La filmografia virtuale

1952 Dov e la liberta

Progetti cinematografici, proposte, soggetti teatrali, ipotesi e speranze, mai realizzati...

I film in cui doveva apparire Totò, pensati per la sua interpretazione ma realizzati da altri. Sono elencati, aggiungendo eventuali modifiche di titolo, regista, produttore e dell'interprete che lo sostituì. Dei progetti si trova traccia su quotidiani o periodici specializzati dell'epoca, da testimonianze di autori o dai progetti delle varie case cinematografiche. Si pensò, ad esempio, alla realizzazione del Don Chisciotte che arrivò molto vicino alla realizzazione, così come emerge dalle varie interviste, si tentò la realizzazione del "Totò morto di sonno" per la regia di Eduardo De Filippo o il "Tutti a casa" diretto da Monicelli. Si parlava di soggetti pensati per l’interprete "Cornuto e bastonato", "La (Ri)cotta" ed alcuni titoli pronti per una possibile realizzazione, come il misterioso "Totò e il controfagotto".

Totò non partecipò alla realizzazione di questi progetti per i più svariati motivi: dal 1937 a circa la fine degli anni '50 (1957, per l'esattezza) i suoi impegni cinematografici si sovrapponevano alla carriera teatrale, in particolare nel decennio che va dal 1947 al 1957, dove riusciva a realizzare svariati film ogni anno. Inoltre dalla fine degli anni '50 la malattia agli occhi limitò pesantemente le sue capacità di resistenza agli sforzi, condizionandone spesso anche la capacità recitativa. Talvolta furono abbandonati i progetti realizzativi per l’opposizione della censura (vedi "La paura numero uno") o delle varie produzioni ("I giorni contati").

Dall'elenco che segue, si esclude il progetto di un film con Tati da girarsi in Francia alla metà degli anni ’50 come cita Liliana de Curtis nel libro "Totò, a prescindere". Anche il progetto di Luchino Visconti relativo alla vita di Antonio Petito, di cui Suso Cecchi D’Amico ne aveva parlato per la prima volta, fu un'idea ritenuta molto astratta.


La memoria. Un convegno all'Università di Roma vuol rendere giustizia all'attore. Grandi progetti con Eduardo, ma uno solo realizzato, quello di «Napoli milionaria» Zavattini e Risi gli offrirono molti ruoli anche in un «Pinocchio» con Carmelo Bene Totò, un grande attore capace di sedurre gli intellettuali italiani

ROMA

Si incontrarono che avevano 14 e 16 anni, due ragazzi che sarebbero diventati stelle di prima grandezza, Eduardo De Filippo e Totò. «Ci riconoscemmo come artisti di razza» ricordò il primo dopo la morte dell'altro. Era andato a trovarlo nel camerino del Teatro Orfeo, a Napoli, dove il comico muoveva i primi passi nel varietà. Quella precoce intesa, la contiguità delle loro origini e dei loro interessi sembravano la premessa di un cammino che li avrebbe uniti. Invece in teatro non fecero mai niente insieme. Successe nel cinema, nel '50, nella versione per lo schermo di Napoli milionaria. Per fare largo a Totò, Eduardo sdoppiò il personaggio che lui interpretava sul palcoscenico e le differenze fra il testo scritto e il film sono illuminanti per capire la collaborazione che fra i due doveva essere scattata, le piccole e grandi gags che - vicini - essi seppero inventare. Ma fu l'unica volta che lavorarono nello stesso film. E secondo alcune fonti, Totò - per ragioni di cassetta, perché famosissimo - sarebbe stato imposto dal produttore De Laurentiis. Eduardo, suo malgrado, avrebbe dovuto accettare.

De Filippo toglie la firma dal film

Eppure i loro itinerari di continuo si sfiorarono. Eduardo scriveva soggetti e sceneggiature, senza firmarli, di film Carlo Lodovico Bragaglia, il primo grande regista che diresse Totò. E scrisse il soggetto di Totò le Moko, togliendo poi la sua firma per dissidi con la produzione. Progetti, discorsi andati in fumo. Anche per Questi fantasmi ci fu un inizio di trattativa: il film si realizzò anni dopo, però con Renato Rascel. Paola Quarenghi, ricercatrice di Storia del Teatro all'Università di Roma, ripercorre questo tassello della intensissima vita di Totò nel grande convegno che Roma gli dedica in occasione del centenario della nascita, da domani a venerdì: «Totò oggi - Memoria, affetti e eredità di un attor comico». Recitano, mimano, ricordano, i personaggi dello spettacolo che con lui hanno lavorato o della sua lezione si sentono in qualche modo eredi. Mentre riflettono e vanno al di là del già detto, e del consumo della sua immagine che la pubblicità osa fare, i linguisti, i musicologi, gli storici del cinema e del teatro, i fans di quella «macchina perfetta di comicità» che Totò seppe diventare. «E' l'occasione per ripensare questa presenza importante nel nostro teatro. L'Università doveva farlo. Ci siamo detti: basta con i festeggiamenti, è arrivato il momento di rendergli onore e assegnargli il posto che si merita» concordano le docenti dell'Università La Sapienza che hanno ideato la manifestazione, Franca Angelini e Antonella Ottai, entrambe del Dipartimento di Italianistica e Spettacolo.

Totò burattino e marionetta, dunque. Ma anche lo stralunato inventore di una gestualità grottesca. Il creatore di infiniti pastiches verbali, di situazioni surreali, di paradossi e nonsense. L'erede dei grandi del varietà napoletano (come Gustavo De Marco, inventore di quella gestualità che l'esordiente Totò imitava con un tale successo da spingere il maestro, nel '23, a decidere di ritirarsi definitivamente dalle scene). Il depositario di un raffinato registro musicale interiore, quello che gli faceva collocare il gesto in un certo modo e alzare la voce in un certo momento. La maschera grandiosa di cui Pasolini si serve quando vuole abbandonare la mortifera grevezza dell'ideologia e cerca la lievità della poesia, del sogno: con la trilogia pasoliniana La terra vista dalla luna, Uccellacci e uccellini, Che cosa sono le nuvole (uscito nel '68, un anno dopo la sua morte), si conclude il suo percorso, che significa anche un ritorno al cinema d'autore degli esordi.

«Don Chisciotte» con Rascel

Tanti temi, tante ipotesi sui progetti che lo videro coinvolto - vero oggetto di desiderio da parte di personaggi alti dello spettacolo e che non si realizzarono. Il Don Chisciotte che Zavattini aveva scritto per Totò e Rascel. Il Pinocchio sceneggiato da Nelo Risi e Carmelo Bene, che prevedeva Totò nel ruolo di Geppetto e Carmelo Bene in quello del protagonista. Il Totò il buono di Zavattini, che sarebbe poi diventato Miracolo a Milano ma senza Totò. Nella rete fitta delle sollecitazioni che il personaggio offre non si perde Claudio Meldolesi, docente di Drammaturgia al Dams di Bologna. Dice: «Totò intuisce l'aspetto grottesco del divenire italiano, e come tale possiamo vederlo molto prossimo a noi. Lui ha avuto il merito di svegliare i nostri intellettuali sulla dimensione dell'esibizione e del distacco dalla bassezza della quotidianità, sulla dimensione della carica aggressiva che non appartiene al sentimentalismo comico di tradizione ottocentesca. Mi commuove la sua cecità, che contiene in sé l'energia e il potere della veggenza, e ne fa - insieme con la Duse e Petrolini - l'ultima grande voce della tradizione teatrale italiana».

Liliana Madeo, «La Stampa», 2 dicembre 1998


Il ladro disgraziato,1930

Produzione Stefano Pittaluga.

Darò un milione, 1934

Totò dovrebbe interpretare la parte di Blim, un mendicante che all'inizio della storia tenta il suicidio ma viene salvato dal miliardario Gold, interpretato da Vittorio De Sica. Nonostante le insistenze di Zavattini, che ha una profonda ammirazione per Totò, la parte di Blim viene assegnata all'attore Luigi Almirante: pare che Toto' per l'inizio delle riprese del film non sia disponibile perchè starebbe per iniziare una nuova tournee teatrale. Il film sarà poi premiato quale miglior film comico italiano alla Mostra di Venezia del 1935. Con Vittorio De Sica, Assia Noris, Luigi Almirante, Franco Coop, Vinicio Sofia.

«La Stampa», 31 agosto 1935


e.b., «Il Messaggero», 31 agosto 1935

Calandrino, 1936

La "Tirrena film" acquista un soggetto cinematografico tratto dalla terza e dalla quinta novella del Decamerone del Boccaccio: anche in questo caso si fa il nome di Totò quale probabile protagonista, ma il progetto non si realizza.


Boccaccio e il cinema - Ettore M. Margadonna ha ricavato dalle novelle 3a dell'ottava giornata e 5a della nona giornata del «Decameron», un piacevole soggetto cinematografico: «Calandrino», che è già in possesso della Tirrenia Film. Per questo film, imminente, i produttori romani avevano pensato a Buster Keaton ma, sfumata questa possibilità, pare invece che la scelta si sia fermata su Paul Kemp, il noto attore brillante tedesco. Si fanno, contemporaneamente, altri nomi: Luigi Almirante, Sacripante, Totò, Leda Gloria (per la figura di Nicoletta); Roveri, Ceseri o D'Ancora per Bruno e Buffalmacco. Sembra ancora che, come musicista, sia stato proposto il Mo Franco Casavola: scelta particolarmente felice, intonata al carattere comico grottesco del soggetto. C.L. Bragaglia dovrebbe essere il regista di questo film boccaccesco.

«Lo schermo», n. 2, febbraio 1936


«Calandrino» - Il soggetto di Ettore M. Margadonna, che sarà realizzato dalla Tirrenia Film, e di cui abbiamo dato informazioni nel numero scorso, è stato affidato per la sceneggiatura a due noti scrittori e giornalisti. Corrado Pavolini ed Ermanno Contini che, per la loro cultura e sensibilità, appaiono tra i più indicati a dare veste cinematografica alle novelle boccaccesche.

«Lo schermo», n. 3, marzo 1936

Batticuore, 1939

Un film di Mario Camerini, con Assia Noris, John Lodge, Luigi Almirante, Rubi Dalma, Giuseppe Porelli, Maurizio D'Ancora, Armando Migliari. Viene preferito Luigi Almirante a Totò.

[...] Molto bene l'Almirante nella parte del vecchio borsaiolo. In tipi di questo genere, e non soltanto in questi, Gigetto Almirante è veramente inarrivabile: tutto colore e sapore conditi da una preziosa maestria. E infine il Poretti che, sebbene giovane al cinema, vi spadroneggia pome un veterano.

