Christine Kaufmann
(Lengdorf, 11 gennaio 1945 – Monaco di Baviera, 28 marzo 2017) è stata un'attrice tedesca.
Biografia
Di padre tedesco e madre francese, inizia a seguire sin da bambina i corsi di danza presso l'Accademia di Danza Classica di Monaco di Baviera. Fa la sua primissima apparizione cinematografica a soli 9 anni, mentre appena tredicenne debutta nel cinema italiano, scelta dal regista Mario Camerini per una parte nella pellicola Primo amore.
Successivamente lavora nel filone peplum accanto a Steve Reeves nel film Gli ultimi giorni di Pompei (1959). Nel 1962 vince il Premio Golden Globe per la migliore attrice debuttante. Durante gli anni Settanta appare sul grande schermo in alcune co-produzioni italo-tedesche. Appare per l'ultima volta al cinema nel 1987 nel capolavoro Bagdad Café.
Nel 1963, a diciotto anni, sposa l'attore Tony Curtis, conosciuto sul set di Taras il magnifico, da cui avrà due figlie: Alexandra (1964) e Allegra (1966).
Abbandonato il mondo del cinema, è diventata una donna d'affari, creando una linea di prodotti di bellezza che ha avuto molto successo in Germania. Ha pubblicato alcuni libri con consigli per la bellezza ed il benessere, oltre a due autobiografie.
Christine Kaufmann è morta il 28 marzo 2017 a Monaco di Baviera a causa della leucemia, all'età di 72 anni.
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Christine Kauffman a sedici anni ha già preso parte a otto film, ma il "mestiere" non ha ancora sopraffatto la sua timidezza di adolescente. Le riesce ancora difficile fingere di baciare un uomo
Roma, maggio
Occhi celesti, dolci, un po’ tristi, viso triangolare, con le gote paffute, tipiche delle adolescenti, capelli biondi, pettinati alla moda, figura slanciata e già formata, una ragazzina e una donna al tempo stesso, con un carattere preciso, una disinvoltura da donna, età sedici anni. Quando Giuseppe Bennati conobbe Christine Kauffman, non stava più in sè dalla gioia. Subito si attaccò al telefono e chiamò Federico Zardi e Paolo Levi, i due scrittori che hanno collaborato alla sceneggiatura di Labbra rosse. e annunciò loro trionfalmente:
«L’ho trovata. E' perfetta. Proprio come ce Aeravamo immaginata. Una vera "ninfetta”. Insomma, ragazzi, è la provo del nostro film». Christine lo stava ad ascoltare divertita, scambiando ogni tanto un’occhiata d’intesa con la madre che le sedeva accanto, e appena egli terminò di parlare, disse: «Allora, se per lei va "bene, anche per me va bene; ma bisognerà tagliare una scena».
Il regista lì per lì accusò il colpo, ma poi sorvolò sul l’argomento, facendo amplissime promesse al riguardo, sicuro, come Succede spesso nel cinema. che non ci sarebbe stato bisogno di mantenerle; però la franchezza con la quale Christine aveva affrontato l’argomento gli era piaciuta. Essa aggiungeva infatti un altro elemento positivo all’idea che si era fatta di lei; e, nel seguito della conversazione, via via che la ragazza parlava nel suo italiano un po’ gutturale, misto a tedesco, alternando battute di spirito proprie di un adulto con espressioni ingenue, o quasi, scivolando sui punti difficili con una' verve piena di malizia. Bennati si convinse che era proprio il tipo che ci voleva per lui. Così, quando alla fine del colloquio si separarono, erano tutti e due soddisfatti: lei persuasa che tutto era sistemato, lui convinto di aver trovato la sua terza ”ninfetta”.
CHRISTINE KAUFFMAN è una delle tre fanciulle interpreti di "Labbra rosse”, il film che il regista Bennati sta ultimando in questi giorni. Malgrado la giovane età. sedici anni, Christine è però una veterana del cinema. Solo in Italia ha lavorato in "Primo amore”. "Vacanze d’inverno”, "Gli ultimi giorni di Pompei” e "Papà non vuole”. E’ nata a Monaco ma da un paio di anni risiede quasi stabilmente a Roma: vive con la madre.
