio, diretto da Steno, è già tanto, secondo noi, che abbia contenuto in limiti di sufficiente onestà mimica e visiva una vicenda dove Totò fa il disperso in Russia che resuscita, e rientra in patria dopo dieci anni di silenzio e trova la moglie (Nadia Gray) sposata ad un altro (Peppino De Filippo), talché la donna si barcamena poi per un bel po' con due mariti, sino a che un incidente li fa fuori entrambi e lei né sposa tranquillamente un terzo (Aroldo Tieri). Si può dire che è deprecabile che attori come i nominati si sprechino in insulsaggini del genere, e basta: l'eventuale discorso criticomoralistico sarà, semmai, da riserbarsi per quando la farsetta, fra non molto, entrerà nel giro normale delle programmazioni.
[...] Stasera e domani i film, entrambi italiani, saranno rispettivamente A noi piace freddo e Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, a proposito dei quali è annunciato l'arrivo dei principali interpreti: Tognazzi, Vianello, Yvonne Furneaux, per il primo, e per l'altro la principale attrice, la tedesehina Christine Kaufmann. Poiché sono già qui Peppino De Filippo, Jàcqueline Plessis, Leonora Ruffo, Lidia Martora, non si può dire che gli attori siano stati del tutto sordi all'invito degli organizzatori.
Achille Valdata, «Stampa Sera», 6-7 agosto 1960
Si è concluso a Bordighera il V Festival del film comico
L'umorismo è apparso quest'anno un po' in ribasso - I film italiani programmati sono stati «Letto a tre piazze», «A noi piace freddo» e «Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi». Gli «ulivi d'oro» a Renato Rascel, a Tognazzi e Vianello, Marisa Merlini e Peppino De Filippo
Bordighera, 7 agosto
— A che servono i ponti?
— Forse da ombrello per i pesci...
Questa battuta dell’ultima pellicola di Jerry Lewis rende più o meno il tono del V Festival Internazionale del Film comico umoristico che si è chiuso oggi a Bordighera dopo sette giorni di proiezioni, nel quadro delle tradizionali manifestazioni estive della cittadina ligure. Un Festival in cui, per la verità, le risate non sono state nè moltissime né scroscianti: tuttavia un Festival affabile, gradevole, sorridente, direi quasi familiare: che alla qualità dei film hanno supplito la tradizionale ospitalità bordigotta. La buona organizzazione curata da Umberto Rancati, le belle giornate di sole, le fresche serate trascorse all’Arena degli Ulivi.
Bordighera ha fatto bene a darsi un Festival cosi specializzato. Esso è assai diverso dallo pletora di analoghe iniziative fiorenti in tutti i centri turistici, termali e balneari d'Italia, il cui continuo moltiplicarsi sta creando nel pubblico un senso di sfiducia e di noia. La manifestazione bordigotta è tutt'altro che inutile, tanto è vero che essa si svolge sotto l’alto patronato della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Si tratta, ogni anno, di fare il punto sull'umorismo cinematografico internazionale. E non è colpa della città ospite se tale umorismo quest’anno è apparso un poco in ribasso, se le commediole hanno predominato sulle commedie autentiche, se le trovate si sono spesso ridotte al rango di semplici freddure.
Ciò è stato evidente nei tre film italiani in programma: «Letto a tre piazze» di Steno, «A noi piace freddo» anche di Steno, «Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi» di Mario Mattioli. Quest’ultimo ha tentato la corda lirica, senza per altro farla vibrare in modo originale e ci ha narrato la storia di due giovanissimi (Geronimo Meynier e Christine Kaufmann) che con la complicità delle madri (Franca Marzi e Rina Morelli) riescono a vincere l’opposizione alle nozze dei padri troppo litigiosi (appunto Totò e Aldo Fabrizi). Steno ha cercato, si, la via della satira, presentandoci nel primo film il caso di un reduce (ancora Totò) che trova la sua bella moglie (Nadia Gray) ormai felicemente sposata a un altro uomo (Peppino De Filippo) e nel secondo riportandoci all’epoca dell'occupazione tedesca per annodarvi un intrigo a base di colonnelli SS. (Francis Blanche) alle prese con agenti segreti più o meno autentici (Ugo Tognazzi). Ma la satira troppo spesso ha ceduto alla farsa nuda e cruda, sicché il tono delle due pellicole non e stato quello che gli spunti avrebbero potuto suggerire. Dei film stranieri il migliore è stato unanimemente giudicato quello francese di Jean Delannov. «Il barone», tratto da un noto romanzo di Georges Simenon. Vi si narra di un simpatico e irrequieto frequentatore del Casinò di Deauville alle prese con una ormai cronica indigenza e con i primi avvilimenti della vecchiaia. Film garbatamente umano, che si avvale di un’ugualmente umana interpretazione di Jean Gabin ben coadiuvato da Micheline Presie. Esso non ha ricevuto il primo premio della manifestazione solo perchè, saggiamente, il Festival di Bordighera non assegna premi ma solo diplomi di partecipazione ed evita in tal modo di contribuire alla pericola inflazione di coppe e copette in corso da qualche tempo.