Luigi Chiarelli, «Film», 18 febbraio 1939

Una notizia che ha anche un valore sentimentale: si stanno riattando e riattrezzando i vecchi stabilimenti della « Fert » di Torino. Sentimentale, perchè quegli stabilimenti hanno tenuto virtualmente a battesimo il cinema Italiano. Essi appartengono dunque alla storia della nostra cinematografia. E' Liborio Capitani un produttore di cui non sentivamo parlare da tempo, che presiede alla riorganizzazione di quegli studi. I lavori sono già in corso: una completa, nuovissima attrezzatura Western, moderne macchine da ripresa, un parco lampade del modello più recente saranno pronti per la prossima primavera. La nuova « Fert » inizierà la sua attività in letizia: due film con Macario e due film con Totò.

«Il Messaggero», 11 febbraio 1940


Arcobaleno, 1942

Si parlò di una partecipazione di Totò a questo progetto ma dopo varie vicissitudini il film non fu mai realizzato.

E' prossimo l'inizio di lavorazione di «Arcobaleno», produzione C.I.F., soggetto di Aldo Rubens, regia di Abel. Interpreti principali: Macario, Spadaro, Totò, Nino Taranto, Lucia D'Alberti, Olga Villi, Vanda Osiri.

«Corriere della Sera», 19 settembre 1942

Prendeteli vivi, 1943

Film con la regia di Riccardo Freda, con Totò e Virgilio Riento.

1943 05 14 Gazzetta del Popolo della Sera Toto Filmografia virtuale L

«Gazzetta del popolo della Sera», 14 maggio 1943

Totò il buono, 1948


«Avvenire d'Italia», 27 febbraio 1951

Con la regia di Vittorio De Sica, da un soggetto di Cesare Zavattini. Il film fu realizzato nel 1951 col titolo Miracolo a Milano e Francesco Golisano al posto di Totò.

«Il Dramma», anno XVIII, n.374, 15 marzo 1942

Totò il buono, l’imberbe protagonista del prossimo film di De Sica, ha già perso il nome in fase di scenegigiatura e, per dispetto o forse per amarezza, si è messo a fare il diavolo a quattro perfino contro il regista. Le ragioni ci sono e sono anche troppe. Difatti, in un primo tempo si era ripiegato sul titolo «I poveri disturbano»: Totò restava in un angolo buio, ma il broncio non lo mise poiché lo sostituivano degnamente quelli della sua razza: i padri e bisavoli senza fissa dimora, gli scampoli umani di ogni grande città.

Se nonché, visto che i ricchi non amano essere disturbati dai poveri nemmeno per celia e ancor meno al cinema, il film adesso si chiamerà addirittura «Miracolo a Milano»: titolo che, senza dubbio, salva tutte le grasse e cristiane capre del patrio governo, ma non certo un solo cavolo del buon Totò. Sembra comunque che lo scenario sia quasi alla fine, ma la partita fra Totò e De Sica non è ancora chiusa.

«Milano Sera», 27 gennaio 1951

Adamo ed Eva, 1949

Prevista la regia di Mario Mattoli con partecipazione di Totò e Silvana Mangano. Fu poi realizzato da Macario e Isa Barzizza.

Cornuto e bastonato, 1949

Soggetto di Dino Risi e Fabio Carpi dalla novella "Va bene" di Luigi Pirandello, era prevista la partecipazione di Totò in un ruolo insolitamente drammatico.

1935 08 31 Il Messaggero Daro un milione FIlmografia virtuale intro

Roma. Cent'anni dopo la sua nascita, vengono a galla particolari inediti della vita e della carriera di Totò: nel '48 il giovane Dino Risi, che fino ad allora aveva diretto solo qualche cortometraggio, sognava di girare un film con Totò. Insieme con Fabio Carpi scrisse uno dei suoi primi soggetti cinematografici, «Cornuto e bastonato», ispirato alla novella di Luigi Pirandello «Va bene». Quel soggetto è stato ritrovato oggi da Alberto Anile, [...] La vicenda, insolitamente drammatica per il principe de Curtis, inizia in un manicomio dove il professor Antonio Corvara Amidei (Totò) racconta la sua dolorosa storia di travet tradito dalla moglie. Un'ambientazione che rimanda all’esperienza di Risi che, dopo gli studi di psichiatria, aveva lavorato per qualche mese nel manicomio di Voghera. Il progetto restò solo sulla carta. Dino Risi dirigerà il grande attore solo nel 1966, in «Operazione San Gennaro.

Ma quella su «Cornuto e bastonato» è solo una delle tante scoperte del libro del giovane studioso che, basandosi su un lavoro di ricerca durato tre anni [...] ne ripercorre ora il periodo di maggior successo, fatto per lo più di film girati in fretta e quasi sempre guardati con degnazione dai recensori. [...]

Andrea Santini, «Il Mattino», 8 aprile 1998

I tre moschettieri, 1949

Produzione Forum Film.

Duello nel sale, 1949

 

Via col mento!, 1949

 

Totò ha scelto la libertà, 1949

Per la regia di Steno e Monicelli. Produzione Carlo Ponti.

II prode Anselmo, 1949

Prevista la regia di Steno e Monicelli, con Totò, Isa Barzizza. Soggetto di Cesare Zavattini. Realizzato invece da Gianni Franciolini, con Gino Cervi e Gina Lollobrigida, col titolo Anselmo ha fretta/La sposa non può attendere.

1935 08 31 Il Messaggero Daro un milione FIlmografia virtuale intro

Marcantonio e Cleopatra, 1949

Prevista la partecipazione di Totò con Isa Barzizza. Produzione Giovanni Amati.

Don Chisciotte della Mancia, 1949


«L'Araldo dello spettacolo», novembre 1949

Regia di Aldo Vergano / Renè Clair. Riduzione cinematografica dal romanzo di Miguel de Cervantes di Antonio Pietrangeli, Lucio Battistrada, Marcello Bollero, Cesare Zavattini, Umberto Barbaro, Aldo Vergano.Produzione Organizzazione Films Internazionali.


«Il regista di "Don Chisciotte"...con Totò protagonista, sarà Aldo Vergano, il quale intanto si accinge a dirigere il film già annunciato col titolo "Montelepre". Secondo una comunicazione del'A.R.I., il titolo è stato cambiato per disposizione del Ministero dell’Interno che ha anche richiesto l'eliminazione di ogni accenno al bandito Giuliano».

Andrea Santini, «Cinema», 30 gennaio 1950


«[...] Aldo mi parla dei suoi impegni in Italia. Due impegni singolari: un film sui banditi siciliani e un film con Totò.

Il film sui banditi siciliani dovrebbe chiamarsi «Montelepre». Il nome ha fatto paura. i banditi ci sono, ma è meglio dire, ancora una volta, che ”qualsiasi riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale”... Il nuovo titolo provvisorio sarà dunque «I fuorilegge». Ad ogni modo il cinema italiano bada alla sostanza, e Vergano cercherà di trattare il problema con onestà e obiettività.. Protagonisti del film: Vittorio Gassman, Maria Grazia Francia, Ermanno Rondi.

«E il film con Totò?»

«Si tratta di una variazione sul tema classico di Don Chisciotte - mi dice Vergano-. Il fatto che si sia pensato a Totò come protagonista del film non indica in alcun modo che si voglia ancora una volta costruire un film di cassetta su di una trovata brillante. Io credo che sia utile fare un film con Totò, proprio si si ha qualcosa da dire, se si riesce, cioè, a dare un senso umano a questo nostro umano personaggio, a questa maschera oggi così popolare.

Troppe volte, ormai, si è visto Totò costretto a ripetere meccanicamente atteggiamenti e battute da lui stesso inventate alcuni anni fa o ricalcati sulla prosa dei settimanali umoristici. Nel mio film Totò impersonerà la figura di un giovanotto il quale, carico di debiti di ogni genere, viene denunciato dai creditori e condannato, secondo le consuetudini vigenti Spagna quattro secoli fa, al taglio della mano. Poiché la folla si commuove alle sue tristi sorti, i magistrati gli concedono una proroga di dieci giorni. La fortuna vuole che egli ritrovi suo zio, il famoso Cavaliere Don Chisciotte, il “nostalgico” della Cavalleria, l'eroe incompreso che, nell'età dei commerci e delle industrie nascenti, aveva tentato di resuscitare favolosi miti del buon tempo andato. Il buon Cavaliere è in punto di morte ed ha tempo di nominare Totò suo erede universale. Totò entrerà, però, in possesso dell'eredità (cioè una cassetta, una vacca e un ronzino) se sarà capace di ritrovare l’elmo di Mambrino, perduto dal Cavaliere in una delle sue tante romantiche battaglie. Nel frattempo, sarà il notaio ad usufruire dell'eredità.

Dopo aver vissuto una serie di avventure ed aver superato tutti gli ostacoli e i tranelli tesigli da Brinuccio, sicario del notaio, Totò finisce per venir di nuovo condannato, questa volta per furto sacrilego. La pena è il rogo. Il rogo che è stato composto da un famoso pirotecnico, esplode e porta Totò, a razzo, nel castello di Venares, dove l'elmo di Mambrino è stato utilizzato come mangiatoia per i cani. Dopo una furiosa contesa con i mastini ed un torneo con Brinuccio, Totò, aiutato dal suo scudiero Sancio Pancia, riesce a conquistare l’elmo. Ma intanto, i dieci giorni concessigli per il pagamento dei debiti sono scaduti e, al suo paese, il notaio liquida la sua proprietà col pretesto di pagare i creditori.

Sancho Pancia e la donna che si era innamorato dell'erede - ora che questi non possiede più niente - se ne vanno col notaio, arricchito dall’affare. Totò si unisce a una colonia di forzati, dopo averli liberati lancia in resta, e va con loro alla ventura.

«La sceneggiatura, alla quale stanno lavorando Barbaro, Zavattini, Pietrangeli, Bollero, Battistrada - ha continuato Vergano - mi offre la possibilità di tentare veramente qualcosa di interessante. Non sono il primo a pensare che si possa costruire con Totò, un personaggio di una certa consistenza poetica. Ma forse, altre volte, è mancato il soggetto, forse i produttori non hanno avuto il coraggio di puntare seriamente su questa carta. L'impegno finanziario del film è già un'indicazione: sarà, questa volta, un lavoro in costume, con scene in esterno che verranno girate in Sicilia, in un paesaggio ancora ricco di vestigia spagnolesche».