Tre sono infatti le "ninfette" del film che Bennati sta girando in questi giorni fra Roma e Viareggio. La più giovane ha 12 anni soltanto (l’età di Lolita), si chiama Gabriella Serafini, e si presenta tutte le mattine sul set accompagnata dal | padre, il quale rimane allibito nel sentirla parlare sulla scena, come se fosse già una ragazza vissuta. La più ”anziana” è Jeanne Valerie, la ”scoperta” di Roger Vadim, la quale, pur avendo 18 anni, verrà presentata nel film come sedicenne. E' stato detto che le "ninfette” sono di moda nel cinema italiano, ma nessuno finora aveva osato chiamarle con questo appellativo. Bennati è runico che non se ne vergogni. anche se, ovviamente, egli dà al termine di Nabokov un significato molto più generico e molto meno pruriginoso. "Ninfette” sono per lui tutte quelle sorprendenti adolescenti di oggi, la cui "precocità” è diventato un fatto cosi diffuso, così all’ordine del giorno, da aver rovesciato i termini tradizionali del costume.
ALTA, BIONDA, slanciata. Christine, che veste e si pettina all'ultima moda, è la "ninfetta" per eccellenza. Il suo tipo fisico incontra molta fortuna nel cinema di oggi. Entro Testate girerà in Germania il film "Marina" insieme a Georgia Moll. Ha un temperamento sportivo, ma anche imprevedibili e improvvise timidezze. Bennati, per indurla a girare una scena d'amore, per esempio, ha dovuto ricorrere a metodi piuttosto bruschi.
Il film che il regista ha loro dedicato vuol limitarsi a prendere atto di questa situazione, attraverso una storia che coinvolge quattro personaggi di differenti generazioni. Un avvocato romano scopre un giorno che la figlia (anziché recarsi da un’amica a Livorno), è andata a passare il week-end a Viareggio, con un amico. Egli cerca di raggiungerla, facendosi aiutare nella ricerca dalla più cara amica della figlia; ma la sua decisione segna l’inizio di una avventura molto più complicata e rivelatrice. Egli scopre infatti che i giovani di oggi si comportano in un modo affatto insospettato; da censore qual era, in partenza, egli sta quasi per trasformarsi in complice, allorché, provocato dalla corte assidua della sua accompagnatrice, è sul punto di perdere la testa; e, alla fine, quando affronta la spiegazione con la figlia si accorge che, di fronte alla sua franchezza, i suoi argomenti sono privi di efficacia.
Il compito di sedurre il buon avvocato romano è stato affidato da Bennati a Jeanne Va-lérie; mentre il ruolo della figlia, la classica ragazza di buona famiglia, ancora ingenua e inesperta in apparenza, è toccata a Christine Kauffman. Nata a Monaco di Baviera sedici anni fa, questa ragazzina è cresciuta facendo il cinema. Quando aveva 6 anni, un regista austriaco si entusiasmò dei suoi occhi e la scritturò per un film. Si trattò, di una piccola parte, ma la bambina dimostrò tanto talento e sicurezza di sé, che pochi mesi dopo una nota Casa di produzione tedesca cercò di accaparrarsi la 'graziosa baby-star. Non ci riuscì perchè il padre, dietro consiglio del medico di famiglia («Christine — egli disse — è morbosamente precoce, complessa, suggestionabile...»), si oppose. Tuttavia non la persero d’occhio, e quando aveva 13 anni, questa volta con successo, tornarono alla carica. Il paradiso dimenticato fu il titolo del suo secondo film.
Il terzo l’ha girato in Italia, due anni fa. Era la fine di luglio, e Herr Kauffman assaporava già il piacere di passare le vacanze con la sua famiglia, quando la moglie gli annunciò che lei e la figlia dovevano partire immediatamente per l’Italia, dove un regista, un certo Mario Camerini, era interessatissimo alla loro Christine. Ormai rassegnato alla sorte, di avere una figlia attrice. Herr Kauffman allargò le braccia e i disse soltanto: «Andate piano con la macchina, e tornate almeno in tempo per la mia festa, il 2 settembre». Glielo giurarono, ma il signor Kauffman le sta ancora aspettando. Alternandosi al volante della loro Mercedes "volarono” fino a Roma, e da allora Christine ha interpretato, uno dopo l’altro, cinque film, senza mai bussare alla porta di una Casa cinematografica. Molto fotogenica, estremamente disinvolta, non soltanto nella vita ma anche sul set, essa piace subito ai registi, i quali si accorgono che è una ragazzina dotata di una personalità non comune.