Assai deludenti, viceversa, i due film inglesi: «Guerra fredda e pace calda» e «Nudi alla meta». L'aureo filone dell'umorismo in punta di penna, sempre a cavallo tra realtà e fantasia, unente una osservazione minuziosa dell'anima umana con un pizzico di gradevolissimo surrealismo, sembra ormai andato perduto nelle già fertili terre d’oltre Manica. Un motivo di tale decadenza e che i nuovi campioni della risata, tipo Peter Sellers, sono ben lungi dalle raffinate e originali vette del loro predecessore e prototipo Alee Guinness mentre si afferma sempre più un tipo di comicità piuttosto plebea, rappresentata ad esempio dall'istrionico Terry Thomas. Ma la decadenza, bisogna dirlo, si manifesta attualmente solo nel cinema e non nelle tradizionali attività umoristiche britanniche; tanto è vero che al Salone dell’Umorismo, altra branca delle intelligenti iniziative estive bordigotte, è proprio una serie di vignette del «Punch», la nota rivista londinese, ad attirare i massimi consensi e i più divertiti sorrisi dei visitatori.
Resta cosi da parlare soltanto del film di Jerry Lewis da cui ho tratto la battuta iniziale. Si chiama «Un marziano sulla terra» ed è ricavato da una commedia di Gore Vidal che trionfò a Broadway per circa un paio di anni: «Visita ad un piccolo pianeta». Il piccolo pianeta è appunto il nostro e quel turbolento visitatore extra terrestre rischia di portarvi il massimo scompiglio con i suoi stravaganti poteri sovrannaturali. Solo che al di sopra di lui ci sono autorità ben decise a tenerlo a freno, poiché si tratta di un noto scavezzacollo interplanetario. E alla fine l'importuno visitatore fa la figura dei pifferi di montagna che andarono per suonare e furono suonati, sicché la terra, o almeno l’angolo di Georgia in cui egli è sceso, può riprendere le proprie vecchie abitudini. Il tutto non è tra le migliori pellicole dello smorfioso e simpatico Jerry nè le trovate vi si moltiplicano con ritmo costante; ma gli episodi gustosi non mancano, le caratterizzazioni dei vari personaggi sono esatte, un paio di animali parlanti aggiungono gradevoli effetti di contorno. E i film, se non altro, è servito a popolare Bordighera di tanti Jerry Lewis di cartone i quali, ritti in tutti gli angoli della città, hanno sfidato impavidi anche l’unico, ma violento temporale della settimana, che ha costretto il film americano ad essere proiettato di pomeriggio al chiuso anziché di sera all'aperto.
Non sono stati attribuiti premi ai film, come abbiamo detto. Ma le autorità di Bordighera, come è loro consuetudine, hanno voluto dare quattro «ulivi d’oro» ad altrettanti attori italiani che si sono particolarmente distinti durante l’anno nel campo della commedia cinematografica. Uno di essi, Renato Rascel, non potendo restare in Riviera sino alla fine del Festival, aveva ricevuto il ramoscello di ulivo martedì scorso. Stasera, tuttavia non è salito sul palcoscenico dell’Arena degli Ulivi un trio, bensì un quartetto, dato che uno dei premi è stato diviso ex aequo da Ugo Tognazzi e dal suo partner Raimondo Vianello. Gli altri due premiati erano Peppino De Filippo e Marisa Merlini, sempre aggressivamente e cordialmente simpatica. Tra gli applausi che hanno accompagnato la piccola premiazione c’erano anche quelli dei colleghi Christine Kaufmann, Lidia Martora, Yvonne Fourneaux, Eleonora Ruffo, Mara Dani, Francis Bianche, Alberto Talegalli, i quali poco più tardi si sono ritrovati ad un dinner di gala i cui brindisi hanno avuto come auguroso tema obbligato: arrivederci tra un anno a Bordighera.
Guglielmo Biraghi, «Il Messaggero», 8 agosto 1960
Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi
Questa è la divertente e imprevedibile storia di due giovani fidanzati il cui amore è continuamente contrastato dai litigi dei futuri suoceri. Totò e Fabrizi di nuovo insieme, dopo il successo di "Guardie e ladri".Aldo Fabrizi e Totò, nei panni dei suoceri litigiosi, creano due nuovi e divertentissimi personaggi.
Carlo (Geronimo Meynier) e Gabriella (Christine Kaufmann) sono due giovani ragazzi innamorati. Lui è appena diplomato geometra e lei studia alla scuola per intepreti. Si vorrebbero sposare ma il loro bel sogno d’amore è continuamente contrastato e stenta a realizzarsi a causa dei « capricci » dei loro genitori.
Infatti Antonio Cocozza (Totò), padre di Gabriella, premiato pasticcere, e Giuseppe D’Amore (Aldo Fabrizi) padre di Carlo, ragioniere, austero impiegato statale, due bravissime persone, quando si trovano insieme per accordarsi sulle modalità del matrimonio non fanno che bisticciare. Pare che uno spirito maligno si interponga fra di loro e li induca ad accapigliarsi, ad ingiuriarsi come due nemici per la pelle.