Carlo Lizzani, «L'Unità», 19 febbraio 1950

Totò sordomuto, 1950

 

Atollo K, 1950

«Il Lavoro», 12 dicembre 1951

1951 12 13 Il Lavoro Atollo K L

«Il Lavoro», 13 dicembre 1951


Regia di Léo Joannoncon Stan Laurel, Oliver Hardy, Totò, Fernandel.Realizzato con S. Laurel, O. Hardy, Max Elloy, Luigi Tosi e Adriano Rimoldi


«[...] Salvo d’Angelo era riuscito a organizzare una combinazione del genere prima ancora che gli accordi italo-francesi ne facilitassero la realizzazione: «Fabiola» e «Gli ultimi giorni di Pompei», girati completamente a Roma, hanno goduto in Francia di tutte le facilitazioni concesse ai film francesi grazie ad abili accorgimenti studiati con Deutsch-meister, uno dei maggiori noleggiatori parigini. La stessa formula servirà presso a poco, a regolare il piano co-produzione dei tre nuovi film che d'Angelo e Deutschmeister si apprestata) a produrre.

Uno è «Prima comunione», diretto da Alessandro Blasetti, del quale abbiamo già dato notizia: gli altri sono «Sait-on-jamais?», una bizzarra storia d’amore tratta dal notissima romanzo di Vicld Baum, e «Atollo K», un’avventurosa satira politica ideata da Léo Joannon. [...] L’altro progetto é sotto un certo riguardo, più interessante giacché sfruttando l’indicazione francese alla farsa e alla satira, si riallaccerà alla grande tradizione comica che il cinematografo sembra oggi deciso a riprendere. Il soggetto è stato infatti scritto per quattro comici di fama internazionale: gli americani Stan Laurel e Oliver Hardy, il francese Fernandel e l’italiano Totò. Ciò che assicura al film un pieno sfruttamento sui maggiori mercati del mondo anche se Stanlio e Ollio non godono più la fiducia dei produttori hollywoodiani per i quali non lavorano dal 1945. Ma il successo europeo delle recenti, riprese di qualcuno dei 175 film da essi girati in passato e, soprattutto, il successo delle rappresentazioni di una riduzione musicale di «Robin Hood» date a Londra hanno dimostrato che la loro comicità e la loro popolarità sono tutt’altro che spente.

La vicenda racconta di un ipotetico atollo sorto dalle acque del Pacifico durante una spaventosa tempesta e sul quale si salvano miracolosamente da un naufragio i due amici Stan e Oliver. L’atollo è formato da un grande giacimento di uranio sul quale naturalmente, si appuntano gli interessi delle grandi nazioni. Americani, inglesi e francesi se ne disputano accanitamente il possesso in base al principio cne una nuova terra acquista la nazionalità del primo uomo che vi sbarca. Questi risulta essere Stan Laurel, apolide; e poiché, non é possibile attribuire una terra ad un uomo senza nazionalità, il caso viene deferito all’ONU. Sessantacinque nazioni si trovano perciò interessate alla questione e l’atollo si trova in breve trasformato in un paradiso terrestre sul quale, intorno al palazzo costruito per Stan Laurel, sorgono 65 ville ospitanti altrettanti ministri delle Nazioni Unite.

La satira si sviluppa nei molti intrighi con i quali si tenta di convincere Stan Laurel a scegliersi una nazionalità, e nei molti diversivi con i quali Stan Laurel cerca di rinviare ogni decisione per non perdere la privilegiata posizione che si è assicurata. Il film termina con un altro ciclone che fa sprofondare l'atollo, gettando Stanlio e Ollio su un’altra isola dove aspetteranno invano che si ripeta il miracolo delle rivalità internazionali: questa volta sono capitati su una terra che non ha giacimenti di uranio e le navi passano al largo senza occuparsi dei loro segnali.

Il film sarà diretto da Léo Joannon, scenarista e regista assai noto in Francia per una quindicina di film di vario genere fra i quali si staccano «Alerte en Mediterranée» e «Le carrefòùr des enfants perdus ». «L’atollo K» verrà ricostruito in un’insenatura della Costa Azzurra; ma alcune scene verranno girate sulle riviera italiana».

Ermanno Contini, «La Settimana Incom Illustrata», 1 aprile 1950


 

Mille miglia, 1950

Con Totò e Carlo Ninchi.

Totò e i dischi volanti, 1950/1951

Un film di Carlo Ludovico Bragaglia. Con Totò, Anna Magnani.Produzione Golden Film

Le avventure di Pulcinella, 1950/1951

Regiadi Carlo Ludovico BragagliaCon Totò, Isa Barzizza.Sceneggiatura di Metz e Marchesi.Produzione Golden Film.

Questi fantasmi, 1950/1951

Regiadi Eduardo De Filippo Con Eduardo De Filippo, Totò, Titina De Filippo, Tamara Lees. Sceneggiatura E. De Filippo e Giuseppe Marotta dalla commedia di E. De Filippo. Produzione Dino De Laurentiis.Realizzato nel 1954 con protagonista Renato Rascel

Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, 1951

Con Aldo Fabrizi, Totò, Rascel. Fu poi realizzato da Mario Amendola con altri attori.

La paura numero 1, 1951

Roma, 29 ottobre

Si parla molto di Eduardo De Filippo, in questo momento. Se ne parla parecchio tra gli affezionati del teatro. «Eduardo e Titina hanno fatto la pace con Peppino», si dice. Le trattative erano state segrete evidentemente, e non se ne era parlalo sui giornali. Ora i tre fratelli sono di nuovo insieme, e chi ci guadagna è il pubblico. Ma si parla molto di Eduardo, anche per quel che riguarda il cinema. L’anno scorso il grande autore teatrale condusse a termine la sua prima impegnativa opera cinematografica. E ne venne fuori quella discussa e vivace "Napoli milionaria" che costituisce una delle opere più importanti del recente cinema italiano. Poi sulle riviste specializzate di cinema cominciarono ad apparire i più contraddittori annunci: «Eduardo sta per realizzare Questi fantasmi». « E’ imminente l’inizio della lavorazione di Filumena Marturano», E poi «Filumena Marturano è terminata». « Eduardo e Titina faranno il berretto a sonagli di Pirandello». « Eduardo e Titina faranno una edizione moderna della Traviata»... e ancora notizie e notizie.

Per questo abbiamo voluto avvicinare Eduardo. E lo abbiamo raggiunto nella sala di uno stabilimento di doppiaggio dove, con Titina, stava doppiando appunto Filumena Marturano. Ecco dunque una notizia solida e inequivocabile: Filumcna Marturano è ormai interamente girata, e manca soltanto della colonna sonora.

Eduardo si mostra stanco. Questa sua seconda opera cinematografica i stata evidentemente causa di fatiche. Ma l'importante è che il regista sia soddisfatto del suo lavoro.

«Ne sono molto soddisfatto» dice, e, rispondendo a un'altra nostra domanda: «I problemi che mi poneva Fllumeno Marturano erano diversi da quelli di Napoli milionaria, in quel film la storia originale era stata diluita nella storia di Napoli attraverso dieci anni, con cambiamenti sensibili. Filumena invece ha una costruzione precisa, più raccolta, che non si prestava a sensibili modificazioni. Inoltre è cambiato soprattutto l'ambiente rispetto a Napoli milionaria. In Napoli milionaria vi erano i quartieri poveri, e bnssi, la gente dei quartieri popolari. Qui vi è invece una Napoli borghese, ricca, quella in cui Filumena si viene a trovare per la sua unione con Domenico Soriano».

Noi pensiamo che il cinema, con le sue capacità di contrasto, abbia potuto accentuare la polemica di Filumena contro l'ambiente in cui vive e che è rappresentato dalla famiglia Soriano, Eduardo ci conferma questo approfondimento, e Titilla interviene, rispondendoci su questo suo nuovo contatto con il cinema:

«Ho interpretato centinaia di volte a teatro il personaggio di Filumena. Mi sembra che il cinema abbia offerto delle possibilità nuove: una indagine psicologica più precisa. Credo che il film porrà in evidenza una serie di sfumature che necessariamente non si notano a teatro».

Da Filumena passiamo ad altro. I progetti per l'avvenire? Eduardo ci parla immediatamente del lavoro che sfa facendo per realizzare «La paura numero 1». Tutti ricordano il successo del lavoro teatrale omonimo, una impressionante commedia sulla psicologia di un uomo che vede accentuarsi attorno a sé il periodo di guerra e cerca disperatamente di difendersi. Eduardo attore, ci dava, nella Paura, una delle sue più belle e drammatiche Interpretazioni. Ma non In vedremo nella riduzione cinematografica.

«Di questo film sarò soltanto regista».

«E' l’interprete?».

«Totò».

Questa si che è una sorpresa. Piacevole sorpresa, s'Intende. L'Incontro cinematografico tra Eduardo De Filippo e Totò, il noto comico napoletano, è stato già fruttifero al massimo: in Napoli milionaria Eduardo aveva sdoppiato il personaggio teatrale, affidando a Totò una parte non di protagonista. In quella parte Totò avera mostrato che le sue grandi possibilità di attore in cui critici e pubblico credono fermamente non erano una vana speranza. Totò offriva una interpretazione addirittura chapliniana del suo breve personaggio: efficacissima, di eccezionale misura, sensibile ad ogni variazione psicologica. Diretto da Eduardo, Totò aveva fatto comprendere che la sua strada non era quella del film comici dozzinali e stucchevoli: questa sua comparsa nella parte di protagonista di un film d’impegno quale è La paura numero 1 fa sperare che egli voglia seguire questa strada.

«L’aver affidato la parte di protagonista a Totò significa una accentuazione del carattere grottesco del personaggio?».

Eduardo ci risponde che questo avverrà in misura minima. Egli ha intenzione di realizzare un film fedele allo spirito dell’opera teatrale.

«Altri progetti?».

«Ce ne è uno a breve scadenza. Un progetto molto impegnativo. al quale darò vita tra pochi giorni. Dirigerò e interpreterò uno degli episodi del film I sette peccati capitali».

Anche questo è un film di cui si parla da un certo tempo. E’ nato da una produzione italo-francese ed è realizzato da un gruppo di registi italiani e francesi. In Francia sono Allegret. Noel Noel ed altri, tra cui Cayatte. In Italia è Rossellini, che ha terminato il suo episodio ed Eduardo.

«Io mi occupo dell’avarizia e dell’ira: per questo ho scolto una novella di Maupassant, Tonio».