A SEI ANNI Christine girò il suo primo film. Da allora la bionda tedeschina non si è più fermata. In Spagna ne ebbe addirittura uno tutto per sè. ”Un trono per Christine” del quale, ovviamente, fu la prima attrice. In "Labbra rosse” sostiene il ruolo di una giovane che fugge da casa; il padre si mette alla ricerca aiutato da una sua amica e rischia di innamorarsene.
Se n’è accorto anche Bennati, durante le riprese del film. Venuto il giorno della famosa scena (una scena d’amore in cui Christine doveva recitare con un semplice baby-doll), egli si aspettava qualche resistenza, del resto già preannunciata, ma mai quello che è accaduto.
Un dramma, un dramma vero e proprio. Senza versare una lacrima, ma con gli occhi che sembravano diventati di pietra, una piega dolorosa e volitiva fra le sopracciglia, Christine non soltanto rifiutava di spogliarsi ma anche di baciare, come il copione richiedeva, il suo partner. Il fatto che si trattasse di una finzione scenica, non aveva nessun valore per lei; e a nulla servivano le preghiere, le intimazioni, gli ordini, le lusinghe. Alla fine, spazientito, il j regista le ha detto: «Non mi dirai che in vita tua non hai mai baciato un uomo?»; Christine, la ninfetta spregiudicata, è diventata rossa rossa come un pomodoro.
(Vorremmo, a questo punto, fare una parentesi. Ci rendiamo conto che l’episodio può sembrare inventato, soprattutto agli occhi di coloro, e sono enorme maggioranza, i quali credono in buonissima fede che il cinema sia un’unica "sentina di vizio". La realtà è molto diversa: è vero che i costumi di talune attrici, «specialmente non più giovanissime, sono più spregiudicati di quelli della media delle donne italiane, o per lo meno più indipendenti; ma è altrettanto vero che molte altre riescono a conciliare benissimo le esigenze mondane con una condotta privata esemplare. Soprattutto le giovanissime, oggi che i concorsi di bellezza non sono più di moda, essendo reclutate quasi esclusiva-mente per merito del loro talento o delle loro facce, non sono per nulla diverse dalle coetanee).
Un’intera giornata — tornando alle nostre ninfette — è trascorsa cosi, fra patteggiamenti, crisi, piccole concessioni reciproche; soltanto verso le 10 di sera, improvvisamente, il-senso della responsabilità professionale ha avuto il sopravvento sul pudore della donna, e Christine. entrata nel suo ruolo, ha recitato a perfezione la scena. Ma Bennati, se da un lato poteva dirsi soddisfatto, dall’altro masticava amaro: in quella giornata egli infatti ha guadagnato un'attrice, ma ha perduto una "ninfetta": la prora del suo film.
A. D., «Tempo», anno XXII, n. 23, 4 giugno 1960
Christine Kauffman, la tedeschina diciottenne di cui si è perdutamente innamorato Tony Curtis - che per lei ha divorziato dalla moglie - è timida, remissiva, obbediente. Interpretò il suo primo film a sei anni e da allora, con tenacia, ha sempre lavorato per diventare una vera attrice
Roma, luglio
Quando tre mesi fa, con granii de anticipo sulle stesse informatissime ” comari ” di Hollywood, un giornale italiano pubblicò che Tony Curtis, il marito di Janet Leigh, si era innamorato durante la lavorazione del film Taras Bulbo di un’attricetta tedesca di scarsa fama, di bellezza non eccezionale, e d’età ancora minorenne, quasi nessuno prestò fede alla notizia, perchè sembrava impossibile che un attore celebre come Curtis, non più giovanissimo, padre di due graziose bambine, considerato uno dei "mariti più felici” di Hollywood, avesse potuto cadere vittima (come un diciot-
tenne qualsiasi) d’un improvviso coup de foudre; e così la stampa, come invece fa sempre quando c’è di mezzo un personaggio importante, anziché riprendere la notizia lasciò che si smontasse da sola col ritorno della "troupe” ad Hollywood, di Tony Curtis all’ovile, e di Christine Kauffman, la presunta colpevole dell’attentato alla felicità familiare di Janet Leigh, all’oscurità della sua carriera di attricetta europea.