I motivi dei loro litigi sono banalissimi, ma gravi sono le loro conseguenze: ogni volta, dopo una feroce litigata si lasciano con l’intenzione di non rivedersi mai più e con la ferma convinzione che « questo matrimonio non si ha da fare nè oggi nè mai! ».
E il loro orgoglio non tiene conto di Gabriella e Carlo, i due ragazzi innamorati che vedono, dopo ogni bisticcio dei loro genitori, allontanarsi il momento in cui vedranno realizzarsi il loro sogno d'amore.
Inutilmente le madri dei due ragazzi, Teresa e Matilde (impersonate da Rina Morelli e Franca Marzi) tentano di gettare acqua sul fuoco, di condurre i mariti alla ragione. Questi fanno pace, si chiedono scusa, ma inevitabilmente, al primo banale pretesto, riprendono a bisticciare. Finché un giorno accade la grande, definitiva (così almeno sembra) rottura. Siamo sotto Pasqua e il padre di Carlo riesce ad ottenere dal Ministero presso il quale è impiegato che venga affidata al padre di Gabriella una grossa fornitura di colombe pasquali destinate ai dipendenti del Ministero.
E’ un affare che frutterà ad Antonio Cocozza una grossa somma. Ma dopo Pasqua sia il ragionier D’Amore che il pasticcere vengono convocati d’urgenza dal capo di gabinetto del Ministero: tutti gli impiegati che hanno mangiato la colomba sono stati colpiti da sintomi di avvelenamento. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso: i due uomini rompono definitivamente e in modo clamoroso le trattative per il matrimonio, sicuri che di questa unione non se ne parlerà mai più. Gabriella e Carlo non sanno cosa fare per ricondurre alla ragione i due genitori. D’accordo con le loro madri, fingono una fuga da casa, inventano una maternità inesistente e si atteggiano a giovani « bruciati » finché una sera sia il padre di Gabriella che quello di Carlo, vedranno apparire sui rispettivi televisori i propri figli, nel corso di una inchiesta sui giovani d’oggi. Ad un giornalista che li interroga i due ragazzi fanno una terribile confessione: « E’ per colpa dei nostri genitori se siamo nei guai — dice Gabriella — io aspetto un bimbo e non mi resta che fare la ragazza-squillo, e Carlo si arruolerà nella Legione Straniera ».
Le dichiarazioni-trucco esplodono in casa dei due litiganti come una bomba. E’ inutile dire che il consenso per le nozze arriva immediatamente e incondizionato.
Il giorno del matrimonio Gabriella, radiosa nel suo abito bianco, vorrebbe confessare al padre che la faccenda del bambino non è vera. Ma la madre glielo impedisce: « Non si sa mai, potrebbero litigare anche all’ultimo momento e mandare tutto a monte... ». Così avviene infatti: per un errore del sarto, che ha scambiato i due « tight », scoppia una lite violentissima fra i due suoceri che decidono ancora una volta che il matrimonio, nonostante tutto, non si deve fare.
Ma Carlo e Gabriella hanno approfittato della confusione per andare soli a pronunciare il loro « sì ». Antonio e Giuseppe sono diventati loro malgrado due « suoceri » e la cosa lì per lì li commuove, ma ecco che mentre i due giovani felici partono per la luna di miele lo spirito maligno si fa vivo e provoca un ultimo feroce bisticcio: « Ricorrerò alla Sacra Rota »: « Andremo al Messico per il divorzio... » gridano i due uomini. Ma Carlo e Gabriella volano verso la felicità, sicuri che nessuno potrà più dividerli.
«Noi Donne», anno XV, n.33, 14 agosto 1960
Nessun intento moralistico, come potrebbe far pensare il titolo, in Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, ma un pretesto per strappare qualche risata contrapponendo i due comici in una serie di liti e di ripicche. Il figlio di Fabrizi (un impacciato Geronimo Meynier) è fidanzato con la figlia di Totò (Christine Kaufmann, una tedeschina soltanto graziosa), ma il matrimonio rischia continuamente di andare all'aria per l'irreducibile incompatibilità dì carattere che divide i due padri; finché uno strattagemma dei due giovani, complici le rispettive madri (Franca Marzi e Rina Morelli), non affretta lo sospirate nozze.
Gli sceneggiatori Castellano e Pipolo e il regista Mattoli non si sono affatto preoccupati di rinfrescare un poco il soggetto alquanto frusto, se non con qualche facile riferimento di attualità: situazioni e battute sono di una comicità piuttosto grossa e quasi sempre prevedibile. Tuttavia, forse più per abitudine che per intima convinzione, l'ilarità scaturisce abbastanza puntualmente quando baruffano i due interpreti; e il più centrato è questa volta Fabrizi anche perché ha avuto in sorte un personaggio meno marionettistico di quello toccato a Totò.
vice, «La Stampa», 19 agosto 1960
Presentata al festival del film comico di Bordighera, questa pellicola di Mario Mattoli può riassumersi in pochissime parole... [...] E’ evidente, qua e là, il tentativo di far vibrare la corda lirica, mostrandoci l'innocenza di quell’amore giovanile. Ma ancora più evidente è l’incapacità del regista a tenere a freno, coordinare e armonizzare le esuberanze dei noti comici protagonisti: sicché le prolisse e chiassose rivalità dei due genitori, modesto travet il romano ed estroso pasticciere il napoletano, finiscono con l'ingombrare tutto il racconto di vecchie gags e freddure, non sempre di buon gusto, mentre dalla commedie si passa inesorabilmente alla farsa sino a una trovata risolutiva (i due giovani si fingono «bruciati») che non brilla davvero per senso logico Bianco e nero.