«Ambientata in Francia?».

«Naturalmente no. Ho preso quel tanto di universale che vi è nella novella, ed ho trasferito l'nzlono in un paese del Salernitano».

E infine, torniamo a parlare del teatro. Come ogni anno Eduardo tornerà all'Elisco, a recitare le sue vecchie commedie.

«Ci sarà una novità?».

«Si. Sto preparando una commedia»

Noti ci dice altro. Soltanto il titolo. Mia famiglia, e soggiunge:

«Potrebbe venirne un bel film. Un film da cui trarre poi la commedia. Hanno detto che il mio primo film era inferiore alla commedia. In questo caso direbbero che la commedia è inferiore al film ».

E con questa maliziosa freccia del parto contro i suoi critici, Eduardo chiude l'intervista.

Tommaso Chiaretti, «L'Unità», 30 ottobre 1951

Regia di Eduardo De Filippo Con Totò, Peppino De Filippo.Sceneggiatura di E. De Filippo, Luigi De Filippo, Antonio Ghirelli, Piero Tellini dalla commedia di E. De Filippo. Produzione Golden Film e Humanitas Film

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«[...] Poi mi racconta qualcuno dei suoi progetti di cinema: dovrebbe fare, sembra, tanto Questi fantasmi! che Filumena Marturano, in film, ma sono progetti non immediati; altri invece trarranno dalla sua commedia La paura numero uno, un film, con Totò protagonista. La cosa non lo rende molto felice, ma lui ha la sua commedia nuova da scrivere.

«Questo qui — dice alludendo a un personaggio della sua commedia nuova, un tipo di professore mezzo scimunito, che tutti trattano come « ’nu guaglione », questo qui è un tipo che mi viene bene assai ». E ride piano, mettendosi a leggere a bassa voce tutta la didascalia che disegna il personaggio».

Luciano Lucignani, «L'Unità», 24 marzo 1951

1951 10 02 Il Piccolo di Trieste La paura n uno L

«Il Piccolo di Trieste», 2 ottobre 1951


Torino, dicembre

Totò s’è già impegnato per una nuova serie di film con la «Lux» e col produttore De Laurentiis che lo legherà anche per tutto il 1951. Il primo film di cui sarà interprete con Aldo Fabrizi, sotto la regìa di Steno e Monicelli, ha per titolo «Ladro e guardia». Chi dei due comici sarà la guardia e chi il ladro? Non lo sappiamo ancora.

Il secondo film sarà «Questi fantasmi» tratto dalla commedia di Eduardo De Filippo. Speriamo che Totò, sotto la regia dello stesso De Filippo, ritrovi la misura che tanto ce lo fece ammirare in «Napoli milionaria». E’ naturale che l’autore del copione e regista dei film, cioè Eduardo, sia anche interprete e che nella parte femminile abbia chiamato la sorella Titina.

La serie non è ancora terminata. Totò ha accettato di interpretare un film a fianco di Anna Magnani. Non esiste ancora il copione, non è stato ancora fissato il regista (sarà Bragaglia o sarà Mattoli?) ma la coppia (speriamo che mantengano fede alle promesse) è già stata impegnata. Durante il 1951 il programma di lavoro del comico Totò, come si vede, è abbastanza nutrito. A questi tre film di un certo impegno si devono poi aggiungere i sei o sette che girerà tra una pausa e l’altra, come per prendere un aperitivo.

I film del comico partenopeo hanno almeno questo di buono: se sono in genere negativi per ciò che riguarda copione, sceneggiatura e regìa (eccezion fatta per «Napoli milionaria») hanno per compenso la spassosa presenza di Totò che, volenti o nolenti, ci strappa la risata con una certa frequenza anche se egli si è ormai fissato su posizioni da cui dovrebbe muoversi rinnovando il suo repertorio di mossette, di finte, di lazzi.

«Il Piccolo di Trieste», 26 dicembre 1950

Gaetana e il cavallo bianco, 1952 (?)

Con Totò, Giulietta Masina.Produzione Giuseppe Amato.

Cani e gatti, 1952

Regiadi Steno Con Totò, Aldo Fabrizi.Produzione Ponti-De Laurentiis.Poi realizzato da Leonardo De Mitri con Titina De Filippo e Umberto Melnati.

Progetto senza titolo, 1952

Regiadi Augusto Genina. Anni facili (1952) di Luigi Zampa, sceneggiatura Vitaliano Brancati, L. Zampa, Sergio Amidei, Vincenzo Talarico. Realizzato nel 1953 con Nino Taranto al posto di Totò.

Un film, 1953

Produzione Excelsa Film. In Ferraniacolor.

Noi uomini, 1953

 

Totò morto di sonno, 1954

di Eduardo De Filippo Sceneggiatura di E. De Filippo e Giuseppe Marotta.

Totò e figlio, 1954

Con Totò e Alberto Sordi. Produzione Excelsa Film.

Un film muto, 1954

Uno dei grandi sogni di Totò, mai realizzato. Proposto ai produttori Ponti e De Laurentiis con sceneggiatura di Age e Scarpelli.

Totoscope, 1955

 

Totò-calcio, 1955

 

Totò e il controfagotto, 1955

Produzione Lux Film.

Il teatro delle 15 novità

1955 11 29 Il teatro delle 15 novita

Roma, 13 ottobre.

[...] «Questo significa, forse, un radicale mutamento dei programmi?», gli chiediamo.

«Assolutamente no. Il programma resta immutato, tanto è vero che in questi giorni si inizieranno le riprese del primo film di mia produzione, il cui spunto è tratto dalla commedia di Novelli: "Coraggio" ed avrà ad interpreti Gino Cervi, Gianna Maria Canale... e Totò. A quel primo, seguiranno due film in preparazione: "La banda degli onesti" e "Don Pietro Caruso"». Fin qui, sono parole di Totò. Ma tutti sanno che egli accarezza un altro grande progetto cinematografico, e cioè di dar nuova vita filmistica al «Don Chischiotte». [...] «A prescindere — aggiunge Totò — dalla mia partecipazione allo spettacolo di Giuseppe Marotta che il Teatro delle 15 Novità diretto da Maner Lualdi allestirà a Milano nel prossimo novembre, sempre limitatamente al termine del film che oggi comincio a girare a Tirrenia con un mese di ritardo». [...]

Alberto Ceretto, «Corriere della Sera», 14 ottobre 1955

Don Pietro Caruso, 1956

Sceneggiatura Ettore M. Margadonna dall’atto unico di Roberto Bracco. Produzione D.D.L.


"A prescindere": il nuovo spettacolo che il comico napoletano sta per allestire non uscirà dallo schema ormai classico, e sarà di eccezionale prestigio

Roma, 13 ottobre.

Totò tornerà alla rivista, senza per questo abbandonare lo schermo. Ce ne ha dato l’annuncio il principe Antonio De Curtis, cioè quel distinto, elegante, cordiale e Impeccabile signore che è Totò, quando abbandona il tubino, la finanziera nera, la maschera comica, ed entra nella vita reale, di ogni giorno. E' un annuncio, in certo modo, sensazionale, perchè proprio in questo stesso salotto del suo ufficio, dove stiamo piacevolmente conversando, noi due soli, nel marzo scorso, durante un’affollatissima conferenza-stampa punteggiata di lampi di fotografie e di cocktails, Antonio De Curtis annunciò che aveva ormai dato un addio per sempre alla scena, e che, appena conclusi gli impegni cinematografici da cui era legato come attore, avrebbe intrapreso egli stesso la produzione cinematografica.

«Questo significa, forse, un radicale mutamento dei programmi?», gli chiediamo.

«Assolutamente no. Il programma resta immutato, tanto è vero che in questi giorni si inizieranno le riprese del primo film di mia produzione, il cui spunto è tratto dalla commedia di Novelli: "Coraggio" ed avrà ad interpreti Gino Cervi, Gianna Maria Canale... e Totò. A quel primo, seguiranno due film in preparazione: "La banda degli onesti" e "Don Pietro Caruso"». Fin qui, sono parole di Totò. Ma tutti sanno che egli accarezza un altro grande progetto cinematografico, e cioè di dar nuova vita filmistica al «Don Chischiotte». [...]

Alberto Ceretto, «Corriere della Sera», 14 ottobre 1955

Don Chisciotte, 1956

In Technicolor e Cinemascope. Produzione D.D.L.

Pinocchio, 1956

Produzione D.D.L.

E non é improbabile che giunga alla stampa nei prossimi giorni qualche convocazione simile a quella che ha raccolto nei giorni scorsi un certo numero di .giornalisti nell'appartamento di viale Buozzi ai Parioli del urlncipe Antonio De Curtis Focas Comneno. Questo è il vero nome di Totò, il quale durante la conferenza-stampa alla quale potrebbe darsi un titolo adatto ad un film del popolarissimo comico: ad esempio «Totò diventa buono»... ha annunciato la nascita di una nuova Casa di produzione, la «DDL», da lui costituita insieme a Libassi e De Laurentiis, con l'intento di sfornare solo pellicole ad alto livello artistico.

Abbandonando insomma con il film attualmente in lavorazione «Capostazione» diretto dal regista Paolella il genere di comicità che sembrava essergli caratteristico, Totò ha dichiarato: «Non voglio più fare film vietati ai minori di sedici anni. Ho ricevuto molte lettere di ragazzi che mi pregano di fare film adatti anche per loro; cosi ho deciso di non interpretare soggetti scadenti e di pessima lega. In questi ultimi tempi ho rifiutato diversi contratti. Dei miei quarantadue film sono rimasto soddisfatto di pochissimi; giustamente la critica è stata spesso dura con me. Se per l'avvenire sbaglierò reciterò il " mea culpa "; ma spero proprio che questo non accada». La casa di produzione dell'attore e regista l'attore ha già in cantiere la riduzione di un romanzo di Novelli, la cui lavorazione, cui parteciperà Gino Cervi, già scritturato, inizierà in autunno; poi sarà la volta di «Pinocchio»: «Sarà Pinocchio — ha detto Totò ai giornalisti — come l'ha inteso e l'ha descritto Collodi, anche se la vicenda sarà trasferita ai tempi nostri».

Ma non sono finiti gli annunci a sensazione: se lo schermo perde i popolarissimi lazzi di Totò, almeno come il pubblico si era abituato a conoscerli [..]