Invece, contrariamente alle previsioni, la notizia non si è affatto smontata, e un mese fa la richiesta di divorzio presentata da Janet Leigh con una motivazione trasparente-mente eufemistica («Da qualche tempo — ha dichiarato Janet — Tony non rientrava più a casa la sera e con la scusa di doversi documentare su di un film era diventato un habitué dei "Play-boy clubs” di Chicago»), e adesso quanto è accaduto al recente festival di Berlino, ha convinto anche gli increduli che il colpo di fulmine c’è stato veramente, che dura ancora e che il problema è addirittura un altro: dopo aver lasciato la moglie, Tony Curtis sposerà la tedeschina? Questo interrogativo, ancora privo di risposte ufficiali, è circolato insistentemente al festival di Berlino, durante il quale la piccola Kauffman, sempre al braccio di Tony, ha riscosso un grosso anticipo di quella celebrità che lei e sua madre avevano cercato finora nei teatri di posa.
Il suo primo bacio
Sebbene abbia solo diciotto anni, Christine Kauffman (viso tondo da adolescente, occhi blu, grandi e un po’ attoniti, naso piccolo, un corpo nè bene nè male), ha già alle sue spalle una carriera incredibilmente lunga — non meno di trenta film — la quale legittima la definizione che danno di lei le sue biografie, e cioè che Christine «è nata nel cinema». Nativa per l’anagrafe di Monaco di Baviera, essa ha girato il suo primo film all’età di 6 anni, e a questo ne sono seguiti tanti altri, fino all’età di 13, quando i produttori tedeschi giudicarono «che era troppo grande per fare parti da piccola, e troppo piccola per interpretare ruoli da grande». Il padre di Christine aveva cercato di opporsi alla carriera della figlia, anche su consiglio d’un medico, il quale aveva diagnosticato che la bambina era «molto precoce e morbosamente sensibile».
Il buon medico non si era davvero sbagliato (oggi la precocità di Christine non la discute più nessuno), ma Herr Kauffman, malgrado sia un ex-generale, ha sempre contato poco in famiglia, e nulla riguardo all’educazione e alla vita di sua figlia, dominio riservato dell’intraprendente e onnipresente signora Kauffman. Gioviale robusta bionda, fisicamente il tipo madre di So-raya, un carattere simile a quello di Jasmine Schiaffino, la madre di Christine è la versione tedesca della "madre del cinema italiano". E’ lei che, dandosi accanitamente da fare, facendo valere gli occhi celesti e le treccine bionde della figlia, è riuscita a farne prima una "baby-star” (un po’ come la Taylor dei tempi del film Il grande campione), e poi senza soluzione di continuità una giovane attrice genere ninfetta. Tre anni fa, quando Herr Kauffman già pregustava di trascorrere le vacanze con i suoi, la moglie gli annunciò che lei e Christine partivano per l’Italia.
LA SIMPATIA molto presto tramutatasi in amore, tra Tony Curtis e Christine Kauffman è nata a Salta, in Argentina, dove entrambi stavano interpretando "Taras Bulba”, il film presentato recentemente al Festival di Berlino. Per Christine, Tony - che ha trentasette anni, ossia il doppio della tedeschina - ha divorziato nei giorni scorsi dalla moglie Janet Leigh, dalla quale ha avuto due figli in dieci anni di matrimonio.
«Tornate almeno il 2 settembre — protestò debolmente l’ex-generale —, il giorno del mio compleanno...»; ma il suo appello rimase inascoltato. La signora Kauffman aveva intuito che quello era il momento del cinema italiano e che il destino di Christine passava per Cinecittà, e tutto il resto quindi diventava secondario. In Italia, la ragazzina di Monaco non ha riportato strepitosi successi: ha girato in tutto tre film (di Bennati, di Camerini, e uno in costume con Stewart Granger); ma uno di questi, e precisamente Labbra rosse di Bennati (che raccontava la storia d’un uomo maturo "sedotto” dal fascino, acerbo e consapevole, d'una ninfetta della nuova generazione), è stato quasi un’anticipazione di ciò che è accaduto al trentasettenne, ammogliato, Tony Curtis, il giorno che a Salta, in Argentina, ha conosciuto la diciottenne Christine. Il parallelo riguarda tuttavia soltanto il contenuto della storia.