Vice, «Il Messaggero», 19 agosto 1960
E' una continua, e talvolta amena baruffa fra Totò e Fabrizi che ogni qualvolta debbono accordarsi sul matrimonio dei loro figlioli (Geronimo Meynier e Christine Kaufmann) trovano sempre un pretesto per farseschi litigi. E le nozze sarebbero rimandate alle calende greche se i due fidanzati, con la complicità delle madri (Franca Marzi e Rina Morelli), non ricorressero all'antico espediente di far credere che aspettano un bambino. Comicità di grana un po' grossa e situazioni risapute, tranne quelle che attingono alla più recente attualità, le quali tuttavia, come l'accenno all'inchiesta televisiva sul giovani, avrebbero potuto essere sfruttate meno frettolosamente.
a. b., «Stampa Sera», 19-20 agosto 1960
Nessuno ha mai preteso che Mario Mattoli facesse un bel film, neppure Mario Mattoli. Perciò non siamo affatto meravigliati di vedere il solito Totò e il solito Fabrizi invischiati in una scombinata storiella dove le battute sono per metà incomprensibili dato che tutti in scena fanno a gara a chi grida di più forte. Se questo film, come dice la pubblicità, apre la nuova stagione cinematografica, l'apertura non poteva avvenire sotto più sconsolanti auspici. Per fortuna non è vero: la prossima stagione, almeno per ciò che riguarda la produzione nazionale, fa ben sperare per una dozzina, forse più, di pellicole nate con seri intendimenti artistici.
Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi è soltanto il solito film comico a base di freddurine, giochi di parole e maldestri tentativi di mettere in caricatura qualcosa. Qui, in particolare, si vorrebbe rifare il verso al problema della gioventù «bruciata» affermando che, se qualcosa di bruciato c'è, è la capacità dei genitori di comportarsi da persone adulte di fronte ai figli. La qualcosa in fondo (molto in fondo), non è sbagliata, ma il film è lungi dal renderla convincente e, soprattutto, divertente.
Totò, Fabrizi e gli altri, ma loro due in special modo, hanno la responsabilità di giustificare le pretese umoristiche-pagliaccesche della vicenda, ma sono i primi a imitare il cattivo esempio dei genitori di cui sopra: non hanno il minimo senso di responsabilità.
«Avanti!», 20 agosto 1960
[...] La trama è il pretesto per consentire lo scontro verbale, spesso arguto, tra i due grandi attori. Si ride alla loro mimica e per il dialogo, sempre vivo e divertente, Totò e Fabrizi sono impegnati a fondo e dispensano a piene mani la loro carica comica [...]
«Corriere Lombardo», 20 agosto 1960
Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, di Mario Mattoli, narra la favoletta stantia [...] Il film racconta, più che un amore, un alterco, prolungato dall’inizio alla fine, fra i due padri stizzosi. Un dissidio originato da una fornitura di dolci intossicati alimenta la controversia, che talvolta suggerisce scenette improvvisate fra i due comici, nello stile degli spettacoli da rivista, e non prive di spunti divertenti di attualità.
Franca Marzi e Rina Morelli sono le due madri, quella vistosa e questa opaca, secondo figura e carattere. Ma l’intero film, negato all’estro e al gusto, appoggia sulle risorse dei due bravi protagonisti; scompaiono nello squallore i visi dei due giovani innamorati. Christine Kauffmann e Geronimo Meynler, interpreti senza risalto. I «giovani d’oggi», stando alle loro prove, sono inesistenti.
lan. (Arturo Lanocita), «Corriere della Sera», 20 agosto 1960
I giovani d'oggi c’entrano poco, e più che altro si tratta decloro genitori. E non dei genitori d’oggi, ma di due padri che per essere Impersonati da Totò e da Fabrizi sono evidentemente fuori da ogni tempo. L’uno é pasticciere e l’altro ragioniere, i loro due figlioli si vogliono sposare e tanto basta per alimentare un dissidio — le cui risorse potete facilmente immaginare — che dura per novanta minuti. Non si esclude neppure qualche risata, ma in complesso il film, diretto da Mario Mattoli, è scorretto e convenzionale. Oltre ai due comici appaiono Rina Morelli e Franca Marzi nelle parti di madri, e Cristine Kauffman con Geronimo Meynier come figli.