«Stampa Sera»,17 maggio 1955

Totò e Peppino mariti imbroglioni alias Totò, Peppino e i promessi sposi, 1957

di Camillo MastrocinqueCon Totò, Peppino De Filippo, Giulia Rubini, Teddy Reno.Produzione D.D.L.
Tratta da "Les Dominos Roses" di Hannequin e Delacour, "Duje mante ’mbrugliune" di Eduardo Scarpetta (1880) racconta le disavventure di Felice ed Errico, in un lussuoso restaurant per incontrare due donne misteriose che sono in realtà le loro mogli mascherate. La situazione centrale, i due sprovveduti alle prese con le donne e il conto salato da pagare, è tipica dei film di Totò e Peppino. Il film, a cui avrebbe dovuto prendere parte anche Teddy Reno, avrebbe dovuto essere diretto da Camillo Mastrocinque nel maggio 1957.

Totò e Peppino in Via Veneto alias Totò, Peppino e le manie del giorno, 1957

Regiadi Steno Con Totò, Peppino De Filippo, Gabriele Tinti, Valeria Moriconi. Produzione D.D.L.doveva essere girato da Steno nel settembre 1957. Realizzato da Sergio Corbucci nel ‘60 col titolo Totò, Peppino e... la dolce vita.

Souvenir russo, 1958


«Tempo», 2 settembre 1958


1958 08 28 Gazzetta del Popolo Toto A

Il principe De Curtis dovrebbe impersonare uno scienziato, capitato in Siberia con una compagnia eterogenea - La commedia, a tesi, ripropone il principio della coesistenza pacifica

Roma, 27 agosto

All'ora dell’aperitivo, nei caffè di via Veneto, si parla in questi giorni del progetto del regista russo Alexandrov di chiamare Totò a Mosca per fargli interpretare il film che ha attualmente in preparazione. Il popolare comico napoletano dovrebbe interpretare il ruolo di uno scienziato italiano coinvolto in una umoristica vicenda a sfondo internazionale. Il film si intitola «Souvenir russo» ed è una commedia brillante, genere piuttosto nuovo per il cinema sovietico. Il regista Alexandrov, del resto, ebbe recentemente a dichiarare che è sua intenzione girare tutta una serie di film allegri, nei quali la tesi dovrebbe essere presentata col sorriso sulle labbra. Nel copione che Alexandrov ha inviato a Roma, si racconta la storia di dieci passeggeri di un aereo cinese; che, perduta la rotta, atterra in una landa sperduta della Siberia.

A bordo sono un milionario americano, un compositore francese, uno studioso italiano, una avventuriera tedesca, una ballerina egiziana, uno scrittore irlandese, un medico austriaco, una ragazza russa ed una indiana. Questa eterogenea comitiva inizia un fortunoso viaggio attraverso le terre vergini della Siberia, compiendo una singolare esperienza di « coesistenza pacifica ». In un primo tempo si formano « blocchi » che riproducono situazioni politiche internazionali, ma un po' alla volta gli animi si distendono e si forma una intesa amichevole. Sullo sfondo di questa storia « a tesi », si distendono ignoti paesaggi della Siberia e dell'Asia orientale.

A quanto Alexandrov ha spiegato, il tono di tutto il film sarà estremamente brillante. La commedia è stata però la prima vittima della « guerra fredda » e questo film, che vuole essere una presa di posizione contro la formazione di blocchi contrapposti deve proprio per questa reazione essere tradotto in un linguaggio brillante. Ma forse l'elemento più interessante nell’iniziativa di Alexandrov consiste nel suo tentativo di realizzare per la prima volta un « cast » internazionale per un film russo. Egli ha infatti preso contatto con Elisabeth Taylor già dall’epoca del suo viaggio a Mosca l'anno scorso ed ha scritto a Gerard Philipe per offrirgli uno dei ruoli di « Souvenir russo ».

A Totò egli ha pensato poiché il personaggio dello studioso italiano dovrebbe essere il più dinamicamente comico e, a parere del regista sovietico, il principe De Curtis possiede la maschera più espressiva per certe situazioni farsesche. E’ stato comunque specificato che i protagonisti del film non dovranno recarsi in Siberia: l’adozione del nuovo procedimento inventato da Boris Gorbaciov permetterà infatti di girare tutte le scene d'esterno restando negli stabilimenti moscoviti. Con un procedimento a raggi infrarossi lo sfondo rimane vuoto mentre si stagliano su un’altra pellicola le silhouettes dei personaggi. Sovrapponendo questa impressione alle riprese in esterno si ha la perfetta illusione dell’azione girata realmente sui luoghi stessi dell’azione.

Alexandrov si è limitato per il momento a prospettare la possibilità di far interpretare uno dei ruoli al nostro Totò, ma senza aver ancora avanzato definitive proposte. Il comico napoletano attende pertanto di iniziare eventuali trattative, riservandosi ogni decisione.

l. cos. «Gazzetta del Popolo», 28 agosto 1958

Regia di Grigori Alexandrov, girato in Unione Sovietica con Liz Taylor, Gérard Philipe ed altre star.

1958 08 26 Corriere della Sera Filmografia virtuale intro

ROMA, 25. — Il principe Antonio Comneno De Curtis, erede della corona di Bisanzio, si accingerebbe a compiere un viaggio fino a Mosca. Corre voce, infatti, negli ambienti cinematografici che il popolarissimo «Totò» sarebbe stato invitato a partecipare al film «Souvenir russo», che il registra Alexandrov si propone di girare nell'Unione Sovietica con la partecipazione di Liz Taylor e di altri attori di prima grandezza.

«Corriere d'Informazione», 26 agosto 1958


Roma, settembre

Dunque, a quel che sembra, volevano mandare il nostro simpatico Totò in Siberia. Ma il comico si è opposto, e giacche analoghe rimostranze avevano avanzato la stessa Elizabeth Taylor, Gerard Philipe e altri noti attori internazionali che dovrebbero comporre il cast del film che il regista russo Alexandrov ha in animo di realizzare, questi si è deciso ad adottare nella lavorazione della pellicola un nuovissimo procedimento tecnico inventato da Boris Corbaciov che permetterà di girare tutti gli «esterni» restando fermi con la troupe d'attori negli «studios» di Mosca. Senza l'uso di «trasparenti» e di tracchi speciali l’azione apparirà come se si svolgesse, effettivamente, fra le nevi della Siberia, Il metodo Corbaciov si avvale delle radiazioni infrarosse e con esso lo sfondo rimane vuoto mentre In un’altra pellicola si stagliano le silhouettes dei personaggi. Questa seconda pellicola viene poi sovrapposta a quella effettivamente «girata» in esterni — nel caso in, specie in Siberia — e verrà creata la perfetta illusione che tutta l'azione sia stata girata là dov'essa si svolge ed è ambientata.

Il film, che narra una umoristica vicenda a sfondo internazionale, si intitola «Souvenir russo» ed è un genere, per essere alquanto brillante, assai nuovo e inconsueto per il cinema russo. Alexandrov ha inviato il copione del lavoro a Roma e Totò, che ha finito di leggerlo proprio in questi giorni, è in attesa di intavolare le prime trattative con Mosca. Il film racconterà la storia di dieci passeggeri di un aereo cinese che, perduta la rotta, è costretto ad atterrare nelle lande siberiane. A bordo si trovano un americano (naturalmente imbottito di dollari), un musicista francese, uno studioso italiano, uno scrittore irlandese, una bella avventuriera tedesca, una ballerina egiziana, un medico austriaco e due ragazze: una russa e una indiana, oltre al pilota cinese.

E' chiaro come questa eterogenea comitiva, tutt’altro che disposta, alla partenza, di restare insieme e unita più di quanto la durata del viaggio non avesse imposto, è costretta ora a una coesistenza forzata che nessuno di loro pare, a prima vista, voglia accettare e ammettere. Naturalmente tutti debbono, alla fine, assoggettarsi a restare uniti se vogliono trovare il modo di salvarsi (e, nazionalità a parte. alla pellaccia ci tengono tutti!) e cosi intraprendono un fortunoso viaggio attraverso le terre vergini della Siberia e gli ignoti paesaggi dell’Asia orientale.

E’ naturale che in un primo momento, con l'aria di diffidenza reciproca che spira in quel... gelido ambiente, vengono a formarsi dei «blocchi» che riproducono, ne più ne meno, le attuali situazioni politiche internazionali; ma poi, man mano che la storia «a tesi» si snoda, pur sempre in tono e in maniera brillante, e gli animi di tutti si distendono e viene a formarsi una atmosfera di amichevole comprensione e di altrettanto amichevole intesa, questi «blocchi» finiscono per sparire e il lavoro raggiunge l’intesa originaria e il compito iniziale che è quello di una netta presa di posizione contro la formazione di «blocchi contrapposti».

Alexandrov, che ha pensato di girare — da ora in poi — tutta una serie di film allegri e brillanti, cioè con un linguaggio artistico assolutamente nuovo per la cinematografia russa, realizza con l'iniziativa di «Souvenir russo» un elemento veramente nuovo e inedito: cioè a dire un film internazionale, non solo come azione ma, anche, come «cast». Cosa mai, prima d’ora, avvenuta per un film russo. Come abbiamo detto dovrebbero essere interpreti del film Elizabeth Taylor, la vedova di Mike Todd (con la quale prese i primi accordi in merito durante il suo viaggio in Russia) e l’attore francese Gerard Philipe, oltre ad altri.

Al nostro Totò, Alexandrov ha invece pensato perchè il personaggio dello scienziato italiano dovrebbe essere il più comico fra tutti e il principe De Curtis possiede, a suo dire, «la maschera più espressiva per certe situazioni farsesche».

E’ sperabile che la vicenda umoristica progettata dal regista russo venga realizzata in celluloide. Totò, come ha simpaticamente dichiarato seduto a un tavolo di via Veneto, a Roma, non vede l’ora di partire perchè vuol fare quest’al-tra esperienza. «Per l’abbigliamento — ha detto — mi farò consigliare dal sarto siciliano Litrico. Egli è stato recentemente in Russia e, così, eviterà di farmi fare, giungendo oltre cortina, delle brutte figure. Ricordate quando mi fecero andare a Milano, assieme al carissimo Peppino De Filippo, vestito (e imbottito) come se fossi dovuto andare in Siberia? Beh, questa volta non vorrei andare in Russia vestito come se andassi a... Milano!».

E S. A. il principe... ecc. ecc. De Curtis conclude facendo con le labbra quella mimica che gli è, ormai, assai caratteristica e che non sapremmo, qui, evidentemente come descrivere.