Nel film la parte della "ninfetta” era interpretata infatti da Jeanne Valérie, mentre Christine, con la sua faccia da ragazzina di buona famiglia, era soltanto la controprova della protagonista; e ce ne volle al regista per convincerla a mettersi in deshabillé e a baciare il suo partner, una giornata intera di preghiere, intimazioni, patteggiamenti, al termine della quale, quando Bennati (stanco e irritato) le disse a bruciapelo: «Non mi dirai che in vita tua non hai mai baciato un uomo!...», la giovane attrice diventò rossa fino alla radice dei capelli. Dicono che ancora oggi Christine arrossisca per un nonnulla, e se a questa congenita timidezza si aggiunge la sua arrendevolezza a tutti gli ordini di mammà, è comprensibile che la gente si chieda: che cosa ha trovato Tony Curtis in questa ragazzina docile, ubbidiente, priva d’un carattere spiccato, pronta a rinuciare anche alle sue passioncelle se "mutti” lo desidera.
LA FORTUNA DI CHRISTINE sembra ormai assicurata: in questi giorni infatti Tony Curtis, dopo aver sciolto la società cinematografica di cui era azionista assieme a Janet Leigh, ne ha costituita un’altra prendendo come socia la madre di Christine, una donna volitiva ed energica che ha sempre diretto con accortezza la carriera della figlia.
Probabilmente, oltre la grazia innocente e maliziosa di Christine (la quale assomiglia, dicono, a Janet Leigh giovane), gli sono piaciuti proprio i suoi "difetti”: la docilità, lo aspetto da ragazzina indifesa, facile a lasciarsi suggestionare, la sensazione che essa dà di aver bisogno di essere protetta. Quando arrivò ad Hollywood, Tony Curtis, che è di origine ungherese e il cui vero cognome è Schartz, era un ragazzo magro e affamato. Se Christine deve tutto alla sua ”mutti”, Tony deve quasi tutto a Janet Leigh. I primi contratti, le amicizie che contano, la celebrità, l’essere diventato un attore colto, raffinato. Volitiva, metodica, la tipica americana che sa il fatto suo, Janet gli ha dato la sicurezza economica, un posto nella società di Hollywood, una famiglia. Ciò non è avvenuto senza contrasti, dati i loro caratteri diversissimi, e più d’una volta i loro amici hanno dato per certo che il matrimonio era sul punto di fallire.
Invece i contrasti si sono sempre appianati, e dopo undici anni di vita insieme, la nascita di due figli, una quantità d’interessi artistici e finanziari in comune, (fra l’altro, anche una casa di produzione ), la coppia Curtis-Leigh sembrava aver ormai superato tutti I collaudi, e veniva addirittura additata ad esempio. Janet aveva rinunciato in famiglia a quell’aria saccente che prende in società, a parlare sempre lei, alla sua mania dell’ordine; Tony si era interessato a quegli argomenti culturali che sono il suo pallino e si era convinto perfino a seguire una cura psicanalitica, che Janet gli consigliava da tempo. Come Kirk Douglas, Tony era ossessionato infatti dallo spettro della miseria; più ancora del suo collega ed amico, soffriva d’inibizioni, di fobie. Tre anni è durata la cura, al termine della quale, (come diceva Janet), Tony non si riconosceva più, era diventato "un altro uomo".
Ma è stato forse proprio questo "uomo nuovo”, quello che le ha giocato il brutto scherzo d’innamorarsi di un'altra. Liberato dalle sue paure, Tony ha sentito probabilmente il bisogno di scrollarsi di dosso tutti quegli imperativi che Janet Leigh, moglie e maestra di vita, ha rappresentato per lui; e dietro l’attore celebre è rispuntato fuori quel ragazzo che ha ancora voglia di giocare a pallone e di combinare atroci scherzi ai compagni di scuola, (ce l’ha scritto in faccia), che era stato troppo avvilito in anni di adattamento alle convenienze, alle leggi della carrier ra e del successo. La repentinità con cui Tony e Christine si sono innamorati, le allegre "follie” cui si sono abbandonati durante il viaggio da Salta a Rio de Janeiro (sono migliaia di chilometri) compiuto tutto in tassì, confermano che per Tony si è trattato davvero di un tuffo nella sua giovinezza.