Vice, «Corriere dell'Informazione», 21 agosto 1960
I documenti
Se il regista, visti gli inutili tentativi di sottrarci a queste crisi di fanciullesca irresponsabile ilarità proponeva di girare due primi piani in controcampo per utilizzare i pezzi buoni, noi ci impegnavamo solennemente di farla per l’ultima volta senza interruzione, come si addice a due professionisti seri e consapevoli del costo della pellicola. [...] Prima di girare cercavamo di rattristarci nominando la nostra età, le nostre tasse e, se in quei giorni era avvenuta la dolorosa scomparsa di un nostro amico, mancato all’affetto dei suoi cari, ricorrevamo anche a questo luttuoso freno. Ma dopo un’espressione di concentrato cordoglio, purtroppo sbottavamo vergognosamente a ridere prima del ciak.
Aldo Fabrizi
Cosa ne pensa il pubblico...
I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com
- Divertente commedia con due grandi, che riescono a fondere le rispettive comicità in maniera armoniosa. Peccato per la debolezza del finale (la trovata televisiva) e la banalità dello scambio d’abito. Resta però una piacevole freschezza che induce al perpetuo sorriso. Se i due giovani non brillano, ci sono però presenze notevoli nel cast secondario. C’è pure Oreste Lionello nei panni di un giovane studente. ** ½
- Come spesso accade per i film con Totò, la parte comica è assolutamente preponderante per qualità rispetto alle storielle d'amore che la contornano. Qui almeno la love story è funzionale alla storia. La divertente commedia diretta da uno dei registi preferiti dal grande attore napoletano (Mattoli) è una delle fortunate collaborazioni con Fabrizi. I due attori stradominano la scena e danno luogo a memorabili sketch dove più spesso è l'attore romano a fare generosamente da spalla al collega. Divertente e caustico.
- Solita esilarante parodia con sfondo "sociale" lieve ma ben inserito nel contesto comico, elegantemente dominato dalla più nobile ed efficace coppia di attori comici che il cinema italiano possa ricordare (Aldo Fabrizi e Totò). La sceneggiatura, popolare e di facile approccio per il pubblico, mantiene fedeltà ai canoni di commedia apprezzata dagli spettatori (e, all'epoca, invisa alla critica). Così, dietro un canovaccio banale, ma sempre attuale, garantisce la canonica ora e mezza di sano e pregevole intrattenimento.
- Si vogliono sposare, ma i rispettivi padri non apprezzano la decisione. Superfluo dire che, essendo i padri Totò e Aldo Fabrizi, il film è una battaglia a battibecchi e dispetti, ovvero una esilarante gara di bravura fra i due comici. Il meccanismo richiama I tartassati, ed è proprio nel ritrovare sostanzialmente le stesse situazioni che ci si diverte di più.
- Con una simile coppia comica in azione, persino l'invasiva presenza dei due fidanzatini semi deficienti non riesce a rovinare la pellicola. Certo, ogni volta che compaiono, rubando prezioso spazio ai due giganti della comicità, vien voglia di procedere a doppia velocità, ma per fortuna, Totò e Fabrizi giungono quasi sempre in tempo, prima che il sottoscritto inizi a sbuffare. I loro duetti sono notevoli, nella casa che dovrebbe ospitare gli sposi, nella cucina della pasticceria, dove attendono l'uno le scuse dell'altro contrattando sulle spese del matrimonio e il risultato è piacevole.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Totò, alla moglie: "Quello si è permesso di dire di no e sua moglie gli ha dato retta? Certi uomini nascono con la camicia"; La colomba Cocozza fatta con le uova bulgare.
- Spassosa commedia che vede contrapposti due futuri consuoceri, uno ricco proprietario di una pasticceria, l'altro modesto impiegato ministeriale. I due giovinetti innamorati per fortuna restano in secondo piano rispetto ai genitori, ben decisi a non imparentarsi fra loro. Totò-Cocozza è un torrente in piena che travolge il povero Fabrizi-rag.D'Amore: tante le scene da ricordare, dal primo incontro fra le due famiglie (risolto in chiave western) fino allo spogliarello incrociato nel taxì.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Scena curativa (se ridere fa bene alla salute): la visita alla casa in costruzione.
- Il duo del titolo sorregge una commedia (per merito loro) alquanto divertente, col godibile leitmotiv delle conversazioni tra i due padri di famiglia che si trasformano lentamente in fragorose litigate. La sceneggiatura lascia i due mattatori a briglia sciolta facendo sentire, di tanto in tanto, la mancanza di una scrittura più robusta, in grado di valorizzare ancor di più il loro talento, anche perché la buona idea iniziale del soggetto si sarebbe prestata ampiamente a sviluppi più strutturati.
- Grande farsa scatenata dove i futuri consuoceri annodano e sciolgono il futuro matrimonio dei loro rampolli; per fortuna ci sono le mamme... Film molto divertente dove indubbiamente si impone il Principe sull'indolente Fabrizi, che qui si limita a fare da sparring partner. Memorabili alcuni sketch come la visita alla futura casa.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Fabrizi: "sua figlia è una NINFETTA!" Totò: "Mia figlia non INFETTA nessuno!".