Aldo Magnano, «Piccolo Sera», 3 settembre 1958

Tutti a casa, 1958

Regiadi Mario Monicelli Con Vittorio Gassman, Totò. Realizzato nel ’60 da Luigi Comencini con Alberto Sordi e Eduardo De Filippo.

Il giudizio universale, 1958

Di Cesare Zavattini, regia Vittorio De Sica, con Totò. Girato nell'ottobre 1958 con un cast composto da molti attori di fama: Alberto Sordi, Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Paolo Stoppa, Fernandel, Renato Rascel, Silvana Mangano, Anouk Aimée, Jack Palance, Ernest Borgnine, Lino Ventura, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, senza contare i camei di Domenico Modugno e Mike Bongiorno nella parte di loro stessi.

1958 09 28 Noi Donne Il giudizio universale Filmografia virtuale intro

Torna cosi alla ribalta la più famosa coppia del cinema italiano: copione di Cesare Zavattini, regia di Vittorio De Sica. Sarà il film-principe della stagione, non soltanto per il prestigio artistico che circonda la celebre coppia ma anche per i nomi degli interpreti. De Sica, infatti, ha saccheggiato l’almanacco di Gotha di Cinecittà: Gina Lollobrigida, Silvana Pampanini, l’intramontabile Totò, il comico numero uno Alberto Sordi, Aldo Fabrizi, il «piccoletto» Rascel, Eduardo De Filippo, Vittorio Caprioli e perfino la «diva» parigina Martine Carol. [...] « Noi due andiamo molto bene insieme », dice Zavattini rivolto a De Sica. E' un fatto: metà del prestigio del nostro cinema è costruito sulla collaborazione di questi due uomini di talento, che sanno insieme « fare spettacolo » e agitare idee».

Giorgio Bontempi, «Noi donne», 28 settembre 1958

Ferdinando I re di Napoli, 1959

Regia di Gianni Franciolini. Realizzato senza Totò.

Vacanze d'inverno, 1959

Regia di Camillo Mastrocinque. Prevista la partecipazione di Totò, fu realizzato con con Alberto Sordi, Vittorio De Sica, Michèle Morgan, Christine Kaufmann, Eleonora Rossi Drago.


Totò si accinge a partire, tra qualche giorno, per Cortina d'Ampezzo, dove raggiungerà la « troupe » del film « Vacanze d’inverno », di cui il regista Camillo Mastrocinque ha dato il primo « giro di manovella ». Alle riprese parteciperanno Michèle Morgan, Alberto Sordi, Cristina Kauffmann, Pierre Cressoy».

«Corriere d'informazione», 12 febbraio 1959

Il carro di Dionisio, 1959

Totò in un film storico, nel personaggio mitologico di Filace.


Totò greco - Il principe Antonio De Curtis, commeno Lascaris di Bisanzio, più conosciuto come Totò, si accinge a partire per la Sicilia, dove lavorerà in un film nelle vesti di Fliace, una specie di « Pulcinella » dell'antica Grecia. Si tratta di un film intitolato: «Il carro di Dionisio»

«Corriere della Sera», 30 settembre 1958

Io e il federale, 1960

Regia di Giorgio Bianchi Con Totò e Vittorio De Sica.Realizzato nel ’61 da Luciano Salce col titolo Il federale, con Ugo Tognazzi e Georges Wilson.


«Nel “Federale”, il nuovo film di Tognazzi diretto da Luciano Salce, vengono raccontate le vicende di due uomini profondamente diversi per idee e per sentimenti, che da una fiera inimicizia passano ad una umana e leale comprensione.»

«Tempo», anno XXIII, n.26, 1 luglio 1961

Totò e i suoi cognati, 1961

 

Il giudizio universale, 1961

Regiadi Vittorio De Sica Realizzato senza Totò.

Anni ruggenti, 1962

Regiadi Luigi Zampa Realizzato senza Totò.

Un film sui frati di Mazzarino, 1962

Dopo il caso dello smemorato di Collegno, il produttore Buffardi ne affronterà un altro di recente e scottante interesse: porterà sugli schermi il processo di Mazzarino, con Totò nella parte di un barbuto frate

l. b., «La Stampa», 3 giugno 1962

Totò in orbita, 1962

 

L'onorevole Totò, 1962

Il regista Frank Capra si è interessato ad un soggetto scritto da Giovanni Adessi o Vincenzo Talarico per un film che dovrà essere interpretato da Totò. La pellicola sarà intitolata L'onorevole Totò; in essa si racconteranno le disavventure di un commerciante di pomodori napoletano che si dà alla politica. L’interessamento del grande regista americano per il soggetto de L'onorevole Totò ha fatto pensare che Capra voglia dirigere questo nuovo film del principe Antonio De Curtis.

«Corriere della Sera», 19 aprile 1962


«Corriere d'Informazione», 22 aprile 1962

I giorni contati, 1962

Regiadi Elio Petri Realizzato con Salvo Randone al posto di Totò.

Esame di guida - Tempo di Roma, 1963

Produzione franco-italiana diretta da Denys de La Patellière; film uscito nel 1963, basato sul romanzo dello scrittore belga Alexis Curvers. Con Charles Aznavour, Arletty, Gregor von Rezzori, Marisa Merlini, Serena Vergano, Monique Bertho, Gianrico Tedeschi. Era prevista la partecipazione di Totò.


Attualmente, Aznavour sta dando vita ad un singolare personaggio in Tempo di Roma, con Totò, Arletty, Marisa Merlini e Serena Vergano, sotto la direzione di Denis De la Patellière. Per l'occasione si è trasformato in una guida turistica autorizzata che fa del suo meglio per essere all'altezza della situazione senza riuscirvi però. Porta in giro turisti d'ogni paese che visitano la Capitale, La sua preparazione è affrettata e piena di lacune. Uno strano e bizzarro, concorso che ha vinto gli permette di svolgere, l'ambita professione di «guida», ma i gloriosi ruderi e la storia dell'antica Roma gli sono assolutamente sconosciuti[...]

Gino Barni, «Stampa Sera», 1 giugno 1962

Il mostro di Roma, 1964

di Steno Con Totò, Boris Karloff.Soggetto e sceneggiatura Alessandro Continenza e Steno. Prodotto da Gianni Buffardi. Poi realizzato con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia col titolo Un mostro e mezzo

La (Ri)cotta, 1964

Regiadi Pier Paolo Pasolini Con Totò, Rossana Di Rocco.

Sottosopra, 1965

Con i capelli alla «Beatles» ed una chitarra elettrica impugnata come fosse un mitra, scatenato in canzoni indiavolate ed in «contorcimenti» da urlatore, ecco come apparirà Totò nel suo prossimo film. Si tratta di «Sottosopra», una pellicola ad episodi che avrà fra gli attori anche Adriano Celentano. Il dinamico cantante sarà protagonista del primo episodi dal titolo «May fair boy» e che vorrà essere una feroce satira dei sistemi oggi usati per raggiungere la fama nel mondo della musica leggera. Il secondo episodio sarà interpretato da Fabrizio Capucci e da Orietta Berti, ma il più insolito sarà il terzo, che vedrà l'inedita edizione di Totò vestito da «Ringo». Il principe De Curtis reciterà accanto a Gino Santercole.

«La Stampa», 31 luglio 1965

La cattura, 1965

di Alberto Lattuada Dalla novella di Luigi Pirandello

Cupido 7, 1966

Soggetto di Renato Dall'Ara e Benedetto Benedetti, regia di Renato Dall'Ara, sceneggiatura di Tullio Pinelli e Rodolfo Sonego. Con Totò, Gastone Moschin, Nino Castelnuovo, Paola Pitagora, Eli Wallach, Dominique Boschero, Tiberio Murgia, Do Amaral e Walter Santesso.


Cuneo, 21 gennaio.

Eli Wallach (il «brutto» dell'ultimo western di Sergio Leone), Totò, Gastone Moschin, Nino Castelnuovo e Paola Pitagora (i due giovani attori che danno vita al personaggi di Renzo e Lucia nel «Promossi sposi» televisivi), saranno impegnati al primi di marzo nello riprese di un film concepito e ambientato in provincia di Cuneo. [...] La trama mota attorno a «Cupido», un immaginario sensale di matrimoni che si rifà a un personaggio realmente esistente in un piccolo centro dello Langhe. Per un modico compenso si adopera a combinare matrimoni fra contadini scapoli del Cuneese e giovani donne del Meridione. [...] Le riprese di «Cupido 7» si svolgeranno nello Langhe e sulle montagne che fanno corona a Cuneo e a Mondovì. Una troupe scondorà por circa duemila metri nelle viscere dol sottosuolo (forse nelle grotte di Bossea o in quella dol Caudano), per girare alcune spettacolari sequenze. Il cast degli attori dovrebbe essere completato da Dominique Boschero, che interpreterà se stessa, cioè la pastorella della Val Varaita divenuta stella dol cinema, Tiberio Murgia, la giovane attrice portoghese Do Amarai e Walter Santesso, il «paparazzo» de «La dolce vita.

n. m., «La Stampa», 22 gennaio 1967


«Gazzetta d'Alba», 1 febbraio 1967

«Il Piccolo», 15 febbraio 1967

Ritorno a teatro, 1966

Il principe De Curtis intende allestire una commedia ambientata ai nostri giorni - Dai film di cassetta a quelli «impegnati»

Roma, martedì sera.

«lo sono un attore educato — dice Totò. — Educato a non dire porcherie e a non giocare coi doppi sensi. Ma la televisione di ciò non tiene conto: fa lavorare con la camicia di forza, impone una censura che è davvero eccessiva. E poi oi sono troppi funzionari responsabili di una trasmissione. Ciascuno trova la mossa o la battuta che gli dà fastidio. E ciascuno richièda il suo bravo taglio, coi risultati che si possono immaginare».

Il comico napoletano ha lavorato tre mesi negli studi televisivi di Milano e Roma. Per la regìa di Daniele D'Anza ha registrato dieci puntate di uno show che andrà in onda a partire dal mese prossimo, Tuttototò: sei numeri che costituiscono una antologia del suo repertorio teatrale e cinematografico, dal '37 al '50 circa; ed altri quattro che, in una curiosa mescolanza di canzoni e poesia spesso inedite firmate da Curtis, sono una satira di costume del mondo moderno scritta per l'occasione da Mario Corbucci. Per l'attore quasi settantenne questo è praticamente il suo debutto televisivo, «ho rimandato l'appuntamento con il piccolo schermo per dodici anni — egli dice. — Poi ho capitolato. Era quasi doveroso per me che ho fatto di tutto: la commedia dell'arte e il varietà, la prosa e la rivista, il cinema e l'operetta».