NATA A MONACO DI BAVIERA, Christine Kauffman ha iniziato la sua carriera cinematografica nel 1950. Da allora ha interpretato una trentina di film, in Germania, in Italia e negli Stati Uniti. Christine è figlia di un ex-generale tedesco. Nel suo prossimo film, "Mister Cognac”, sarà una ragazzina incerta tra l’affetto per il proprio cane e l’amore per un uomo, Tony Curtis.
Deciderà la madre
E per Christine? Più facile e più difficile dare una risposta. Il mondo è pieno di ragazzetto che s’innamorano di uomini maturi, e Christine potrebbe essere una delle tante; d’altronde questa ragazza non ha avuto fino ad oggi una volontà propria, al di fuori di quella di sua madre. Al festival di Berlino, dove Tony e Christine si sono comportati come due fidanzati, Tonnipresente "madre” brillava per la sua assenza. Forse temendo gli aspetti negativi dello scandalo esita ancora ad avallare una situazione che le è scappata di mano. Comunque è certo che la risposta alla domanda: «Si sposeranno Tony e Christine?», dipende solo da lei e da Tony Curtis. Militano a favore del sì, la notizia che Valentino sta già preparando i vestiti da sposa per Christine, e che Tony e la signora Kauffman si sono accordati per costituire insieme una società di produzione. Se Christine ha preso il posto di Janet nel cuore di Tony, sua madre ha occupato quello di Janet nel settore affari. Le due Kauffman non scherzano davvero.
M.S., «Tempo», anno XXIV, n.31, 4 agosto 1962 - Fotografie di Chiara Samugheo
Filmografia
Ragazze in uniforme (Mädchen in Uniform), regia di Géza von Radványi (1958)
Un posto in paradiso (Der veruntreute Himmel), regia di Ernst Marischka (1958)
Primo amore, regia di Mario Camerini (1958)
Gli ultimi giorni di Pompei, regia di Mario Bonnard e Sergio Leone (1959)
Vacanze d'inverno, regia di Camillo Mastrocinque (1959)
Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, regia di Mario Mattoli (1960)
Labbra rosse, regia di Giuseppe Bennati (1960)
Via Mala, regia di Paul May (1961)
Un trono per Cristina (Un trono para Cristy), regia di Luis Cesar Amadori (1961)
La città spietata (Town Without Pity), regia di Gottfried Reinhardt (1961)
Costantino il Grande, regia di Lionello De Felice (1961)
Quello che spara per primo (Un Nommé La Rocca), regia di Jean Becker (1961)
Il muro della paura (Escape from East Berlin), regia di Robert Siodmak (1962)
Taras il magnifico (Taras Bulba), regia di J. Lee Thompson (1962)
La congiura dei dieci, regia di Baccio Bandini, Etienne Périer (1962)
90 minuti dopo mezzanotte (90 Minuten nach Mitternacht), regia di Jürgen Goslar (1962)
Monsieur Cognac (Wild and Wonderful), regia di Michael Anderson (1964)
Love Birds - Una strana voglia d'amare (Komm, süßer Tod), regia di Mario Caiano (1969)
I terrificanti delitti degli assassini della via Morgue (Murders in the Rue Morgue), regia di Gordon Hessler (1971)
I soliti ignoti colpiscono ancora - E una banca rapinammo per fatal combinazion (Ab morgen sind wir reich und ehrlich), regia di Franz Antel (1976)
Enigma rosso, regia di Alberto Negrin (1978)
Lili Marleen, regia di Rainer Werner Fassbinder (1980)
Inferno e passione (Egon Schiele - Exzesse), regia di Herbert Vesely (1981)
Lola, regia di Rainer Werner Fassbinder (1981)
Bagdad Café (Out of Rosenheim), regia di Percy Adlon (1987)
Doppiatrici italiane
Maria Pia Di Meo in Gli ultimi giorni di Pompei, Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, La città spietata
Alida Cappellini in Vacanze d'inverno
Note
Riferimenti e bibliografie:
- A. D., «Tempo», anno XXII, n. 23, 4 giugno 1960
- M.S., «Tempo», anno XXIV, n.31, 4 agosto 1962 - Fotografie di Chiara Samugheo