- Per chi tifare: per Totò, o Fabrizi, in questo divertente "dramma" familiare che sembra una sorta di "Promessi sposi" del ventesimo secolo? È arduo dirlo, perché ambedue i comici sono bravissimi e fanno a gara per contendersi il pubblico. I due, nella vita, erano amici, ma anche rivali (Fabrizi accettava le cine-sfide di Totò e lo combatteva come Gino Cervi rispondeva alle provocazioni di Fernandel nei film di "Don Camillo"). Nino Manfredi fa il narratore; ma se lo poteva risparmiare, perché il film lo fanno i due grandi mattorori.
- Uno dei migliori film di Totò, che in coppia con Fabrizi raggiunge alte vette. La storiella romantica che fa da pretesto al tutto è misera e poco coinvolgente, ma ogni volta che si assiste alle scaramucce fra i due grandi artisti è difficile trattenere le risa. Sono loro a fare il film e non è poca cosa; anzi, bastassero anche adesso due attori a fare una pellicola... Notevole.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: I vari litigi fra i due: al ristorante, nel laboratorio della pasticceria, nel taxi...
- Diciamoci la verità, quando di mezzo ci son due maturi colossi come il Principe e Aldo, quanto spazio volete che resti ai giovani d’allora (e d'oggi)? Mattoli dirige con consumata perizia da maitre il banchetto di nozze servito dai nostri mattatori, in un dei loro più riusciti duetti. L’alchimia tra il parvenù Cav. Cocozza, pasticciere dal 1902 e il burocrate Rag. D’amore è semplicemente esplosiva e si resta ammirati (tra malinconia e scompisciamento) nel vederli rincorrersi, darsi su la voce, scambiarsi d’abito. Il resto è posticcio.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Il primo incontro-duello tra le due famiglie; la visita alla casa “in fieri”; l’indigestione delle colombe.
- L'aver riproposto la stessa sottotrama dei Tartassati a distanza di nemmeno un anno in un film manco a dirlo nuovamente con Totò e Fabrizi, è segno evidente di una certa mancanza di idee e di una produzione che punta unicamente a bissare il successo del precedente. Senza contare che anche qui Totò fa il commerciante e Fabrizi è un "uomo dello Stato". Per carità, i due "contendenti" sono comunque dei Mostri Sacri della commedia e Mattoli regista di grande esperienza. Ma francamente, tolta qualche scena, il film annoia non poco.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Lo scambio dei tight.
- Totò e Fabrizi spadroneggiano in una sceneggiatura semplice e scontata, ma che offre terreno fertile alla loro straripante e irresistibile comicità. La solita storia d’amore tra i rispettivi figli è il canovaccio su cui si dipana tutta la vicenda che, per quanto sia noiosa e stancante, non ha per fortuna troppo risalto. Si mantiene a suo modo sempre attuale, per le consuete incomprensioni tra le generazioni dei padri e dei figli.
- Non certo il miglior esempio della collaborazione tra Totò e Fabrizi: già in passato i due si erano ritrovati a rivaleggiare per poi ritrovarsi consuoceri; qui la storia d'amore tra i rispettivi figli non è più una mera sottotrama funzionale alla riappacificazione finale, ma diventa il perno intero di tutto il film, che sconta una regìa scialba e scarsezza di idee. Ai due protagonisti non resta che portare a casa il film con il pilota automatico, strappando qualche risata con gag riciclate ma piacevoli.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Totò finge di proseguire la telefonata con la figlia per strappare un appartamento a Fabrizi. .
- Spiritosa commedia con il duo Totò-Fabrizi che con i loro duetti a tratti irresistibili ci mostrano come la loro comicità sia qui espressa al meglio. Il filo conduttore è l'amore che sboccia tra la figlia di Totò e il figlio di Fabrizi. Piccolo cameo della sora Lella. Bei tempi.
- Penultimo film di Mattoli interpretato da Totò. Qui, il principe De Curtis e Aldo Fabrizi, secondo me, sono anche più divertenti che nei loro "scontri" precedenti (Guardie e ladri, I tartassati, ecc.) ma, lo ripeto, trattasi di mia opinione personalissima. Anche l'ambientazione e gli interpreti di contorno a mio avviso funzionano meglio. I tempi morti sono praticamente inesistenti, persino nelle sequenze dove recitano Meynier e la Kaufmann. Simpatica infine l'idea della voce "ciociara" di Nino Manfredi come narratore.
- Film che risente della sindrome da sequel con il pubblico de I tartassati che rivoleva la coppia Totò-Fabrizi anche l'anno successivo. Pure i ruoli dei due protagonisti reggono un canovaccio simile e naturalmente quello che conta sono le schermaglie (anche fisiche) fra i due. Si conoscono così bene (erano amiconi nella vita e si frequentavano molto) che ogni assist di uno diventa una schiacciata micidiale dell'altro. Bene la Marzi e soprattutto la Morelli, mentre i ragazzi sono meno guardabili del solito. Bella voce narrante di Manfredi.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "È la somma che fa il totale!"; La colomba avariata; La casa in costruzione; La Morelli che convince Fabrizi alla truffa.