Minuto, il viso pallido e scarno, il principe Antonio De Curtis è un signore cortese, con un fondo di malinconia che la timidezza dei gesti tradisce. Abita in una casa che nulla vieta di definire regale, ai piedi dei Parioli. Amministra le sue energie e le ore della giornata con oculata parsimonia. Dispone di uno stuolo solerte di camerieri, segretari ed autisti. E lavora. Quarantacinque anni di carriera e centocinquanta film all'attivo. Fino a poco tempo addietro ne «girava» cinque-sei all'anno. Oggi il ritmo è meno sostenuto, ma non per volontà sua.

«Con l'allenamento che ho — spiega — un film non è certo una fatica». In questo periodo, ad esempio, di giorno è impegnato nelle riprese di un episodio, di sera nel doppiaggio di quello precedente e nei ritagli di tempo presiede riunioni d'affari, scrive poesie, canzoni e persino una commedia. Ma le sue cure, maggiori continuano ad andare a Totò. Questa è la sua invenzione-capolavoro. Una maschera che da quarant'anni fabbrica ilarità e milioni.

Recentemente un cinema più sofisticato, meno popolare, è venuto a lui. Gli ha fatto interpretare personaggi letterari, moderni, amari e satirici, con registi come Lattuada e Pasolini. Ma il principe De Curtis non ne è colpito. «Io sono un artista — dice con meritata immodestia, — Artista al cento per cento. So fare il comico e il drammatico, il patetico e il brillante. Posso fare tutto: è il mio mestiere». Per la prossima stagione spera di presentarsi al pubblico con una sua compagnia di prosa ed un suo testo, una commedia di costume ambientata ai giorni nostri. Ma non sarà un addio. Anzi. Con un guizzo di sfida nella voce, dichiara divertito: «Mi ritirerò quando non ne potrò più. Ma ciò non succede subito. Ho ancora tanto spirito in corpo, come diciamo a Napoli».

L. Madeo, «Stampa Sera», 6 dicembre 1966

1966 02 11 Stampa Sera Filmografia virtuale intro

L'attrice non è riuscita a serbare il segreto - Accanto a lei tornano alla prosa Ugo Tognazzi o Totò

ROMA, venerdì sera.

Rosanna Schiaffino debutta nel teatro di prosa: la febbre del palcoscenico ha contagiato anche lei. Con la protagonista de «La mandragola» reciterà Totò, e, forse, Ugo Tognazzi. Sono anni che i due attori hanno dimenticato il teatro per il cinema, ma Mastroianni-Valentino insegna ed il '66 passerà alla storia come l'anno dei ritorni. Il debutto del trio è fissato per settembre, proprio all'inizio della nuova stagione di prosa.

Non si conosce ancora il titolo della commedia, ma questo è naturale perché è senz'altro difficile scegliere un testo che possa conciliare le esigenze di tre protagonisti. Una cosa è sicura: sarà una commedia brillante, forse con musiche e canzoni « Per recitare in teatro — ha detto la Schiaffino — ho rifiutato offerte di produttori italiani e stranieri. La notizia del mio debutto doveva restare un segreto ancora per qualche tempo, fino a quando la cosa non fosse stata certa al cento per cento, ma la mia gioia è tale che non posso fare a meno di rivelarla. Confesso che l'idea di recitare in palcoscenico, di dover affrontare ogni sera il giudizio del pubblico, mi spaventa. Ma è proprio per questo, per provare emozioni e sensazioni che il cinema non può darmi, che ho deciso di tentare ». [...] «Non lascio il cinema — dice — le recite della commedia mi terranno impegnata per tre-quattro mesi, poi tomo sul "set", come hanno fatto tutti, dalla Vitti a Mastroianni. [...]

Luca Giurato, «Stampa Sera», 11-12 febbraio 1966

Pinocchio, 1966/1967

Regia di Pier Paolo Pasolini Con Totò (Geppetto), Ninetto Davoli (Pinocchio), Vittorio Caprioli (il Gatto), Franca Valeri (la Volpe).

1966 02 22 Piccolo di Trieste Filmografia virtuale intro

Roma, 21

«Vorrei chiudere la mia carriera in bellezza, tornando al mio vecchio amore: il teatro. Formare una mia compagnia di rivista, anzi, di prosa comica, che mi dia l’occasione di interpretare ancora una volta quei personaggi che si adattano alla mia personalità, al mio temperamento: personaggi comici, sì, ma che sfociano poi nel lato umano».

E’ Totò che parla, seduto all’ombra di una roulotte, in uno degli ingressi del Colosseo. Sta girando con Silvana Mangano, Ninetto Davoli e Laura Betti, il quarto episodio, diretto da Pier Paolo Pasolini del film «Le streghe». «Sono contento — dice il principe de Curtis — di lavorare ancora una volta con Pasolini. Per il film ”Uccellacci e uccellini”, il primo che abbiamo girato insieme, ho avuto da tutti elogi e belle parole. Naturalmente spero di far centro anche stavolta».

Totò per quest'anno almeno, come noto, non farà il suo rientro in teatro. Ha rinunciato a presentare allo Stabile di Roma i tre atti di Raffaele Viviani che Peppino Patroni Griffi gli aveva proposto. Era un ritorno molto atteso, che è stato però soltanto rimandato. Totò, tra l’altro, sta scrivendo una commedia che naturalmente interpreterà egli stesso. «Da buon napoletano — dice — io sono superstizioso. Per questo non desidero dire niente: nè il titolo nè il contenuto del mio lavoro». E’ certo, però, che vi sarà un personaggio che si adatti alla «maschera» di Totò, che gli dia modo, insomma, quando ritornerà a calcare le scene, di esprimere la sua arte, la sua sensibilità, la sua umanità.

Tra i suoi futuri progetti cinematografici un posto partico. lare occupa la sua partecipazione al prossimo film di Nelo Risi, «Pinocchio», nel quale Totò interpreterà la parte di Geppetto.

«Il Piccolo», 22 febbraio 1966

Il viaggio di G. Mastorna, 1966/1967

Regia di Federico Fellini Con Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Totò, Fanfulla, Vittorio De Sica, Carlo Dapporto, Macario, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Wanda Osiris, Mina.Prodotto da Dino De Laurentiis


Il nuovo film di Federico Fellini ha cambiato titolo. Non si chiamerà più «Universo assurdo» ma «Il viaggio di G. Mastorna ». Protagonista è confermato Marcello Mastroianni. Accanto all'interprete di «Otto e mezzo» appariranno Mina, Totò, Macario, Dapporto. De Vico, Fanfulla. Vi sarà una parte anche per Vittorio De Sica. Manca solo l'attrice protagonista. [...] Le riprese del nuovo film, che verrà girato in bianco e nero si inizieranno il 29 agosto. La vicenda, ideata da Fellini, Brunello Rondi e Dino Bussati avrà un intreccio da film giallo, con una storia avventurosa. Mastorna — che per tutto il film inseguirà un oggetto smarrito — è un violoncellista che suona a Santa Cecilia nelle orchestre da concerto e in quelle che incidono le colonne sonore dei film.

l.g., «La Stampa», 30 giugno 1966


Marcello Mastroianni, Mina,Totò, Macario, Dapporto e Vittorio De Sica saranno i protagonisti del nuovo film di Federico Fellini, che doveva Intitolarsi «Universo assurdo» e avrà Invece un titolo ancora più inconsueto, «Il viaggio di G. Mastorna». «L'elenco degli interpreti — ha dichiarato il regista — è completo. Manca solo un'attrice protagonista. Non posso utilizzare mia moglie, Giulietta Masina, perché il personaggio non le si addice. Penso a una donna sensuale, un po’ funebre e un po’ clownesca. Potrebbe essere Shirley Mc Laine, ma anche Anouk Aimée o Vanessa Redgrave.

Le riprese del «Viaggio di G. Mastorna» avranno inizio il 28 agosto e dureranno quattro mesi. Soggetto e sceneggiatura sono dello stesso regista, in collaborazione con Brunello Rondi e Dino Buzzati. « Il film — ha detto Fellini — ha un intreccio da film giallo, con una storia estremamente avventurosa. Il viaggio di Mastorna non è immaginario ma concreto. V’è molta differenza tra ”Otto e mezzo” e il mio nuovo lavoro. La trama avrà un intreccio ben costruito, senza lasciare niente all'interpretazione dello spettatore».

Mastorna sarà un violoncellista che torna in una città a lui nota alla ricerca di un oggetto smarrito, che crede di poter ritrovare. A questa «caccia al tesoro», cominciata quasi per gioco, prendono parte a poco a poco, in modo sempre più angoscioso, tutti gli abitanti della città, che di colpo non avrà più i caratteri consueti ma altri, nuovi ed imprevisti».

l.g., «Stampa Sera», 1 luglio 1966

Fidanzamento all’italiana, 1966

Soggetto di Antonio de Curtis e Carlo Croccolo.

Il circolo Pickwick, 1967

Regia di Ugo Gregoretti. Sceneggiato televisivo.Realizzato con Tino Buazzelli al posto di Totò.

Cera una volta..., 1967

Regia di Ugo Gregoretti. Sceneggiato televisivo.Realizzato con Tino Buazzelli al posto di Totò.

Tre opere di Raffaele Viviani, 1967


Roma, 18 ottobre.

Totò non tornerà per quest'anno sulla scena. Sembrava che questo ritorno dovesse avvenire nello spettacolo tratto dal mondo teatrale di Raffaele Viviani che sarà allestito dallo «Stabile» di Roma, con la regìa di Patroni Griffi, ma poi si seppe che questa prospettiva non si sarebbe concretata. E oggi Totò ha precisato ad una agenzia di stampa: «Patroni Griffi mi aveva offerto di rappresentare tre atti di Raffaele Viviani al Teatro Stabile di Roma. Io avevo accettato in linea di massima, ma mi ero riservato di decidere definitivamente quando avessi letto il copione; e, pur rispettando molto questi lavori, non mi sono sentito di portarli sulla scena; a mio parere sono personaggi, cioè, che non si adattano alla mia personalità».

Quanto alla sua attività futura, Totò ha detto che sta scrivendo una commedia e ha aggiunto: «Vorrei chiudere la mia carriera formando una mia compagnia di prosa».

«Corriere della Sera», 18 ottobre 1966


Luigi Compagnone, «Radiocorriere TV», 1969

Testo di Raffaele Viviani, opera teatrale riadattata da Giuseppe Patroni Griffi, con  Pupetta Maggio, Franco Sportelli, scene di Ferdinando Scarflotti.