- Due ragazzi intendono sposarsi. I rispettivi padri saranno in disaccordo totale sulle spese del matrimonio e se ne faranno di tutti i colori. La coppia Totò-Fabrizi evidentemente funziona benissimo, la loro comicità fatta di botta e risposta tra il personaggio sempliciotto e quello burbero offre svariate situazioni per un divertimento genuino e mai volgare, ovviamente. Difficile dire chi, fra i due, sia il più bravo, certamente andare a vedere un loro film non era mai cosa errata.
i
Esagitata, scalmanata e frenetica farsa motoria. Un film tutto di corsa, nel senso che si ride, ad andatura da bersaglieri, dall’inizio alla fine. In questo film Totò e Fabrizi si superano nella loro inarrivabile vis comica. La delicata storia d’amore tra i rispettivi figli è drammaturgicamente coerente poiché fa da miccia all’esplosione atomica della comicità dei due padri. Siamo nel 1960 e il cinema italiano è il primo al mondo e non solo per merito della Dolce vita di Fellini (citata nel film). E quando rinascono due artisti così straordinari?
- Quante risate, ci stavamo a piscià addosso. Questo, scusate la scurrilità, era il "risultato" dei veri film comici: non una inquadratura stonata, non un sbavatura, tutto cotto e mangiato, con il ricordo perenne delle battute più belle. Totò all'ennesima potenza, Fabrizi a poca distanza (per via della mole) in un esempio della commedia all'italiana. Mi si consenta la parentesi seria: quando le due famiglie si incontrano in campo neutro (in trattoria) mi piglia "appucundria" (misto tra nostalgia e malinconia).• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: I due suoceri visitano la casa in costruzione, Totò picconando un muro fresco dice a Fabrizi: "Sente? Il rumore è fesso" e Fabrizi "Che ci voleva, il carillon!".
- I film della coppia Totò-Fabrizi (pochi, cosniderato il potenziale straordinario) hanno subito un decremento qualitativo costante, da Guardie e ladri (capolavoro sospeso tra neorealismo e commedia) a questo filmetto che, a livello di trama, è alquanto spuntato. Tuttavia, la carica comica dei due attori, capaci di trasformare una storiella banale in un film dove si ride quasi tutto il tempo, resta intatta. Una pellicola leggera, ma gradevolissima e che risente poco o nulla del tempo trascorso.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Il pranzo di fidanzamento; La visita alla casa dei futuri sposini; La telefonata dalla "stazione"; Le uova bulgare.
- Uno dei migliori film di Totò, qui in scena con Aldo Fabrizi, l'unico in grado di combattere i suoi vaneggiamenti e di tener testa ai suoi intorcinamenti linguistici. L'intreccio, oltre che stiracchiato e trito, è solo un mero pretesto, necessario però per collegare una serie di sketch assolutamente irresistibili. La visita al cantiere, che ovviamente Totò riduce in pezzi, è una sequenza impareggiabile, sulla quale si potrebbe redigere un manuale di tecniche di recitazione comica. Da segnalare le ottime performances di Pavese e della Morelli.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Antonio (Totò): "Ah e questa me la chiamate casa? Questa è un abituro, un cunicolo, un'ALbicocca!".
- Se è vero che la commedia dell'arte trova in Pulcinella uno dei rappresenanti più autorevoli, ne consegue che Totò appartenga a pieno diritto a coloro che la commedia l'hanno sviluppata ed amplificata nei toni e nei colori. Anche in questo film quindi l'attore partenopeo fa la parte del leone, riempiendo una scena che altrimenti risulterebbe troppo grande per il solo Aldo Fabrizi. La storia d'amore che s'intreccia tra i giovani promessi sposi, già vista ne I tartassati, funge solo da sfondo alle schermaglie dei due litigiosi futuri consuoceri.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Totò in vari momenti del film: "E' la somma che fa il totale"...
- Gradevole e briosa commedia che si regge sulla formidabile coppia di mattatori Totò-Fabrizi, tesi a impedire le nozze tra i rispettivi figli ma combineranno solo guai e incomprensioni. La storia dei ragazzi è un pretesto, mentre Fabrizi tiene testa al principe della risata. Piccolo cameo di Lella Fabrizi, nel ruolo della ostessa e apparizione lampo di una giovanissima Anna Maria Gambineri, una delle prime annunciatrici Rai.
Le incongruenze
- Il ragioniere D'amore (Aldo Fabrizi) ed il Cav. Cocozza (Toto') vanno a visitare l'appartamento in costruzione dei promessi sposi, Toto spinge "inavvertitamente" Aldo in una carriola piena di gesso, in pratica ci si siede sopra. (cambio d'inquadratura) Quando si rialza e' sporco dalla testa ai piedi come se ci si fosse tuffato dentro
- I due protagonisti si telefonano contemporaneamente trovando sempre occupato, la moglie di Toto (Rina Morelli) gli suggerisce di fare il 110 me lui compone 4 cifre
- Alla fine i due protagonisti devono prendere un taxi per andare alla chiesa dove si sposano i loro figli. Si vede Toto' che sale sul taxi e s'intravede attraverso il lunotto posteriore che e pulitissimo. Dall'interno del taxi invece il lunotto posteriore appare completamente opaco.
- Toto e Fabrizi sono andati a visitare l'appartamento in costruzione e Toto comincia a picchiettare con una picozza i muri, poi sferra un colpo piu' forte e centra un tubo dell'acqua ma quando sferra il colpo la picozza e' in senso orizzontale quando il colpo arriva e in senso verticale (tutte le picozze hanno un lato in verticale e uno in orizzontale).
- Nella scena in cui Totò e Fabrizi parlano al telefono a casa di Fabrizi con i ragazzi che stavano scappando per finta, quando Totò dice "Gabrielle..chiamate Gabriella....in qualche vettura di coda" si vede chiaramente che ad Aldo Fabrizi viene da ridere
- Durante una lite fra Totò e Fabrizi in presenza delle rispettive famiglie, Totò si rivolge a sua moglie chiamandola col nome della figlia: Gabriella...
- Verso la fine, in cui Toto' e Fabrizi sono in auto per mettersi i vestiti che si sono scambiati, ad un certo punto Toto' dice a Fabrizi una frase tipo: "Io l'ho già vista!", a questo punto parte un flashback in cui siamo in periodo fascista in cui Fabrizi, vestito da gerarca, ordina a Toto' di levarsi il cappello. Quando Toto' si leva il cappello si vede benissimo che è stempiato, mentre per tutto il film ha una chioma fluente. Non si sarà forse fatto un trapianto?
- Il tight di Totò nel finale, è strappato al centro della schiena, poiché lo aveva indossato il grasso Fabrizi e si era sgarrato durante la divertente scena dei telefoni. Ciò che è insolito però, è che anche il tight di Fabrizi è strappato (su una manica), nonostante non venga mostrato come ciò sia potuto avvenire, dato che si tratta di qualcosa molto improbabile visto che il suo era stato indossato dal magro Totò.
- Nella scena in cui Toto' e Fabrizi discutono nel laboratorio della pasticceria, durante un' inquadratura si puo' notare in primo piano sul tavolo, alla sinistra di Toto', una grossa scodella contenente un preparato per dolci (credo sia panna), il cui contenuto quasi trabocca. Dopo alcuni stacchi, il contenuto e' notevolmente diminuito.
- Durante la scena in taxi, si puo' notare come il sedile posteriore sia stato ricostruito scenograficamente in quanto,a parte il gia' segnalato lunotto opaco, l'altezza della carrozzeria non puo' consentire ad una persona di media statura di ergersi completamente se non sulle gambe. Ma quando Toto' sta per sfilarsi i pantaloni, e' quasi totalmente eretto.
www.bloopers.it
Tutte le immagini e i testi presenti qui di seguito ci sono stati gentilmente concessi a titolo gratuito dal sito www.davinotti.com e sono presenti a questo indirizzo. | |
|
|
La trattoria (nel fotogramma a destra) dove avviene l'incontro stile "Mezzogiorno di fuoco" tra le famiglie del Cav. Antonio Cocozza (Totò) e del Rag. Giuseppe D'Amore (Fabrizi) è il ristorante Paradiso Terrestre di via Capannelle a Roma, che vedremo anche in Viaggi di nozze | |
Le rovine dell'acquedotto (A) sono oggi coperte dagli alberi | |
|
|
La chiesa dove si sposeranno la figlia del Cav. Antonio Cocozza (Totò) e il Rag. Giuseppe D'Amore (Aldo Fabrizi) è, come suggeriva Marval, la Basilica di Santa Balbina in Piazza di Santa Balbina a Roma | |
|
|
La strada dove Carlo (Meynier) e Gabriella (Kaufmann), durante una inchiesta televisiva, dicono chiaramente cosa pensano dei rispettivi genitori è Via Edoardo Arbib a Roma, proprio dove si esibiva l'equilibrista in Ballerina e buon Dio. |
Totò Fabrizi e i giovani d'oggi (1960) - Biografie e articoli correlati
Acqua Antonio
Alessandroni Alessandro
Angelini Nando
Articoli & Ritagli di stampa - Rassegna 1960
Bertucci Ughetto (Ugo)
Carloni Ester (Carloni Esterina)
Fabrizi Aldo
Franca Marzi: «quel giorno Totò mi fece la dichiarazione d'amore»
Mancori Sandro
Mattòli Mario
Totò e la censura
Totò e... Aldo Fabrizi
Totò e... Castellano e Pipolo
Totò e... Luigi Pavese
Totò e... Mario Mattoli
Totò: i premi i riconoscimenti
Riferimenti e bibliografie:
- "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
- Sebastiano A. Giuffrida, "Roma, esterno giorno", Biblioteca dello spettacolo Brufo Editori - Perugia
- "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
- Aldo Fabrizi, Le risate sul set con Aldo Fabrizi, “Corriere della Sera”, 15 aprile 1977
- "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
- «Noi Donne», anno XV, n.33, 14 agosto 1960
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- La Stampa
- La Nuova Stampa
- Stampa Sera
- Nuova Stampa Sera
- Il Messaggero
- Corriere della Sera
- Corriere d'Informazione
- Avanti!
- Corriere Lombardo