1966 07 21 La Stampa Teatro Filmografia virtuale intro

L'attore ha accettato la proposta del regista Patroni-Griffi Una ricostruzione della Napoli del primo dopoguerra

Roma, giovedì sera.

Dopo lunghi anni di assenza Totò ritorna al teatro. Peppino Patroni Griffi, ha proposto all'attore napoletano alcune commedie di Raffaele Viviani. Totò, che da tempo accarezzava l'idea di ricalcare le scene, ha accettato con entusiasmo: «Mi piace. Lo faccio».
Per il ritorno al teatro di Totò sono stati scelti tre lavori: «Caffè di notte e giorno», «Musica di ciechi», «Toledo di notte». In «Caffè di notte e giorno» l'attore impersonerà Giacomino, il popolare cameriere dall'aspetto sofferto, magro, macilento, grottesco quasi nel suo frak consunto, ma sempre pronto al commento salace, all'osservazione acuta ed arguta, «uno spiritaccio ironico dovuto alla consuetudine dell'osservazione forzata e contatto con i suoi strani clienti di notte e di giorno», come lo descriveva lo stesso Viviani.

Totò ha seguito Viviani negli anni «favolosi» del Salone Margherita, quando l'autore, apprezzatissimo anche come comico, calcava le scene. Ne ha conosciuto quindi dal «vivo» lo stile e la comicità, due aspetti che ora egli riproporrà nel ruolo di Giacomino, al centro di una miriade di personaggi che popolavano nel 1918 il caffè di via Toledo.

Accanto a Totò saranno Pupetta Maggio, Franco Sportelli e altri, per lo più attori napoletani. Le scene saranno di Ferdinando Scarflotti. Questi si propone di ricostruire la Napoli del '18, con i «guappi» in abbigliamenti sgargianti, i giovanotti «di belle speranze» coperti di stracci, di miseria, ma comunque sempre protestatari e soprattutto caustici e ironici.

Di Totò si parla anche quale probabile interprete di Geppetto, nelle «avventure » di Collodi: Pinocchio è stato un «cavallo di battaglia» dell'attore.

«Stampa Sera», 21 luglio 1966


Roma, 21 luglio.

Dopo lunghi anni di assenza Totò ritorna al teatro: Peppino Patroni Griffi ha infatti proposto all’attore napoletano alcune commedie di Raffaele Viviani. Totò, che da molto tempo accarezzava l'idea di ricalcare le scene, ha accettato con entusiasmo.

Per il ritorno al teatro dell’attore napoletano sono stati scelti tre lavori: Caffè notte e giorno, Musica di ciechi, Toledo di notte. In Caffè di notte e giorno, Totò impersonerà Giacomino, il popolare cameriere dall'aspetto sofferto, magro, macilento, grottesco quasi nel suo frac consunto, ma sempre pronto al commento salace, all'osservazione acuta ed arguta, « uno spiritaccio ironico dovuto alla consuetudine dell’osservazione forzata a contatto con i suoi strani clienti di notte e di giorno», come lo descriveva lo stesso Viviani.

Di Totò si parla anche quale probabile interprete di Geppetto, nelle Avventure di Collodi.

«Corriere d'Informazione», 21 luglio 1966

Il malato immaginario, 1967

Di Moliére, riadattato da Sandro Bolchi

Star presenta Totò - Il ciclo, 1967

Di Giuliano Biagetti Spot per il doppio brodo Star. Prodotti dall’agenzia Fotogramma. Non completati

Il padre di famiglia, 1967

Regiadi Nanni Loy.Con Nino Manfredi, Leslie Caron, Totò.Totò è sostituito da Ugo Tognazzi.

Arabella, 1967

Regiadi Mauro Bolognini Realizzato con Terry Thomas al posto di Totò.

Geminus, 1967

Regia di Luciano Emmer Sceneggiato tv in cinque puntate.

I fratelli Cuccoli, 1967

Dal romanzo di Aldo Palazzeschi.

Due film TV

Regia di Daniele D’Anza Da racconti di Salvatore di Giacomo e O. Henry.

Le avventure del Re Magio Randagio e il suo Schiavetto Schiaffo, 1967

Regiadi Pier Paolo Pasolini Con Totò, Ninetto Davoli.

Mandolini, 1967

Regiadi Pier Paolo Pasolini Con Totò, Ninetto Davoli.

Biopic su Totò, 1997/2005

In occasione del centenario della nascita di Totò, si pensò ad un film per la TV in due puntate ambientato tra la fine dell'ottocento e gli inizi del novecento, ispirato al film "Siamo uomini o caporali?". Non un film biografico, la figura di Totò non compariva, ma la storia di un ragazzo che affronta la vita dell'epoca con tutti i suoi problemi. Un ragazzo che, nonostante i contrasti, sogna una grande carriera teatrale. Il film doveva andare in onda su Rai Uno, circolava il nome di Sergio Castellitto. Lo stesso progetto viene riproposto nel 2005; l'attore che interpreterà Totò, dovrà però essere sconosciuto. Liliana Castagnola sarà Laura Morante, la moglie Diana Monica Bellucci e la madre di Totò Liliana de Curtis.


Un film tv celebrerà il centenario della nascita di Totò. Il 15 febbraio del 1898 Napoli dava i natali al principe della risata, e per febbraio dell'anno prossimo una serie di manifestazioni, organizzate con la collaborazione dell'associazione «Antonio De Curtis», ricorderanno la ricorrenza. Tra queste, un film tv in due puntate che prende spunto anche dal libro «Siamo uomini o caporali?».

«Un film non facile da realizzare - spiega Liliana De Curtis, la figlia di Totò - abbastanza costoso perché in costume, ambientato tra la fine dell'800 e i primi del '900. Ma nessuno, però, reincarnerà il principe della risata per il piccolo schermo: non cerchiamo un imitatore, sarebbe grottesco. Totò nel film non ci sarà fisicamente, anche se sarà presente. Anche per questo è un film complicato». Insomma, non proprio una biografia del grande comico: «La storia è quella di un ragazzo che affronta la vita dell'epoca con tutti i suoi problemi».

«La Stampa», 28 marzo 1997


ROMA.

Un film tv sulla vita di Totò, sugli anni giovanili, e poi sulla grande e tragica passione che lo legò a Liliana Castagnola, la celebre «chanteuse» del caffè-concerto che non seppe reggere alla prospettiva dell'abbandono dell'attore e si tolse la vita ingoiando una manciata di sonniferi nel marzo del 1930. A interpretare la parte del protagonista dovrebbe essere Sergio Castellitto. Spiega Liliana De Curtis, che per volere del padre porta il nome della soubrette: «Insieme con Matilde Amorosi ho scritto una scaletta per la sceneggiatura, inizialmente il progetto aveva risvegliato l'interesse della Rai e si era fatto il nome di Castellitto. Adesso spero che, in occasione del centenario, l'idea venga ripresa. Oltre che essere un film su Totò, sarebbe un affresco sulla Napoli del primo Novecento».

L'altra impresa importante che nel prossimo anno dovrebbe essere realizzata riguarda l'inaugurazione del Museo di Totò, collocato nel Palazzo dello Spagnuolo, due piani nel cuore del quartiere Sanità, quello dove Totò nacque. «A settembre - spiega Liliana De Curtis - cominceranno, con l'aiuto del Comune, i lavori di ristrutturazione. Abbiamo intenzione di mettere in piedi una struttura multimediale, un museo "attivo" dove, oltre alle mostre di fotografie, costumi, carteggi, documenti, troverà spazio una scuola di recitazione. Siamo aperti a qualunque tipo di contributo esterno, quindi se ci sono altre idee siamo contenti di accettarle».

[f. c], «La Stampa», 13 agosto 1997


«Un film tv celebrerà il centenario della nascita di Totò. Il principe della risata nasceva a Napoli il 15 febbraio del 1898 e per febbraio del prossimo anno partiranno una serie di iniziative e manifestazioni organizzate con l'associazione «Antonio De Curtis». Tra queste, un film per la televisione in due puntate che prende spunto anche dal libro «Siamo uomini o caporali». «Un film non facile da realizzare - spiega Liliana De Curtis, la figlia di Totò - perché è piuttosto costoso, essendo in costume, ambientato tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento».

Ma nessuno, però, reincarnerà il principe della risata per il piccolo schermo. Insomma, non si tratterà proprio di una biografia del grande comico: «La storia è quella di un ragazzo che affronta la vita dell'epoca con tutti i suoi problemi. Un ragazzo con un grande amore per il teatro, nonostante tutti i contrasti per arrivare». Peri il protagonista del film tv, che dovrebbe andare in onda su Raiuno, circola il nome di Sergio Castellitto».

«L'Unità», 28 marzo 1997


«Totò cercasi. O meglio giovane attore che dia il volto al film sulla storia di Antonio De Curtis, cercasi. Al progetto stanno lavorando la figlia Liliana e la nipote Diana che lanciano l’appello: «Cerchiamo un produttore». Anche se pare che qualche contatto già ci sia. Raccontano le due donne: «Ci piacerebbe fare una co-produzione internazionale, per distribuire il film anche in Europa e negli Usa, dove sono moltissime le persone che amano Totò».

Il lavoro è lungo perché, sceneggiatura a parte, (una sorta di diario, Siamo uomini o caporali scritto dallo stesso Totò). manca tutto. In primis l’attore: «lo vogliamo giovane e sconosciuto, mai visto» confidano Liliana e Diana. Quanto al ruolo degli altri protagonisti, qualche vaga idea provano a lanciarla: «La donna che si suicidò per mio padre, la Castagnola, bella e tormentata, potrebbe farla Laura Morante — suggerisce la figlia —, la moglie di Totò, cioè mia mamma, potrebbe essere una Bellucci giovane; infine la mamma di Totò, potrei farla io. Perché no?».

L’occasione per parlare del progetto, è arrivata ieri poiché le due donne hanno ricevuto il primo Sky Cinema Award. Ovvero un premio che la pay tv ha dato sulla base di un sondaggio svolto tra i propri abbonati il film più amato è Totò, Peppino e la malafemmina, che vince a pari merito con Mystic River. Un premio anche per la migliore battuta: quando Totò e Peppino, a Milano, chiedono al vigile: «Noios volevan savoir....»

Maria Volpe, "Corriere della Sera", 23 giugno 2005


Riferimenti e bibliografie:

  • "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
  • Rassegna stampa dai quotidiani L'Unità, La Stampa, Corriere della Sera, Il Mattino